Card. Edoardo Pironio
(NPG 1992-07-23)
A Medellin ci fu un documento specialmente dedicato ai giovani. Io non so se nella Chiesa tutti lo abbiamo vissuto con autenticità, se i Vescovi che firmarono il documento sono stati coerenti con l'esigenza della partecipazione dei giovani.
In quel documento leggiamo questa frase. I giovani dell'America latina vogliono vedere «il volto di una Chiesa povera, missionaria e pasquale, distaccata dal potere temporale e arditamente impegnata nella liberazione di tutto l'uomo e di tutti gli uomini» (5,15 a). Non è una frase molto ricca, molto chiara, e molto impegnativa? Chiesa povera, Chiesa missionaria, Chiesa pasquale.
IL SOGNO SULL'AMERICA LATINA
Io stesso mi domando se la nostra Chiesa in America latina (e quando dico Chiesa siamo tutti, giovani, fedeli laici, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose) ha dato questa trasparenza di Gesù nella povertà, è stata missionaria, si è incarnata nella situazione reale del nostro popolo portando la speranza. Mi chiedo se è una Chiesa totalmente distaccata dal potere temporale, cioè una Chiesa libera, perché liberi ci ha fatto Gesù; una Chiesa arditamente impegnata nella liberazione di tutto l'uomo e di tutti gli uomini Ma non dobbiamo essere ingiusti. Credo che da Medellin fino ad oggi si sia fatto molto cammino, e dobbiamo continuare a farlo.
Perché dobbiamo continuare a farlo?
La risposta è che vogliamo una nuova America latina.
Come sogno questa nuova America latina? In fondo il mio sogno coincide con il vostro: voglio che sia l'America latina della speranza.
Non vogliamo una speranza che sia rassegnazione o mera passività. Vogliamo una speranza che sia impegno, certezza nel Cristo risorto che vive nella storia, che è in noi.
Non si tratta di una speranza facile. Tutto il contrario, la speranza è la virtù dei forti.
San Giovanni, il discepolo amato da Gesù, dice: «Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti» (1Gv 2, 14). Allora non potete non sperare. Ma la vostra speranza dovrà fondarsi su quel Gesù che ci ha detto: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Anche nei momenti duri, nei momenti difficili, nei momenti in cui tutto sembra andare a rovescio. Nell'ultima enciclica del Papa sulla missione, quasi a conclusione, c'è una frase che mi colpisce molto: «Se si guarda in superficie il mondo odierno, si è colpiti da non pochi fatti negativi, che possono indurre al pessimismo. Ma è, questo, un sentimento ingiustificato: noi abbiamo fede in Dio Padre e Signore, nella sua bontà e misericordia. In prossimità del terzo millennio della redenzione, Dio sta preparando una grande primavera cristiana, di cui già si intravede l'inizio La speranza cristiana ci sostiene nell'impegnarci a fondo per la nuova evangelizzazione e per la missione universale» (RM 86).
Con tutti questi problemi, difficoltà ed ombre, c'è una luce. È il momento della speranza cristiana. Come sogno io la nuova America latina? La sogno fedele alla sua identità di speranza e di costruttrice della Civiltà dell'amore.
Dunque un'America latina che vive la libertà, ma la libertà che nasce dall'intimo, la libertà con cui Cristo ci ha liberati (cf Gal 5,1). Questa libertà suppone che si rompano tutte le schiavitù, tutte le catene, specialmente quelle che si aggrovigliano nell'intimo con la radice delle nostre schiavitù, che in definitiva è il peccato.
Appunto il tema del recente Sinodo dei Vescovi Europei è stato: «Essere testimoni della libertà con cui Cristo ci ha liberati». Dunque dobbiamo essere costruttori di una Civiltà dell'Amore che sia la civiltà della libertà, la civiltà della verità. Ma la Verità è Cristo: «Io sono la verità» (Gv 14,6). Dobbiamo cercare questa verità, dobbiamo impegnarci per essa. La Verità ci fa liberi (cf Gv 8,32).
La Verità è coerenza, non gridare una cosa e dopo farne un'altra. Gesù dice a Natanaele: «Ecco un autentico israelita, in cui non c'è falsità» (Gv 1,47).
Oggi, dovrebbe poter dire: ecco un autentico latino-americano in cui non c'è falsità perché realizza la verità e non solo la proclama, perché è costruttore di una Civiltà dell'amore nella giustizia; di una Civiltà dell'amore che è amore pieno, solidarietà, fratellanza, accoglienza, sostegno, vicinanza ai più poveri, a coloro che soffrono; di una Civiltà dell'amore che sente Dio Amore bussare nel mondo. E questo Dio Amore dice a te, giovane: devi gridare l'amore, devi irradiare l'amore con il quale Dio ti ama. Contro l'odio, l'amore; contro la violenza, l'amore; contro l'ingiustizia, l'amore. Solo così sarà possibile fare una nuova America latina. E sarà possibile se ci lasciamo permeare da un Dio vicino, da un Dio che cammina con noi nella storia perché è il Dio Emmanuele che celebriamo nel Natale.
Dobbiamo gridare l'amore, ma dobbiamo anche vivere nell'amore. La Civiltà dell'amore suppone volti lieti e pieni di speranza, forti nella sofferenza e addolorati per la sofferenza degli altri, ma che allo stesso tempo «irradiano» la letizia della speranza. «Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12): è un bellissimo motto di San Paolo.
Questa nuova America latina che noi vogliamo identica a se stessa, alle sue radici culturali, alle sue radici di fede, e che desideriamo che nessuno possa rovinare, è marcata da un segno chiaro di speranza, un volto femminile, materno, vicino: è il volto dolcissimo di Maria nostra madre. Maria in questa nuova evangelizzazione ci segue visitandoci. La sua presenza dovrà continuare ad essere caratteristica del nostro continente: America latina della speranza, America latina identica alle sue radici cristiane, America latina della Civiltà dell'Amore, America latina di Maria, in cammino con Maria. Ecco, questo è il mio sogno.
LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
Per rendere possibile questo sogno dobbiamo vivere fino in fondo questa urgenza della nuova evangelizzazione per la trasformazione della società a partire dal cuore di una Chiesa mistero di comunione missionaria.
Ma che cosa comporta questa nuova evangelizzazione?
- Comporta una comprensione chiara della realtà latino-americana: leggere cioè a partire dalla fede, a partire dal Vengelo, i nuovi segni dei tempi. Giovani, voi riconoscerete questi segni a partire dal Vangelo letto, meditato, contemplato.
Lo leggerete comunitariamente fra di voi e lo leggerete in comunione con la Chiesa. Leggere così il Vangelo vi deve portare a scoprire il passaggio del Signore nella storia e come dovete seguirlo.
- La nuova evangelizzazione esige anche di identificarsi con Gesù.
Dovrete annunciare e testimoniare non un Cristo imparato, teorico, ma un Cristo amato, pregato, contemplato, assunto: «Non sono più io che vivo, Cristo vive in me» (Gal 2,20), e pertanto posso costruire una America latina con Cristo.
E questo Cristo è luce, speranza, amore, fratellanza, giustizia, verità, pace. È necessario entrare in questo Cristo.
- Che cosa manca ancora per questa nuova evangelizzazione?
È necessario lasciarsi bruciare, purificare e portare dallo Spirito Santo, come in una nuova Pentecoste: uscire pieni di Spirito Santo, spinti a vivere in ogni nazione ed in ogni comunità il Vangelo, la Buona Notizia di Gesù.
Ma la nuova evangelizzazione si realizza solo dal cuore di una Chiesa comunione missionaria.
I giovani hanno uno speciale protagonismo, insostituibile e irrinunciabile in questo momento, ma dovranno viverlo all'interno della comunità ecclesiale presieduta dai pastori.
La Chiesa è essenzialmente un mistero di comunione missionaria. Mistero, perché la Chiesa è Cristo che vive in mezzo a noi; comunione, perché tutti formiamo il Popolo di Dio che è pellegrino: i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i seminaristi, i diaconi, i fedeli laici; missionaria, perché formiamo una comunità evangelizzatrice, di presenza, di trasformazione.
Viviamo indissolubilmente questa comunità. Comunità che sarà la parrocchia, la diocesi, i diversi gruppi, le associazioni, i movimenti, le piccole comunità ecclesiali di base, lì dove è
Cristo e dove ci riuniamo nel suo nome, dove scopriamo la realtà e ci impegniamo a trasformarla, a partire dalla Parola vissuta e dalla forza dell'Eucaristia.
Una comunione che a livello universale è presieduta dal Papa ed a livello locale, particolare, è presieduta dai pastori, i vescovi. Con tutti i loro limiti, ma anche con tutte le loro ricchezze, la loro generosità, i carismi che il Signore ha loro concesso per mezzo dello Spirito Santo.
Non pretendete di camminare da soli, non possiamo camminare soli nella vita.
La speranza significa camminare necessariamente con gli altri. Non potete camminare senza Cristo che vive in voi, e neanche potete camminare senza l'accompagnamento dei pastori che «lo Spirito Santo ha stabiliti come custodi, per pascere la Chiesa di Dio» (AT 20,28).
Ma perché la nuova evangelizzazione si chiama nuova? Si chiama nuova perché i tempi sono nuovi, perché sono trascorsi più di 2000 anni da quando Gesù annunciò il Regno (cf Mc 1,15). Si chiama nuova per lo Spirito nuovo che ci sarà infuso. Ma è nuova anche perché questa evangelizzazione non finisce nella conversione personale - sebbene questa sia necessaria ed essenziale - bensì tende alla trasformazione della società (cf EN 18; ChL 33-34). Attraverso il cambiamento degli uomini si produce il cambiamento delle strutture.
Voglio ricordarvi qui ciò che diceva Medellin sulla nuova America latina: «Non avremo un continente nuovo senza nuove e rinnovate strutture; soprattutto, non ci sarà un nuovo continente senza uomini nuovi» (n. 3). Ci sono strutture di ingiustizia e strutture di peccato, diceva Medellin e il Papa lo ricorda nella enciclica sulla situazione sociale Sollicitudo Rei Socialis (cf nn. 35-40): strutture che dobbiamo far diventare strutture di grazia. Possiamo cadere nella tentazione di dire: «dovranno essere i politici a cambiarle...». No! Dobbiamo farlo tutti. Ma solo con donne ed uomini nuovi saranno possibili strutture di giustizia, di liber
tà, di verità, di solidarietà, strutture evangelicamente nuove per la trasformazione della società.
ALCUNE ESIGENZE
Se le cose stanno così, se noi vogliamo realizzare quel sogno di una nuova America latina e vogliamo impegnarci per realizzarlo, suggerisco tre cose.
- La prima: è necessario far sì che l'uomo nuovo viva in noi. L'uomo nuovo è Cristo, figlio di Dio e figlio di Maria la donna nuova. È l'uomo che vive in Cristo con la preghiera, con la grazia, con i sacramenti. È un cammino, un itinerario spirituale di santità.
Come diceva il Papa ai giovani a Santiago di Compostela: «Giovani, non abbiate paura di essere santi» e voi avete «stoffa» per questo, e il desiderio di diventare santi.
Allora questo è qualcosa di reale, concreto e possibile. In un'altra circostanza, nel messaggio scritto ai giovani in occasione della VI Giornata mondiale della Gioventù a Czestochowa, diceva loro: «Volate a grande altezza» (n. 3). Amici, quando l'aereo prende quota, quando oltrepassa le nuvole, non ci sono problemi. Si trova con il sole e tutto si apre alla speranza. Volate a grande altezza: questo è l'itinerario spirituale di santità.
- In secondo luogo ricordo la formazione. È necessario formarsi: come, dove e quando, non lo so. O meglio ancora, lo so: ci sono le parrocchie, le associazioni e i gruppi. Si devono cercare gli strumenti. Per questo ci sono principalmente i sacerdoti, le religiose, i fedeli laici adulti e gli stessi giovani. Formazione integrale nella fede, crescita e maturità nella fede. Formazione nell'unità di vita, perché non ci sia separazione fra quello che credo e quello che vivo.
Che il Signore faccia di noi una cosa sola, che ci doni l'interiorità.
Formazione nell'unità. Ed anche formazione nella dottrina sociale della Chiesa, perché voi dovete essere Chiesa missionaria, Chiesa presente, Chiesa fermento, Chiesa che trasforma la società. '
Ma se non avrete una buona conoscenza della dottrina sociale della Chiesa che vi spinge e vi impegna, correte il rischio di svuotarvi della fede e del Vangelo.
- Un'ultima cosa: amate Maria. Scoprite ogni volta in più Maria nella vostra vita. Maria è la «Stella dell'evangelizzazione», Maria sta visitando il nostro continente. Il Papa parla sempre di questa nuova «visitazione missionaria di Maria».
Maria è la povera, siamo poveri; Maria è la contemplativa, siamo oranti, contemplativi.
Maria è la missionaria, colei che si pone in cammino sollecitamente per visitare sua cugina Elisabetta, colei che porta Gesù.
Maria è la serva, colei che vive in disponibilità, colei che in Cana di Galilea dice a Gesù: «Non hanno più vino» (Gv 2,3). Maria è l'offerente, colei che offre, che dona: ci dona Gesù nella notte santa e ci dona Cristo sulla croce come riconciliazione e unità di tutto il mondo. Maria offre Cristo al Padre per redimerci, per farci figli, fratelli di tutti gli uomini.
Io desidero di cuore che sentiate sempre Maria nella vostra vita, che camminiate con lei, che siate uomini e donne nuovi, per costruire la nuova America latina che tutti sogniamo.