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    «Costruiamo in compagnia della gente la città di tutti»


     

    (NPG 92-06-93)

     

    Indichiamo alcuni ipotetici nuclei di approfondimento della tematica educativa-pastorale. Siamo ricorsi all'uso della metafora «la città da costruire» per delineare un percorso educativo capace di sollecitare la creatività e la fantasia in quell'arte speciale che è l'educazione in stile di animazione.

    La metafora della «città» può richiamare in forma figurata la politica (polis) come «sapienza e coscienza» della cittadinanza e può fotografare in un certo senso il dissodamento del terreno educativo da compiere attorno alla dimensione politica dell'umano e della cultura educativa, e al ripensamento dell'uomo in termini di autocoscienza, come cittadino, soggetto pubblico e comunitario di azione politica.

    Il lavoro di approfondimento educativo si snoda così quasi in forma pendolare, tra due polarità che debbono essere esplicitate: quella che potremmo chiamare l'«in piccolo» dell'impegno politico, e quella che potrebbe rappresentare l'«in grande» di esso: da una parte occorre infatti aiutare i giovani a riappropriarsi della coscienza e dell'impegno politico «in vita quotidiana», nei luoghi del gruppo, della comunità educativa, dell'appartenenza alle diverse istituzioni entro cui si articola la loro vita, nella dimensione territoriale, nella cultura e azione politica entro cui essi possono riscoprirsi come soggetti di partecipazione. Dall'altra crediamo che debba essere oggi recuperata e tematizzata, anche a livello della politica, una svolta epocale nell'autocoscienza e nell'impegno: la sua qualità consiste nella dimensione sempre più globale, di connessione interplanetaria dei problemi che toccano la vita quotidiana nel loro irriducibile spessore politico.

    Proprio questo allargamento alla dimensione planetaria, questa sensibilità sistemica globale può condurci all'acquisizione di quelle «qualità nuove» della coscienza politica che sono quanto mai urgenti e indispensabili per una rifondazione su basi nuove dell'impegno politico maturo e serio, anche per i credenti.

    Proponiamo sei nuclei tematici e alcune condizioni educative.

     

    1. «Uomini e perciò cittadini»

     

    La domanda di partenza e l'elaborazione culturale conseguente di una risposta ad essa adeguata investono la «questione uomo»: quale uomo? Per quale uomo e in e per quale società intende lavorare oggi l'educazione come scommessa sul futuro?

    La risposta non può che scaturire da un «sogno in grande» fatto insieme. Un sogno che diventa il progetto e si traduce in prassi di cambiamento anche istituzionale e strutturale a partire dalla formazione della coscienza, attraverso un'azione educativa che faccia sperimentare e assimilare i valori cristiani della comune figliolanza di Dio Padre e della comune fraternità in Cristo, trasformandoli in imperativi etici; matureranno e si espliciteranno così, da radici solide e durature, i valori della solidarietà, della ricerca e dell'impegno per il bene comune, il senso della giustizia, la responsabilità professionale... Il percorso educativo porterà conseguentemente a ridefinire l'uomo; un uomo «dalla parte della gente» e «insieme alla gente»; un uomo che si ripensa non solo come «individuo» ma come «cittadino», tra tanti altri cittadini da incontrare.

    Il ridestarsi della coscienza per il recupero dell'identità e del concetto pregnante di cittadinanza e di coscienza popolare si esprime nell'insoddisfazione nel restare chiusi e rassicurati dentro il proprio mondo, sicuro ma ristretto, nella presa di coscienza del proprio legame con gli altri, fino alla decisione di «scendere in piazza con tutta la gente» per incontrarsi, per condividere, per rompere il guscio dell'isolamento e dell'indifferenza.

     

    2. «Uno sguardo sulla città con gli occhi del cittadino»

     

    La riappropriazione della dimensione popolare della convivenza sociale, il recupero della coscienza di cittadinanza, portano ad un modo nuovo di «interpretare, organizzare, progettare» la elaborazione dei bisogni personali (tra diritti e doveri) e del progetto sociale e culturale entro cui viene realmente favorito lo sviluppo dell'identità personale di ognuno: chiamiamo tutto questo «pensare politicamente».

    Pensare politicamente diventa quindi capacità di vedere quel che prima rimaneva in ombra, di progettare la propria vita tenendo conto della vita di tutti, di assicurare «qualità della vita» proprio perché ricercata nella interconnessione con la vita di tutti, di tener conto della sua dimensione politica.

    Nasce qui dentro la riscoperta, la ricerca, l'affermazione del «bene comune» come il modo concreto di dire e assicurare vita di tutti e per tutti dentro le concrete situazioni contingenti della storia.

    Ipotizziamo qui un cambiamento negli atteggiamenti delle persone che conduca al superamento di quella concezione della ricerca del «bene per me» verso la presa di coscienza che oggi, nella città e nel mondo divenuto villaggio, la vita non è assicurata a tutti, anzi che a gruppi minoritari forse nelle nostre stesse città e alla stragrande maggioranza della gente del mondo sono negate le condizioni minime di vita degne dell'uomo. «Il bene di tutti» spesso è un ideale dimenticato. È una realtà in gran parte da costruire: il giovane se ne può e deve fare carico.

    Da qui alcuni sentieri che favoriscono l'incontro con l'urgente istanza del bene comune:

    - la scoperta di ciò che è «bene comune» in città: tra «impossibilità» per alcuni, pochi o tanti non importa, di condurre un'esistenza degna dell'uomo perché viene negata la possibilità di soddisfare i bisogni umani di esistenza (i diritti negati, i cittadini senza cittadinanza) e ricerca di una nuova «qualità della vita» nella città (i diritti non contrattabili);

    - una riflessione e ridefinizione di «bene comune». Bene di chi? Bene di qualcuno, perciò bene di tutti? Tra garanzia dei diritti dei «forti» e negazione dei diritti dei deboli. Connessione diritto-dovere;

    - la scoperta dei meccanismi, delle regole e delle strutture che devono assicurare l'azione per il bene di tutti (il potere, le sue forme e il suo controllo sociale, le strutture, le norme...);

    - la presa di coscienza di una situazione epocale perché planetaria di giustizia negata: all'eccesso di garanzia e di affermazione del «super-bene di alcuni» va connessa la negazione del «bene di tutti» (il problema del nord-sud nella città, nord-sud d'Italia, nord-sud del mondo).

     

    3. «Perché la morte dell'uomo nella città?»

     

    L'acquisizione della prospettiva del bene comune e la consapevolezza che il bene non è ancora bene di tutti e la vita non ancora, di diritto e di fatto, vita per tutti, apre lo spazio per la ricerca delle cause e delle responsabilità, e sollecita ogni uomo ad una assunzione di responsabilità.

    Questa tappa educativa contempla un cambiamento che, muovendo da una posizione fatalistica, deresponsabilizzante e rinunciataria, conduca alla ricerca delle molteplici e differenti responsabilità intorno alla situazione. L'obiettivo sarà conseguito nella sua pienezza quando si sarà realizzata una precisa e personale assunzione di responsabilità, e ciò nella consapevolezza e nell'elaborazione del limite che segna qualsiasi intervento umano, sia esso personale e collettivo. Alcuni sentieri vengono qui suggeriti:

    - capacità di formulare delle risposte e un giudizio agli interrogativi: «Chi governa la città? Come essa viene governata o mal governata dai suoi cittadini? L'operazione può prendere forma in una critica costruttiva alla gestione e partecipazione al potere, in uno smascheramento delle forme che ne rivelano un uso asservito agli interessi forti e al «bene solo di qualcuno».

    - capacità di passare dal puntare solo il dito o dalla fuga dalla responsabilità all'assumersi le proprie responsabilità, riscoprendo il compito individuale e collettivo (i doveri) di controllo e di gestione del potere in funzione del bene comune;

    - esercitarsi a riconoscere l'intreccio insolubile delle responsabilità in situazione complessa imparando a vivere nella complessità e nel provvisorio, senza rinunciare all'ideale;

    - saper vivere l'impegno anche nello scacco di fronte a forme di morte che denunciano un male difficilmente eliminabile e rimanere disponibili alla ricerca del senso anche quando le responsabilità si sentono schiacciate (impotenza e debolezza della politica).

     

    4. «Un sogno per la città: città mercato o città regalo?»

     

    Lo sguardo nuovo sulla città e la coscienza politica che ne nasce, la sensibilità ritrovata e delineata a che ci sia «vita per tutti» a partire dai non garantiti e da quelli che restano «cittadini negati», la chiamata in causa delle responsabilità, non devono né possono chiudere nella rassegnazione, nell'impotenza, nella rinuncia.

    Uomo politico, cittadino, non è colui che si destreggia tra i giochi di potere e di consenso per garantire l'affermazione di sé e l'interesse di alcuni; uomo politico è colui che, come ogni persona che rischia per un progetto, ha bisogno di alimentarsi all'utopia e di sognare in grande, di immaginare un cambiamento nel mondo e di sperimentarlo come possibile.

    Per questo egli è sollecitato a riscoprire le ragioni ideali e utopiche che fondano la propria speranza e fiducia e ne alimentano l'impegno.

    Si suggerisce qui un percorso che conduca a sviluppare un «sogno fatto insieme sulla città». Un sogno ad occhi aperti sulla città e sul mondo, luoghi in cui può fiorire ed essere coltivata la vita per tutti.

    Da qui alcuni sentieri come:

    - il sogno sulla «città che non c'è» ancora: la città di tutti e non solo di qualcuno...;

    - il recupero dell'immaginazione per inventare il cambio da una città pensata come «mercato» ad una città in cui le cose, i beni, i servizi, sono «messi in circolo» per tutti... «secondo i bisogni di ciascuno»;

    - un sogno sulla terra divenuta «casa comune», che elimini tutte le barriere e i confini nel mondo divenuto villaggio, il sogno di un mondo diventato città di tutti;

    - una ricerca intorno alle radici culturali, religiose e cristiane dell'utopia della «vita per tutti».

     

    5. «A chi tocca?

    Rimbocchiamoci le maniche per costruire la città di tutti»

     

    La carica di fantasia e di utopia alimentata dal sogno ad occhi aperti sulla città di tutti alimenta la voglia di rimboccarsi le maniche e la decisione di un impegno che dal piccolo si dilata verso «il grande». Maturare soggetti con una coscienza politica vuol dire abilitare ad agire ed a sperimentarsi nell'azione concreta; ma vuol dire anche riflettere su di essa perché sia progettata e competente.

    Immaginiamo un percorso che sia lo sviluppo di un'azione politica nel quotidiano che si articola in momenti come il progetto, le strategie, l'impegno, la resistenza e la lotta, l'alleanza con le forze vive e la parte cipazione, e dunque sollecita al consolidamento di atteggiamenti qualificanti.

    Alcuni sentieri intorno all'agire politico possono essere così individuati:

    - capacità di progettare l'azione per mediare tra sogno e realtà;

    - abilitare all'azione concreta e quotidiana come «azione partecipata e azione comune»;

    - capacità di coniugare azione politica e competenza politica... l'azione politica è cosa seria!

    - capacità di coniugare azione politica e capacità di resistenza e lotta, quando gli interessi individuali e corporativi si oppongono alla realizzazione del bene di tutti, ma anche quando sono richiesti tempi lunghi e pazienza per raccogliere i frutti sperati...;

    - la ricerca di alleanze e di condivisione con tutte le forze presenti e attive: in dialogo «sui problemi veri e quelli di tutti»;

    - l'azione dentro la «legalità» come via ordinaria per garantire il bene di tutti; ma anche la capacità di «andare oltre» la legalità formale per affermare lo spirito sulla lettera.

     

    6. «Un'anima per la città»

     

    L'interiorità e la capacità dunque di leggere in profondità il senso dell'azione e dell'impegno politico alla luce della fede cristiana e della prassi di Gesù rappresentano per il credente ciò che può assicurare un'anima alla politica. Questo atteggiamento permette di ritrovare nell'impegno politico in vita quotidiana un luogo e una figura entro cui si dischiude il «senso» dell'esistenza in quanto dono; esso può essere celebrato e proclamato nei riti e nei simboli della festa, nel tempo della gratuità, e collocato in quella prospettiva del tutto particolare che è quella del «già» e del «non ancora».

    La politica non è tutto, anche se tutto ha la sua dimensione politica.

    La politica non è la salvezza, anche se essa si fa pure attraverso l'impegno politico degli uomini.

    La valenza politica può dunque segnare anche il nostro modo di dire la fede e di celebrarla, così come al mistero che abita la vita anche l'azione politica deve essere capace di affidarsi, in quanto «attesa e invocazione» di quel compimento del «bene di tutti» che può essere solo donato.

    Il percorso che qui indichiamo è quello che tematizza il senso e le qualità dell'impegno politico da credenti. Alcuni sentieri potranno essere i seguenti:

    - la tematizzazione della condivisione della causa grande della vita e la passione per essa, quale sorgente di motivazione e di speranza per qualsiasi impegno politico del credente («Sui passi di Gesù di Nazareth per la vita di tutti...»); questa pista permette anche di scoprire la densità e la valenza politica del programma e della prassi di Gesù per la vita degli uomini del suo tempo;

    - la ricomprensione dell'impegno dentro le lotte e le resistenze con un atteggiamento da riconciliati carico di speranza e di pazienza («Non più arrabbiati né disperati... ma da riconciliati»... da politici «non violenti»...);

    - la celebrazione nel gioco gratuito dei simboli e dei riti nella festa (la festa per la città) per dire il senso dell'impegno che è «dono» e alimentare la speranza per un sogno più grande... («Cantando e danzando anche se in terra straniera...»);

    - il recupero consapevole della dimen sione di croce e di sofferenza che attraversa e accompagna ogni impegno per la vita di tutti («la croce dei poveri piantata al centro della città»...). Di qui alcuni atteggiamenti da assicurare per chi «accetta di ritrovarsi dalla parte dei perdenti»; di chi si fa solidale con quelli che sono «i cittadini negati». Di qui la contestazione e il rifiuto delle «logiche vincenti» trionfalistiche o efficientistiche, in politica, per l'elaborazione di un impegno politico regolato sul principio «perdere per vincere». La vita che esplode in pienezza quando tutto sembra finito;

    - la riscoperta della storia preziosa di coloro che sono stati i testimoni, gli «eroi senza monumenti», per la città di tutti: «Storie di sconfitti che cantano vittoria»...;

    - un manifesto per l'impegno politico da credenti.

     

     

    IN CAMMINO... CON MENTALITÀ DA ITINERARIO

     

    L'itinerario tracciato interroga problematicamente gli educatori. Quali condizioni educative porre perché esso possa essere realizzato?

    La prima condizione da assicurare è una mentalità da itinerario. Questo significa capacità di progettazione, capacità di operare scelte concrete nella linea della progressività e della dinamicità, capacità di comprendere che il soggetto dell'itinerario è la comunità che collabora e condivide le grandi mete dell'educazione. Infatti è dentro l'esigenza dell'educazione che acquista connotati originali l'impegno politico e sociale, ed è nell'ambito di una comunità educativa che il giovane può sperimentare la prima realizzazione.

    Non si può prescindere allora dal garantire la costruzione di questa comunità dove il giovane trovi la possibilità:

    - di verificare il suo progetto di vita;

    - di maturare ed educarsi al senso critico attraverso il confronto, lo scambio, la discussione;

    - di liberarsi dai condizionamenti che direttamente o indirettamente influenzano «le sue azioni, i suoi pensieri, le sue stesse aspirazioni;

    - di fare esperienza dell'incidenza del «potere», del modo di «gestirlo» e nello stesso tempo di percepirne la relatività;

    - di sperimentare la gioia del «prendersi cura» degli altri, della società, del mondo e abilitarsi ad un sano protagonismo nella vita sociale;

    - di assimilare, proprio nella vitalità di questa comunità, quei criteri e valori che lo aiutano a formarsi una sana coscienza morale, base indispensabile per un adeguato impegno sociale e politico.

    Per sperimentare questo stile di vita - all'interno di una comunità che vive pienamente il suo compito educativo - il gruppo, l'associazione diventano i laboratori privilegiati per anticipare nel «piccolo» l'esperienza della partecipazione attiva della solidarietà educativa e imparare così a farsi carico del proprio ambiente di appartenenza e coglierne le attese, le tensioni, i bisogni. Il gruppo, l'associazione vissuti come «luogo di gratuità» - intesa come atteggiamento, stile di vita, testimonianza di servizio, lotta ai protagonismi personali - dà al giovane la possibilità di valorizzare beni, ricchezze, competenze e poteri per la piena realizzazione di tutti e di ciascuno. In questi ambiti è possibile vivere la «scommessa sull'uomo

    e sulla vita» se in esso si crea quel clima educativo nel quale la cooperazione, l'etica della responsabilità e del lavoro prendano il posto della competizione, dell'ostentazione delle competenze, dell'indifferenza, e le virtù della lealtà, della dedizione ad una causa, dell'apprezzamento del diverso vincano diffidenza, preconcetti, arroganze, realtà tipiche e diffuse nella nostra società. Tutto questo passa attraverso il canale fondamentale del «fare esperienza». Non ci si educa all'impegno sociale e politico stando a guardare dai vetri limpidi e trasparenti di una finestra, ma rimboccandosi le maniche e buttandosi nella mischia compromettendoci per il bene di tutti.

    È urgente uscire dalle nostre sicurezze, rischiare strade nuove a partire dalle urgenze di chi ci vive accanto e silenziosamente invoca di vivere più umanamente e senza saperlo forse desidera incontrare il Cristo liberatore.

    «È duro imparare la propria parte nel mondo» - scriveva Nizan - ma è la suggestiva avventura che siamo chiamati a vivere come educatori e a far vivere perché ogni azione che compiamo nel piccolo o grande quotidiano, diventi un'esperienza densa di significato.


    T e r z a
    p a g i n A


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