(NPG 1992-08-59)
La Diocesi di Fermo (AP) da diversi anni coltiva una particolare attenzione e un impegno, anche a livello di chiesa locale, verso l'universo delle nuove generazioni, adolescenti e giovani in particolare, attraverso un articolato percorso di progettazione di pastorale giovanile. In momenti diocesani di ripensamento e rilancio, di ascolto della realtà e di riorganizzazione della prassi pastorale, hanno innescato un cammino di condivisione progressivamente crescente che trova nel Centro Diocesano di PG un punto di riferimento importante.
Il cammino di riflessione e di condivisione attorno alla passione educativa di questa Chiesa locale continua, e individua al momento presente, nell'impegno di una pastorale dei preadolescenti, una tappa nuova di celebrazione e di crescita.
La nuova sensibilità educativa recuperata verso i giovani contagia ora anche il contiguo mondo dei preadolescenti e ancor più la variegata gamma delle prassi pastorali in atto verso questi destinatari tipici.
D'altra parte, ad uno sguardo più approfondito, anche la preadolescenza non appare più quella età tranquilla e recettiva rispetto ad ogni sorta di proposte. Essa si distingue per la vivacità, l'irrequietezza, e il coagularsi attorno ad essa di tanti segnali di stanca, di insofferenza, di disagio che già in questa fase evolutiva anticipano, quasi predittivamente, abbandoni e derive, percorsi di marginalità e a volte anche di devianza che possono consolidarsi nell'adolescenza successiva. Anche sul versante istituzionale cresce la consapevolezza della comunità ecclesiale riguardo ad una sua inadeguata offerta educativa. E ciò accomuna l'autocoscienza delle diverse agenzie educative.
I preadolescenti risultano poco soggetti e scarsamente protagonisti; e invece molto consumatori e destinatari passivi di tanta prassi catechistica e pastorale legata a pratiche ed offerte di consumo.
Cosicché le chiese locali, come quella di cui si parla, maturano oggi la consapevolezza di una urgenza: la maggior attenzione da prestare alla pastorale dei preadolescenti, al loro ascolto, alla loro conoscenza; il che implica il rilancio dell'impegno di rivisitazione critica e progettuale dell'offerta tutta, quella catechistica compresa, recuperando in particolare la mentalità da intervento sistemico e riallacciando dunque il dialogo e i circuiti dello scambio tra le diverse agenzie educative operanti nel medesimo territorio.
Nella chiesa locale che qui si presenta, l'Acr e il Csi hanno fatto da gruppi trainanti la crescita di coscienza e responsabilità pastorale.
L'iniziativa di riappropriazione di una pastorale dei preadolescenti dentro una prospettiva di progettazione, contempla l'articolazione di molteplici momenti di incontro e di lavoro ecclesiale, e si modula così sulle tracce del percorso sperimentato per la pastorale giovanile.
LE PRIME TAPPE DI UN CAMMINO DI CHIESA CHE EDUCA ALLA FEDE
Il contributo che presentiamo intende raccogliere e servire due momenti particólari che rappresentano come le tappe iniziali di un cammino di chiesa: l'analisi e l'ascolto della situazione dei destinatari nel loro rapporto con la comunità civile ed eccelsiale presente sul territorio, seguiti da un primo tentativo di problematizzare domanda ed offerta pastorale; tutto ciò viene assunto come compito finalizzato a cogliere le sfide, identificare i problemi, individuare le emergenze e le direttrici ipotetiche di azione. È il modo con cui una chiesa locale ricupera e riafferma la responsabilità prioritaria di compagnia e di evangelizzazione verso i preadolescenti.
IN ASCOLTO DI UN MONDO CHE SFUGGE
Il compito di innesco della presa di coscienza è stato affidato ad una ricerca sui preadolescenti della diocesi.
La ricerca sui «preadolescenti nel guado» è stata promossa dalle due suddette associazioni e affidata all'agenzia Res della Comunità di Capodarco; è tuttora in via di pubblicazione.
L'obiettivo di carattere conoscitivo-interpretativo è teso a far luce sulla condizione del preadolescente, il suo distanziarsi dalla fanciullezza è considerato perciò in relazione al ragazzo delle ultime classi delle elementari; il preadolescente viene compreso e descritto in relazione agli ambiti esperienziali di relazione e di vita quotidiana, ritenuti i «luoghi» più significativi di indagine: la scuola, la parrocchia, la famiglia, il gruppo e il tempo libero.
Sono molti i punti di contatto e di convergenza con la lettura della condizione dei preadolescenti della ricerca Cospes, e in un certo senso ne sono un aggiornamento, anche se emergono caratteristiche situazionali e culturali di contesto.
Costante e centrale è la predilezione per la fascia dei soggetti del disagio, che la lettura pastorale ha la pretesa di porre al centro dell'attenzione.
Il secondo contributo vuole essere un tentativo di sollecitare la lettura pastorale della situazione, per cogliere le provocazioni e le sfide alla prassi pastorale corrente.
Uno sforzo di lettura profetica che coglie nel disagio e nel distacco dall'istituzione un tacito grido di aiuto: una domanda grande di compagnia, di comunicazione, di incontro. Una domanda velata però da nostalgia e forse anche da disillusione per quanto le istituzioni educative e la comunità ecclesiale sembrerebbero solo promettere e non offrire. I preadolescenti infatti manifestano ancora un grande credito di fiducia e nutrono un gran carico di aspettative verso i luoghi della compagnia e della comunicazione educativa.
Da qui alcuni interrogativi che sollecitano la comunità a ripensare radicalmente il modo di farsi presente e la qualità della sua offerta educativa verso i ragazzi e le ragazze preadolescenti. Un'offerta che agganci e non sorvoli la vita: la voglia di vivere e di crescere, di gruppo e di far esperienza; la voglia di sperimentare il mondo che freme in ogni preadolescente. Un'offerta soprattutto capace di misurarsi con coloro nei quali i segnali di vita sembrerebbero attenuarsi e spegnersi.