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    I Campi Bibbia Agesci: un’esperienza di incontro con la Bibbia



    Francesco Mosetto

    (NPG 1992-01-60)


    Una delle esperienze più originali nell'area dell'accostamento alla Bibbia in Italia negli anni a partire dal Concilio Vaticano II è probabilmente rappresentata dai Campi Bibbia (CB) promossi dall'Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani (Agesci), ossia dall'associazione giovanile ed educativa riconosciuta dall'episcopato italiano, e vitalmente inserita nella comunità ecclesiale e nello stesso tempo nel grande movimento dello Scoutismo internazionale, facente capo ai due organismi mondiali Wagggs e Wosm (rispettivamente: Associazione Mondiale delle Guide e Organizzazione Mondiale del Movimento Scout).[1]
    Una presentazione dei CB Agesci presuppone una almeno sommaria conoscenza del metodo educativo scout e della sua pratica attuazione nello scoutismo cattolico italiano.[2] Non si può d'altra parte rimandare a elaborazioni teoriche e a una documentazione sufficientemente significativa di tali Campi, per i quali il vissuto ha maggiore importanza di ciò che si può raccontare e documentare.[3] Appoggiandoci pertanto a una non abbondante documentazione scritta e attingendo altresì a testimonianze e riflessioni di protagonisti dell'esperienza, prenderemo le mosse da alcune considerazioni preliminari e ci soffermeremo sulla storia dei CB, sulla loro struttura e organizzazione, sulle loro caratteristiche, traendone un bilancio; affronteremo infine il problema di una eventuale lettura «scout» della Bibbia e ci interrogheremo sull'apporto che da questa singolare esperienza può venire alla vita e in particolare alla catechesi biblica nella Chiesa italiana.

    Baden Powell e la Bibbia

    Sarà utile ricordare «le ascendenze culturali e familiari di Baden Powell (l'iniziatore dello scoutismo, d'ora in poi BP), cresciuto nella casa di un Pastore, dove la Bibbia era di casa, e in una civiltà dove la Bibbia era parte integrante della formazione di un cittadino» (PUC, n. 105). È noto il valore attribuito da BP alla religiosità nella formazione del ragazzo, una religiosità semplice ma profonda, incentrata sulla conoscenza e l'amore di Dio e sul servizio del prossimo.
    Come strada per raggiungere un genuino spirito religioso - cito da uno studio di Paolo Ripa sullo Scoutismo cattolico in Italia - BP raccomanda due cose: «La prima è la lettura di quell'antico e ammirabile libro che è la Bibbia, nella quale scoprirai, oltre alla rivelazione divina, un compendio meravigliosamente interessante di storia, di poesia e di morale. La seconda è la lettura di un altro libro meraviglioso: quello della Natura, e l'osservazione di tutto quanto puoi trovare tra le bellezze e i misteri che essa ti offre per la tua gioia».[4]

    Scouting e Bibbia

    «È una constatazione condivisa da molti: esiste una singolare affinità tra il metodo scout e il mondo biblico, fatto di esperienze vissute, raccontate e trascritte in simboli e canti.
    Il tema dell'ascolto, in cui si riassume l'esperienza fondamentale del popolo di Dio... e quello dell'impegno-alleanza, legge, come risposta ad una chiamata e promessa, costituiscono il cuore dell'esperienza religiosa della Bibbia. Lo stesso si può dire del tema dell'avventura, come uscita verso la libertà e ricerca del nuovo, che ha in Abramo il suo prototipo.
    Ad esso è associato il motivo della strada, che congiunge il momento della partenza e della meta sulla terra o del riposo.
    Questo insieme di esperienze e simboli trova la sua consonanza nel metodo scout nei diversi momenti e livelli del processo educativo».[5]

    LA BIBBIA NEL PROGETTO DI CATECHESI DELL'AGESCI

    L'acuta osservazione citata, di un noto biblista italiano che è anche un leader dei CB dell'Agesci, è sviluppata e documentata in un importante capitolo del PUC dal titolo: «Lo scoutismo: un cammino educativo alla fede matura» (pp. 63-94). Merita particolare attenzione il parallelismo istituito tra quattro esperienze e tecniche scout (ascolto, promessa, impegno, comunicazione) e il vivere cristiano, parallelismo ripreso più avanti dal punto di vista pedagogico e spirituale.
    Nel progetto di catechesi dell'Agesci, pubblicato nel 1983 con il titolo «Dalla promessa alla partenza. Progetto unitario di catechesi», la Bibbia ha una precisa collocazione. Oltre che nel cap. III della Parte prima, cui si è appena accennato, il valore della Parola di Dio è sottolineato nel capitolo dedicato alla Iniziazione cristiana (Parte prima, II). Una delle sue dimensioni essenziali consiste nell'educare all'ascolto e all'attualizzazione della Parola (PUC, Parte prima, c. II, n. 39 e 44; anche Allegato D, pp. 55-57).
    Queste affermazioni di principio si traducono nella Parte seconda (Itinerario di catechesi nella progressione educativa scout) in indicazioni concrete di metodo in riferimento alle singole branche dell'associazione, dunque alle diverse età del ragazzo/a.
    Per le branche L/C (= Lupetti, Coccinelle), ossia per i bambini tra gli otto e gli undici-dodici anni, il PUC indica questa meta globale per quel che riguarda la conoscenza del messaggio e la «missione profetica» cui essi vanno educati: «Il L/C conosce la vicenda di Gesù Cristo attraverso un racconto che lo coinvolge» (PUC, n. 241). Descrivendo più in particolare le tappe dell'itinerario nelle branche L/C, si osserva anzitutto che per questa età «il modo più tipico e più efficace per comunicare il messaggio cristiano è il racconto» e si suggerisce in un primo momento il «racconto dei personaggi dell'AT e soprattutto della vita di Gesù nei suoi tratti essenziali», rimandando al catechismo dei fanciulli «Io sono con voi»; in un secondo momento, il «racconto della chiamata dei discepoli a seguire Gesù e della formazione della Chiesa, la comunità cristiana», e si rimanda al catechismo «Venite con me»; in un terzo momento, il «racconto della missione affidata ai discepoli per la salvezza del mondo», e si rimanda al catechismo «Sarete miei testimoni» (PUC, n. 238).
    Per le branche E/G (= Esploratori Guide), ossia per i ragazzi/e tra i 12 e i 16 anni, secondo il PUC la proposta di fede deve tener conto delle caratteristiche di questa età e perciò deve essere particolarmente personalizzata ed esperienziale. Si tratta soprattutto di sviluppare il confronto con la persona di Gesù Cristo, e questo rapporto «si approfondisce e si trasforma via via che la sua persona diventa punto di riferimento per la crescita» (PUC, n. 250). Nel delineare concretamente l'itinerario per ciò che attiene alla conoscenza del messaggio, il PUC attira l'attenzione sui seguenti aspetti: Gesù «presentato come segno della presenza del Padre e della sua bontà» (prima tappa), «incontrato come colui che si sacrifica e si dona a noi» (seconda tappa), poi «come Salvatore che ci riscatta e ci dà sicurezza» (terza tappa), infine «come colui che ci fa partecipare della sua vita e della sua lode al Padre, perché ci dona il suo Spirito» (quarta tappa) (PUC, n. 254).
    Il cammino di fede nelle branche R/S (= Rover/Scolte) ha come meta la «scelta di fede» che alle soglie dell'età matura il/la giovane farà alla «partenza». Tale scelta «è possibile solo se gradualmente si è venuta formando una sintesi interiore dell'esperienza di fede, realizzando» anzitutto «un quadro essenziale ed articolato del messaggio di Cristo, come è annunciato e vissuto nella Chiesa» (PUC, n. 265). Il PUC descrive analiticamente i vari momenti di tale cammino, distinguendo la fase iniziale (noviziato), nella quale si tratta di far emergere la domanda religiosa e di portare i ragazzi a impegnarsi in un cammino di fede, ma si propone già una conoscenza della Bibbia e l'accostamento di alcuni testi (PUC, n. 271), dai momenti successivi del Clan/Fuoco, nei quali si approfondisce la conoscenza di Cristo e del suo messaggio, proponendo la lettura di varie parti della Scrittura, in particolare i Vangeli, le lettere di San Paolo e parti dell'AT (PUC, nn. 272-275). Alla «partenza» il/la giovane R/S «a conclusione dell'itinerario di iniziazione cristiana vissuto secondo la spiritualità scout, inserito nel popolo di Dio, la Chiesa, esprime la sua professione di fede in Gesù Cristo unico Signore» (PUC, n. 275). Benché le indicazioni del PUC abbiano più il valore di traccia ideale cui ispirarsi che di prescrizioni da eseguire alla lettera, è nondimeno evidente che l'Agesci assicura alla Bibbia il posto che giustamente le compete nell'educazione della fede.

    STRUTTURA E ORGANIZZAZIONE DEI CAMPI BIBBIA

    Campi A e B, fissi e mobili

    Un CB Agesci è una settimana di studio e vita comunitaria scout, residenziale (campo fisso) o a modo di route (campo mobile), incentrata nella Parola di Dio. Può avere carattere introduttivo (Campo A), oppure offrire un approfondimento a chi già possiede una conoscenza biblica di base (Campo B). Il Campo A introduce a una conoscenza globale delle Scritture, eventualmente a partire da un testo privilegiato (es. libro dell'Esodo), avviando i partecipanti alla lettura dei testi e ai relativi problemi esegetici. Il Campo B ha invece carattere monografico: prende in esame un libro o complesso di scritti (es. le prime lettere di Paolo), o un autore, o anche un tema biblico (es. la Sapienza). Per i Campi B si preferisce il campo fisso, mentre i Campi A più sovente sono mobili, specialmente quando sono legati a un tema (es. l'esodo) che vi si presta particolarmente.
    Il Campo è preparato e condotto da una équipe (o staff) che ne cura l'animazione e gli aspetti logistici e collabora con il biblista aiutando i partecipanti a seguire in modo attivo le «sessioni» (o lezioni) e ad «attualizzare» in vari modi la Parola.
    La vita del Campo (o dei due Campi, se si svolgono simultaneamente nello stesso ambiente, per es. a San Benedetto) si svolge secondo lo stile scout: spesso in tenda, in ogni caso con caratteristiche di semplicità e con la partecipazione attiva di tutti alla gestione del campo stesso (es. servizi comunitari). Tipica di tale coinvolgimento è la revisione conclusiva, nella quale ciascuno rileva liberamente pregi e difetti del Campo cui ha partecipato.

    La giornata

    Ascolto e risposta scandiscono il programma della giornata. All'ascolto sono riservati i momenti di preghiera e i tempi centrali del mattino e del pomeriggio. La risposta, oltre che nelle celebrazioni e nella preghiera individuale, si esprime anche in altre forme, come le veglie e perfino il gioco. Ciò apparirà meglio dall'analisi della giornata.
    Ogni giorno il primo momento comunitario è dedicato alla celebrazione delle Lodi. Nella tradizione di San Benedetto esse sono caratterizzate da un tema diverso ogni anno (es. il volto di Dio nella Bibbia), presentato attraverso una serie di testi biblici e il commento a turno di un membro dello staff del Campo.
    Alle lezioni sono dedicate circa tre ore al mattino e due nel pomeriggio.[6] Parte di questo tempo può essere riservato alla riflessione personale e al lavoro di gruppo, secondo i suggerimenti del biblista. Prima della lezione del pomeriggio c'è scuola di canto per un'ora: si preparano le celebrazioni, curando in modo particolare un repertorio di ispirazione biblica. La celebrazione è ogni sera di genere diverso: una celebrazione della Parola, o la lectio divina guidata da un esperto, o l'Eucaristia, o la celebrazione del Vespro (a San Damiano di Assisi), o una celebrazione penitenziale. Dopo cena può esserci l'incontro con un «ospite» (esperto o portatore di un'esperienza e una testimonianza), o una «veglia» biblica: una volta questa è preparata dallo staff del campo; la veglia finale è invece espressione dei partecipanti al Campo o ai due Campi, che rivisitano con fantasia e ricorrendo a varie tecniche espressive i contenuti biblici di fresco scoperti (es. la storia di Giona).
    Anche il gioco nella tradizione scout è strumento di comunicazione e drammatizzazione: un grande gioco serale prende di solito ispirazione dai personaggi e dalle vicende presentate nel CB (es. dall'Apocalisse).[7]
    All'interno della settimana si riserva un ampio spazio (es. dalle quattro del pomeriggio al mezzogiorno seguente) all'esperienza del «deserto», pernottando se possibile fuori casa (nella tendina o all'addiaccio).
    È il tempo dell'ascolto più personale della Parola e dell'incontro con Dio, che culmina normalmente nel sacramento della Riconciliazione e nell'Eucaristia.

    CARATTERISTICHE DEI CAMPI BIBBIA

    I CB dell'Agesci non sono né una «scuola della Parola» né un semplice corso di lezioni sulla Bibbia: si possono descrivere come «un tratto di strada, un pezzo di vita scout, con tutte le componenti e gli ingredienti che ne sono l'inconfondibile caratteristica: stare insieme, giocare, fare insieme, cercare e pregare»,[8] mettendo la Parola di Dio al centro di tutto. I protagonisti di questa esperienza mettono di volta in volta l'accento su qualcuno di questi aspetti, ma convergono nel sottolineare l'originale sintesi tra le due componenti essenziali: lo studio della Bibbia, da una parte, lo stile e lo spirito scout, dall'altra. «Fin dal 1971 (non si dimentichi che quelli erano anni agitatissimi per i giovani, abituati nelle scuole e all'università alla cosiddetta «autogestione») il CB si propone ai partecipanti come un rigoroso momento di studio. Pur nel clima semplice di un campo scout, le ore di studio (ascolto di un docente, lavoro di gruppo, lavoro personale) erano per così dire sacre... Si dedicava tutto il tempo possibile all'ascolto e all'approfondimento della Bibbia...» (Giacomo Grasso, lettera 4.8.91). «Il CB Agesci è una esperienza di studio, di ascolto, di preghiera, di celebrazione della Parola di Dio. L'approfondimento della Parola cade in un ambiente «caldo», strutturato secondo la logica della vita comunitaria, con quel pizzico di giocosità, di ironia, di umorismo che agevolano una più facile penetrazione del messaggio» (Stefano Pinna, lettera 25.4.91). «Ciò che di originale siamo riusciti a costruire è il tipo di approccio (v. Seminario sulla Bibbia dicembre '88) che tiene conto dell'esperienza, del vissuto, degli itinerari, mantenendo la centralità della Parola e creando i presupposti per l'aggancio delle esperienze della vita al senso del mistero e della presenza di Dio nella vita e nella storia» (Maria Scolobig, lettera 1.6.91). «Ritengo che i CB siano un'occasione unica nel loro genere perché raggruppano in sé una serie di elementi tutti importanti: clima di campo scout; utilizzo di tecniche e metodologia scout (espressione, racconto, route, gioco...); apertura a persone non associative; disponibilità e presenza di biblisti seri e qualificati; testimonianza da parte dello staff del proprio credo personale e dell'essere un gruppo che trova la propria forza di coesione e di unione nella Parola di Dio e nel servizio per gli altri; centralità della Parola di Dio; gratuità dell'esperienza rivolta alla persona e alla sua crescita, senza ricercare immediati riscontri ed effetti» (M. Teresa Spagnoletti, lettera 25.8.91).
    La centralità della Parola è un tema ricorrente nelle testimonianze raccolte. Così si esprime uno dei membri dell'équipe: «La Parola di Dio viene pregata, viene ascoltata, viene studiata, viene cantata, viene rappresentata, viene vissuta nel corso di tutta la giornata. Le lodi, le celebrazioni, le lezioni, i canti, le scuole di espressione, l'hyke e il deserto, i momenti di silenzio, i giochi, i rapporti tra le persone trovano tutti il loro centro nella Parola di Dio, che diventa così realtà tangibile e vicina per tutti» (M. Teresa Spagnoletti).
    La dinamica interna di un CB Agesci si può ricondurre - con R. Fabris (Campi Bibbia e scoutismo cattolico) - a un duplice principio metodologico, che lo qualifica e contraddistingue rispetto a iniziative analoghe: la partecipazione attiva e l'esperienza vitale. La prima si articola nell'ascolto e nella molteplice risposta, di cui già si è detto. Quanto alla seconda, osserva R. Fabris, «anche se l'ascolto del testo biblico non sempre ha modo di partire dalle domande dei partecipanti, queste di fatto vengono fatte emergere nella fase della reazione che si realizza nella preghiera e nell'espressione». Il momento privilegiato del coinvolgimento personale è senz'altro quello del «deserto»: «in questa esperienza di cammino nella solitudine e silenzio dell'ambiente naturale, la riflessione personale e la preghiera sono sostenute e accompagnate dalla lettura o meditazione di un tema o testo biblico. Essa si conclude con un incontro comunitario in cui vengono raccolte e confrontate le diverse riflessioni o esperienze personali».

    UN BILANCIO

    Il bilancio di 21 anni di CB si può dire largamente positivo per il numero dei partecipanti (2000-2500) e per l'impatto che questa esperienza ha avuto sulle singole persone e sull'associazione. I membri dell'équipe interpellati sono concordi a questo riguardo, sia pure con diverse sfumature e rilievi anche critici. «A livello di persone si conferma come una esperienza nuova, arricchente, trasformante...; associativamente, rispetto a dieci anni fa l'accoglienza della proposta è cresciuta notevolmente e ormai l'esperienza sta entrando a far parte del vissuto educativo dell'Agesci» (Stefano Pinna). «La qualità dell'offerta ha fatto sì che gli allievi - soprattutto quelli che negli anni hanno seguito vari CB - sono stati veramente introdotti e abituati allo studio della Bibbia» (P. Giacomo Grasso). «Uno degli scopi che il CB si propone e che in alcuni casi spero sia riuscito a raggiungere, è quello di far innamorare della bellezza e della ricchezza della Parola di Dio, perché questa diventi fonti di serenità, occasione di preghiera personale e comunitaria, lettura che si fa volentieri, argomento di studio e approfondimento... La novità e la bontà della proposta hanno portato a un continuo aumento dei partecipanti... Le persone che sono passate e continuano a passare dai CB sicuramente ne escono arricchite quanto meno come persone; se poi sceglieranno o continueranno a scegliere di fare i capi in Agesci, è a mio giudizio automatico che, essendo persone più `ricche' saranno anche capi migliori» (M. Teresa Spagnoletti). «L'iniziativa dei CB all'interno dell'Agesci, dove attualmente è accolta in modo stabile e strutturato, ha un valore simbolico: mostrare il ruolo fecondo del contatto con la Parola biblica per un cammino di formazione umana e cristiana integrale. Oltre a fornire... l'alfabetizzazione biblica di base, i CB, soprattutto quelli di approfondimento, favoriscono una crescita spirituale in armonia con l'esperienza scout ed abilitano ad alcune competenze richieste a chi ha responsabilità educative all'interno dell'associazione: animazione liturgica, catechesi e formazione religiosa» (R. Fabris, cit.). A tutto questo si deve aggiungere il servizio che i CB Agesci hanno offerto anche a molti giovani e adulti non scout (calcolabili sul 20% dei partecipanti) e, attraverso loro, alle comunità ecclesiali di provenienza.
    «Va però precisato - aggiunge Rinaldo Fabris - che l'esperienza dei CB ha un raggio di azione limitato, nel senso che raggiunge un numero ridottissimo di membri attivi dell'Agesci».
    «Ritengo» - nota Maria Scolobig, dell'équipe CB - che non siamo riusciti a valorizzare appieno il potenziale educativo formato dall'insieme di queste esperienze.... Non è (ancora) generale la convinzione che il metodo scout attuato al meglio comprenda imprescindibilmente la conoscenza e l'uso della Bibbia per l'educazione alla fede». Nel seminario di studio sull'Accostamento alla Bibbia in Agesci si rilevava più in generale che «l'Associazione non è esente dai rischi del fondamentalismo, spontaneismo, letture strumentali e parziali, che si corrono ogni volta che la Bibbia non è incontrata come intreccio dinamico di storia-letteratura-messaggio» (Agescout 1989, n. 14). Dunque, se un punto si deve muovere, è quello di non aver ancora raggiunto un numero sufficientemente esteso di capi scout e di giovani R/S, in modo che l'incontro con la Parola di Dio nella Bibbia abbia un riflesso anche nel loro servizio educativo.

    UNA LETTURA «SCOUT» DELLA BIBBIA?

    A questo punto sorge una domanda: esiste una lettura «scout» della Bibbia? Posta in questi termini, essa appare piuttosto audace ed anche esagerata.
    In realtà, il genere di lettura che si realizza nella catechesi scout e nei CB dell'Agesci non differisce nella sostanza da quella che si pratica nella comunità ecclesiale, è debitore della ricerca esegetica più accreditata - come dimostra il ruolo primario che in ogni CB ha il biblista [9] - ed è orientato a quell'ascolto della Parola che ha il suo luogo privilegiato nella Liturgia della Chiesa. Se un particolare accento si può cogliere in questo approccio alla Bibbia, esso si può qualificare come vitale o esistenziale, per distinguerlo, ma senza separarlo, da quello prevalentemente «scientifico» e da quello più genericamente pastorale.
    Nella lettera diretta ai partecipanti al primo CB in preparazione al secondo (1972), i biblisti Francesco Rossi De Gasperis e Jean Darù scrivevano: «Dalla lettura della Bibbia, nel nostro campo, ci si attende esattamente ciò per cui è stata scritta e consegnata alla Chiesa, e cioè la guida per la Via, che è la fede cristiana, e il cifrario per discernere i segni di Dio nel tempo del mondo e nella storia degli uomini. Una simile lettura va ben oltre la conoscenza intesa come studio-informazione-erudizione-sapere... per coinvolgere esistenzialmente le persone nelle loro decisioni fondamentali, per metterle in questione negli orientamenti globali che toccano il loro essere prima che il loro fare...».[10]
    Questa impostazione è rimasta. A giudizio di uno dei membri della équipe CB, non si può dunque «parlare di un modo particolare di leggere la Bibbia, ma di una modalità di approccio e di un tentativo di trasmettere l'amore per la Parola di Dio, che si avvalgono degli strumenti tipici dello scoutismo» (M. Teresa Spagnoletti).
    In quest'orizzonte, e con tali riserve, cercheremo di delineare le peculiarità della lettura «scout» della Bibbia, secondo la tradizione e l'esperienza dello scoutismo cattolico in Italia, lungo tre linee: la contestualizzazione, la comunicazione, l'attualizzazione vitale.

    Contestualizzazione

    La duplice fedeltà, a Dio e all'uomo, che deve caratterizzare ogni catechesi cristiana che voglia essere autentica ed efficace, nello scoutismo cattolico si realizza nell'assumere la vita scout come contesto e strumento per l'educazione alla fede: «L'educazione religiosa nello scoutismo non è mai soltanto riflessione e preghiera, ma contemporaneamente è azione, ricerca, vita attiva: la catechesi deve essere inserita nella vita stessa del gruppo, nelle sue attività caratteristiche» (PUC, p. 25). Questo principio è sotteso e ispira la metodologia catechetica dell'Agesci, in concreto la lettura della Bibbia «dentro» le attività e le esperienze che i ragazzi vanno facendo nel loro cammino di crescita personale e cristiana.
    Lo stesso principio ispira la lettura della Bibbia nei CB. Secondo un biblista, che è anche responsabile della formazione capi nell'associazione, essa implica «un ascolto della Bibbia a partire da una situazione scout: in ciò sta accanto a tutte le letture contestuali, ma se ne differenzia perché tale contesto è una sperimentata fictio pedagogica... e non un contesto vitale» (Gian Domenico Cova, lettera 26.4.91). Questo perché «lo scoutismo elabora un ambiente, un linguaggio (uno spazio- tempo) straniante per educare ad una via nella realtà, dalla quale non si distacca peraltro del tutto, ma solo quel tanto che è necessario per vederla e starci dentro con un progetto, cioè senza esserne trascinati» (id., lettera 4.7.91).
    Di tale contesto e ambiente, più fictio pedagogica che non ambiente normale di vita, fanno parte la vita di gruppo (o comunità), il contatto con la creazione (che non è soltanto «natura»), l'esperienza della «strada», il ruolo dei capi e dell'Assistente ecclesiastico come educatori della fede e testimoni, le attività tipiche della vita scout con la loro funzione pedagogica, i valori che in essa si coltivano e hanno nel messaggio cristiano la loro ispirazione... Ma qui già si passa alla spiritualità scout, che prenderemo in considerazione nel terzo aspetto (l'attualizzazione vitale).
    Nei CB come nella normale attività a tutti i livelli (branchi L/C, reparti E/G, noviziato e Clan/Fuoco, Comunità Capi), la Bibbia è letta «dentro» tale esperienza, dalla quale si possono estrapolare singoli elementi, ma che costituisce un unicum non riproducibile. Quasi naturalmente la Parola suscita risonanze, illumina situazioni, ispira atteggiamenti concreti, diventa una guida per tutta la comunità educativa.

    Comunicazione

    Elemento essenziale del metodo scout è l'uso di un «linguaggio» (nel senso più ampio che il termine ha assunto nella moderna linguistica, comprendente cioè non solo le parole, ma anche i simboli e le esperienze) adatto al ragazzo, valido cioè per la comunicazione fra educatore ed educando.[11] La dimensione linguistica della catechesi trova nello scoutismo un'attenzione spontanea, col risultato di una felice combinazione tra il linguaggio scout - fatto di riferimenti al vissuto - e il linguaggio biblico, intessuto di esperienze concrete, simboli, parole cariche di risonanze esistenziali.
    Nella catechesi scout si privilegia la dinamica pedagogica, ascendente, che parte dall'esperienza e, passando attraverso l'analisi del «simbolo» (oggetto, fatto, gesto...), giunge al significato e messaggio da trasmettere. L'abilità del capo educatore-catechista consiste nel proporre ai ragazzi esperienze vere e intense e nell'aiutarli a penetrarne la superficie per scoprire il valore che vi è rinchiuso. A questo punto egli saprà indicare con chiarezza il messaggio, che apparirà al ragazzo non una teoria astratta, bensì un dato concreto che può assimilare e vivere personalmente.[12]
    In questo movimento ascendente s'inserisce con maggiore facilità il messaggio biblico.
    In un'età più matura esso sarà accostato in modo diretto, per se stesso, come fonte di conoscenza di Dio e alimento della fede. Nell'arco dell'infanzia e dell'adolescenza i testi biblici saranno piuttosto valorizzati per scavare nel «simbolo» illuminandone il significato e per far salire questo dal livello semplicemente umano a quello religioso (v. AT), a quello pienamente cristiano (v. NT).[13]
    È evidente il rischio di strumentalizzare e ridurre la Bibbia a misura e in funzione di quei tempi che sono più connaturali all'esperienza «scout» del ragazzo.
    Rischio che si può superare a una duplice condizione: che l'educatore-catechista possieda personalmente una visione più globale del messaggio biblico e della fede cristiana; che, d'altra parte, la catechesi scout sia complementare a quella più sistematica dei catechismi (parrocchiali) e inserita nel cammino liturgico della Chiesa.
    Il timore dei rischi non deve però nascondere i vantaggi pedagogici di una comunicazione capace di parlare la «lingua» del destinatario, coinvolgendolo non soltanto intellettualmente nel processo comunicativo.

    L'attualizzazione vitale

    Se la lettura della Bibbia «dentro» un'esperienza scout polarizza spontaneamente il suo messaggio lungo linee specifiche, se la tipica affinità tra linguaggio biblico e linguaggio pedagogico dello scoutismo favorisce l'assunzione del primo da parte del secondo, ciò avviene in funzione di un'attualizzazione vitale in cui si compie l'operazione ermeneutica.
    Non già che vi si esaurisca. Per il suo inserimento ecclesiale, soprattutto nella partecipazione alla Liturgia, e per la sua apertura a una molteplicità di «letture» (dalla «lectio divina» o lettura della Bibbia nello Spirito a quella storico-politica a quella semplicemente catechistica), la lettura della Bibbia nell'Agesci si deve qualificare anzitutto come «cattolica».
    E tuttavia si specifica e si caratterizza per «una sorta di approccio pedagogico-esistenziale»,[14] ossia per una particolare sensibilità a quegli aspetti, temi, racconti, massime, che rivestono un particolare significato per i ragazzi nei vari momenti della loro crescita e che rappresentano altrettante fessure o porte d'ingresso nel mondo peraltro inesauribile della Parola di Dio scritta.
    In concreto, mentre si colgono le occasioni (preparazione al Natale o alla Veglia di Pasqua, preghiere al campo o lungo la route, impegno nell'ambito della progressione personale, ecc.) per iniziare i ragazzi alla lettura della Bibbia, si mette in evidenza il suo messaggio in ordine alla loro personale esperienza, ai problemi e agli ideali che vanno maturando, soprattutto in relazione al dialogo con Dio che deve arricchirsi e qualificarsi parallelamente alla loro crescita.[15]
    Le linee specifiche, intorno alle quali si polarizza spontaneamente il messaggio biblico nel contesto educativo e di vita «scout», sono le stesse di quella che a buon titolo è chiamata la «spiritualità scout».[16] Per questa intendiamo semplicemente «un modo particolare di essere cristiani, una sottolineatura di alcuni temi e tendenze proprie della vita cristiana... un modo di concepire la vita secondo il messaggio evangelico» (PUC, pp. 91 ss.), o anche, con specifico riferimento all'azione dello Spirito nel cuore di ogni figlio di Dio, «un particolare stile di vita... nella sottolineatura di alcuni temi evangelici, come espressione dell'infinita ricchezza di doni dello Spirito Santo».[17]
    La spiritualità scout è «vita cristiana caratterizzata dagli elementi specifici dello scoutismo»,[18] una spiritualità laicale e giovanile, dunque legata alla condizione battesimale e secolare, da un lato, e dall'altro alle diverse età della crescita.
    Le sue linee di forza sono la fiducia e l'ottimismo cristiano, la libertà interiore e lo spirito delle beatitudini, il senso della gratuità e la disponibilità al servizio, l'attenzione a Dio e la vita di comunità.
    Ovviamente, a seconda delle tappe che si percorrono nella crescita della persona, l'accento viene posto su questo o su quell'aspetto.
    Così, nelle branche L/C prevale la dimensione spirituale dell'accoglienza e della gratuità, per l'età E/G l'accento è posto sull'impegno, mentre i R/S sono ormai concretamente orientati al servizio.
    È facile intuire come ciascuno di questi atteggiamenti ha nella Parola di Dio, nella persona e nel messaggio di Cristo, la sua fonte di ispirazione, e come lo sviluppo della personalità secondo questi valori implica un'intensa vita ecclesiale e sacramentale. In un itinerario pedagogico che è insieme e inscindibilmente un cammino di crescita spirituale e cristiana, il riferimento alla Bibbia è perciò essenziale. Viceversa, i testi biblici, non solo i Vangeli, ma l'intero tesoro della Parola di Dio scritta, offrono all'educatore scout una miniera preziosa di paradigmi, di modelli, di pagine fortemente suggestive, che passano nel bagaglio culturale e spirituale del ragazzo.
    E questo non in una sede scolastica o nello spazio sacrale della chiesa, ma dentro il vissuto di scoperta e di avventura, di amicizia e di servizio, di strada e di vita all'aperto.

    QUALE APPORTO ALLA VITA ECCLESIALE

    Ogni autentica esperienza cristiana arricchisce di per sé la comunità ecclesiale. A sua volta la sacra scrittura offre possibilità inesauribili di letture, interpretazioni e attualizzazioni, come già riconoscevano i Padri della Chiesa e come emerge dalla storia della Wirkungsgeschichte, in particolare dal fecondo incontro tra la Bibbia e le diverse scuole di spiritualità.
    C'è dunque da attendersi che anche l'approccio scout alla Bibbia, con le sue note spirituali e la sua sensibilità pedagogica, offra delle novità significative, da cui può trarre vantaggio anche chi vive altre esperienze e segue altri orientamenti in fatto di spiritualità.
    A proposito dei CB Rinaldo Fabris ritiene che «sia pure con i necessari adattamenti questa esperienza potrebbe avere un influsso fecondo sui metodi di catechesi biblica in genere, sia quella parrocchiale, sia quella che si realizza in alcune associazioni cattoliche e gruppi giovanili In particolare, l'approccio 'ermeneutico' di carattere partecipativo ed esistenziale ai testi della Bibbia promosso e collaudato nei CB dell'Agesci potrebbe diventare uno stimolo per rendere più efficaci e positivi alcuni incontri dei giovani con il testo biblico.
    Naturalmente si dovrebbe ricreare per quanto possibile il presupposto del metodo `scout' nella lettura della Bibbia: l'esperienza di comunità o una rete di relazioni umane positive e interattive con una leadership diffusa e articolata».[19]
    Forse si può tentare una maggiore approssimazione circa l'apporto che non solamente i CB, ma l'insieme della lettura «scout» della Bibbia, che di quelli costituisce il contesto culturale ed esistenziale, può dare alla vita ecclesiale e in particolare alla catechesi.
    Un primo elemento sta nell'ambiente fatto di persone e di esperienze positive, ricche di valori, che dal loro interno rimandano alla Parola di Dio, ne sono una testimonianza eloquente benché discreta.
    Un secondo elemento è la gradualità pedagogica, per cui i ragazzi vengono avvicinati alla Bibbia non secondo un piano scolastico di apprendimento, ma a partire dalla domanda di senso che affiora continuamente dal loro vivere e crescere insieme.
    Un terzo elemento sarà il coinvolgimento attivo, fatto non soltanto di ricerca (scolastica), ma anche di espressione (drammatizzazione) e gioco, manualità e preghiera, riflessione e impegno: sotto questo profilo la catechesi scout ha spesso preceduto e stimolato il rinnovamento catechistico al di fuori dell'associazione.
    Un quarto elemento consiste nel privilegiare testi e temi, racconti e insegnamenti, che, oltre a corrispondere strettamente al vissuto del ragazzo, si organizzano intorno a un progetto, favoriscono cioè la sua crescita umana e cristiana secondo una linea pedagogica e una spiritualità ben configurata e supportata da un insieme di esperienze formative.


    Bibliografia, fonti e documenti

    Agesci, Dalla promessa alla partenza. Progetto unitario di catechesi (= PUC), Ancora, Milano 1983.
    Agesci Documenti, 1. Statuto, Patto associativo, Carta cattolica dello scoutismo, ecc. - 2. Organizzazione, Formazione Capi, Regolamenti delle branche, ed. Fiordaliso, Roma 1986-87.
    AA.VV., Insieme per vivere e sperare. Una proposta di vita per comunità giovanili, Borla, Roma, 2.a ed. 1977.
    AA.VV., Scoutismo ed esperienza di Chiesa. L'Assistente Ecclesiastico degli Scouts, Elle Di Ci, Leumann 1985.
    Giorgio Basadonna, Agesci. Un cammino di speranza, Borla, Roma 1979.
    Id. Spiritualità della strada, Ancora, Milano 1980.
    Rinaldo Fabris, Un campo per vivere la Parola, in: Scout - Proposta educativa 1989, n. 13, pp. 9-10.
    Id., Dallo spirito scout all'educazione cristiana, in: Scout - Proposta educativa 1989, n. 4, pp. 18-19; L'educazione cristiana nella proposta scout, ivi, n. 7, pp. 16-17; L'itinerario cristiano e la proposta scout, ivi, n. 7, pp. 16-17; L'itinerario cristiano e la proposta scout, ivi, n. 13, pp. 17-18.
    Andrea Ghetti, Al ritmo dei passi, Ancora, Milano.
    Giacomo Grasso, Note sulla spiritualità scout, in Note di Pastorale giovanile 1978, n. 7, pp. 23-26.
    Paolo Ripa di Meana, Lo Scoutismo cattolico in Italia, in: A.Favale (ed.), Movimenti ecclesiali contemporanei. Dimensioni storiche, teologico- spirituali ed apostoliche (Bibl. di Sc. Religiose, 92), LAS, 1991, 59-100.
    Ermanno Ripamonti, Lo Scoutismo. Una proposta educativa e di vita, Ancora, Milano 1989.
    Mario Sica, Storia dello Scoutismo in Italia, La Nuova Italia, Firenze 1973, 1987.

    - Documenti Agesci:
    Agesci Formazione Capi, Dossier Campi Bibbia (dattil. ciclostilato, 174 pp.).
    Storia dei Campi Bibbia (s.d., 1990? - dattil., 7 pp.).
    Documento conclusivo del Seminario di studio «Accostamento alla Bibbia in Agesci», in Agescout 1989, n. 14, 2 pp.
    Documento conclusivo del Seminario di studio «Spiritualità e testimonianza», in Agescout
    1991, n. 14, pp. 2-4.
    Équipe Campi Bibbia, Relazione sintetica sull'esperienza dei Campi Bibbia (s.d., 1988? - dattil., 3 pp.).

     

    I CAMPI BIBBIA: APPUNTI DI STORIA

    Manca tuttora una storia della catechesi nell'Agesci, nonostante l'apporto originale che lo scoutismo in Italia ha dato alla comunicazione della fede. Uno spoglio attento della vecchia stampa associativa e un'analisi dei libri formativi e dei manuali di preghiera rivolti ai ragazzi sarebbe fruttuosa a tale scopo. Merita comunque ricordare almeno il «Manuale religioso degli esploratori» dell'ASCI (Associazione Scout Cattolici Italiani) del 1920, cui ne seguirono parecchi altri; «L'esploratore con Dio» di Don Sergio Pignedoli, poi cardinale, del 1946; il «Vangelo dello scout» (1946); «Il Vangelo nel grande gioco», manuale di preghiere dell'AGI (Associazione Guide Italiane), uscito in prima edizione nel 1950; «Preghiamo insieme», a cura della Squadriglia Bibbia e Liturgia dell'AGI, del 1959; «Lo scoutismo nel Vangelo», tradotto nel 1962; il «Lezionario scout» dell'AGI, pubblicato all'indomani del Concilio nel 1968 (contiene letture bibliche e salmi sui temi fondamentali dello scoutismo); il manuale di preghiera per i rovers «Sulla tua traccia, Signore» (1970); la nuova edizione de «La Traccia», del 1984, che presenta il tentativo di dare una base biblica alla preghiera.[20] Già dai titoli traspare il forte aggancio biblico dell'educazione religiosa scout.
    Ma i dati più significativi si attingerebbero dalle testimonianze del vissuto: le messe al campo, la catechesi occasionale, la preghiera di reparto e in clan, i Cantieri R/S, il «deserto» proposto negli Hykes e nelle Routes... È questo l'humus in cui è gettato e attecchisce il piccolo seme dei CB, che a sua volta arricchirà il terreno nel quale è germogliato.

    Gli inizi

    In un Dossier pubblicato nel 1980 Agnese Cini Tassinario, poi fondatrice e attualmente Presidente di Biblia, Associazione laica di cultura biblica che opera in Italia dal 1985, racconta la nascita dei CB Agesci: «Già nel 1963 l'AGI volle avere al suo interno una squadriglia Bibbia e Liturgia che aiutasse i suoi capi ad approfondire ed esprimere la propria fede, per viverla meglio, per testimoniarla e per proporla alle loro coccinelle, guide e scolte. Questa squadriglia... fu sciolta nel 1970. Nel frattempo avevo avuto la fortuna di partecipare, quasi per caso, a un Campo Bibbia in Francia, nell'Abbazia di Frigolet: il mio primo incontro con la Bibbia. Da allora la Bibbia è stata la compagna insostituibile della mia vita... Nel 1969 vi fu un primo tentativo di corso biblico estivo... Doveva durare dieci giorni e fu lanciato con molta propaganda sui giornali associativi..., ma non durò nemmeno un giorno perché le iscrizioni furono soltanto due. L'anno successivo si propose per la prima volta il Campo Bibbia, rivolto ai Capi dell'AGI e dell'ASCI... Per l'ambiente pensai alla splendida Abbazia di San Galgano (presso Siena)... Un'abbazia solitaria in mezzo ai campi, imponente e povera allo stesso tempo, che aveva il cielo come tetto e per pavimento un prato, mentre ai lati s'innalzano mura trecentesche. Nel convento adiacente sei anziane suore di clausura, straniere, pregavano e pregano ancora. In questo splendido luogo, con il permesso accordato quasi controvoglia dalle monache... ebbe avvio il primo Campo Bibbia. Era l'agosto 1971. Tutto era pronto... Aspettavamo con impazienza 18 iscritti... ne arrivarono solo cinque...».[21]
    L'entusiasmo, le incertezze, il parziale fallimento contrassegnano l'umile inizio di un'avventura che è continuata in crescendo. L'anno seguente il Campo si sdoppia: uno di introduzione, un altro sull'Apocalisse. Nel 1974 si tengono quattro Campi, in date diverse, sei nel 1976. Oltre che in Toscana, si realizzano come proposta nazionale in Sicilia e Friuli-Venezia Giulia, e si diffondono come proposte locali in Sardegna, e per breve tempo nelle Marche e in Molise. Dai dodici partecipanti del 1971 si arrivò gradualmente a 120 nel 1978. Ancor prima della fusione tra le due associazioni nel 1973 nasce una équipe mista AGI-ASCI per i CB. Nel 1978 si svolge a Foligno un incontro aperto a tutti i partecipanti dei primi sette anni di CB, sul tema: Come vivere il servizio alla Parola. Nel 1981 si realizza un CB itinerante in Palestina.

    Sviluppi

    Nel decennio 1980-90 la novità più importante sta nella utilizzazione dell'antica Abbazia di San Benedetto sul monte Subasio presso Assisi, parzialmente restaurata e resa agibile, affidata dal 1983 in commodato all'Agesci come centro di formazione e spiritualità. Qui tendono a concentrarsi tutti i Campi Bibbia, cosa che avviene nel 1987 ad eccezione dei CB in Sardegna che dal 1986 sono diventati nazionali.
    L'ambiente austero e solitario di San Benedetto favorisce il clima di studio e di vita comune intorno alla Parola nello stile di semplicità e gioia caratteristici dello scoutismo. Tra Campi A (di introduzione) e Campi B (di approfondimento) ogni anno si svolgono tra i sei e gli otto campi, che attualmente vedono oltre 200 partecipanti.
    Nel 1981 nasce nell'Agesci l'équipe Fede, con la quale collabora l'équipe CB. È questa a programmare, coordinare e animare i vari CB creando una tradizione e offrendo all'associazione un'occasione qualificata di formazione personale. Nel 1984 si realizza un altro CB itinerante nei luoghi delle origini cristiane, questa volta «sulle tracce di San Paolo» in Turchia e Grecia. Un terzo si è svolto nel 1988 in Siria e Giordania «sulle tracce di Abramo».
    Altre iniziative del decennio: le «lettere pastorali» mandate ai partecipanti dell'anno precedente, scritte da vari membri dell'équipe in momenti particolari, come l'Avvento e la Quaresima; la sensibilizzazione nei confronti dei giovani R/S in occasione della Route nazionale del 1986; la raccolta di esperienze, veglie, giochi ecc., frutto dei CB, pubblicata nel 1989 con il titolo «La Bibbia in mezzo a noi». Sono da segnalare infine le iniziative collaterali, come i Campi «Ora et la- bora» e i Campi di catechesi, anch'essi ormai stabilizzati a San Benedetto.


    NOTE

    [1] Per i rapporti tra l'Agesci e la Chiesa, cf Agesci Documenti 1: Statuto, Patto associativo, Carta cattolica dello Scoutismo; v. inoltre: G.Lombardi, G.Grasso, «L'Agesci e la Chiesa in Italia», in: Aa.Vv., Scoutismo ed esperienza di Chiesa, pp. 40-47; P.Ripa di Meana, Lo Scoutismo cattolico in Italia, cit., pp. 69ss (I cattolici e lo scoutismo), 82ss (Apertura di orizzonti), 87ss (La nuova Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani); E.Ripamonti, Lo Scoutismo, cit., c. IV (L'accoglimento nella chiesa, pp. 53-57), c. V (Vicende dello Scoutismo e del Guidismo cattolico italiano, pp. 57-62) e c. VI (Il Patto associativo dell'Agesci, pp. 63-80); M.Sica, Storia dello Scoutismo in Italia, cit., c. IV (I cattolici e lo scoutismo, pp. 31-55, c. X (La rinascita), spec. pp. 159-162 (La ricostituzione dell'associazione cattolica), c. XV (L'unificazione tra scoutismo maschile e femminile), spec, pp. 236-239 (Le «Chiarificazioni» dell'Episcopato).
    [2] Cf R.Baden Powell, Scoutismo per ragazzi, Ancora, Milano 1963; P.Bertolini, V.Pranzini, Scoutismo oggi. Il segreto di un successo educativo, Cappelli, Bologna 1981; E.Ripamonti, Lo Scoutismo. Una proposta educativa e di vita, cit. (alle pp. 139-169: Saggio bibliografico ragionato).
    [3] A parte i documenti e i testi ufficiali dell'Agesci (soprattutto il Progetto Unitario di Catechesi = PUC), abbiamo fatto ricorso a una serie di testi policopiati a uso interno dell'Associazione («fonti») e a testimonianze manoscritte («lettere» indirizzate all'autore in risposta a un questionario sui CB).
    [4] R. Baden Powell, La strada verso il successo, Ancora, Milano 1960, p. 191.
    [5] R.Fabris, Un campo per vivere la Parola, in Scout - Proposta educativa 1989, n. 13, p. 9.
    [6] Presso la Sede centrale dell'Agesci (Piazza Pasquale Paoli, 18) e al Centro di spiritualità dell'abbazia di San Benedetto, Assisi, sono disponibili gli schemi delle lezioni, nonché il programma generale dell'attività, di molti CB. Alcuni si trovano nel Dossier CB citato.
    [7] Frutto soprattutto dei CB è la raccolta La Bibbia in mezzo a noi (7 volumetti più guida), ed. Fiordaliso, Roma 1989: vi si trovano veglie bibliche, liturgie della Parola, giochi, ecc. ordinate secondo i seguenti temi: amore, comunità, deserto, dolore, festa, morte e risurrezione, natura, pace, povertà, preghiera, santità, servizio, strada, vocazione.
    [8] La Bibbia nello zaino, cit.
    [9] I biblisti che hanno guidato i CB Agesci sono (tra parentesi il numero dei campi cui hanno prestato la loro collaborazione dal 1971 al 1991): Marco Adinolfi (1), Valentino Cottini (1), G.Domenico Cova (4), Jean Darù (12), Rinaldo Fabris (23), Pietro Facchinetti (4), Antonio Fanuli (8), Roberto Filippini (3), Daniele Gianotti (4), Giorgio Giordani (2), Vittorio Grandi (3), Giacomo Grasso (5), Marcello Guerrieri (1), Joseph Koch (2), Vittorio Liberti (10), Bruno Marin ( ), Arrigo Miglio (2), Franco Mondati (1), Francesco Mosetto (6), Fausto Perrenchio (1), Antonio Pinna (1), Stefano Pinna (1) Romano Rossi (1), Francesco Rossi De Gasperis (3), Patrizio Rota Scalabrini (2), Francesco Saracino (8), Pino Stancari (6), Agnese Cini Tassinario (8), Franz Tata (2), Filiberto Talamonti (1). La maggior parte di essi è composta di Professori di S.Scrittura in Facoltà e Seminari teologici.
    [10] Dossier Campi Bibbia, cit., p. 34.
    [11] Cf E.Ripamonti, Lo Scoutismo, p. 84.
    [12] Cf PUC, parte prima, cap. quarto (Per una catechesi inserita nella vita), III. Dimensione linguistica della catechesi: «Dalla parola all'esperienza e dall'esperienza alla parola», pp. 111-121.
    [13] Il PUC porta tra altri esempi quelli del «pane» e del «padre»: nel primo caso, dall'esperienza concreta della fame e del cibo si tratta di risalire al suo valore simbolico, già ricco sul piano umano (vita, commensalità...) a quello religioso veterotestamentario (es. il pane della Parola di Dio, il banchetto di Pasqua), con funzione pedagogica e prefigurativa rispetto al NT (Cristo «pane della vita».
    [14] Cf Documento conclusivo del Seminario di studio «Accostamento alla Bibbia in Agesci». Il testo continua: «Non una Bibbia secondo gli scouts, ma l'incontro tra una sensibilità umana e pedagogica, motivo di concreto impegno a servizio dei giovani, e la eterna attualità della pedagogia di Dio, mistero di incarnazione di cui il Libro è segno vivo e venerabile».
    [15] Alcuni esempi concreti di attualizzazione «scout» del messaggio biblico si possono vedere in libretti quali:
    - per le branche L/C: Antonio Napolioni, In cerca di Gesù con Samuele, ed. Fiordaliso, Roma;
    - per le branche E/G: Carla Nicolini, Scoprire Gesù [Vangelo di Marco), Coletti, Roma 1985; Id., Seguire Gesù [Vangelo di Luca], Coletti, Roma 1986; Id., Ascoltare Gesù [Vangelo di Matteo), Coletti, Roma 1988; Id., Spunti dal Vangelo di Giovanni, Coletti, Roma 1990; Roberto Del Riccio, Nel nome di Gesù. Pregare in squadriglia, Coletti, Roma 1986; J.P.Bagot, Sulle tracce di Dio, Borla, Roma (s.d.);
    - per le branche R/S: Una strada verso la felicità, Borla, Roma 1986; Insieme per vivere e sperare, Borla, Roma; Giorgio Basadonna, Un cammino di speranza, Borla, Roma 1979; Id., Spiritualità della strada, Ancora, Milano 1980; Gianfranco Vianello, Profeti per il Regno, Borla, Roma;
    - per gli scout adulti [MASCI]: Laura e Claudio Gentili, La Bibbia come un'avventura. Un metodo scout per la catechesi degli adulti, Borla, Roma 1990. Meritano anche attenzione i Dossier dei Campi nazionali di Catechesi, Chi sei tu, o Dio? (1983), E voi chi dite che io sia? (1984), In quei giorni effonderò il mio Spirito (1985), Edificherò la mia Chiesa (1986), Il Regno è già in mezzo a voi (1987), Ed. Fiordaliso, Roma (s.d.).
    [16] V. i saggi di G.Basadonna, C.Galli, G.Grasso, P.Ripa di Meana, citati nella bibliografia; inoltre: PUC, Parte prima, c. III, 7 (La vita scout: esperienza di vita cristiana) e 8 (La spiritualità scout: un modo particolare di essere cristiani), pp. 88-94.
    [17] C.Galli, Dallo spirito scout all'educazione cristiana, cit., p. 19.
    [18] C.Galli, Dallo spirito scout alla spiritualità della strada, cit., p. 13.
    [19] Campi Bibbia e scoutismo cattolico, cit.
    [20] Cf Alessandra Falcetti, Seminario di studio «La preghiera nella tradizione associativa» ASCI-AGI, AGESCI» (1989). Commento critico dei testi usati in Associazione alla luce dello Scoutismo, in Agescout 1991, n. 13, pp. 3-5.
    [21] Agesci, Formazione Capi, Dossier Campi Bibbia (1980), pp. 9-11. Il Dossier, ciclostilato, si compone di tre parti: 1. Storia dei CB; 2. Esperienze dei singoli CB dal 1971 al 1979; 3. Appendice: veglie, temi svolte ai CB, interventi esterni.


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