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    Adolescenti e sessualità



    Umberto Fontana

    (NPG 1992-07-49)

    La sessualità dell'adolescente è variegata e complessa, immatura e misteriosa esattamente come complessa, immatura e misteriosa è la personalità dell'adolescente. Anzi, non è possibile valutare la sessualità dell'adolescente se non a partire dalla sua personalità in formazione.
    Una riflessione seria permette di evidenziare alcuni tratti che connotano la sessualità nell'adolescenza:
    - la sessualità dell' adolescente si differenzia strutturalmente dalla sessualità del bambino, anche se si innesta sulla piattaforma biologica dell'infanzia;
    - riassume tutte le caratteristiche della sessualità infantile, però le supera violentemente in quanto introduce una zona «bersaglio» nuova (il genitale), ma senza riuscire a creare una struttura accettabile per l'utilizzo di queste energie;
    - possiede questi due tratti di connotazione: pulsionalmente intensa come quella dell'adulto, ma senza canalizzazioni di utilizzo;
    - si differenzia notevolmente anche tra maschi e femmine, in quanto l'oggetto di espressione diviene per il maschio il «genitale», per la femmina «l'emotivo-sentimentale» con forte ancoraggio in tutto il corpo.
    Attorno a queste dimensioni la sessualità dell'adolescente nasce e prende consistenza, man mano che nasce e prende consistenza la personalità, e di questa segue passo passo tutte le incertezze e le ambivalenze che la caratterizzano: incertezze fatte di regressioni e avanzamenti improvvisi, di intuizioni e scoraggiamenti, di avvenimenti vissuti come eccezionali e vivi, ma subito dopo smentiti da altri avvenimenti che riportano il ragazzo nell'orbita della più completa dipendenza dalle figure parentali. La sessualità dell'adolescente non ha insomma una fisionomia sua particolare o, se si vuole, la caratteristica della sessualità dell'adolescente è quella di non aver confini e limiti precisi.
    L'adolescente non è più bambino, ma non ancora uomo: mantiene dell'uno e dell'altro alcune caratteristiche. Del bambino mantiene sostanzialmente l'esperienza vissuta, mentre dell'uomo acquista a passi giganteschi la struttura fisica.
    Il raccordo psicologico tra il bambino che sta morendo e l'uomo che sta nascendo avviene faticosamente, e la sessualità è forse il tratto più evidente di questa faticosa nascita, per almeno tre ragioni:
    - la pulsionalità fisiologico-ormonale intensissima non è sottoposta ad educazione, mentre invece gli altri tratti di crescita vengono opportunamente educati;
    - la società degli adulti, alla quale l'adolescente si affaccia in modo goffo e impacciato, è infarcita di stimoli sessuali che il ragazzo non è in grado di «capire». In altre parole, si pretende dai ragazzi una contraddittoria situazione che si conforma con il dover recepire stimolazioni che obbligano il sistema bersaglio psico-sessuale a rielaborare esageratamente reazioni fisiologiche, ma non aiuta assolutamente il sistema psicologico-relazionale ad inibire gli stimoli;
    - l'educazione precedente ha creato nel bambino l'abitudine ad avere «saturata» la sessualità pregenitale (orale, fallica ed anche edipica). Improvvisamente questa saturazione cessa e il ragazzo si trova esposto alla «fiumana» di stimoli che non dovrebbe più né accogliere, né tanto meno soddisfare.

    LA PIATTAFORMA INFANTILE DI INNESTO

    Tutti notano la differenza tra un bambino e un adolescente sia nel sesso maschile che (e con maggiore evidenza!) nel sesso femminile.
    Non occorre quindi richiamare esplicitamente i tratti fisici che caratterizzano la trasformazione puberale, né i cambiamenti a cui gli adolescenti vanno soggetti.
    È importante invece richiamare la struttura della sessualità infantile che ogni adolescente ha alle spalle nel momento in cui raggiunge la maturazione sessuale nella pubertà.
    Nella struttura biologica che «scoppia» quasi all'improvviso, gli adolescenti si trovano a dover utilizzare per la recezione e l'interpretazione delle pulsioni sessuali un sistema ideologico e pratico totalmente diverso e assai inadeguato, rispetto al tipo di problematica che si presenta.
    Non tutti hanno conoscenze sessuali sufficienti per poter capire la trasformazione dell'apparato anatomo-fisiologico del sesso; e, anche quelli che ne sono stati informati, si trovano a dover fronteggiare fatti totalmente diversi dalle cose esperimentate fino a quel momento.
    La sessualità infantile ha come caratteristica quella di passare inosservata e di non essere considerata tale dagli adulti o dagli educatori.
    Un bambino che desidera il seno della madre o abbracci e carezze di cocco- lamento, o la rassicurazione fisica tra le braccia o sulle ginocchia dei genitori, non ha certo la cognizione di agire una situazione «sessuale», né i genitori si sentono a disagio nel «soddisfare» direttamente o tramite oggetti transizionali (il ciuccio, la copertina, un simbolo qualunque della madre, ecc.) queste richieste «sessuali» dei loro bébé! Eppure tali comportamenti dei bambini sono di carattere sessuale e, anche se non raggiungono il bersaglio degli or gani genitali, si giocano sul terreno fisico, con emozioni e partecipazione di tutto il corpo così intensa che la personalità ne è tutta presa, analogamente a quanto accade all'adulto nel momento dell'orgasmo, quando ogni energia psico-fisiologica viene strumentalizzata per esprimere tale piacevole partecipazione.
    Anche la sessualità infantile, come quella dell'adolescente e dell'adulto, ha come caratteristica di essere un'attività intensa che investe tutta la personalità, che genera partecipazione e piacere, e si manifesta con «giochi» auto- ed etero-centrati.
    Nel periodo della prima e della seconda infanzia sono assai conosciuti i «giochi erotici», ai quali il bambino dedica tanta energia e ai quali i genitori danno poca o nessuna importanza.
    Solo dopo la pubertà questi «giochi» sono considerati pericolosi e diventano «proibiti», e di conseguenza vengono sottoposti a condanna morale.
    Questo capitolo della sessualità infantile è stato sempre contestato da molti filosofi, medici, sacerdoti ed educatori.
    Da Freud in poi però i clinici l'hanno sempre considerato uno dei capitoli più importanti della storia personale, al quale ognuno inconsciamente si riallaccia, almeno a livello fantastico- compensativo (le fantasie sessuali inconscie dell'oggetto interiore), nel corso della propria attività sessuale successiva.
    La sessualità infantile viene sempre «rimossa», il che equivale a dire che nelle tappe successive dello sviluppo psicosessuale, semplicemente «ci si dimentica» dei drammi orali, fallici-edipici e dei «giochetti» erotici, che da bambini o nel periodo delle elementari (del periodo così detto di latenza) quasi tutti hanno agito in senso attivo o passivo, magari solo assistendovi.[1]

    LE DIMENSIONI DELLA SESSUALITÀ ADOLESCENZIALE

    Superato il traguardo della pubertà, l'adolescente si trova a dover gestire una serie di nuove energie che non sa né valutare né incanalare.
    Sente che non è più bambino in parecchie dimensioni di se stesso, ma sente contemporaneamente che non è ancora nel mondo dei grandi proprio in quell'aspetto di novità che egli va assumendo in se stesso e che lo presenta come «diverso» a quegli adulti che finora lo hanno interagito con un ruolo ben preciso e chiaro, il ruolo di «bambino».[2]
    A questi egli dovrebbe mostrare la «novità» che va sperimentando dentro di sé.
    La novità più grossa sta proprio nella dimensione sessuale, che quasi improvvisamente va assumendo importanza e attenzione, e che «conquista» il primo piano nella compagine della personalità.
    Tutto lo sforzo dell'Io viene rivolto a «interpretare» e ad accettare questa «novità»; avrebbe quindi bisogno di averne un supporto sufficiente. Ma questi non ci sono ancora.
    Il comportamento sessuale che si può considerare «tipico» dell'adolescente sta proprio nel tentare (o nel voler a tutti i costi provare) di fare il «grande» in questo settore, che è il più nuovo e, di conseguenza, il più affascinante e misterioso.
    Per questa ragione il ragazzo cerca (tramite tentativi per prova ed errore) di formarsi gli schemi funzionali a comprendere la sua sessualità, e ad in canalarla verso mete «accettabili».
    Nella sua esperienza infantile il ragazzo non trova schemi sufficienti per avere una certa comprensione dei fenomeni nuovi, ai quali si sente come «esposto», senza sentire di essere lui a poter dirigere, o solo ad influenzare, il flusso energetico del suo divenire maschio o femmina.
    A differenza della sessualità infantile, la sessualità dell'adolescente si concretizza su di un oggetto, che il ragazzo intuisce, dovrà, a fine corsa, coincidere con il genitale.
    Tra ragazzi e ragazze l'oggetto sessuale varia notevolmente nel corso della adolescenza: il maschio investe fin dall'inizio gran parte della sua pulsionalità sul «genitale» e carica ben presto gli organi bersaglio (così detti) in modo drammatico e violento, sì da perdere spesso il controllo intellettivo di quel che avviene, e le capacità di inibizione; la femmina, al contrario, investe il suo corpo e il suo spirito di energia sessuale, senza localizzarla chiaramente sul «genitale», così che tutto il suo tragitto di sviluppo sarà disturbato fortemente dal bisogno di «capirsi», di «mettere ordine in se stessa», «di dare un nome e un colorito ai suoi sentimenti».
    Entrambi hanno bisogno di farsi degli schemi, tramite i quali poter controllare le loro energie.
    Caratteristica della sessualità adolescente può essere proprio quella di provare comportamenti nuovi, funzionali, come già detto, all'utilizzo delle nuove energie.
    Parlando di schemi non si intende evidentemente schemi mentali, ma comportamenti: che seguono nel loro comporsi la dinamica della formazione di abitudini.
    L'adolescente volto alla ricerca di schemi interpretativi e di utilizzo per le nuove energie, passa per una svariata gamma di tentativi, più o meno felici, di comportamenti-ricerca, di fronte ai quali egli tuttavia rimane come «spettatore sconcertato», con l'interrogativo negli occhi e l'ansia nel cuore.
    I dati attuali di una poderosa ricerca sugli adolescenti italiani, avviata dai Cospes, e tuttora in corso, confermano l'affermazione che l'adolescente, di fronte alla fenomenologia del sesso, rimane «spettatore spaurito e sconcertato».[3] Tutti i comportamenti sessuali degli adulti, presentati da stampa e media, vengono quindi prima «osservati» dall'adolescente, poi presi in considerazione e spesso, spudoratamente, vengono «mimati» in contesti che egli con- sidera solo come «prove generali» della sua futura identità sessuale.
    Si intuisce subito quanta importanza dovrebbe acquistare il principio pedagogico di non esporre il ragazzo adolescente a stimolazioni sessuali radicalizzate in comportamenti al limite della norma o chiaramente patologici (come ad esempio esibizioni omosessuali, situazioni sadomasochistiche, amori di gruppo, scene di violenza); sarebbe come esporlo a «provare» comportamenti che un domani la società stessa gli contesterebbe e gli vieterebbe con forti colpevolizzazioni che nuocerebbero fortemente alla sua identità.
    Di ogni atteggiamento sessuale di fronte al quale si sente spettatore-attore, l'adolescente percepisce la carica intesa che travolge le sue fragili barriere di resistenze (che sono in fondo ancora le buone abitudini infantili), ma lo considera tutto sommato ancora come un sogno, dal quale si dovrà risvegliare.

    IL QUADRO DEI COMPORTAMENTI SESSUALI DELL'ADOLESCENTE

    Anche l'adolescente arriva a fare in campo sessuale tutto quello che gli uomini e le donne adulte possono fare. Egli «si lancia» nella ricerca della sua identità sessuale e, proporzionatamente alle circostanze che gli si presentano o alle situazioni in cui vive, egli la rifiuta o la enfatizza, impiegandovi però sempre tante energie (anzi tutte le sue nuove energie), ma sempre senza schemi di comprensione e di utilizzo equilibrati.
    Nei comportamenti di ragazzi o ragazze adolescenti possiamo trovare quindi la più ampia gamma di atteggiamenti sessuali, che vanno dalla pomo- esibizione più sfrenata, agli amori più platonici espressi dall'atteggiamento mano nella mano, o al rifiuto più categorico di tutto quello che sa di erotico.
    Si passa facilmente dalla masturbazione solitaria e sfrenata, accompagnata da sensi di colpa intensi, alla «caccia all'uomo» organizzata tra amiche, o al catalogare in agenda le vere o presunte conquiste femminili.[4]
    La ricerca Cospes sopra citata ha chiesto agli adolescenti: «Hai fatto qualche esperienza con qualche ragazzo/a?». Sia i maschi che le femmine, in ogni fascia di età che va dagli anni 14 ai 19, ha dato risposte affermative di un valore che va dal 60% al 77%.

    Le risposte degli adolescenti

    La maggioranza dei ragazzi dice chiaramente di aver avuto esperienze eterosessuali certamente gravide di emozionalità e di insicurezza, mentre il rimanente delle risposte complementari a 100 afferma di non aver avuto nessuna esperienza. Interessante è notare che nella gamma delle quattro modalità in cui venivano espresse le intensità delle esperienze, «poche, abbastanza, molte e moltissime», nelle prime tre gradazioni, le risposte non sono presenti se non in percentuale minima, non significativa. Nella modalità «moltissime» invece sono concentrate le percentuali che ho sopra riportato.
    Ciò esprime probabilmente l'emozionalità intensissima che accompagna ogni esperienza di sesso nell'adolescenza e, nello stesso tempo, l'imbarazzo a dover ammettere che questo tratto di personalità è più sentito e il più difficile a definirsi.
    Non emergono differenze particolari sulla quantità delle esperienze tra campione maschile e campione femminile- è evidente che se i ragazzi si incontrano con le ragazze, per la proprietà transitiva... le ragazze si incontrano a loro volta con i ragazzi! La tendenza del gruppo di coloro che affermano di non avere «nessuna esperienza» va decrescendo notevolmente dagli anni 14 (35.5% le femmine). La tendenza opposta del gruppo che afferma di avere «moltissime» esperienze va invece crescendo dagli anni 14 (51.5% i maschi e 42.4% le femmine) ai 19 (81.6% i maschi e 75.0% le femmine) Il che dice tratto di maturazione, che esprime crescita, accettazione, schiarimento e forse ormai utilizzo delle energie sessuali.
    Tutto fa presumere che a 19 anni i ragazzi siano in rettilineo di uscita dal tunnel, nel quale sono entrati con la pubertà cinque o sei anni prima.
    Esula da questo abbozzo di studio l'analisi della sessualità delle esperienze che i ragazzi possono aver fatto (e continuano a fare) man mano che vedono davanti a loro il mondo degli adulti sempre più chiaro.
    Ripeto che le esperienze sessuali dell'adolescenza includono tutti quegli atteggiamenti che i ragazzi hanno visto e «mutuato» dal mondo degli adulti, il quale non ha alcun pudore a presentare i contenuti normali e patologici del comportamento sessuale.

    SITUAZIONI «TIPICHE» DELLA SESSUALITÀ DEGLI ADOLESCENTI

    Tratto «tipico» della sessualità dell'adolescente è la mancanza di vere e definitive canalizzazioni delle energie sessuali. La quantità e la mobilità delle pulsioni sessuali sono invece esattamente come presso gli adulti.
    Difficilmente l'adolescente rivolge la sua sessualità verso un oggetto di amore definitivo e vero rappresentato dal sesso opposto. Di conseguenza nell'adolescenza si riscontrano frequentemente sindromi sessuali assai sfumate e variegate, nelle quali l'oggetto sessuale definitivo permane velato. Le energie sessuali restano incentrate narcisisticamente sul soggetto stesso, spostate sopra costruzioni intellettuali o sentimenti religiosi, visualizzate su situazioni «eroiche», su elementi particolari di un oggetto parziale che in qualche modo rappresenta (e un domani sarà nella sua completezza) la persona fisica del partner o della partner...

    1. Abbastanza tipica è la sessualità regressiva che si riversa sopra oggetti di contenuto e sapore materno. Specie negli anni 14-15-16 alcuni ragazzi maschi rifiutano il loro divenire e perseguono un «ritorno» allo stato infantile per avere protezione e sicurezza. Sviluppano a tale scopo malori, paure, insicurezze, irascibilità, disadattamento al mondo extra-familiare e a tutto ciò che li spingerebbe ad affrontare il confronto in campo aperto con i coetanei. In fantasie eroico-erotiche, accompagnate da masturbazione violenta o da ricerca morbosa del pomo, scaricano la loro tensione fisica. Spesso nella patologia più grave coinvolgono in questa regressione anche la madre e ottengono di estromettere il padre dal proprio tragitto di crescita.
    Questo è un momento difficile per le madri, perché sono costrette a scegliere nel figlio o il «bambino» che le ha realizzate madri, o l'«uomo» che le farà diventare ex-madri.
    Le ragazze spesso si chiudono anch'esse al loro divenire; frenano il loro ciclo mestruale e sviluppano una vera e propria «fuga da se stesse», durante la quale inibiscono ogni linguaggio del corpo per allargare in modo ipertrofico il linguaggio dei sentimenti. In altre parole, cascano in una palude di pessimismi e lamentele incentrate masochisticamente su di sé, e non riescono a trovare uno schema corporeo adeguato a sopportare il fiume dei loro sentimenti.
    La linea regressiva nelle ragazze è chiara, anche se compensata da attività scolastica soddisfacente. Esse vorrebbero ritornare «piccole» per non dover affrontare tutte quelle cose che le assaltano interiormente come una marea grigia, e fantasticano rapporti del passato. Spesso riescono a coinvolgere in tale atmosfera la madre, ottenendo così che anch'essa «esterni» i propri eventuali nuclei di insoddisfazione, complicando in questo modo ulteriormente la situazione evolutiva. Talvolta madre e figlia si coalizzano insieme (a livello inconscio naturalmente!) in un patto di ostilità verso l'esterno o verso l'uomo (sia esso compagno di scuola, padre o marito).

    2. Altrettanto tipica è la situazione del ragazzo adolescente che «carica», come si suole dire, di energie erotiche attività intellettuali o artistiche (a volte addirittura scolastiche) in modo da perdere il contatto con il suo divenire. Spesso si butta in hobbies compensativi che lo distolgono dal lavoro scolastico e si identifica in una specie di super-man che vive una dimensione solo sua. La grande patologia schizofrenica o paranoide non è lontana da simile posizione.
    La ragazza diventa introversa e inaccessibile, piagnucolona e superficiale, sempre pronta a darsi la croce addosso e a scappare da confronti con l'esterno. La sua pulsionalità scorre su ogni situazione sentimentale disturbando una concentrazione sul suo ruolo nuovo. Rischia essa stessa di non accorgersi della sua trasformazione puberale.

    3. Altra situazione tipica è quella dell'adolescente che si lega a ideali umanitari, partecipando a gruppi impegnati, e «carica» rissosamente tutte le sue energie su ideali irraggiungibili.
    Sviluppa spesso beghe di delusione, con accuse di disimpegno verso organizzatori sociali o compagni di attività. Dall'interno di tali donchisciottesche imprese, non si accorge che il tempo passa e che egli è rimasto all'inizio della sua adolescenza, senza rielaborare i contenuti di una nuova identità.
    Vengono a trovarsi peraltro in queste situazioni i «bravi ragazzi» ai quali si appoggiano spesso sacerdoti, capi scouts o organizzatori del sociale. Gli interessati perdono l'onda del loro divenire perché non «scoprono» mai il senso reciproco della sessualità. Per la loro pulsionalità (sfogata in azione masturbatoria o di gioco cameratesco con compagne o compagni) si colpevolizzano molto o ne ricavano teorie permissivistiche atte a scusarsi.
    Rimangono gli eterni «bambini» che riescono simpatici e servizievoli, ma dentro non maturano e restano informi e irosi.

    4. Ad ogni forma di disadattamento si associa sempre una «deformazione» dei comportamenti sessuali, ora in senso esageratamente contenuti, ora in senso esageratamente espansi.
    La ragazza «libera» è il prototipo al femminile; mentre al maschile il prototipo è il ragazzo bello e sbracato dei luoghi di ritrovo (discoteche, spiagge, palestre, piazze, ecc.), che se può passa da gonna a gonna senza riuscire ad esprimere mai a livello sentimentale neppure una sillaba...
    Il disadattamento grave che sfocia in tossicodipendenza o in malavita non ha bisogno di commenti. Anche in questi ambiti di devianza il capitolo del sesso è un capitolo sempre di primo piano e sempre assai variegato nei comportamenti.


    NOTE

    [1] Per un'esposizione un po' più completa cf: Bernard Paul, Lo sviluppo della personalità. Guida alla comprensione del comportamento umano e delle relazioni interpersonali, Feltrinelli, 1980.
    Il libro è stato scritto da un maestro francese, psichiatra e psicoanalista, primario di ospedale e direttore della scuola di formazione per infermieri e assistenti di psichiatria infantile.
    [2] Un'esposizione chiara ed esaustiva di questa condizione di preadolescenza viene presentata nella monografia dei COSPES, alla quale rimando per ogni approfondimento:
    Tonolo G., De Pieri S. (a cura di), Preadolescenza, le crescite nascoste, Armando ed., 1990.
    [3] Riporto, anticipando le conclusioni e le riflessioni, alcuni dati direttamente dal tabulato: CO- SPES - Intervista adolescenti 1990.
    Un buon 20% degli intervistati dice di provare di fronte al sesso «emozione»; oltre il 15% dice di provare «imbarazzo» e un 12% dice che prova «timidezza». Un altro 20% parla invece di «attrazione», ma nessuno di questi sa ancora chiaramente dire che questa attrazione erotica è legata ai genitali. La domanda era infatti rivolta in questi termini: cosa provi di fronte ad un ragazzo/a che ti piace?
    Se sommiamo insieme le percentuali e cerchiamo di capire che cosa sta dietro ai sentimenti indicati spontaneamente da loro come attrazione, imbarazzo, timidezza ed emozione, possiamo ritenere che un 60% circa degli adolescenti nell'arco dai 14 ai 19 anni senta a sessualità come una robusta energia confusa, che necessita di comprensione e di dominio. Il restante 30% circa di risposte dice che l'adolescente si sforza di non accoglierla ancora e di eliminarla tramite meccanismi difensivi intellettuali (che ricavo dal 20% abbondante di risposte «non mi interessa» date alla domanda proiettivo-valutativa: Tu che cosa provi di fronte a stimoli erotici di pubblicità che espone nudo o pornografia?). Anche il 20% di risposte «non ne parliamo» della domanda: Cosa pensano i tuoi compagni della pubblicità che usa stimoli sessuali o immagini di nudo come richiamo?, dice la stessa posizione repressiva.
    La maggioranza però (un buon 65%!) dice che coglie l'aspetto fisico di questa attrazione, quando appare in un ragazzo/a di sesso opposto. L'altra parte di risposte si divide tra aspetti comportamentali e «modo di fare» e «modo di pensare».
    [4] Cito fra tutte una monografia abbastanza recente: Berti Ceroni C., Bonini C., Cercherini L., Zaini B , La prima volta: un'indagine sulla scoperta della sessualità nell'adolescenza, Franco Angeli, 1987.
    Altrettanto importanti risultano le storie di vita citate dalla poderosa monografia: Hite S., Rapporto Hite, Milano, 1977; e ancora: Hite S., Le donne e l'amore, Milano, 1988


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