(NPG 1991-3/4-9)
Sono davvero molte le ragioni che ci muovono a riflettere in modo esplicito sull'educazione alla politica.
Tante ci superano, come gli avvenimenti della scena europea dell'89 e '90, oltre che quelli interni, che hanno davvero travolto ogni aspettativa politica verso un futuro nuovo; mentre quelli planetari (il grande problema dei rapporti tra Nord-Sud del mondo), da sempre ricondotti allo stato di latenza e rimossi dalla scena politica, sembrano divenuti ormai esplosivi ed improcrastinabili, risolvibili soltanto con un salto qualitativo di cultura politica dalle dimensioni planetarie.
Altre ragioni invece, che ci portano a ricomprendere il senso di un'educazione dei giovani all'impegno politico, sono tutte collocate all'interno della nostra storia di educatori e di cittadini, che vivono la responsabilità verso questa storia dilatata ormai a storia di casa comune che non conosce più barriere di stati o di nazioni.
Sono ragioni che ci accomunano in una storia più grande, la storia di tutti; che non ci dividono ma ci fanno intravvedere la possibilità di continuare a percorrere un po' di strada insieme, in compagnia di quanti si prendono a cuore le possibilità di vita per tutti, senza escludere nessuno, anzi, collocando al centro dei progetti coloro cui è ancora negato oggi vivere da donne e uomini, figli di Dio. Per questo riteniamo opportuno introdurre il dossier con una parte dedicata a ripercorrere il senso e le conquiste, in termini di autocoscienza educativa e non solo, di questo ventennio di passioni e di silenzi che ci ha condotti fin qui.
Per quanto riguarda il riscatto della figura di politica e il ricupero della dimensione politica all'educazione e alla pastorale (i due nodi affrontati nei primi passi), il nostro cammino ha vissuto gli alti e i bassi, le vicissitudini e il cambio di attenzioni che segnano le vicende culturali e politiche del nostro stesso Paese.
Sia nel momento della totalizzazione della politica nell'educativo, come nei tempi più tormentati del silenzio, dell'attenzione al soggettivo e di caduta delle utopie, un dato sembra permanere: è continuata per noi la riflessione e l'attenzione al politico, anche se sotto forme diverse.
La storia ci è stata maestra nel ricuperare la dimensione quotidiana, dimessa e diffusa, della politica; per cui oggi, nel guardare indietro al cammino che ci ha condotti a toccare i temi della spiritualità giovanile, dell'animazione, dei mondi vitali e dei valori nuovi, ci sembra di poter affermare che la riflessione e la ricerca si è approfondita, non eclissata; e che ciò che poteva apparire rimozione o negazione della politica nell'educativo, si è rivelato in realtà un ampio e profondo lavoro di scavo, di allargamento del suo spessore culturale, cioè antropologico e teologico insieme.
La rivoluzione silenziosa degli ultimi quindici anni
- Per evitare le scorciatoie dell'immaginario e dell'utopia troppo facile o del ripiegamento appiattito sul reale senza progetti, la rivoluzione silenziosa di questo ultimo decennio ci ha aiutato a riscoprire il volto dell'uomo, il tipo di società, il modello di chiesa, il tipo di educazione, che stanno a monte di un progetto di educazione politica.
È quello cui ci richiama il primo contributo.
- Nel suo articolo su «Educazione e politica», Carlo Nanni ci offre a brevi cenni una lettura storica del rapporto tra educazione (con particolare attenzione dell'educazione politica) e evoluzione politica della società e della cultura dal dopoguerra ad oggi.
Gli anni che ci separano del dopoguerra ad oggi si potrebbero caratterizzare, secondo l'autore, come un cammino di ricerca e di realizzazione di più democrazia; un percorso segnato dagli alti e bassi dell'onda della ideologizzazione o della de-ideologizzazione, ma più profondamente si potrebbe anche dire dell'accelerazione o dall'arrestarsi dello sviluppo o dalle continue messe in crisi del suo modello.
Cosicché anche la autocomprensione dell'educazione in termini di educazione politica, cioè del suo servizio per l'affermazione, la crescita e lo sviluppo della democrazia, e la definizione dei rapporti tra le due, mutano continuamente e si approfondiscono.
L'alba degli anni '90 rappresenta però un orizzonte nuovo dello scenario mondiale, mentre l'esito dell'onda lunga di una rivoluzione culturale silenziosa pone oggi urgentemente il problema della qualità di una nuova democrazia, perché, oltre che democrazia «reale», quella di oggi diventi «democrazia diffusa e compiuta».