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    L'animazione missionaria in un progetto di pastorale giovanile



    Juan E. Vecchi

    (NPG 1991-08-24)


    L'educazione e la pastorale giovanile si presentano oggi sotto il segno della complessità. Sono molti i temi e gli aspetti ai quali bisogna prestare attenzione per aiutare i giovani a crescere in modo integro ed armonico.

    Di fronte alla complessità

    La maturazione umana esige che li si accompagni nella loro crescita personale, nella loro esperienza, nell'apertura culturale, nell'orientamento professionale, nel loro inserimento nella società, nell'uso della comunicazione sociale, nella risposta agli stimoli dell'ambiente, nella formazione della coscienza morale... per citare solo i più importanti. Per quanto riguarda l'educazione della fede, ricordiamo: la sufficiente conoscenza della verità cristiana, l'iniziazione al mondo dei segni e delle celebrazioni, la partecipazione alla vita della comunità ecclesiale con sufficiente conoscenza del suo essere e della sua storia, l'implicazione nell'impegno cristiano, l'orientamento vocazionale e la formazione di una cultura cristiana capace di giudicare criticamente eventi e progetti storici. C'è chi si scandalizza dei «vuoti», dottrinali o pratici, che trova nella formazione cristiana dei giovani. Quanti lavorano nel campo educativo disperano di potersi sentire preparati per tale compito. La materia è molta, il tempo disponibile poco. Le voci che si fanno sentire sono tante e diverse; i messaggi e le impressioni, veloci. Per questo nella pastorale giovanile si stanno usando, in modo più o meno cosciente, due strumenti per trattare pedagogicamente i contenuti e le esperienze: il progetto educativo e il cammino di fede. Sono come intelaiature, stampi in cui si ordina e si orienta un materiale importante che arriva frammentario, complesso e disperso.

    IL PROGETTO

    Il progetto fa pensare a un obiettivo conosciuto, formulato e perseguito, verso il quale si fanno convergere messaggi, proposte, attività. L'obiettivo, così come il fine, è il primo nell'intenzione di chi si dispone ad intraprendere un compito. Tuttavia un obiettivo è anche il primo nella realizzazione. Enuncia una qualità fondamentale che la persona deve acquisire. Esso è già presente, come un piccolo seme, nella prima parola o intervento educativo, sebbene necessiti di essere progressivamente perfezionato in tutto il processo educativo. Tale concentrazione su di un nucleo che dà senso alla totalità e ad ogni aspetto del lavoro pastorale, risponde ad una tradizione che viene da lontano. L'annuncio degli Apostoli era contenuto in una frase, che poteva essere sviluppata in un discorso, dichiarato in un testo come lo sono i Vangeli, presentato durante l'iniziazione catechistica. Il nucleo era sempre lo stesso: da questo si partiva, a questo si ritornava, era messo in rilievo come fonte di ogni altra manifestazione o esigenza; non si dava mai per scontato o per sufficientemente assimilato. L'obiettivo del progetto educativo pastorale è suscitare e portare a maturazione la fede in Cristo, come elemento che dà significato all'esistenza e unità alla persona. I contenuti che si includono e le metodologie che si adottano nel progetto dovranno giustificarsi alla luce di questo punto centrale. Come conseguenza, il progetto mira ad una collocazione opportuna, coerente e proporzionata, di ogni aspetto particolare, in modo che il suo significato rispetto alla fede sia facilmente percepito e assimilato dai destinatari. Si vuole superare così la frammentazione delle diverse proposte e attività e costruire un sistema, un programma. Senza una simile collocazione in un sistema, i gesti, fatti o insistenze particolari possono avere un impatto passeggero, ma non formano una mentalità stabile nei destinatari, già troppo bombardati da ogni tipo di messaggio e perciò tentati di relativizzarli. Ad una prassi pastorale che moltiplicava le iniziative settoriali in diversi campi (gruppi, vocazioni, missioni, insegnamento, catechesi) senza preoccuparsi della connessione visibile, ne succede un'altra nella quale la cosa più importante non è la quantità, ma la sintesi, l'unità. Tale evoluzione ha i suoi buoni motivi. Quando l'universo nella fede era chiaro e socialmente condiviso, si interpretava facilmente il significato di ognuno degli elementi o gesti particolari che ad essa facevano riferimento. Era come comprendere una frase se si conosce una lingua, come interpretare un segnale se si conosce la chiave di lettura. Quando la lingua o la chiave sono sconosciute, succede che un messaggio, che nella mente di chi lo propone ha un preciso significato, è interpretato diversamente da quanti lo recepiscono. Quanti, dopo un viaggio del Papa, giornali alla mano, hanno proposto un dibattito con i giovani, possiedono un repertorio di esempi che lo conferma. Questo avviene oggi in tutti i campi. Le aree di conoscenza e di linguaggio si sono estese, e difficilmente l'esperienza della persona arriva a dominarle tutte. In un'indagine sulla percezione della natura da parte di bambini che hanno sempre vissuto in un ambiente urbano, si riferisce che, alla vista di un ruscello, uno ha domandato dove si fosse rotta la tubatura; un altro rifiutava con disgusto un frutto colto dall'albero, mentre mangiava tranquillamente la frutta comprata al supermercato; per un altro ancora le rane erano nate dalla fantasia, come i personaggi delle fiabe. Si parlò pertanto di un «analfabetismo ambientale». In assenza del contatto con questo universo, che noi e i nostri genitori chiamiamo «natura» (in cui gli esseri trovano la loro dimensione e il loro significato), l'interpretazione della realtà risultava sfocata. Non è detto che qualcosa di simile non accada anche nell'universo della fede e dell'esperienza cristiana.

    IL CAMMINO DI FEDE

    Il cammino di fede è strettamente connesso con il progetto. Il progetto è l'organizzazione dei mezzi educativi.
    Il cammino di fede, invece, segue soprattutto la trasformazione che ha luogo nella persona: un movimento caratterizzato dalla gradualità e dal progresso. Si propone di aiutare la persona a ricostruire intorno alla fede tutto quello che si riferisce al suo mondo vitale e tutto quanto va riscoprendo nella sua ricerca di significati. La stessa fede va acquisendo dimensioni più ricche e «impregna» la mentalità, lo stile di vita quotidiano, la presenza e l'impegno nella comunità. Nel cammino di fede non sono importanti soltanto gli aspetti, verità o esperienze che si offrono, bensì i processi di interiorizzazione e integrazione che la persona attua, i dinamismi che nascono interiormente, il fatto di progredire per opzioni personali e autentiche, verso una identità cristiana. Non sempre alla forza con cui una proposta è avanzata corrisponde una giusta pedagogia di interiorizzazione. In tal caso la fede, la religiosità, la morale sono da considerarsi come elementi validi ma esterni, avulsi dal contesto in cui si decidono i momenti importanti della vita. Ciò spiega le consistenze che vanno apparendo con il passare degli anni, nella misura in cui le impressioni svaniscono e comincia a farsi sentire l'influsso delle convinzioni e atteggiamenti profondi. La pedagogia della fede richiede che il messaggio e la proposta giusta si adeguino sempre allo stato reale della persona, più che al desiderio di promuovere un determinato settore di attività.

    L'ANIMAZIONE

    Con la parola «animazione» molti indicano l'azione di stimolo di un educatore o operatore pastorale, rivolta a persone o gruppi, perché questi considerino un tema o un aspetto, si lascino coinvolgere e si impegnino: una specie di agente di «comunicazione sociale». Per valutare i risultati dell'«animazione» in questo caso si enumerano le azioni intraprese, i destinatari raggiunti, i motivi proposti, e anche la risposta agli stimoli ottenuta dalle persone. È un'interpretazione accettabile dell'animazione, ma parziale ed esterna. Il protagonista è l'«animatore» che agisce. L'animazione rivela le sue possibilità educative quando è intesa come un modo di porre in relazione i diversi aspetti del progetto educativo e del cammino di fede della persona. Che un aspetto (orientamento vocazionale, missione, cultura) «animi» il progetto globale di educazione alla fede, significa che lo si fa agire dall'interno della persona, in modo che provochi la fede e la porti ad un maggiore approfondimento, chiarificazione, autenticità, fondamento. Le proposte animano nella misura in cui offrono il combustibile per il cammino, creano un desiderio e un dinamismo di ricerca nella persona, provocano un processo di assimilazione e di adesione. Animare religiosamente la cultura significa scaricare su di essa le sfide che l'esistenza umana propone per liberare tutta la sua profondità umana e razionale. Non si tratta allora soltanto di offrire più materiale relativamente ad un determinato aspetto (vocazioni, missioni, liturgia...). Si deve fare in modo che questo aspetto risvegli e ponga sotto una nuova luce quanto si è già acquisito - ciò che talvolta dormiva nella persona , che susciti desideri di crescita rinnovati tanto da essere percepito come importante in relazione alla vita e alla fede. L'animazione, in effetti, si propone non tanto di promuovere un settore (in tal caso sarebbe meglio usare la parola «promozione»), quanto di rendere la persona protagonista di nuovi processi di crescita e integrazione.

    L'ANIMAZIONE MISSIONARIA

    Un progetto educativo pastorale ha nelle «missioni» una miniera di stimoli per dare impulsi alla maturazione umana e cristiana di giovani e adulti. Per farne un uso pedagogicamente corretto, conviene partire da un'impostazione sicura. Tutta la Chiesa è missionaria, sempre e in ogni luogo. Ogni comunità cristiana è in missione, senza distinzione di collocazione geografica, situazione religiosa o contesto culturale. Ogni cristiano, dovunque sia o lavori, è mandato nel mondo, tra quelli che lo circondano, per annunciare il Vangelo. I tre aspetti costitutivi dell'identità della Chiesa, fonte di tutta la sua attività, sono: mistero, comunione, missione. Le missioni sono presenti in tutto il mondo. Paesi di missione li si ha anche in Europa e lo sono quasi tutti (secondo quanto affermano i Vescovi). Missioni, vere missioni, sono state realizzate e si realizzano, in città e paesi, da predicatori che si propongono di tornare ad annunciare il Vangelo, dimenticato o poco conosciuto. Segno e concentrazione di questa dimensione della Chiesa è la vocazione e il servizio di quanti lasciano la propria terra per dedicarsi ad annunciare Gesù Cristo ai popoli che ancora non lo conoscono, o laddove la comunità cristiana ha bisogno di essere sostenuta. La Chiesa prende in considerazione la vocazione di queste persone e le «manda» con un pubblico gesto. Esse sono considerate, dal popolo cristiano, come espressione insigne di fede e di carità. Ricevute ed ascoltate sempre con ammirazione; accompagnate con la preghiera e la collaborazione.
    Le missioni si presentano non come un fatto isolato e insolito, ma in continuità con l'identità di ogni cristiano e di ogni comunità, come la loro naturale «fioritura». D'altra parte, esse si presentano come un'espressione radicale e chiara di quell'identità capace di parlare e di muovere le comunità. Caratteristica comune ed evento significativo sono i due versanti che bisogna mettere in risalto perché le missioni animino la fede, e questa conduca all'impegno missionario in ogni parte, specialmente verso i più bisognosi del Vangelo. Per questo, più che strutturare il tema delle missioni in modo separato, in un capitolo speciale del progetto educativo pastorale, bisogna integrarlo come elemento fecondante delle sue diverse dimensioni: della crescita umana della persona, della sua maturazione nella fede, del suo processo di decisione vocazionale. La prassi evidenzia due modalità per conseguire questa integrazione: partire dagli interessi educativi basilari e risvegliare l'interesse e la coscienza missionaria per ottenere nuovi livelli di fede e di impegno. Il primo percorso lo seguono le istituzioni e/o gruppi vicini ad una educazione o catechesi fondamentale. Mentre maturano un'idea della vocazione cristiana, fanno conoscere e partecipare all'attività missionaria della Chiesa. Il secondo percorso è tipico dei gruppi e movimenti che hanno un interesse diretto per le missioni, lo sviluppo dei popoli, la collaborazione internazionale. L'esperienza missionaria si trasforma in itinerario di crescita umana e di maturità nella fede. All'interno di una comunità educati va, parrocchia o movimento di gruppi, questi due percorsi possono coesistere e interagire, essendo l'uno stimolo per l'altro. E in effetti è così che succede: la fede muove l'interesse missionario, le missioni danno impulso ai processi di fede e alla crescita della comunità cristiana.

    IL MATERIALE PEDAGOGICO DELLE «MISSIONI»

    Il progetto educativo offre pedagogicamente il materiale delle missioni secondo quattro modalità: l'informazione, la riflessione, la testimonianza e l'implicazione personale (collaborazione e impegno).
    Le missioni sono un «fatto» (talvolta suscita anche «curiosità»!), qualcosa che ha luogo in questo mondo. Come tale è oggetto di un'informazione che può interessare tutti, come l'esplorazione del polo, un volo spaziale, un campionato, una missione diplomatica o un viaggio del Papa. Di tanto in tanto qualche giornalista della televisione ce lo ricorda presentando come curiosità un'intervista a un missionario o accompagnandoci con la telecamera in un luogo di missione. È il primo dato che emerge: l'esistenza e l'originalità di questo fatto. L'informazione (quantità, qualità e stile) è indispensabile. Porta con sé un'enormità di elementi di maturazione culturale. Produce molte conoscenze geografiche ed etniche che non sono neutre, come in una lista asettica, ma in connessione con i problemi umani. Ho sul mio tavolo alcune riviste missionarie. Un solo numero di queste riporta notizie di undici paesi di tutti i continenti. I problemi umani connessi a questi riferimenti geografici sono le differenze culturali, le situazioni generalizzate di povertà, la discriminazione razziale, la dipendenza economica, le forme di organizzazione della società, lo stile di educazione, l'urbanizzazione, l'emigrazione, l'esodo rurale, la situazione femminile, l'influenza dei poteri esterni, l'estrazione delle materie prime... L'informazione missionaria porta ad una maggiore conoscenza del fenomeno religioso, della sua diffusione universale, delle sue differenti manifestazioni, delle relazioni tra le diverse religioni. È difficile parlare delle missioni e non far riferimento alle diverse credenze e pratiche religiose. L'influenza educativa che tale informazione può avere, dipende dal modo in cui la si presenta. Non tutti arrivano ad affrontare questo dato con uguale maturità: talora se ne parla come di un racconto che non coinvolge, talaltra con toni di irrisione o polemici. Tuttavia c'è chi «fa lezione» di cultura religiosa utilizzando il materiale offerto da queste riviste. L'informazione missionaria apre dunque ad un panorama di popoli, fatti, problemi e culture. Fa conoscere l'esperienza religiosa come una ricerca universale dell'assoluto. Fa inoltre sentire l'interdipendenza delle diverse aree del mondo, aiutando a captare concretamene gli effetti favorevoli o negativi di determinati progetti storici. Le missioni, soltanto sotto l'aspetto dell'interesse o della curiosità, formano all'apertura al mondo, aprono all'universalità. L'effetto educativo si apprezza chiaramente nei ragazzi che sono in contatto con questo tipo di realtà.
    Il «fatto» contiene «significati», l'informazione trasmette messaggi: alla narrazione-informazione segue la riflessione che si produce nella persona o si determina in un gruppo. E con questo, senza abbandonare il campo della cultura, entriamo più esplicitamente nell'educazione della fede. Le missioni dicono che l'esperienza religiosa, in particolare quella cristiana, è per qualcuno tanto attraente e importante da spingere a trascurare tutto il resto per concentrarsi su di essa. Romanzieri e sociologi, anche non cristiani, si sono sforzati di comprendere le motivazioni e gli atteggiamenti che spingono le persone a diventare missionari e missionarie. Questa è un'indicazione per gli educatori. Dalle imprese missionarie risulta evidente che ciò che è «religioso» è profondamente legato al problema dell'uomo e della sua dignità. La missione si presenta sempre più come servizio all'uomo, specialmente nella scoperta della sua vocazione, più che come proselitismo religioso. I significati si vanno esplicitando in contenuti catechistici: la vocazione universale di tutti gli uomini a formare una famiglia in Cristo, la missione della chiesa di essere «segno e strumento» di questa vocazione, la continuità tra Cristo e la Chiesa, una comprensione maggiore della presenza della Chiesa nel mondo, l'unione spirituale che esiste tra i cristiani. L'informazione si risolve, secondo i momenti e i destinatari, in una catechesi sistematica e occasionale. Non è necessario, né talvolta conveniente, cambiare lo stile della narrazione con quello della «lezione». Basta seguire la traccia che offrono gli Atti degli Apostoli e narrare con fede e a partire dalla fede.
    Fatti e significati sono incarnati in testimoni vivi. Essi raccontano la storia della loro decisione, comunicano la gioia della loro donazione, trasmettono la sete di verità e di salvezza che trovano sui posti di lavoro, documentano la forza trasformatrice del Vangelo. Raccontano la nascita e la crescita di una comunità cristiana. Comunicano il fascino dell'avventura. È questo un momento fecondo per le vocazioni, sebbene non completo. Si possiede, tuttavia, un'esperienza che oggi è convalidata dalla statistica: il motivo delle missioni è una componente determinante nella nascita di molte vocazioni. Testimoni eloquenti sono anche i missionari di ieri, in primo luogo quelli che portarono Cristo alla propria gente.
    Informazione, significati e testimonianze tendono a produrre un'implicazione personale di differenti livelli: interesse, sostegno esterno, collaborazione a distanza, partecipazione diretta all'azione missionaria. Le missioni possono arrivare ad essere così esperienza intensa e itinerario. Si può allora partecipare ad un progetto missionario nel quale si percorre un cammino di fede. Bisogna tenere in considerazione, tuttavia, che tale cammino non è materialmente legato alla partecipazione all'attività missionaria. Ci sono stati giovani che hanno partecipato a missioni per curiosità, generosità naturale o desiderio di esperienza, senza percorrere il corrispondente cammino di fede. L'esperienza missionaria richiede una pedagogia di preparazione, di accompagnamento, di continuazione.

    VALUTAZIONE DELL'ANIMAZIONE MISSIONARIA

    Il fatto missionario può attivare energie educative. Tuttavia, per raggiungere determinati obiettivi di formazione umana e cristiana, è necessario trattarlo pedagogicamente. Gli indicatori positivi per valutare se l'animazione missionaria si traduce in processi educativi si possono osservare su tre livelli.
    Il primo è la comunità educativa pastorale in se stessa. È la destinataria dei messaggi, il terreno su cui arrivano le proposte di collaborazione. In essa si può vedere se l'animazione si riduce a momenti occasionali di sensibilizzazione o matura in attività e in criteri duraturi. Costituisce un indicatore positivo quando all'interno della comunità cadono i pregiudizi e cresce la capacità di comprensione e accoglienza a persone di diversa provenienza, colore, livello economico e fede religiosa. Gente di diverse razze, di diverse culture vivono oggi gomito a gomito con noi; nonostante questo le paure e le difese si scatenano molto più spesso di quanto possiamo immaginare e con i pretesti più diversi. Fare l'elemosina agli abitanti dell'Africa e discriminare gli africani che vivono tra noi risulta vano come i balli selettivi di beneficenza in favore dei poveri. Un indicatore positivo è la preoccupazione reale, da parte della comunità educativa, per aprire i giovani ai grandi problemi dell'umanità, presentandoli con realismo, aiutandoli a vederne le conseguenze sull'ambiente immediato (la giustizia, la ricchezza e la povertà, la vita, l'etica), fomentando la convinzione che è possibile vincerli e dimostrando loro il gioco di responsabilità che agisce su di essi. Sulla stessa linea si può collocare, come indicatore positivo, l'importanza che la dimensione religiosa acquisisce nella vita della comunità, nei contenuti educativi, così come l'orientamento dei giovani alla generosità e al servizio più che alla conquista del successo personale.
    Il secondo livello al quale si possono valutare gli indicatori di una buona animazione missionaria è la relazione della comunità con la zona in cui è situata. Che senso avrebbe parlare di missioni lontane e non essere missionari nel proprio ambiente? Qui esiste la possibilità quotidiana di testimoniare e annunciare il vangelo; c'è gente che non ha mai sentito parlare di Cristo, sebbene sia in contatto con i cristiani. Il rapporto con l'ambiente circostante porta ad allinearsi pacificamente in favore della persona, proprio come ci raccontano i missionari. Come potranno «educare» quanti parlano dell'impatto nel Vangelo in terre sconosciute ma non lo portano nel proprio contesto, perché si disinteressano dei problemi dell'ambiente in cui vivono? Si ottiene un risultato educativo quando nella persona matura un atteggiamento o si radica un criterio, non semplicemente quando risponde generosamente ad uno stimolo occasionale.
    Il terzo livello nel quale si possono ricercare gli indicatori per una valutazione dell'animazione missionaria, è l'apertura delle persone e della comunità all'umanità e alla Chiesa. Tale apertura significa comprenderne l'interdipendenza. Sapere che un problema lontano è anche un problema nostro. Che la solidarietà non ha confini, così come la responsabilità. Lo esprime bene questa pagina di Helder Camara: «Qualunque sia la tua condizione di vita, pensa a te stesso e ai tuoi cari, ma non ti lasciar chiudere nel cerchio stretto della sua piccola famiglia. Una volta per tutte adotta la famiglia umana. Cerca di non sentirti estraneo in nessuna parte del mondo. Sii uomo in mezzo agli altri. Nessun problema di qualsiasi popolo ti sia indifferente. Risuona delle gioie e delle speranze di tutto il genere umano. Fa' tue le sofferenze, le umiliazioni dei tuoi fratelli; vivi su scala mondiale o, meglio ancora, universale. Cancella dal tuo vocabolario le parole: nemico, odio, risentimento, rancore. nei tuoi pensieri, nei tuoi desideri, nelle tue azioni, sforzati di essere veramente costruttore della pace».

    UN'INIZIATIVA ESEMPLARE

    Ogni progetto prevede offerte di base, medie e avanzate. Le prime sono per la massa, per tutti: si adattano a quanti cominciano e coinvolgono quanti sono sensibili. Le seconde sono per gruppi nei quali il messaggio iniziale è stato accolto e ha trovato risposta. Si possono collocare in questo livello i gruppi missionari. Un ambiente educativo trae vantaggio da una simile presenza. Sono un importante elemento di animazione, oltre ad essere un'occasione particolare di educazione per quanti vi partecipano. Non mancano federazioni di gruppi missionari che a loro volta fanno parte di movimenti giovanili più grandi. Tra questi vi è sensibilità e si promuove la corresponsabilità nelle iniziative di sostegno e nell'attività missionaria diretta. Le proposte avanzate chiedono un contatto prolungato con il fatto missionario e un provato esercizio di generosità. Il numero di coloro che si impegnano direttamente è basso, ma essi determinano un movimento notevole di sensibilizzazione e collaborazione.
    Tra le proposte più avanzate degli ultimi anni emerge quella del volontariato. Si tratta della prestazione professionale gratuita, per un tempo sufficientemente ampio della persona, per la soluzione di qualche situazione o problema della comunità. Più che un atto di generosità spontanea e passeggera, è una mentalità che valorizza l'aspetto sociale dell'apporto volontario, che combina il pubblico ufficiale e il privato in una nuova visione delle relazioni sociali. Frantumata la speranza di poter risolvere i problemi soltanto con l'iniziativa individuale o con l'organizzazione statale, si fa spazio alla collaborazione tra gruppi socialmente organizzati e organismi pubblici. Il valore della solidarietà caratterizza tutte le iniziative. Il volontariato non è presente soltanto nelle missioni, ma trova in esse un momento alto e fortemente espressivo di fede e di amore. Nelle missioni realizza in modo eminente i valori che lo ispirano: la gratuità, lo spirito di servizio, la solidarietà. Per questo il volontariato sta avendo, soprattutto in Europa, uno sviluppo insolito, sostenuto da una abbondante letteratura di orientamento e valutazione. Queste sono solo alcune delle possibilità che l'animazione missionaria offre per l'educazione umana e cristiana dei giovani. Chi la assume con convinzione ne scoprirà altre inedite e suggerite dalle risposte e dai risultati.


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