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    La proposta «giovani adulti» dell'Azione cattolica


     

    (NPG 1990-05-54)


    La proposta per i giovani adulti di AC nasce da una riflessione e da alcune sperimentazioni che si
    sono progressivamente sedimentate a partire dalla fine degli anni 70.

    Le sollecitazioni

    Tre esigenze hanno stimolato il cammino.
    Una prima, per così dire, di ordine interno. La ripresa associativa dell'AC e soprattutto a livello giovanile richiedeva di riformulare itinerari e proposte sempre più precise ed articolate per le diverse fascie di età che lie assicurassero armonia e continuità, superando gli aspetti di frammentarietà e discontinuità che avevano caratterizzato la stagione dello spontaneismo ecclesiale a livello giovanile.
    In secondo luogo, una lettura della tendenza in atto nella realtà giovanile. La progressiva dissolvenza della condi zione giovanile, la crisi delle utopie e dei miti che l'avevano contraddistinta, tra gli anni Sessanta e Settanta, l'esperienza del terrorismo che ha segnato la fine tragica di quella stagione per molti altri versi ricca di fermenti e novità, imponevano una riflessione su noi stessi, sul futuro e sul ruolo di una generazione in bilico tra il riflusso nel privato e il desiderio di non disperdere un patrimonio di esperienze faticosamente maturate.
    Un terzo stimolo proveniva dalla riflessione ecclesiale.
    A partire idealmente dal convegno su «Evangelizzazione e promozione umana» fino alla più recente esperienza di Loreto, si veniva delineando la figura di un laico credente adulto, dal solido profilo personale, spirituale, ecclesiale, culturale, capace di incarnare la fede in uno scenario sociale mutato e mutevole.
    Nella proposta di questo modello di laico, abbiamo intravisto un ulteriore stimolo per la riflessione attorno al tema dei giovani adulti.
    Nelle loro attese, nelle loro potenzialità e nei loro limiti ci sono, in nuce, le attese, le potenzialità, i limiti del cristiano adulto che siamo chiamati ad incarnare nel prossimo futuro.

    Il profilo

    Abbiamo tentato di tracciare innanzitutto un profilo esistenziale dei giovani adulti per definire la collocazione sociale ed ecclesiale, e una proposta conseguente.

    L'età del decidersi

    Ogni tentativo di definizione cronologica di giovane adulto ha valore puramente orientativo (come associazione abbiamo definito una fascia compresa tra i 25 e i 40 anni)
    In realtà ciò che caratterizza questa stagione della vita non è l'età, ma una condizione: è l'età del decidersi, il tempo delle grandi scelte comuni della vita: l'assunzione definitiva del proprio status (per molti lo sposarsi e il «metter su casa»), un lavoro continuativo, un ruolo sociale e comunitario definito.
    È l'età in cui la fede, gli ideali, l'orientamento etico complessivo sono chiamati a farsi vita, a tradursi nelle decisioni piccole e grandi che formano l'esistenza personale e comunitaria.
    Un'età-cerniera tra la mobile precarietà della condizione giovanile e la dinamica stabilità dell'età adulta. Questo passaggio che avveniva, in un recente passato, secondo schemi e ruoli definiti, risulta oggi più problematico e complesso, ed è attraversato da tensioni e difficoltà. Ciò fa si che ad un orientamento alla stabilità, corrisponda spesso un vissuto frammentario in tanti pezzi, che fatica a trovare criteri di unità e di solidità, e talora si trasforma in «paura del salto», in limitato coraggio di scegliere, in facile conformismo e in separazione tra riferimenti ideali e comportamenti concreti.

    L'età del darsi ragione

    Tipica di questa età è la ricerca di motivazioni razionali, culturali ed etiche per la vita personale e comunitaria.
    È l'esigenza del darsi ragione. Non tanto una richiesta di garanzie e sicurezze, ma un bisogno di chiarezza rispetto al presente ed alle prospettive future, una chiarezza di fini per i quali operare, e di una percorribilità di itinerari lungo i quali muoversi.

    Responsabilità e attesa di responsabilità

    È l'età dell'assunzione di responsabilità a diversi livelli. Ma è nello stesso tempo ancora «attesa di responsabilità», attesa cioè «di sentirsi chiamati e accolti», nella propria originalità, come protagonisti e non come strumenti di attuazione di un disegno che altri hanno tracciato. Questa attesa di responsabilità segna il rapporto, ad esempio, con le istituzioni sociali e politiche, di cui non si nega la legittimità e l'importanza, ma di cui si colgono in modo prevalente gli elementi di staticità ed estraneità progettuale.
    Anche nel rapporto con la Chiesa vi è un fattore di ambivalenza.
    La responsabilità che viene richiesta prevalentemente ai giovani adulti è in ordine allo svolgimento di determinati servizi cui spesso non si accompagna l'offerta di un serio itinerario formativo, la proposta di una morale radicalmente esigente, lo stimolo ad una coerente testimonianza. È quindi un tipo di responsabilità strumentale più che progettuale. È innegabile tuttavia che dal mondo dei giovani adulti provenga una precisa richiesta di responsabilità progettuale.
    Ma sono testimonianza sui versanti istituzionali ed ecclesiali le numerose esperienze di scuole di formazione sociale e politica sorte in questi anni e che hanno come punto di riferimento proprio i giovani adulti.
    Da questa sorta di identità emerge l'immagine di una generazione ricca di potenzialità ma che rischia di essere schiacciata tra passato e futuro, di essere omologata e appiattita in una società sempre più adolescenziale per quanto riguarda la sua instabilità e la ~abilità dei punti di riferimento, sempre più «senile» per la sua scarsa disponibilità di accoglienza del nuovo.
    Ma proprio per tale situazione ai giovani adulti è affidato un compito di sintesi e di memoria:
    - di sintesi tra idealità ed esistenza, tra l'assolutezza dei valori e la concretezza delle situazioni quotidiane, accogliendo in essa la ricchezza di un patrimonio di storia recente che è in parte anche la propria storia, di quanto di buono, grande e vero è andato in essa emergendo;
    - di memoria come capacità di cogliere e di trasmettere l'essenziale, recuperando il senso più vero del rapporto intergenerazionale.

    La proposta formativa

    La proposta formativa ai giovani adulti di AC, si articola attorno a tre obiettivi fondamentali.

    * Innanzitutto ciò che abbiamo chiamato il primato della vita secondo lo Spirito.
    È la consapevolezza che una fede adulta deve continuamente alimentarsi alle sorgenti.
    Esse sono:
    - primariamente l'ascolto maturo e consapevole della Parola letta nella Chiesa;
    - in secondo luogo, la riscoperta ed approfondimento del valore della vita liturgico-sacramentale.
    Forse mai come in questo tempo della vita sono offerte occasioni di ripensamento sul senso e sul valore delle celebrazioni sacramentali, rivissute talora attraverso l'esperienza dei figli (battesimo, prima eucarestia, riconciliazione e confermazione) o attraverso l'esperienza di amici e conoscenti (matrimonio e talora ordine). Come potrebbe essere preziosa ad esempio nelle nostre comunità la presenza di un gruppo di giovani adulti che ripensasse e valorizzasse, in una prospettiva di evangelizzazione, queste celebrazioni che assumono tutt'ora grande rilevanza nella vita delle nostre parrocchie!
    - in terzo luogo, un itinerario con una forte valenza etica a partire dalle concrete situazioni di vita. L'obiettivo è quello di proporci uno stile di vita evangelico e di scoprire e motivare alcuni valori-guida per la vita familiare e di coppia, ma anche il lavoro o la professione, così come per l'impegno sociale o politico e per il tempo libero.

    * L'itinerario per i giovani adulti deve aiutare ad un pieno e consapevole coinvolgimento nella storia degli uomini (dove incarnare la fede). Si tratta di coniugare assieme razionalità, competenza e gratuità. Famiglia, lavoro, tempo libero, economia, cultura, politica, sono tutte realtà in cui di fatto e a diverso titolo si è già immersi, ma che occorre continuamente ricomprendere per vivere da protagonisti e non da spettatori.
    Si tratta di operare in ogni singolo ambito. Con quel rigore che viene dalla conoscenza e dal rispetto profondo delle dinamiche che gli sono proprie, e con una competenza che non può essere frutto dell'esperienza semplicemente intesa.
    Il gruppo giovani adulti diviene in questa prospettiva anche luogo di verifica e di confronto personale per quanti svolgono già un servizio in diversi settori di impegni (educativo-ecclesiale, sociale o politico, culturale o nel tempo libero), e assume una valenza ed una dimensione missionaria.

    * Ancora, il cammino per i giovani adulti dovrebbe caratterizzarsi per un forte radicamento ecclesiale.
    Su questo punto occorre sottolineare due aspetti del problema:
    - da un lato l'importanza per le nostre comunità della presenza, del contributo, espresso non in soli termini di servizio, dei giovani adulti. Per la ricchezza, ma anche per la problematicità della loro istanza e delle loro attese. E anche perché questo contributo, che va nel senso di promuovere comunità adulte nella fede, può aiutare a correggere una impostazione pastorale tradizionale, che ha sempre avuto il suo baricentro spostato verso i fanciulli, gli adolescenti e i giovani, e si è spesso interessata agli adulti attraverso segmenti di vita (famiglia, lavoro, ecc.) e non valorizzandoli in quanto tali;
    - dall'altro lato l'accoglienza di giovani adulti richiede un verifica complessiva della vita delle nostre comunità, della globalità delle loro esperienze. Non si tratta solo di colmare un vuoto della pastorale o di aggiungere un ulteriore comparto alle attività già presenti, ma di ripensare la vita delle parrocchie, l'impegno di energie e i ritmi di vita, alla luce delle esigenze di queste nuove generazioni di adulti. Alcune resistenze a comprendere ed accogliere la proposta nascono proprio dalle difficoltà di inserire i giovani adulti in un tessuto ecclesiale già consolidato e precostituito.

    Problemi aperti

    Certamente una visione, collocazione, organizzazione di gruppo giovani adulti, quale si è tentato di delineare, non trova facile accoglienza nella impostazione pastorale della nostra comunità.
    La difficoltà più comune che viene opposta è questa: capire l'importanza di un cammino formativo per chi spesso viene considerato «già arrivato» e da cui ci si attende principalmente una risposta in ordine al servizio nella comunità ecclesiale.
    La seconda difficoltà è quella di superare la diffidenza, i limiti di impegno della persona cui la proposta è rivolta. Si tratta spesso di persone che hanno percorso un certo cammino ecclesiale, che hanno già compiuto scelte di servizio in ambiti diversi.
    Vinta questa riluttanza, ci si trova a dover amalgamare identità e sensibilità diverse per trovare punti comuni di riferimento. Ciò diviene ancora più arduo senza un progetto e una proposta precisa anche se articolata.
    Bisogna anche evitare il rischio di riproporre itinerari, metodi e i modelli più tipici dell'esperienza giovanile che talora suscitano un insopprimibile sensazione di dejà vu, dejà entendu.
    Ancora, è difficile individuare animatori e talora anche preti disponibili a seguire una esperienza per molti versi impegnativa che richiede notevole preparazione e capacità di confronto.
    Ancora da sottolineare è la diversità di approccio e di esperienza riscontrata nell'ambito associativo. Da questo punto di vista è molto importante rispettare la «storia» personale e comunitaria di ciascuno, senza voler imporre modelli precostituiti che peraltro non esistono. Molta parte della proposta è affidata al senso di responsabilità e alla capacità di intuizione e di fantasia.


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