Una proposta di Riccardo Tonelli
(NPG 1990-04-70)
Per costruire un progetto di pastorale giovanile, a livello diocesano, parrocchiale, locale, si richiede:
- il riferimento ad un «modello logico», sul quale organizzare linee e prospettive in una ipotesi corretta di programmazione;
- il riferimento a «contenuti» antropologici e teologici, coerenti e orientati all'azione pastorale, su cui scrivere il progetto.
Oggi non mancano pubblicazioni specifiche a cui andare per recuperare suggerimenti di metodo e di contenuto. La complessità del problema costringe però a ricerche molto ampie, perché questi materiali non si trovano facilmente in un'unica fonte. Spesso poi le indicazioni non sono ben omogenee, con il rischio conseguente di costruire progetti lacunosi o poco congruenti.
Il «Dizionario di pastorale giovanile» appena pubblicato dalla Elle Di Ci (1990) propone una buona alternativa a queste difficoltà. Funziona infatti come uno strumento prezioso, da cui ricavare suggerimenti sia al livello di modelli logici che dei contenuti.
Per guidare la ricerca e il confronto di chi è interessato all'operazione, indichiamo come il «Dizionario» può risultare strumento di riferimento per fare progetti di pastorale giovanile.
1. MODELLO FORMALE: PRECOMPRENSIONI E PROCEDURE
Ricordiamo prima di tutto alcune attenzioni procedurali (e cioè le scelte di fondo, soprattutto a livello di procedimenti logici, che caratterizzano un progetto e lo qualificano), importanti per un corretto progetto di pastorale giovanile.
Il «Dizionario» dà suggerimenti con alcuni contributi specifici e soprattutto grazie al modo con cui è stato costruito.
cf Introduzione: la struttura del «Dizionario» e le scelte con cui è stato costruito suggeriscono un modello concreto di progettazione pastorale.
Progettazione pastorale
Progetto educativo pastorale
1.1. Modelli procedurali
I «modelli procedurali» spesso restano solo impliciti in chi fa progetti, anche perché richiamarli e discuterli eccessivamente sembra pregiudiziale alla possibilità stessa di progettare assieme. D'altra parte, però, questi orientamenti impliciti condizionano pesantemente il progetto e riemergono tutte le volte che ci si confronta con scelte operative un po' qualificanti.
Per questo sembra importante esplicitarli, con gradualità e in un ritmo che va dalla prassi alla sua comprensione riflessa.
Rappresentano innegabilmente il punto attorno a cui cercare e costruire il consenso, nella comunità impegnata a fare progetti.
1.1.1. Come fare progetti in tempo di pluralismo
Il clima generale influenza il modo con cui si fanno i progetti. In un tempo di pluralismo e di complessità, come è quello che stiamo vivendo, ogni progetto non può che nascere:
- sul confronto, aperto e disponibile, dei differenti modelli esistenti;
- con una esplicita e ricercata apertura alla pluralità di possibili origini;
- e, di conseguenza, nella riconosciuta coscienza di relatività proprio nelle scelte perseguite, mai uniche e mai indiscutibili;
- pur nella decisione, motivata e riconquistata, di fare scelte precise e non equivoche, per collocarsi nel pluralismo con una propria proposta, concreta e articolata.
Dialogo
Identità
Segni dei tempi
Storia
1.1.2. Interdisciplinarità verso transdisciplinarità
Il problema della pastorale giovanile, costitutivamente unitario (perché di una persona, ordinata alla salvezza integrale in Gesù Cristo), è al centro di approcci e di discipline diverse. Può essere affrontato correttamente solo nella convergenza articolata di questi differenti contributi.
L'interdisciplinarità è la condizione qualificante della multidisciplinarità: l'ascolto delle differenti competenze, accolte e rispettate nella loro specificità, e fatte convergere verso l'unico problema comune.
La dimensione operativa del problema pastorale sollecita a procedere, almeno sul piano dei tentativi, verso processi a carattere transdisciplinare: discipline, epistemologicamente diverse, convergono verso una proposta unitaria, elaborata soprattutto nel coinvolgimento appassionato dell'arte educativa e della fede confessata.
Pastorale giovanile
Teologia pastorale
Teologia pastorale e scienze
Teoria/prassi
1.1.3. La comunità ecclesiale come soggetto
Soggetto della progettazione (in fase ricognitiva, elaborativa e attuativa) è sempre la comunità ecclesiale reale.
Essa garantisce un'unica azione pastorale, specializzata sui differenti soggetti, nelle diverse aree, ai molteplici livelli di vita e di maturazione di ciascuno.
In concreto, riconoscere la responsabilità di tutta la comunità ecclesiale attorno al progetto significa impegnare attorno all'unico problema i diversi soggetti che la compongono:
- il vescovo, con la sua responsabilità fontale di assicurare la convergenza nell'unità verso la verità;
- gli esperti dei diversi ambiti;
- gli operatori pastorali, nella competenza della loro esperienza;
- i giovani stessi.
Ognuno di questi progetti porta il contributo specifico della propria responsabilità ecclesiale: la differenza non risulta minaccia all'unità, ma condizione vitale e reale di essa.
Come si nota, anche in fase di progettazione rimbalza in primo piano una figura di Chiesa.
In essa immaginiamo che il compito centrale dell'autorità stia soprattutto nell'assicurare spazi di libertà, di confronto, di comunicazione, controllando la facile tentazione di manipolazione, richiamando all'ascolto dello Spirito, sollecitando alla conversione «oltre» il proprio punto di vista, ponendo in primo piano l'urgenza dei problemi e la passione per la causa del Regno: così essa offre a tutti i credenti la capacità di camminare «assieme» verso la concreta conoscenza ed esperienza della verità.
Possono quindi consussistere anche differenti progetti, come espressioni concrete di una stessa passione apostolica, detta a partire da sensibilità, «storie» e carismi differenziati.
Appartenenza
Chiesa
Teologia pastorale (storia)
1.1.4. Per aiutare a programmare in situazione
La comunità che fa progetti opera con la pretesa, esplicita e riconosciuta, di abilitare le diverse comunità «di base» e i singoli operatori ad agire con responsabilità e fantasia, programmando in situazione.
Il progetto non sostituisce quindi la responsabilità ultima dell'agente. Tende ad abilitare la responsabilità personale e non a operare sostituzioni, a creare convergenza nel rispetto della diversità e della pluralità, a far pensare e non a risolvere problemi, a dare motivazioni e non formule pronte all'uso.
La condivisione di questa prospettiva si esprime in uno stile di progetto.
Progettazione pastorale
1.2. Orizzonte culturale
Ogni progetto sul piano degli orientamenti riflessi, come ogni comunità e ogni singolo al livello delle scelte operative, procede sempre a partire da alcune precomprensioni.
Esse rappresentano l'orizzonte culturale ispiratore, ultimo nelle realizzazioni, ma primo nelle intenzioni, anche se spesso resta solo implicito e sotteso.
Un buon progetto richiede la sua verbalizzazione e la sua verifica, nella logica concreta delle note precedenti (ricerca progressiva verso il consenso, confronto e comunicazione tra sensibilità diverse, eventuale pluralità di progetti concreti...).
1.2.1. Le grandi precomprensioni
1.2.1.1. L'obiettivo globale: la salvezza
Ogni progetto pastorale è orientato alla costruzione e al consolidamento della «salvezza». Quale salvezza in Gesù Cristo?
La comunità ecclesiale, impegnata a far progetti, è sollecitata prima di tutto a dire a se stessa in quale figura di salvezza si riconosca in termini concreti.
Liturgia e tempo
Salvezza
Storia e salvezza
1.2.1.2. I modelli culturali
Procede inoltre da alcuni orientamenti fondamentali, che funzionano come principi ispiratori generali:
- in prospettiva teologica: quale comprensione di rivelazione assumiamo, in quale immagine di Dio, di fede, di Chiesa ci si riconosce;
- in prospettiva antropologica: chi è l'uomo, quale rapporto con la storia è chiamato ad intessere, qual è il suo futuro, come lo assicura;
- in prospettiva educativa: cosa si intende per educazione, quale fiducia affidiamo ai processi educativi, come e da chi sono svolti.
È facile costatare come da questi modelli culturali diversi possano prendere consistenza differenti modi in cui comprendere l'evangelizzazione e il suo esito.
Nella prassi pastorale è più facile costatare la presenza di questi modelli operativi. Una corretta comprensione richiede la capacità di risalire più a monte, agli orientamenti che li fondano e li ispirano.
Cultura
Dio
Educazione
Evangelizzazione
Fede
Ideologia
Libertà
Male
Modelli antropologici
Mondo
Secolarizzazione
Storicità
Uomo
1.2.2. Criteri
Per scegliere in modo non ideologico, si richiedono criteri capaci di elaborare il pluralismo, decifrandolo a quel livello alto dove hanno origine le diversità e decidendo un punto di convergenza unificante.
Senza questa operazione, si corre il rischio di assumere la differenza come principio di valutazione o di comprimerla inutilmente.
Questi criteri nascono dalla interpretazione, seria e credente, del vissuto ecclesiale (riconosciuto «luogo teologico») e ritornano al vissuto, come rilettura delle fonti stesse dell'esperienza cristiana ed ecclesiale.
Incarnazione
Pastorale giovanile (modelli)
Pastorale giovanile (progetti)
1.2.3. Un orientamento operativo
I criteri non sono ancora ultimativamente operativi, anche se ispirano e valutano le scelte concrete.
Fa da ponte tra i criteri e la prassi la scelta di un orientamento operativo, fondato sui criteri e già compromesso con le singole operazioni.
In molti casi esso esiste già, anche se non è posseduto in modo riflesso. Il progetto lo esplicita, proprio mentre lo propone, mostrando come di fatto può condizionare la prassi quotidiana.
In un progetto di pastorale giovanile va richiamato esplicitamente, come il punto concreto sul quale cercare e assicurare la convergenza necessaria, per condividere poi il progetto.
Il «Dizionario» propone un preciso rapporto tra educazione e educazione alla fede, che traduce poi in concreti esempi.
L'orientamento globale:
Educazione/pastorale
Relazione educativa
Esempi concreti:
cf «sentiero» Educazione e pastorale:
- parola e parole di Dio
- vivere la liturgia
- il gruppo nell'esperienza ecclesiale
- fare proposte facendo fare esperienze
- qualità della vita cristiana
1.3. La lunga storia dell'impegno ecclesiale per i giovani
Chi fa progetti vive e spera inserito nella grande compagnia dei credenti che, da sempre, hanno impegnato la loro fede e la loro passione educativa per l'educazione dei giovani alla fede.
Questo atteggiamento è prezioso: per dare il senso della continuità ecclesiale; per dare la coscienza della pluralità di possibili modi di realizzazione di un'unica causa; per tradurre il progetto nella forza del vissuto.
Richiede la capacità di raccogliere l'esperienza del passato, con amore lucido: accettando di porsi alla scuola di chi è vissuto prima di noi, sceverando fede e cultura in un corretto approccio ermeneutico.
Il «Dizionario» propone qui una delle sue intuizioni originali: i «profili».
Descrive il vissuto ecclesiale attraverso sintesi storiche dei grandi periodi della vita della Chiesa e attraverso medaglioni di grandi personaggi che hanno fatto azione educativa con i giovani del loro tempo.
Rappresenta quindi una proposta da assumere, continuare e concretizzare in situazione, in vista di ogni progetto.
Santi: per dare il significato globale e sollecitare alla necessaria coscienza ermeutico-critica
Maria
Pastorale giovanile - storia 1, 2, 3
Tutti i «Profili»
Teologia pastorale (correnti) e
Pastorale giovanile (modelli): per dare la prospettiva contemporanea
2. QUALE PROGETTO?
Le indicazioni precedenti hanno fornito uno schema logico, a carattere prevalentemente formale, in vista della costruzione di un corretto progetto di pastorale giovanile. La comunità ecclesiale cerca giustamente anche «contenuti» minimi, attraverso cui elaborare fattivamente il progetto.
Il «Dizionario» ha una sua proposta, che traduce in pratica le procedure ricordate sopra, attraverso un confronto con la cultura attuale e la sensibilità tipica del mondo giovanile. Partendo dall'ipotesi che la cultura «sfida» l'esperienza cristiana, esso tenta un vero rapporto di «dare» e «ricevere» tra fede e cultura nell'ambito vitale della situazione giovanile.
Iniziazione cristiana
2.1. Una ricognizione critica dell'esistente
Il primo momento di ogni progetto è la ricognizione critica dell'esistente.
Questa esigenza è ormai pacifica: consolidata e riconosciuta nella consapevolezza riflessa degli operatori di pastorale giovanile.
Ciò che fa ancora un po' problema è l'ambito e la qualità di questa ricognizione, per raggiungere un livello utilizzabile direttamente in pastorale.
2.1.1. I dati
La serietà dell'approccio richiede prima di tutto la capacità di misurarsi con i fatti, colti e interpretati nella loro ampiezza e complessità, a partire da indicazioni elaborate scientificamente.
Nel pluralismo di possibili letture, la voce viene affidata a chi utilizza strumentazioni corrette e si muove in un orizzonte antropologico aperto e dialogico, educativamente collocato, risignificabile nella visione cristiana dell'uomo e della storia.
La recensione dei dati va portata a differenti livelli, per assicurare uno sguardo veramente articolato.
Territorio
2.1.1.1. I riferimenti strutturali
In primo luogo vanno recensiti i fenomeni di ordine strutturale e istituzionale.
Sono quindi considerati i fattori obiettivi che pesano in un determinato contesto: condizionamenti politici, sociali, economici, religiosi, razziali, linguistici...
A questo livello di analisi ci si riferisce alla dimensione macroscopica (il sistema globale) e a quella microscopica (i particolari contesti).
Diritti umani
Istituzioni
Lavoro
Società
2.1.1.2. La cultura in senso antropologico
Quando la ricerca sull'esistente è finalizzata a produrre progetti educativi e pastorali, l'attenzione è portata poi verso l'ambito culturale (o sovrastrutturale).
Vengono cioè considerati i modi attraverso cui gli uomini interpretano i condizionamenti obiettivi e tentano di gestirli più o meno attivamente, esprimendo opinioni e atteggiamenti, valori e bisogni, interessi e progetti di vita.
Cultura
Modelli antropologici
Donna/uomo
2.1.1.3. Essere giovani qui-ora
I fattori strutturali e quelli culturali influenzano l'essere giovani in questo nostro tempo.
Il dato psicoantropologico, tipico della condizione giovanile, risulta segnato dal fatto di vivere questa situazione in un determinato contesto e in un preciso momento dei processi.
Questa consapevolezza apre l'analisi verso differenziazioni su tipologie, a partire dalle caratteristiche dei sistemi sociopolitici, culturali ed economici in cui concretamente vivono i giovani.
A questo livello, l'analisi richiede la capacità di un uso critico delle categorie interpretative, evitando le facili generalizzazioni e le indebite semplificazioni.
Giovani
cf «sentiero» Conoscere i giovani
2.1.1.4. Analisi dell'offerta ecclesiale
Momento importante nella ricognizione dell'esistente è anche la recensione della qualità dell'offerta ecclesiale, concretamente messa a disposizione dei giovani: tipo di catechesi, di esperienza liturgica, modelli ecclesiologici dominanti, tipo di comunicazione attivata ed eventuali disturbi, oggettivi e soggettivi..
Associazionismo
Catechesi
Chiesa
Iniziazione cristiana
Pastorale in Italia
2.1.2. Una lettura pastorale dell'esistente
La ricognizione dell'esistente, scientificamente condotta, non è sufficiente come punto di partenza di un buon progetto di pastorale giovanile.
Assumere in pastorale un modello empirico-critico comporta la scelta di muovere dal reale, solo dopo averlo precompreso alla luce e dalla prospettiva di uno «sguardo di fede».
Questa operazione permette di evidenziare, in modo maturo e accorto, le «sfide» che la realtà lancia a chi si impegna nell'ambito dell'educazione dei giovani alla fede.
Le contraddizioni, le difficoltà, i disagi, il silenzio, gli aspetti positivi e innovativi presenti nella cultura attuale e giovanile, diventano «sfide» (implicite o esplicite) nei confronti di chi vuole annunciare il Signore nella logica dell'Incarnazione, trasformando in parola per l'uomo la parola di salvezza.
2.1.2.1. Specificità della lettura pastorale
Prima di tutto va scelto un modello interpretativo coerente.
Nella lettura socioculturale della situazione e in una lettura pastorale, se il soggetto agente è un credente, la fede è coinvolta in fase ricognitiva, interpretativa e progettuale. Quando però l'azione è di tipo formalmente pastorale, la dimensione teologica risulta decisiva e qualificante.
L'azione politica o educativa ha come orizzonte la trasformazione del tessuto collettivo, una diversa distribuzione del potere e delle risorse, la maturazione personale e la definizione di un sistema di identità. Tutto questo, evidentemente, ha a che fare con la salvezza di Dio e con il suo Regno, e non solo in un rapporto di segno a realtà. In primo piano sta però la specificità «profana» del gesto e dell'evento.
L'azione pastorale investe, invece, in modo tematico, la specificità cristiana di queste cose e la decisione, consapevole e riflessa, di consegnare la propria vita al mistero santo di Dio.
L'attenzione allo spessore profano della vita e al suo processo promozionale, personale e collettivo, non è certo strumentale rispetto a questo obiettivo; ma resta sempre dimensione di un tutto, più ampio e coinvolgente.
La differenza tra una lettura pastorale e una lettura socioculturale si colloca perciò nella sostanza delle cose; e non solo nella intenzione dell'agente. Non è solo un dato di precomprensione o di empatia, ma attinge allo statuto epistemologico dell'atto: alla sua natura e alle procedure logiche in cui si svolge.
Questa consapevolezza sottolinea la funzione speciale della teologia anche nel momento in cui si fa la lettura della situazione. La teologia non è lo spiegamento della fede, ma solo una sua formulazione culturale. Ha però un legame stretto e qualificante. Rappresenta, innegabilmente, anche nei limiti di ogni parola umana che tenta di dire l'indicibile, la «parola», qui e ora, della fede.
Fede (sguardo di)
Segni dei tempi
Teologia pastorale e scienze
2.1.2.2. Alla ricerca di «sfide»
Inoltre è importante pervenire ad indicazioni concrete, capaci di chiamare in causa la qualità dell'azione pastorale, per collocarla nel cuore dei problemi. Per questo la lettura della situazione, in chiave pastorale, porta ad evidenziare «sfide».
I risultati ottenuti risultano però necessariamente espressi secondo modalità differenziate:
- sfide implicite ed esplicite;
- sfide oggettive (l'insieme di quanto si muove dal mondo giovanile verso il nostro mondo ecclesiale) e sfide soggettive (ciò che è percepito come tale dai giovani o dagli adulti);
- in ordine al soggetto sfidante: alcune sfide provengono dall'insieme dei giovani; altre emergono solo da alcuni gruppi particolari;
- in ordine al soggetto sfidato, va identificato chi è esattamente l'interlocutore della sfida.
In genere tutti i temi si aprono indicando le «sfide» a cui intendono reagire.
2.2. La scelta dei destinatari
La decisione sui destinatari concreti che il progetto intende privilegiare (nella definizione dell'obiettivo e nella organizzazione delle risorse) fa da elemento di sutura tra la fase ricognitivo- interpretativa e quella progettuale-strategica.
Quello dei destinatari è problema serio e impegnativo: non bastano certamente le frasi generiche o quelle ad effetto.
Una comunità ecclesiale, fedele al vangelo del suo Signore, è invitata a porsi dalla parte dei poveri e degli ultimi.
In fase di progettazione, essa deve dire chiaramente chi sono e cosa significhi la loro scelta privilegiata.
Il «Dizionario» ricorda una proposta concreta:
- vanno identificati in concreto, a partire dalle reali urgenze che attraversano la quotidiana esistenza degli uomini e dei gruppi sociali, e con uno sguardo capace di allargarsi alle prospettive più globali;
- la loro scelta non comporta il rifiuto o il misconoscimento degli altri non apparentemente «scelti»: rappresenta invece il riconoscimento di categoria concreta «egemone», perché carica delle potenzialità storiche che assicurano, in situazioni di pluralismo e di conflittualità, di poter raggiungere «tutti», veramente e promozionalmente (in modo «salvifico»);
- a partire dagli ultimi, colti in chiave teologica come un vero «luogo ermeneutico», viene infine riscritta l'immagine di credente verso cui il progetto tende: dalla loro prospettiva una comunità ecclesiale può dire in modo più autentico e concreto chi è il cristiano.
Chiesa
Pastorale giovanile
Salvezza
2.3. La definizione dell'obiettivo
Momento centrale della elaborazione di un progetto è la definizione dell'obiettivo.
L'obiettivo è l'insieme delle competenze che formano il punto di arrivo e l'orizzonte della progettazione.
Tre elementi costruiscono la competenza: conoscenza, atteggiamenti e comportamenti.
Le conoscenze sono assicurate dalla progressiva assimilazione dei contenuti di una proposta: quell'insieme di informazioni da apprendere con paziente fatica per poter conoscere una realtà nella sua verità.
Gli atteggiamenti sono rappresentati da quelle strutturazioni del personale dinamismo psichico che orientano i comportamenti verso gli oggetti proposti.
I comportamenti sono le concrete scelte operative, espresse nelle differenti situazioni dell'esistenza.
Progettare un obiettivo significa determinare quali conoscenze vanno acquisite, a quali atteggiamenti si deve abilitare, quali comportamenti vanno assicurati.
Bisogna inoltre decidere secondo quale tipo di rapporto vanno collegati conoscenze, atteggiamenti e comportamenti.
L'esigenza è evidente: le competenze non sono mai una somma aritmetica delle tre componenti, ma una loro sintesi armonica, da predeterminare.
Solo così la definizione degli obiettivi è espressa in modo corretto ed è possibile, di conseguenza, fare delle verifiche.
2.3.1. L'obiettivo globale fondamentale
In questa logica, il progetto definisce l'obiettivo globale, evitando accuratamente le formulazioni generiche o le frasi ad effetto.
La definizione dell'obiettivo procede in una chiara dimensione ermeneutica, per dire le esigenze irrinunciabili dell'esistenza cristiana all'interno dell'attuale cultura, anche giovanile.
Significa in concreto decisione, qui e ora, di quello che va storicamente promosso per allargare Io spazio della vita contro il regno della morte, perché tutti abbiano vita in pienezza, nel nome del Signore della vita e nella comunità di coloro che lo confessano il Signore.
Evangelizzazione
Pastorale giovanile
In modo concreto:
Fede
Gesù Cristo
Speranza
Vita/morte
Vocazione
2.3.2. Momenti di vita cristiana
Nella definizione dell'obiettivo trovano un posto particolare le grandi dimensioni dell'esistenza cristiana (parola, sacramenti, comunione). Esse rappresentano il punto di riferimento obbligato di ogni processo di educazione alla fede e il punto su cui verificare il livello di maturità raggiunto.
Per questo, nell'elaborazione di un progetto, la comunità ecclesiale è chiamata a farsi attenta:
- al ruolo che viene affidato alla Parola di Dio (motivi, modelli e esperienze di lettura della Bibbia. preghiera, catechesi e approfondimento della consapevolezza di fede, spiritualità...);
- al momento liturgico sacramentale, sapendo aiutare i giovani ad entrare nella liturgia della Chiesa e ripensando, nella misura del possibile e dell'opportuno, l'atto simbolico-celebrativo, per renderlo significativo;
- alla necessità e alle relative modalità per tradurre l'esperienza di fede in concreta esperienza etica.
Bibbia (e temi collegati)
Catechesi
Educazione morale (e temi collegati)
Liturgia (e temi collegati)
Preghiera
Sacramenti (e temi collegati)
Spiritualità giovanile
Vocazione
2.4. Indicazioni di metodo
Metodo è quella particolare selezione e organizzazione delle risorse disponibili e delle operazioni praticabili, che serve a creare le condizioni favorevoli per far raggiungere gli obiettivi nelle diverse situazioni di partenza.
La definizione sottolinea due elementi qualificanti.
Prima di tutto, è evidente che il metodo ha un preciso riferimento all'obiettivo: le risorse sono selezionate ed organizzate con l'unica preoccupazione di creare le condizioni favorevoli al raggiungimento dell'obiettivo.
Inoltre, l'operazione che qualifica un intervento come «metodo» è la capacità di selezionare e di organizzare le risorse disponibili. Il materiale da lavoro è costituito dalle «risorse» che l'istituzione possiede: strumenti, agenti, tradizioni, interventi possibili. Queste risorse vanno inventariate con attenzione. Vanno poi verificate in rapporto alla loro reale funzionalità rispetto all'obiettivo.
In un progetto di pastorale giovanile le indicazioni di metodo vanno suggerite in modo concreto e corretto. Vanno di conseguenza articolate.
Pastorale giovanile
2.4.1. Gli agenti
In primo luogo vanno evidenziati gli agenti a cui si consegna tutto il processo, indicando chiaramente chi sono e quale relazione li collega reciprocamente.
A questo livello entrano in gioco preoccupazioni molto serie, che riportano direttamente agli orientamenti di fondo del progetto stesso.
Non basta sicuramente affermare la responsabilità della comunità, genericamente assunta, anche per non ridurre l'azione pastorale ad una semplice trasmissione da parte di chi possiede verso chi è privo delle competenze definite nell'obiettivo.
Ma non basta certamente affidare giovanilisticamente la responsabilità ai giovani o al gruppo dei loro educatori specializzati.
Si tratta invece di assumere una visione realistica di comunità ecclesiale, riconoscendo le differenti responsabilità, in una visione progressiva di corresponsabilità.
Su questa prospettiva si fonda conseguentemente la proposta di modelli relazionali tra i diversi agenti educativi.
Agenzie formative
Animazione
Famiglia
Gruppo
Relazione educativa
2.4.2. Le risorse
Nel progetto vanno elencate le risorse disponibili, con la preoccupazione di verificare quale logica le percorre. Le risorse che risultano non funzionali vanno accantonate coraggiosamente; quelle che invece lo sono, vanno montate in una nuova organizzazione logica. Possono essere integrate con le altre risorse che l'istituzione è in grado di progettare.
Un buon progetto suggerisce risorse prioritarie, recuperando quelle a disposizione, inventandone di nuove, controllando quelle costruite su logiche diverse.
Celebrazione (e temi collegati)
Gioco
Simboli
Tempo libero
2.4.3. Interventi, esperienze, luoghi
La concretezza, a cui il progetto vuole essere fedele, chiede la capacità di suggerire anche modalità operative spicciole: alcuni interventi reputati prioritari, qualche esperienza che ci si impegna a privilegiare, alcuni luoghi da rivisitare.
Gruppo
Esperienza
Oratorio
Scuola
Volontariato
2.5. Perché il progetto non resti sulla carta
I cassetti delle nostre scrivanie sono in genere pieni di progetti, come l'orizzonte della nostra vita è colmo di sogni mai realizzati.
In parte è condizione insuperabile, e in parte è segno di vitalità: perché sognare in grande è condizione di apertura coraggiosa verso il futuro.
Qualche volta però la ragione è meno nobile: poco o nulla è stato previsto per tradurre il progetto dalla carta alla vita.
Per assicurare un'alternativa sembra necessario:
- prevedere tempi e modi di comunicazione e di coinvolgimento; per assicurare il massimo consenso possibile;
- prevedere i necessari cambi, anche istituzionali, in una chiara dinamica inter-istituzionale e definendo accuratamente tempi, modi, scadenze di queste operazioni;
- sollecitare la previsione di tempi e modalità di verifica, anche per dire con i fatti la relatività e la provvisorietà di ogni progetto.
A questi livelli, però, la proposta del «Dizionario» è ancora più limitata di qualsiasi progetto. Può solo segnalare vagamente l'esigenza e affidarla al lettore, nella speranza che la lunga compagnia l'abbia restituito un po' di più al coraggio e alla fantasia.