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    Preadolescenti, interessi e attività «sportiva»



    Vincenzo Lucarini

    (NPG 1989-09-6)

    Il presente contributo è finalizzato ad un'analisi degli interessi dei preadolescenti.
    L'analisi tenterà di cogliere i seguenti elementi:
    - gli interessi che risultano maggiormente significativi per i preadolescenti;
    - il loro evolversi all'interno di tutta la fase preadolescenziale;
    - i significati che assumono questi interessi per i soggetti;
    - le funzioni che rivestono nel più generale processo di crescita.
    Per i dati su cui effettuare l'analisi e per il modello teorico avremo come riferimento la ricerca Cospes, L'età negata, LDC 1986.
    L'analisi stessa è motivata da una preoccupazione di tipo educativo. Su di essa verranno infatti articolate ulteriori riflessioni in ordine alla definizione di un processo educativo a partire dall'interesse e dalla pratica dello sport.

    GLI INTERESSI COME PUNTO DI PARTENZA

    Perché, dunque, partire dagli interessi per impostare un discorso educativo?
    L'interesse rappresenta il punto di raccordo tra il soggetto e il contesto in cui vive. Il soggetto, con i suoi bisogni e i suoi desideri, individua, tra quanto l'ambiente gli rende disponibile, le risposte più confacenti alle proprie esigenze così come è in grado di definirle. L'interesse ci parla contemporaneamente del soggetto e della cultura in cui vive, in quanto in esso vengono a mediarsi mondo interiore e offerte ambientali.
    Se da una parte l'interesse ci mostra l'estrinsecarsi della soggettività, questa soggettività non va data troppo per scontata; il contesto socioculturale infatti, oltre ad influenzare le modalità di risposta alle esigenze personali, interviene potentemente nel creare artificialmente bisogni e desideri.
    Con questa riserva dunque, che ci porta ad avere ben chiara la possibilità che, «raschiando» la scorza dell'interesse, potremmo anche non trovare i bisogni genuini del ragazzo, va comunque sottolineata la grossa importanza degli interessi dal punto di vista educativo. Infatti, a partire dall'analisi delle funzioni e dei significati che gli interessi, e quelli sportivi in particolare, vengono ad assumere per i preadolescenti, è possibile cogliere i dinamismi profondi che veicolano la loro crescita.
    Questi dinamismi vengono colti nello sporgersi del preadolescente sul mondo, e ci permettono di individuare il punto in cui si trova nel suo processo di crescita, e il perno attorno al quale progettare un intervento finalizzato a sostenere e a stimolare ulteriormente questo processo.

    La preadolescenza letta attraverso gli interessi

    Facendo riferimento all'evolversi degli interessi nell'età considerata, si deve anzitutto rilevare la presenza di una situazione in rapida e imprevedibile trasformazione.
    Dai dieci-undici ai quattordici anni si assiste al continuo sorgere di interessi nuovi e ad un affievolirsi di altri che erano risultati importanti fino ad un certo periodo, con un iniziale stabilizzarsi del quadro proprio intorno al quattordicesimo anno.
    Assistiamo così ad un continuo incrociarsi e sovrapporsi di questi interessi e ad un costante evolversi della situazione.
    Nel giro di quattro anni si realizzano cambiamenti profondi che portano il ragazzo, spensierato, tranquillo nei rapporti sociali e soddisfatto di sé a dieci anni, a divenire il ragazzo pieno di nuove sensibilità, sospinto da tendenze contraddittorie, meno spensierato e tranquillo nei rapporti con i genitori, che comincia a porsi domande impegnative su di sé e sul futuro.
    A ragione si può parlare della preadolescenza come di un mondo in ebollizione: un torrente in piena, che rompe gli argini di canali inadeguati a recepire l'urto di una massa d'onda che il letto del fiume si era rivelato insufficiente nel contenerla.

    Linee interpretative

    Da quanto affermato, gli interessi rappresentano una speciale cartina di tornasole per individuare i dinamismi evolutivi profondi sottesi alla fase preadolescenziale. In questo senso gli interessi, pur nel loro intrecciarsi e delineare un quadro apparentemente caotico, offrono la possibilità di porre un certo ordine e sollecitano a trovare delle linee interpretative.
    Innanzi tutto, vengono ad evidenziarsi alcuni «nodi». Nel corso della fase registriamo il polarizzarsi di interessi intorno a precisi «nuclei esperienziali» che si succedono tra di loro e caratterizzano longitudinalmente la preadolescenza.
    Così intorno ai dieci-undici anni si assiste al polarizzarsi degli interessi intorno ad una esplosiva pulsionalità ludico-motoria che spinge i soggetti ad allargare i loro spazi vitali. Questo ampliamento spaziale avviene inizialmente a livello territoriale, per consentire l'espressione più compiuta di un convulso e impellente desiderio di fare, di correre, di saltare, di arrampicarsi, di afferrare e urtare, di divertirsi. Individua così dei luoghi preferenziali: il cortile, la strada, il campetto della parrocchia o dell'oratorio, la piazzetta. La bicicletta assurge a mezzo simbolo di questa forza centrifuga che sembra animare il preadolescente nella ricerca di nuovi spazi entro cui scorrazzare.
    A dodici-tredici anni invece il quadro subisce delle importanti modificazioni. Nel processo globale viene ad evidenziarsi una iniziale saturazione degli interessi intorno al nucleo esperienziale ludico-motorio, insieme a un contemporaneo polarizzarsi degli interessi intorno ad un nucleo esperienziale che possiamo definire socio-relazionale ed affettivo.
    L'ampliarsi degli orizzonti territoriali viene supportato dunque da un ampliarsi dei confini socio-relazionali ed affettivi. In realtà l'attenzione verso questo nucleo esperienziale era presente già in precedenza, ma risultava per lo più strumentale alla realizzazione del desiderio di fare e di muoversi per dominare lo spazio. Gli amici, il gruppo erano il sostegno necessario per poter uscire a giocare; però l'elemento più attraente era costituito proprio dal fare, un fare insieme, e dal muoversi e agire insieme.
    Ora, a dodici-tredici anni invece, accade che interessi ed esperienze collegate diventano importanti di per sé, cosicché acquistano un potere motivazionale autonomo. Inoltre il preadolescente si cimenta nelle diverse modalità in cui gli si presenta il mondo sociale: l'amicizia personale, il piccolo gruppo informale, il gruppo strutturato, l'amicizia e la simpatia eterosessuale, allargando in modo significativo il ventaglio delle esperienze sociali ed affettive.

    Una crescita contraddittoria

    Questo ampliamento in direzione territoriale e sociale del mondo esperienziale si realizza su uno sfondo contraddittorio: da una parte, con il progressivo approfondirsi della tendenza all'autonomia nei confronti dei genitori nelle forme della controdipendenza, aumenta il desiderio di protagonismo; dall'altra sono ancora presenti grossi ostacoli a questo desiderio, a causa di una dipendenza ancora significativa nei loro confronti.
    Segnato da questa contraddittorietà, il cammino evolutivo può realizzarsi attraverso l'esplicitarsi degli interessi nelle relative esperienze.
    Le esperienze collegate ai due nuclei di interessi presi in considerazione costituiscono la piattaforma per un deciso passo in avanti, un cambiamento ulteriore, verso i quattordici anni, in direzione di una incipiente conquista della soggettività.
    Questo movimento lo si coglie da un ulteriore polarizzarsi degli interessi e delle sensibilità verso tutto quanto riguarda la propria persona, sia a livello corporeo che psicologico; un preludio alle problematiche della formazione dell'identità che caratterizzeranno l'adolescenza e che già nella preadolescenza prendono avvio.
    L'aumento delle attenzioni e della sensibilità globale verso le vicende personali rappresenta l'ultimo e più maturo contributo che la preadolescenza offre al cammino evolutivo.
    Secondo quanto affermato, la preadolescenza ci appare allora caratterizzata da un alternarsi di polarizzazioni degli interessi intorno ai relativi nuclei esperienziali, che ci aiutano a individuare le crescite nascoste, più intuite che esplicite.
    L'alternarsi delle polarizzazioni avviene sia in senso logico che in quello cronologico, per cui le polarizzazioni precedenti fanno da sostegno e rendono possibile le polarizzazioni successive. È come se si realizzasse una ideale consegna della staffetta che permette il procedere della crescita.
    Dedicheremo la nostra attenzione ad ognuno dei nuclei di polarizzazione in modo particolareggiato, per riuscire ad avere, alla fine, un'idea più precisa sulle dinamiche interne della preadolescenza, ed il significato altamente evolutivo di interessi e attività di fatto privilegiate a questa età.

    LA POLARIZZAZIONE DEGLI INTERESSI INTORNO AL NUCLEO LUDICO-MOTORIO

    Il polarizzarsi degli interessi intorno ad un nucleo che abbiamo definito ludico-motorio è ampiamente documentato da molteplici indicazioni provenienti dalla ricerca Cospes.
    In precedenza si è affermato che gli interessi ci permettono di cogliere il mondo interiore del soggetto nel suo esplicitarsi e, conseguentemente, il livello delle sue aspettative, ciò che più lo attira e che stimola maggiormente la sua fantasia. Già a questo livello l'interesse per il gioco e per lo sport risulta di gran lunga superiore rispetto a quello per altre attività, almeno nel periodo dieci-undici anni.

    Tempo libero per... fare sport

    Le indicazioni emerse dalle affermazioni dei preadolescenti intorno a ciò che maggiormente li interessa, combacia perfettamente con quanto essi dicono di fare durante il tempo libero.
    Il ragazzo o la ragazza non solo desiderano giocare e fare sport, ma effettivamente, quando è loro possibile, quando cioè non sono impegnati in attività che in qualche modo essi «devono fare», si precipitano immediatamente a realizzare questo desiderio.
    Del resto, è proprio in questa fase che il «tempo libero» comincia ad acquisire il significato di uno spazio entro cui poter scorrazzare, da organizzare secondo la propria soggettività, il più possibile al di fuori di divieti e di controlli; esso dunque risulta capace di darci delle indicazioni assai significative.
    Un altro dato importante, che sottolinea ulteriormente il ruolo preminente che le attività ludico-motorie rivestono per i preadolescenti, ci deriva dalle lamentele circa quanto essi ritengono non venga concesso loro dai genitori. In questo senso c'è da dire che, nonostante il fatto che i preadolescenti si dedichino molto al gioco e allo sport, essi vorrebbero che i genitori concedessero più spazio proprio per queste attività. Evidentemente queste richieste subiscono un influsso anche da parte della spinta verso l'autonomia che essi vivono come rilevante, ma il dato, nel suo complesso, resta pur sempre interessante.
    Le attività ludico-motorie vengono svolte in luoghi in cui la presenza degli adulti in genere e dei genitori in particolare sia il più possibile limitata. A partire da questa esigenza, vengono individuati degli spazi quali la strada, il cortile, gli angoli liberi del quartiere, il campetto dell'oratorio, in cui poter dare libero sfogo ai propri bisogni.

    Il significato degli interessi ludico-motori

    Nel più globale processo di crescita, gli interessi per le attività ludico-motorie assumono un ruolo assai importante. Per capirne meglio l'importanza è necessario fare delle brevi considerazioni sulle modificazioni che hanno luogo durante la preadolescenza.
    In questa fase, infatti, c'è il manifestarsi di rilevanti energie di crescita. Queste energie sono di tipo biologico (le trasformazioni corporee e puberali) e di tipo psicologico (le energie pulsionali tenute a bada durante la fanciullezza che ora riemergono in cerca di una integrazione positiva).
    Il preadolescente avverte però il premere di una energia pulsionale indifferenziata, indistinta, come un fiume in piena che cerca di rompere gli argini, di trovare degli sbocchi. Viene così a crearsi un ingorgo, nel senso che il preadolescente avverte a livello profondo il preannunciarsi di cambiamenti numerosi e significativi. A tutto ciò egli assiste per lo più in una situazione di passività oltre che di sgomento, intuendo in qualche modo di dover porre mano a delle ristrutturazioni lunghe e complesse, di fronte alle quali non è sicuro di possedere gli strumenti per gestirle.
    In questa situazione di impasse, il preadolescente individua allora un ambito di interessi e di attività collegate, quello ludico-motorio, capace di fare defluire queste energie di crescita attraverso modalità più facili da gestire, cosi da renderle familiari, e poi poterle orientare e strutturare in termini più attivi e personali.
    Proprio l'immagine del ragazzo instancabile, che non si ferma un attimo, ci fa capire che nel suo muoversi in modo irrefrenabile e quasi convulso sono state canalizzate queste energie pulsionali .
    Che nell'attivazione della dimensione corporea attraverso le forme del gioco e dello sport, il preadolescente faccia confluire le sue pressanti energie pulsionali, ci viene confermato da un altro elemento. L'interesse per il gioco e per lo sport, all'inizio dell'età molto alto, decresce notevolmente verso i quattordici anni. Ma mentre gli indici relativi allo sport, pur diminuendo, si mantengono su livelli di una certa rilevanza, quelli relativi al gioco calano in maniera quasi verticale.
    Non è quindi l'interesse per il movimento che si abbassa, visto che anche a quattordici anni il preadolescente si sente attirato dallo sport; ciò che viene a modificarsi è il significato che questo assume per lui.
    Questo significato va rilevato nel modo in cui il preadolescente vive il gioco.
    Per lui «gioco» vuol dire dare spazio al gusto, alla spontaneità, nell'attivazione instancabile e irrefrenabile del proprio corpo, accompagnato, nel suo realizzarsi, da vissuti di appagamento e di piacevolezza. L'interesse per il gioco intorno ai dieci-undici anni ci porta ad ipotizzare che il fare, il muoversi, il correre, sono investiti dalle energie pulsionali in modo globale e indifferenziato.
    Successivamente la familiarizzazione con queste energie gli permette di canalizzarle in modo non più indistinto ma differenziato, cosicché le attività inerenti alla dimensione corporea vengono in gran parte disinvestite dei significati e dalle pressioni precedenti, mentre ne acquistano dei nuovi.

    LE FUNZIONI DELLE ATTIVITÀ LUDICO-MOTORIE

    Prenderò ora in considerazione l'insieme delle funzioni che le attività ludico-motorie rivestono all'interno del cammino di crescita che il preadolescente va effettuando.

    Deflusso delle tensioni

    Il soggetto si trova a dover gestire un momento assai complesso di cambiamenti, che riguarda tutta la sua persona: dal corpo alla personalità, per arrivare ai rapporti con il mondo sociale.
    Questa situazione viene vissuta con grande apprensione, ed è segnata da un innalzamento corrispondente di tensione a livello psicologico.
    Ecco allora che egli può trovare un momentaneo giovamento dal muoversi, dal correre, dal saltare. L'attivazione del corpo in mille modalità comporta una sensazione benefica almeno a livello psicosomatico, evitando così il pericolo di un ingorgo eccessivo di tensioni.
    Nel giocare e nel fare sport trova la possibilità di distogliere l'attenzione dalle problematiche interiori, così da poter contare su un'importante possibilità di salvaguardia dell'omeostasi emotiva.

    Sostegno all'autostima

    Uno dei rischi maggiori che il preadolescente si trova a correre è quello di dover fare i conti con una dose eccessiva di frustrazione riguardo alle proprie capacità di gestire la situazione di cambio. I problemi che ha di fronte sono molto impegnativi e, nel contempo, egli si trova impreparato circa il modo di gestirli. Per un certo periodo di tempo dovrà transitare all'interno di uno spazio che molteplici volte gli porrà davanti situazioni in cui sperimenterà un senso di incapacità e di inadeguatezza. Le pressioni interne e le richieste ambientali costituiranno occasioni che, insieme ai residui dell'onnipotenza infantile, provocheranno degli scompensi all'immagine di sé, nel senso di un decremento dell'autostima. Al contrario, nel fare, nel giocare, in un ambito esperienziale in cui sono importanti le competenze e le capacità motorie, il soggetto può contare su uno spazio in cui poter fare esperienza di sé come persona adeguata e capace, procurandosi così quella «scorta» di esperienze positive che contribuiscono ad evitare che il senso di autostima, a cui è strettamente collegato quello di integrità personale, raggiunga soglie critiche.

    Riorganizzazione dello schema corporeo

    Si è accennato al fatto che il preadolescente deve fare i conti con imponenti energie che lo spingono a crescere. Una parte di queste energie trova espressione concreta proprio nel suo corpo.
    Il corpo che cambia esprime plasticamente e visivamente il processo di destrutturazione-ristrutturazione che sta vivendo per quanto riguarda l'intera personalità.
    Il suo corpo, nel giro di pochi anni, si trasforma e assume i caratteri e le funzioni del corpo adulto. Con il cambiare del corpo, il preadolescente deve man mano riorganizzare il suo schema corporeo .
    Lo schema corporeo, quale struttura psico-neurologica, regola la gestione dello spazio fisico. La formazione dello schema corporeo può realizzarsi attraverso l'esplorazione dell'ambiente fisico da parte del soggetto a partire dalla sua nascita. Grazie a questo processo vengono acquisiti i reali confini del proprio corpo, per cui, dopo una lunga fase per tentativi ed errori, il soggetto apprende le «misure» effettive del proprio corpo, e con esse gli schemi motori e la forza da utilizzare per i diversi movimenti.
    Chiaramente, nel momento in cui ha inizio la pubertà, il corpo del preadolescente si modifica, allungandosi e acquisendo maggiore forza. Tutto ciò provoca delle disarmonie del suoi movimenti, degli impacci e una certa goffaggine in cose che precedentemente realizzava con tranquillità. Lo schema corporeo precedente non è più funzionale, così da rendere necessaria una sua ridefinizione.
    L'unico modo per «prendere le nuove misure» del corpo allora è quello di farne esperienza. «Facendo», correndo, arrampicandosi, giocando, così da poter mettere in atto una vastissima gamma di movimenti, il ragazzo può rifamiliarizzarsi col corpo, riacquisendo man mano la possibilità di movimenti armoniosi ed adeguati.
    Inoltre, grazie alle incipienti capacità cognitive di tipo astratto, diviene capace di rappresentarsi in modo consapevole gli schemi motori necessari per le diverse azioni, rendendo più ricco e raffinato il patrimonio motorio.

    Le problematiche dell'immagine corporea

    La preadolescenza è anche il periodo in cui il soggetto prende coscienza, per la prima volta in modo significativo, di avere un corpo che lo condiziona in molti sensi.
    Mentre in precedenza il fanciullo aveva un'immagine globale di sé, condizionata soprattutto dalle modalità con cui i genitori avevano impostato le relazioni affettive, ora invece avviene una scissione all'interno del mondo esperienziale del preadolescente: l'io si accorge, con sgomento misto a sorpresa, di «avere» un corpo. Ciò avviene per l'intervento di diversi fattori.
    Il primo si riferisce ai cambiamenti che avvengono nel corpo che attirano l'attenzione propria e delle persone circostanti; il secondo riguarda la possibilità di rendere consapevoli questi cambiamenti mediante operazioni cognitive più complesse di cui ora è maggiormente capace.
    Siccome l'immagine corporea è uno degli elementi connessi al senso di identità globale che la persona ha, è importante che questa venga a costituirsi in termini positivi.
    Perché ciò si verifichi è necessario tener conto del fatto che l'immagine corporea non è la semplice rappresentazione del corpo così come esso è nella realtà, ma invece come esso appare alla persona stessa. Inoltre l'immagine corporea è caratterizzata da profondi investimenti affettivi ed emotivi da parte del soggetto. Il corpo, dunque, viene vissuto, nella sua globalità o nelle parti che lo compongono, come piacevole e accettabile oppure il contrario. Nella formazione dell'immagine corporea, come si è già accennato, intervengono fattori affettivo-relazionali e socioculturali. I primi dipendono dal tipo di relazioni e di riconoscimento affettivo che la persona ha ricevuto, soprattutto dai genitori, nelle prime fasi dello sviluppo. Esperienze positive in questo senso permettono il formarsi di un'immagine di sé come persona adeguata, degna di rispetto nella sua globalità e quindi anche nella dimensione corporea, al di là degli effettivi caratteri estetici. Esperienze negative sono alla base di effetti contrari.
    La seconda serie di fattori è relativa ai criteri di bellezza e di normalità presenti in un dato periodo a livello culturale. Il soggetto fa dei confronti tra il proprio corpo e questi criteri, traendone delle conseguenze sulla positività del proprio corpo in alcune parti o nella sua globalità.
    Le attività ludico-motorie, in questa prospettiva, possiedono una grossa importanza. In queste attività il preadolescente ha modo di fare un'esperienza positiva e piacevole del proprio corpo. Più specificatamente, è importante, per il senso di benessere della persona, recuperare il piacere senso-motorio. Le attività motorie spontanee sono dunque accompagnate da un certo piacere sensoriale e psicologico. Il soggetto può così evitare il mantenersi della scissione io-corpo che si realizza proprio in questa fase, e recuperare invece il piacere di «essere» nel proprio corpo, e di «essere» il proprio corpo.

    La differenziazione degli interessi

    Si è affermato che il preadolescente esprime nel fare la sua pulsionalità a livello ludico-motorio. Proprio per questo le attività a cui dà vita necessitano di spazi molto ampi. Gli spazi più ampi si trovano però sempre un po' distanti da casa.
    L'esplorazione e la conquista di nuovi territori lo attira per un verso, in quanto può dar sfogo alle sue esigenze, ma lo intimorisce per un altro. Il preadolescente infatti è nel momento in cui «mette la testa fuori dal guscio»; quando si apre alla sua vista ha il sapore del nuovo e dello sconosciuto. Non è capace di avventurarsi da solo, e così trova sicurezza e sostegno nel gruppo dei coetanei che vivono la stessa sua situazione. Il fare diviene così un fare insieme, e nello stare insieme egli trova un contesto ottimale per esprimere la sua esigenza di correre e di giocare a lungo in spazi ampi e in attività differenziate. A poco a poco, con il continuo esplicarsi di queste attività il preadolescente comincia a percepire e a sensibilizzarsi verso altri interessi, quelli socio-relazionali, che inizialmente rappresentavano un contesto strumentale.
    L'energia pulsionale comincia a differenziarsi, ad articolarsi intorno a diversi nuclei, perdendo il carattere di globalità indistinta.

    Il distacco dai genitori

    In ultimo si può affermare che le attività ludico-motorie contengono una spinta inconsapevole che orienta il preadolescente ad intraprendere il cammino del porsi al di fuori del controllo dei genitori. Egli si serve del desiderio di fare attività di gioco e di movimento, cose che richiedono spazi particolari situati distanti da casa, per giustificare il suo allontanarsi. In realtà egli sta esprimendo in modo implicito e non consapevole il desiderio di autonomia; ma la vera autonomia sarà una conquista successiva, frutto di vicissitudini non sempre tranquille; questo processo tuttavia, per essere attivato, necessita di questa modalità così singolare di porsi al di fuori della dipendenza dei genitori.
    In quanto non caratterizzata da una effettiva presa di distanza interiore, l'allontanarsi dai genitori assume i contorni di una controdipendenza, che però si esprime non in termini cognitivi e consapevoli ma a livello spazio-motorio.

    LA POLARIZZAZIONE DEGLI INTERESSI INTORNO AL NUCLEO SOCIO-RELAZIONALE

    Ricollegandoci con quanto detto in precedenza, intorno ai dodici-tredici anni vengono a presentarsi dei cambiamenti all'interno del quadro esperienziale del preadolescente. Si tratta di cambiamenti che riguardano i suoi dinamismi più profondi, che noi possiamo intuire nel dislocamento degli interessi da un nucleo che abbiamo definito ludico-motorio ad un altro, che chiamiamo socio-relazionale.
    La polarizzazione di interessi intorno a questo nuovo nucleo non avviene nel senso di una totale esclusione di quello precedente. Gli interessi per le attività ludico-motorie rimangono presenti e impegnano ancora molto i soggetti di questa età. La novità sta però nel fatto che, mentre in precedenza l'enorme potenziale di crescita indifferenziato veniva canalizzato completamente nel «fare», ora invece comincia a presentarsi una migliore capacità di gestione di queste energie, con una conseguente capacita di ripartirle in modo più equilibrato. Le energie prima quasi completamente utilizzate per conquistare nuovi spazi territoriali, vengono ora utilizzate per l'esplorazione e la conquista di un nuovo spazio socio-relazionale.

    Dallo spazio fisico allo spazio relazionale

    In realtà l'ampliamento degli orizzonti socio-relazionali in direzione dei coetanei era già presente nel periodo antecedente, ma si trattava di un ampliamento in gran parte strumentale rispetto ad interessi avvertiti come maggiormente rilevanti.
    È come se il preadolescente svolgesse inconsapevolmente questo tipo di ragionamento: «mi piace molto correre, saltare, giocare; per farlo ho bisogno di spazi particolari fuori di casa; non posso andarci da solo; ho bisogno di qualcuno che mi accompagni e mi sostenga». Così a undici anni, insieme a qualche coetaneo, in gruppo, il preadolescente inizia l'avventura dell'esplorazione e della conquista del piccolo ma affascinante mondo poco distante dalla propria abitazione, il cui fascino sta non tanto nel fatto che si tratta di territorialità del tutto nuova, ma nel poterla percorrere e misurare senza la presenza ingombrante degli adulti.
    Dopo aver dato voce in maniera istintiva a questo impulso irrefrenabile, il preadolescente sembra ora fermarsi un attimo: placa la esplosiva pulsionalità ludico-motoria, si guarda intorno e si rende conto che lo «stare insieme» non deve per forza essere legato al fare per rivelarsi gradevole; può invece risultare una dimensione importante e attraente di per sé.
    Sulla base di questa scoperta inizia a dedicare meno energie e meno interesse al gioco e allo sport, per dedicarsi all'esplorazione di un mondo, quello sociale e relazionale, che ha tutta l'aria di permettere esperienze piacevoli; gli si sta aprendo davanti in forme molteplici e diverse rispetto a quelle sperimentate fino a quel momento.

    Il configurarsi degli interessi e delle esperienze socio-relazionali

    Ciò che emerge innanzi tutto come rilevante è l'intensità con cui si esprime, nella preadolescenza, il desiderio di stare insieme agli altri.
    All'inizio questo desiderio è indirizzato verso un generico stare insieme con molti, mentre con il passare del tempo comincia ad apprezzare forme diverse quali il piccolo gruppo di amici, a livello informale o strutturato, lo stare con l'amica del cuore o l'amico per la pelle, lo stare in compagnia di coetanei dell'altro sesso.
    Analizziamo ora le diverse forme socio-relazionali che abbiamo presentato.
    Innanzi tutto c'è da dire che durante la preadolescenza possono essere sperimentate in modo significativo, relazioni di tipo paritario. Se fino a quel momento le relazioni più importanti erano state quelle con i genitori e con gli adulti significativi, che ponevano però il soggetto in una costante situazione di inferiorità e di dipendenza, ora può provarsi in relazioni in cui «sta alla pari».
    La nuova dimensione orizzontale viene esplorata nelle sue molteplici sfaccettature e nelle sue diverse coloriture ed espressioni affettive.

    Varietà di forme aggregative

    La prima forma su cui ci soffermiamo è quella relativa alla socialità di gruppo. Uno degli aspetti caratteristici è proprio l'esplosione aggregativa in gruppi di coetanei. Questi gruppi possono essere di due tipi: strutturati e informali. La maggior parte dei preadolescenti di oggi ha modo di usufruire di ambedue queste forme.
    Il gruppo informale è formato in genere da pochi elementi (sei-sette); si forma per motivi di vicinato o per l'appartenenza alla stessa classe scolastica; si ritrova nel cortile sotto casa, per strada, nelle piazzette del quartiere, nel campetto sportivo.
    Questo tipo di gruppo attira molto i preadolescenti, soprattutto i maschi, perché offre una maggiore libertà rispetto ai controlli e alle limitazioni degli adulti, e spazio alla esplosiva pulsionalità ludico-motoria. Un gruppo, in fin dei conti, con una strutturazione interna labile, ma sufficiente a fungere da contesto in cui ognuno può esprimere ciò che prova ed agire spontaneamente.
    Se il gruppo informale attira istintivamente i preadolescenti, il gruppo strutturato, nelle diverse possibilità in cui si offre ai soggetti di questa età, è la proposta più gettonata.
    In particolare, ottengono grosso successo quei gruppi in cui si svolge attività sportiva con finalità educative e/o agonistiche. Il gruppo sportivo oltre a dare al ragazzo l'opportunità di esprimere il suo desiderio di muoversi e di giocare, appare fortemente condizionato dai valori presenti nell'attuale cultura e trasmessi attraverso i mezzi di comunicazione di massa, che sottolineano in modo esasperato la competitività e il successo, favorendo così la precoce canalizzazione di queste energie in attività agonistiche.
    La preadolescenza è però anche l'età in cui emerge in maniera più significativa l'esigenza di un rapporto di amicizia particolareggiato. L'amica del cuore e l'amico per la pelle sono fenomeni tipici della socialità preadolescenziale, dove si verifica un intenso investimento affettivo ed emotivo nei confronti di coetanei dello stesso sesso o di sesso diverso.

    Il significato degli interessi socio-relazionali

    L'espandersi, nel mondo socio-relazionale dei coetanei, delle energie e degli interessi dei preadolescenti, segna un momento importante nel cammino di crescita, in senso sociale e culturale oltre che in senso psicologico.
    In questa fase si realizza infatti il passaggio da un contesto di socializzazione primaria ad un altro di socializzazione secondaria.
    La socializzazione primaria si realizza indicativamente durante il primo decennio di vita. Vede come agenti principali i genitori e altre figure di adulto (insegnanti ecc.) che ripropongono al bambino le stesse modalità relazionali che sperimentano con i genitori stessi. Queste relazioni sono essenzialmente asimmetriche e prevalentemente unidirezionali. Esiste cioè una differenza, una mancanza di reciprocità tra i protagonisti. I bambini sono in una situazione di inferiorità rispetto alle figure adulte che gestiscono il processo, in quanto il loro compito è quello di acquisire in questo primo decennio della loro vita gli strumenti culturali (linguaggio, valori, norme) fondamentali per un successivo inserimento, questa volta più attivo e protagonistico nella società.
    La socializzazione secondaria è invece caratterizzata dall'espandersi delle relazioni di tipo paritario, in cui ognuna delle parti in questione può influenzare l'altra in un contesto di reciprocità. Sono rapporti segnati da una maggiore autonomia e da un coinvolgimento emotivo ed affettivo indubbiamente meno intenso.
    Il passaggio da un contesto di socializzazione primaria ad uno di socializzazione secondaria non avviene in modo automatico, né breve, né facile, ed è collegato al complesso delle dinamiche evolutive. Al riguardo possiamo dire che la preadolescenza è oggi il momento in cui si va realizzando questo passaggio, dove il contesto primario va regredendo e quello secondario va altrettanto lentamente avanzando. Il processo si completerà soprattutto durante l'adolescenza.
    Il dinamismo che sembra sottendere questo, come molti altri cambiamenti, è quello della spinta nel senso dell'uscita da un mondo in cui si veniva completamente gestiti, verso un altro in cui si attua una gestione più autonoma della propria esistenza.
    Questo dinamismo viene per lo più agito inconsapevolmente dal preadolescente, ne permette una manifestazione indiretta attraverso dei movimenti piccoli, ma indispensabili, di uscita. Questi movimenti vengono veicolati dalla pulsionalità ludico-motoria, esprimono un distanziamento dapprima territoriale, successivamente affettivo-emotivo, ed infine di tipo cognitivo. L'insieme del processo ha come punto di riferimento le relazioni con i genitori.

    LE FUNZIONI DEGLI INTERESSI SOCIO-RELAZIONALI

    La intensa e variegata esperienza socio-relazionale riveste delle funzioni di grossa importanza nel processo evolutivo del preadolescente.

    Favorita la riorganizzazione di sé

    Nei nuovi spazi sociali il preadolescente ha l'opportunità di fare esperienza di un «sé» nuovo che sente sbocciare proprio in questo momento della sua vita. Fa esperienza di un «sé» che ha finalmente la possibilità di esprimersi in relazioni paritarie, in cui, oltre ad essere influenzato, può anche fare valere i propri punti di vista; un «sé» che si arrischia nel rapporto con gli altri, senza che questa volta possa contare sul sostegno dei genitori o di altri, negli eventuali e ineliminabili momenti di difficoltà. Un «sé» che, avventurandosi nelle relazioni con i coetanei, ha la possibilità di rafforzare e di ampliare le proprie competenze sociali, che contribuiscono a loro volta ad aumentare la fiducia e la stima nei propri confronti.
    All'interno di questo nuovo spazio vitale il preadolescente ha modo di organizzare una vera e propria elaborazione di questo nuovo «sé». Questa elaborazione può avvenire per l'azione di diversi elementi.
    In primo luogo ha la possibilità di rendersi consapevole di numerose informazioni che lo riguardano. Nelle molte occasioni in cui ha modo di interagire in gruppo, gli altri svolgono la funzione di «specchio», in quanto gli rimandano molte informazioni su se stesso. Queste informazioni possono essere «catturate» grazie allo sviluppo cognitivo che è nel momento del passaggio dal ragionamento concreto a quello astratto. Le conoscenze intorno alla propria personalità, ai propri gusti, al proprio corpo, alla sua accettabilità o meno a livello sociale, si ampliano moltissimo.
    Gli altri, oltre a fare da specchio, hanno anche la funzione di criterio selettivo rispetto alle caratteristiche da migliorare, da assumere o da eliminare. Egli va cercando risposte attendibili su quanto gli permette di essere meglio accettato e meglio valutato a livello sociale, operando una esplorazione, una verifica e una cernita delle proprie caratteristiche.

    Sostegno allo sviluppo cognitivo

    Gli amici e il gruppo hanno anche l'importante funzione di stimolare e di sostenere lo sviluppo cognitivo verso il pensiero formale.
    Il preadolescente, davanti ai suoi amici che lo controllano e che sono attenti verso quanto dice e fa, dovrà cercare di essere il più possibile coerente nei suoi ragionamenti e negli argomenti che porta a sostegno delle sue affermazioni, oltre che essere capace di tenere in adeguata considerazione il punto di vista degli altri. In questo modo ha l'opportunità di strutturare in maniera più organica, articolata e coerente, il suo pensiero, di affinarne e amplificarne le possibilità.

    Gratificazione dei bisogni psicologici di base

    L'esperienza di sentirsi accettato, valorizzato nelle capacità e abilità personali, è fondamentale, essendo il sostegno, durante tutto l'arco dell'esistenza umana, alla possibilità di vivere in modo adeguato ed equilibrato. Il venir meno della gratificazione di questi bisogni, che possiamo a ragione definire «primari», comporta gravi conseguenze a tutti i livelli. Questo discorso pur essendo valido per tutte le fasi della vita umana, è ancora più importante per i preadolescenti che sono in cerca di una loro precisa definizione personale e di un'adeguata collocazione sociale; proprio per queste ragioni essi hanno bisogno di manifestazioni più numerose e più intense di fiducia, di affetto, di valorizzazione, che attivino e fortifichino le forze di auto-sostegno e di autodeterminazione.
    Il preadolescente che vive una situazione di cambio, di incertezza e di instabilità, sembra aver dunque maggior bisogno di conferme e gratificazioni esistenziali. Egli non è più ciò che era in precedenza, ma non sa ancora chi potrà diventare; molto profondamente teme che, cambiando, possa in qualche modo provocare una modifica dell'opinione che gli altri hanno di lui, fino ad arrivare a negargli l'affetto che gli era stato garantito fino a quel momento. Avviene anche che egli sente di non essere orientato, come lo era in passato, unicamente verso la famiglia per ottenere queste gratificazioni. Avverte il bisogno di attingere a fonti esterne.
    Queste nuove fonti vengono individuate nei coetanei; anzi, si può affermare che in questa fase le nuovi fonti arrivano addirittura a soppiantare quelle costituite dai genitori. Per il preadolescente diventa quasi più importante essere amato, accettato e stimato dai coetanei che dai genitori.
    La ricerca di queste gratificazioni avviene in modi diversi. Nel parlare, nello scambio di confidenze, nel proporre abilità, capacità, competenze, caratteristiche che lo rendono accettabile, degno di fiducia e di ammirazione.
    Lo sport allora diviene uno strumento assai importante per mettersi in mostra, per suscitare ammirazione attraverso l'esplicitazione delle capacità fisiche e abilità tecniche. L'ottenere in maniera sufficiente tutto ciò contribuisce alla formazione di un'immagine positiva di sé, di persona adeguata e «vincente» .
    La carenza di queste esperienze affettive positive o, al contrario, la presenza di esperienze negative o frustranti, contribuiscono in gran parte alla formazione di un'immagine negativa di sé, di persona perdente, non degna di fiducia e di considerazione, con danni rilevanti come l'affiorare di atteggiamenti che comportano il mettersi sulla difensiva, il precludersi all'esplorazione delle proprie potenzialità, il rinchiudersi in invidie, rancori, aggressività nascoste o manifeste.

    Definizione del proprio ruolo psico-sessuale

    La crescita in questa dimensione avviene su due binari.
    Frequentando i coetanei del proprio sesso il preadolescente ha modo di focalizzare meglio e di apprendere i comportamenti, gli atteggiamenti e i gusti più appropriati, secondo gli attuali modelli socioculturali, per il proprio sesso.
    Vengono così rinforzati tutti gli aspetti che rientrano in questo modello e viene inibito quanto ha a che fare con l'altro sesso.
    Vi è poi il contatto e il frequentarsi con i coetanei del sesso opposto che sollecita alla scoperta della relazione sessuata, spingendolo alla progressiva definizione del proprio ruolo psicosessuale e a vivere con maggiore flessibilità la propria esperienza di relazionalità sessuata.

    Acquisizione di competenze sociali

    Nel rapporto con gli altri il preadolescente impara ad essere solidale, a risolvere i conflitti interpersonali in modo non distruttivo e violento; impara a chiedere scusa quando è il caso, e a far valere i propri diritti.
    Questi atteggiamenti e comportamenti vengono acquisiti anche perché gli permettono di diventare accettabile all'interno del gruppo.
    Qui si pone quindi il problema di gruppi in cui siano presenti modelli e norme che invece rinforzano atteggiamenti e comportamenti asociali, violenti, egoistici ed esasperatamente competitivi: un problema che riguarda spesso il tipo di gruppo-squadra sportivo .
    Il preadolescente acquisisce tutti questi elementi relativi all'esperienza sociale, soprattutto nel contesto di gioco. Il gioco, in quanto contesto al di fuori delle regole della realtà, spazio neutro, permette l'acquisizione di queste dimensioni e l'inibizione non traumatica di quelle non approvate.

    LA POLARIZZAZIONE DEGLI INTERESSI INTORNO AL SÉ

    L'ultimo movimento evolutivo che si verifica durante la preadolescenza è quello rilevabile a partire dallo spostamento degli interessi da un nucleo socio-relazionale verso un nucleo che ha come elemento comune il «sé», cioè la sua soggettività nei diversi aspetti.

    Lo sguardo sul corpo come sguardo sul «sé»

    Una delle componenti del sé attorno a cui convergono gli interessi dei preadolescenti è quelle delle corporeità.
    Il corpo diviene oggetto di grossa attenzione: un'attenzione emotivamente assai carica, accompagnata ad una forte apprensione per aura di scorgervi dei difetti.
    Ciò è legato alla percezione del fatto che il corpo è per il preadolescente un vero e proprio biglietto da visita, che può facilitarlo o no nell'accedere ad importanti esperienze e gratificazioni sociali. Diventa sempre più consapevole dell'importanza che il corpo assume, nella sua dimensione estetica e nelle sue abilità motorie, circa l'articolazione della vita affettiva e relazionale.
    L'attenzione nei confronti del proprio corpo aumenta sia in forma diretta che indiretta. Nel primo caso il preadolescente passa molto più tempo di quanto facesse in precedenza davanti allo specchio. Qui egli ha modo di operare una vera e propria «vivisezione»: esamina a fondo il naso, gli occhi, il taglio e il colore dei capelli, l'altezza, la muscolatura e tante altre parti ancora. Questa disamina viene fatta in modo particolareggiato e con molta scrupolosità. Indirettamente, l'attenzione per il proprio corpo si manifesta nel cercare di capire le reazioni che esso provoca negli altri. Dietro un apparente disinteresse, c'è in realtà il suo essere tutt'occhi e tutt'orecchi per cogliere gli accenni, anche più nascosti, che facciano capire se è risultato piacevole o meno agli altri.

    L'interesse per il mondo interiore e la progettualità

    Una seconda dimensione del sé su cui si accentrano gli interessi è quella che genericamente possiamo definire dell'interiorità. Nel preadolescente di tredici-quattordici anni, si nota un processo che lo porta a diminuire l'attenzione verso il mondo esterno e ad aumentare quella nei confronti del «mondo interno».
    Questa attenzione può attuarsi grazie alla molteplicità di esperienze in cui è inserito, che gli forniscono molto materiale su di sé, e grazie anche alle sempre più attive capacità cognitive di tipo formale e simboliche, che permettono operazioni ed elaborazioni più complesse e più raffinate su questo materiale. Da queste affermazioni si può indurre che la preadolescenza presenta una forma iniziale ma importante di interiorità riflessa. In breve, si rileva, da parte del preadolescente, la scoperta eccitante dell'introspezione.
    L'introspezione viene utilizzata prevalentemente nello scambio e nella riflessione sulle esperienze che ha modo di fare con i coetanei. In questi scambi ha la possibilità di scoprire gli itinerari della riflessione, per poi utilizzarli nei momenti in cui sta da solo. È proprio in questo momento infatti che comincia a manifestarsi il desiderio di stare un po' appartato, magari nella propria cameretta, con lo sguardo fisso nel vuoto, a cogliere la ricchezza, le profondità e le sfumature del suo mondo interno, prefigurando così quello che è un tipico atteggiamento adolescenziale.
    Nel coltivare la propria interiorità il preadolescente comincia a organizzare una prima sintesi su se stesso, ricomponendo e integrando tra loro, provvisoriamente, i cambiamenti e le novità che sono sopravvenute nel periodo precedente. Comincia a passare da una coscienza vissuta di sé ad una di tipo riflesso. Emergono le prime rappresentazioni consapevoli di sé, anche se sono caratterizzate da una certa frammentarietà, da incompletezza e da poco realismo. Collegata a questo aspetto c'è l'ultima dimensione del sé, intorno a cui emergono gli interessi. Si tratta della dimensione della progettualità.
    L'interesse sempre crescente verso quello che sarà il proprio futuro stimola ai primi abbozzi di progettualità. Si tratta in ogni caso di una progettualità che nei suoi due aspetti (cosa voglio fare, cosa voglio essere) è ancora fortemente condizionata sia da fattori ambientali (genitori società) sia da fattori interni (paure, desideri). Registriamo, sì, il proiettarsi del preadolescente verso il futuro, ma è un futuro ancora troppo lontano, dal momento che il suo proiettarsi è poco realistico. Tutto sommato le sue capacità progettuali, in progressiva crescita, si presentano e si concretizzano maggiormente nel presente, in una progettualità a corto respiro. In sintesi, più che progettare quello che sarà, sta lavorando al perfezionamento delle possibilità che permetteranno successivamente una progettualità più realistica ed adeguata. Il suo prepararsi ruota intorno alla maggiore conoscenza di sé e al rafforzarsi nella gestione delle piccole e apparentemente poco importanti cose della sua vita quotidiana.

    I significati degli interessi sul sé

    Il ragazzo con cui ci imbattiamo a quattordici anni è molto diverso da quello che avevamo conosciuto a dieci.
    In questo breve arco di tempo si sono verificati quei rapidi e rilevanti cambiamenti di cui abbiamo parlato ampiamente.
    Al decenne spensierato, tranquillo, abbastanza soddisfatto di sé e dei propri genitori, subentra il quattordicenne che ha a che fare con un mondo interno in subbuglio, che ha molte incertezze su se stesso e sul suo rapporto con gli altri, a cominciare proprio dai genitori. A dieci anni assistiamo al raggiungimento dell'apice del mondo infantile, alla massima funzionalità di strutture di riferimento semplici e lineari. L'accelerare e l'intensificarsi degli indici di crescita relativi a tutte le dimensioni esistenziali, provocano un certo scombussolamento e una relativa confusione sul mondo del preadolescente.
    A questa reazione iniziale di sgomento fa seguito, come ci si è potuto rendere conto, un atteggiamento di esplorazione di questi cambiamenti, accompagnato da un senso piacevole di scoperta, senza la preoccupazione immediata di inserire quanto va scoprendo all'interno di un quadro organico e ordinato.
    Giunto a quattordici anni il soggetto sembra animato dal desiderio di effettuare una prima ricognizione sul «materiale» accumulato in modo frettoloso e disordinato. Vuole tentare di delineare una prima sintesi di sé, una prima organizzazione. Chiaramente nel fare ciò egli utilizza delle capacità cognitive che non funzionano ancora a pieno regime, almeno sul registro logico-formale; questa sintesi dunque non può che risultare semplice, schematica, frammentaria, incompleta e molto ingenua. Pur con queste caratteristiche l'operazione di ricognizione che effettua assume un'importanza fondamentale.
    In queste operazioni notiamo infatti l'immettersi del preadolescente in problematiche tipiche dell'adolescenza.
    La ricognizione e la prima provvisoria sintesi risulteranno decisive nel favorire una non troppo problematica risoluzione di uno dei compiti più impegnativi che l'adolescente dovrà affrontare: la costruzione della propria identità. Se l'infanzia è il periodo in cui prevalgono le identificazioni, con l'assimilazione di quanto proposto dai modelli significativi, e l'adolescenza è il periodo in cui si cerca di definire la propria identità, segnata da un porsi più autonomo e personalizzato nella definizione di sé e del proprio progetto, la preadolescenza viene a rappresentare il periodo del passaggio dalle identificazioni alle problematiche della costruzione dell'identità.
    Questo passaggio è scandito in due tappe, per così dire, di avvicinamento.
    La prima consiste nel passare dalle identificazioni con i genitori e con gli adulti significativi del proprio ambiente a quelle con i personaggi dello sport e dello spettacolo, ma anche con i modelli del gruppo e col gruppo stesso di coetanei. La seconda tappa segna l'ulteriore passaggio dalle identificazioni con i personaggi dello sport e dello spettacolo e con i modelli di gruppo, alla identificazione con se stessi (alla domanda: «a chi vorresti assomigliare?», i soggetti rispondono con percentuali maggiori: «voglio assomigliare a me stesso»).


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