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    Letture della Bibbia


     

    (NPG 1989-06-135)


    1. Lettura storico-critica

    Il metodo storico ha come fine di situare il testo nel suo ambiente originale, nell'epoca che lo ha visto nascere, e di mostrare che porta con sé l'impronta di un modo di pensare, di esprimersi, l'impronta di una cultura.

    Il punto di partenza
    Esso ha dunque come risultato di distanziare il testo dal lettore.
    Fa risaltare l'estraneità del testo, e impedisce, allo stesso tempo, di ridurre il testo ai nostri interessi, di iscrivervi le nostre preoccupazioni del momento, di appropriarcene troppo facilmente.
    Può darsi che questo metodo renda in un primo tempo questa appropriazione più difficile.
    Si giudicherà se sia un bene o un male.

    Tappe della lettura
    * Situare il testo nel suo ambiente originale
    Il testo che abbiamo sotto gli occhi fa parte di un libro (infatti la Bibbia è una raccolta di numerosi libri).
    Che cosa possiamo dire circa l'ambiente, il popolo, il tessuto religioso nel cui ambito questo libro è stato scritto?
    Come viene a colorare l'ambiente geografico e sociale?
    Molti libri sono stati scritti in più tappe, in epoche differenti. I loro autori hanno introdotto dei testi che esistevano precedentemente. Si può reperire questa varietà e l'ambiente originale di ogni parte del testo che a volte si presenta come un mosaico?
    *Situare il testo nel tempo
    Che possiamo dire della data della composizione del libro? Cerchiamo di individuare ciò che è successo in questa epoca.
    Certi testi sono composti da frammenti, in cui ciascuno aveva la sua importanza particolare nel momento in cui è stato scritto.
    È possibile dire qualcosa di questa particolarità storica?
    Il testo che studiamo è stato riletto in epoche differenti.
    Di quali significati successivi si è arricchito di volta in volta, in seguito a queste riletture?
    *Situare il testo secondo il suo genere letterario
    Si trovano nella Bibbia testi di generi letterari diversi: per esempio miracoli, parabole, racconti, apparizione, discorsi, racconti di visioni, epopee, salmi, preghiere, atti profetici, ecc.
    Per mezzo di un'analisi attenta, si rileva all'interno di ogni genere letterario che dei testi si assomigliano e anche che sono perfino composti su uno schema identico.
    Davanti a un testo è bene domandarsi a quale genere esso appartiene. Comparandolo con altri dello stesso genere, si possono trovare le caratteristiche di questo genere letterario.
    Si avrà in questo caso un aiuto specifico nelle varie opere di consultazione disponibili.
    Situare il genere letterario di un testo pone in particolare il problema della storicità degli avvenimenti in questo contenuti.
    È una leggenda o un fatto storico? È una parola di Gesù o una interpretazione del pensiero di Gesù fatta dalle prime comunità cristiane?
    *Situare il testo nel suo contesto
    Un passo della Bibbia è preso spesso come punto nel mezzo di un discorso, di una serie di racconti, di una raccolta di detti.
    Oppure esso introduce una intera trattazione o conclude una sezione narrativa.
    A volte questa posizione nel contesto è essenziale per comprendere il passaggio scelto; altre volte fa solo qualche accenno: bisognerà sempre situarla.
    Per esempio, è importante sottolineare che Matteo nel suo «discorso della montagna» (capitoli 5-8) contiene numerosi detti di Gesù, mentre gli altri evangelisti li disperdono all'interno di tutto il Vangelo.
    *Quale testo scegliere?
    È sufficiente aprire diverse Bibbie allo stesso passo per constatare che le traduzioni sono differenti.
    Al di là del problema della traduzione, gli editori di ogni Bibbia devono scegliere il testo da tradurre. Dando per scontato che noi non abbiamo mai l'originale dei libri biblici, ma solo delle copie, dando ancora per scontato che queste copie stesse non sono assolutamente identiche, i traduttori sono obbligati a scegliere.
    Essi cercano di fare del loro meglio, cioè di avvicinarsi il più possibile a quello che si pensa sia il testo originale.
    Ciò porta a dibattiti tra specialisti Ma ogni traduttore ha l'onestà (almeno nelle edizioni di formato grande) di segnalare in nota le varianti del testo che ha scartato.
    *Analizzare il testo
    La lettura storico-critica tende a comprendere i testi.
    A questo scopo essa si sforza di rilevarne la struttura, di sottolineare i concetti chiave, di estrarre il concetto ispiratore del testo, cioè il motivo per cui è stato scritto, ciò che esso vuole essenzialmente dire.
    Così l'incontro di Gesù e della samaritana è originariamente un racconto sull'atteggiamento di Gesù nei confronti degli stranieri, un testo mistico sulla sete di Dio, un testo istituzionale sul battesimo, oppure un testo di rivelazione sulla personalità di Gesù?
    Dire quale sia il concetto ispiratore del testo sarà rispondere a questa domanda.
    Per comprendere il testo bisogna spesso rischiararlo con dei tentativi di accostamento, sia utilizzando brani dello stesso libro, sia di altri libri. Per esempio il «Magnificat» è un tessuto di citazioni dell'Antico Testamento (Lc 1,46-56): l' esegesi storico-critica ha rivelato esattamente l'origine di ogni frase; i riferimenti si trovano indicati a margine del testo.
    Ci si servirà anche delle conoscenze etnologiche, geografiche, storiche, culturali. *Ciò che è raccontato è avvenuto storicamente così?
    Questa questione della storicità dei racconti (o dei detti riferiti) è posta soprattutto dalla lettura storico-critica e dalla lettura socio-politica. Bisogna spesso rispondervi con prudenza.
    * Occorre che l'esegeta faccia un po' di «teologia» biblica
    È ciò che succede quando l'autore a proposito della figlia di Giairo sviluppa l'idea che la morte è un passaggio verso la resurrezione o quando egli vede scaturire la fede in Gesù dall'impotenza dell'uomo: si tratta allora di una riflessione sugli elementi importanti del testo.


    2. Lettura strutturale

    La Scrittura è stata commentata così tante volte che o essa non ha più niente da dire, oppure il senso è nascosto dietro una grandissima quantità di idee, formule di catechismo o obiezioni, tutte mescolate insieme.
    Il testo ha tutte le probabilità di non esistere più in se stesso. Ci rimane quindi di ridare agli scritti la loro vita, ai detti il loro carattere insolito e inesplicato; allora si vedrà quanto la pura frase e il suo concatenamento siano ricchi e complessi.
    Perché il lavoro di analisi eviti tali errori e sia rigoroso, è necessaria una regola di lettura.
    L'analisi strutturale tenta di rispondervi.

    Ciò che l'analisi strutturale non è
    * D'abitudine ogni testo comincia dal suo titolo. Un titolo è già una lettura, una selezione tra più letture possibili.
    Per rendersene conto è sufficiente comparare le diverse traduzioni o edizioni delle nostre Bibbie: «Guarigione di una donna. La figlia di Giairo richiamata alla vita» titola la Bibbia TOB a proposito di Mc 5,21. Tutto ciò è sicuramente esatto, ma bisogna sottolineare che si assume un punto di vista che metterà nell'ombra altri attori: i discepoli, la folla, i medici, eventualmente Gesù stesso.
    Non si può dire tutto, e allora bisogna sapere ciò che si eliminerà. Ciò ha già un senso. Ecco perché si saltano i titoli; bastano i numeri di versetto.
    * Dinanzi al versetto di Mc 5,21: «Quando Gesù ebbe raggiunto l'altra riva, una grande folla si raccolse vicino a lui. Egli stava in riva al mare», il lettore ha come prima curiosità quella di conoscere di quale lago si tratti, e ricorre allora a un atlante o a un dizionario biblico. Colui al quale è familiare l'analisi strutturale non è un turista giramondo, non fa uso della guida Michelin. Ciò vuol dire che egli non suppone alla partenza del suo viaggio una conoscenza necessaria sulla vita dell'autore, sul testo, sulla sua elaborazione, i dati storici o geografici. A maggior ragione a proposito del testo originale ebraico o greco. È proprio dello strutturalismo come di un uomo amante del teatro l'interessarsi della prova generale. «Egli ama guardare come si tengono le fila e tenta di capire come si fabbrichi il piacere dello spettatore». In altre parole, egli non cerca il senso, lo spunto del testo, ma cerca di chiarire come, attraverso quale congegno interno, vi sia del senso.
    * Al fine di praticare questo metodo, bisogna essere in gruppo, con una serie di domande a disposizione di tutti, e valide per tutti i testi. Il suo grande merito è quello di sopprimere il ricorso incessante a una biblioteca, e anche a un rapporto maestro-alunno, ove solamente il primo detiene la soluzione del problema.
    Tutti dispongono di tutti gli arnesi necessari per lo smontaggio, e l'intuizione degli uni e degli altri è controllata da tutti.

    Come ci si mette all'opera
    Al fine di mettere a punto la struttura interna, nascosta, di un testo, l'analisi strutturale pone una grandissima attenzione alle opposizioni, alle differenze tra i personaggi, i luoghi, le indicazioni di tempo, gli spostamenti, ecc.
    La prima opposizione riguarda il principio e la fine del testo:
    - una situazione iniziale;
    - una situazione finale.
    Tra le due succede qualcosa. Il primo proponimento è dunque quello di determinare esattamente l'uno e l'altro, e vedere il cammino percorso. A questo punto ci si rende conto che tutto il racconto d'azione presenta generalmente quattro fasi.
    È ciò che si chiama programma narrativo. I più semplici sono i racconti d'azione; un dialogo, come il passo di Nicodemo, è più complesso.
    * Prima fase: la situazione
    Al principio di ogni storia, si descrive la situazione (buona o cattiva) di un personaggio. «Un uomo aveva due figli»; «Una donna colta da un flusso di sangue».
    Vi è un legame tra lui e l'oggetto (oggetto materiale, qualità, o un altro personaggio). Se il rapporto è positivo, il personaggio si dice congiunto con l'oggetto. Se questo rapporto è negativo, egli si dice disgiunto da questo oggetto. Tutto il movimento del racconto parte da una situazione iniziale di mancanza che il personaggio colmerà: non si ha qualcosa, si vuole averla! Si ha qualcosa, si vuole sbarazzarsene.
    Ecco le domande per entrare nel testo: quali sono i personaggi? che possiedono? che cosa cercano?
    * Seconda fase: l'eroe
    A questo punto si cerca l'eroe che trasformerà la situazione. La donna (Mc 5,21) cerca di toccare Gesù.
    Ancora, bisogna che le condizioni siano riunite.
    L'eroe deve:
    - poter fare: in Esodo 14, la nube impedisce all'esercito di avanzare; il Signore fa rifluire il mare;
    - saper fare: per esempio, avere le informazioni necessarie per recarsi in un luogo;
    - voler fare: Gesù non vuole guarire la figlia dell' assiro (Mc 7,24-30).
    Dotato di questa qualifica per agire, l'eroe passerà all'azione, cioè trasformerà la situazione iniziale
    * Terza fase: la lotta
    Di solito ciò si realizzerà attraverso il confronto, in quanto sorgerà un antieroe che adempierà alla sua missione.
    Israele fugge dall'Egitto; il Faraone accorgendosene, parte al suo inseguimento. Nei racconti popolari risulta un vincitore e un vinto.
    * Quarta fase: il riconoscimento
    L'eroe è riconosciuto come tale: egli riceve i segni di questo riconoscimento:
    - il figlio minore riceve un vestito da festa, e gli si mette un anello al dito (Lc 15,11);
    - Israele è testimone della promessa fatta dal Signore.


    3. Lettura socio-politica

    L'analisi storico-critica del contesto letterario e storico non è sufficiente da sola a svelare la portata socio-politica del testo.

    Chiarimenti socio-politici
    I recenti sviluppi dei metodi storici ci rinviano a uno studio più sistematico delle condizioni di produzione di un testo, delle strutture ideologiche, sociali e economiche, così come del gioco operato dal testo su questa scacchiera.
    Presentiamo schematicamente questo tipo di interrogatorio rileggendo, per esempio, il fumetto «Asterix il gallico» che è legato direttamente al colonialismo degli antichi Romani in Gallia, cioè a un intero sistema.
    Naturalmente quello citato è solamente un esempio. Altri potrebbero essere citati, prendendoli dal contesto odierno.
    * Una ideologia
    L'antica e radicata cultura dei Galli, schietta e magica contro l'antica cultura romana, superba e ottusa.
    La vittoria delle caratteristiche positive della prima sulle caratteristiche negative della seconda.
    * Una organizzazione sociale
    Il potere dei colonizzatori romani si appoggia sui capi tradizionali che accettano di sottomettersi, di rigettare la loro cultura.
    Le armi e la prepotenza dei Romani sono gli strumenti di questo assoggettamento.
    Malgrado ciò Asterix con la sua pozione magica preparatagli dal druido del villaggio, acquista una forza sovrannaturale tale da permettergli di sgominare interi eserciti di Romani.
    * Una organizzazione economica
    Per mezzo dei loro forti eserciti i Romani riuscirono a vincere i Galli e a impadronirsi del loro territorio. I Romani vedevano nelle genti galliche una riserva di schiavi.
    Così dunque, le immagini, gli abiti, il vocabolario, la maniera di descrivere i Romani e i Galli rinviano a un'epoca, a tutta una società nella quale questo testo è stato redatto. E il legame tra i fumetti di Asterix e il colonialismo romano non è neutrale, e Asterix stesso è situato a modo suo nei conflitti sociali del suo tempo. La colonizzazione è evocata, in questo testo, mai al modo dei coloni, ma con le parole e le espressioni dei colonizzati.
    Questo testo ha dunque un effetto politico: un sostegno oggettivo agli abitanti effettivi della Gallia.
    Solamente la conoscenza degli eventi storici di produzione di questi testi, cioè il colonialismo romano, ci permetterà di comprendere la portata politica di questo fumetto d'avventura.
    Tuttavia il fumetto di Asterix potrebbe essere dissociato dal suo ambiente di origine e riadattato in una realtà socio-politica attuale mantenendo, comunque, il suo messaggio originario (cioè «cacciare l'usurpazione»).
    Certamente le nuove generazioni potrebbero capire meglio il fumetto e sentirsi più facilmente coinvolte da questo.
    In ogni modo, ogni nuova lettura, fosse questa la più fantastica possibile, è un atto politico, nella misura in cui questa si fa strada nel nostro spirito all'interno delle zuffe ideologiche contemporanee.

    L'applicazione alla Bibbia
    Se ciò è vero per la lettura di ogni testo, lo è ancora di più per quella della Bibbia.
    Prendiamo un esempio significativo dal Vangelo di Marco, scritto appena dopo la catastrofe del 70.
    Egli descrive la terribile guerra quadriennale condotta dai nazionalisti giudei Zeloti, e terminata con la distruzione di Gerusalemme, con lo sterminio e la dispersione del popolo giudeo, con la scomparsa dello stato giudaico per 19 secoli.
    * L'ideologia nazionalista zelota è costantemente neutralizzata in questo Vangelo universalista, ove gli stranieri e specialmente i Romani hanno dei ruoli piuttosto interessanti. Allo stesso modo Gesù contraddisse in questo Vangelo l'ideologia ritualista degli Zeloti, la loro rigidità nell'applicazione del sabato ebraico, la loro ristrettezza di spirito nell'applicazione delle regole della purità.
    * Gesù si oppone nel Vangelo di Marco al progetto sociale degli Zeloti: essi volevano uno stato nazionalista forte, con una monarchia messianica tanto potente quanto quella di Davide un millennio prima, con una casta sacerdotale che tiene sottomesso il popolo obbligandolo a venire a effettuare al Tempio sacrifici e molti altri doveri. Dal lato opposto, Gesù cerca di creare delle comunità fraterne ove il potere è direttamente legato al servizio, ove scompaiono il sacerdozio, i sacrifici e il tempio.
    * Gesù si oppone infine al sistema economico degli Zeloti che vogliono mantenere le pesanti imposte (decima e altre) chieste dai ricchi sacerdoti e dall'amministrazione del tempio, mentre nelle comunità cristiane la messa in comune di beni o la solidarietà si praticheranno volontariamente.
    Nel momento peggiore della crisi giudaica, in pieno crollo, il Vangelo di Marco ha una portata politica: esso pretende di ridare la speranza a quel popolo giudeo smarrito nei vicoli ciechi zeloti: le comunità cristiane raggruppate nella fedeltà al Dio dei padri e intorno al corpo risuscitato del Cristo, sono presentate come delle alternative alla disperazione o all'annientamento della nazione giudea.
    Una volta scomparsa questa situazione, il Vangelo di Marco sarà letto diversamente.
    Nella crisi attuale della nostra società capitalista di consumo, esso può essere letto come un appello a superare le nostre ristrettezze nazionaliste di paesi ricchi, una luce che decuplica la nostra vigilanza su tutte le ingiustizie, un pane nutriente che alimenta la nostra speranza.


    4. Lettura spirituale

    Nello scambio di idee nel gruppo, nella meditazione personale, nella liturgia, nell'insegnamento, i credenti praticano da sempre la lettura spirituale delle loro Scritture.
    La si incontra in India applicata ai libri dei Veda, nel Giudaismo alla Bibbia, nell'Islam al Corano. Questo modo di leggere e di rileggere le Scritture che fondano le religioni non è dunque proprio del Cristianesimo. In ogni grande tradizione essa prende delle forme originali.

    Qualche nota introduttiva
    La lettura spirituale dei testi nasce sempre da questa certezza fondamentale: le «Scritture» non sono una lettura morta (un documento storico, solamente intellettuale), ma una parola vivente portatrice di senso e di vita per il lettore. Essa è parola per il semplice come per il sapiente, per il folle con la stessa fecondità che per il saggio. In più, questa lettura ha per fine essenziale di introdurre alla vita spirituale, una vita aperta allo Spirito.
    L'esistenza stessa delle comunità che la praticano deve riconoscersi allo specchio delle Scritture.
    Qui si presuppone uno studio minuzioso della composizione dei testi. Ciò non esclude uno studio linguistico, scientifico, critico dei libri sacri. Ma la lettura spirituale non è uno studio scientifico, essa è una attività simbolica al limite della preghiera: il lettore non si sforza allo scopo di ritrovare il pensiero esatto dell'autore, egli pone le sue domande al testo e ivi cerca le sue risposte. Nel cristianesimo, la lettura spirituale si appoggia su un principio essenziale: l'unità dell'Antico e del Nuovo Testamento.
    Essa sostiene che la storia e l'esperienza religiosa di Israele si chiariscono per mezzo di Gesù e che Gesù si comprende solo alla luce del pensiero d'Israele. Questa unità di Gesù con la storia che l'ha preceduto, fonda, a sua volta, l'unità di Gesù con la vita del credente (del terzo secolo come di oggi).
    Leggere spiritualmente è dunque stabilire dei paralleli tra le esperienze vitali: quella multipla dell'Antico Testamento, quella di Gesù che noi conosciamo solo attraverso le prime comunità cristiane (in quanto Gesù non ha scritto niente) e quella del lettore.
    Il legame, il trait d'union, è il doppio senso del testo. Le cose religiose non possono mai esprimersi che attraverso il simbolo delle cose visibili. Allo stesso modo si può dire «Dio Padre» anche se Dio non è padre alla maniera degli uomini. Qui il primo senso del testo (Padre alla maniera degli uomini) va a designare un secondo senso (Dio rassomiglia a un padre).
    Il passo biblico deve dunque comprendersi in tre sensi, leggersi a tre livelli.
    - Mi viene espresso un avvenimento storico, un mito, un racconto, una legge: è il senso letterario.
    - Scopro in questo avvenimento, in questo mito, un «tipo», un annuncio profetico, una prefigurazione del Cristo o della Chiesa in uno dei loro aspetti: è il senso tipologico. È certo che ciò non avviene a ogni pagina della Bibbia.
    - Infine il testo può riferirsi a noi stessi, uditori della parola: è l'operazione «spirituale» nella quale la lettura riceve dal testo antico un messaggio, per la sua propria vita. Si chiama questo (da tantissimo tempo) senso «anagogico», da una parola greca che significa «che fa operare un movimento verso l'alto».

    Due esempi
    * Il libro del Profeta Isaia (tra i capitoli 42 e 53) contiene quattro poemi chiamati «i canti del Servo di Jahvé». Anche se non si susseguono nel libro, descrivono tutti e quattro nello stesso stile un inviato di Dio chiamato suo «servo» che passa attraverso la sofferenza per portare la salvezza e assolvere la sua missione. Si ignora di chi parli Isaia nel momento in cui egli scrive (VI sec. a.C.), ma si possono fare diverse ipotesi: senso letterale.
    I quattro poemi possono essere applicati quasi parola per parola a Gesù nella sua passione: senso tipologico. Il servo sofferente è il prototipo di Gesù.
    Un uomo del ventesimo secolo può rendere questi quattro canti come la sua propria preghiera e la sua propria missione, per esempio se egli si trova in un campo di concentramento o semplicemente in un padiglione di cancerologia: senso anagogico.
    * Nella lettura spirituale del testo evangelico di Marco 5, 21-43 (figlia di Giairo e donna emorroissa) i quattro personaggi mettono successivamente in funzione:
    - Il senso tipologico applicato ai due personaggi: la figlia di Giairo è presa come tipo di Gesù, anche lui morto e risuscitato. È quasi impossibile che Marco non abbia lui stesso presente questo senso quando scrive l'episodio.
    La donna impura colpita da emorragia è presa come il contrario di Gesù, il giusto puro che perde anche lui il suo sangue.
    - Il senso anagogico: la guarigione della donna emorroissa è il simbolo della «guarigione» religiosa di un uomo, della sua conversione. La risurrezione della figlia di Giairo è messa in rapporto con la «risurrezione» che è la riscoperta della fede. La vita del corpo diventa il simbolo della vita interiore.

    L'attualità della lettura spirituale
    Un tale modo di presentare la Bibbia è attualissimo oggi nella vita della Chiesa, per esempio quando un gruppo studia differenti passi del Vangelo.
    Quando si pratica la lettura spirituale delle Scritture, bisogna guardarsi dal proiettare, a partire da un particolare, le proprie idee. Se ci si serve solamente della Bibbia per dire ciò che si ha voglia di dire, il testo è privato di tutta la sua forza. Si tratta piuttosto di attenersi allo «spirito» del testo, a ciò che egli dice di essenziale che ci raggiunge o ci chiama in causa.
    Per arrivarci:
    * È meglio conoscere e distinguere i tre sensi della scrittura descritti prima. Essere un po' rigorosi è di grande aiuto alla fede: la spiritualità non rimpiazza lo studio serio.
    * Bisogna tener conto di ciò che ci dicono gli altri approcci del testo e soprattutto l' esegesi storico-critica. Noi non pensiamo più come nel Medioevo, e la nostra lettura deve essere imbevuta della cultura del nostro tempo.
    * Non bisogna leggere la Bibbia da soli. L'uomo solo, la setta isolata, rischiano di far dire qualunque cosa alla Bibbia. Al contrario, l'interpretazione deve farsi nella Chiesa, in quanto lo scambio corregge le opinioni bislacche, ma anche perché la Chiesa filtra, attraverso migliaia d'esperienze e di anni, numerose letture spirituali che sono una specie di tesoro, d'orientamento generale.
    Per esempio, la prima lettera di Pietro già vede nel mito del diluvio una figura nascosta del battesimo: «Noè costituiva l'arca nella quale poca gente, otto persone, furono salvate attraverso l'acqua. Era l'immagine del battesimo che ora ci salva» (1 Pt 3,20-21). La lettura di ognuno ha bisogno di iscriversi nella coerenza della Chiesa.


    5. Lettura psicologica

    La lettura psicologica di un testo è una lettura che si dichiara attenta a ciò che sentono, a ciò che provano i personaggi in questione, sia individualmente, sia collettivamente, se si tratta di una folla o di un gruppo sociale costituito. Ciò che importa sono le reazioni dei personaggi, i loro sentimenti, la loro conversione interiore, il loro comportamento.

    Regole di funzionamento
    Una tale lettura obbedisce a principi che, applicati seriamente, impediscono al lettore di far dire qualunque cosa al testo. Ecco i più importanti, per ciò che riguarda soprattutto i testi biblici.
    * Scoprire o precisare la situazione del testo.
    Quali sono i personaggi in questione? Gesù, i suoi interlocutori, la folla, quelli che stanno al margine della società, un fariseo, uno scriba, ecc... chi sono? Le mentalità che caratterizzano i personaggi o che soggiacciono al testo; esempio: «Non si frequentano i peccatori». Mentalità dell'epoca, di una classe sociale (farisei, sadducei, profeti, popolo, peccatori, poveri).
    * Essere attenti:
    - ai dialoghi e a ciò che essi esprimono, all'oggetto dell'incontro: incontro fortuito, supplica, domanda, attesa, provocazione, ecc.;
    - alle parole, generalmente brevi, che denotano una attitudine interiore, un sentimento (d'aria oscura», Lc 24,17; «Il giovane diventa tutto triste», Lc 14,23; «Lo riceve con gioia», Lc 19,6; «Il nostro cuore non era tutto acceso in noi?», Lc 24,32);
    - alle espressioni dello sguardo che segnala il testo («Gesù avendo fissato il suo sguardo su di lui, l'amò», Mc 10,21; «Essendosi girato, Gesù guardò Pietro», Lc 21,61);
    - ai gesti e alle reazioni dei personaggi, di un gruppo, di una folla, ecc... («Gesù tendendogli Ja mano, lo raddrizzò», Mc 9,27; «La folla comandò ai ciechi di osservare il silenzio, ma essi gridarono più forte», Mt 20, 21; «Da un peccatore egli è andato ad alloggiare...», Lc 19,7; «I discepoli lo rimbrottarono... e Gesù, prendendoli tra le braccia...», Mc 13,16);
    - ai sentimenti espressi: odio, collera, timore, confidenza, insistenza... («Guardandoli in cerchio con collera, rattristato dall'indurimento del loro cuore», Mc 3,5).
    * Non isolare il testo.
    È spesso necessario riferirsi ad altri episodi o all'insieme di un libro biblico per comprendere la fondatezza di certe reazioni o atteggiamenti, per scoprire la ripercussione, nel più profondo del cuore e nel comportamento, di un incontro, di una parola, di un gesto...
    Si constata che il Vangelo di Marco parla della collera di Gesù o riporta che Gesù abbracciava i bambini; gli altri Vangeli più tardivi non ne fanno menzione. Ciò ci porta a precisare lo scopo di questa lettura.

    Obiettivo finalizzato
    Questa lettura permette un approccio ai personaggi biblici, compreso quello di Gesù, nelle loro reazioni profondamente umane.
    Là dove altre letture si soffermano a scoprire il senso di un testo, ciò che interessa la lettura psicologica è di conoscere meglio i personaggi nella loro storia, nelle loro reazioni, nella loro trasformazione.
    In quanto una relazione cambia necessariamente i suoi partner. Così, in che cosa un incontro provoca l'adesione o l'aggressività, la fede o il rifiuto, la confidenza, la conversione, l'ammi razione, e come si esprimono queste attitudini nel concreto?
    Questa lettura dovrebbe ugualmente permetterci di comprendere meglio ciò che il testo esige da noi: meno sul piano nozionale che sul piano psicologico di ognuno, della chiesa, ecc.

    Limiti di una tale lettura
    I testi biblici non sono scritti per soddisfare la nostra curiosità scientifica o anche più semplicemente quotidiana. Essi rendono testimonianza della storia di un popolo in relazione con il suo Dio e non della storia personale di ognuno.
    Il loro fine è la proclamazione della storia della salvezza del mondo, della buona novella di Gesù Cristo, della nascita della Chiesa sotto l'azione dello Spirito santo.
    Da ciò i limiti della nostra lettura psicologica che desidererebbe conoscere ciò che l'incontro del Cristo o la proclamazione della buona novella ha prodotto nella coscienza di ognuno.
    Se, per esempio, il giovane ricco è ripartito «tutto triste» sotto lo sguardo di Gesù, noi ignoriamo totalmente quale è stato il cammino della grazia nel suo cuore.
    Come sono trasformati Zaccheo, la Samaritana, l'adultera, e molti altri personaggi di cui ci parlano, occasionalmente, i testi della Bibbia?
    Quindi è un'occasione in più, in quanto dei testi ci parlano a più riprese e in circostanze differenti di uno stesso personaggio, come è il caso di Nicodemo.
    Un altro limite della lettura psicologica deriva dai testi che non comportano alcun dato psicologico, come è il caso di certi discorsi, di racconti storici e di testi legislativi.
    La lettura psicologica è limitata, in quanto essa affronta i testi biblici sotto un'angolatura molto particolare. Essa può tuttavia apportare degli elementi nuovi a una lettura globale.


    T e r z a
    p a g i n A


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