Esperienza-proposta per una presenza di impegno educativo
(NPG 1989-09-29)
L'esperienza di una riflessione comune su una tematica che guidi il lavoro pastorale negli ambienti salesiani è ormai entrata nella tradizione (cf NPG 8/1988 e 9 /1988).
Anche quest'anno attraverso un convegno (Morlupo, 31 marzo - 4 aprile 1989) si è lavorato in questa direzione favorendo lo scambio di esperienze e il coinvolgimento di giovani e operatori nei vari momenti di animazione.
I giovani (dai 18 anni in su) sono stati i primi protagonisti di questa esperienza. Costituivano il numero maggiore dei partecipanti e hanno avuto uno spazio notevole non solo nei gruppi, ma anche durante i lavori assembleari.
La loro presenza e il loro apporto, la vivacità dei loro interventi e l'interesse per le tematiche educative sono stati determinanti: la tematica è stata così cercata insieme, è stata arricchita dalle loro proposte, è stata chiarificata dalle loro sottolineature, soprattutto l'urgenza di un loro maggior coinvolgimento nel servizio educativo e di fare esperienze in ambiti ben precisi, anche per uno scopo vocazionale.
Il convegno ha voluto privilegiare:
- le esperienze educative in atto, scelte tra le tante esistenti, solo come avvio a un discorso e come parametro per un approfondimento;
- il confronto con il modo tipico di prestare servizio di animazione di chi condivide la spiritualità salesiana;
- la ricerca di modalità concrete di impegno entro ambiti o aree vicine alla sensibilità dei giovani e alle quotidiane proposte degli ambienti salesiani.
Per necessità, anche se le esperienze su cui riflettere sarebbero state molte, si è deciso di approfondire con i giovani:
- l'area educativo preventiva (cioè quell'insieme di servizi svolti all'interno soprattutto della scuola e dell'oratorio-centro giovanile);
- l'area dell'animazione culturale del territorio (cioè lo sforzo dei gruppi di interagire con l'ambiente socio-culturale ed ecclesiale in cui vivono);
- l'area dell'emarginazione giovanile (cioè quelle iniziative a favore dei più poveri, che si stanno facendo strada);
- l'area del servizio missionario (cioè l'impegno di tanti gruppi di sostenere, qui, quei giovani che fanno l'esperienza di partire);
- l'area socio politica (cioè le modalità con cui, nei nostri ambienti, si devono preparare i giovani a vivere «da cittadini» credenti);
- l'area catechistico-liturgica (cioè tutti gli interventi che più direttamente hanno di mira l'evangelizzazione in senso stretto).
La riflessione su queste aree di impegno doveva permettere di individuare altre esperienze concrete, capaci di orientare la vocazione dei giovani.
Quattro testimonianze hanno dato l'avvio al convegno. Erano tate scelte non perché eccezionali, non perché «uniche», non perché capaci di risonanza emotiva. Si voleva semplicemente partire da quello che già si sta facendo, dar voce ad esperienze che si realizzano sul territorio.
Ogni esperienza metteva a fuoco:
- il contesto in cui si realizzava;
- i motivi alla radice della scelta;
- le sfide raccolte nel contesto;
- le modalità con cui il gruppo o la comunità era coinvolto/ a nell'esperienza;
- la validità educativa dell'esperienza;
- l'incidenza del «servizio» per un orientamento o scelta vocazionale;
- la formazione che aveva sostenuto e accompagnato l'esperienza. Su questa traccia comune, chi ha parlato ha portato la sua personale testimonianza, vissuta con convinzione.
Ma le esperienze (che qui non presentiamo data la loro specificità salesiana) costituivano solo l'aggancio vitale. La ricerca doveva andare oltre: verso il tentativo di cogliere le sfide del nostro contesto socio-culturale ed ecclesiale.
Da questo punto in avanti presentiamo in modo più dettagliato l'esperienza: le analisi, gli approfondimenti, le proposte, gli impegni.
Convinti che può essere un'esperienza proposta ripetibile in contesti diversi, ad esempio in giornate di campi-scuola per animatori, o in raduni diocesani di proposta e programmazione.
Le schede qui offerte possono servire come utile punto di partenza.