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    Il contesto vitale di un metodo educativo



    Giovanni Battista Bosco

    (NPG 1988-1/2-16)


    Se ci rifacciamo alla memoria storica di don Bosco, scorgiamo con immediatezza la sua figura poliedrica. Egli è fondatore di una famiglia spirituale, i Salesiani di don Bosco, le Figlie di Maria Ausiliatrice, l'Associazione dei Cooperatori Salesiani. Educatore incomparabile della gioventù, il suo nome è associato ad un metodo pedagogico, «il sistema preventivo»; ha dato vita in mo‑ do originale e creativo all'opera degli oratori. Pastore infaticabile, è stato «prete» ovunque, come dirà di se stesso al ministro Ricasoli; amico dei giovani, ne ha colto la sensibilità e stimolato l'iniziativa. Scrittore di opere multiformi quali «La Storia Sacra», «La Storia d'Italia», le biografie di alcuni suoi giovani, le vite di Domenico Savio, di Michele Magone, di Besucco Francesco, è conosciuto anche come un popolare divulgatore attraverso «le letture cattoliche», «il Bollettino Salesiano»... È stato editore, imprenditore d'opere varie, iniziatore di scuole d'arte e mestieri. Ha viaggiato molto, soprattutto in Italia, Spagna e Francia; ha inviato i suoi come missionari nelle lontane Americhe, desiderando essere egli stesso missionario e sognando l'espansione della sua famiglia. Non gli è mancata neppure la fatica del diplomatico per le sedi vescovili vacanti. Uomo di grande azione, ha pure costruito opere per giovani e chiese come le basiliche di Maria Ausiliatrice a Torino e del S. Cuore a Roma. È stato un cittadino famoso e un uomo di Dio, riconosciuto già ai suoi tempi...

    DON BOSCO FA NOTIZIA

    Ma anche oggi don Bosco fa notizia: sollecita curiosità tra giornalisti affermati e ha l'onore di titoli a carattere di scatola su quotidiani diffusi.
    Eppure al di là della odierna notorietà, spesso effimera, don Bosco si impone a noi oggi in tutta la sua attualità attraente.
    «Mi piace ricordare colui che ha precorso il Concilio di un secolo, don Bosco! - afferma P. Chenu -. Don Bosco è già, praticamente, un nuovo modello di santità per la sua opera che è in rottura con il modo di pensare e di credere dei suoi contemporanei».
    Agli occhi del mondo laico, l'educatore amico dei giovani affascina. Un noto pedagogista, come G. Lombardo-Radice, lascia scritto: «Don Bosco! Era un grande, che dovreste cercare di conoscere. Nell'ambito della Chiesa... seppe creare un importante movimento di educazione, ridando alla Chiesa il contatto con le masse, che essa era venuta perdendo. Per noi che siamo fuori dalla Chiesa e di ogni chiesa, egli è pure un eroe, l'eroe dell'educazione preventiva e della scuola-famiglia. I suoi prosecutori possono esserne orgogliosi».
    E Umberto Eco giunge a rilevare che Don Bosco inventa con l'oratorio non solo un nuovo modo di aggregazione, ma un nuovo modo alternativo e avveniristico di fare comunicazione sociale. «L'Oratorio - scrive - è una macchina perfetta in cui ogni canale di comunicazione, dal gioco alla musica, dal teatro alla stampa e via dicendo, è gestito in proprio e riutilizzato e discusso quando la comunicazione arriva da fuori. In tale senso il progetto di Don Bosco investe tutta la società dell'era industriale con vivace immaginazione sociologica, senso dei tempi, inventività organizzativa, e con una politica globale delle comunicazioni di massa che è l'alternativa alla gestione – spesso inutile e sovente dannosa - dei vertici dei grandi dinosauri (i grandi mass-media odierni) che (forse) contano meno di quanto si crede».
    Don Bosco è un autentico forgiatore di giovani, e un geniale realizzatore del sistema preventivo in un'opera tipica come quella dell'Oratorio, progettato e attuato per i giovani come «casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita e cortile per incontrarsi da amici e vivere in allegria» (C.40).

    DON BOSCO E IL SISTEMA PREVENTIVO

    La simpatia suscitata da lui, come educatore, scaturisce certamente e soprattutto dall'assunzione sua di criteri di azione educativa largamente condivisi: le tappe della crescita non sono un evento transitorio, ma un'esperienza di vita in sé e che incide sul futuro; i ragazzi sono e devono essere non solo dei collaboratori attivi della loro educazione, ma degli autentici protagonisti; la gioia e la fatica di vivere e di progettare non è semplice compito o dovere, ma è la sua pienezza; il rapporto educativo dice coinvolgimento di amicizia, costruzione di comunità, presenza propositiva di valori e di ideali.
    Ma alla radice di queste emergenze educative, oggi patrimonio condiviso dai più, sta un denominatore comune: la peculiare esperienza spirituale ed educativa che chiamò «sistema preventivo», il quale «era per lui un amore che si dona gratuitamente, attingendo alla carità di Dio che previene ogni creatura con la sua Provvidenza, l'accompagna con la sua presenza e la salva donando la vita» (C.20). Il sistema preventivo infatti «ci riporta direttamente al cuore oratoriano di don Bosco, alla sua maniera tipica di concepire l'evangelizzazione come 'salvezza totale'... Troviamo in esso il contributo originale di sapienza apportata da don Bosco alla Chiesa e al mondo, il ripensamento del Vangelo in chiave di carità educativa, la sintesi che traduce la sua esperienza di educatore e la sua spiritualità» (E. Viganò).
    In realtà il sistema preventivo può essere considerato «la sintesi di quanto don Bosco ha voluto essere» (CG21) a servizio della gioventù.
    La storia personale del santo educatore è la rivelazione più completa del suo sistema. Non si tratta invero di capire primariamente un insieme di idee o di principi, ma di accostare un'esperienza vitale, di penetrare una vocazione pedagogica. «L'anima del sistema preventivo, che è un metodo di educazione, ma che è soprattutto una spiritualità, è un amore che si dona gratuitamente» (CG 21).
    Ma non è consentito lasciarsi trasportare dall'enfasi, soprattutto in un simile caso, sarebbe deleterio; ma neppure ci si possono permettere in proposito semplificazioni mortificanti o riduzionismi di maniera.

    Una sintesi dall'esperienza di servizio

    Nella realtà dei fatti, l'esperienza educativa di don Bosco non si lascia costringere in un sistema rigido o in semplici trattazioni scientifiche, come non si riduce ad un insieme di interventi educativi senza coerenza ideale.
    Don Bosco procede garantendosi libertà di movimento, certo, ma adotta anche un sistema che richiama ad una convergenza armonica di molteplici istanze educative. Egli è paziente «tessitore», che, pur essendo «sempre andato avanti come il Signore lo ispirava e come le circostanze esigevano», ha saputo realizzare nella prassi una geniale sintesi educativa, il sistema preventivo.
    La sua esperienza - afferma il più profondo studioso del sistema preventivo, don Pietro Braido - «costituisce globalmente uno stile, con precisi contenuti, una struttura, una forma, un'ispirazione unitaria, esigenze permanenti, facilmente identificabili. È un'esperienza un'e- pressione d'arte educativa, fusa con la persona di chi l'ha vissuta, Don Bosco, e delle comunità di educatori a cui egli l'ha prima vitalmente comunicata e poi riflessamente trasmessa» (P. Braido, Il sistema educativo di don Bosco tra pedagogia antica e nuova, p. 38). Il sistema preventivo «non è nuovo in quanto sistema, né come sistema generale di idee e principi direttivi... né come sistema pratico di orientamenti e procedimenti metodologici...; ma nello stile peculiare in cui tutto quel complesso è rivissuto e praticato da don Bosco». Ciò che è «inconfondibilmente boschiano...» è il suo stile, che è lo stile dell'artista - educatore, il quale su canoni diffusi e comuni sa creare il capolavoro che è suo, esclusivamente» (P. Braido).
    Ben a ragione si può affermare che «nel campo pratico dell'arte educativa e dell'opera di educazione..., don Bosco... lì stampò l'orma sua propria» (B. Fa- scie); che il sistema preventivo è tanto legato alla vita di don Bosco, che lo rinnovò in modo tutto suo, da giustificare di venire denominato «il sistema di don Bosco» (P. Ricaldone).
    In definitiva il sistema preventivo può essere veramente compreso solo «mediante il passaggio dalle riflessioni alle azioni e da queste alla persona, che ne è il centro e la sorgente di irradiazione, è cioè la personalità umana e sacerdotale di don Bosco... Sorto dalla genialità di santo, di credente, di sacerdote consapevole e intelligente, dovrebbe essere colto in stretta connessione con la vita e l'azione di chi per primo l'ha ideato realizzandolo nell'azione mediata e nella meditazione attuata» (P. Braido).
    «Veramente prima di essere precetto, storia, e in qualche modo sistema, la pedagogia di don Bosco è vita vissuta, esemplarità, trasparenza personale. Ogni esposizione organica dalla sua visione pedagogica acquista rilievo e significato soltanto se viene continuamente riferita a questa sorgente vivace e limpida» (P. Braido), la sua esperienza dello Spirito. Il sistema preventivo insomma è la persona stessa di don Bosco, educatore santo.

    IL SISTEMA PREVENTIVO SCATURISCE DAL CUORE DI UN EDUCATORE «SANTO»

    Per capire a fondo don Bosco educatore è indispensabile inquadrarne l'esperienza alla luce della sua personalità ricca e complessa, e della straordinaria sua vocazione nella Chiesa.
    Ad uno sguardo panoramico della sua vita, decisamente colpisce il legame vitale di don Bosco con la gioventù, la sua appassionata missione verso di essa.
    In tutta la sua vita balza agli occhi un evidente asse portante; un tipico sentiero di marcia caratterizza la sua esistenza: senza i giovani non si può immaginare don Bosco. La gioventù è parte assolutamente insostituibile della sua vita. Del resto, è appunto il servizio «alla gioventù povera, abbandonata e pericolante» che lo fa proclamare il santo dei giovani: padre e maestro della gioventù.

    La passione di una vita intera

    La passione salvifica, pastorale, educativa di don Bosco verso la gioventù coincide con la sua vita intera; dal sogno dei nove anni sino alla sua vecchiaia.
    Ne dà significativa testimonianza il suo primo successore, don Michele Rua: «Il nostro Padre non diede passo, non pronunciò parola, non mise mano ad impresa che non avesse di mira la salvezza della gioventù».
    Peraltro egli stesso giungeva a proclamare che «nelle cose che tornano a vantaggio della pericolante gioventù o servono a guadagnare anime a Dio, io corro avanti fino alla temerità».
    La sua politica era questa: «Lo scopo a cui miriamo - asseriva con vigore - torna benviso a tutti gli uomini, non esclusi quei medesimi che in fatto di religione non la sentono come noi... La civile istruzione, la morale educazione della gioventù o abbandonata o pericolante, per sottrarla all'ozio, al mal fare, al disonore e forse anche alla prigione, ecco a che mira la nostra opera... Tiriamo avanti domandando solo che ci lascino fare del bene alla povera gioventù e salvare anime... Se si vuole, questa è la nostra politica».
    Eppure questa missione giovanile sarebbe monca se si intendesse semplicemente asserire che Don Bosco si è occupato dei giovani. Anzi, piuttosto è da affermare che «lui educatore, occupandosi dei giovani, è diventato santo».
    «La sua santità - intuisce mirabilmente don Caviglia, uno dei primi studiosi di don Bosco - è forgiata come santità educativa ».
    «Santità apostolica» l'ha definita il Card. Ballestrero: «Vivendo da apostolo dei giovani, lo Spirito del Signore l'ha cresciuto santo. La sua è una santità apostolica». E di «carità educativa» parla il card. Martini nel programma pastorale 1987-89, «Dio educa il suo popolo», riferendosi al «grande educatore» e citandone una profonda convinzione: «Ricordatevi che l'educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l'arte, e non ce ne mette in mano le chiavi».
    Don Bosco ha vissuto la passione educativa della felicità dei giovani nella prospettiva del Regno, ha speso la sua vita per la gioventù «in sequela Christi»; tutta la sua esistenza è contrassegnata dalla «predilezione» per i giovani, «Basta che siate giovani, perché io vi ami assai» (C. 14): una bontà educativa, che è espressione di «carità pastorale», «centro e sintesi» della sua vita di educatore.

    Una visione di fede

    Il segreto esplicatore sta unicamente lì: la sua non è semplicemente sensibilità di filantropo o ricercata genialità di educatore. Don Bosco si è sentito un «inviato». «La persuasione - scrive P. Stella - di essere stato sotto una pressione singolarissima del divino domina la vita di don Bosco, sta alla radice delle sue rivoluzioni più audaci... La fede di essere strumento del Signore per una missione singolarissima fu in lui profonda e salda... Ciò fondava in lui l'atteggiamento caratteristico... del profeta che non può sottrarsi ai voleri divini» (P. Stella, Don Bosco nella storia della religiosità cattolica, PAS 1969, Vol II, p 32).
    Così l'educatore santo, «inviato fedele», aderì al progetto di Dio su di lui: servire i giovani rendendo trasparente per loro la bontà paterna di Dio, «segni e portatori dell' amore di Dio» (C.2), e la sollecitudine materna di Maria.
    Tale era la sua viva convinzione che stava compiendo la cosa più santa del mondo, da esortare altri a seguirlo in questo modo: «Volete fare una cosa buona? Educate la gioventù. Volete fare una cosa divina? Educate la gioventù. Anzi questa, tra le cose divine, è divinissima».
    Appunto! Il sistema di don Bosco non si ispira ad uno schema ideologico, bensì si basa tutto su una «visione di fede», senza di cui l'opera educativa sua sarebbe come un corpo senz'anima. Uno spirito di profonda interiorità, che si effonde in una sconfinata carità pastorale illuminata dalla ragionevolezza educativa, promana dalla sua pedagogia.
    Così essa possiede un'ispirazione che crea un tipico atteggiamento spirituale nell'educatore, ha un criterio metodologico che indica modalità concrete di relazione e di azione. L'ispirazione pastorale coinvolge l'educatore in tale maniera da caratterizzarne tutta l'esperienza, da dar vita ad una autentica spiritualità dell'azione educativa che è il suo modo pratico di tendere alla pienezza della carità. Il principio pedagogico d'altro canto traduce nella prassi il servizio ai giovani, dando ad esso la fisionomia tipica dell'educatore preventivo. Nell'insieme integrato e armonico dei due aspetti cogliamo tutta la ricchezza spirituale e la originalità del sistema di don Bosco.


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