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    I preadolescenti di oggi hanno domande religiose?



    Documento redazionale

    (NPG 1988-03-29)


    Per leggere la situazione sul versante della domanda, cioè dei soggetti destinatari dell'esperienza-messaggio di salvezza, occorre ricollocarsi in un'ottica nuova, cioè «differente» rispetto a quelle assunte in precedenti letture: l'ottica pastorale.
    Non è un tentativo nuovo, quello che ora vogliamo operare, anche se in forma molto sintetica.
    Rimandiamo perciò il lettore a due precedenti contributi più diffusi, già pubblicati sulla rivista; ci riferiamo agli articoli di Mario Delpiano: Quale modello per un progetto di pastorale con i preadolescenti, in NPG 6/87, pp. 62-69 e Preadolescenti e domanda religiosa, in NPG 7/87, pp. 66-77.
    Qui intendiamo solo richiamare alcuni punti essenziali e le conclusioni cui si è giunti nel lavoro di redazione del «settore preadolescenti».

    LO SPECIFICO DELLA LETTURA PASTORALE DELLA DOMANDA

    Un primo punto su cui intendiamo richiamare l'attenzione è la originalità e la specificità della lettura pastorale.
    Essa non intende prescindere dal contributo autorevole delle scienze umane, ma assumerlo all'interno del discorso specifico che introduce, senza strumentalizzazioni e complessi di inferiorità.
    La prospettiva «pastorale» di lettura è però qualcosa di nuovo e di ulteriore, rispetto alle letture descrittivo-interpretative delle scienze umane, «un di più di interpretazione» donata e accolta.
    E la novità è data dal suo sguardo originale sulla realtà, dall'angolo suo proprio di lettura.
    Per questo la pastorale si dà un metodo ed attraverso esso si delimita un «oggetto di osservazione», sul modello delle altre scienze, anche se la sua intenzionalità pratico-operativa, e perciò progettuale, non la rinchiude nei meandri ristretti dei linguaggi tecnico-razionali, ma la spinge a valorizzare, anche dal punto di vista linguistico, le risorse di fantasia, di immaginazione, di creatività proprie di un'arte e di una «scienza (meglio ancora, di una «sapienza») della prassi».
    Nella prospettiva pastorale vengono perciò giocate delle «precomprensioni» di tipo antropologico e teologico in maniera esplicita e tematizzata, precomprensioni che in ogni caso rimangono sottese (magari «differenti») anche ad altri approcci più ristretti e settoriali.
    Il modello di lettura assunto sarà quello ermeneutico, perché solo attraverso una circolarità feconda tra situazione e precomprensioni giocate sarà possibile operare una interpretazione dell'esistente, e in particolare della domanda religiosa nella preadolescenza.
    Le categorie proprie della pastorale vengono dunque giocate in pieno, senza complessi di inferiorità rispetto ai costrutti categoriali di altre scienze, senza la pretesa di sostituirsi ad esse, ma anche con l'intenzionalità esplicita di arrischiare un giudizio sulla globalità della situazione dei destinatari per aprire varchi all'azione.

    La categoria: «domanda religiosa»

    Tra queste categorie interpretative ci sembra importante fermare l'attenzione su quella di «domanda religiosa». questo un costrutto privilegiato nella nostra lettura pastorale (cf Tonelli, Educare le domande religiose, in NPG 9/80, pp. 3-22).
    Qui sembra importante richiamare la precisa delimitazione semantica del costrutto «domanda religiosa»:
    - essa è la radicalizzazione della domanda di vita dell'uomo al livello del senso, come domanda che appella al «fondamento» del senso umano dell'esistenza elaborato dall'uomo, ad «un di più» di cui l'uomo non può disporre, perché «al di là e oltre» l'uomo stesso e il suo mondo.
    Domanda religiosa è perciò apertura, attesa, affacciarsi sull'orizzonte del senso, disponibilità all'incontro, speranza di questo incontro. Sono queste caratteristiche di radicalità e di indisponibilità, di apertura e di trascendenza, che attribuiscono la qualità di «religioso» alla domanda;
    - una seconda nota, intorno alla domanda religiosa, è che essa non sorge al di fuori o a fianco della domanda di vita dell'uomo (e delle sue esperienze di vita), bensì sboccia all'interno della germinazione e della elaborazione di questa domanda, assunta nella coscienza progettuale del giovane; per questo si colloca al di dentro del «fare esperienza»;
    - la terza nota è che la domanda di vita dell'uomo può essere educata, e perciò ha bisogno di un ambiente e di un clima vitale, di un suo terreno simbolico che è la cultura; e solo nella misura in cui questa domanda viene educata attraverso i linguaggi simbolici, può germinare ed affiorare alla coscienza della persona nella forma di domanda religiosa.
    Con queste precisazioni possiamo riassumere il cammino di ricerca attorno alla presenza anche solo germinale nei preadolescenti di oggi di una «domanda religiosa». Anche qui indichiamo brevemente le conclusioni a cui siamo pervenuti e che arrischiamo come «ipotesi di lavoro» per il progetto di educazione alla fede dei preadolescenti.

    UNA INTENSA DOMANDA Dl VITA

    Per una lettura della domanda religiosa non siamo andati immediatamente ad interpretare il significato (meglio ancora i differenti significati, spesso non ancora religiosi) della religiosità dei preadolescenti, ma abbiamo preferito percorrere il cammino, più lungo e più rispettoso anche delle nostre precomprensioni, della lettura-interpretazione della domanda di vita dei preadolescenti.
    Ad una attenta lettura, questa domanda di vita, nei preadolescenti di oggi, ci è apparsa particolarmente intensa e vivace, quasi esplosiva.
    È una domanda vitale che si esprime nell'emergere di una pulsionalità profonda e quasi istintuale e nell'affiorare della soggettività dei bisogni. Una domanda ancora molto frammentaria, puntiforme, scandita in bisogni segmentati, che cerca e invoca aiuto all'esterno nell'interpretazione e nella elaborazione corretta e realistica.
    Ci sembra inoltre che la categoria interpretativa del «cambio» esprima abbastanza fedelmente la direzione e la novità di questa domanda vitale: una forte esigenza di trasformazione e di rielaborazione delle modalità quotidiane di interpretazione, gestione e riorganizzazione della esperienza di vita, o, se si vuole, una ricerca, sperimentazione, esplorazione intensa di percorsi diversi di saturazione delle domande vitali, in modo che tali percorsi risultino, al soggetto, più adeguati e rispondenti al nuovo che vive in sé.
    Nell'orizzonte delle nostre precomprensioni è parso inoltre utile interrogarci sui diversi livelli di elaborazione della domanda di vita, che nella preadolescenza attuale possono essere raggiunti. L'interesse che ci ha guidati è stato perciò quello di individuare se il processo in atto di elaborazione della domanda raggiunga o no, o, per lo meno, appaia o no aperto al raggiungimento del livello «religioso» dell'esperienza.

    I tre livelli della domanda

    Facciamo infatti riferimento ai tre livelli di elaborazione della domanda che delineano i corrispettivi livelli differenti di produzione dell'esperienza umana: il livello del «significato», il livello del senso umano autonomo, il livello del «di più di senso» o se si vuole della ricerca del fondamento del senso dell'esperienza stessa.
    Quanto all'elaborazione della domanda di vita del preadolescente al primo livello (il livello della produzione dei significati), abbiamo rilevato che questo è l'ambito privilegiato dell'impegno attivo, entusiasta del preadolescente.
    Egli è spesso, soprattutto oggi, assorbito prevalentemente nella esplorazione, sperimentazione, verifica delle risposte pragmatiche e funzionali alle domande di vita, cioè ai bisogni vitali, aggredito quasi dai problemi della autoconservazione ed autoaffermazione; il preadolescente appare affascinato, quasi divorato, dalla visione tecnologica e funzionale del mondo, dalla cultura tecnologico-materiale dell'uomo. I preadolescenti di oggi appaiono anzitutto catturati da questo mondo grande e carico di promesse di successo.
    Il secondo livello dell'elaborazione della domanda di vita, quello della produzione delle esperienze di senso, delle prime valorizzazioni soggettive, tocca contemporaneamente molto da vicino i preadolescenti.
    I bisogni assunti nella soggettività incipiente conducono i preadolescenti odierni a vivere esperienze di senso o di non senso, di bontà e adeguatezza o non della vita, del mondo (le cose, la natura, gli altri) in quanto realtà capaci di rispondere ai bisogni vitali più nascosti della persona.
    Il livello delle esperienze di senso (delle «valorizzazioni») è vissuto dai preadolescenti con risonanze profonde più extrarazionali, affettive ed emotive, che riflessivo-discorsive: è un gustare e vivere intensamente l'esperienza coinvolgente di vita, fino a sentirla come «esperienza oceanica» in cui l'io si smarrisce e si dissolve nella totalità e nella pienezza con gli altri e le cose, e perde i confini con il mondo.
    È soprattutto a questo livello che i preadolescenti sembrano smarrirsi, quasi perdere la strada per l'ulteriore elaborazione della domanda di vita.
    Le esperienze di senso ancor incipienti sono vissute con scarsa consapevolezza, quasi consumate a livello narcisistico, ed in esse appare debolissima l'elaborazione simbolico-culturale. La presa di distanza dalla esperienza immediata della realtà e la sua simbolizzazione risultano faticose, quasi i preadolescenti di oggi fossero sprovvisti dei linguaggi simbolici necessari, e al contempo quasi quegli stessi linguaggi si rivelassero loro inadeguati a «rinviare» a qualcosa oltre la realtà immediatamente fruita.

    Il livello religioso della domanda: compito dell'educazione

    Che dire allora del livello del senso religioso delle domande di vita dei preadolescenti?
    La nostra lettura ci ha portati ad alcune affermazioni che assumiamo, anche se provvisoriamente:
    - una parte considerevole di preadolescenti sembra oggi vivere l'elaborazione della domanda di vita ai livelli del significato e del senso con una preoccupante, anche se momentanea, autosufficienza.
    La loro esperienza sembra catturata o totalmente assorbita a questi due livelli; la loro domanda di vita appare quasi cristallizzata ai rispettivi livelli del significato e del senso, momentaneamente «devitalizzata», ripiegata su se stessa, o per lo meno «bloccata» in un momento di tipo narcisistico di fruizione dell'esperienza;
    - altri preadolescenti sembrano esprimere, almeno in certi momenti puntiformi, un minimo di consapevolezza del limite e della fragilità della loro elaborazione, e la loro domanda di vita sembra aprirsi ad una ricerca ulteriore di risposta, o, meglio, ad una «consegna ulteriore all'interpretazione».
    Quella pienezza derivante dalle esperienze di senso sembra infranta almeno momentaneamente (l'incanto narcisistico in alcuni è spezzato) ed essi si mostrano disponibili alla consegna della propria domanda di vita ad «altri» (soggetti o contesti interpersonali);
    - altri infine, anche se una componente minoritaria, appaiono impegnati in una rivisitazione del mondo simbolico-religioso della fanciullezza, quasi per rifondare su nuove basi la loro fiducia vitale.
    È in questa prospettiva che può aver senso un tentativo di interpretazione della religiosità stessa di preadolescenti.

    QUALE RAPPORTO TRA RELIGIOSITÀ E DOMANDA RELIGIOSA?

    La rivista ha affrontato più volte il discorso sulla religiosità, e l'articolo che apre il dossier è davvero un punto d'arrivo della lettura della situazione dal punto di vista psicologico.
    La conclusione può essere questa: il «cambio» investe la struttura stessa di religiosità acquisita (oggi in maniera sempre più superficiale e fragile) dai preadolescenti, nel corso della socializzazione religiosa. Anche la religiosità viene messa alla prova dal preadolescente in questo primo avvio di verifica vitale e funzionale.
    L'interrogativo che più interessa dal punto di vista pastorale è il seguente: la religiosità dei preadolescenti, al momento presente, è «luogo di espressione simbolica» di una domanda religiosa emergente dalla loro vita, o assume per essi qualche significato «altro» e improprio (cioè non specificamente «religioso», nel senso del terzo livello da noi individuato) di elaborazione della domanda di vita e dell'esperienza?
    La risposta che insieme abbiamo cercato di dare si è articolata nelle seguenti direzioni:
    - La religiosità di molti preadolescenti è prevalentemente un caso manifesto di consumismo magico-religioso e un fenomeno di eccedenza di risposte comportamentali di religiosità, frutto di un momento intensivo di socializzazione-inculturazione religiosa, scarsamente agganciato alle domande vitali del ragazzo; è perciò segno di «altro» rispetto ad un significato propriamente religioso. Abbiamo infatti evidenziato la sproporzione esistente tra l'eccedenza di risposte di religiosità nel comportamento dei preadolescenti e la esiguità di domanda vitale elaborata al livello del senso religioso dell'esistenza.
    Registriamo infatti tante manifestazioni di religiosità, per lo più epidermiche e periferiche, rispetto a significati e valori soggettivi, ma poca, anzi quasi irrilevabile, domanda religiosa consapevolmente elaborata. L'esperienza del preadolescente di oggi sembra in generale fermarsi prima della soglia del religioso.

    Una domanda religiosa implicita

    La domanda religiosa infatti rimane a livello germinale, come possibilità oggettiva di ulteriore elaborazione e, nel preadolescente, come semplice disponibilità soggettiva ad una ulteriore educazione. In questo senso sia la crisi e la destrutturazione della religiosità acquisita, sia la sua ristrutturazione, possono essere i segni evidenti di una urgente richiesta di educazione e di elaborazione progressiva della domanda, senza salti e senza frettolosi cortocircuiti, laddove si vuole, con troppa fretta, condurre il preadolescente al livello del senso religioso, mentre egli è ancora smarrito tra i significati e il senso umano autonomo dell'esperienza.
    - Abbiamo però anche colto, in questa disponibilità ad accogliere quasi acriticamente il mondo simbolico religioso dell'istituzione o dei contesti vitali, oltre che una «domanda di altro» rispetto al religioso, anche una domanda di ulteriore elaborazione, di nuova ed ulteriore interpretazione di sé e della esperienza di vita, vissuta in tutta la sua ambivalenza e profondità, e che lascia aperto il cammino verso il livello del religioso.
    - Questa domanda di «un di più di elaborazione» diviene però richiesta e disponibilità verso «un di più di offerta», in quanto i preadolescenti sembrano consegnare ancora il compito e la fatica di elaborazione ulteriore della domanda a contesti intersoggettivi che si rivelino capaci di interpretare la ricchezza vitale contenuta nella loro domanda e nei loro faticosi tentativi di elaborazione.
    In questo senso la religiosità dei preadolescenti è veramente il luogo di espressione, tutta particolare, di un loro modo di vivere il senso religioso dell'esperienza.

    UNA DOMANDA GRANDE Dl RELAZIONE DENTRO LA DOMANDA Dl VITA CHE ATTRAVERSA LA STESSA RELIGIOSITÀ

    Questo far credito a contesti vitali capaci di interpretarli e di sostenerli nella assunzione in proprio della domanda, ci ha indotti a cogliere con interesse una «domanda grande» che attraversa la religiosità stessa e più ancora la domanda di vita dei preadolescenti, così come essi tentano di assumerla ed elaborarla.
    Dentro tutto ciò ci pare di poter intravvedere che i preadolescenti attuali manifestano una grande domanda educativa.
    All'interno della religiosità in trasformazione (sia essa in fase di smobilitazione o di ricostruzione) e all'interno dell'affascinante e faticoso cammino di elaborazione della domanda di vita ai suoi primi livelli, ci pare di intravvedere una ricerca grande di comunicazione e di relazione educativa.
    Essa è soprattutto espressa in ricerca di contesti caldi, vitali, di identificazione, «altri» rispetto a quelli messi in crisi oggi dai preadolescenti. Contesti capaci di garantire sicurezza, accoglienza incondizionata, sostegno, vicinanza; capaci di far spazio e valorizzare la novità e la diversità del momento preadolescenziale, in quanto «distanziamento» non ancora critico-riflesso da un mondo che risulta ristretto e in quanto «avvicinamento» ad un mondo simbolico e sociale nuovo, più ampio ed affascinante, carico di promesse e possibilità.
    Nel ritiro della fiducia incondizionata ai contesti vitali di identificazione della fanciullezza, i preadolescenti manifestano una disponibilità ed una ricerca di relazione grande e nuova; è quasi la consegna ad un «nuovo grembo», questa volta però scelto e pattuito.
    All'interno di questo mondo vitale i preadolescenti di oggi sono aperti a risignificazioni nuove dell'esperienza, anche religiosa, quando in esso vengono giocate.
    Tutto, molto almeno, dipenderà dalla qualità vitale e educativa del «nuovo contesto».
    Ricerca sofferta di un nuovo contesto e di un suo sostegno educativo nei confronti della domanda (capace cioè di favorire e non calcificare la sua germinazione fino al livello religioso) sembrano le caratteristiche di questa che abbiamo individuato come una grande «domanda educativa».
    Offerta di tale contesto vitale ed impegno per la sua qualità educativa umanizzante, sono invece le «sfide» rivolte ed ogni comunità ecclesiale (così come ad ogni agenzia educativa) che intenda farsi «compagnia attenta e solidale» dei preadolescenti di oggi, disinteressatamente appassionata alla loro vita, al loro divenire uomini liberi e felici, capaci di amare la vita e di accoglierla in tutte le sue espressioni più deboli e povere; e questo fino a sostenerli nell'accogliere, dentro una fede narrata e celebrata insieme, in una grande comunità, Gesù di Nazareth come il Signore della loro vita.


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