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    Costanti e varianti della spiritualità moderna



    Agostino Favale

    (NPG 1988-06-15)


    L'epoca moderna affonda le sue radici nel complesso movimento umanistico-rinascimentale del secolo XV e dei primi decenni del secolo XVI.

    Sintomi di rinnovamento

    Questo movimento segna l'inizio di un cambiamento di rotta rispetto al medioevo, pur senza interrompere i legami con la spiritualità precedente16.[1] Al primato di Dio su tutte le cose e alla stima per l'uomo in quanto creato ad «immagine di Dio» e chiamato a glorificarlo sulla terra in attesa del suo pieno possesso nell'eternità, comincia a subentrare, a contatto con la cultura greco-romana, l'attenzione verso l'uomo, considerato come valore a sé stante, e l'interesse più accentuato per le realtà terrestri, atte a promuovere il benessere materiale dell'uomo. Si diffonde così in alcune categorie sociali una certa mentalità pagana più o meno dissimulata sotto parvenze cristiane.
    Sul piano religioso gli umanisti cristiani, tra i quali primeggia Erasmo da Rotterdam (+ 1536), si orientano a privilegiare una pietà più personale e interiore, il richiamo all'adorazione di Dio in «spirito e verità», il contatto diretto con la Sacra Scrittura, il ritorno al pensiero dei Padri della Chiesa, l'ideale del cristiano colto al cristiano semplicemente pio e la tendenza a ridurre Gesù a esemplare e modello della vera sapienza; criticano le manifestazioni sensazionali ed esteriori della pietà popolare, come i pellegrinaggi, il culto dei santi e delle reliquie; rifuggono dal parlare del mistero della croce; e, infine, sorvolano il tema del valore e della necessità dei sacramenti e della stessa realtà della Chiesa visibile in ordine alla salvezza.
    L'aspirazione ad una pietà più interiore può aver giovato in parte al successo di Lutero, il quale tuttavia ha aperto la strada ad un impoverimento del patrimonio dottrinale e sacramentale della Chiesa cattolica.
    Intanto, prima ancora della riforma protestante e poi parallelamente ad essa sviluppano tentativi di rinnovamento della Chiesa con spirito e metodi propri.
    Vi sono anzitutto vari sodalizi o confraternite di laici, che si propongono l'incremento della pietà nel popolo, l'edificazione reciproca e l'esercizio della carità verso i bisognosi. In molte città, a cominciare da Genova (a. 1497) per interessamento di Ettore Vernazza, si diffondono con questi lodevoli intenti le Compagnie od Oratori del divino Amore, formati in prevalenza da laici e da alcuni ecclesiastici.
    Il desiderio di riforma si manifesta anche negli antichi Ordini religiosi. Si moltiplicano i conventi di stretta osservanza, che si richiamano al patrimonio spirituale del fondatore e delle origini e finiscono per riunirsi in congregazioni riformate sotto la guida di un proprio vicario generale e con forti tendenze all'autonomia. Questo processo di rinnovamento avviene in vari Paesi dell'Europa tra i benedettini, i camaldolesi, i cistercensi, i francescani, i domenicani, gli agostiniani, i carmelitani.
    Inoltre, nel periodo della riforma e controriforma cattolica nascono numerosi nuovi istituti religiosi, che prendono la denominazione di chierici regolari.[2] Essi si sganciano dalle precedenti regole monastiche, elaborano proprie costituzioni e si dedicano alle più svariate opere di apostolato: dalla formazione del clero alla cura pastorale nelle parrocchie, dall'impegno nella ricerca scientifica alla evangelizzazione degli infedeli, dalla educazione della gioventù all'assistenza degli ammalati e alla cura dell'infanzia abbandonata e dei poveri di qualsiasi estrazione.
    Il chierico regolare, che s'impegna ad essere in actione contemplativus, fa dell'ascesi, della preghiera metodica (ossia della preghiera fatta d'accordo con precisi schemi) e dell'azione apostolica le componenti fondamentali della sua spiritualità. Grazie a questo contemperamento di apostolato, preghiera e ascesi equilibrata, i chierici regolari si riveleranno gli organismi più agili nel fomentare il rinnovamento post-tridentino del popolo di Dio. Sotto la loro guida si ricreano comunità cristiane ferventi e si formano confraternite laicali, i cui membri si responsabilizzano sia sul terreno della santificazione personale sia sul terreno dell'apostolato e della promozione umana. A questo proposito si possono ricordare le fiorenti Congregazioni mariane ( = oggi Comunità di Vita Cristiana), dirette dai gesuiti. Fin dalla loro fondazione (1563) si prefiggono di stimolare i soci «a fare profitto sì nelle lettere come nello spirito», imparando in tal modo ad assumere tutti gli aspetti della vita umana in un stile di vita cristiana per essere di esempio e di aiuto agli altri.
    È principalmente merito di S. Ignazio di Loyola (1491-1556) l'aver disancorato i chierici regolari dalle osservanze monastiche, compreso l'ufficio corale, per renderli più disponibili al lavoro apostolico, e l'aver dato origine con la fondazione di un nuovo stile di vita religiosa - la Compagnia di Gesù - a una nuova scuola di spiritualità, senza perdere l'aggancio con la «Devotio moderna».[3]

    Spiritualità ignaziana

    Dal momento della sua conversione (1521), Ignazio si dedica assiduamente alla preghiera mentale, viene istruito da Dio con illuminazioni mistiche ed è soggetto ad estasi e rapimenti, che fanno di lui un contemplativo nell'azione. Egli esprime la sua esperienza di convertito nel libro degli Esercizi Spirituali. Questo libro non è un trattato di spiritualità e neppure la stesura completa di un corso di esercizi spirituali. È invece un metodo, una tecnica, un manuale, ricco di penetrante psicologismo, destinato ad aiutare l'esercitando, sia chierico o laico, a vincere le passioni disordinate, a ricercare la volontà di Dio, a compiere la scelta del proprio stato e a perseverare in esso, coadiuvato dalla grazia, e a consacrarsi al servizio del prossimo.
    Nella Costituzione della Compagnia di Gesù, Ignazio presenta gli indirizzi spirituali che devono animare i membri dell'Istituto: la preghiera metodica, l'esame particolare di coscienza, la direzione spirituale, l'obbedienza, la mortificazione adattata alla condizione e alle forze dei singoli, l'apostolato.
    La spiritualità ignaziana, chiara nelle sue direttive e flessibile nella sua applicazione, è una spiritualità intrinsecamente ordinata all'apostolato nella Chiesa e per la Chiesa secondo il principio motore: «Ad maiorem Dei gloriam». È dunque una spiritualità incentrata sul servizio amoroso di Dio e del prossimo, dove vita interiore e attività apostolica s'integrano a vicenda (= in actione contemplativus). Nei secoli successivi il carattere prevalentemente ascetico e volontaristico della dottrina ignaziana, intesa come riforma dei costumi, verrà accentuato dagli autori spirituali gesuiti un po' a scapito dell'unione con Dio, che costituirà il fulcro della scuola di spiritualità carmelitana.[4]

    Mistica teresiana e sangiovannista

    S. Teresa d'Avila (1515-1582) occupa un posto di primo piano nella storia della spiritualità cattolica come riformatrice dell'Ordine carmelitano e maestra insuperata nella teologia e pratica dell'adorazione mentale tanto da essere proclamata da Paolo VI dottore della Chiesa. È quanto risulta dalle sue opere maggiori: Libro della vita, Cammino di perfezione, Dimore del Castello interiore.
    Attratta da un amore insaziabile per Cristo, Verbo incarnato, e gratificata di molte visioni, Teresa, specie dopo l'estasi del 1554 in cui un angelo con un dardo infuocato le trafigge il cuore, si vota ad un'esistenza totalmente contemplativa, che si accompagna a una grande apertura apostolica. In effetti, essa inizia la riforma del monastero dell'Incarnazione d'Avila, che affida alla protezione di S. Giuseppe. In pochi anni seguono altre 17 nuove fondazioni. In questi monasteri le suore sono esortate a coltivare la carità fraterna, la conoscenza di sé, l'umiltà, la penitenza, la direzione spirituale e l'apostolato, soprattutto della preghiera, desiderose di sostenere in tal modo il lavoro dei missionari nelle terre scoperte di recente e il rinnovamento della Chiesa. Esse imparano pure dagli scritti di S. Teresa di Gesù che la preghiera mentale consiste non nel pensare molto ma nell'amare molto; ed è appunto attraverso l'esercizio dell'amore nella docilità alle mozioni dello Spirito Santo che molte raggiungono le vette della contemplazione.
    L'irraggiamento spirituale di S. Teresa d'Avila e la sua autorità dottrinale si estendono anche al ramo maschile dei carmelitani per l'intervento di S. Giovanni della Croce (1542-1591), conquistato alla causa della riforma dalla santa. Nelle sue tre opere principali: Salita del Monte Carmelo-Notte oscura, Cantico spirituale e Fiamma viva di amore, egli fissa il progressivo cammino della sua esperienza mistica dell'amore inebriante in Dio. In La Salita, Giovanni della Croce presenta la purificazione attiva dei sensi e delle potenze dell'anima (intelletto, memoria e volontà) da parte del soggetto mediante il distacco dalle cose create e lo svuotamento di sé, mentre in La Notte oscura tratta della purificazione passiva delle stesse potenze da parte di Dio. In Il Cantico spirituale, dove predomina la prospettiva cristocentrica, e in La Fiamma viva d'amore, dove invece prevale la prospettiva trinitaria ed emerge l'azione dello Spirito Santo nell'anima, il carmelitano riformato descrive le esperienze mistiche degli stati contemplativi infusi, in particolare del fidanzamento e del matrimonio spirituale.
    L'ideale di perfezione, proposto da S. Teresa d'Avila e da S. Giovanni della Croce, consiste nell'unione amorosa con Dio in Cristo nello Spirito Santo per mezzo dell'esercizio delle virtù della fede, speranza e carità. Quest'intimità divina è preparata dal distacco totale da sé, è alimentata dalla preghiera, trova il suo coronamento nell'apostolato ed ha i suoi modelli in Gesù e Maria. I teologi carmelitani non faranno altro che arricchire con le loro precisazioni le linee fondamentali dell'esperienza mistica tracciate con «mano maestra» da S. Teresa e da S. Giovanni della Croce.
    Contemporanei o di poco posteriori ai due mistici carmelitani vi è, in Spagna, tutta una schiera di scrittori spirituali. Basti ricordare i francescani Francesco di Osuna, Bernardino di Laredo e S. Pietro d'Alcantara; il domenicano Luigi di Granada; l'agostiniano Luigi di Léon; il prete diocesano S. Giovanni d'Avila; i gesuiti Baltasar Alvarez, Alfonso Rodriguez e Luigi di La Puente; e i laici Alessio di Venegas e Martino di Azpicuelta.

    Spiritualità italiana

    La spiritualità italiana non è psicologica, personalistica, introspettiva e descrittiva come quella spagnola.[5] Si caratterizza invece per la praticità, la preoccupazione per la riforma della Chiesa, l'affettività, la serenità del contenuto, l'impegnatività sul piano ascetico e la ricerca dell'amor puro, ossia la conformazione al valore divino senza badare al proprio tornaconto. È quanto emerge dalla letteratura ed esperienza mistica della fondatrice delle Orsoline, S. Angela Merici (+ 1540), della beata Camilla Battista Varani (+ 1524), di S. Caterina de' Ricci (+ 1590) e di S. Maddalena de' Pazzi (+ 1607); e dalla letteratura ascetica, che si ispira a Della cognitione et vittoria de se stesso del domenicano Battista da Crema (+ 1534), al Breve compendio di perfezione cristiana del gesuita Achille Gagliardi (+ 1607) e a Il Combattimento spirituale del teatino Lorenzo Scupoli (+ 1618).
    Ma è soprattutto una schiera di santi fondatori a incarnare la spiritualità combattiva e apostolica italiana: da S. Gaetano da Thiene a S. Antonio M. Zaccaria e a S. Gerolamo Emiliani, da S. Camillo de Lellis a S. Francesco Caracciolo, da S. Carlo Borromeo a S. Filippo Neri. Quest'ultimo santo, che irraggia gioia e mansuetudine, bontà e comprensione, è esigente con i suoi penitenti, cui raccomanda umiltà, obbedienza e pietà.

    Correnti spirituali in Francia nei secoli XVII/XVIII

    In Francia, il rinnovamento spirituale manifesta i suoi effetti migliori alla fine del secolo XVI e per tutto il secolo seguente con S. Francesco di Sales (1567-1622) e la scuola francese, e i suoi effetti devianti con il giansenismo e con il quietismo.[6]
    Edotto dalla sua esperienza di missionario nel Chiablese, di predicatore, di pastore e di direttore di coscienze, Francesco di Sales con le sue opere: Introduzione alla vita devota o Filotea, Trattato sull'amore di Dio o Teotimo e l'Epistolario, indica a tutti i cristiani il cammino della santità, suggerendo loro una «devozione» alimentata dalla frequente preghiera, dalla recezione dei sacramenti, dalla pratica delle virtù cristiane e dal primato dell'amore di Dio. Il punto di partenza del pensiero di Francesco di Sales, è l'uomo nella sua concretezza, ossia con i suoi grandi difetti e limiti, ma anche con le sue meravigliose potenzialità di bene per essere stato creato ad «immagine di Dio». Nulla di ciò che è veramente umano gli è estraneo. Ma egli vuole che questo essere tratto dalla «polvere della terra» s'innalzi verso la luce, si unisca a Dio, perché essere di Dio attraverso l'esercizio dell'amore, dono dello Spirito Santo, è il fine dell'uomo. Il termine «devoto» - per molti oggi così scostante -, applicato all'umanesimo di S. Francesco di Sales, deve essere preso nella sua accezione più esigente: esso significa che quest'umanesimo è votato a Dio, è dedito al servizio di Dio, e trova nell'uomo, che vive in comunione con Dio mediante la grazia, il suo vero senso e la sua giustificazione.
    Il contributo dato da S. Francesco di Sales alla rinascita della vita interiore nei laici, ha un riscontro nel contributo di Pietro de Bérulle (+ 1629) e dei suoi discepoli al risveglio della vita interiore nel clero e nei membri del popolo di Dio.
    Conoscitore del pensiero dei Padri greci, di S. Agostino e dello PseudoDionigi, Bérulle investiga gli «stati» o gli «atti» della vita del Verbo incarnato, unico vero adoratore di Dio-Padre, e li propone all'imitazione dei preti dell'Oratorio, da lui fondato. I suoi discepoli svilupperanno alcuni aspetti della sua dottrina cristocentrica: Carlo de Condren (+ 1641), successore del Bérulle come superiore dell'Oratorio, sottolinea lo «stato» di vittima e di annientamento di Gesù nella sua incarnazione, passione e morte; Giovanni Giacomo Olier (+ 1657), fondatore della Compagnia dei preti di S. Sulpizio, pone in risalto la necessità della rinuncia e dell'adesione a Cristo per la vita cristiana e quella sacerdotale; S. Giovanni Eudes (+ 1680), fondatore della Congregazione di Gesù e di Maria, parla dell'incorporazione in Cristo e della necessità che il cristiano e il prete vi rispondano con l'adorazione, la lode e l'amore; S. Vincenzo de' Paoli (+ 1660), fondatore dei Lazzaristi o Preti della Missione e delle Figlie della carità, insegna che solo l'adesione e l'unione a Cristo può supplire la debolezza e la «nullità» dell'uomo. Alla spiritualità della scuola francese si rifanno, in misura diversa, i Padri dello Spirito Santo di Claudio Poullart des Placet (+ 1709), che si interessano della formazione del clero e delle missioni al popolo; i Fratelli delle scuole cristiane di S. Giovanni Battista de la Salle (+ 1719), che si consacrano all'educazione della gioventù; e i monfortani di S. Luigi Grignion di Montfort (+ 1716), promotori dell'oblazione incondizionata di se stessi alla Vergine per essere interamente di Cristo.
    Nella spiritualità francese del secolo XVII affiorano due tendenze eterodosse, che si ricollegano al giansenismo e al quietismo. Le discussioni teologiche, provocate dalla pubblicazione dell'opera, intitolata Augustinus, del vescovo di Ypres, Cornelio Giansenio (+ 1638), e dal riformismo rigorista di Jean du Vergier de Hauranne, abate di St. Cyran (+ 1641), favoriscono un certo risveglio religioso, che ha come caratteristiche: il senso della grandezza di Dio, la pietà austera, il rigorismo morale, una concezione pessimistica della natura umana e il ritorno della Chiesa allo spirito delle sue prime origini. Il campo di prova e il centro di diffusione del giansenismo è il monastero femminile cistercense di PortRoyal. Sotto la pressione di influssi diversi, questo risveglio religioso si trincererà in un settarismo ostinato, che, nonostante le reiterate condanne della Chiesa, troverà ammiratori fino all'inizio del secolo XIX, i quali stenteranno a capire che l'eccessiva insistenza sulla miseria dell'uomo e sulla sua indegnità ad accostarsi a Dio può scoraggiare anche i più volenterosi a intraprendere il cammino della perfezione.
    I quietisti, in modo analogo al prete spagnolo Michele Molinos (+ 1696), esaltano nella vita spirituale il ruolo della grazia e della preghiera «passiva» di abbandono in Dio a tal punto da negare implicitamente la necessità delle pratiche ascetiche e il valore dei mezzi di salvezza, offerti dalla Chiesa. In Francia, il quietismo ha una sua elaborazione negli scritti di Giovanna M. Bouvier de la Motte (+ 1717), conosciuta più comunemente come Madame Guyon. Suo confessore è il barnabita Francesco Lacombe (+ 1715), vescovo di Cambrai, che difende in un suo scritto le posizioni di Madame Guyon. Nel 1699 Innocenzo XII condanna 23 proposizioni tratte dal libro di Fénelon, il quale si sottomette umilmente all'intervento di Roma.

    Nuove esperienze di vita spirituale nel secolo dell'illuminismo

    Nel secolo XVIII il razionalismo avanza in Europa. I vari deismi screditano la rivelazione cristiana. All'apatia verso la pratica religiosa, propria di ogni epoca storica, subentra l'indifferentismo, la critica distruttrice della religione rivelata, l'incredulità, che non raggiunge solo gruppi di intellettuali ma si estende anche alla classe borghese, e incide negativamente su alcuni soggetti del clero.[7]
    La grande maggioranza dei battezzati, però, continua ad essere credente. Dopo le condanne del giansenismo e del quietismo da parte della Santa Sede, cresce il numero dei cattolici, i quali ritengono che la via più sicura nella vita spirituale sia quella «ordinaria» della pratica quotidiana delle virtù, dell'osservanza dei comandamenti di Dio e dei precetti della Chiesa, della frequenza dei sacramenti, delle devozioni popolari al SS.mo Sacramento, al cuore di Gesù, alla Vergine e ai santi. Anche i membri dei nuovi Istituti religiosi concorrono a mantenere salda la fede nel popolo.
    Nei secoli XVII e XVIII, oltre la riforma della Trappa, sorgono 20 nuovi Istituti religiosi in Europa e 6 nuovi Ordini monastici in Oriente, cui si aggiungono 22 nuove congregazioni femminili in Italia e una quarantina in Francia. Alcune di queste congregazioni femminili adottano i voti solenni e s'impegnano ad osservare la stretta clausura papale, perciò sono considerate religiose a «pieno titolo»; altre seguono una via di mezzo tra la condizione di comunità secolari e lo stato di Ordine religioso; altre, infine, si limitano a fare semplici promesse di dedizione al servizio di Dio e del prossimo e vivono in comunità senza l'obbligo della clausura, per poter attendere all'istruzione delle fanciulle, all'assistenza degli ammalati e dei poveri, al recupero delle traviate.
    In Italia, Ludovico Antonio Muratori (+ 1750), instancabile ricercatore e editore di fonti, nel suo libro La regolata divozione de' cristiani denuncia i pericoli di una religiosità esteriore e si batte per la restaurazione di una pietà più convinta e personale, che abbia come centro il sacrificio eucaristico. Favorevole e difensore della pietà tradizionale è invece S. Leonardo da Porto Maurizio (+ 1751). Nella sua predicazione e negli scritti, egli esorta i cristiani a meditare sui novissimi e sulla passione di Cristo, preparandoli così a ricevere i sacramenti della confessione e della comunione; cerca pure di spiegare a tutte le categorie di persone la maniera pratica di integrare la Messa nella loro vita di ogni giorno.
    In alcuni suoi libri, divenuti classici (Il discernimento degli spiriti per il retto regolamento delle azioni proprie e altrui, il Direttorio ascetico, il Direttorio mistico), il gesuita Giovanni Battista Scaramelli (+ 1752) descrive l'itinerario spirituale nelle sue varie tappe, a partire dai primi gradi della mortificazione e della meditazione attraverso il passaggio della via illuminativa fino all'unione mistica, all'estasi.
    A sua volta S. Paolo della Croce (+ 1775), un mistico soggetto a lunghe aridità spirituali e fondatore dei passionisti e delle passioniste, insiste sulla necessità della contemplazione amorosa e insieme dolorosa della Passione di Gesù e sulla partecipazione alle sue sofferenze. Altri mistici come S. Veronica Giuliani (+ 1727), la beata Maria Maddalena Martinengo di Brescia (+ 1737), S. Gerardo Maiella (+ 1755) e S. Teresa Margherita Redi (+ 1770) vivono la loro conformità a Cristo crocifisso, il senso della riparazione e dell'espiazione con un profondo intento apostolico.
    Contemporaneamente S. Alfonso Maria de' Liguori (+ 1787), fondatore dei redentoristi e delle redentoriste, nei suoi numerosi scritti propone una dottrina spirituale che è fondamentalmente cristocentrica e mariana, ed ha come filo conduttore l'amore di Dio, la ricerca della sua volontà, l'abbandono in lui e il servizio del prossimo.
    Come si vede, nell'età moderna, anche se laici e preti secolari continuano a prestare attenzione al vissuto spirituale dei religiosi e a sentirsi sollecitati dai loro ideali ascetici, cresce tuttavia la coscienza della universale chiamata alla santità. Anche il fedele laico, qualunque professione eserciti, può santificarsi non meno di chi ha abbandonato tutto per seguire Cristo, purché sia docile alle mozioni dello Spirito e si lasci guidare da un consigliere spirituale. Inoltre, se da un lato negli autori di opere ascetiche e di libri devozionali e nelle scuole di spiritualità persiste l'idea della perfezione come ricerca della salvezza personale e quindi la preoccupazione di orientare il credente a considerare la vita essenzialmente come preparazione alla morte e al giudizio divino, dall'altro lato si sviluppa un orientamento spirituale più aperto ai bisogni concreti della gente che vive nel mondo, in particolare ad opera dei nuovi Istituti religiosi, i quali mettono in luce anche l'aspetto sociale della salvezza. Non si tratta soltanto di pensare alla propria salvezza, ma di lavorare a creare le condizioni affinché tutti possano accedervi.

    Rinascita spirituale nel secolo XIX e nei primi decenni del secolo XX

    Dopo le violenze perpetrate ai danni della Chiesa e dei suoi membri dalla rivoluzione francese e dalla prepotenza napoleonica contro Pio VII, in tutte le nazioni d'Europa si sprigionano energie fresche, che erano rimaste nascoste e represse, e si afferma un risveglio religioso nel popolo. Si avvia pure la ripresa della letteratura spirituale, che assume una pluralità di impronte e di sfumature secondo le tradizioni, i gusti e le culture dei vari Paesi, sicché non è possibile farne in questa sede una presentazione sia pur sommaria. Bastino alcuni cenni.[8]
    Tra i principali fattori che concorrono ad inaugurare una nuova stagione cristiana si possono ricordare: il clima di libertà, conquistato a costo di sacrifici e lotte, che pervade tutti i campi; il romanticismo, il quale, reagendo contro il razionalismo del secolo dei lumi, rivaluta l'uomo intero, fatto di ragione e di cuore, di volontà e di fantasia, ed alimenta così il sentimento religioso; il recupero di buona parte della tradizione cristiana, rifiutata dalla mentalità illuminista; l'ammirazione per la Chiesa, considerata la più valida forza morale contro la diffusione dell'incredulità; il rispetto per il Papato, visto come centro di unità e di animazione del cattolicesimo; il rinnovamento pastorale; la proliferazione di nuove forme di vita consacrata; il risveglio del laicato.
    È principalmente a partire dal pontificato di Pio IX (1846-1878) che linee di sviluppo della spiritualità cristiana, nonostante alcune remore sopravvenute durante la crisi modernista sotto Pio X (1903-1914), si aprono a nuove prospettive, grazie all'infittirsi delle edizioni dei Padri della Chiesa, degli autori spirituali classici e delle pubblicazioni di vite di santi, e all'impatto con il contesto socio-culturale emergente, caratterizzato dall'inasprirsi della questione sociale, dall'avanzare dell'ateismo e dell'ingresso dei cattolici nella vita politica.[9]
    Da un punto di vista teoretico, il laico Giovanni Giuseppe Gorres (+ 1848) nei suoi quattro volumi intitolati Christliche Mystik (1836-1842) riporta la mistica cristiana, che aveva subito un forte declino nel secolo dell'illuminismo, al suo giusto posto e rivaluta l'esperienza mistica come degna di approfondimento teologico e psicologico. Antonio Rosmini Serbati (+ 1855), uomo di azione e di pensiero, sintetizza le linee essenziali della sua dottrina spirituale nell'opera giovanile Massime di perfezione e la sviluppa via via nelle altre opere: Epistolario, Antropologia soprannaturale, Teodicea, Introduzione al Vangelo secondo S. Giovanni, Cinque piaghe della Santa Chiesa, Teosofia. L'asse portante del pensiero spirituale del Rosmini è il senso di Dio, ossia la consapevolezza di essere sotto la guida della sua Provvidenza, l'abbandono in lui, la ricerca e il compimento della sua volontà, l'imitazione e la contemplazione del Verbo incarnato, la docilità allo Spirito Santo, che è presente nell'anima e, quindi, illumina, conforta, conduce e sostiene nell'itinerario verso Dio.
    Con Augusto Saudreau (+ 1846) e Augusto Francesco Poulain (+ 1919) si accendono le discussioni sulla natura della vita mistica, sul suo rapporto con la vita ascetica e sulla chiamata di tutti alla santità e alla contemplazione, segnando in tal modo il passaggio da un comune vissuto iniziale prevalentemente ascetico a quello spirituale a sfondo mistico, dal momento che entrambi i vissuti implicano conoscenza nella fede e amore nella carità. In questa disputa intervengono teologi di fama come i domenicani Giovanni G. Arintero (+ 1928) e Reginaldo Garrigou-Lagrange (+ 1964), il gesuita Giuseppe De Guibert (+ 1942), il carmelitano Gabriele di S. Maria Maddalena (+ 1953) e il filosofo Giacomo Maritain (+ 1973). L'attenzione viene così rivolta alla natura e al metodo della teologia spirituale, che fra le due guerre mondiali comincia ad essere considerata una disciplina teologica a sé stante.
    Sul piano pratico vi sono alcune figure, fra molte altre, che ravvivano l'aspetto contemplativo della vita cristiana, unitamente a quello apostolico. Per S. Teresa di Gesù Bambino (+ 1897), la «piccola via» nella ricerca della santità ha come basi fondamentali l'amore e l'umiltà, perché sono queste due virtù ad aiutare la persona a sintonizzarsi con l'azione della benevolenza e della misericordia di Dio.
    La spiritualità di Carlo de Foucauld (+ 1916) s'incentra nella contemplazione del «mistero di Nazareth», del Cristo eucaristico, del Cristo crocifisso e del servizio ai poveri. Il suo messaggio rivive oggi nei Piccoli fratelli di Gesù, nelle Piccole sorelle del S. Cuore di Gesù, nei Piccoli fratelli e nelle Piccole sorelle del Vangelo.
    Nei suoi scritti, il benedettino Columba Marmion (+ 1960) sviluppa tutta la sua dottrina spirituale intorno alla realtà centrale dell'azione filiale in Cristo, che egli vive in profondità prima ancora di proporla agli altri. Per Giovanni Battista Chautard (+ 1935) abate del monastero di Sept-Fons, l'anima di tutto l'apostolato dipende da una continua vita di unione con Dio. Per la beata Edith Stein (+ 1943), discepola del fenomenologo Edmund Husserl, ebrea convertita al cattolicesimo, monaca carmelitana deportata e uccisa ad Auschwitz, l'unica via spirituale mistica a cui alla fine si abbandona è quella di lasciarsi trasportare dallo Spirito sempre più sulla croce di Cristo.
    Più abbondante della letteratura mistica è la letteratura ascetica. Ai trattati, più o meno sistematici, che riproducono per lo più la dottrina dei secoli passati, vanno aggiunti libretti divulgativi, opuscoli, fogli, raccolte di preghiere, immaginette, che con il loro stile semplice e il loro contenuto moralistico esortativo diventano strumenti utili per la istruzione e al formazione spirituale del popolo di Dio. Gli elementi che emergono da questa letteratura sono la centralità di Cristo e la devozione alla Vergine.
    Il cristocentrismo si manifesta in molteplici modi attorno al mistero dell'Eucaristia. Si diffonde, infatti, la pratica dell'Ora Santa, delle Quarantore, dell'amministrazione del viatico in forma solenne, della processione del Corpus Domini, dei congressi eucaristici. L'adorazione perpetua viene esercitata da speciali confraternite del SS. Sacramento e inscritta nella struttura di alcuni nuovi Istituti religiosi. Cresce la richiesta della comunione frequente, che viene promossa da S. Pio X. La devozione al Sacro Cuore penetra nelle famiglie cristiane e in varie nazioni, inducendo Leone XIII a consacrarvi il genere umano. Non poche congregazioni religiose dalle finalità più varie vengono fondate sotto il titolo del Sacro Cuore (dal 1800 al 1970 si hanno 221 Istituti femminili e 33 maschili intitolati al Sacro Cuore di Gesù e 38 Istituti Femminili e 7 maschili intitolati ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria) e ne diffondono la devozione. Il richiamo a Cristo e l'unione con Lui non si riducono a un puro rapporto intimistico, ma, in genere, portano i fedeli a interessarsi dei bisogni dei fratelli. Si pensi, ad esempio, alle Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, fondate da Federico Ozanam (+ 1853) e alle Conferenze di S. Elisabetta, inaugurate a Treveri nel 1840, oppure alle associazioni di laici, come la Borromausverein di Bonn (a. 1844) e le Amicizie, promosse nel Nord Europa da Nicolò von Diessbach e animate in seguito da Pio Bruno Lanteri (+ 1830), per la diffusione della buona stampa e l'apostolato fra gli intellettuali.
    Anche la devozione alla Vergine occupa un largo spazio nella vita spirituale dei cristiani. La proclamazione dei dogmi dell'Immacolata (1854) e dell'Assunzione (1950) favorisce il progresso della dottrina mariana. Le apparizioni di Lourdes (1858) e di Fatima (1917) ed altre spingono i fedeli ad ascoltarne i messaggi, che si possono sintetizzare nella trilogia: penitenza, conversione, preghiera. La devozione alla Vergine sotto il titolo di Ausiliatrice del popolo cristiano, promossa da S. Giovanni Bosco (+ 1888) e dai suoi figli e figlie spirituali, porta i cristiani ad invocarne l'intercessione. Le nuove congregazioni, che si richiamano a Maria (dal 1800 al 1970 vi sono 97 congregazioni femminili e 8 congregazioni maschili intitolate al Sacro Cuore di Maria) ne mantengono vivo il ricordo tra i cristiani.
    I libri di spiritualità sacerdotale si moltiplicano, ma l'idea che il sacerdote si santifichi attraverso il suo ministero e che la spiritualità del prete diocesano si differenzi da quella del religioso prete affiora appena in qualche precursore, come, ad esempio, negli scritti di Desiderio Giuseppe Mercier (+ 1929), arcivescovo cardinale di Malines.

    Aspetto apostolico della vita cristiana

    Il rigoglio della vita consacrata è testimoniata dalle nuove fondazioni. Durante i secoli XIX e XX sorgono almeno 168 Istituti religiosi maschili, clericali o laicali, e circa 2000 congregazioni femminili, di cui 335 (183 nel secolo XIX e 152 nel secolo XX fino al 1952) nella sola Italia. Una delle loro principali caratteristiche consiste nell'aver concepito la vita consacrata in funzione di una più diretta finalità apostolica e di promozione umana, che si specifica in opere di cura pastorale, di insegnamento e di educazione dei fanciulli e dei giovani, di assistenza ai poveri e ai diseredati, di servizio agli orfani, agli invalidi, ai vecchi, ai malati mentali, di attività missionaria e caritativa, sociale ed evangelizzatrice tra i popoli pagani. I fondatori e le fondatrici del secolo passato e del nostro secolo, interpellati da istanze pressanti della società del loro tempo e illuminati dallo Spirito di Dio, sia pur tra difficoltà e incomprensioni, danno vita ad istituzioni religiose che testimoniano come l'amore di Dio sia inseparabile da una doverosa attenzione ai bisogni del prossimo. Essi mirano a realizzare una compenetrazione tra la dimensione contemplativa e la dimensione apostolica della vita cristiana. Ed è proprio in forza dell'attività apostolica di queste congregazioni, religiose che il progetto di vita e lo spirito di un fondatore o di una fondatrice, personalmente e tramite i loro figli e le loro figlie spirituali, raggiungono un numero crescente di persone, uomini e donne, celibi e sposati, ragazzi e giovani, li riuniscono in Compagnie, pie unioni, gruppi, comunità, movimenti e associazioni, ed offrono loro la possibilità di approfondire il loro impegno cristiano in sintonia con la peculiarità dello stile di vita spirituale di un determinato Istituto.
    La difesa del ruolo attivo dei laici nella Chiesa, sostenuta da Antonio Rosmini Serbati (+ 1855) e dal cardinale Giovanni Enrico Newman (+ 1890), anglicano convertito al cattolicesimo e assertore convinto della dottrina dello Spirito Santo inabitante nell'anima, si rivela ancora insufficiente a stimolare una riflessione più sistematica sulla teologia e la spiritualità del laicato. Ma se i libri di pietà continuano ad offrire schemi di preghiere e di comportamenti etici, improntati ad una concezione di vita troppo clericale e monastica, e a dare l'impressione di considerare i laici come soggetti passivi delle cure e direttive del clero, il lento maturare di una più viva coscienza della Chiesa e della specifica vocazione e missione dei laici induce i cattolici ad organizzarsi (basti ricordare, in Italia, la Società della Gioventù Cattolica Italiana, istituita nel 1868 e antesignana dell'Azione Cattolica, l'Opera dei congressi, il Partito Popolare, fondato nel 1919, e la Democrazia cristiana) e ad assumere le loro responsabilità di fronte a una società che si costruisce al di fuori o ai margini dell'influsso cristiano, come membri attivi del corpo mistico di Cristo e portatori di una propria esperienza spirituale nella comunità cristiana e nel mondo.


    NOTE

    [1] Cf E. Pacho, Storia della spiritualità moderna, Ed. Teresianum, Roma 1984; M. Petrocchi, Storia della spiritualità italiana. II. Il Cinquecento e il Seicento, Ed. di Storia e Letteratura, Roma 1978.
    [2] Cf F. Andreu, Chierici regolari, in «Dizionario degli Istituti di perfezione», Ed. Paoline, Roma 1975, II, 897-909.
    [3] Cf E. Ancilli, I mistici della riforma cattolica. Il «Castello interiore», in «La spiritualità cristiana, Storia e testi, 13», Ed. Studium, Roma 1982, pp. 13-24.
    [4] Cf Ibid. 42-74.
    [5] Cf Ibid. 31-41; I. Colosio, I mistici italiani dalla fine del Trecento ai primi del Seicento, in «Grande antologia filosofica», Marzorati, Milano 1964, IX, 2137-2328.
    [6] Cf M. Marcocchi, La spiritualità tra giansenismo e quietismo nella Francia del Seicento, in «La spiritualità cristiana, Storia e testi, 15», Ed. Studium, Roma 1983.
    [7] Cf G. Velocci, Crisi e rinascita della spiritualità. Dal Sette all'Ottocento, in «La spiritualità cristiana, Storia e testi, 17», Ed. Studium, Roma 1982, pp. 9-36.
    [8] Cf Ibid. 37-99; M. Petrocchi, Storia della spiritualità italiana III. Il Settecento, l'Ottocento e il Novecento, Ed. di Storia e Letteratura, Roma 1979, pp. 55-148; Av.Vv., Chiesa e spiritualità nell'Ottocento Italiano, Ed. Mazziana, Verona 1971.
    [9] P. Chiocchetta, La spiritualità tra Vaticano I e Vaticano II, in «La spiritualità cristiana, Storia e testi, 18», Ed. Studium, Roma 1984.


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