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    Con Maria di Nazareth /1



    Incontri per gruppi giovanili

    Pierdante Giordano

    (NPG 1988-04-59)


    Nell'introdurre l'enciclica «Redemptoris Mater» (25 marzo 1987), con la quale viene proclamato l'Anno mariano al fine di «far risaltare la speciale presenza della Madre di Dio nel mistero di Cristo e della sua chiesa» (n. 48), Giovanni Paolo II afferma: «Maria non cessa di essere la `stella del mare' (Maris stella) per tutti coloro che ancora percorrono il cammino della fede. Se essi alzano gli occhi verso di lei nei diversi luoghi dell'esistenza terrena, lo fanno perché ella `diede alla luce il Figlio che Dio ha posto quale primogenito tra molti fratelli' (Rom 8,29), ed anche perché `alla rigenerazione e formazione' di questi fratelli e sorelle coopera con amore di madre» (n. 6).
    L'Anno mariano interessa e coinvolge anche i giovani. Nell'espressione del Papa - «coloro che ancora percorrono il cammino della fede» - ci piace riconoscere proprio la parte più viva e dinamica della Chiesa: i giovani. In essi vediamo più attivo il dinamismo della crescita e della maturazione anche in ordine alla fede. E se Maria è «Madre» di Dio e della Chiesa, questo titolo ci sembra più pertinente in riferimento ai «figli» più giovani della comunità cristiana e più bisognosi di una presenza materna.
    Ci sembra abbastanza diffusa oggi una disaffezione dei giovani nei confronti di Maria. Una perdita d'interesse, religioso e culturale, che si avvicina alla quasi totale ignoranza del ruolo di Maria nella storia della salvezza.
    A questo atteggiamento di diffidenza (divenuto poi rimozione) ha certamente contribuito un non ben controllato devozionismo (spesso assolto come «popolare»), surriscaldato da certe operazioni pseudo-religiose condotte da determinati settori della stampa. Viene deturpata così quell'immagine di Maria che i Vangeli sapientemente ci offrono: una donna meravigliata della vita, raccolta in una silenziosa e umile difesa di una vita che appare nella sua fragilità e vulnerabilità, appassionata per il volto gioioso che la vita chiede di esprimere e rischia di rimanere compromesso; in religioso sforzo di comprensione del «mistero» del soprannaturale che attraversa l'umano; in maestoso e umanamente dignitoso silenzio «accanto alla croce», come piena partecipazione e condivisione al «sacrificio-dono» della Vita per la vita del mondo...
    Vorremmo ritornare all'immagine di Maria disegnata dai Vangeli e dalla fede rispettosa e serena delle prime comunità.
    È il desiderio che mosso questa nostra iniziativa.
    Abbiamo ritenuto impegnative per noi le parole del Papa e la sua giusta preoccupazione «per tutti coloro che ancora percorrono il cammino della fede».
    È nata così l'idea di un sussidio per condividere, soprattutto con i giovani, un cammino di riflessione, di ripensamento e di preghiera con il quale dare concretezza alla proposta-dono dell'Anno mariano.

    OBIETTIVI DELLA PROPOSTA

    - Mira a rendere praticabile, attraverso incontri, riflessioni, iniziative, preghiere, ricerche, il messaggio «mariano» che il Papa ha riassunto nella sua enciclica e che ripropone, per la crescita spirituale dei credenti, nella proposta dell'Anno mariano.
    - L'obiettivo principale è rendere partecipi i giovani di questa realtà di proposta e di dono. Forse, rischiano di essere la popolazione più distratta e lontana a questo genere di interessi. Precisiamo, inoltre, che rivolgendoci ai giovani, privilegiamo quelli meno disponibili e preparati (è facile dedurlo dalle modalità con cui è strutturato il sussidio e dai temi sottolineati; ciò non dovrebbe escludere la possibilità di utilizzare il sussidio per gruppi giovanili già avviati in cammini di formazione più avanzati).
    - La proposta intende coinvolgere la «vita» personale e di gruppo dei giovani: non vuole esaurirsi in un «incontro di preghiera» (questo può essere un punto di partenza o di arrivo), ma pretende di coinvolgere i giovani nel lavorare insieme, nello spostarsi in ambienti diversi da quelli in cui si realizza l'incontro, nel portare i «temi» (di volta in volta centrati nell'incontro giovanile) anche nel lavoro più operativo previsto da alcune attività.
    - Riteniamo fattibile quanto indicato nel punto precedente, soprattutto per lo stile dell'incontro (aderisce al linguaggio giovanile) e per i temi proposti, che possiamo così enucleare:
    a) i giovani: chi sono, cosa offrono o cercano, cosa portano alla società oggi e che cosa reclamano da essa, cosa dicono nella Chiesa e che cosa essa si attende da loro...;
    b) Maria di Nazareth: una donna vista nella sua qualità di «credente», proposta come modello esemplare che ha qualcosa da dire di significativo e di interessante ai giovani; una madre che può garantire salvezza;
    c) la Chiesa: una comunità di persone chiamata ad una vita nuova, che ha il dono di farsi madre e guida per chi inizia o stenta a fare un cammino di crescita nella sua umanità e nella fede; si accentua la testimonianza del Papa (soprattutto nelle sue parole ai giovani) e del Concilio, perché appaiano non realtà ostili, lontane, ma «presenze» alle quali i giovani possono affezionarsi e stimare.

    MODALITÀ DEGLI INCONTRI

    La proposta passa sotto la forma di «incontri giovanili», perché la intendiamo offerta a tutti. Non si tratta solo di «incontri di preghiera» riservati ad alcuni. È nella prospettiva dei più che il sussidio è pensato e costruito. Immaginiamo, quindi, incontri in ambienti adatti (non necessariamente la chiesa, ma un luogo ampio dove si possa danzare, fare azioni sceniche, spostarsi, fare movimenti collettivi), immediatamente accessibili a chiunque voglia accedervi. Anche lo stile dell'incontro entra nella scelta di modalità: ogni incontro presenta una certa varietà di schemi (anche se gli «ingredienti» sono più o meno gli stessi), esalta la partecipazione (anche nell'espressività e nella creatività), fa proprio il linguaggio giovanile (musica, immagini, danza, «ritocchi» ai documenti ufficiali per renderli accessibili, dinamismo e attivismo, ecc.).
    Lo schema degli incontri sembra imporre un'esecuzione fedele e dettagliata: abbiamo scelto una descrizione precisa delle modalità di svolgimento per favorire chi trovasse difficoltà (perché alle prime esperienze in incontri giovanili «aperti») e per suggerire «formule» un po' insolite a chi ha già larga consuetudine con incontri di preghiera; ma non è l'intenzione della proposta. Essa suggerisce (pur attraverso indicazioni dettagliate) «ipotesi» di svolgimento degli incontri per poterne inventare dei nuovi, per strutturare diversamente i materiali offerti, per giostrare liberamente su alcuni momenti e, se necessario, inserendovi elementi nuovi (esempio: all'inizio di un incontro, riproporre quanto può essere emerso dall'attività di gruppo svolta a seguito dell'incontro precedente).
    In questi incontri è di fondamentale importanza il ruolo dell'animatore. Pensiamo ad un giovane (o a un gruppo ridottissimo di giovani) che coordina, distribuisce dei compiti, favorisce gli interventi, amalgama le possibilità che il gruppo più preparato può esprimere, in modo che ogni incontro possa tradursi anche in una felice occasione di accordo, di collaborazione, di condivisione che stimola i presenti (soprattutto quelli non appartenenti a gruppi specifici) a trovare gusto per la vita di gruppo, per l'impegno con altri coetanei.

    STRUTTURA DEL SUSSIDIO

    Il sussidio è articolato nella proposta di 3 incontri settimanali per un arco completo di 4 settimane (si abbonda un po' per favorire una selezione, anche se i temi sono collegati fra loro).
    Il piano di sviluppo tematico è il seguente:
    Prima settimana: Essere giovani
    1° incontro: Il gusto della vita
    2° incontro: Tempo di crescita
    3° incontro: Voglia di nuovo
    Seconda settimana: Spingersi ai primi posti
    1° incontro: Un invito alla festa
    2° incontro: Partecipare
    3° incontro: Come protagonisti
    Terza settimana: La società: platea di incontri
    1° incontro: Non siamo soli
    2° incontro: Alcuni più vicini
    3° incontro: Spazio per un altro
    Quarta settimana: La Chiesa: ora ci siamo tutti
    1 ° incontro: Non son contento
    2° incontro: C'è del mistero
    3° incontro: Mi ci metto anch'io
    I titoli evocano suggestioni sulla realtà dei giovani (prima e seconda settimana), considerati soprattutto nelle loro potenzialità da riconoscere e da esprimere (in particolare la seconda settimana, richiamando i temi di «festa» e «servizio», sottolinea gli elementi di impegno e di protagonismo dei giovani).
    La terza settimana intende evidenziare i temi della socializzazione (gruppo / società / coppia - famiglia: quest'ultima, come allude il titolo, prospettata come «aperta»: servizio, volontariato, ecc.).
    La quarta settimana affronta il tema dell'appartenenza alla chiesa e della riflessione sul suo «mistero» (visibilità e non visibilità).
    Il sussidio completo è ancora in preparazione.
    Anticipiamo per i lettori di NPG la proposta relativa alla prima settimana.


    Primo incontro: il gusto della vita

    Il gruppo dei giovani è disposto a semicerchio, rivolto alla parete dove si proiettano le immagini. Se è possibile, i giovani siano seduti a terra o su piccoli sgabelli: l'incontro deve suggerire il clima di naturalezza e spontaneità, di quotidianità e di freschezza espressiva.

    1. Ambientazione

    Scorrono alcune immagini che evocano lo stupore e la bellezza della vita (un diapomontaggio di 10-12 diapositive, scandite con un ritmo abbastanza vivace). Le immagini possono essere accompagnate da musica adatta (es.: un brano arioso da «Bilitis») o da una canzone, che pub essere eseguita dai giovani presenti.
    Decresce il sottofondo musicale, mentre si dà più luce all'ambiente. Alla parete pub restare proiettata - per tutto il dialogo che segue - l'ultima immagine (es.: giovani in festa/volto sorridente).

    2. Dialogo di riflessione

    Più voci intervengono a suggerire la riflessione:
    - C'è in noi giovani un grande desiderio di vita, di felicità, di festa.
    - Ci piace cantare, correre, danzare...
    - Stiamo bene insieme. E bello sentirci in tanti, sentirci uniti, sentirci come un'unica grande forza...
    - In noi c'è un'energia esplosiva. Abbiamo un bisogno incontenibile di espanderci.
    - Spesso, ci sembra di essere capaci di conquistare il mondo; abbiamo la sensazione di onnipotenza.
    - La vita in noi è tanto fresca e prorompente da farci impazzire di allegria e di gioia di vivere.

    3. Canto

    «Cantare, gridare, sentirsi tutti uguali».
    Il canto ha inizio subito a conclusione del dialogo, senza stacco e senza perdita di ritmo.
    Introduce il solista:
    Camminando una notte d'estate
    di quelle finite con niente da fare,
    ho sentito lontano un insieme di voci cantare. Affrettando il mio passo raggiunsi la fonte di quell'inaspettato rumore
    e, tra loro seduto, così cominciai a cantare:
    non conosco nessuno di voi, ma c'è qualcosa
    in comune tra noi che ci fa stare insieme:
    Tutti:
    La stessa voglia di cantare,
    la stessa voglia di gridare,
    tanti rami possono dare la stessa fiamma (2)...
    Cioè sentirsi tutti uguali,
    lo stesso modo di pensare,
    tanti rami posson dare la stessa fiamma (2)...
    Cantare, gridare, sentirsi tutti uguali
    (ripete sfumando).

    4. Dialogo di riflessione

    (Come al n. 2)
    - Così è la giovinezza: la stagione più viva dell'esistenza umana.
    - Essere giovani è godere dell'età più felice e affascinante della vita.
    - L'età dove la vita non soffre la stanchezza degli anni, il sapore di tante sconfitte, la malinconia di ciò che si usura e si è costretti a lasciare...
    - Vivere in pieno la nostra giovinezza è come entrare nel grande respiro della creazione di Dio.
    (Mentre continua il dialogo, inserire in sottofondo una musica adatta)
    - Vivere la nostra giovinezza è come uscire dal nulla e poter gridare: esistiamo!
    - E come fare nostro il grande respiro di Dio che ispira la vita e poter dire: viviamo! (Ragazzo e ragazza insieme:)
    Perché in principio era la vita e la vita era presso Dio e la vita era Dio.
    Egli era Dio e la vita era la luce degli uomini
    Egli venne nel mondo, quel mondo che fu fatto per mezzo di lui.
    Ma il mondo non ha riconosciuto la vita. Ma a chi ha creduto in lui,
    Dio ha fatto un dono:
    diventare figlio di Dio,
    possedere la vita.

    5. Canto

    Symbolum 77.

    6. La parola del Papa

    Ascoltiamo la parola che il Papa ha rivolto ai giovani, interpretando la stima e la gioia di tutta la chiesa verso la parte più nuova di se stessa.
    «Sono felice di incontrarvi proprio perché siete giovani. Perché essere giovani significa essere capaci di apprezzare la sincerità, significa cercare la strada per una vita degna e nobile. Essere giovani è sentirsi attratti dalla verità, dalla giustizia, dalla pace, dalla bellezza e dalla bontà. Significa avere voglia di vivere, ma vivere con allegria, con senso: vivere una vita degna di essere vissuta. Essere giovani significa essere pieni di ideali e di speranze. Significa anche sperimentare la solitudine e la paura che queste speranze non si vedano realizzate. E quanto più amate la vita, tanto più grandi saranno a volte i vostri timori. Poiché quello che è in gioco è troppo importante per perderlo: l'unica vita che Dio vi ha dato e che nessun altro può vivere per voi. Essere un giovane cristiano significa essere vivo in Cristo».
    «Sappiate, poi, carissimi giovani, prendere in mano la vostra vita. Fatelo in nome di quel nucleo interiore e indistruttibile che è la vostra libertà personale: un dono grande e prezioso che Dio vi ha fatto e che Egli stesso rispetta. Quando si tratta di scelte fondamentali, ve lo ripeto, c'è bisogno di decisioni, e allora l'iniziativa riguarda voi: dovete muovervi e camminare!».

    7. Breve pausa di interiorizzazione

    Segue il canto: Preghiera di San Damiano («Ogni uomo semplice porta in cuore un sogno...»).

    8. Introduzione alla meditazione del Vangelo

    Un giovane introduce all'ascolto, richiamando il nostro contesto di vita (individuale e sociale) per il quale la pagina del Vangelo di Giovanni (Gv 3,1-21) suona come risposta di «salvezza».
    Anche se la nostra giovinezza aspira ad esprimere tutta la ricchezza che sente in sé, spesso la mortifichiamo con egoismi e tradimenti. Soffriamo quelle incoerenze che già S. Paolo denunciava in se stesso: «Sono un essere debole, schiavo del peccato. Non riesco nemmeno a capire quello che voglio: io non faccio quello che voglio, ma quello che odio. Allora scopro in me questa contraddizione: quando voglio fare il bene, trovo soltanto in me la capacità di fare il male. Nel mio intimo sono d'accordo con la legge di Dio, ma vedo anche in me un'altra legge che contrasta fortemente la legge che la mia mente approva e mi rende schiavo della legge del peccato che abita in me. Eccomi, dunque, pronto nell'intenzione a fare la legge di Dio, mentre di fatto, io servo la legge del peccato» (Rom 7,18-23).
    Come non bastasse questa nostra lacerazione interiore, ad essa si aggiunge la cultura che si diffonde nella nostra società. È una cultura che non è a favore della vita. È una cultura che alimenta sfiducia, insoddisfazione, noia, vuoto, non-senso della vita. Siamo in una società che non aiuta noi giovani a vivere. Una società le cui istituzioni trovano difficoltà ad offrirci interpretazioni, appelli, linee di rassicurazione, ragioni di impegno e di vita. Una società che ci sommerge di «mezzi» di esistenza, ma non ci dà il «senso» dell'esistenza. Attorno a noi sono scarse le voci che convocano alla speranza. Pur aspirando alla luce, ci sentiamo ancora troppo accerchiati da incertezze e da nebbie. Forse, anche per noi, è ancora molto densa la notte. Come in Nicodemo, c'è anche in noi il desiderio di uscirne per aprirci alla vita.
    Si consiglia l'ascolto attraverso l'audio- cassetta della LDC (audiocassetta LDC 7/32 - Gv 3,1-21).
    Ascolto del Vangelo di Giovanni.

    9. Preghiera corale

    In sottofondo si introduce (e rimarrà come sottofondo per tutta la preghiera) l'accompagnamento musicale di «Madre io vorrei...». Dopo un attimo, la seguente preghiera corale:
    È notte nel mondo. Ma tu, Signore, hai scelto la notte per nascere.
    Sei entrato nel buio dei nostri terrori e delle nostre morti per portarci la luce e aprirci alla vita.
    Oggi è ancora notte e il domani non sorge ancora.
    Ancora stiamo trattenendo il sole.
    Nel cuore della notte, nel profondo del nostro buio, vediamo un'ombra accendersi, percepiamo i segni di una speranza: sopra i canti della morte, abbiamo sentito il pianto di un bimbo.
    Eri tu, Signore: Betlemme ci ricorda il tuo piccolo pianto sulla nostra sofferenza.
    Accanto a te, Signore della vita, c'era tua madre.
    Tu, Maria, quel pianto lo hai raccolto. Tu l'hai udito e ti sei fatta «serva». Nel tuo umile silenzio, hai accolto e hai donato al mondo il Signore della vita.

    10. Canto

    Possono essere proiettate due-tre immagini di Maria, ricavate dal «Gesù di Nazareth» (raccolta LDC), mentre il gruppo prega con il canto: «Madre io vorrei».

    11. La voce del Concilio

    Un giovane introduce la lettura di un brano della «Lumen gentium». Quando nell'ultimo Concilio Vaticano II la Chiesa ha voluto riesprimere il grande mistero di Cristo, «luce di tutti i popoli», ha concluso la sua riflessione, che ha il sapore di una rinnovata professione di fede, con un capitolo interamente dedicato al ruolo e al significato di Maria nella magnifica storia di salvezza che Dio ha condotto per i suoi figli, per il suo popolo. È il capitolo VIII. Ne ascoltiamo l'inizio dove, con il richiamo al grande evento dell'annuncio a Maria e della sua piena disponibilità ad accogliere la vita di un figlio non aspettato e frutto di «mistero», riconosciamo il coraggio e la fede di una donna che crede nella vita: l'accoglie, la difende, la fa crescere, accompagnandone la progressiva grandezza del «mistero» che racchiude in sé.
    L'atteggiamento che accompagna il nostro ascolto è quello di disponibilità a imitare in noi il suo esempio di fede, di umiltà, di disponibilità.
    Volendo Dio misericordiosissmo e sapientissimo compiere la redenzione del mondo, «quando venne la pienezza dei tempi, mandò il suo figlio, fatto da una donna... affinché ricevessimo l'adozione in figlioli» (Gal 4,4-5). Egli per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo e si incarnò per opera dello Spirito santo da Maria vergine». Questo divino mistero della salvezza ci è rivelato ed è continuato nella chiesa, che il Signore ha costituito quale suo corpo e nella quale i fedeli che aderiscono a Cristo capo e sono in comunione con tutti i suoi santi, devono pure venerare la memoria «innanzi tutto della gloriosa sempre vergine Maria, madre del Dio e Signore nostro Gesù Cristo».
    Infatti la vergine Maria, che all'annunzio dell'angelo accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio e portò la vita al mondo, è riconosciuta e onorata come la vera madre di Dio e del Redentore. Redenta in modo così sublime in vista dei meriti del Figlio suo e a lui unita da uno stretto e indissolubile vincolo, è insignita della somma carica e della dignità di madre del Figlio di Dio, e perciò è la figlia prediletta del Padre e il tempio dello Spirito santo; per questo dono di una grazia eminente precede di molto tutte le altre creature, celesti e terrestri. Insieme però è unita, nella stirpe di Adamo, con tutti gli uomini bisognosi di salvezza, anzi è «veramente madre delle membra (di Cristo)... perché... ha cooperato con la sua carità alla nascita dei fedeli nella chiesa, i quali di quel capo sono le membra». Per questo è anche riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della chiesa e sua immagine ed eccellentissimo modello nella fede e nella carità, e la chiesa cattolica, edotta dallo Spirito santo, con affetto di pietà filiale la venera come una madre amatissima.

    12. Il Magnificat. Danza

    Si può nuovamente proiettare alla parete una immagine di Maria, mentre, sempre dall'audiocassetta LDC (LDC 7/28), si fa ascoltare il brano del Vangelo di Luca che introduce il «Magnificat» (Lc 1,39-45).
    Il «Magnificat» pub essere declamato (o cantato) comunitariamente, oppure pub essere sostituito da una danza eseguita da tutti i giovani presenti. Si suggerisce la danza (ricavata dalla tradizione religiosa ebraica) «Zemer attik» («Io ti ho amato sempre»), il cui testo e musica sono editi dalla LDC (audiocassetta LDC «Alleanza nuova», canti del folklore ebraico, LDC 4/38). Riproduciamo qui di seguito il testo della canzone (nella sua traduzione italiana come appare nella cassetta) e i movimenti di danza con cui accompagnare la preghiera.

    a) Il testo
    1. Questo servo, figlio del Signore,
    salva l'uomo stanco di vagare.
    Nel silenzio viene ad annunciare la vita:
    certo, la giustizia porterà!
    Io sono il Signore,
    questo il mio nome, sai.
    Io sono il Signore:
    nessun altro pace porterà.
    2. Canta al Signore un inno nuovo:
    porta la sua luce in tutto il mondo.
    Tendi poi l'orecchio e sentirai la voce:
    Credi, la sua forza si vedrà!
    Io prendo la tua mano:
    credi, griderai il mio nome!
    Io prendo la tua mano:
    credi, la tristezza finirà.
    3. Apri oggi il cuore al nuovo mondo,
    porta dentro al cuore la speranza.
    Egli è stato sempre un fedele Dio:
    credi, il perdono ci sarà! Io ti ho amato sempre,
    sempre ti ho indicato la strada.
    Io ti ho amato sempre: se vorrai la pace ci sarà.

    b) I movimenti per la danza
    - Disposizione iniziale a cerchio, uomo e donna alternati. Il movimento procederà verso destra. Tutti si tengono per mano, leggermente voltati a destra, dove si procede con passi lenti, scanditi in un tempo di 4 battute. Dopo l'introduzione delle percussioni e della chitarra, si avvia la danza al suono del flauto. Così la successione dei movimenti:
    I) tre passi avanti (destro/sinistro/destro) verso destra, sempre tenendosi per mano. Al quarto tempo si ritorna sul sinistro (con un leggero dondolio sulla punta dei piedi). Così di seguito per 4 volte.
    II) ci si gira verso il centro del cerchio e si procede verso di esso con 4 passi (destro/sinistro/ destro/sinistro), alzando contemporaneamente le mani verso l'alto (lentamente, tenendo sempre le mani dei compagni e lasciandole solo al quarto tempo: qui le mani si aprono in alto, con un gesto di offerta). In altri 4 tempi si retrocede di 4 passi (facendo, quindi, il movimento contrario al precedente) per ritornare a formare il cerchio iniziale di partenza: il movimento viene effettuato abbassando lentamente le braccia e prendendo nuovamente le mani dei vicini.
    III) Si lascia la mano destra e si prende la mano sinistra del compagno che è a sinistra: si formano così varie coppie che, facendo perno sul piede destro, fanno un giro e mezzo (in 8 tempi) sul posto, girando in senso orario. Si ha così uno scambio di posto della compagna: tutte le ragazze vengono a slittare di un posto. Poi, si riprende tutto da capo.
    Finale: come I) con 2 passi avanti (destro/sinistro), il terzo passo gira verso il centro: tutti guardano verso il centro e sollevano in alto le braccia (in segno di offerta).

    13. La conclusione

    L'incontro può concludere con la danza o con un ulteriore canto.
    Qualora il gruppo giovanile intenda tradurre l'esperienza di riflessione e di preghiera anche con iniziative concrete che prolunghino, con un impegno o un'attività collettiva, il momento tipicamente religioso, possiamo suggerire le seguenti proposte:
    - allestire una mostra (all'oratorio / all'ingresso della chiesa / ecc.) che faccia evidenziare come la cronaca dei giornali (o la pubblicità) rispetta (o non rispetta) la «vita», oppure «i giovani»;
    - raccogliere e scrivere in caratteri cubitali espressioni di personaggi noti (dello sport, dello spettacolo, della politica, della chiesa) da cui si deduca l'interesse o meno per i giovani e per la loro vita;
    - fare una ricerca, tra le canzoni più in voga, di autori o testi che trattano il tema della vita e prepararne un montaggio per discuterne i contenuti e la prospettiva di considerazione;
    - allestire cartelloni, attraverso i quali si possa documentare/denunciare come i giovani, nel quartiere o nella parrocchia, trovano spazi, attenzioni, rispetto, prospettive per la loro «vita». Illustrare anche come i giovani stessi, sempre nel quartiere, prendono in considerazione o meno gli spazi e le possibilità per esprimervi la loro giovinezza.


    Secondo incontro: tempo di crescita

    L'incontro ha inizio con l'ascolto della canzone «Ciao pa'» di Eros Ramazzotti. I giovani seguono la registrazione, avendo a disposizione il testo: è su questo che si porta l'attenzione.

    1. Canzone

    Sono io, come stai
    ti telefono da qui
    qui da una camera d'albergo scusa se è da un po'
    che io non ti chiamo più
    ma sai, sai già come son fatto.
    Io però ti penso spesso fortemente, come adesso.
    Io sto bene, come no ho mangiato dei panini
    e sto riposando un po' il lavoro va così
    tutti dicono c'è crisi
    ma io, io non mollo, no.
    Non ti devi preoccupare oramai mi so arrangiare.
    Stai tranquillo non frequento quelle che chiami brutte compagnie
    ne sto lontano
    dai, lo sai che sto attento
    ci sono in giro certe malattie ma sì, sì che guido piano.
    Tu dimentichi che sono
    ogni giorno un po' più uomo.
    E quand'è che ritorno forse un salto a fine mese
    ma sai dipende
    ti dirò sono un po' a corto
    ho avuto delle spese ultimamente.
    Non è il caso che ti scaldi
    io non butto via i miei soldi.
    Si però dagli un taglio con le prediche se no io metto giù
    anche tu se non sbaglio quando avevi la mia stessa età
    chi ti teneva più
    e non dire altri tempi coi tuoi soliti esempi.
    Questo qui è il mio tempo che ti piaccia oppure no
    è la mia vita
    e io vado fino in fondo la mia strada seguirò
    io no, non ho chiuso la partita.
    Tu mi hai chiesto di capirti
    ora io lo chiedo a te
    non so più che cosa dirti
    ci vediamo ciao, ciao pa'...

    2. Il tema

    La canzone introduce opportunamente il tema dell'incontro: i giovani sentono di essere chiamati a crescere.
    Del testo della canzone è bene evidenziare le seguenti espressioni:
    - «Ormai mi so arrangiare»: il giovane si ritiene autosufficiente; non accetta volentieri consigli né indicazioni dagli adulti; afferma e richiede che sia garantita la propria autonomia; ha fiducia nelle proprie capacità e diffida del soccorso da parte di chi gli richiama la condizione di «dipendenza» e di «infanzia»;
    - «sono ogni giorno più uomo»: il giovane rigetta la condizione di «bambino», entro la quale tendono a conservarlo i genitori e gli educatori; avverte che le esperienze che accumula lo rendono maturo e responsabile; ha coscienza del proprio crescere; - «è la mia vita... la mia strada seguirò»: il giovane riconosce con fermezza la proprietà della sua vita; sa che spetta a lui gestirla e rifiuta di continuare a «consegnarla» agli adulti (specie i genitori); c'è determinazione e una certa testardaggine a costruirsi la propria vita e a voler fare le propria esperienze;
    - «tu mi hai chiesto di capirti, ora lo chiedo a te»: in genere è l'adulto che pretende che siano i giovani a capire le sue «ragioni», ma raramente capita il contrario; un interrogativo legittimo: cosa può fare un giovane per «aiutare» l'adulto a capire il suo mondo giovanile?...
    Abbiamo enucleato alcune suggestioni problematiche ricavabili dal testo di E. Ramazzotti. Sono certamente ampliabili. I giovani, al termine dell'ascolto della canzone, sono invitati a scambiare qualche loro impressione, esperienza o valutazione in merito ai punti sopra evidenziati.

    3. La parola del Papa

    Segue la lettura (può essere fatta alternando più voci) di alcune riflessioni proposte dal Papa nella sua «Lettera ai giovani e alle giovani del mondo» (marzo 1985).
    - La giovinezza di per se stessa è una singolare ricchezza dell'uomo. Il periodo della giovinezza è il tempo di una scoperta particolarmente intensa dell'«io» umano e delle proprietà e capacitò ad esso unite. Davanti alla vista interiore della personalità in sviluppo di un giovane o di una giovane, gradualmente e successivamente si scopre quella specifica e, in un certo senso, unica e irripetibile potenzialità di una concreta umanità, nella quale è come inscritto l'intero progetto della vita futura. La vita, allora, si delinea come la realizzazione di quel progetto: come «auto-realizzazione».
    - Si rivela così un profilo della ricchezza che è la giovinezza: è la «ricchezza di scoprire ed insieme di programmare, di scegliere, di prevedere e di assumere le proprie decisioni, che avranno importanza per il futuro nella dimensione strettamente personale dell'esistenza umana».
    - «La dinamica dello sviluppo della personalità umana è propria della vostra età. Queste domande («che devo fare per avere la vita eterna?», «che devo fare perché la mia vita abbia senso e pieno valore?») ve le ponete a volte in modo impaziente, e contemporaneamente voi stessi capite che la risposta ad esse non può essere frettolosa né superficiale. Si tratta qui di una risposta che riguarda tutta la vita, che racchiude in sé l'insieme dell'esistenza umana».
    - «Desidero affidare a voi tutti questo lavoro meraviglioso, che si collega alla scoperta, davanti a Dio, della vocazione della vostra vita. È questo un lavoro appassionante. È un affascinante impegno interiore. In questo impegno si sviluppa e cresce la vostra umanità, mentre la vostra giovane personalità va acquistando la maturità interiore».
    - «La giovinezza è dunque una «crescita». È una tappa «ascendente» nell'insieme del passaggio umano. A questo corrisponde tutto lo sviluppo psicofisico: è la crescita di tutte le energie, per mezzo delle quali si costituisce la normale individualità umana. Bisogna che la giovinezza sia una «crescita», che porti con sé il graduale accu- • mulo di tutto ciò che è vero, che è buono e che è bello. A questo fine è di enorme importanza il contatto con il mondo visibile, quello con la natura... Noi assumiamo nella nostra esistenza umana il mistero stesso della creazione, che si scopre davanti a noi con inaudita ricchezza e varietà di esseri visibili e, al tempo stesso, costantemente invita verso ciò che è nascosto, che è invisibile... Auguro a voi, giovani, che la vostra crescita «in età e in sapienza» avvenga mediante il contatto con la natura. Abbiate tempo per questo! Non lo risparmiate! Accettate anche la fatica e lo sforzo che questo contatto a volte comporta».
    (La lettura deve essere distribuita con stacchi e pause per favorire l'interiorizzazione).

    4. Proclamazione del Vangelo di Luca

    Lc 2,41-52 dà testimonianza della «maturità» di Gesù dodicenne nel suo intrattenersi con i «maestri della legge» con «intelligenza» delle cose che riguardano il Padre e, insieme, della «intelligenza», tutta interiore e inespressa, con la quale Maria osserva, segue, contempla e accompagna la «crescita» del figlio.
    Si suggerisce l'ascolto con audiocassetta (LDC 7/28).

    5. Introduzione al canto

    Il Vangelo di Luca suggerisce varie riflessioni: la «maturità» di un dodicenne che non dipende dall'età, ma dalla qualità degli «interessi» che occupano la sua giovane vita; l'inevitabile distacco che si verifica tra figlio e genitori quando Gesù (anche se dodicenne) «decide» di rispondere alla vocazione della sua vita («io devo essere nella casa del Padre mio»); l'atteggiamento esemplare di Maria che, nel silenzio, rispetta la libertà del figlio, accompagnandone la crescita con la propria ricerca interiore («custodiva gelosamente dentro di sé»). E questo atteggiamento di profondo rispetto e di amore di Maria che ci ispira l'attitudine corretta nei confronti del mistero della crescita di ogni vita.

    6. Canto di preghiera

    «Madre, io vorrei...».

    7. Paure dei giovani

    L'atteggiamento di Maria ci aiuta a superare varie tentazioni di paura, di sospetto o di resistenza che possono accompagnare la nostra crescita.
    - Evitiamo di esprimere le ricchezze che sono in noi e ritardiamo l'assunzione di responsabilità di fronte ai tanti che continuano a ripetere: «non sono ancora maturi!».
    - Diventiamo ribelli e intrattabili, spesso troncando ogni possibilità di dialogo, con chi non riconosce che stiamo cambiando e non si accorge che desideriamo affermare la nostra personalità.
    - Chiedere autonomia e invocare riconoscimento della nostra originalità spesso diventa atteggiamento presuntuoso e arrogante che rifiuta qualsiasi contributo educativo che viene dall'esterno; cerchiamo in noi, nel nostro interno, ogni soluzione e precludiamo ogni forma di dialogo e di confronto con tutto e con tutti.
    - L'attitudine all'«ascolto» (inteso come disponibilità ad accogliere esperienze, suggerimenti, riflessioni; come capacità di confronto e di apertura agli altri) è un tratto della personalità che richiede di essere «educato» e che si rivela di estrema importanza (ma il più compromesso) soprattutto in questa fase di crescita della persona.
    - Spesso, l'orizzonte imprevedibile della crescita e dell'orientamento della vita, acquista i connotati dell'incertezza, della paura, del terrore di imboccare strade insicure: conducono alla chiusura, alla incomunicabilità, all'ansietà; spesso all'immobilismo della sfiducia e della resa totale di fronte al minimo problema.
    Si fa invito ai giovani ad esprimere liberamente qualche altra impressione di incertezza e di inquietudine, legate alla loro esperienza individuale della crescita.

    8. La parola del Papa

    La chiesa è sensibile ai problemi che accompagnano l'affermazione matura della nostra vita e, forte delle verità affermate nel Vangelo della vita che Gesù le ha consegnato, sostiene e incoraggia il nostro cammino verso il futuro. Il Papa, nel suo «messaggio ai giovani», si fa portavoce del pensiero della chiesa:
    «Non abbiate paura! Non abbiate paura della vostra giovinezza e del desiderio profondo di felicità, di verità, di bellezza e di amore che nutrite in voi. C'è chi dice che la chiesa odierna teme questi potenti desideri dei giovani, e che voi stessi ne avete paura. Non temete! Quando vi guardo, giovani, provo una grande gioia e una grande speranza. Il prossimo secolo è nei vostri cuori. Per costruire la storia, come voi potete e dovete fare, è necessario che la liberiate dalle false piste che segue. Per fare questo dovete avere una grande fiducia nella grandezza della vocazione umana, una vocazione da realizzare con il rispetto della verità, della dignità e dei diritti inviolabili della persona umana»
    (Messaggio ai giovani, gennaio 1985).

    9. Meditazione

    Il messaggio del Papa veniva a coincidere con l'invito ad impegnarsi per la pace. La prima condizione di pace si realizza nella nostra vita quando la tensione della crescita, il conflitto tra ciò che lasciamo come legato al passato e ciò che intendiamo conquistare come futuro per una vita piena, non genera in noi fratture, scompensi, paure, guasti spesso irreparabili. La parola del Papa, che è incoraggiamento e dichiarazione di fiducia nei giovani, ci sostiene nel costruire in noi quella pace che Maria ha «custodito nel suo cuore».
    Canto: «Il fiume va» di B. Lafonte, oppure «Metti pace fra te e la terra» di M.G. Ruffino-S. Tidei (Edizioni Paoline).
    Si può ascoltare la cassetta (musicassetta F-MEP 1138 Ed. Paoline), eventualmente accompagnata da proiezione di diapositive adatte.

    10. Preghiera corale

    Pace è accettarci come siamo. È accettare le nostre incertezze.
    Pace è riconoscere le nostre contraddizioni. Pace è accoglierci con le tensioni della nostra crescita.
    Pace è amare profondamente la vita.
    Pace è accettare in noi la tensione tra passato e futuro; tra quello che siamo e vorremmo essere. Pace è desiderio e volontà di cambiare.
    Pace è costruire unità nella nostra persona; riconciliarci con noi stessi prima ancora che con gli altri.
    Pace è credere che Dio ci fa umanità nuova, persone intimamente indivise.

    11. Canto

    Simbolum 80
    «Oltre le memorie del tempo che ho vissuto...».

    12. La voce del Concilio

    Il Concilio Vaticano II ha voluto riesprimere la fede della chiesa nel ruolo di maternità che Maria esercita: verso il figlio Gesù, verso i credenti, verso l'intera umanità. Accogliendo la riflessione del Concilio possiamo riscoprire l'importanza di Maria per la nostra vita: Ella accompagna «cooperando» alla nostra crescita.
    La beata Vergine, insieme con l'incarnazione del Verbo divino predestinata fino dall'eternità a essere madre di Dio, per una disposizione della divina provvidenza è stata su questa terra l'alma madre del divino Redentore, la compagna generosa del tutto eccezionale e l'umile serva del Signore. Col concepire Cristo, generarlo, nutrirlo, presentarlo al Padre nel tempio, soffrire col Figlio suo morente sulla croce, ella ha cooperato in modo tutto speciale all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo è stata per noi la madre nell'ordine della grazia.
    E questa maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso prestato nella fede al tempo dell'annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti, assunta in cielo ella non ha deposto questa missione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni della salvezza eterna. Nella sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata. Per questo la beata Vergine è invocata nella chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice. (dalla Lumen gentium nn. 61-62)

    13. Preghiera litanica

    (Liberamente ricavata dal «messaggio ai giovani» del Papa, 1985).
    - Le difficoltà attuali sono un test per la nostra umanità, ma possono costituire una svolta decisiva per la realizzazione di un futuro migliore.
    Tutti: le difficoltà sono una sfida per tutti; la speranza è un imperativo per tutti.
    - Mentre entriamo in un nuovo secolo e in un nuovo millennio, ci rendiamo conto che il futuro dell'umanità e l'affermazione della vita sono affidate alle scelte morali dei giovani.
    Tutti: le difficoltà sono una sfida per tutti; la speranza è un imperativo per tutti.
    - I giovani vogliono portare il loro contributo al risanamento di una società ferita e indebolita. Vogliono offrire nuove soluzioni a vecchi problemi; vogliono costruire una nuova civiltà, che sia imperniata sulla solidarietà e la cultura della vita.
    Tutti: le difficoltà sono una sfida per tutti; la speranza è un imperativo per tutti.
    - Giovani: non abbiate paura! Non abbiate paura della vostra giovinezza e dei profondi desideri che provate di felicità, di verità, di bellezza e di durevole amore.
    Tutti: le difficoltà sono una sfida per tutti; la speranza è un imperativo per tutti.
    - Il futuro di una umanità nuova sta nei vostri cuori. Liberate la storia dai falsi sentieri che sta percorrendo. Abbiate una profonda fiducia nell'uomo e nella grandezza della vocazione umana.
    Tutti: noi facciamo nostra la causa della vita, per il bene dell'umanità.
    - State in guardia contro l'inganno di un mondo che vuole sfruttare o deviare la vostra potente ed energica ricerca della felicità e del senso della vita.
    Tutti: noi facciamo nostra la causa della vita, per il bene dell'umanità.
    - Invito voi, giovani, ad assumere la vostra responsabilità in questa che è la più grande delle avventura spirituali: costruire la vita umana nel rispetto della vocazione dell'uomo.
    Tutti: noi facciamo nostra la causa della vita, per il bene dell'umanità.
    - Voi giovani non dovete accontentarvi di un istintivo desiderio di pace e di vita: tale desiderio deve essere trasformato in una ferma convinzione morale.
    Tutti: noi facciamo nostra la causa della vita, per il bene dell'umanità.

    14. Canto

    Canzone di S. Damiano «Ogni uomo semplice...».

    15. La conclusione

    Alcuni suggerimenti per prolungare, con iniziative concrete, il significato dell'incontro:
    - ricercare, attraverso un lavoro di gruppo, i tratti che caratterizzano una crescita positiva della persona, nelle sue varie dimensioni (fisiche, intellettuali, affettive, relazionali, religiose, ecc.) ed esporre l'elenco nella sede del proprio gruppo;
    - allestire una serie di cartelloni dove siano evidenziati i «valori» che la pubblicità esalta nei giovani, quali attese o aspirazioni della loro vita;
    - intervistare responsabili del territorio (amministratori, insegnanti, sacerdoti, animatori di gruppi giovanili o di centri ricreativi per giovani, ecc.) per rilevare qualefiducia e quale stima dimostrano circa la «maturità» dei giovani. Naturalmente le domande vanno mascherate (es.: dovendo ripensare la disposizione del verde pubblico, affidereste ad alcuni giovani un eventuale progetto? se la risposta è negativa: perché. (Domanda al parroco:) Dovendo fissare un tema unitario e alcune iniziative particolari per caratterizzare in senso unitario le settimane della quaresima, affiderebbe questo compito ai giovani? perché?...);
    - durante una riunione del proprio gruppo giovanile cercare di individuare su quali «contenuti» insiste l'impegno educativo della famiglia, della scuola, della parrocchia e che costituiscono la «proposta formativa» per i giovani da parte delle agenzie educative indicate. Rilevarne i pregi e le carenze.


    Terzo incontro: voglia di nuovo

    La disposizione del gruppo pub essere come quella indicata nel primo incontro, per consentire la proiezione di diapositive.
    L'inizio può essere offerto dall'animatore con una brevissima presentazione dello schema dell'incontro, ma soprattutto con un richiamo alla preghiera iniziale, che è costituita da un missaggio di alcuni motivi ricavati dal Magnificat (l'inno di Maria, secondo la redazione del vangelo di Luca) e di quelli ripresi dall'inno con cui S. Paolo introduce una sua lettera ai cristiani di Efeso (i testi sono stati rielaborati nella forma letteraria).
    La ragione del missaggio: esprimere la consapevolezza della continuità e della fedeltà con cui Dio agisce nella storia e aiutare a percepire come i veri credenti (Maria, Paolo) sanno riconoscere questa presenza operante di Dio, ponendola a contenuto della loro preghiera. Una preghiera che intendiamo fare nostra, perché è attuale anche per noi: le «grandi opere del Signore» ci sono contemporanee; non si sono esaurite in un lontano passato che sembra non interessarci più.

    1. Il Magnificat

    Si introduce il canto del «Magnificat» (possibilmente quello a canone di Taizé). Dopo un certo numero di ripetizioni, un piccolo gruppo può continuare a cantare il motivo in sottofondo, mentre due lettori si alternano nel proporre i seguenti testi (ogni 2 o 4 testi può essere cantato da tutti il Magnificat indicato):
    A - Voglio lodare il Signore per le sue grandi opere. Tutta la mia vita è festosa, perché ha conosciuto la salvezza del Signore.
    B - Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo: in Lui ci ha donato le benedizioni dello Spirito.
    A - Per noi ha messo in atto la sua potenza e il suo amore: ha mandato in rovina i progetti di chi costruiva sentieri di morte.
    B - A Dio innalziamo la nostra lode per il dono meraviglioso della vita, che per noi passa attraverso la liberazione dal peccato e dal male. Egli l'ha data a noi con abbondanza.
    A - Dio ha rovesciato i progetti umani di coloro che pensavano di poter controllare la storia: ha sbalzato i superbi dal loro presunto potere e ha dato forza di costruire la vita a chi, umile e disprezzato, sembrava ai loro occhi inutile.
    B - Sia benedetto Dio che con il suo Spirito ci ha dato sapienza e intelligenza per penetrare il mistero della storia, nella quale, con la sua grazia, incontriamo i segreti della sua volontà e i suoi progetti a favore della vita.
    A - A quanti ci hanno preceduto Dio aveva assicurato promesse di fedeltà nel rinnovare sempre la storia umana, sottraendola alle violenze di chi non riconosce il valore della vita.
    B - Promesse che Dio consegna a noi perché possiamo anche noi riconoscerci liberati da Cristo. Così Dio conduce la storia al suo compimento: riunire tutte le cose nel Figlio suo, Gesù Cristo, nel quale anche noi siamo restituiti alla vita e segnati con l'impronta dello Spirito.

    2. Lettera di Paolo ai cristiani di Efeso

    Ora, in nome del Signore, io vi scongiuro: non comportatevi più come quelli che non conoscono Dio, che hanno per la mente pensieri che non valgono nulla. I loro ragionamenti li rendono come ciechi, il loro cuore indurito li fa diventare ignoranti e li allontana dalla vita di Dio. Ormai sono diventati insensibili, e si sono lasciati andare a una vita corrotta; commettono impurità di ogni genere e non sono mai contenti.
    Voi invece non avete imparato niente di simile quando avete conosciuto Cristo se, come è vero, proprio di lui avete sentito parlare e siete stati istruiti nella sua verità. Allora sapete cosa dovete fare: la vostra vecchia vita, rovinata e ingannata dalle passioni, dovete abbandonarla, così come si mette via un vestito vecchio; e invece dovete lasciarvi rinnovare cuore e spirito, diventare uomini nuovi, creati simili a Dio, per vivere nella giustizia, nella santità e nella verità.
    Nessuna parola cattiva deve mai uscire dalla vostra bocca; piuttosto, quando è necessario, dite parole buone, che facciano bene a chi le ascolta. Non rendete triste lo Spirito Santo che Dio ha messo in voi come sigillo, come garanzia per il giorno della completa liberazione. Fate sparire dalla vostra vita l'amarezza, lo sdegno, la collera. Evitate le urla, la maldicenza e le cattiverie di ogni genere. Siate buoni gli uni con gli altri, pronti sempre ad aiutarvi; perdonatevi a vicenda, come Dio ha perdonato a voi, per mezzo di Cristo.
    Poiché siete figli di Dio, amati da lui, cercate di essere come lui: vivete nell'amore, prendendo esempio da Cristo, il quale ci ha amati fino a dare la sua vita per noi, offrendola come un sacrificio che piace a Dio.
    Di impurità, vizi e immoralità di ogni genere, voi non dovreste nemmeno parlare, perché non sono cose degne di voi che appartenete a Dio. Lo stesso vale per tutto ciò che è sciocco, volgare ed equivoco: sono cose sconvenienti. Piuttosto dovreste continuamente ringraziare Dio. Sappiatelo bene: i depravati, i viziosi o gli avari (l'avarizia è un modo di adorare gli idoli) non troveranno posto nel regno di Cristo e di Dio.
    Non lasciatevi ingannare da ragionamenti senza senso: sono queste le colpe di chi non vuole ubbidire a Dio e perciò si tira addosso la sua condanna. Non abbiate niente in comune con questa gente.
    Un tempo vivevate nelle tenebre: ora, invece, uniti al Signore, voi vivete nella luce. Comportatevi dunque da figli della luce: bontà, giustizia e verità sono i suoi frutti.
    Cercate ciò che piace al Signore
    (Ef 4,17-32; 5,1-10).
    (Una breve pausa di riflessione).

    3. Riflessione

    Più voci possono succedersi nel proporre i seguenti spunti di riflessione:
    «Ora faccio nuova ogni cosa» - dice il Signore nel libro dell'Apocalisse. «Vidi un nuovo cielo e una terra nuova - scrive Giovanni - e vidi venire dal cielo, da parte di Dio, la città santa, la nuova Gerusalemme, ornata come sposa pronta ad andare incontro allo sposo. E una voce esclamò: «Ecco l'abitazione di Dio tra gli uomini; essi saranno il suo popolo ed egli sarà il «Dio con loro». Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi» (Apoc 21,1-4).
    Sono parole che riaffermano, per gli eventi conclusivi della storia umana, quanto Dio aveva annunciato al popolo ebraico con la voce di Isaia: «Le sofferenze del passato saranno dimenticate. Io sto per creare davanti ai miei occhi un nuovo cielo e una terra nuova. Non ci si ricorderà più del passato, non ci si penserà più. Gioite ed esultate per quello che creerò: una Gerusalemme entusiasta e un popolo pieno di gioia» (Is 65,16-18).
    - Sono parole della Scrittura, sono intenzioni di Dio. Sono trasformazioni già presenti nella storia, assicurate dall'evento dell'incarnazione di Dio e dalla risurrezione di Gesù, il Cristo.
    - Sono parole che a noi giovani fanno particolarmente piacere. Le sentiamo vicine alla nostra esperienza. Anche il nostro essere nella condizione di giovinezza, possiamo intenderlo come uno dei segni della «novità» permanente che Dio vuole suscitare in un mondo che tende a mantenersi affaticato, ripetitivo, sfiduciato e, spesso, immobile.
    - Noi giovani portiamo incisa dentro di noi la spinta a rinnovare le cose, a ricercare le novità, a spingerci curiosi verso l'inedito e verso ciò che non è ancora sperimentato. Siamo pieni di sogni e di desideri di una vita che si fa sempre nuova.
    - Ci sentiamo spalancati verso il futuro: spesso tutto ancora da costruire, pieno di incognite. In questo desiderio sincero e naturale, incontriamo lo stesso desiderio di Dio di fare di noi e insieme con noi «cieli nuovi e terra nuova».
    (Breve pausa di riflessione)

    4. Dal Vangelo

    Introduzione all'ascolto del Vangelo di Luca.
    Il Vangelo di Luca riporta la grande preghiera di gioia e di riconoscenza che Maria esprime quando incontra Elisabetta, una sua parente che, in circostanze ricche di mistero e di grazia, sta per avere un figlio, tanto desiderato.
    Nell'incontrarsi, Maria ed Elisabetta rivelano la loro profondità spirituale.
    Si salutano, ma scambiandosi parole nelle quali il semplice saluto umano si riempie di intuizioni divine. È un profondo sguardo di fede che attraversa la cordialità umana del saluto per rivelare e far emergere dal quotidiano ciò che Maria ed Elisabetta percepiscono come grandi eventi della storia, condotti da Dio. Elisabetta vede in Maria la donna che Dio ha scelto, fra tutte le donne, per portare al mondo il Signore della vita. Maria conferma l'intuizione di Elisabetta quasi facendosi eco alle sue espressioni di fede per proclamare tutto ciò che avverte essere opera della potenza di Dio: la vita che porta in grembo è il segno della fedeltà alle promesse di trasformare radicalmente la storia del mondo per farne la culla permanente di una nuova vita. Meditiamo questo mistero, ascoltando la testimonianza dell'evangelista Luca.
    Si propone l'ascolto da audiocassetta (LDC 7/28) del brano Lc 1,39-56.

    5. Meditazione

    «Il vecchio mondo cade a pezzi e il nuovo non ha ancora un volto chiaro e nitido» scrisse Osborne. E continua ad essere vero. Così come è vero che nessuno pub togliere a un giovane il naturale diritto a ricercare il nuovo; nessuno può togliere a un giovane il diritto dei suoi sogni.
    I giovani - quelli non costretti da varie cause ad un invecchiamento precoce - avranno sempre la voglia e l'opportunità di scrivere, come Giovanni, una loro «Apocalisse». Potranno lasciare scritto: «Poi vidi un cielo nuovo e la terra rinnovata. E una voce possente che diceva: Ecco la dimora di Dio tra gli uomini! L'ingiustizia sarà cancellata e il male si estinguerà: saranno i giusti a dominare la terra e la luce della verità guiderà il cammino dei popoli. Non ci saranno più lotte, torture, prevaricazioni, violenze, falsità, terrore. Il Signore sarà luce, vita, sicurezza e grande felicità. I prepotenti saranno abbattuti, e chi è vissuto nella giustizia e nell'amore dominerà la terra. Dio opera per noi queste grandi cose e per noi porta la sua salvezza» (rielaborazione di «Apocalisse», cap. 21).

    6. Canto

    «Giovane donna», LDC o «Cantate al Signore», Gen Rosso).

    7. Riflessioni

    Può seguire uno scambio di riflessioni ad alta voce. Offriamo una traccia.
    - Cosa ispira Maria ad esprimere la preghiera riferita da Luca?
    - Maria intuisce e dà nome a grandi «trasformazioni» che interpreta come i «segni di novità» di Dio per la storia umana. Quali trasformazioni e quali novità Maria riconosce?
    - Si tratta di «novità» perché «inattese» (quasi delle sorprese di Dio), o percorrono e tracciano intimamente una storia a cui l'uomo è (o non è) interessato? E Maria vi è interessata?
    - Ci sono «novità» che hanno continuato ad accompagnare i desideri, le attese, le aspettative di uomini e di donne di ogni tempo, fino ai nostri giorni?
    - Possiamo dare un nome a tali attese? potrebbero essere riconosciute all'interno dell'espressione «cieli nuovi e terra nuova»?
    - Quali, tra queste «novità» attese, hanno come portatori privilegiati i giovani?
    - È vero (se lo è: perché?) quanto afferma Osborne: il «nuovo» non trova ancora un volto ben definito? Ci sono forse responsabilità anche dei giovani?

    8. La parola del Papa

    Dopo un certo tempo riservato al confronto di riflessioni, si introduce la lettura tratta dalla «Lettera apostolica del Papa ai giovani e alle giovani del mondo» (marzo 1985).
    Il Papa, nella sua lettera ai giovani, indica le grandi occasioni che Dio offre alla sua chiesa e ai giovani in particolare per conservare vive e costruire continuamente «novità» nella vita del mondo. Lo spunto è ricavato dalla domanda che un giovane rivolge a Gesù per soddisfare il desiderio di una vita ricca di senso (Mt 19,16-22). Dopo una prima risposta, Gesù intuisce che quel giovane ricerca qualcosa di più centrale, di più serio, di più inconsueto, di più inedito. Gesù lo invita a condividere la sua scelta di dono totale, che è il gesto più «nuovo» che si possa pensare: «Seguimi!». Aggiunge il Papa:
    Il «seguimi» di Cristo si fa sentire su diverse strade, lungo le quali camminano i discepoli e quanti confessano la propria fede in Gesù Redentore. Si può diventare imitatori di Cristo in diversi modi; non solamente dando una testimonianza del Regno di amore e di verità che emergerà alla fine della storia, ma anche adoperandosi per la trasformazione della realtà umana secondo lo spirito del Vangelo. Qui prende inizio, giustificazione e impegno la vocazione e l'apostolato dei laici. Sono le premesse per il «progetto di vita», che corrisponde all'essenziale dinamismo della vostra giovinezza. Dovete, cari giovani, esaminare questo progetto alla luce delle parole rivolte da Cristo a quel giovane. Non dimenticate che il vostro progetto di vita ha la sua radice nei sacramenti del battesimo e della cresima: sono eventi che dovete ripensare. Da essi parte il cammino verso l'Eucaristia: in essa la Chiesa scopre tutta la ricchezza dell'Amore. E, sempre in riferimento all'Eucaristia, dovete riflettere sul sacramento della Penitenza, il quale ha un'importanza insostituibile per la formazione della personalità cristiana, specialmente se ad esso viene unita la direzione spirituale, cioè una scuola sistematica di vita interiore. (...) Sono questi sacramenti che ci permettono, sin dalla giovinezza, di aprire il nostro «io» umano all'azione salvifica di Dio, cioè della santissima Trinità. Essi ci permettono di partecipare alla vita di Dio, vivendo al massimo un'autentica vita umana. In tal modo questa vita umana acquista una nuova dimensione ed insieme la sua originalità cristiana: la consapevolezza che i «doveri» esigiti dal Vangelo si sostengono e si accompagnano alla consapevolezza del «dono» che supera ogni cosa.
    (Nota: il testo è leggermente ritoccato per favorirne la lettura).

    9. Invocazioni

    Proposta di invocazioni (possono essere seguite dal canto di un ritornello, come il noto «Ave, ave, ave Maria»).
    - Maria, che per prima hai partecipato intimamente e con la gioia esplosiva della tua giovinezza alla nuova rivelazione di Dio, sostieni l'incontenibile vitalità dei nostri giovani anni: aiutaci a riconoscerli come «grandi cose che Dio ha fatto per noi».
    - Maria, che nell'incontro con Elisabetta hai saputo riconoscere la «novità» negli eventi più semplici, sommessi e quotidiani, animaci ad incontrare lo Spirito Santo per accogliere i doni della sua sapienza e intelligenza, indispensabili a leggere in profondità i segni del nostro tempo e a riconoscere in essi «cieli nuovi e terra nuova» promessi da Dio.
    - Maria, che hai accompagnato con atteggiamento di umiltà e di speranza la «novità» del Figlio tra le resistenze, le negazioni, le ostilità dei suoi contemporanei, sostienici perché possiamo esprimere quella novità di vita che S. Paolo ci ha richiamato nella lettera agli Efesini, e perché possiamo superare le difficoltà che certamente ci vengono opposte dai nostri coetanei, dai familiari o dall'ambiente.
    - Maria, aiutaci a comprendere e a vivere con sempre maggiore consapevolezza le ricchezze di grazia e di serio rinnovamento di vita che ci offrono i grandi segni di conversione e di partecipazione piena alla vita nuova che Gesù Cristo ci ha consegnato con la Penitenza-Riconciliazione e l'Eucaristia.

    10. Lettura del Qoelet

    L'invocazione a Maria trova la sua ragione nel disagio che avvertiamo quando ci arrischiamo sul terreno delle novità, dei cambiamenti, delle trasformazioni.
    Forse, oggi la nostra società si è fatta ancora più complessa e acuisce perplessità e timori in chi voglia affrontarne contraddizioni, limiti, inadempienze, strozzature al fine di liberarne le energie più promettenti e positive.
    Soprattutto i giovani, tante volte, sono tentati dalla paura del rischio inutile e restano immobilizzati, mortificando le proprie enormi risorse.
    Si manifesta spesso il desolante panorama di una gioventù arresa, annoiata, sfiduciata, ripiegata su se stessa in toni dolenti e alienati, comunque mortificata nelle sue migliori energie.
    Quanto attuale appare la riflessione dell'autore del testo biblico del Qoelet, là dove confessa le proprie contraddizioni e l'insufficienza a superarle, con una sfida alla storia e alla semplice sapienza umana e con una scommessa (non tematizzata nel testo del Qoelet) sulla vita come «dono» di Dio.
    Dal libro del Qoelet (libera riduzione del cap. 2).
    Più volte mi sono detto: mi do al piacere sregolato e a ogni tipo di soddisfazione. Ma tutto mi lasciava un terribile senso di vuoto.
    L'allegria che esprimevo non serviva a niente. Ero sempre insoddisfatto.
    Allora ho cercato il piacere nel bere. Mi son dato alla pazza gioia.
    Ho cercato esperienze nel fumo e ho dato la caccia alle belle donne.
    Finché avevo soldi, non ho rinunciato a nessun piacere.
    Ho tentato di fare un bilancio della fatica che avevo speso e della tensione che mi era costato l'affanno di riempire il vuoto della mia vita. E ho concluso che tutto è vanità. Come inseguire il vento.
    Allora mi sono chiesto: è meglio essere saggi o irriflessivi? previdenti o indifferenti ai problemi? chiudermi nell'oggi o guardare a ciò che può aprirsi al futuro?...
    Ho visto gente dimenticare questi problemi. In fondo, che cosa ci guadagnavo?
    E io, che cosa ci guadagnavo a propormeli? Così ho cominciato a odiare la vita.
    (Pausa di riflessione). Testimonianze

    11. Testimonianze

    Alcune «testimonianze» di ragazzi accolti nel centro salesiano di Arese: una comunità che condivide con «ragazzi che hanno smarrito la fiducia nella vita, perché altri l'hanno persa per loro: nella famiglia, nella scuola, nella società» l'impegno a ricostruire e rispondere alla voglia di crescere, cercando di dare un senso alla vita, in un atteggiamento di speranza.
    - Damiano (16 anni): «Ora pago perché ho sbagliato. Ma sto finalmente maturando e sento che divento uomo. Dovrò soffrire e affrontare molti sacrifici, non importa; la mia vita ormai è cambiata e indietro non voglio più tornare. La strada giusta è più difficile a prima vista, ma non ci si pente mai di averla imboccata. L'ho presa tardi, ma non la voglio più lasciare».
    - Franco (anni 15): «Una delle violenze
    quotidiane è uccidere la speranza». Così aveva scritto quella vecchia dell'ospedale psichiatrico e aveva ragione. A me han cominciato a dire che sarà diventato un poco di buono fin da ragazzo e lo sono diventato davvero!
    (Breve pausa di riflessione).

    12. Preghiera comunitaria «Verso il 2000».

    Anno 2000.
    Anno di attese e di grandi aspettative.
    Ma anche tempo di paura per un mondo che invecchia e non riesce a suscitare speranze. Signore, aiutaci!
    Molto dipende dalla nostra giovinezza.
    Le prospettive si giocano tra allucinanti scenari di morte, che dipendono da alcuni potenti e il desiderio diffuso di miliardi di poveri e umili che invocano solo i tuoi «cieli nuovi e terra nuova». Signore, aiutaci!
    Molto dipende dalla nostra giovinezza.
    I nostri genitori ci hanno costruito importanti pagine di storia, spesso macchiate di chiazze nere o di sangue e di segni incerti che non rendono leggibili tutte le pagine, soprattutto quelle che dovrebbero starci più a cuore.
    Signore, aiutaci a scrivere pagine nuove e a cancellare le macchie di chi ci ha preceduto. Signore, aiutaci!
    Molto dipende dalla nostra giovinezza. L'intelligenza, la fantasia, l'ingegnosità: i talenti di chi hai voluto arricchire l'umanità ci fanno godere oggi di strumenti agili e potenti, di tecniche perfette, per comunicare potenzialmente con tutti, per garantire virtualmente a tutti un discreto benessere, per ridurre fatica e disagi, per favorire cultura, promozione umana e dialogo... Signore, aiutaci!
    Molto dipende dalla nostra giovinezza.
    Come alla notte succede un'alba incerta, l'aurora e un nuovo giorno pieno di luce, così il tuo Amore accompagni la nostra crescita, perché possiamo diventare, come ci invita la tua parola, «sale della terra» e «luce» che risplenda per la vita del mondo.
    Signore, aiutaci!
    Molto dipende dalla nostra giovinezza.

    13. Canto conclusivo «Risurrezione».

    14. La conclusione

    Alcune proposte che possano accompagnare la riflessione-preghiera con attività che coinvolgono i gruppi:
    - Distribuire a più gruppi ristretti l'impegno di riformulare il «Credo», collegando frasi della Scrittura contenenti «promesse» di Dio (relative al tema della «novità» della vita) e «speranze» che i giovani vorrebbero vedere realizzate nel loro futuro. Dal confronto e dalla sintesi dei vari prodotti si può ricavare un «credo dei giovani» su «cieli e terra nuovi» da esporre su manifesti nella sede del gruppo, al centro giovanile, all'ingresso della chiesa.
    - Intervistare giovani (dai 18 ai 25 anni circa) e anziani (sopra i 60) su questi punti:
    • elencare tre gravi carenze della nostra società e tre cose importanti che si vorrebbero per un futuro diverso;
    • spiegarne i contenuti e il motivo della scelta;
    • domandare ai medesimi giovani quali responsabilità attribuiscono agli adulti in merito alle carenze indicate, e chiedere agli anziani se ritengono che i giovani di oggi potrebbero realizzare quanto hanno suggerito come speranze.
    Raccogliere e trascrivere le risposte, confrontarle e discuterne in gruppo.
    - La proposta di lavoro indicata potrebbe essere specificata, intervistando un certo numero di persone impiegate in settori di responsabilità sociale, culturale, ecclesiale (amministratori, insegnanti, sacerdoti, ecc.).
    - Dai settimanali o mensili staccare le pagine relative alla pubblicità e individuare quante «prospettano» un futuro. Controllare come lo intendono: quali contenuti (le «cose» importanti) e se hanno allusione ad altri valori (una «cosa» usata come pubblicità potrebbe richiamare, invece, altri «valori», meno immediati, ma percepibili da un'osservazione più attenta della cosa pubblicizzata; per esempio potrebbero alludere a: serenità, agiatezza, dialogo familiare, salute, prestigio, ecc.); a chi preferibilmente si rivolgono; quale credito danno alla loro immagine di futuro (sfruttano uno stereotipo, accettato dalla gente o sono le agenzie di pubblicità a sostenerlo?). Raccogliere i dati e discuterne. Con i materiali raccolti e rielaborati potrebbe essere allestita una mostra.
    - Incursione nel mondo della musica: come le canzonette nostrane alludono al futuro, ad una vita diversa, ad un mondo migliore?


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