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    Costruiamo il villaggio dei senza frontiere



    Campo estivo con i preadolescenti

    a cura di Gaetano Pozzato

    (1987-05-73)


    Il sussidio estivo che intendiamo sottoporre all'attenzione degli animatori dei preadolescenti, con l'intento di provocare e sollecitare alla creatività e all'inventiva, senza concessioni alla pigrizia e all'uso del già confezionato, è centrato attorno ad una tematica che risulta molto importante ed urgente da sviluppare con i soggetti di questa età.
    Non possiamo dare per scontato che i preadolescenti di oggi sappiano già vivere in gruppo e siano naturalmente capaci di intessere relazioni interpersonali e gruppali adeguate.
    Questo è un grande obiettivo di un cammino annuale.
    Il nostro progetto di animazione con i preadolescenti ha infatti individuato nell'area del «noi da costruire» una grande direzione dell'obiettivo dell'amore alla vita.
    La grande decisione di «vivere con», di liberare la crescita insieme, la costruzione di una nuova solidarietà, di un nuovo grembo accogliente, sono il modo attraverso cui abbiamo espresso il cammino prioritario con un gruppo di preadolescenti (cf NPG 8/86).
    In questa prospettiva il «campo estivo» con i gruppi (in questo sussidio si immagina una convivenza di più gruppi di preadolescenti) è un momento forte che riassume e ripropone, attraverso un'esperienza intensiva e fantastica, il cammino svolto nel corso dell'anno.
    Se un'osservazione e un richiamo in più ci è permesso, deve essere per noi quello di porre molta attenzione e valorizzare perciò tutta la dinamica di «esperienza sociale allo stato nascente» che preadolescenti vivono all'interno del loro gruppo (il «popolo» di appartenenza), senza lasciarsi sopraffare dalla dimensione sociale e istituzionale più ampia (per noi derivata), che è quella che il presente sussidio cerca di rappresentare nell'O.N.U.P. Questo per evitare forzature e imposizioni di esperienze care magari agli adulti, ma per i preadolescenti ancora alquanto lontane.
    Il ragazzo delle scuole medie scopre con particolare intensità emotiva il senso del «noi», il fare assieme, il gruppo.
    Nel gruppo il preadolescente gioca se stesso e scopre così il proprio «io» assumendo all'interno del gruppo stesso vari ruoli e sperimentando vari atteggiamenti.
    In questa linea si pone la proposta educativa del campo.

    LA PROPOSTA EDUCATIVA DEL CAMPO

    Vogliamo far vivere al ragazzo l'esperienza del «costruire il villaggio», farsi popolo, sentirsi parte di un «noi» in cui occupa il proprio posto.
    Intendiamo aiutarlo a scoprire che il «noi» verso cui si sente attratto, non funziona in qualsiasi modo. Occorre fare delle scelte, osservare certe regole e condizioni, costruirlo progressivamente con il contributo e la decisione di tutti. Soltanto allora ciascuno si troverà bene scoprendo di avere qualcosa da donare per il bene di tutti.
    Dal punto di vista del messaggio di fede, questa esperienza umana è la base da cui partire per la scoperta della chiesa: comunità senza frontiere nella quale ognuno occupa da protagonista il proprio posto.
    All'interno di questa meta educativa dell'educazione al «noi» e al «fare chiesa», il campo richiama e vuole fare sperimentare ai ragazzi alcuni dei valori fondamentali presenti negli itinerari catechistici che la diocesi di Verona propone alle parrocchie per i ragazzi delle medie, quali ad esempio:
    - la necessità di valutare le proposte della nostra società, perché non tutto fa crescere;
    - la scoperta dei propri talenti;
    - l'occupare da protagonista il proprio posto nella comunità mettendosi al servizio di tutti;
    - la legge nuova;
    - saper coltivare la «memoria ecclesiale» per poter costruire il futuro.
    In questo modo il campo non è un momento staccato nella vita del gruppo, ma riprende e approfondisce il cammino fatto durante l'anno.

    Obiettivi

    Realizzare questa finalità impegna a:
    - prendere coscienza e superare la tentazione della chiusura, della competitività, dell'avere cose per sentirsi importante e dominare;
    - scoprire se stessi e i propri doni, e acquisire il gusto di occupare il proprio posto stando alle «regole del gioco» e mettendo in circolo i propri talenti per il bene di tutti;
    - scoprire la solidarietà che ci lega agli altri, a chi ci ha preceduto, al mondo in cui abitiamo, e che ci fa sentire il popolo di Dio in cammino, verso un futuro felice perché garantito dal Signore.

    Articolazione

    Il campo si può dividere in tre nuclei quindi in tre momenti esperienziali distinti.
    Esercitazione «Fallimento» ai ragazzi sarà presentata con il nome: «I big del villaggio». Solo al momento dell'assemblea che conclude questo primo nucleo, emergerà il perché del fallimento.
    Nasce l'O.N.U.P.: dopo aver constatato che il «villaggio» non funziona con l'impostazione data nel primo momento, si fa un patto e una legge per farlo funzionare e perché ognuno occupi il suo posto. Da questo momento in avanti si andrà alla scoperta di tutto ciò che fa diventare popolo, e contribuisce alla costruzione del villaggio.
    Senza frontiere: si diventa popolo solo se si scopre o si rispetta il misterioso legame che ci lega alla realtà e alla storia. Ci si scopre così popolo nuovo senza frontiere.
    Ai ragazzi, come sussidio, per vivere bene le varie esperienze, vengono consegnate delle schede di giorno in giorno.
    Queste schede possono essere raccolte in una cartellina consegnata ad ogni ragazzo al momento indicato.
    Le schede servono per la celebrazione, per la riflessione, per la discussione, a volte per far partire e a volte per far sintesi dell'esperienza.
    Il campo è stato sperimentato più volte dal Centro Diocesano Pastorale Preadolescenti di Verona: diamo quindi di seguito anche tutti i suggerimenti che vengono dalla nostra esperienza con le indicazioni delle attività di ogni giorno, supponendo che il campo duri dalla domenica pomeriggio al sabato pomeriggio.
    La divisione delle esperienze durante la settimana potrebbe essere la seguente.
    - I big del villaggio (ovvero esercitazione «fallimento»): da domenica pomeriggio a lunedì pomeriggio.
    - Nasce l 'O.N.U.P.: lunedì pomeriggio e sera.
    - Una legge: martedì mattina.
    - Un patto: martedì pomeriggio.
    - Una terra: mercoledì.
    - Una storia: giovedì.
    - Senza frontiere: venerdì.
    - Veglia alle stelle: venerdì notte.
    - Inaugurazione: sabato mattina.
    Nota importante: il campo per i ragazzi deve avere il sapore dell'avventura è bello quindi che sia una sorpresa. Per questo si ponga molta attenzione nel non far conoscere in anteprima le «attività» (non dico gli obiettivi del campo, ma le attività) che si svolgeranno successivamente. Soprattutto non devono sapere nulla dell'esito fallimentare della prima esperienza (esercitazione «fallimento»).
    Presentiamo di seguito lo sviluppo delle varie esperienze e l'articolarsi delle attività che vivacizzano il campo estivo secondo la scaletta delle tappe sopra enunciate. Nelle tappe alleghiamo alcune schede tipo. Altre potranno sorgere dalla fantasia e dall'iniziativa del gruppo di animatori che prepareranno il campo.

    PRIMA TAPPA: I BIG DEL VILLAGGIO

    Vogliamo che i ragazzi tocchino con mano che alcune maniere di costruire «il villaggio», la convivenza, portano senz'altro al fallimento, alla noia, alla insoddisfazione, alla infelicità. Sono i modelli basati sul possedere, sul «mio», sull'accumulare senza badare agli altri, anzi tentando di scavalcarli e di farsi largo a gomitate.
    Vogliamo far sperimentare ai ragazzi, esasperandole, le leggi selvagge da cui è spesso regolata la nostra società, perché nasca in loro la domanda: «non è possibile stare assieme in altro modo?».
    - I ragazzi sono divisi a gruppi.
    - Ogni gruppo è un popolo: l'animatore avvisa segretamente il gruppo che al campo comanderà il popolo che riuscirà ad avere più soldi-potere. L'avviso è dato prima ancora dell'inizio. Si faccia attenzione a scegliere, per i vari gruppi, popoli folcloristici: es. spagnoli, messicani, arabi, cinesi, scozzesi.
    - Riunione generale: lancio della prima esperienza: «i big del villaggio».
    In assemblea, con grande serietà, viene spiegato che prenderà la direzione del campo il popolo più "sveglio", più furbo, che sa meglio cavarsela.
    Per far questo c'è la prova degli affari. La prova durerà qualche giorno e finirà all'improvviso. In quel momento basterà contare i soldi che ogni popolo ha e si vedrà qual è il popolo che sa meglio cavarsela e quindi che merita di governare il campo.
    - Ad ogni popolo viene data una somma uguale di denaro (banconote fotocopiate o originali del campo). Al campo si mangia e si vive pagando. Per poter distinguersi, ad ogni popolo viene consegnata una casacca di colore diverso, stoffa dello stesso colore per fare bandiere, ecc.
    - Ogni gruppo si identifica con il popolo assegnatogli: ad esempio, può organizzarsi scegliendosi: capo, territorio, sede, capanne, lingua, canti, danze, costumi, bandiere...
    Per guadagnare soldi ogni popolo potrà: risparmiare sul cibo, lavorare, imporre pedaggi, rubare, fare spettacoli a pagamento, vendere qualcosa, partecipare a gare e concorsi organizzati dalla direzione generale... (La fantasia del gruppo animatori ha veramente l'opportunità di esplodere).
    - Potrebbe funzionare una Radio Campo che annuncia, che lancia concorsi..., e una Banca centrale che distribuisce premi, cambia soldi...
    - Dopo cena viene organizzata una serata al Casinò di Montecarlo con la possibilità di vincite e perdite sempre in denaro (giochi d'azzardo, corse di cavalli con possibilità di scommesse...). importante creare l'ambientazione: luci colorate, musiche, croupiers... L'esperienza dimostra che i ragazzi si appassionano al vincere e perdere soldi, alla concorrenza, alle scommesse...
    - Il mattino seguente continuano le attività e le astuzie per guadagnare sempre più soldi nel tentativo di arrivare a comandare anche a costo di «pestare» sugli altri.
    - Gli animatori creano confusione e tensioni e ad un certo punto iniziano a far sorgere l'idea di fare qualcosa assieme mettendosi tutti d'accordo.
    - Nel primo pomeriggio grande «assemblea del malcontento».
    Durante l'assemblea emergerà facilmente l'insoddisfazione della maggioranza per lo stile di vita del campo. Quel modo competitivo di stare insieme non gratifica i partecipanti. Verranno certamente messe in discussione le «regole del gioco». La costruzione del villaggio secondo quelle regole infatti sarà valutata un sicuro e certissimo fallimento.
    Nel corso dell'assemblea i ragazzi potranno sintetizzare il significato dell'esperienza fatta; ciò che dalla vita del campo, nel suo primo giorno, hanno appreso. C'è un modo infatti di vivere insieme e di organizzare la vita di un gruppo o di una comunità che rende altamente infelici e porta alla dichiarazione del fallimento dell'esperienza, della invivibilità della vita insieme.
    Dall'assemblea nascerà l'esigenza di contrattare e ricercare insieme un nuovo stile di vita del campo; di cercare insieme delle «regole del gioco» che permettano una vita serena e gratificante per tutti.
    L'esperienza ha dimostrato che il passaggio avviene naturalmente. Dopo un giorno i ragazzi non ne possono più di questo modo di stare assieme, fino a minacciare di andare a casa. «Ci interessano di più i soldi che diventare amici»: è la frase ricorrente. Durante l'assemblea del malcontento, alla domanda: «andiamo avanti così fino alla fine del campo?», la risposta decisa è sempre stata: no!

    SECONDA TAPPA: NASCE L'O.N.U.P.

    Spieghiamo anzitutto la sigla O.N.U.P.: Organizzazione delle Nazioni Unite dei Preadolescenti.
    La giornata comporta un insieme di attività complesse. Ecco l'ordine:
    - proposta di fare l'O.N.U.P.;
    - organizzazione della campagna elettorale;
    - elezione del segretario e della segretaria generale e dei rappresentanti dei vari popoli (da farsi «seriamente»: con schede elettorali, cabine, scrutatori);
    - proclamazione degli eletti (a questo punto, non prima, si può entrare nella sala del parlamento, dare ai ragazzi la scheda/1 attraverso la quale spiegare il senso del campo e annunciare che nei prossimi giorni andremo a cercare tutto ciò che occorre per costruire un modo diverso di stare assieme).
    E' di grande importanza l'ambientazione e il «cerimoniale»; la sala dell'O.N.U.P. sia una sala a «parlamento», magari con i banchi degradanti, tavolo della presidenza.
    Agli eletti siano consegnate le insegne dell'incarico, ad es. dei medaglioni da appendere al collo... con grande solennità.
    Il tutto deve diventare una esperienza di protagonismo. Alla fine di questa cerimonia un ragazzo sussurrava all'amico: «mi sembrava proprio di essere importante» !
    - Celebrazione penitenziale: deponiamo ciò che ci isola (scheda/2).
    - Dopo cena: serata di gala per la nascita dell'O.N.U.P.

    Scheda /1
    NASCE L'O.N.U.P.

    Fra sette-otto anni sarai una donna o un uomo «fatto». La tua personalità sarà in gran parte costruita: avrai alcune idee, alcune abitudini, alcune scelte fatte...
    Come sarai?
    - Sarai una persona riuscita o un fallimento?
    - Sarai un esemplare «originale» o una «copia senza valore»?
    - Sarai un protagonista nel costruire un pezzetto di mondo migliore, o sarai una comparsa anonima e inutile?

    Lo stai decidendo adesso
    Il mondo è come un puzzle meraviglioso che Dio si è inventato. Ciascuno di noi è un pezzetto originale e unico in questo fantastico disegno fatto di cielo, di mare, di uomini, di donne, di bambini...
    Se non occuperai il posto giusto non ti sentirai a tuo agio, starai male, ti sentirai ...stretto, schiacciato, rotto!
    Ugualmente se starai da solo, se ti terrai tutto per te, non servirai a niente, e nel grande disegno del mondo resterà un buco... mancherai tu!
    Perché noi non siamo fatti per essere «isole», ma per essere «paese», per essere assieme.

    Ma attenzione
    Non tutti i modi di stare assieme fanno felici.
    Ecco quindi questa settimana per allenarci a costruire «il villaggio», a «fare paese», perché ognuno impari ad inserirsi nel posto giusto nel grande disegno del mondo.
    Il paese che proveremo assieme a far funzionare si chiamerà l'O.N.U.P. (Organizzazione delle Nazioni Unite dei Preadolescenti).
    Attraverso il grande gioco del campo, vogliamo scoprire quali sono gli atteggiamenti da tenere per costruire nella vita uno «stare assieme» che renda gli uomini felici.

    Riporta qui i nomi dei rappresentanti eletti e dei membri del consiglio:
    Segretario generale eletto ................
    Segretaria generale eletta ................
    Membri del consiglio dei rappresentanti
    (popolo di provenienza)........................
    ...............................................................
    ..........................................................
    I ruoli di autogoverno del popolo:
    Capo ................................
    Vicecapo .............................
    Segretario ............................
    Economo-cassiere ......................
    (Segue lista dei vari «esperti» del popolo secondo ruoli e «brevetti»)
    Addetto al canto-musica-danza ............
    Esperto in problemi di organizzazione della vita sul territorio .........................
    Il mio posto nel popolo di appartenenza ......

    Scheda /2
    CELEBRAZIONE

    Abbattiamo i muri che ci dividono
    Celebrante. Non viviamo soli in un deserto, viviamo in una famiglia, in una scuola, nel gruppo, in un quartiere o in un paese. Siamo insieme, siamo in tanti. Eppure quanti muri ci dividono. Anche noi a volte chiudiamo le porte del nostro cuore perché gli altri non ci piacciono, ci scomodano. Chiediamo al Signore che ci aiuti a distruggere i muri che abbiamo costruito attorno al nostro cuore e che ci impediscono di fare comunità, gruppo, «paese».
    Preghiera. Signore, Dio di bontà, noi crediamo che tu sei presente in mezzo a noi: abbatti con la forza del tuo amore le barriere che ci dividono, donaci un cuore nuovo capace di costruire con i fratelli il «paese» dell'amore. Lo chiediamo a Te che sei sorgente di unità e di vita.
    Lettore. Voi giovani sarete la più felice o la più miserabile generazione. Voi sarete la generazione più disgraziata che sia mai esistita, se entrerete stupidamente nella vita con il desiderio mostruoso che noi abbiamo avuto prima di voi: io, io, io, la mia carriera, la mia ricchezza, il mio comfort. Che mi interessa degli altri? Sarete infelici se metterete il vostro benessere a vostro esclusivo servizio, indifferenti agli altri. Lasciate qualche finestra aperta, qualche porta aperta di casa vostra (Abbé Pierre).
    Dialogo. Signore, è strano.
    Tu ci vuoi uniti: anche noi desideriamo essere uniti.
    Però non facciamo altro che alzare barriere,
    strade private, zone proibite,
    parcheggi riservati, reti metalliche, recinti,
    muri con vetri di bottiglia,
    cartelli di divieto, di occupato e prenotato.
    Tanti credono e dicono che questo è l'unico modo di convivere senza spargimento di sangue.
    Nei palazzi la gente
    desidera l'entrata personale e l'impianto di riscaldamento autonomo...
    altrimenti si litiga.
    Forse è vero che l'unico modo di vivere in pace
    è quello di stare lontani e separati?
    No, non può essere vero, Signore.
    Tu ci hai creati per essere uniti e fratelli.
    Quando alziamo i muri,
    vuol dire che qualcosa non ha funzionato.
    Ma cosa Signore?
    Aiutaci a scoprirlo!
    (da Amico Dio)
    Celebrante. Matteo 19, 16-22 (quando i «tesori», i talenti che possediamo sono tenuti solo per sé, ci si isola).

    Gli egoismi che ci isolano
    Alcuni momenti di silenzio, magari con sottofondo di musica adatta. Ognuno legge personalmente le invocazioni riportate sotto; quando scopre il suo egoismo, il suo «muro» che lo chiude e lo divide dagli altri, lo scrive su un biglietto e lo mette in una scatola ogni ragazzo dovrà avere una sua scatola . E il tesoro tenuto per sé, chiuso nel proprio salvadanaio.
    Alla fine ognuno dice ad alta voce l'invocazione che ha scritto e pone la scatola al centro del cerchio se la celebrazione e fatta all'aperto in modo che le scatole sovrapposte formino un muro.

    Invocazioni.
    Signore, il mio cuore e chiuso
    perché ci tengo solo alla bella figura.
    Signore, il mio cuore è chiuso perché non aiuto chi è nel bisogno.
    Signore, il mio cuore e chiuso perché mi interesso solo della mia bicicletta.
    Signore, il mio cuore è chiuso perché mi appiccico al televisore.
    Signore, il mio cuore e chiuso perché rispondo sempre «arrangiati».
    Signore, il mio cuore è chiuso perché sono attento solo ai dischi e alla radiolina.
    Signore, il mio cuore è chiuso perché ci tengo tanto ai bei vestiti.
    Signore, il mio cuore è chiuso perché voglio essere sempre il primo.
    Signore, il mio cuore e chiuso perché non sono sincero con gli altri.
    Signore, il mio cuore è chiuso perché mi preoccupo solo del gioco.
    Signore, il mio cuore è chiuso perché rifiuto di andare con alcuni compagni.
    Signore, il mio cuore e chiuso perché mi credo superiore a tutti gli altri.

    Costruiamo l'unità
    Celebrante. Anche al tempo di Gesù c'era gente dal cuore chiuso, gente triste e sola. Egli, venuto per fare dell'umanità un'unica famiglia, ci insegna la strada per fare comunità.
    Ascoltiamo la sua parola.
    Chi tra voi vuol essere primo, sia come l'ultimo e il servo di tutti (Mc 9,35).
    Fate agli altri ciò che volete che gli altri facciano a voi (Lc 6,31).
    Perché osservi la pagliuzza nell'occhio di tuo fratello mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? (Mt 7,3).
    Se amate soltanto quelli che vi amano, che merito ne avete? Se aiutate soltanto i vostri amici, fate qualcosa di meglio degli altri? (Mt 5,43-48).
    Non accumulate tesori sulla terra... perché dove c'è il tuo tesoro c'è anche il tuo cuore (Mt 6, 1 9-21 ).
    Se io, il maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri (Gv 13,14).
    (Alcuni istanti di silenzio).
    Celebrante. Chiediamo perdono al Signore perché non abbiamo vissuto questa sua parola e abbiamo chiuso il nostro cuore. Abbi pietà di me, Signore, tu sei pieno di misericordia: per la tua immensa bontà cancella le mie mancanze. Lavami da tutte le mie colpe, purificami dei miei peccati. Vedo chiaramente il male che ho commesso, riconosco di essere cattivo. Ho agito contro di te, Signore, e ho fatto male ai miei fratelli. Ma tu, Signore, che cerchi i cuori sinceri e insegni la sapienza più coraggiosa, purificami dai miei peccati e diventerò puro, bianco come la neve. Fammi sentire di nuovo la gioia di vivere tienimi vicino a te e non privarmi del tuo Spirito. Crea in me, o Dio, un cuore puro, rendimi molto generoso. Così potrò godere con tanti fratelli per la salvezza che mi hai dato, e la mia vita diventerà per loro annuncio che tu sei grande.
    Il muro viene abbattuto. Se possibile, le scatole vengono bruciate mentre si fa un canto penitenziale.
    Canto: Scusa, Signore.

    TERZA TAPPA: UNA LEGGE

    In una società dove ognuno sembra essere spinto a diventare legge a se stesso, vogliamo far sperimentare ai ragazzi che un villaggio (leggi: una convivenza) risulta felice solo se tutti osservano alcune leggi e soprattutto se viene scoperta e tenuta presente «la legge» che sta sotto a tutte le leggi. Per noi, cristiani, è la «legge nuova», quella che Gesù ci ha lasciato. Questo è il modo nuovo di stare assieme, che porta alla felicità.
    Quindi per essere felici assieme non si può comportarsi a caso. E ciò non per limitare la felicità, ma perché essa possa esistere, e possa esistere al plurale.
    Ecco i diversi momenti attraverso cui sviluppiamo l'esperienza:
    - costruzione della legge dell'O.N.U.P. (prima parte della scheda/3);
    - «proclamazione della legge»: le varie proposte di legge vengono sintetizzate in alcuni articoli, scritti su delle tavole e poste in parlamento in un luogo adatto;
    - momento di preghiera (scheda/3);
    - consegna dei soldi al ministro del tesoro: per far sentire i ragazzi protagonisti e perché risalti bene l'attività successiva, consegnare una grossa cifra (i soldi delle quote del campo) con cui si dovrà vivere una settimana, dando al cassiere il compito di effettuare i vari pagamenti.

    Scheda /3
    UNA LEGGE PER ESSERE POPOLO

    Non basta aver eletto il segretario e la segretaria generale. Ora bisogna fare una seconda scelta, perché non tutti i modi di comportarsi sono buoni, non tutti i modi di stare assieme fanno felici. Il modo sperimentato nei giorni scorsi è un fallimento. Scegliamo allora qual è quello giusto, quello che secondo noi ci potrà rendere felici. Decidiamo la nostra legge.

    A confronto con le leggi di diversi popoli
    Per scrivere tutti insieme la legge del gruppo e quella più grande che permetterà la vita del nostro campo, il «codice» dell'O.N.U.P., ci e forse utile realizzare una ricerca sulle leggi (i codici) che altri popoli si sono dati prima di noi.
    - Il codice di Hammurabi.
    «Se un patrizio toglie un occhio ad un altro gli sarà tolto un occhio.
    Se toglie un occhio o spezza un osso ad un plebeo, pagherà una mina d'argento.
    Se un medico ha operato un patrizio con un bisturi di bronzo e lo ha risanato... riceverà 10 sicli d'argento. Se un medico ha operato un patrizio con un bisturi di bronzo e ne ha causato la morte... gli sarà tagliata la mano»..
    - Il codice del popolo ebraico (Deut 5,6-21).
    - La costituzione del popolo italiano.
    Art. 1. L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
    Art. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
    Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
    E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

    La «nostra legge»
    Ogni popolo sceglie un modo di stare insieme e fissa con alcune leggi le cose che contano e che tutti devono tenere presente; e ciò per regolare al suo interno la vita sociale, perché essa sia vivibile, e tutto non precipiti nel caos e nella legge della giungla.
    E' il momento che il vostro gruppo (popolo) definisca con il contributo di tutti la «legge del gruppo».
    Conclusa la contrattazione, potrete riportare qui di seguito i punti principali di essa.
    Questa e la legge del nostro popolo:
    ..................................................................
    ..............................................................
    ...............................................................

    La legge del campo: «il codice O.N.U.P.»
    Attraverso prima un lavoro nel gruppo e poi un grande confronto-ricerca in assemblea (con tutti gli altri popoli), stendete il «codice», la «grande legge,. che regolerà la vita del campo.
    Preparate anche la promessa di gruppo, da pronunciare insieme nel momento solenne della celebrazione-giuramento.

    Per la proclamazione solenne della legge
    - Il confronto con la «legge nuova» proclamata da Gesù di Nazareth.
    Quando i farisei vennero a sapere che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si radunarono attorno a lui. Poi uno di loro, che era maestro della legge, volle fargli una domanda per metterlo alla prova. Gli domandò: «Maestro, qual è il più importante comandamento della legge?». Gesù gli rispose: «Ama il Signore, il tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il comandamento più grande e più importante. Il secondo è ugualmente importante: ama il tuo prossimo come te stesso. Tutta la legge di Mosè e tutto l'insegnamento dei profeti dipendono da questi due comandamenti».
    - Preghiera per la proclamazione della legge. Salmo 118:
    - felicità nella legge: vv. 1-8;
    - decisione di seguire la legge: vv. 9-16;
    - ammirazione per la saggezza della legge: vv. 17-24
    - la legge: un cammino sicuro per la felicità di tutti: vv. 25-28
    - preghiera invocazione al Signore: vv. 33-40.
    - Proclamazione della «promessa» di ciascun popolo.

    QUARTA TAPPA: UN PATTO

    Il preadolescente è lanciato verso la scoperta di se stesso, ma è fortemente tentato di imitare superficialmente i modelli di successo che vede attorno e di entrare così nella società «fatto in serie».
    L'esperienza di oggi vuole aiutare i ragazzi a rendersi conto che il villaggio funziona bene quando ognuno ha scoperto i suoi talenti, il suo tesoro, e lo mette a disposizione impegnandosi verso tutti.
    Queste le attività della tappa:
    - grande gioco: «hanno rubato il tesoro» (caccia al tesoro). Il ministro del tesoro scopre che sono stati rubati tutti i soldi a lui affidati. Con aria tragica si sguinzagliano i ragazzi su varie tracce per cercare di scoprire i ladri (un paio di animatori) e di recuperare i soldi;
    - lo sviluppo del gioco porta a scoprire che il tesoro è dentro di noi: il biglietto finale può recare la scritta: «il tesoro è dentro di te»;
    - momento di riflessione personale seguendo la traccia dell'inserto di Mondo Erre dal titolo: «Il carattere dell'adolescente». Questo per aiutare i ragazzi a scoprire il proprio «tesoro»: tutti i talenti che il Signore ci ha dato per il bene di tutti;
    - compilazione della propria carta di identità con le scoperte fatte riguardo la propria personalità (es. carta di identità del campo);
    - eucaristia: il Dio dell'alleanza. (Si può preparare una scheda apposita). Durante la messa ognuno firma la legge ad indicare che, scoperto il proprio tesoro, ognuno non lo tiene per sé ma lo mette a disposizione di tutti.
    Questa è la legge nuova che Gesù ci ha fatto scoprire e che ci guida ad una convivenza e a una vita felice.
    Dopo la firma ognuno scambia la carta d'identità con un amico (sarà restituita l'ultimo giorno con reciproche amichevoli osservazioni): questo per esprimere anche a livello di segno che ognuno si «consegna» all'altro, mette nelle mani dell'altro il suo personale tesoro.

    QUINTA TAPPA: UNA TERRA COME CASA

    Ciascuno di noi vive in una terra che gli è familiare, che porta il segno di tanti fatti ed avvenimenti di ieri e di oggi. Porta impressi i ricordi, le gioie e le speranze nostre e di molti. Spesso noi siamo, verso il nostro paese, solo dei turisti e degli sfruttatori. Perché la convivenza sia felice, dobbiamo imparare ad avere verso l'ambiente un profondo rispetto. Sfruttando la gita di un giorno, proponiamo ai ragazzi di guardare ogni cosa con occhi nuovi, con profonda simpatia e partecipazione evitando di fare i turisti.
    Così abbiamo pensato la giornata:
    - preghiera alla partenza (scheda/4);
    - ad ogni popolo si dà un compito. Durante il cammino, ogni gruppo lo svolge a modo suo.
    Alla sera, attorno al fuoco, si raccontano le varie esperienze: botanici: osservano e danno un nome a piante e fiori; sociologi: osservano come si comportano i vari gruppi (se sono fedeli alle leggi dell'O.N.U.P.), inoltre prendono informazioni (interviste, ecc.) su tutte le persone che incontrano lungo il cammino; storici: ricostruiscono la storia dei posti che attraversano; geologi: scoprono rocce e fossili; fotografi: fotografano e disegnano le cose più belle della giornata per mantenerne il ricordo; cantastorie: raccontano in musica le imprese dei tipi più interessanti della giornata.

    Scheda /4
    CELEBRAZIONE

    Per ogni popolo una terra
    Per ogni popolo il Signore ha preparato una terra. Oggi vogliamo imparare a sviluppare gli atteggiamenti giusti per scoprire ed abitare la nostra terra, la casa del nostro popolo.
    - Dialogo.
    Ieri, Signore, ho pensato al mio paese: la chiesa, il campanile, la piazza, le vie, la mia casa, il campo sportivo, gli alberi, i giardini, i campi attorno. Un poco, Signore, ho sentito nostalgia. Se dovessi restare per tanto tempo lontano mi dispiacerebbe. Il fatto e, Signore che quello è il mio paese. Ogni angolo mi è familiare, mi ricorda qualcosa. Qui ho incontrato per la prima volta Marco, il mio migliore amico là vado di solito a giocare con la mia compagnia. Qui in chiesa, ricordi, Signore, la mia prima comunione? A quell'angolo, là in fondo alla strada in un incidente è morto un mio compagno di classe. Gli alberi, le case, le piazze tutto mi è familiare, ogni cosa mi parla di qualcuno. E poi le persone che vi abitano: molte le conosco, le saluto. Mi fa piacere vederle: ... è la mia terra Signore. Quella che tu mi hai regalato perché potessi crescere felice. Per ogni popolo tu hai preparato una terra.
    Spesso sono distratto, cammino sulla terra che mi hai donato per crescere, come un turista disinteressato, oppure come uno «sfruttatore» che adopera tutte le cose che vuole, magari rovinandole, senza mai ringraziare, senza mai fermarsi ad ammirare. Aiutami oggi, Signore, a strapparmi dagli occhi questa benda che mi impedisce di vedere gli uomini e le cose. Aiutami a guardare ogni tua creatura con simpatia, aiutami ad ammirare e a ringraziare. Prima di partire con i miei amici questa mattina, Signore, ti prego, ascolta la nostra canzone:
    - Canto: Sei grande, Dio.
    - Preghiera
    Come sei grande, Signore Dio nostro!
    La tua luce e la tua bellezza
    riempiono l'universo.
    Nel cielo sereno
    vediamo il tuo sguardo,
    il vento ci porta la tua voce,
    anche il temporale ci parla di Te.
    Tu hai creato la terra e gli oceani,
    hai dato ordine ai monti e alle valli
    hai fatto scaturire
    sorgenti e fiumi,
    hai fatto crescere i boschi
    e li hai riempiti
    del canto degli uccelli.
    Con la luna e il sole
    riempi di bellezza e di vita
    il giorno e la notte. Ci hai dato
    il cuore per amare e il cervello per completare l'opera tua.
    Come sono grandi le tue opere,
    Signore.
    Come sono belle tutte le tue creature.
    Donaci sempre
    la sapienza di vederti.
    Donaci sempre la gioia di cantarti.
    O Signore, nostro Dio,
    come splende la tua grandezza
    su tutta la terra!
    Contemplo il cielo,
    il mare, i monti:
    osservo e ammiro
    tutte le creature.
    Signore, sei grande.
    Se poi guardo l'uomo
    che hai creato a tua immagine
    non riesco a trattenere la gioia.
    Signore, nostro Dio,
    ci hai fatto poco meno di Te:
    intelligenti e capaci di amare.
    Ci hai messo in grado
    di dare voce agli uccelli,
    alle piante, alle stelle,
    a tutte le tue creature.
    Ci hai dato il potere
    di trasformare il mondo
    con la scienza e con l'arte.
    Se poi entro in me stesso,
    mi sento crescere
    nel corpo e nello spirito.
    Ascolto in me
    la tua opera creatrice
    e non riesco a trattenere la gioia:
    Signore Dio, sei grande.

    SESTA TAPPA: UNA STORIA DA SCOPRIRE

    «Una storia è una catena di giorni che sta attaccata ad un giorno importante, una catena di fatti che sta attaccata ad un fatto centrale, una catena di persone che si rifanno ad una persona significativa».
    I preadolescenti si sentono fortemente spinti verso la vita, il mondo, il «villaggio», ma sia per il momento psicologico che vivono, sia per l'influsso della nostra società, sono malati di presentismo, vivono il presente ma non hanno canali adeguati che li mettano in comunicazione con il passato e li aiutino a progettare il futuro. Senza radici e senza orizzonti sono facilmente preda della superficialità e del consumismo.
    Nel Piccolo Principe, si legge: «... gli uomini? Ne esistono, credo, sei o sette. Li ho visti molti anni fa, ma non si sa mai dove trovarli. Il vento li spinge qua e là. Non hanno radici e questo li imbarazza molto...».
    L'esperienza di oggi vorrebbe far percepire ai ragazzi che quando ci mettiamo a costruire il villaggio secondo lo stile di Gesù, entriamo in un lungo cammino, siamo quasi presi per mano da una lunga fila di persone, di fatti, di avvenimenti che partendo da Gesù di Nazareth, arrivano fino a noi e ci coinvolgono nel loro cammino verso il futuro che Dio ha preparato: quasi un «villaggio» nuovo, una convivenza nuova dove ognuno sarà felice. Se coloro che ci hanno preceduto sono riusciti a costruire «un po' di mondo nuovo»,
    è segno che è possibile.
    Ripensare al passato diventa quindi spinta per il futuro.
    Ecco come si sviluppa la tappa:
    - diapomontaggio che presenta in breve la «rivoluzione cristiana» e come questa è stata portata avanti lungo i secoli da uomini e donne fino ai nostri giorni (cf inserto di Mondo Erre: «La rivoluzione cristiana», e qualche storia della chiesa adatta);
    - ogni popolo ha a disposizione tutta la giornata per preparare una visualizzazione (mimi, drammatizzazione, canti, preghiera, scenetta...) della vita (o di alcuni momenti della vita) di un personaggio importante della storia della chiesa. Si potrebbe consegnare ad ogni gruppo una storia a fumetti della vita di alcuni santi. I vari personaggi saranno scelti da epoche diverse per mostrare il cammino lungo i secoli del messaggio di Gesù;
    - alla sera: la marcia del popolo di Gesù, un tragitto, alla luce delle torce, con varie tappe intercalate da canti e preghiere. Ad ogni tappa un gruppo presenta il personaggio su cui si è preparato. L'ultima tappa sarà a casa: ora i personaggi siamo noi.

    SETTIMA TAPPA: SENZA FRONTIERE

    Il preadolescente vive volentieri l'esperienza di gruppo, ma se non è presente un animatore adulto il gruppo corre vari rischi: i più forti e bravi prevalgono, i più deboli sono facilmente emarginati, presi in giro. I ragazzi hanno la tendenza a mettere in risalto i difetti fisici o di altra natura dei più deboli e di chi è diverso da loro. Anche all'interno della propria classe i preadolescenti si dividono facilmente in bande, in tribù spesso rivali tra loro. Le armi più usate di solito sono l'ironia, le beffe, le parolacce, i soprannomi. I capi tribù sono le ragazze più sveglie e di lingua pronta e i ragazzi più forti e prestanti. Gli altri fanno i «gregari», i «portaborse» .
    L'esperienza di oggi vuole aiutare i ragazzi a togliere le barriere, a guardare verso tutti, anche verso chi è diverso da loro, con simpatia e accoglienza, anzi a mettersi a servizio di loro per sperimentare dal vivo che Gesù aveva ragione quando diceva: «c'è molta più gioia nel dare che nel ricevere».
    - Al mattino: preghiera e riflessione introduttiva all'esperienza (scheda/S);
    - ospitare e servire per una giornata un gruppo di handicappati, oppure ospitare un gruppo di ragazzi;
    - o andare ospiti a vivere una giornata con i ragazzi di un grest, di una colonia; --oppure ospitare e ascoltare l'esperienza di qualcuno che ha provato a superare le barriere: un missionario, una famiglia che ha adottato un bambino straniero, persone a servizio di handicappati.

    Scheda /5
    SENZA FRONTIERE

    Dal vangelo di Luca.
    Mentre Gesù si trovava in un villaggio, un uomo tutto coperto di lebbra gli venne incontro. Appena vide Gesù, si buttò ai suoi piedi e lo supplicò: «Signore, se tu vuoi, puoi guarirmi». Gesù lo toccò con la mano e gli disse: «Si, lo voglio! Sii guarito!». E subito la lebbra spari.
    Da tempo l'uomo aveva lasciato la moglie, i figli, il villaggio. Così prescriveva la legge per i lebbrosi. Se incontrava qualcuno doveva gridare: «Impuro, impuro». La lebbra gli divorava il corpo, le mani, le labbra. Quel giorno corse da Gesù, si fermò vicino a lui. Non gridò «Impuro, impuro», come era prescritto. Disse: «Gesù, se vuoi, tu puoi guarirmi». Gesù non fuggi. Davanti a quel volto, a quegli occhi, non innalzò barriere. Lentamente alzò il braccio e con la mano fece il gesto proibito: Gesù toccò il lebbroso. «Si, lo voglio: guarisci!». Nessuno toccava un lebbroso. Era «di là della frontiera»! Era un intoccabile. Gesù si fermò, e toccò un intoccabile. Per lui non ci sono frontiere: ama ugualmente chi è al di qua e chi è al di là.
    Ieri, Signore, all'inizio della riunione, il nostro animatore aveva letto questo brano di vangelo. Io stavo riflettendo su tutte le frontiere che la gente si mette attorno per tenere lontano questo, per non incontrare quell'altro. In quel momento è arrivata in ritardo Mariella ed è andata diritta verso una sedia libera. Sul punto di mettersi seduta, Laura l'ha fermata, mettendo una mano sopra la sedia: «Scusa e occupata per Gianna». Signore, cos'è che non funziona? Perché alcuni li consideriamo di qua e alcuni di là della nostra frontiera?

    Quelli oltre-frontiera
    - «Sono matta come te».
    Laura Banchio, insegnante di lettere in una scuola media della cintura milanese, racconta la storia di Dora, studentessa handicappata di scuola media: «Urla, colpi e mugolii rintronavano nel corridoio sul quale si affacciano le porte delle aule. Uscii e vidi una ragazza con gli occhi sbarrati e una scopa in mano che assaliva chiunque passava: bidelli, alunni, professori. Mi avvicinai sorridendo e senza darle tempo di riflettere, cominciai a raccontare una storiella buffa e irrazionale, inventata lì per lì, mimandola col viso e le mani. Mi guardo divertita e la crisi passò. Restarono solo il singhiozzo, le lacrime, il sudore. Questo è stato il mio incontro con Dora, una handicappata psichica che ha lasciato un segno profondo nella mia esistenza di madre e di insegnante.
    Ci chiudevamo in un'aula e recitavo. Dopo ogni esibizione particolarmente riuscita, Dora mi dava di gomito e con aria complice mi diceva: «Sei un po' matta vero?». Io rispondevo «Sì» e allora Dora esplodeva di felicità. Il perché era semplice e straziante insieme.
    Fuori, ma anche dentro la scuola, molti bambini la insultavano chiamandola matta. E il fatto che anch'io mi dichiarassi matta, la faceva sentire meno sola e soprattutto orgogliosa che anch'io, la professoressa, fossi come lei».
    - Lettera di un bambino di nove anni.
    «Caro signor sindaco, io ci ho un nonno molto vecchio e malato e siccome nell'ospedale dei vecchi non c'era posto l'hanno messo al manicomio. Per farlo sembrare matto lo fanno cantare e lo mandano a letto con un cane di stoffa. Ieri sono andato a trovarlo e mi ha detto di scriverti che lui canta ma poi piange perché non è matto. Tu che ne pensi?».
    - Un povero.
    «Dalla mia finestra ho visto un uomo povero con la barba e i capelli lunghi che chiedeva la carità sopra un marciapiede. E' rimasto all'angolo della strada per tre giorni e tre notti senza mai mangiare. Ieri è piovuto e quell'uomo si è tutto bagnato ma è rimasto lì. Stamani si sono accorti che era morto con gli occhi aperti e le mani vuote».
    L'O.N.U.P. non deve avere frontiere. Oggi proviamo ad abbatterle. Questa sera ci racconteremo cosa siamo riusciti a fare.

    OTTAVA TAPPA: VEGLIA ALLE STELLE

    Deve essere l'esperienza forte del campo, spiegata e preparata fin dai giorni precedenti e soprattutto il venerdì pomeriggio. Idealmente tutto il campo passa l'ultima notte in veglia e preghiera per prepararsi a costruire nella vita l'O.N.U.P.: una convivenza diversa.
    A turno i ragazzi, uno per ogni gruppo contemporaneamente, vegliano un'ora ciascuno accanto al fuoco, ripensando al campo e formulando i loro progetti di impegno nel loro paese (scheda/6).
    Prima della veglia far riconsegnare ad ognuno la propria carta d'identità con su scritte le osservazioni dell'amico riguardo il proprio carattere e comportamento.
    Dopo cena si inizia il falò: nella prima parte si tiene allegro con canti e scenette, all'ora fissata si conclude l'allegria e con grande solennità si inizia la veglia: si danno tutti gli avvisi, si risponde a tutte le domande di spiegazioni perché fino al mattino dopo nessuno può parlare. Con la recita del Padre nostro attorno al fuoco, inizia la «veglia alle stelle».
    Il primo turno si ferma; tutti gli altri, in silenzio, vanno a letto. Finito il proprio turno ognuno va a svegliare chi viene dopo di lui e così fino al mattino.

    Scheda /6
    VEGLIA

    Sentiero delle stelle
    Ora tutto è silenzio.
    I rumori che ci assorbono
    durante il giorno, tacciono.
    I lavori degli uomini riposano.
    Concentrati... ascolta... prega.
    Ogni volta che senti maturare qualcosa nel tuo
    animo, fermati e scrivi la tua preghiera, la tua
    lode, le tue riflessioni, i tuoi progetti.
    - Ascolta!
    Non tutto è silenzio.
    Il rumore del vento che scivola leggero tra le foglie, il canto di un uccello notturno, l'abbaiare di un cane lontano...
    ... nel cerchio di luce del fuoco qualche insetto
    cammina silenzioso nell'erba.
    Il bosco è tutto un fremito di vita.
    Prova a «dare voce» a questa vita.
    Signore, quanto sei grande...
    quanto sei sapiente
    hai pensato con bontà ad ogni cosa,
    ti preoccupi di ogni tua creatura.
    Hai pensato con tenerezza anche a me.
    Hai preparato questa notte perché potessi par
    lare con te... e scriverti la mia canzone...
    - Osserva le stelle!
    Quante saranno?
    Nello spazio infinito brillano da milioni di anni.
    L'autore di un salmo,
    tremila anni fa, le osservò estasiato, poi scrisse:
    Signore nostro Dio
    quando contemplo un limpido cielo stellato,
    quando mi incanto estasiato
    nel biancore irreale di una notte di luna
    e penso che tutto l'universo è creato da te,
    non posso non ripetermi:
    Cos'è mai un uomo,
    cosi piccolo e fragile,
    perché ti ricordi sempre di lui
    e lo tratti con tanta tenerezza?».
    Da quaggiù le stelle sembrano puntini minuscoli e fermi,
    ma sono corpi immensi lanciati
    a velocità vertiginosa.
    Il Signore ha pensato un sentiero per ogni stella, un posto per ciascuna e tutto si muove armoniosamente .
    Anch'io ho il mio sentiero, segnato da Dio per il bene di tutti.
    Che sentiero ho percorso quest'anno? Che strada farò l'anno prossimo.
    Sto occupando il mio posto nel «villaggio del mondo»?
    - Poco lontano da qui.
    I miei amici e le mie amiche, riposano.
    Io invece, nella notte, sto facendo il mio turno di veglia.
    Penso a loro..
    penso agli altri ragazzi della mia parrocchia.
    Alcuni mi sono simpatici... altri meno.
    Tuttavia io ho qualcosa da donare a loro e qualcosa da ricevere da loro...
    Riuscirò con loro a costruire... l'O.N.U.P., un modo nuovo di stare assieme, senza frontiere? Riusciremo a dare l'esempio di un gruppo di ragazzi e ragazze moderni e... felici di stare assieme secondo lo stile di Gesù?
    - Spazio libero per le riflessioni e gli appunti personali.

    GIORNATA DELLA PARTENZA

    La Messa conclusiva vuole essere non la fine del campo, ma l'inaugurazione dell'O.N.U.P. (di una maniera nuova di stare assieme) che ogni ragazzo andrà a costruire nel proprio paese, sentendosi unito a tutti gli altri ragazzi che faranno altrettanto in molti altri paesi e ambienti di vita (scheda/7).

    Scheda /7
    CELEBRAZIONE

    Inaugurazione, non conclusione
    Oggi finisce il grande gioco del campo, ma non finisce il campo: da oggi iniziamo a costruire nella vita. Abbiamo cercato di costruire un modo nuovo di stare assieme, abbiamo sperimentato la fatica e la gioia di camminare, di condividere, di donare, di essere «paese» secondo il «sogno» di Gesù di Nazareth. Questo sogno oggi si chiama chiesa. E' qui che vediamo le prime realizzazioni del «paese» di Gesù di Nazareth. Facciamoci su le maniche, c'è lavoro anche per noi.
    - Lettura: Rom 12,2-18.
    - Mio compagno di viaggio (Salmo 33).
    Non mi stancherò mai di ripetere: se sono giunto a questo punto non è merito mio, è dono del Signore. Non smetterò mai di ringraziarlo! Sono orgoglioso di Dio, del suo modo di agire per noi. Vorrei che ve ne rendeste conto soprattutto voi che vi sentite deboli e avete complessi d'inferiorità: trovereste motivi per essere contenti. Da alcuni anni mi sono deciso ad approfondire seriamente la fede, superando quella religiosità nebulosa che mi trascinavo dai tempi dell'infanzia. Ho voluto conoscere Dio, farne esperienza personale, e lui mi è venuto incontro, ha dissipato tutti i miei dubbi. Amici miei, ritroviamoci insieme, voglio comunicarvi quello che ho scoperto nella mia esperienza di fede. Volete dare alla vostra vita una pienezza, uno stile da vero credente? Imparate ad ascoltare molto a parlare poco cosi spariranno giudizi, pettegolezzi, invidie. Non siate egoisti, mettendovi al centro di tutto, ma amate e servite gli altri con semplicità.
    - Vangelo: Gv 15, 6-17.


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