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    Movimento primo lavoro: meno soli nella ricerca di un'occupazione



    Giuseppe Masiero

    (NPG 1986-01-40)


    DALL'INTUIZIONE ALLA REALTÀ

    Nell'arcipelago variegato dei gruppi giovanili,' non è frequente riscontrare esperienze aggregative prevalentemente sorrette dalla comune ricerca del lavoro.
    A Padova, nel cuore della cintura urbana, oltre trecento giovani hanno messo in piedi una singolare iniziativa finalizzata a ricercare insieme un primo impiego: Primo Lavoro.
    Questo servizio sociale, costituito da giovani per i loro coetanei disoccupati, ha già un anno di vita; è decollato grazie alla collaborazione della Pastorale del lavoro, delle Acli e di Gioventù Aclista (GA).
    Si tratta di un autentico punto di incontro da parte dei giovani o è solo un episodico convergere sotto la spinta di un interesse immediato: il posto del lavoro, magari garantito?
    È prematuro rispondere esaurientemente a tale interrogativo.
    Si possono solo «raccontare» i primi passi di questo gruppo, segnalando qualche intuizione, indicando le prospettive aperte,
    proponendo eventuali confronti su esperienze concrete possibili anche altrove.
    I giovani del movimento Primo Lavoro non sono dei figli senza padri. Ad ipotizzare la possibilità di promuovere una nuova soggettività politica giovanile, sul versante del lavoro, era stata Gioventù Aclista nelle tesi dell'ultimo congresso.
    L'intuizione è rimbalzata a Padova durante un affollato convegno diocesano della Pastorale del lavoro nel novembre del 1983 dal titolo provocatorio: «È la disoccupazione il destino dei giovani?
    Dalle parole ai fatti; e senza lasciar passare troppo tempo alcuni componenti delle Acli-GA e della Pastorale del lavoro incominciano ad abbozzare la fisionomia del futuro movimento. Il progetto viene approfondito ed arricchito da alcuni esperti durante un campo estivo di formazione.
    La partecipazione di sindacalisti e dello stesso sindaco della città sottolinea fin dall'inizio l'esplicita intenzione dei promotori di porsi attivamente nel territorio in uno stile di stimolo e dialogo esigente nei confronti delle istituzioni.
    Finalmente dopo la gestazione, della durata leggermente superiore a quella fisiologica per la nascita di un bambino, matura la decisione di avviare l'esperienza del Primo Lavoro come servizio concreto.

    ESSERE MENO SOLI NELLA RICERCA DI UN LAVORO

    A un anno di distanza dal convegno che aveva lanciato la sfida alla comunità ecclesiale e alla società civile con l'intuizione: «un lavoro per vincere l'emarginazione giovanile», alla fine del 1984, si inaugura presso la sede operativa il movimento.
    Sono presenti molti giovani interessati all'iniziativa sia tramite gli abituali canali associativi (AC, GA, ex allievi salesiani), sia a seguito della notizia riguardante l'avvio di questa nuova esperienza comparsa sui giornali locali.
    Intervengono diversi esponenti dell'ambiente politico e sindacale, mentre la presenza del vescovo e del sindaco sottolinea l'attenzione, forse la disponibilità, a seguire questo nuovo fenomeno aggregativo, in una città colpita pesantemente dal terrorismo, dove convivono mondi e culture separate, alla ricerca di una difficile riconciliazione.
    Si nota un certo imbarazzo tra i rappresentanti delle varie istituzioni e i giovani partecipanti, quando emerge durante il dibattito l'urgenza di abbandonare i soliti luoghi comuni per affrontare coraggiosamente, senza furbizie o illusori espedienti politici, la questione morale della disoccupazione giovanile.
    La rassegna delle buone intenzioni non trova il consenso dei giovani. Essi concedono il loro applauso solo a quanti si rendono sinceramente disponibili a collaborare mettendo a servizio la loro professionalità e esperienza associativa e politica nel promuovere un protagonismo giovanile sulla frontiera del sociale.
    Si profila così fin dall'inizio per il movimento una strategia delle alleanze, meglio della solidarietà per poter incidere efficacemente sul mercato del lavoro e superare così una diffusa indifferenza e rassegnazione esistente tra i giovani stessi.

    LE «IPOTESI» DI FONDO ALLA BASE DI «PRIMO LAVORO»

    Mesi e mesi di dialogo interno tra giovani e promotori dell'iniziativa e di confronto con le forze sociali ed ecclesiali portano a focalizzare le «ipotesi di fondo».
    Con l'iniziativa Primo Lavoro si assume anzitutto il compito di promuovere una nuova cultura del lavoro. Un lavoro, cioè, vissuto come parte della vita della persona umana a fianco e in relazione con gli altri momenti del vivere quotidiano: la famiglia, il tempo libero, la cultura, la disponibilità all'impegno sociale, gli affetti. Un lavoro che sia più creativo e sappia esprimere quelle capacità individuali che oggi i giovani possiedono anche per effetto di una più diffusa scolarizzazione.
    Ma anche un lavoro che esprima più imprenditività e sia maggiormente responsabile.
    Una seconda ipotesi parte dalla convinzione che né soltanto il mercato né soltanto lo stato potranno da soli tracciare un cammino di sviluppo che accresca l'occupazione. C'è l'esigenza di uno sforzo che provenga dalla società civile che abbia come protagonisti gli stessi giovani disoccupati.
    Ci sono dei lavori che nessuno svolge e che sono di grande interesse sociale, che non sono assistenzialismo proprio perché possono innescare processi di sviluppo in alcuni settori economici e contemporaneamente svolgono un servizio ad una collettività che può accrescere il proprio senso culturale, di conoscenza del territorio, di solidarietà reciproca.
    E ci sono anche lavori nel settore produttivo che non richiedono l'impiego di grandi tecnologie industriali e che potrebbero essere adatti ai giovani proprio perché essi nel primo lavoro non cercano un posto permanente e sono espressione di maggiore flessibilità.
    Primo Lavoro si propone di intervenire concretamente in entrambe queste realtà. Intende, cioè, promuovere convenzioni con gli enti locali per poter avviare concrete esperienze che rappresentino occasioni di lavoro per i giovani, in una progettazione in cui alle istituzioni spetti il compito e la responsabilità di programmazione.
    Intende, inoltre, verificare le condizioni possibili per l'allargamento dell'occupazione nel settore privato, a partire dalle piccole imprese e dalle aziende artigiane. Si tratta di favorire processi di inserimento di giovani in attività produttive partendo da una qualificazione professionale più adatta e utilizzando la legislazione attuale, in particolare quella riguardante i contratti di formazione e lavoro.
    Primo Lavoro si propone concretamente di sollecitare le associazioni imprenditoriali e di categoria a un confronto aperto su questi temi, indirizzato alla individuazione di alcuni progetti che comportino l'inserimento di giovani lavoratori.
    Una terza ipotesi riguarda il sindacato. Nell'assumere il compito di stimolare le forze produttive alla attuazione di alcuni progetti, Primo Lavoro intende procedere in atteggiamento di dialogo costante con le organizzazioni sindacali. Si condivide il medesimo impegno ad accrescere l'occupazione, a costruire nuove forme di solidarietà, a sconfiggere quelle sacche di corporativismo che ancora esistono.
    I giovani possono ancora guardare al sindacato con fiducia, se si creeranno queste nuove attenzioni, se gli orizzonti di salvaguardia verranno allargati oltre i confini dei lavoratori occupati.
    Una quarta ipotesi riguarda il collegamento con le comunità cristiane. Ad esse Primo Lavoro chiede prima di tutto comprensione verso la condizione giovanile, perché essa esprime il travaglio e le incertezze di chi sa di non aver accoglienza adeguata nella società di oggi.
    Proprio perché appare problematica l'integrazione sociale dei giovani nella comunità civile, l'attesa è di una comunità cristiana più accogliente: capace cioè di essere in dialogo aperto, comprensiva dei problemi, attenta ai nuovi valori di giustizia e di solidarietà che da essi provengono.
    La quinta ed ultima ipotesi riguarda i giovani. Ne parliamo, descrivendo l'impatto di Primo Lavoro non appena inaugurata la sede degli incontri.

    ESPERIENZA DI SOLIDARIETÀ: CON I GIOVANI, TRA I GIOVANI

    Fin dal giorno immediatamente successivo all'inaugurazione, la sede di Primo Lavoro è stata invasa da giovani, genitori, addirittura insegnanti, quasi tutti con la stessa richiesta: «Siamo venuti qui per trovare finalmente un impiego». Dietro ogni volto traspariva una vicenda personale contrassegnata da numerose attese puntualmente trasformatesi in vistose delusioni a seguito dell'abituale e seccata risposta: «Non c'è posto!».
    L'obiettore in servizio civile, impegnato ad accogliere chi veniva in sede, doveva ricorrere a tutte le sue abilità persuasive per evidenziare che l'obiettivo principale di Primo Lavoro consisteva nel mettere insieme i giovani facilitando la ricerca del lavoro, ma non certo assicurando automaticamente un'occupazione.
    Il più delle volte non riesce ad essere del tutto convincente, anche se segnala una serie di iniziative utili nella fase di attesa come brevi corsi informativo-formativi, sperimentazioni sul versante del lavoro associato, rilevazione costante delle opportunità di lavoro attraverso un dialogo costante con il sindacato, l'imprenditoria e le istituzioni presenti nel territorio. L'obiettiva difficoltà di far percepire la dimensione solidale e la componente formativo-culturale nell'orientamento al lavoro non prende di sorpresa il gruppo promotore.
    Per fronteggiare tale difficoltà cerca di coinvolgere coloro che hanno già dato l'adesione al movimento, convocando una prima assemblea, da ripetersi con una periodicità mensile.
    È questa l'occasione opportuna, dopo l'entusiasmo e l'aspettativa iniziale, per verificare la disponibilità a proseguire insieme e specialmente a prendere coscienza che si tratta non di raggiungere immediatamente un vantaggio personale, ma di investire sul proprio futuro lavorativo, costruendo momenti formativi comuni, creando occasioni di perfezionamento professionale, sempre più richiesto dal profilarsi all'orizzonte di nuovi mestieri.
    Il riscontro positivo del primo appuntamento, sia a livello di partecipazione come di condivisione dello stile che il movimento desidera darsi, incoraggia la tessitura progressiva di un dialogo per niente burocratico o clientelare, con le istituzioni, il sindacato e gli stessi imprenditori.

    GIOVANI LAVORATORI CON GIOVANI DISOCCUPATI

    Le statistiche che puntualmente riconfermano le dimensioni patologiche della disoccupazione giovanile per chi gravita attorno all'esperienza non sono più cifre aride e scontate, ma assumono di giorno in giorno la fisionomia reale di persone concrete.
    Chi già lavora scopre la possibilità di allargare i confini ristretti della solidarietà tra gli occupati, per lasciarsi coinvolgere nella vicenda precaria e complessa dei giovani disoccupati. Qualcuno progetta la confluenza del risparmio familiare in un fondo di sostegno ad iniziative di lavoro associato.
    Decolla in questo periodo, ad esempio, una piccola cooperativa dominata Ariete, che utilizza un locale avuto in convenzione dal comune e acquista delle commesse sottratte al lavoro nero da parte di alcuni industriali del settore tessile.
    Il rischio di vendere illusioni, facendo credere di poter offrire un lavoro a chiunque ne abbia bisogno, rimane latente.
    Di qui l'accento frequente posto sui valori e su un itinerario progettuale che delinei gradualmente il volto di una nuova solidarietà. Appare sempre più evidente che non è sufficiente fermarsi ad una istanza sociale delusa (non trovare lavoro), ma bisogna saper interpretare che cosa i giovani disoccupati chiedono esplicitamente, e ancora di più implicitamente.
    Non si può che partire dalla situazione così come si presenta, accogliendo i giovani per quello che sono con fiducia e speranza, sintonizzandosi sulla loro domanda di senso muta o gridata, senza rinunciare a proporre atteggiamenti esigenti come lo staccarsi da sè e costruire il futuro insieme, tenendo il filo della continuità.
    Sono queste le riflessioni prevalenti che accompagnano i tentativi molteplici di estendere l'esperienza condotta a Padova in altre realtà locali e all'interno dell'associazionismo giovanile ecclesiale.
    L'accoglienza e la simpatia è ovunque sincera e attenta a cercare forme di collaborazione possibili. Forse questo atteggiamento è favorito dalla serena constatazione che Primo Lavoro si pone quale servizio giovanile qualificato sul versante della preparazione alla professione, collocabile principalmente nell'ambito degli oratori o centri giovanili e non come un'associazione concorrenziale con quelle già esistenti.

    IMPIANTO ORGANIZZATIVO DI «PRIMO LAVORO»

    Dopo alcuni mesi di sperimentazione, Primo Lavoro, prende una certa forma organica, superando così l'inevitabile prezzo iniziale da pagare ad un certo spontaneismo.

    Obiettivo

    Il progetto. Prende consistenza attorno all'obiettivo generale di offrire ai giovani un punto di riferimento e un momento comunitario per creare solidarietà nella ricerca attiva e nella promozione del lavoro.

    Fattori di entrata e fattori di uscita

    L'elaborazione del progetto prevede un «cammino» dei giovani tenendo conto dei fattori in entrata, cioé della situazione concreta in cui si trovano i giovani che prendono contatto con il movimento, e dei fattori di uscita, cioè di quell'insieme di competenze professionali, atteggiamenti verso la vita, il lavoro e la società, informazioni sul mercato di lavoro, atteggiamenti maturati nelle esperienze vissute nell'ambito di Primo Lavoro.
    Tra i fattori in entrata ricordiamo: la scuola frequentata, il periodo di disoccupazione trascorso, parziali esperienze lavorative compiute, la cultura del lavoro dominante e in cui i giovani si riconoscono, i soggetti sociali presenti nel territorio (sindacati, istituzioni, imprenditori, cooperative, istituti bancari).
    Tra i fattori in uscita, cioè in fondo tra gli obiettivi che il movimento si propone, ricordiamo: protagonismo giovanile nell'orientamento al lavoro, nuova cultura e qualità del lavoro, aumento delle abilità professionali, conoscenza della legislazione del lavoro, un metodo di formazione nel sociale, una matura coscienza cristiana ed un concreto impegno ecclesiale sul versante del lavoro, un'attiva e coraggiosa politica del lavoro con i giovani, il sostegno ad esperienze di cooperazione...

    Dinamica interna

    Per dare consistenza al progetto si sono rese necessarie alcune strutture organizzative e meccanismi operativi sostenuti da alcuni processi formativi e sociali:
    ^ una sede. Un luogo dove fisicamente il giovane disoccupato possa andare ed incontrare persone che lo ascoltano e gli offrono delle informazioni.
    Nella sede vi è sistemata un'agenzia di informazioni e si tengono le riunioni, gli incontri. In sostanza il giovane dovrebbe trovarsi di fronte non ad uno sportello, ma ad un luogo che lo aiuta ad affrontare con altri il suo problema;
    ^ gruppo degli animatori-operatori. Persone motivate e progressivamente capaci di acquisire una competenza sulle problematiche del lavoro;
    ^ cooperative di lavoro. Nascono sulla base delle competenze che ci sono fra giovani che si rivolgono al centro per il primo lavoro e in funzione delle commesse pubbliche o private che si riescono a reperire;
    ^ cooperative di risparmio familiare. Come modalità di coinvolgimento dei genitori dei giovani è stata creata una piccola Banca Mutua che garantisce la liquidità necessaria alle cooperative di lavoro. Si presenta come una forma di solidarietà sociale per il lavoro (in piccolo, una specie di fondo di solidarietà);
    ^ associazione di volontariato. Questa scelta non è in funzione della creazione di una nuova associazione, ma solo una forma per poter accedere a finanziamenti regionali altrimenti non utilizzabili;
    ^ agenzia. Aperta tutti i giorni, con la presenza di un obiettore. Prepara seminari e corsi di formazione sui diversi aspetti del mercato del lavoro, raccoglie e distribuisce informazioni, svolge attività di supporto per i concorsi, realizza ricerche sul territorio, crea un punto di incontro tra domanda e offerta di lavoro. Si avvale di obiettori di coscienza per il servizio quotidiano;
    ^ giornalino. È un foglio di collegamento che consente a tutti di conoscere lo sviluppo delle iniziative e le possibilità che si sono presentate.

    Meccanismi operativi

    Dal punto di vista operativo il movimento Primo Lavoro è animato dalle seguenti strutture:
    ^ gruppo promotore. Comprende: Acli, GA, Ufficio diocesano Pastorale del lavoro, altri;
    ^ esecutivo. È l'organismo che gestisce concretamente le iniziative. Ne fanno parte i promotori e progressivamente alcuni giovani che aderiscono e che sono disponibili e competenti;
    ^ assemblea degli aderenti. Si ritrova mensilmente per discutere delle iniziative in preparazione;
    ^ gruppi di lavoro. Si costituiscono su obiettivi concreti: costituire una cooperativa, organizzare un corso, sviluppare un rapporto organico con il sindacato, le istituzioni, gli imprenditori.

    AL PRIMO MAGGIO CON I LAVORATORI

    Questa articolata e apparentemente burocratica struttura organizzativa non vuole spegnere la creatività e l'esuberanza giovanile, ma rendere più cosciente ed efficace il proprio ruolo sociale per contribuire a gettare un ponte con il movimento dei lavoratori: grande soggetto storico che oggi rischia di rinchiudersi in un rivendicazionismo senza solidarietà, mentre dilaga arrogante un individualismo economico senza rischio.
    I giovani non comprendono e quasi sempre non conoscono il sindacato e la portata storica della sua azione di riscatto nei confronti dei più deboli.
    Le attuali divisioni tra confederazioni, la caduta di tensione etica, la difesa a volte ad oltranza dei più garantiti, li allontana sempre di più.
    Queste difficoltà sindacali sono presenti anche a Padova anche se un po' attenuate da un rapporto amicale tra i dirigenti delle tre confederazioni e da un comune intenso dialogo con la Pastorale del lavoro.
    In questo contesto matura, durante un'assemblea del Primo Lavoro, la decisione di partecipare tutti insieme alla manifestazione del primo maggio, a condizione che sia unitaria.
    La richiesta viene accolta e, a differenza di quasi tutte le altre città, i lavoratori sfilano uniti in corteo accanto a centinaia di giovani, presenti in piazza con una grande tenda che ospita una mostra sul lavoro giovanile e con cartelli raffiguranti un grande punto interrogativo ed una vistosa chiave, espressione delle loro incertezze e speranze.
    È singolare sentire in piazza le note della chitarra che accompagnano festosi ritmi giovanili, invece dei soliti slogans del primo maggio, cogliere la meraviglia e la simpatia degli operai nell'applaudire l'intervento del responsabile del primo lavoro.
    Certamente è prematuro interpretare questo atteggiamento come il segno di una scelta nel rapporto tra giovani e sindacato, ma sicuramente si è respirato un clima nuovo e percepita la possibilità di immaginare un mondo del lavoro aperto, coraggioso e solidale.

    LA FORMAZIONE DEGLI ANIMATORI

    Un problema a cui negli ultimi tempi abbiamo dedicato molta cura è la formazione degli animatori a servizio del movimento. Le competenze che essi devono avere ci sembrano specifiche. Sia perché il movimento, anche se di ispirazione ecclesiale, si rivolge a tutti i giovani della città al di là della scelta ideologica e di fede, sia perché ha a che fare con una fascia giovanile che vive un momento di particolare disagio.
    Per qualificare gli animatori abbiamo organizzato un camposcuola estivo in collaborazione con Gioventù Aclista. In esso sono state affrontate le tematiche generali dell'animazione, la figura dell'animatore di gruppo e il suo modo di relazionarsi ai giovani, le ipotesi di fondo di Primo Lavoro, l'impegno sociale del cristiano, le prospettive di ingresso dei giovani nel lavoro oggi.
    Ci rendiamo conto che l'animatore di Primo Lavoro ha un compito delicato da svolgere come raccordo e collegamento tra mondi spesso molto distanti, quali i giovani e le forze sociali e politiche. Per questo, se è importante che abbia pratica di vita di gruppo e sia comunque al servizio della crescita del gruppo e della progressiva responsabilizzazione dei giovani, è altrettanto importante che possieda un «mestiere» preciso, qual è quello di offrire suggerimenti per la formazione al lavoro, indicare punti di riferimento cittadini, per trovare lavoro, presentare ai giovani politici ed esperti del mondo del lavoro.
    L'esperienza della settimana estiva ci ha convinti a dare inizio ad una vera scuola per animatori con una decina di incontri al sabato pomeriggio.
    Temi degli incontri: l'impianto organizzativo di Primo Lavoro; le competenze dell'animatore a livello di essere, sapere, saper fare; le motivazioni per chi vuole lavorare a servizio dei giovani alla ricerca di lavoro e spesso disaggregati e in crisi di identità; la relazione educativa dell'animatore con i giovani; il rapporto con il sindacato, con le istituzioni civili, con la comunità ecclesiale.

    UN INVITO: MOLTIPLICARE L'INIZIATIVA

    Il soffermarsi particolareggiato sulla vicenda padovana Primo Lavoro può aver dato l'impressione di... autocompiacimento.
    Si è voluto invece solo raccontare l'evolversi di un'esperienza, con la convinzione di segnalare un problema educativo e sociale che rimane drammatico: l'emarginazione civile dei giovani disoccupati. Solo il lavoro offre un'effettiva cittadinanza nella società e favorisce la realizzazione completa di un giovane.
    Gli inviti arrivati ai responsabili di Primo Lavoro, per partecipare a numerose iniziative analoghe in varie parti d'Italia, testimoniano, in un periodo in cui il lavoro manca ma anche cambia, il desiderio e l'impegno di dare un'impronta significativa per trasformare la società del vecchio consumismo e delle nuove povertà.
    Non si può più convivere in uno stato sociale di malessere che colpisce un'intera generazione nella stagione più promettente della vita. Tutti siamo chiamati a rinunciare a qualcosa di definitivamente acquisito perché i giovani possano partecipare al lavoro.
    Esperienze come quella di Primo Lavoro e l'apporto di gruppi giovanili già collaudati sul versante sociale, possono contribuire a maturare un atteggiamento ecclesiale e una presenza dei cristiani capaci di incidere evangelicamente nel cuore della nuova questione sociale.

    Movimento Primo Lavoro
    Via Bronzetti 12-35100 Padova Tel. 65.29.26


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