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    Giovani e lavoro: un progetto di informazione, ricerca e intervento



    Un sussidio di GIOVENTÙ ACLISTA

    a cura di Dario Nicoli

    (NPG 1986-01-47)


    L'idea di predisporre questo sussidio è nata da una costatazione: di fronte al lavoro si prova un crescente disagio. Attraversa un po' tutti, ma riguarda in particolare le giovani generazioni.
    In primo luogo i giovani sono i più esclusi dal mercato del lavoro. La disoccupazione colpisce innanzitutto loro. Diversamente dal passato, la disoccupazione riguarda quasi esclusivamente una sola generazione. In secondo luogo vi è crisi del valore lavoro. Nel momento in cui il concetto di lavoro si sgancia dalla pura necessità della sopravvivenza, sembra afflosciarsi. Gli atteggiamenti verso il lavoro subiscono profonde modificazioni. Il lavoro che manca e il lavoro che cambia sconquassano l'universo culturale delle precedenti generazioni. I giovani sono continuamente risospinti tra un lavoro vissuto come puro fatto strumentale e un lavoro desiderato come momento di realizzazione personale.
    Infine vi è un disagio sociale. Mentre mestieri e professioni mutano rapidamente e si amplia la gamma delle possibili scelte di lavoro, gli strumenti pubblici di orientamento e di ingresso al lavoro rimangono simili a quelli di una società agricola in via di trasformazione industriale. Aumenta così il disorientamento, la frustrazione, l'incapacità di scegliere, e i giovani sono condannati ad arrangiarsi, ad una ricerca sempre più solitaria del posto di lavoro.
    La consapevolezza che questi tre disagi (strutturale, culturale e sociale) perdureranno per un certo numero di anni, ci ha indotto a tentare un'esperienza educativa e sociale che abbia come valore-meta l'affermazione: «Il lavoro, misura storica della giustizia».

    COME È NATO L'ITINERARIO

    L'itinerario educativo e metodologico che qui presentiamo, sperimentato in numerosi gruppi di Gioventù Aclista e utilizzato da insegnanti dell'ENAIP (Ente Nazionale ACLI Istruzione Professionale), ha lo scopo di favorire un approccio sistematico e graduale alla problematica del lavoro.
    È una proposta di itinerario strutturato che partendo dalla comunicazione del vissuto dei giovani, dalla conoscenza della realtà circostante, dalle sue regole ed istituzioni, giunge ad una presa di coscienza della possibilità di essere protagonisti del proprio destino lavorativo. È un percorso non solo informativo e di conoscenza, ma anche di azione, di intervento per la trasformazione della realtà personale e sociale.
    Tale caratterizzazione è decisiva per la riuscita dell'itinerario.
    Non è sufficiente accrescere la coscienza critica dei disagi dei giovani nei confronti del lavoro; è indispensabile individuare e sperimentare le strade e gli strumenti per affrontare in modo solidale il problema, oggi risolto in modo esclusivamente individuale.
    L'itinerario è rivolto a giovani dai 16 ai 22 anni e può essere condotto da un animatore di gruppo con l'aiuto di alcuni esperti su singoli temi. È utile sottolineare l'importanza di contestualizzare l'itinerario avendo bene presenti le persone che si hanno di fronte e le realtà territoriali in cui si opera.
    Più l'itinerario sarà contestualizzato, più l'intervento che ne scaturirà sarà efficace.

    GIUSTIFICAZIONE DEL PROGETTO

    Si tratta di predisporre un progetto che presenti le seguenti caratteristiche:
    - una tematica attuale, che riguardi in particolare il mondo giovanile;
    - dei contenuti rigorosi, fondati su elementi informativi resi disponibili sin dal primo momento ai partecipanti;
    - un metodo coinvolgente, che renda i giovani protagonisti di tutte le fasi del progetto;
    - una strutturazione a ciclo completo che, partendo da una fase iniziale di socializzazione e problematizzazione, comprenda in seguito la fase più strettamente culturale, quella di progettazione, ed infine la fase di intervento.
    Ci proponiamo insomma di progettare un intervento definito, ma completo, su una tematica di stretta attualità in specie per i giovani, pur allo stesso tempo richiamando problemi che coinvolgono più generalmente l'intera società.
    Ciò permetterà ai giovani partecipanti di realizzare un incontro tra riflessione culturale ed esperienza personale giungendo ad una fase di coscientizzazione, di responsabilità ed infine di intervento e di verifica dello stesso nella realtà più ampia.
    Il processo può essere il seguente (cf schema/1).
    Si tratta di una schematizzazione di massima del progetto, dal punto di vista del soggetto che lo attua.
    O. Motivazioni. Non si può attuare un progetto siffatto se non è sorretto da motivazioni profondamente avvertite dal soggetto. Queste vanno estrinsecate nella fase iniziale, e costituiranno l'asse portante di tutto il lavoro.
    Le motivazioni sono personali, sociali ed anche politiche, a seconda del campo e del grado di sensibilità del soggetto; ma comprendono un contenuto etico rilevante.
    Ed è ciò che si cercherà di far emergere nella fase iniziale, e che verrà continuamente verificato e riaffermato nelle fasi successive.
    1-2. Conoscenza e esperienza. Il momento della conoscenza, che rappresenta la fase di raccolta delle informazioni, di approfondimento teorico, non può essere disgiunto dal momento dell'esperienza, ossia l'attenzione a far emergere il vissuto del soggetto sul tema che viene trattato.
    I due momenti sono tra loro collegati, poiché si stimolano e si accrescono vicendevolmente.
    3. Coscienza. Conoscenza ed esperienza portano alla formazione di una coscienza personale e di gruppo sul tema trattato, e cioè un insieme armonico di elementi etici, informativi e soggettivi.
    Il soggetto è, a questo punto, non solo consapevole, ma intimamente responsabilizzato a realizzare ciò che considera essere buono e giusto.
    4. Intervento. Vi è quindi la fase dell'intervento, nella quale grande attenzione sarà dedicata all'individuazione degli obiettivi possibili, degli strumenti utilizzabili, delle strategie migliori, dei referenti cui ci si rivolge.
    La fase dell'intervento impegna ognuno sulla base delle proprie capacità, e va definita con il massimo del coinvolgimento dei soggetti partecipanti all'intero progetto.
    5. La verifica. L'intervento porterà, con la sua conclusione, al momento della verifica.
    Sulla base dei dati raccolti nel corso di tutto il progetto, ma essenzialmente della reazione dei soggetti, si individueranno e valuteranno i risultati positivi e negativi del lavoro. Più chiaro sarà stato il progetto nella fase della definizione, più facile sarà la fase di verifica finale.
    6. Feed-back. Dalla verifica sorgeranno indicazioni utili sia per una valutazione generale dell'intero progetto, sia per le correzioni da apportare alla struttura.
    Questo momento, definito col termine feed-back, rappresenta l'opera di correzione da apportare alla struttura dell'intervento, oppure sul momento della conoscenza, poiché l'intervento avrà rappresentato un'occasione di raccolta di nuove informazioni e di validazione della fase di apprendimento teorico.
    Il momento operativo permetterà ai soggetti di approfondire la propria esperienza personale e di gruppo, di stimolare e precisare meglio le proprie motivazioni, in definitiva di accrescere la propria coscienza.
    Il tutto può portare ad una maturazione ulteriore delle persone e del gruppo, consentendo loro di porre le basi di un intervento successivo, più impegnativo, più esteso e - probabilmente - più efficace.

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    DEFINIZIONE DEL PROGETTO

    Crediamo che il tema del rapporto tra giovani e lavoro rappresenti la problematica allo stesso tempo centrale ed emblematica delle esperienze delle ultime generazioni. Molte cose sono state dette al riguardo.

    Il rapporto giovani e lavoro oggi

    A noi interessa sottolineare alcuni degli aspetti più rilevanti anche rispetto al tema della partecipazione:
    ^ la realtà della disoccupazione coinvolge, come tutti sanno, per la gran parte i giovani. Questi sono infatti toccati più direttamente dalla crisi, e in particolare dalle ristrutturazioni aziendali, dalle iniziative di riconversione e decentramento lavorativo;
    ^ salvo una quota minima di soggetti privilegiati, la gran parte dei giovani mediamente dotati di un grado notevole di istruzione deve scontare, nella prima parte della propria carriera professionale, una incongruenza tra capacità professionali e occasioni lavorative;
    ^ la spinta all'innovazione tecnologica, che sembra permanere nel prossimo decennio, tende a rendere ancora più precaria e mutevole l'intera situazione lavorativa, spostando in avanti l'età d'ingresso nel mondo del lavoro, aumentando il «gap» formativo e tecnologico tra scuola e mondo del lavoro, rendendo indeterminate le figure professionali e contribuendo a creare iter professionali «labirintici»;
    ^ le ricerche sembrano confermare la persistente «centralità» dell'esperienza lavorativa nella definizione del senso personale di vita. Ciò rende ancora più instabile e precaria la fase di definizione dell'identità personale che accompagna il passaggio dall'età adolescenziale all'età giovanile e adulta.
    L'«esser giovani» costituirà sempre più una fase prolungata della esperienza personale di vita, caratterizzata da persistente indeterminatezza, dal continuo rinvio di scelte impegnative; in altri termini, da una specie di «giovinezza obbligata»;
    ^ la caduta dei momenti tradizionali di socializzazione istituzionalizzata (religiosi, culturali, politici, ma anche scolastici e familiari) ed il manifestarsi di un «mondo giovanile» sempre più connotato in termini di autonomia culturale e comportamentale, possono rendere ancora più disagiata la fase di transizione dalla realtà giovanile alla realtà sociale più ampia.

    Gli obiettivi del progetto

    È qui che si pone l'urgenza di una presenza nuova tra i giovani, caratterizzata dagli elementi della socialità, della conoscenza e dell'impegno su base etica.
    Il rapporto tra giovani e lavoro sembra essere sempre più simile ad una corsa ad ostacoli nella quale i partecipanti si trovano mediamente impreparati ed allo stesso tempo isolati. La partecipazione non potrà certamente aumentare o migliorare le esperienze lavorative; potrà invece influire sulla coscienza, sulle condizioni personali, sul modo in cui i singoli vivranno questa esperienza.
    Ci pare infatti di dover rifiutare quelle ipotesi economicistiche che vorrebbero giustificare la partecipazione solo alla luce di risultati occupazionali visibili.
    Questa posizione tende ad avvalorare la caduta di partecipazione, e sottovaluta l'influenza - innanzitutto sugli stessi soggetti, ma anche sulla realtà lavorativa in generale - di fattori quali la conoscenza, l'interazione personale, la disposizione dei singoli nei confronti di una realtà nuova ed in continuo mutamento.
    Da qui l'identificazione degli obiettivi del progetto.
    Si tratta di una proposta rivolta ad un gruppo di giovani già consolidato, oppure a soggetti che si incontrano per la prima volta. Questi possono essere lavoratori, studenti, giovani in formazione professionale e giovani in attesa di primo lavoro.
    Ecco allora gli obiettivi:
    ^ creare un'occasione di incontro tra giovani su un tema di interesse comune. Quindi una proposta di socializzazione e di incontro operativo di giovani che vengono stimolati ad unirsi in gruppo sia attraverso la valorizzazione delle esperienze, sia con una progressiva responsabilizzazione sulla gestione del progetto;
    ^ creare un'occasione di informazione e di formazione sui temi individuati. I soggetti vengono posti in condizione di conoscere la realtà del rapporto tra giovani e lavoro nei suoi aspetti più rilevanti, e vengono aiutati a comprendere tale realtà sulla base di categorie ed approcci diversi ma coerenti agli obiettivi;
    ^ creare un'occasione di coscientizzazione sul tema, a livello personale e di gruppo. Tale obiettivo si potrà raggiungere attraverso una valutazione etica della realtà analizzata, e quindi attraverso una assunzione di responsabiltà personale e di gruppo volta al raggiungimento di obiettivi definiti;
    ^ creare un'occasione di impegno sociale, attraverso l'elaborazione di un progetto di intervento mirato, la sua realizzazione, la verifica finale.
    Il momento dell'impegno rappresenta così il vero completamento dell'intero progetto, che intende coinvolgere le persone sia nella dimensione individuale di vita, che nell'ambito sociale.
    La successione delle fasi del progetto può essere così schematizzata (schema/2).

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    METODO, STRUMENTI E TEMPI

    Occorre, per prima cosa, definire i diversi soggetti del progetto.

    Il gruppo promotore e il gruppo dei partecipanti

    Innanzitutto vi è il gruppo promotore composto da un numero di persone sufficiente per la gestione dell'intero lavoro, la raccolta di documentazione, i contatti con i partecipanti, i contatti con gli esperti, la conduzione dei gruppi.
    È indispensabile che queste persone abbiano una visione sufficientemente completa del tema e condividano l'intero progetto, per essere preparati ai compiti loro attribuiti. Non sarà quindi inutile un momento di formazione del gruppo promotore.
    Si propone poi di attuare periodicamente incontri di verifica del gruppo promotore, per valutare l'andamento del progetto, apportare eventuali correzioni, ecc. Il buon funzionamento e l'affiatamento di questo gruppo è un elemento decisivo per la riuscita del lavoro.
    Vi è poi il gruppo dei partecipanti, che può essere misto e cioè composto da studenti, da lavoratori, da giovani in formazione professionale o in cerca di lavoro. Occorre fare attenzione che non ci sia una estrema disomogeneità di esperienze; per questo si consiglia la fascia dai 17 ai 24 anni (anche se si tratta di una variabile difficilmente controllabile).
    Questi giovani possono essere contattati col tradizionale metodo dei manifesti e volantini, ma, ancor meglio, con un lavoro di preparazione che preveda il contatto diretto con scuole professionali, classi scolastiche, gruppi associativi, gruppi sportivi o ricreativi...
    Occorre fare attenzione al modo in cui viene presentata loro la proposta: bando a formalismi o intellettualismi, serve invece centrare l'attenzione sulle motivazioni per cui si intende attuare il progetto, su ciò che offre un momento per conoscere, stare insieme ad altri giovani, confrontarsi con esperti e rappresentanti vari, realizzare un intervento concreto, divertirsi e, se possibile, fare un po' di festa.
    Insomma, non bisogna invitare le persone a sedersi per alcune sere consecutive su una sedia, soltanto per ascoltare chi parla. Occorre poi costituire un gruppo di esperti. Si tratta di persone competenti sui singoli temi (economista, sociologo...), oppure rappresentanti di istituzioni (amministratore, sindacalista, collocatore, industriale...).
    È bene individuare subito almeno una persona che conosca profondamente la realtà lavorativa del territorio in cui si opera, e che condivida il progetto, tanto da esservi coinvolta come consulente fin dalle fasi iniziali.
    Sarà utile spiegare a questi esperti che non si chiede loro una «buona relazione» solamente, ma un intervento più ampio, che comprenda l'incontro il più possibile diretto e comunicativo con i giovani partecipanti, un aiuto a comprendere la situazione dal punto di vista di questi, un contributo propositivo per cercare di migliorarla.
    Alcune volte (non è però una regola) è meglio rinunciare al «personaggio di chiara fama», preferendo una persona meno citata nei libri o sui giornali, ma più comunicativa.
    Vi è infine il problema dei referenti esterni. Questi sono di due tipi: i giovani cui ci si intende indirizzare con l'intervento finale, ed i soggetti con i quali occorre intessere rapporti che possano rendere possibile l'intervento stesso.

    Ambiti possibili di intervento

    Tutto questo presuppone l'individuazione di un ambito di intervento (un paese, un quartiere, una scuola, un centro di formazione professionale, una fabbrica, un centro giovanile ecclesiale), e degli obiettivi che si vogliono raggiungere (sensibilizzare, socializzare, informare, formare, mobilitare).
    Proponiamo qui di seguito una tipologia di interventi possibili, tra cui scegliere quello più adatto alla realtà sociale, economica, e dei soggetti coinvolti:
    - pubblicazione di un opuscolo su giovani e lavoro;
    - realizzazione di una mostra;
    - realizzazione di un documentario con situazioni reali, storie personali;
    - realizzazione di interventi formativi nelle scuole, che riprendano temi come il lavoro, l'orientamento professionale, il futuro professionale degli studenti;
    - realizzazione di un'indagine sulla transizione dalla scuola al lavoro;
    - creazione di un punto di collegamento dei giovani in cerca di occupazione;
    - mobilitazione dei soggetti del territorio al fine di creare occasioni di incontro tra domanda e offerta di lavoro;
    - mobilitazione dei soggetti formativi e lavorativi per realizzare esperienze di tirocini aziendali anche per gli studenti, per contratti di formazione-lavoro;
    - pubblicazione di dati quantitativi e qualitativi sugli sbocchi occupazionali degli ex-allievi dei centri di formazione professionale;
    - creazione di una cooperativa di giovani per attività di diverso genere.
    Come si vede, si tratta di interventi volti a coprire - nella gran parte - il vuoto informativo e sociale che si crea tra la fine dell'esperienza formativa e l'inizio dell'attività lavorativa.
    Proponiamo perciò di definire, già nella fase istruttoria, due o tre alternative di intervento, tra cui scegliere sulla base delle indicazioni degli esperti e della disponibilità dei partecipanti e dei soggetti coinvolti a vario titolo.

    Strumenti e tempi di lavoro

    Per gli strumenti, si consiglia la massima libertà e fantasia: grande uso di cartelloni, schede, grafici, tabelle, diapositive, fotografie, registrazioni, video-registrazioni... Occorre evitare comunque l'unicità della comunicazione orale. Per quanto riguarda quella scritta, sono utili testi diversi; basta che la persona sia posta in condizione di comprendere a cosa servono, in che posizione logica si pongono nell'economia del discorso. Senza tuttavia trasformare il corso in un esame universitario.
    Per quanto riguarda il reperimento delle «risorse», bisogna tentare tutte le strade possibili: biblioteca, distretto, sindacato, industriali, parrocchia, circoli culturali, amministrazioni pubbliche, banche.
    Da notare che molti enti possono rendere disponibili fondi per interventi socialmente utili, culturali. Non si tratta di «elemosina», ma di sostegno ad un progetto valido.
    Occorre infine precisare i tempi delle varie fasi del progetto, sapendo che la disponibilità delle persone non può essere «stirata» all'infinito, e che l'eccessiva lunghezza nuoce alla motivazione.

    PRIMA UNITÀ: SOCIALIZZAZIONE

    La prima unità consta di due fasi: una esterna ed una interna al corso.
    Nella fase esterna, individuati i possibili partecipanti, si ricerca un contatto diretto con loro negli ambiti in cui vivono associati. È quindi necessario uno strumento, volantino, manifesto o altro, su cui è formulata la proposta nella sua struttura essenziale, dove appare precisa la fase iniziale e più sfumata quella finale.
    È anche possibile operare una pre-indagine, per capire come i giovani avvertono o vivono il problema lavorativo. In questo caso, il questionario dev'essere essenziale e mirato a precisare le domande dei giovani, le condizioni, le motivazioni ed aspettative. Ciò contribuirà a meglio caratterizzare il corso sulle effettive realtà giovanili.
    Nella fase interna, si realizzano uno o due incontri, nei quali si possano conoscere le persone partecipanti, la loro condizione rispetto al lavoro, le aspettative nei confronti del futuro professionale, le attese e motivazioni nei confronti del corso.
    È importante che la struttura dell'unità di informazione e formazione sia caratterizzata dall'incontro di due gruppi di fattori: da un lato i contenuti affrontati, che definiranno la struttura logica degli incontri, dall'altro le domande dei partecipanti, che contribuiranno a definirne il metodo, lo stile.

    SECONDA UNITÀ: INFORMAZIONE E FORMAZIONE

    Innanzitutto vogliamo presentare una sequenza tipo di tematiche che affrontino in
    modo compiuto il problema giovani-lavoro, a loro volta distinte in sottotemi (vedi in Appendice).
    Le tematiche affrontate sono indicative, e possono essere ridefinite o accorpate sulla base della realtà territoriale, dei referenti, dei dati disponibili.
    Alcune avvertenze:
    ^ non si tratta di realizzare un corso universitario, ma una serie di momenti informativi e formativi per giovani, per aiutarli a comprendere, nell'essenziale, la loro condizione o le prospettive. Quindi serve essenzialità nei contenuti, stretta attinenza alla realtà giovanile, concretezza, propositività;
    ^ i contenuti offerti possono essere distinti in quattro aree:
    - le informazioni essenziali: sequenza logica e contenuti più rilevanti;
    - i dati di riferimento: documentazione essenziale;
    - l'analisi ed il commento;
    - i riferimenti bibliografici.
    Ogni relatore dovrà prepararsi per tempo, elaborando precedentemente, in modo da renderle disponibili, la traccia, la documentazione, la bibliografia. Ciò favorirà la comprensione;
    ^ sarebbe utile - precedentemente ad ogni incontro con gli esperti - realizzare piccole esperienze di ricerca o di raccolta di interrogativi da sottoporre all'esperto. Si possono fare piccole inchieste per analizzare, ad esempio, il tasso di occupazione coerente tra gli ex studenti e gli ex-allievi dei centri di formazione professionali, oppure studiare casi produttivi specifici (un'industria in difficoltà, una realtà di innovazione tecnologica, un'azienda di servizi informativi...); infine analizzare storie di vita significative.
    Qui la fantasia può sbizzarrirsi, avendo chiaro l'obiettivo, e cioè di rendere il più possibile dialogico il rapporto tra partecipanti e esperienze soggettive da un lato, esperti e categorie culturali dall'altro.
    Si può anche seguire il metodo più facile: prima di ogni incontro si organizza una riunione di partecipanti (basta un piccolo gruppo) che socializzano la loro esperienza sul tema che verrà trattato, e la sintetizzano in informazioni e interrogativi da sottoporre al relatore all'inizio dell'incontro vero e proprio;
    ^ molta attenzione dovrà essere dedicata alla visualizzazione dei contenuti:
    - le piccole ricerche, le esperienze personali, gli interrogativi possono essere riportati su tabelloni ben visibili;
    - lo stesso dicasi per le tracce delle relazioni in modo che il partecipante possa inquadrare la relazione stessa, collocandola nella logica più vasta del corso;
    - la documentazione dev'essere distribuita prima della relazione dell'esperto e allegata alla traccia;
    - i temi e sottotemi delle relazioni dovranno essere pubblicizzati su manifesti nei «punti strategici» della zona di riferimento;
    ^ ogni sforzo conoscitivo deve essere orientato in senso propositivo; deve cioè portare non solo all'individuazione dei problemi, ma pure delle responsabilità e delle strategie di risoluzione. Ciò vale per i responsabili, gli esperti, ma pure per i partecipanti.

    TERZA UNITÀ: COSCIENTIZZAZIONE E PROGETTAZIONE

    Proponiamo il percorso più lungo, sapendo che può essere semplificato. Si compone di tre momenti.

    Incontro finale di verifica

    I partecipanti, assieme a responsabili e esperti, traggono le conclusioni del percorso informativo-formativo, raccogliendo le indicazioni propositive emerse. Si avrà così un quadro dei problemi occupazionali, dei soggetti interessati, delle possibili indicazioni risolutive.
    In tal modo si elaborerà, nelle grandi linee, il progetto di intervento, sulla falsariga della tipologia presentata in precedenza.
    In questo incontro si imposterà pure la tavola rotonda con i responsabili della comunità ed i rappresentanti dei vari enti e associazioni interessati al problema.

    Tavola rotonda

    È da evitare il modello: «siamo a conoscenza del problema, ma la questione è assai complessa», così pure: «il problema è grave, ma stiamo già facendo tutto il possibile», senza dimenticare il più paternalistico: «la realtà è grave, ma noi siamo dalla parte dei giovani».
    I rappresentanti degli enti e associazioni vanno invece richiamati alle loro responsabilità precise, sulla base di una bozza di proposta elaborata nell'incontro di verifica, in modo che si esprimano per il sì o per il no, oppure per soluzioni condizionate, purché siano chiare le motivazioni.
    È da tenere presente che le organizzazioni tendono spesso alla riproduzione dell'esistente e solitamente disdegnano l'innovazione, perché mette in discussione situazioni consolidate, anche se non efficaci dal punto di vista dell'utilità sociale. È pure in voga il palleggio delle responsabilità, oppure il rimando ai livelli superiori.
    Naturalmente la questione non è semplice. I problemi sopra elencati esistono.
    Però, sia pure in una realtà complessa, esistono sul territorio margini non indifferenti di discrezionalità che possono essere giocati positivamente.

    Incontro di progettazione dell'intervento

    Si valutano i risultati della tavola rotonda, confrontandoli con la bozza elaborata al termine del corso.
    Si avrà quindi un quadro delle vie d'intervento su cui si riscontrano disponibilità e possibilità di riuscita. Su questa base si potranno definire strategia, soggetti interessati, metodo, strumenti e tempi dell'intervento.
    In particolare, occorrerà porre chiarezza agli obiettivi che si desiderano raggiungere, alla luce comunque dei criteri di possibilità riscontrati:
    - se l'intervento sarà di carattere informativo (opuscolo, mostra, documentario, o altro), gli obiettivi si limiteranno alla sensibilizzazione sulla base dei contenuti;
    - se l'intervento sarà formativo (incontri nelle scuole o in altre agenzie), esso tenderà sia alla socializzazione, sia alla creazione di atteggiamenti e contenuti nuovi nelle persone (ciò richiede una specificazione precisa);
    - se l'intervento sarà di mobilitazione rispetto ad obiettivi concreti (creazione di un centro di collegamento per giovani, realizzazione di un migliore livello di interazione tra domanda ed offerta, realizzazione di tirocini aziendali, contratti di formazione-lavoro, esperienze di cooperative... ecc.), questi dovranno essere ben individuati, e anche i soggetti e il grado della loro responsabilizzazione.

    QUARTA UNITÀ: INTERVENTO

    Essendo estremamente diversificati i possibili interventi, proponiamo qui alcuni elementi di chiarificazione ed organizzazione della realizzazione che si intende operare:
    - obiettivi: informativi, formativi, mobilitanti, realizzativi;
    - contenuti: situazione economica, mercato del lavoro, scuola... ;
    - soggetti coinvolti: diretti o indiretti, partecipanti e interlocutori;
    - metodo: modo in cui si realizza l'interazione dei vari elementi del progetto per il raggiungimento degli obiettivi;
    - strumenti: finanziari, materiali...;
    - tempi.
    Sarà utile prevedere in precedenza, per quanto possibile, gli ostacoli che si potrebbero incontrare, e definire strategie per il loro superamento.
    Alcune indicazioni per il lavoro.
    ^ Non lasciarsi coinvolgere nelle dinamiche politico-partitiche: non schierarsi per una parte contro l'altra.
    L'intervento avrà successo se saprà realizzare il massimo di unione delle parti in causa rispetto agli obiettivi definiti. Occorre quindi resistere alla richiesta di «schieramento» che specialmente i soggetti partitici esprimono.
    Ciò non significa essere ingenui. Perciò vanno individuati i referenti più significativi, gli ostacoli possibili. E va attuata un'opera intelligente di coinvolgimento, portando garanzie di imparzialità e dedizione al problema.
    ^ Non muoversi in un'ottica anti-istituzionale.
    La protesta può forse placare l'indignazione di chi la attua, ma non porta quasi mai a risultati apprezzabili sul piano concreto. Così, la lentezza o la burocrazia tipiche delle istituzioni non possono giustificare un atteggiamento di impazienza o l'illusione di scorciatoie. Occorre invece pazienza, e concentrazione sull'obiettivo.
    ^ Non lasciarsi attrarre da affermazioni troppo drastiche sui problemi e sulle responsabilità.
    Cercare sempre di affermare solo ciò che può essere documentato; quindi con una certa prudenza sulla realtà in generale e su altre situazioni.
    Queste tre indicazioni hanno anch'esse un limite, e cioè la realizzabilità degli obiettivi. Se qualcuno o qualcosa si frappone sulla strada, inficiandone il risultato, questi va indicato con chiarezza come causa dell'insuccesso o del relativo successo.
    In generale, è utile ricordarsi, in ogni passaggio,.che non si rappresenta se stessi, ma un gruppo di giovani che hanno offerto disponibilità al progetto. Questo può rappresentare per loro un'occasione di maturazione, di crescita partecipativa, oppure di delusione.

    QUINTA UNITÀ: VERIFICA

    La verifica si realizza confrontando i risultati del progetto con gli obiettivi precedentemente posti.
    Non vi sono soltanto obiettivi materiali, relativi ai risultati concreti raggiunti in termini di mobilitazione e realizzazione di fatti che aiutino a migliorare il rapporto tra giovani e lavoro.
    Vi sono pure obiettivi informativo-culturali, che creano una sensibilizzazione sul tema; obiettivi formativi, che hanno un tempo più lungo di riscontro concreto.
    Infine vi sono obiettivi interni al gruppo: la creazione di un gruppo di persone che hanno offerto la loro disponibilità per un impegno del genere è già un buon obiettivo.
    La realizzazione di occasioni di incontro, confronto, di ricerca, ha identico valore. Attenzione, quindi, a non considerare come unici obiettivi quelli materiali; senza per questo limitarsi soltanto ad aspetti informativi e di socializzazione.
    D'altra parte, a detta di molti esperti, lo stesso problema del lavoro richiede sì nuove occasioni occupazionali, ma anche una diversa cultura del lavoro soprattutto tra i giovani, i quali si trovano ad affrontare una situazione diversa da quella prospettata loro da genitori, insegnanti, educatori.
    Essi devono capire che una situazione professionale soddisfacente non si trova tutt'intera in una sola volta, ma va costruita con pazienza e dedizione.
    D'altra parte per non drammatizzare eccessivamente il problema del lavoro, come quando la si affronta da soli, è decisivo vivere questo duro momento con altri, in un ambiente sereno ed equilibrante come quello delineato in questa proposta.

    APPENDICE:
    SEQUENZA TEMATICA SU «GIOVANI E LAVORO»

    1. Presentazione di dati sul tema: giovani e lavoro
    Confronto tra la realtà italiana e quella del territorio:
    - componente giovanile (maschi e femmine) del fenomeno della disoccupazione
    - fasce giovanili (maschi e femmine) nella dinamica occupazionale
    - offerta di lavoro giovanile (maschi e femmine) distinta per titolo di studio
    - entrata nella vita attiva: tempi e modalità per ogni canale di transizione
    - corrispondenza tra titolo di studio e/o qualifica professionale e lavoro.
    2. Cause della debolezza del soggetto giovanile nel mercato del lavoro
    Elenco delle cause principali:
    - contrazione dell'attività produttiva
    - innovazione tecnologica
    - distanza tra scuola e lavoro
    - rispondenza tra prodotto formativo dei centri di formazione professionale e domanda delle strutture produttive sul territorio
    - inadeguatezza dei canali di mediazione tra domanda ed offerta di lavoro
    - enfasi sull'«esperienza» nelle offerte di lavoro.
    3. L'economia italiana e le prospettive per l'occupazione
    Ambiti di riflessione:
    - cenni sulla crisi economica
    - modificazioni dei mercati internazionali, nuovi soggetti e nuove prospettive
    - innovazioni di prodotto
    - innovazioni di processo
    - deindustrializzazione e terziarizzazione.
    4. I problemi dell'occupazione: tendenze e prospettive
    Con diretto riferimento al territorio:
    - analisi per settori: primario, secondario, terziario
    - analisi per aree professionali: operatori generici, qualificati e specializzati, tecnici
    - innovazione tecnologica e figure professionali
    - nuove caratteristiche del lavoro: formazione, età, cultura del lavoro, modalità di lavoro.
    5. Sistema formativo e realtà del lavoro
    Analisi dei diversi comparti formativi alla luce dei criteri seguenti:
    - contenuti culturali
    - contenuti tecnico-scientifici
    - interazione tra sistema formativo e realtà del lavoro (tirocini, collaborazione tecnica, collaborazione informativa)
    - futuro occupazionale.
    Riflessione per aree:
    - obbligo scolastico
    - istituti professionali/formazione professionale (regionale)
    - istituti tecnici (industriali, commerciali, per geometri, agrari)
    - licei e simili
    - università (per aree culturali o tecnico-scientifiche).
    6. L'incontro tra domanda e offerta di lavoro: realtà e prospettive
    Realtà e prospettive:
    - il collocamento
    - la scuola
    - la formazione professionale
    - la famiglia
    - l'apprendistato
    - stages aziendali e contratti di formazione-lavoro
    - agenzie del lavoro.


    T e r z a
    p a g i n A


    NOVITÀ 2024


    Saper essere
    Competenze trasversali


    L'umano
    nella letteratura


    I sogni dei giovani x
    una Chiesa sinodale


    Strumenti e metodi
    per formare ancora


    Per una
    "buona" politica


    Sport e
    vita cristiana
    rubrica sport


    PROSEGUE DAL 2023


    Assetati d'eterno 
    Nostalgia di Dio e arte


    Abitare la Parola
    Incontrare Gesù


    Dove incontrare
    oggi il Signore


    PG: apprendistato
    alla vita cristiana


    Passeggiate nel
    mondo contemporaneo
     


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    di morte e altro
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