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    Verona: impegno ecclesiale per la pastorale giovanile


     

    ESPERIENZE

    Paolo Zuccari

    (NPG 1983-03-30)


    Un vestito vecchio e malandato, una bombetta piena di polvere e un povero bastone sventolato con signorilità; ma all'occhiello un bel fiore o un lembo di fazzolettino che spunta solo per quel po' di bianco che può ancora avere. La fotografia è quella di Charlot; chissà quante volte l'abbiamo vista.
    Ad un osservatore superficiale poteva apparire proprio in questo modo una chiesa, quella di Verona, che con l'immagine pubblica di città della droga e quindi di gioventù fallita, si è proposta di darsi un contegno con il fiore all'occhiello di un po' di giovani chiamati ad un convegno per stare insieme, pregare insieme, fare festa insieme, mostrare anche «l'altra faccia». Se tutto si fosse fermato all'incontro di una sola giornata, allora non ci potrebbe essere immagine migliore di quella descritta. Ma le cose non sono andate così; non possono essere così in una chiesa che si preoccupa non dell'apparire o della bella figura ma di persone, di interiorità, di verità.
    Il discorso, tuttavia, permette di far percepire le attese ma anche le paure di un avvenimento che ha sollecitato l'interesse e l'attenzione della chiesa veronese nel corso del 1982, con risonanze pastorali appena avviate e di cui è possibile stendere un bilancio solo provvisorio ed esteriore.

    «GIOVANI A CONVEGNO»

    «Giovani a convegno»: l'espressione può sembrare una ricercatezza rispetto all'altra «facciamo un convegno per i giovani».
    Non è questione di ricercatezza o di gusto del nuovo; invece sul piano della mentalità da perseguire in questa iniziativa, le cose si collocano in modo preciso perché l'espressione dice che quando si parla di giovani ci si trova davanti a persone ormai chiamate e capaci di decisioni autonome e riconosciute responsabili; ci si trova davanti a persone che sul piano della fede si avviano ad esercitare anche dal punto di vista umano-psicologico quella fede adulta alla quale sono abilitati dal sacramento della cresima.
    Giovani a convegno descrive la preoccupazione fondamentale di aiutare i giovani a prendere essi stessi coscienza della loro situazione e delle loro esigenze profonde, a confrontarsi e ad accogliere la proposta che viene dal vangelo di Gesù, e sollecitarli a dare delle risposte a se stessi, alla chiesa, alla società, vivendo da responsabili tutte le dimensioni della loro esistenza.
    Giovani a convegno: vuol dire che questi giovani ci sono; è possibile chiamarli perché la voce non cade nel deserto. E difficile fare oggi una proposta cristiana ai giovani; ma è anche consolante costatare come alcuni la accolgano nella loro vita in modo da lasciarsi trasformare dall'azione di Dio, fino a diventare capaci di profonda vita interiore e di coraggiosa testimonianza.
    Senza dimenticare i molti assenti.
    E non per giudicarli, non per dire che sono dei perduti.
    L'atteggiamento della chiesa è quello di guardare a tutti gli uomini con simpatia, non per farli diventare terra di conquista ma per offrire loro, per il loro bene, l'unico grande bene che la chiesa possiede: Gesù Cristo e il suo vangelo. Vedere come tanti giovani vivono privi di un significato per la loro vita o proprio aggrappati a quel poco che sa loro offrire la nostra società, è motivo di tristezza, non perché li vogliamo dalla nostra parte ma perché crediamo che anche per loro il vangelo di Gesù è tutta la ricchezza di una notizia che porta gioia perché rende lieta in pienezza la vita».

    La proposta del convegno

    La lunga citazione è la presentazione del convegno fatta a tutta la diocesi attraverso il settimanale cattolico. La proposta, riassuntivamente, presentava queste finalità:
    - offrire una prima grande occasione di continuità pastorale con il lavoro svolto dalla diocesi per gli adolescenti;
    - sollecitare la chiesa di Verona a prendere oggettiva e serena coscienza della situazione e delle esigenze dei giovani;
    - proporre alcune linee di intervento per la pastorale giovanile (= dei giovani, per i giovani);
    - aiutare i giovani a prendere coscienza della loro situazione e delle loro esigenze più profonde e ad accogliere la proposta del vangelo di Gesù;
    - alimentare negli operatori di pastorale fiducia e speranza.
    L'idea del convegno e dell'attenzione specifica alla pastorale giovanile è nata da Mons. Amari, che, vescovo di Verona da quattro anni, non ha mai cessato di porre particolare attenzione alla realtà dei giovani anche avviando concretamente un Centro diocesano di pastorale giovanile, in naturale continuità e completamento con gli altri centri di pastorale presenti in diocesi per collegare e sostenere l'impegno ecclesiale per i ragazzi (Casa Gioiosa), i preadolescenti (Centro Valier), gli adolescenti (Casa Serena). La presenza e l'interessamento del vescovo ha preceduto, accompagnato e sostenuto le varie tappe in cui si è sviluppata l'iniziativa. Ne sono segno i richiami fatti negli scritti «ufficiali» inviati alla diocesi in varie occasioni e soprattutto il costante riferimento ai giovani nelle visite alle parrocchie e ai vari gruppi.
    L'inizio dell'attività ha avuto come protagonisti proprio il vescovo e i giovani, convocati in cattedrale da tutte le parrocchie, nel pomeriggio dell'8 dicembre '81: il vescovo ha offerto ai giovani il «Messaggio del Concilio ai giovani» e una sua «consegna» nella quale li invitava ad essere «liberi, coraggiosi, nella chiesa», prospettando loro l'invito al convegno del 16 maggio 1982 e sollecitandoli all'impegno di fede:» la nostra chiesa di San Zeno e le vostre parrocchie hanno bisogno di voi, aspettano il vostro interessamento e la vostra opera».

    L'avvio e il coinvolgimento

    L'avvio ufficiale del convegno ha avuto un susseguirsi intenso di incontri e di coinvolgimenti a vari livelli.
    In una chiesa della città (San Zeno in oratorio) ogni venerdì sera i giovani della diocesi hanno avuto la possibilità di ritrovarsi insieme a pregare, con lo stile impegnativo della preghiera della chiesa e della riflessione personale. Si sono potute contare varie centinaia di presenze, soprattutto nei venerdì di quaresima e in quelli precedenti il convegno. E la preghiera, come sostegno ecclesiale, ha accompagnato, alimentato e fecondato l'intero itinerario di preparazione all'incontro.
    L'esistenza in diocesi del settimanale cattolico e di una emittente radiotelevisiva cattolica (Radio Tele Pace) ha offerto l'opportunità di una presenza costante e capillare di notizie, informazioni, inviti. Ogni settimana uno spazio nel giornale e una rubrica alla radio, con qualche pagina speciale e qualche trasmissione televisiva, hanno consentito a tutta la diocesi di seguire passo passo l'iniziativa. Anche altri strumenti di comunicazione sociale e altre testate locali hanno pubblicato qualche intervento sul lavoro in atto in diocesi.
    Anche i vari organismi diocesani di partecipazione sono stati continuamente interessati a quanto si andava facendo.
    Consiglio presbiterale diocesano: è stato il primo organismo ad essere informato dell'iniziativa. Nella riunione del 26 novembre '81 il vescovo presentava la sua idea di «Giovani a convegno»; i presbiteri consiglieri ne discutevano insieme per dare suggerimenti, richiamare attenzioni, esprimere anche difficoltà e perplessità. Proprio in questo contesto veniva suggerita l'opportunità che il momento di festa del 16 maggio fosse preparato con attenzione, ma soprattutto venisse seguita da una seria riflessione sulla pastorale giovanile, che avesse come punto di conclusione il convegno pastorale diocesano che da alcuni anni viene tenuto agli inizi di settembre su alcuni grandi temi pastorali (catechesi, famiglia, laicità).
    Durante il corso dell'anno il consiglio presbiterale è stato costantemente informato sul proseguimento del lavoro e alcune volte ha preso direttamente in esame qualche aspetto della pastorale giovanile, soprattutto il problema della continuità con la pastorale degli adolescenti.
    Lo stesso 26 novembre '81 era in programma la prima convocazione della provvisoria Consulta diocesana dell'apostolato dei laici, che tornava a riunirsi dopo alcuni anni.
    In quell'assemblea ancora una volta il vescovo presentava la sua proposta per la pastorale giovanile e chiedeva ed otteneva il sostegno e la fattiva collaborazione di tutte le aggregazioni presenti, ciascuna con il suo dono particolare: di preghiera, di carità, di apostolato, di formazione, di impegno nel sociale.
    Da questo incontro scaturiva l'esigenza di far lavorare insieme soprattutto gruppi giovanile parrocchiali e quei movimenti e associazioni che si interessavano direttamente dell'età giovanile. Si è avviata quindi una «commissione allargata» (così era chiamata nel progetto-convegno) di rappresentanti di parrocchie, associazioni e movimenti, con il compito di ripensare le idee e i criteri fondamentali da porre a sostegno anche dell'organizzazione concreta del convegno. Organizzazione affidata operativamente ad una segreteria composta da una decina di persone (due preti, un religioso, una religiosa, sette giovani).
    Il Consiglio pastorale diocesano che al tempo dell'avvio del convegno non esisteva perché in via di rinnovamento, veniva costituito e convocato la prima volta il 13 febbraio. Era ovvio che prendesse come principale interesse proprio la pastorale giovanile. E lo ha fatto con notevole impegno, offrendo contributi di riflessione,
    di attenzione alla realtà, di suggerimenti teorici e pratici. Si è rivelato utilissimo strumento di scambio reciproco tra diocesi e parrocchie. Infatti i consiglieri diocesani più volte hanno interessato i rispettivi consigli vicariali e parrocchiali sul problema della pastorale giovanile e hanno costantemente riportato in consiglio diocesano la voce, le attese, le difficoltà presenti nelle situazioni locali.
    Per un paio di volte, infine, è stato convocato anche un gruppo di preti, soprattutto giovani, uno per ogni vicaria, sempre per rendere il progetto sempre più vicino alle realtà concrete.

    L'INDAGINE SULLA RELIGIOSITÀ DEI GIOVANI A VERONA

    Una sottolineatura particolare merita l'indagine scientifica svolta per conoscere la situazione religiosa e umana dei giovani veronesi.
    L'idea di partenza è stata di mettersi in ascolto seriamente del mondo giovanile per conoscerlo quanto più profondamente possibile. E non tanto come strategia pastorale di chi si preoccupi di conoscere le richieste del mercato giovanile per trovare le ricette più adatte alla svendita di fine stagione. Sarebbe prendere in giro i giovani e non prendere sul serio il messaggio cristiano che non va svenduto a nessuno.
    Piuttosto l'inchiesta è servita alla nostra chiesa come richiamo a porsi in continua attenzione e ascolto della realtà per lasciarsi interrogare dalla realtà stessa ed essere sollecitata a quel rinnovamento che, se trova la spinta fondamentale nella parola di Dio, è tuttavia continuamente provocato anche da quella voce di Dio che è la storia concreta.

    Lo strumento per l'indagine

    Lo strumento concreto per l'indagine veniva offerto dalla pubblicazione dei due volumi Oggi credono cosi che riportavano i dati dell'ormai conosciuta indagine Milanesi. Lo stesso G. Milanesi e la sua èquipe si dicevano disposti e contenti di realizzare a livello locale veronese l'inchiesta già condotta a livello nazionale, mettendo a disposizione di Verona il questionario, alcuni esperti, gli strumenti di interpretazione, e quindi le stesse ipotesi di lavoro, le stesse finalità, ecc.
    L'accordo è stato raggiunto in fretta cosicché ai primi di gennaio era possibile far incontrare in uno stage preparatorio gli esperti della Università pontificia salesiana e circa 150 (centocinquanta) giovani disposti ad assumersi l'impegno dell'inchiesta. L'indagine era svolta mediante colloquio personale con circa 1800 giovani (nati tra il '61, e il '64), suddivisi nelle varie zone pastorali o comprensori e scelti a caso sulle liste elettorali dei comuni di appartenenza. Il campione di 1800 soggetti rappresentava il 5% dell'intera popolazione giovanile degli anni interessati. Prima ancora di riferire alcuni risultati dell'indagine bisogna sottolineare l'importanza pastorale del fatto che parecchi giovani delle parrocchie sono stati, in questo modo, aiutati e spinti fuori della solita piccola cerchia del proprio gruppo e sono andati a parlare di argomenti importanti, e spesso con tempi prolungati ben al di là del tempo necessario per l'inchiesta, con parecchi altri giovani, venendo a contatto diretto con le situazioni le più disparate (dei giovani e delle famiglie).

    I risultati dell'inchiesta

    Il risultato dell'indagine, che l'èquipe di ricerca (in particolare Renato Mion) ha consegnato all'inizio di agosto, è stato presentato alla diocesi in un fascicolo che riportava alcuni dati riassuntivi e alcune prime conclusioni.
    Gli stessi risultati, suddivisi in varie aree tematiche (fede, chiesa, morale, territorio) sono stati illustrati ampiamente nel convegno pastorale di settembre, di cui si parlerà più ampiamente qui di seguito. L'elaborazione completa è in attesa di stampa definitiva, dopo essere stata letta e studiata da varie persone e gruppi che hanno suggerito alcune rettifiche e chiarificazioni, non tanto sui dati quanto sull'interpretazione degli stessi.
    Volendo dire qualcosa, in modo molto approssimativo, per quanto riguarda i risultati dell'inchiesta, si possono descrivere rispondendo alla domanda: Vi è una domanda religiosa nella diocesi di Verona, da parte dei giovani? Di che tipo di domanda si tratta? Da quali connotazioni è caratterizzata?
    La risposta colloca tale domanda abbastanza vicina a quella rilevata dalla ricerca nazionale, anche se con tonalità proprie. La domanda religiosa come interesseorientamento-attesa nei riguardi dei sistemi di significato aventi tendenza verso un carattere di radicale alterità è leggermente superiore a quella nazionale, accompagnata da una serie di trasformazioni qualitative del vissuto religioso. Tra queste a Verona notiamo:
    - una spinta all'autoemarginazione della religiosità popolare;
    - un comportamento religioso ancora largamente definibile in termini istituzionali, cioè ecclesiali, anche se la loro domanda religiosa non lo è più o non lo è totalmente;
    - una frammentarietà all'interno della stessa esperienza religiosa espressa dalla separatezza tra fede ed etica, tra atteggiamenti individualistici, personalistici ed atteggiamenti partecipativi;
    - una ricerca di soggettivizzazione, collegata alla frammentazione della domanda, che si esprime sia come tendenza a subordinare la domanda di religione ai bisogni di identità individuale, di autorealizzazione e di autovalutazione, sia come concezione del proprio impegno religioso come domanda di protagonismo, come disponibilità attiva e creativa per una riappropriazione del religioso in chiave soggettiva;
    - una scarsa vitalità ed iniziativa dei gruppi ecclesiali che vivono una gestione individualistica dei loro bisogni e delle loro risposte, un procedere alla spicciolata, senza grandi progetti collettivi.
    Sembra così di poter applicare anche a Verona le idee che Milanesi rilevava in prospettiva nazionale quando affermava che «è la religione di una generazione che, piuttosto povera di memoria storica, si trova a gestire un quotidiano complesso e contraddittorio, senza punti di riferimento sicuri, e non riesce o non vuole correre troppi rischi affidandosi a progetti complessivi o ad utopie improbabili. È una religione di corto respiro, capace di legittimare solo il piccolo cabotaggio delle esperienze che mirano nel privato e nel prepolitico a ricuperare un motivo plausibile per vivere in modo qualitativamente diverso.
    È l'analogo di una politica ridotta a dimensioni quotidiane e di un sociale rinchiuso nel territorio senza orizzonti.
    È dunque destinata a rientrare probabilmente appena le circostanze permetteranno di organizzare la propria vita di adulti nel solco dei modelli comandati dalla laicità borghese».

    PROPOSTE PER ORATORI E GIOVANI

    Alcune proposte hanno raggiunto anche direttamente gli operatori della pastorale giovanile e i giovani.
    Si è già parlato del primo incontro realizzato dal vescovo con i giovani 1'8 dicembre '81, dando avvio all'iniziativa.
    La preghiera settimanale è stata punto di riferimento per molti giovani e per molti gruppi ed occasione per scambi di idee e conoscenza reciproca. Realizzato come proposta diocesana, questo incontro di preghiera è stato organizzato anche in molte vicarie e parrocchie, soprattutto durante la quaresima e come preparazione immediata alla giornata del 16 maggio.
    In preparazione alla quaresima sono state visitate tutte le trentuno vicarie della diocesi per presentare suggerimenti e sussidi. L'iniziativa è stata compiuta congiuntamente con il Centro di pastorale degli adolescenti; al di là dell'utilità concreta per la suddivisione del lavoro, si è voluto creare la convinzione della continuità pastorale tra adolescenti e giovani; l'idea sembra sia stata percepita con chiarezza e abbia ottenuto ampi consensi.
    L'impegno proposto ai giovani durante la quaresima ruotava attorno a quattro aree di intervento: preghiera, catechesi, cultura, carità. Per ognuna di queste aree venivano offerti sussidi e create possibilità di incontro.
    Non è possibile, poi, valutare quantitativamente le innumerevoli occasioni in cui sono stati incontrati i giovani nei loro gruppi parrocchiali e di aggregazione, i preti nelle loro parrocchie o nelle loro riunioni, i religiosi e le religiose nelle loro comunità, tante persone adulte attraverso vari strumenti.
    Evidentemente è ancora meno possibile dare una valutazione qualitativa. Tuttavia da come tutte le vicende si sono sviluppate e da come ancora oggi trovano continuità, si può concludere che tutto il lavoro di interessamento, di incontri, di rapporti intessuti ha creato una buona sensibilità ecclesiale attorno e a sostegno della pastorale giovanile.

    IL 16 MAGGIO: GIOVANI A CONVEGNO

    Tappa fondamentale e punto di riferimento del lavoro era la giornata del 16 maggio. Se ci poteva essere il timore che la festa fosse poco preparata e soprattutto rischiasse di rimanere senza continuità, c'era anche la convinzione che per ridare vigore alla pastorale giovanile, fiducia agli operatori, incoraggiamento ai giovani, una festa, un momento di incontro tra molti giovani potesse dare una spinta decisiva.

    Preparazione immediata

    Mentre sono continuate le iniziative di cui si è parlato, è stato preparato un fascicolo rivolto a tutte le persone e le comunità della diocesi, in cui si offrivano alcune idee comuni sulle quali riflettere e pregare e alcune indicazioni concrete per la preparazione immediata.
    Il sussidio presentava alcune idee per costruire uno schema di revisione per tutti, in modo particolare per i consigli pastorali; una scheda per i giovani, per aiutarli a prepararsi alla festa; una scheda per gli adulti, chiamati ad unirsi ai giovani soprattutto partecipando al momento eucaristico della fede; una scheda per gli adolescenti che nei giovani «vedono aprirsi il loro sentiero di vita»; una scheda per i nuovi-adolescenti (terza media): «uno scatto... e anch'essi sono sul sentiero»; e una scheda per i ragazzi e le ragazze per renderli partecipi di questo avvenimento ecclesiale.
    Presentata e vissuta in questo modo, la preparazione ha realizzato una buona sensibilità ecclesiale e ha dato ai giovani l'immagine di un'intera chiesa attenta a loro.
    La preparazione si è intensificata nei giorni immediatamente precedenti il convegno, con l'annuncio dato in tutte le parrocchie della diocesi la domenica precedente e la preghiera per ottenere i doni dello Spirito; con un incontro di preghiera, presieduto dal vescovo, cui erano invitati sacerdoti, religiosi e religiose; con un ultimo incontro di preghiera per i giovani. Durante l'ultima settimana si invitava ogni parrocchia o vicaria ad organizzare un incontro con i giovani (o di riflessione e approfondimento sul senso del convegno o di preghiera).

    La grande assemblea giovanile

    La grande assemblea giovanile del 16 maggio veniva presentata in questi termini. È assemblea plenaria dei giovani (18-20 anni), in particolare dei giovani credenti che vivono nelle comunità della diocesi e che hanno scoperto in Cristo la motivazione di fondo della loro vita e si sono compromessi con lui. Consapevoli dell'umile fierezza della loro identità cristiana, anche con l'assemblea del 16 maggio vogliono farsi chiaro e rispettoso annuncio e testimonianza ai loro amici, compagni di scuola, di lavoro, di divertimento.
    È importante esperienza di chiesa: i giovani sono convocati attorno alla parola di Dio e al vescovo della diocesi; alimentano la loro fede nella preghiera e nella celebrazione dell'eucaristia; testimoniano la gioia della vita cristiana anche con un segno di festa, posto all'interno di una società che spesso sembra vibrare solo davanti a dimensioni di morte; si fanno responsabili della vita della chiesa, ricuperando il senso della missionarietà presso i loro coetanei.
    È esperienza di chiesa che sente l'urgenza di comporre rispettosamente le diverse sensibilità per compaginare i ministeri di tutti in una comunità cristiana che sia veramente comunione di persone.
    È proposta aperta sul mondo: non con la pretesa di conquistarlo ma con la consapevolezza che la chiesa vive per il mondo, è inviata al mondo. I giovani si incontrano per dare tono alla loro fede in modo da ricevere il gusto e il coraggio della testimonianza e dell'impegno nel mondo in cui vivono.
    Il convegno è stato vissuto dai giovani con il seguente programma. Il mattino era organizzato in tre tempi:
    ^ ascolta: accoglienza, preghiera, meditazione del Vescovo;
    ^ ascoltiamoci: voci dal mondo giovanile;
    ^ ascoltateci: i giovani ai giovani, alla chiesa, al mondo, agli emarginati. Il pomeriggio invece prevedeva:
    - dalle 14 alle 16 in piazza S. Zeno: espressione giovanile: mostra fotografica, teatro popolare, proposta musicale, mercatino delle cose giovani, mostra e rivendita del libro, giochi popolari, tombolone;
    - dalle 16 alle 17: in basilica di S. Zeno silenzio e disponibilità di sacerdoti per il sacramento della riconciliazione;
    - alle ore 17 in piazza S. Zeno: concelebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo, animata dai giovani e partecipata da tutta la comunità diocesana. Nella stessa giornata erano chiamati alla festa anche gli adolescenti e i «nuovi adolescenti» (3a media).
    In luoghi e con programma distinti, hanno vissuto la mattinata nella riflessione, nella preghiera, nello scambio di esperienze, in alcune iniziative specifiche. Al pomeriggio si sono uniti tutti insieme in piazza S. Zeno per partecipare insieme ai giovani al momento della festa, della riconciliazione, della celebrazione eucaristica. Mettere insieme persone di età e sensibilità diverse ha fatto discutere; ma al di là delle reali difficoltà si è valutata positivamente la possibilità di vivere la mattinata con proposte specifiche e la festa tutti insieme, anche perché ragazzi e adolescenti hanno potuto guardare in avanti e dire grazie ai giovani: il sentiero è tracciato per noi» (è lo slogan di un grande cartellone-puzzle composto dagli adolescenti). Lo svolgimento della giornata, con servizi in diretta e in differita, e con la trasmissione in diretta della concelebrazione eucaristica, curate dall'emittente Radio Tele Pace ha portato in tutta la diocesi voci e immagini.

    IL CONVEGNO PASTORALE DIOCESANO DI SETTEMBRE

    L'estate ha visto intensificarsi incontri, esperienze, campi-scuola, campi di lavoro, campeggi organizzati dalle parrocchie e dalle varie aggregazioni giovanili. C'è stata anche una prima proposta diocesana di tre settimane di campo-scuola, offrendo ai giovani la possibilità di partecipare o per un'intera settimana o anche per qualche giorno soltanto.
    Ma l'attenzione particolare dell'estate è stata orientata alla preparazione del convegno pastorale diocesano di settembre, presentato con il titolo Chiesa locale e pastorale giovanile.

    Le scelte fondamentali

    Le scelte fondamentali che hanno guidato la programmazione del convegno possono essere così riassunte.
    Il convegno sulla pastorale giovanile si è rivolto in modo speciale agli operatori, sia come soggetti di pastorale, sia come ormai capaci di essere operatori di pastorale. Il convegno, pur senza arrivare a dare un progetto dettagliato di pastorale giovanile, voleva presentare alcuni orientamenti pastorali, teologicamente fondati, relativi ai temi della fede, della chiesa, della morale, dell'impegno sociale; proporre alcune linee di fondo sulle quali incamminarsi, con sufficiente spazio per la sperimentazione e per ulteriori verifiche, in modo da fondare sempre meglio l'impegno diocesano per la pastorale giovanile.
    La necessità di partire dalla conoscenza della realtà e la fortuna di avere i dati dell'inchiesta condotta dall'università salesiana, hanno permesso e obbligato a partire proprio dall'analisi dei fatti offerti dall'indagine veronese sui giovani. All'interno di tutto il programma del convegno, che risultava variamente articolato, e per favorire la partecipazione di tutti perché fosse vera esperienza di chiesa, le relazioni fondamentali sono state ripetute due volte, per dare possibilità di partecipazione ai preti, ai religiosi, alle religiose (in giorni feriali) e ai laici (in giorni festivi o prefestivi).
    Il convegno era proposta che tendeva ad interessare anche tutta la realtà sociale della città e della provincia. Per questo erano previsti alcuni incontri collocati all'interno della città e rivolti a varie categorie di persone.
    La continuità e l'applicazione del convegno erano assicurate dalla proposta di incontri vicariali durante il mese di settembre e ottobre.

    Concretamente

    Si sono invitati, in due momenti distinti, i rappresentanti della stampa e degli strumenti di comunicazione sociale e i responsabili della città e provincia per presentare loro i risultati più emergenti dell'indagine sui giovani veronesi e il significato anche pubblico del convegno pastorale diocesano.
    Sono stati presentati quattro temi, in due giorni, ripetuti per due volte. Ognuno dei temi si articolava in una doppia relazione: dapprima le presentazione dei dati dell'inchiesta relativi al tema in questione; poi la proposta pastorale da parte di un esperto, seguita da discussione in assemblea. Ogni giornata iniziava e termina= va con la preghiera comunitaria.
    Il tema giovani e fede ha fatto riflettere sulla proposta da fare ai giovani di una fede che sia incontro con Cristo sul quale fondare la propria vita per farlo diventare Signore della vita, per giungere a dire con convinzione «so bene in chi ho posto la mia fiducia».
    Il tema giovani e chiesa ha ricordato che la presenza di Cristo passa necessariamente attraverso la chiesa, nella quale i giovani abbiano la possibilità di sentirsi «non stranieri né ospiti ma concittadini e familiari».
    Il tema giovani e morale ha messo in risalto che la vita nuova del cristiano è conseguenza diretta del dono dello Spirito del Risorto; ed è questo Spirito che permette di camminare sulla via del vangelo.
    E il tema giovani e territorio ha detto che la fede non può essere vissuta in modo intimistico o solo nell'individuale ricerca di una vita nuova; il Regno di Dio si costruisce progressivamente nel regno dell'uomo, nel quale il cristiano si inserisce «come lievito nella massa», per far diventare nuove anche le strutture e le organizzazioni sociali e politiche.

    Gli incontri con i giovani

    I giovani: si può dire che sono stati ampiamente presenti e protagonisti.
    La loro presenza, già molto significativa durante tutto il convegno, è diventata molto consistente nelle tre serate specificamente dedicate a loro in un cinema-teatro della città.
    In un primo incontro i direttori e relatori dell'inchiesta Milanesi e Mion, si sono sottoposti al fuoco di fila di numerose domande dei giovani, cui hanno risposto offrendo in modo approfondito i dati più importanti dell'inchiesta. Una seconda sera, il gruppo «Cristo Uomo Nuovo», di Battipaglia, ha proposto il recital «Uomo ritorna». I giovani in più di un'occasione hanno avuto modo di inserirsi nel recital chiamati a rispondere ad alcuni interrogativi che canzoni e dialoghi man mano provocavano.
    Nella terza sera il teatro ha avuto qualche problema di capienza e qualcuno ha dovuto andarsene senza poter partecipare all'ascolto delle parole ricche e vive di Mons. L. Bettazzi che, riferendosi al suo libro Ateo a 18 anni? ha tracciato un itinerario di accostamento tra i giovani e fede, giovani e chiesa.

    Il documento conclusivo

    La conclusione del convegno ha visto raccolti attorno al vescovo in mattinata un folto gruppo di sacerdoti per la concelebrazione eucaristica e alla sera un buon gruppo di religiose e di laici (adulti e giovani) per la celebrazione del vespro. All'inizio delle sue celebrazioni il vescovo ha tracciato per sommi capi le conclusive Riflessioni e linee di pastorale giovanile per educatori e giovani, che costituiscono il prezioso e obbligato punto di riferimento per la continuità della proposta diocesana.
    Nella prima parte del suo documento, il vescovo si rivolge agli educatori e in particolare ai sacerdoti, per sostenere soprattutto questi ultimi nel difficile e delicato compito per i giovani.
    E indica loro alcune scelte prioritarie per la pastorale giovanile: l'annuncio di Gesù Cristo come risposta ai problemi dell'uomo, l'invito alla sequela di Cristo, il ricupero del primato di Cristo nella formazione morale. In particolare il documento si sofferma a parlare della castità come servizio all'amore, del tempo del fidanzamento, dell'educazione alla preghiera, della direzione spirituale. «I giovani nella chiesa e nella società» è il titolo della seconda parte.
    Dopo aver richiamato l'idea che pastorale giovanile è opera di tutta la chiesa, il documento ricorda che la chiesa è comunità ministeriale, in cui crescono e si sviluppano vari carismi e varie vocazioni, che trovano lo sbocco nella scelta del servizio a Cristo e ai fratelli nella vita matrimoniale, nella vita sacerdotale, nella consacrazione religiosa, nella scelta della ministerialità laicale dell'Azione Cattolica, nella adesione a vari gruppi e associazioni giovanili. Tutta questa ricchezza di vita interna della chiesa trova il naturale sbocco nell'impegno per il mondo.
    I giovani sono chiamati e vanno educati ad essere testimoni e missionari di Cristo nel mondo, nelle condizioni di vita che essi incontrano sul loro cammino, senza dimenticare l'importanza e la necessità dell'impegno politico in senso ampio ma anche specifico di «partecipazione alla vita degli enti pubblici territoriali e non territoriali, dei partiti, dei sindacati, delle unità locali di servizio e dei molteplici organismi rappresentativi». Tutto questo facendo concretamente la scelta del servizio ai più poveri.
    Mezzo utile e indispensabile per la realizzazione della pastorale giovanile, conclude il vescovo, è il costituirsi di un gruppo di persone (preti, religiosi, religiose, genitori, animatori, giovani) che pensino, confrontino e decidano interventi locali adatti alle situazioni concrete, costituendo così anche la visibile esperienza che ogni azione pastorale non è tale se non quando è condivisa dalla comunità. Espressione di questa attenzione è la costituzione di una struttura (fatta soprattutto di persone) che faccia da punto di riferimento per la pastorale giovanile (oratorio, centro giovanile, ecc.).

    L'IMPEGNO CONTINUA

    Terminato il convegno e ricevute le linee di pastorale diocesana, il lavoro si è trasferito nelle singole vicarie e quindi nelle parrocchie, attraverso incontri e iniziative di vario genere. Costituitosi il Centro diocesano di pastorale giovanile, con una sede propria in città e con alcune persone che svolgono il servizio diocesano, il lavoro compiuto viene portato nelle varie situazioni locali:
    - sostenendo e diffondendo le proposte del Vescovo;
    - aiutando e incoraggiando il costituirsi di gruppi di giovani;
    - animando e alimentando la fiducia di sacerdoti e animatori;
    - raccogliendo e diffondendo esperienze in atto nelle varie parrocchie e gruppi;
    - fornendo proposte e sussidi per la preghiera, la catechesi, la carità e la cultura. Proseguendo anche il coinvolgimento dei vari organismi diocesani che vengono costantemente tenuti informati delle iniziative in atto e vengono coinvolti dalle sempre nuove prospettive che si aprono.
    In particolare è molto viva la presenza del vescovo e costante il suo interessamento, sia negli incontri che ogni settimana compie nelle varie parrocchie, sia con iniziative specifiche, come quella in cantiere per la prossima quaresima allorché egli incontrerà i giovani nelle otto zone pastorali della diocesi.
    Le linee di pastorale tracciate costituiscono un preciso e vasto itinerario sul quale incamminarsi con decisione e speranza. Con quella speranza che è dono dello Spirito che rende sempre nuova la chiesa e sempre nuovo il cuore di ogni uomo, e con la quale la chiesa di Verona ha voluto mettersi in cammino.


    T e r z a
    p a g i n A


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    alla vita cristiana


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