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    Il punto /1


    Sussidio per camposcuola con adolescenti (prima parte)

    (NPG 1983-05-47)


    Il sussidio che presentiamo è stato utilizzato per un campo-scuola di una trentina di adolescenti (14-17 anni) a S. Egidio di Cortona (Arezzo) nel mese di agosto 1982.
    Soltanto alcuni venivano da esperienze forti di fede, gli altri da una fede abitudinaria con pratica religiosa saltuaria.
    Il tema complessivo era una specie di «facciamo il punto...»: il che significava fermarsi a controllare le coordinate entro cui l'adolescente oggi si muove e progetta. Il dossier di Note di Pastorale Giovanile 5/82 «Sperare nella vita in un tempo di nichilismo» è stato il punto di partenza per una rilettura della realtà giovanile e ha offerto le tematiche del presente sussidio: con quali occhi gli adolescenti di oggi vedono se stessi, la religione, il mondo e gli insuccessi della vita.
    Accanto alla realtà giovanile, o all'interno di essa, è situata la Storia della salvezza: questa mia vita è il «luogo» in cui incontro il Dio-che-salva. Contiene quindi uno spessore di speranza.
    Abbiamo potuto constatare l'attualità e la fecondità del metodo seguito da C. Mesters nella lettura della Bibbia: leggere la vita con la Bibbia e la Bibbia con la vita.
    Nel sussidio tale metodo è stato utilizzato attraverso la rilettura teologico-esistenziale di alcuni temi nodali della Storia della salvezza: le esperienze di Abramo, di Mosè, della Terra Promessa, dell'Esilio.
    Dall'analisi delle situazioni storiche presentate, come esistenzialmente sono accadute e cosa hanno voluto significare, si è passati alla rilettura di quelle esperienze nella situazione e nella vita dei giovani oggi: dove in un adolescente si ripete l'esperienza di Abramo, di Mosè, della Terra, dell'Esilio? E infine si è cercato, come terza tappa, di far addentrare gli adolescenti nella loro vita fino a scoprirvi una «chiamata» di salvezza, così da poterla raccontare.
    (Realizzazione di Mario Stefanoni e adattamento di Giancarlo De Nicolò).

    1. Vorrei capirmi

    IL TEMA

    Riguarda l'identità di ognuno.
    Ci sono alcune domande che dal di dentro interpellano più o meno esplicitamente: «Chi sono io? Chi voglio essere? Chi posso essere?».
    Sono interrogativi che sollecitano a una risposta adeguata, mai definita del tutto. E si riferiscono a una esigenza profonda, presente dentro ognuno come istanza che guida le varie scelte, e si concretizza nel desiderio e nel bisogno di essere se stessi, protagonisti della propria vita in modo autentico e originale.
    Essere se stessi, essere riconosciuti come tali, al di là di ogni doppia faccia, di ogni incoerenza e contraddittorietà.
    È il problema della scoperta e della costruzione della propria identità, come la via giusta secondo cui potersi realizzare.
    Ma ogni persona di fatto vive già secondo un abbozzo di identità.
    Attraverso la storia personale si è venuta elaborando una data fisionomia di sè, composta da vari elementi, costruita a partire dall'esperienza che si ha di se stessi e dal contatto con persone e fatti della vita.
    Ne risulta una immagine di sé tutta particolare: un modo cioè particolare di vedersi, giudicarsi, sentirsi in rapporto con sé, gli altri e l'ambiente. Non ogni immagine di sé è adatta a promuovere una adeguata identità: è importante allora individuare il tipo di immagine di sé prevalente, ed elaborarne una adeguata, per non correre il rischio di una crescita e maturazione distorta.

    TESTIMONIANZE

    Cosa mi manca di importante?
    Caro psic, sono un io confusionario, triste, affogato in una valanga di nonsoché, di perché, di abitudini, di sensazioni. A volte mi chiedo cosa mi manca di così tanto importante? Perché a 17 anni considero la vita qualcosa di scontato che scivola addosso come la liquida luce di un giorno scialbo a cui mi aggrappo per istinto di sopravvivenza, senza volerlo veramente, mentre la morte al di là del quadro offre un allettante riposo; tutto ciò che dovrebbe essere normale non mi piace, lo sfuggo. Vorrei capirmi, ma non ci riesco. Vorrei fare qualcosa, ma studio, rido, mangio, dormo, passeggio, vado al mare come tutti i comunissimi mortali, è solo che lo faccio senza senso, per sentirmi legata in qualche modo agli altri e alla vita. Ciao 1964.

    Perché impazzire su queste domande?
    Ho 19 anni e la mia dimensione è la normalità. Pensare è una delle cose che ancora affronto senza sforzo ed è indescrivibile il senso di stanchezza di ripugnanza che mi dà il tornare a cercare un senso per l'esistenza o una ragione per la vita e una per la morte o un significato per amore e amicizia. Sono stufo di tutto. E ora, ti prego, non raccontarmi che è colpa della società alienata o dei valori che non ci sono più, non voglio consolazione, né discorsi di prammatica. Ho passato la gioventù ad aspettare pensando continuamente a questo qualcosa o qualcuno che doveva venire e com'era fatto se mi avesse amato, o se ero io che dovevo amare per primo, ho buttato tanto tempo in cerca di risposte impossibili, in impegni sociali e religiosi, senza sentirli, ma so era giusto così. L'uomo, il progresso, dio sono niente. Cosa sono per chi è morto? Cosa sono per chi si dispera? Cosa sono se non facili aspirine per tirare avanti? Tirare avanti fino a quando la pelle si accartoccerà, fino a capire che era tutto inutile. Perché impazzire su questa domanda, perché illudersi di credere nell'umano, nella giustizia e nell'amore. Voglio vivere senza domande e rubare tutto ciò che posso, fino a quando potrò. E difendo il mio egoismo e il mio bisogno di avere perché io non sono altro che una. terra secca che chiede sempre di più e quando la nuvola passerà ad innaffiare altre terre mi spaccherò in mille crepe, ma solo allora lascerò la presa, solo allora. Ciao.

    RICERCA PERSONALE E DI GRUPPO

    - Quale immagine di sé è sottintesa in ognuno dei documenti presentati?
    - «Cosa mi manca di così tanto importante?». Quale potrebbe essere la mia risposta?
    - «Essere qualcuno»: è il sogno di tutti, ciò per cui ciascuno agisce, si arrabatta, soffre. Un elenco di cose importanti per essere qualcuno.
    - La proiezione delle diapositive «II Punto», LDC, rileva la possibilità di leggere la stessa realtà in molti modi.
    Può servire opportunamente per iniziare in gruppo una discussione sul «come si affronta la propria realtà», «quali atteggiamenti si ha di fronte alla propria identità» (aiutati dagli stimoli proposti nell'approfondimento seguente).
    - Il gruppo può formulare un «Credo nell'uomo», secondo quanto elaborato nel lavoro del giorno.
    - Come ulteriore materiale possono essere utili i test «per conoscere la personalità» tratti da Mondo Erre, febbraio 1982.
    - Il «gioco dei ruoli scambiati» è una specie di gioco che si può utilizzare per conoscersi meglio e cercare di cogliere la personalità degli altri.

    APPROFONDIMENTO

    ^ Le immagini di sé:
    - sana e adeguata
    - negativa
    - montata
    - ipervalorizzata.
    ^ Elementi costitutivi dell'identità di sé;
    - consapevolezza che la propria vita ha un senso
    - consapevolezza di un contesto in cui la propria vita è vissuta significativamente
    - nucleo di valori stabili posseduti che danno significato alla vita
    - percezione di un'armonia tra azioni e valori.
    ^ Atteggiamenti di fronte alla propria identità:
    - ristagno
    - annaspamento
    - ricerca.
    Su questi temi, cf G. Sovernigo, Progetto di vita, pag. 112-132, LDC 1982.

    IN ASCOLTO. L'ESPERIENZA DI ABRAMO

    L'esperienza che l'adolescente fa della ricerca della sua propria identità attraverso la costruzione di immagini di sé e di progetti, l'esperienza della paura e della disillusione, degli errori, della mancanza di fiducia, è stata egualmente vissuta da alcune figure di uomini biblici.
    L'esperienza di Abramo rivela la presenza di Dio anche nei progetti umani, e la forza della speranza e della fede che li supera, il «nuovo» e il «di più» che viene donato, la sfida alle umane certezze, alle umane paure.
    Oggi esiste molta gente rassegnata che di fronte alle difficoltà e ai mali non reagisce più; ha cessato di lottare.
    Abramo non era così. Egli reagiva, camminava, lottava e si sforzava. Non si scoraggiava. Era animato da una promessa che gli veniva da Uno più grande di lui, ma che - lui lo sentiva bene - era anche suo amico. Non somigliava agli dei della tribù che si portavano dietro per sconfiggere la paura. Era Qualcuno che aveva il potere di trasformare lentamente tutta la vita.
    Molti dicono con tristezza: «Siamo senza frutto, siamo sterili» e cercano sicurezza seguendo gli dei di moda e inventati dagli uomini: soldi, potere, posizione sociale, vita facile, piacere e via dicendo.
    Il libro della Genesi rivela l'esperienza di Abramo e Sara a questo proposito.
    ^ Il loro primo progetto per garantirsi il futuro (Gen 15,1-6).
    Oggi molti non riescono a credere in Dio, né in sé e perciò si procurano un qualche Eliezer: vogliono garantire il futuro unicamente con i mezzi che il sistema del mondo offre. Quali rischi si corrono?
    Perché Dio rifiuta questo progetto?
    ^ Il secondo progetto (Gen 16,1-4).
    Dio lo rifiuta (Genesi 17,15-19). Quanta gente nasconde la mancanza di fede dietro progetti onesti e logici!
    Capita anche oggi di aver paura di assumersi le responsabilità del proprio destino? In quali modi?
    ^ Il terzo progetto (Gen 18,1-15).
    Oggi molti sono increduli come Sara, ridono di sé e degli altri che cercano di costruire un futuro migliore per tutti.
    Tu credi che da te possa nascere qualcosa che valga?
    Ma per realizzare il futuro di Dio serve solo Isacco (Gen 21,3) che nasce da te anche se non ci credi.
    (Per una interpretazione teologico-esistenziale dell'esperienza di Abramo, cf C. Mesters, Abramo e Sara, Cittadella, p. 79ss).

    LA PREGHIERA

    Può essere costruita con le pagine riportate dalla Genesi, con brani del Salmo 4 (La felicità viene dal Signore), ricuciti dal canto «Esci dalla tua terra» o «Non temere Abraham».
    Altri canti possono essere utilizzati, per es. quelli di P. Comi, Sulle orme di Isralele, Ed. Paoline, «In cerca d'autore», «E sono solo un uomo».


    2. Mi ha salvato la fede

    IL TEMA

    Se qualcosa è possibile, se un progetto umano è realizzabile nel segno della speranza e della liberazione, lo è per la fede nel Dio liberatore.
    Ma chi è Dio?
    Fino a qualche anno fa di Dio si parlava solo nelle chiese e nei circoli dei credenti. Fuori si trovavano i segni della divinità (chiese, immagini per le strade, crocifissi negli uffici, ecc.) ma Dio era fuori dall'interesse della massa. Era solo un problema individuale.
    Oggi qualcosa è cambiato.
    - Case editrici non cattoliche stampano libri sul fenomeno religioso.
    - Riviste laiche progettano serie di interviste a personaggi noti sulla fede e su Dio.
    - Quotidiani appartenenti ad aree di militanza politica dichiaratamente indifferenti al problema religioso promuovono tra i lettori inchieste su tale realtà. Sembra che Dio sia uscito alla luce del sole dalla penombra delle chiese. Ma è proprio così?
    - La gente oggi si interessa a Dio?
    - Per quale motivo crede?
    - E, in fondo, qual è il volto di questo Dio?
    - Ha le sembianze di un giudice o di un poliziotto? o è un tappabuchi? Quasi nessuno oggi afferma: Dio non esiste! Ma il problema è: cosa c'entra Dio nella mia vita?
    Certamente chi lo ha incontrato ha trovato la salvezza: la vita è diventata diversa, è stata riscattata dagli angusti limiti della sfiducia, della debolezza e della disperazione.
    Ecco come ne parla una ragazza.

    TESTIMONIANZE

    A fumare droghe leggere ho cominciato a 14 anni. A 18 sono passata all'eroina: si bucava il mio ragazzo, ho iniziato anch'io. All'inizio ti innamori del buco, il fisico ti risponde. Dopo 2 anni ero cotta. Non capivo più niente, non sopportavo la gente, odiavo tutti. Ho provato a smettere, ho fatto il giro degli ospedali, la cura del metadone: niente. Smettevo per qualche settimana poi la ricaduta, la crisi d'astinenza, i brividi, i crampi allo stomaco, l'angoscia superati con il buco. Ho provato ad allontanarmi dal mio ambiente. Inutile trovavo anche là chi mi dava la roba.
    Un giorno mio padre mi ha parlato di un centro. Ero scettica, ma sì, proviamo anche questo, mi sono detta. All'arrivo la prima sorpresa. Ho trovato là una ragazza del mio giro di drogati. Ma, stranamente, questa ragazza era serena, bella, soddisfatta. L'eroina per lei era un brutto ricordo. Come hai fatto, le ho chiesto. Qui ho trovato tanto amore, ha spiegato, amore di Gesù. Io non credo in nulla, figurarsi se la fede mi fa smettere di bucare. Comunque non avevo nulla da perdere, sono entrata nel centro. Gli operatori e le ragazze mi hanno invitata a rivolgermi al Signore, a chiedergli aiuto. Ho fatto una scommessa con lui: se ci sei, se mi conosci - gli ho detto - non farmi star male.
    Il giorno dopo temevo la solita crisi d'astinenza. Non è venuta, stranamente. Quasi non ci credevo. Mi hanno anche spiegato che per smettere la prima a volerlo dovevo essere io. Mi hanno dato da leggere la Bibbia. È cominciata così la rivoluzione della mia vita. Nella Bibbia ho trovato le risposte che nessuno era riuscito a darmi anche se le cercavo. Dopo 15 giorni io ero un'altra, sono rinata. Ora sono passati sei mesi, lavoro in campagna, in laboratori, medito. Sono serena e felice. Mi ha salvato la fede. Sia chiaro, non è una crisi mistica. Ho imparato a sorridere, sono tornata in pace coi miei genitori. Voglia di bucare? No. Rimarrò nel centro ancora qualche mese, poi si vedrà. (Patrizia Speri, La Stampa 16.7.82).

    RICERCA PERSONALE E DI GRUPPO

    ^ Patrizia ha «scommesso» su Dio senza conoscerlo prima. Ha «sperimentato» Dio e la sua reale presenza.
    - Nella tua vita Dio è a livello di esperienza o solo a livello intellettuale (Dio esiste...)?
    - Ti sembra che la tua religione addormenti le persone o le sollecita? Perché?
    - Cosa ti ha colpito maggiormente in questa esperienza?
    - Tu come racconteresti di Dio se qualcuno te ne chiedesse notizia?
    ^ Il comportamento di molti cristiani non rende credibile il vangelo, perché di fatto non lo vivono o lo vivono in modo farisaico.
    Sovente Dio serve loro per esorcizzare o per allontanare alcune paure profonde che si portano dentro, ma difficilmente fanno un'esperienza personale di Dio. Forse non permettono a Dio di rivelarsi pienamente, perché ciò che importa a questi cristiani non è conoscere e amare lui bensì vivere senza problemi.
    - Trovi che sia difficile credere? Perché?
    Cosa vuol dire credere? Quali sono gli atteggiamenti di un credente?
    - Provate a delineare il cammino di un «credente».
    ^ Tavola rotonda sul tema delle diapositive LDC «Chi mi salverà».

    APPROFONDIMENTO

    ^ C'è un ateismo nei nostri giorni che non nega Dio, eppure forse è più lontano da Dio di quello che lo nega. La negazione sparisce, perché questi atei non si occupano più di Dio, non sono interessati più di lui. Sembrano essere uomini non più toccati da Dio, nei quali non risuona più la chiamata silenziosa di Dio. Sembra che Dio non si manifesti a loro, perché non soffrono per la perdita di Dio. Nietzsche ha sofferto terribilmente per la sua negazione di Dio; non pochi contemporanei invece vivono senza Dio e non sentono che manca loro qualche cosa di importanza capitale; sono quasi ciechi verso Dio, quasi incapaci di trovarlo, quasi privati dell'organo per lui. È un fatto molto grave quest'ateismo che consiste nell'insensibilità per Dio.
    Per trovare una spiegazione di questo fatto dobbiamo approfondire la nostra antropologia. L'uomo infatti comprende molti strati o gradini di realizzazione di se stesso. Vi sono gradini innumerevoli di interiorizzazione o di esteriorizzazione, in forza dei quali l'uomo trova o perde se stesso, trova o perde Dio. Nei nostri giorni Jaspers ha sviluppato un pensiero molto profondo, cioè l'uomo deve trovare se stesso per poter trovare Dio, e nella misura nella quale perde se stesso, perde anche Dio. Questa intima, inseparabile connessione spiega anche il fatto sopra menzionato. Molti uomini non trovano più se stessi, non ritornano più nell'intimità di se stessi in cui solo risuona la voce silenziosa di Dio. Un uomo completamente preso dalla tecnica del nostro tempo, alla fine reagisce solo quando si tratta di fatti tecnici; un tale uomo ha facoltà soltanto per l'esperienza immediata sensibile, per il calcolo matematico, per l'esperimento della scienza naturale. Un uomo così esteriorizzato e morto nell'intimità di se stesso, arriva soltanto ai suoi strati secondari; e con ciò è reso insensibile per la voce silenziosa di Dio (P.G. Lotz, L'ateismo come sfida ai cristiani).
    ^ I giovani hanno talvolta molta difficoltà ad approfondire questo tema: «Mi sento incapace di dire che ruolo ha Dio nella mia vita»
    «Non ho pensato al problema di Dio»
    «Dio è presente come una cosa scontata».
    Vengono fuori problemi concreti (la Messa, pregare quando non si «sente», il battesimo da bambini, ecc...).
    È evidente che, scartata l'immagine di Dio che avevano da bambini, non c'è stato ancora l'incontro con il vero Dio. Tuttavia è positivo anche questo perché permette di indicare che:
    - Dio è il «Totalmente Altro», il non-conosciuto, il Mistero;
    - che l'incontro con Lui nasce dall'ascolto, non da ciò che «conosciamo» dal catechismo in modo intellettuale;
    - che è nella comunità che si può realizzare un cammino più facile verso Dio.
    ^ La Bibbia rivela ciò che Dio ha detto di sé, cosa ha fatto in mezzo al suo popolo: cf Is 45,18-22; Is 46,5-7; Is 49,14-16; Is 50,10; Deut 7,7-8; Ez 37,12-14; Ger 29,11-14; Neemia 9,16-17; Os 11,1-9.
    ^ Costruire un «Credo» in base a quanto emerso.

    IN ASCOLTO. L'ESPERIENZA DI MOSÈ

    C'è un itinerario nell'Esodo che può illuminare il cammino alla scoperta della propria identità, e insieme di un Dio liberatore.
    Alla luce della autorivelazione di Jahvè, Mosè ritrova la sorgente vera della propria esistenza, il coraggio di essere e divenire sempre più se stesso, nell'accoglienza di un Assoluto che si rivela e si dona.
    Per una lettura teologica-esistenziale di questa esperienza (Es 3,1-12), cf G. Sovernigo, Progetto di vita, pag. 153-158, LDC.

    LA PREGHIERA

    Si possono usare brani tratti dall'Esodo, il salmo 113 (Qual è il vostro Dio?), intervallati dal canto «Mosè non temere», o da P. Comi «Nel deserto hai trovato grazia», o «In cerca d'autore».
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