Società e giovani
Claudio Bucciarelli
(NPG 1983-01-34)
Il calo delle nascite. Un'occasione per una migliore programmazione scolastica ed educativa.
L'analisi globale dei dati relativa alla dinamica del sistema scolastico italiano, visto nelle sue varie componenti, mette ancora in evidenza quel processo di «decongestione») avviato ormai da alcuni anni. Infatti, dopo un ventennio di crescita piuttosto impetuosa degli alunni iscritti -soprattutto nella scuola dell'obbligo -dovuto all'effetto congiunto dell'aumento della leva demografica e dell'aumento dei tassi di scolarità specifici, la scuola italiana ha iniziato a vivere una situazione caratterizzata dall'inversione delle tendenze fin qui registrate. Ora, tra queste tendenze, il fenomeno più rilevante è la progressiva contrazione degli allievi che investe soprattutto la popolazione scolastica della scuola materna e della scuola dell'obbligo.
Infatti, mentre il tasso di scolarità dell'obbligo, per le classi anagrafiche corrispondenti, si avvia sempre più a coprire l'entità demografica della leva scolastica, si assiste ormai ad uno stabile processo di contrazione dell'utenza. Tale fenomeno, come si sa, è correlato in modo diretto con quello del contenimento della natalità o decrescita dello sviluppo demografico che interessa il nostro paese dalla metà degli anni '80.
La congiunta riflessione sull'andamento demografico e le variabili scolastiche definisce, per gli anni '80, uno scenario con caratteristiche di sufficiente certezza: ad un'offerta di servizi che va certamente stabilizzandosi o addirittura può divenire crescente, si contrapporrà una domanda sempre più decrescente. Evidentemente i fenomeni demografici e quelli scolastici non devono essere interpretati all'interno di rigidi schemi, né il rapporto tra sistema scolastico ed evoluzione demografica è l'unico sul quale avviare la costruzione di un processo di programmazione.
Tuttavia, sarebbe scelta incauta e omissione colpevole non approfittare dell'andamento del fenomeno demografico per introdurre finalmente nell'azione di governo del sistema scolastico elementi di programmazione, a corto e lungo respiro, anche per migliorare la qualità dell'organizzazione scolastica sia sul piano dell'efficacia educativa sia sul piano dell'efficienza didattica.
Il calo delle nascite assottiglia, quindi, la popolazione scolastica, e in particolare è stata la scuola dell'obbligo - nella quale da diversi anni le percentuali di scolarità sono vicine al 100% - a risentire per prima dell'effetto della diminuzione della leva demografica: nell'anno scolastico 1981-82, infatti, gli allievi della scuola di base (materna, elementare, media) sono stati circa 200.000 in meno, pari ad un decremento del 1,7%. Di qui l'emergere di una serie di non facili problemi per la scuola italiana di base; infatti, le previsioni di una costante riduzione di alunni nei prossimi anni, non mancherà ovviamente di far sentire la sua ripercussione soprattutto sulla utilizzazione del personale insegnante e delle strutture edilizie. Se poi accanto a tale fenomeno si pongono quelli che caratterizzano la scuola secondaria superiore, nella quale è in atto la tendenza a cambiare indirizzo scolastico, optando per gli istituti professionali o per corsi brevi di formazione professionale, appare più che mai opportuno fare una attenta riflessione su quello che avverrà nei prossimi anni, per programmare adeguatamente le risorse da impegnare e decidere del loro utilizzo.
Il leit-motiv, comunque, che dovrebbe orientare tale riflessione di ricerca e di programmazione, è quello di cogliere questa occasione per trasformare, come si è già detto, un elemento di patologia del sistema in una «opportunità» per migliorare il servizio scolastico sul piano qualitativo.
Volendo dare uno sguardo un po' più dettagliato allo stabile e progressivo processo di contrazione dell'utenza nella scuola dell'obbligo, si può innanzitutto notare che:
- nella scuola elementare è ormai dal 1974 che gli alunni sono in diminuzione, con una dinamica negativa dell'1,8% (2% annuo). In complesso gli alunni dal 197374 al 1981-82 sono diminuiti di oltre 600.000 unità;
- nella scuola media, come è ovvio, il fenomeno si è cominciato ad avvertire solo in epoca più recente, ovvero a partire dal 1978-79. Qui, tra l'altro, l'aumento di ripetenze che si è verificato negli ultimi anni, allungando così i periodi di permanenza, ha rigonfiato artificiosamente la scolarità, mascherando la diminuzione degli alunni in termini reali. Il rapporto fra gli iscritti alla scuola media inferiore e la popolazione «corrispondente» di età compresa tra gli 11 e i 13 anni è infatti del 105,5%; esiste cioè un 5,5% di alunni in più di quanti ve ne dovrebbero essere in mancanza di ritardi scolastici e di ripetenze. Comunque, in questi ultimi quattro anni il numero degli iscritti è diminuito di oltre 72.000 unità.
Va di conseguenza segnalato che nel suddetto anno scolastico (1981-82) il calo tra gli iscritti al 1° anno nella scuola elementare è del -4,6%, mentre era del -0,6% nell'anno precedente; il calo che si riscontra nella scuola media, invece, tra gli iscritti al 1° anno è del -2,9%, mentre nell'anno precedente si riscontrava un incremento del +2,0%.
Secondo le previsioni dell'ISTAT nel 1985-86 vi saranno 3.700.000 bambini dai 6 ai 10 anni: così stando le cose, ovvero ipotizzando il 100% di scolarità, una percentuale di ripetenze uguale a quella odierna, ed un analogo tasso di partecipazione alla scuola non statale, avremo nelle strutture della scuola elementare statale 3.540.000 bambini; rispetto al 1981-82 dunque, vi saranno circa 800.000 alunni in meno. Nella scuola media, sempre secondo le previsioni dell'ISTAT, ci saranno nel 1985-86 quasi 300.000 alunni in meno. Se da una parte la diminuzione complessiva (-1,7%) nel 1981-82 degli alunni nella scuola dell'obbligo è un fatto che deve fare seriamente pensare per una molteplicità di fattori, dall'altra la sostanziale rigidità delle risorse e la tendenza progressiva del calo degli iscritti prevista per i prossimi anni, permette di tracciare delle ipotesi piuttosto precise per quanto riguarda l'utilizzazione di insegnanti ed aule sul piano della (( qualità educativa». C'è infine da osservare per ciò che riguarda le scuole dell'obbligo che se da una parte sono da accogliere con soddisfazione i risultati della commissione ministeriale relativa alla riforma dei programmi nella scuola elementare, che immette tra l'altro chiari elementi di un più stretto e funzionale collegamento tra scuola materna e primaria e tra primaria e media, dall'altra parte sembra giunto il momento di verificare in profondità l'impatto che hanno avuto con l'utenza i nuovi programmi della scuola media e la nuova riforma degli esami di licenza entrati in vigore dal 1982.