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    L'educatore, animatore di una esperienza di gruppo-chiesa (2)


      

    Dalmazio Maggi 

    (NPG 1982-01-48)

    Non è possibile un'educazione «neutra», senza cioè riferirsi ad un progetto educativo. Così non è possibile tracciare anche a brevi tratti la figura di un animatore, senza un preciso modello. Per questo Dalmazio Maggi ci presenta ora alcune caratteristiche di un educatore che si ispira ad un modello seguito oggi da tanti formatori ed animatori di ragazzi, quello che si ispira al modello formulato da Don Bosco.
    La pedagogia di Don Bosco è caratterizzata da una particolare pregnanza spirituale. Il vero educatore per Don Bosco è colui che sa «esprimere l'unione con Dio nell'estasi dell'azione». Nell'educazione non potrà esserci dicotomia tra materia e spirito, tra valori umani e valori cristiani.
    Ogni educatore cercherà perciò di mettersi in relazione «equilibrata» con se stesso,
    con Cristo, con gli altri, per gli altri. Perché l'educatore possa svolgere efficacemente il suo compito è necessario che abbia risolto ogni conflitto con se stesso. Anzi dovrà nutrire grande fiducia nelle sue capacità, pur riconoscendone i limiti e ponendosi perciò in atteggiamento di continua conversione. Il suo modello è Gesù che con la sua bontà serena sa conquistare il cuore di ciascuno e, presente ancora attraverso la Grazia che viene comunicata nel mistero della Chiesa, sostiene guida e trasforma dal profondo i suoi figli.
    L'animatore secondo lo spirito di Don Bosco è in relazione equilibrata con gli altri, mostrandosi aperto e cordiale con tutti, pronto a fare il primo passo e ad accogliere sempre con bontà rispetto e pazienza ogni persona.
    Egli vive il quotidiano come luogo in cui il Signore lo interpella ed in cui egli può rispondere ponendosi in servizio per gli altri.
    Da questa convinzione scaturisce il suo spirito di iniziativa, il suo impegno nell'affrontare i problemi e ricercarne le soluzioni, la sua costanza nel voler superare le difficoltà.
    Gli atteggiamenti fondamentali dell'animatore vengono da lui vissuti in una modalità nuova in cui il ragazzo è visto non solo come persona ma come un fratello in Cristo che può superare ogni nostra attesa perché in lui ci sono possibilità immense e sconosciute, ma soprattutto perché in lui opera continuamente lo Spirito Santo.

    La spiritualità salesiana è una spiritualità dell'azione, che sa unire momenti intensi di preghiera «esplicita» ad un costante impegno di crescita personale e sociale nelle piccole e grandi cose della vita quotidiana.
    Il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Egidio Viganò afferma: «Don Bosco ci ha voluti apostolicamente simpatici e operosi per esprimere l'unione con Dio nell'estasi dell'azione».
    Si può dire che la spiritualità salesiana è un modo originale di mettersi in relazione «equilibrata»: con se stesso, con Cristo, con gli altri, per gli altri.

    RELAZIONE EQUILIBRATA CON SE STESSO

    L'animatore «alla Don Bosco» è in relazione «equilibrata» con se stesso:
    - quando ha fiducia in se stesso.
    «Ispirato all'umanesimo ottimista di San Francesco di Sales, crede nelle risorse naturali e soprannaturali dell'uomo, pur non ignorandone la debolezza», «sa cogliere i valori del mondo, rifiuta di gemere sul proprio tempo» e «ritiene tutto ciò che è buono» (38).
    È la fiducia che nasce dalla consapevolezza che in ogni persona vi sono ricchezze enormi, doni del Creatore, sul piano psicofisico, sul piano psicosociale e sul piano psicospirituale.
    - quando è in atteggiamento critico con se stesso.
    Egli riconosce i propri limiti, ma è cosciente anche delle potenzialità su cui deve puntare per essere autenticamente se stesso.
    È il rifiuto di essere manipolato, plagiato, di essere come gli altri vogliono che sia, ma è la scelta di essere secondo il disegno originale, il progetto propostogli dal suo Creatore (39).
    - quando è in atteggiamento di conversione continua.
    Consapevole dei suoi limiti, sicuro delle sue possibilità di intelligenza e di cuore, è aperto, senza paura, al cambiamento.
    Si confronta con libertà con le proposte varie e i valori nuovi ed è disponibile a riconoscere la validità dei nuovi apporti, sapendoli integrare equilibratamente nella visione del suo progetto di vita.
    - quando esprime la gioia di vivere.
    In uno stile di vita semplice nello sguardo e nei contatti, egli nutre una gioia permanente ed esprime, nei limiti del possibile, un temperamento felice. È la convinzione che ciò che turba e toglie la pace non viene dal Signore. Nel contesto odierno nel quale tanti giovani sono diventati scettici, tristi e talvolta disperati, oppure ingenuamente ottimisti di fronte al futuro, la gioia dell'animatore, con tutto il suo realismo, serve a dare incoraggiamento agli uni, a ricondurre alla realtà gli altri.

    RELAZIONE EQUILIBRATA CON CRISTO

    L'animatore «alla Don Bosco» è in relazione equilibrata con Cristo, unica sorgente e meta della propria vita, quando nella lettura del Vangelo è più sensibile a certi lineamaneti della figura del Signore.
    - Il Signore Gesù che, facendosi piccolo con i piccoli, non rompe la canna incrinata e non spegne il lucignolo che fumiga, ma come Buon Pastore conquista il cuore di ciascuno.
    - Il Signore Gesù che invita a un dialogo semplice e cordiale con il Padre, che sente vicino, e che invita a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà della vita perché ha piena fiducia nella provvidenza e bontà del Padre.
    - Il Signore Gesù che invita a vivere l'esperienza di liete e giovanili celebrazioni liturgiche con intensa partecipazione alla Eucaristia, da celebrarsi come una festa, nella quale ciascuno rinnova il suo impegno apostolico.
    - Il Signore Gesù che ci porta a vivere in Lui la liturgia della vita, offrendo se stessi nel quotidiano lavoro, come «ostie vive, sante e gradite a Dio».
    - Il Signore Gesù che invita alla Riconciliazione in atteggiamento di continua conversione e di ricostruzione e di crescita quotidiana della comunione fraterna.
    - Il Signore Gesù che invita a collaborare alla costruzione del Regno di Dio che è un «non-ancora-da-costruire», nella costatazione realista del «già-costruito».
    - Il Signore Gesù che con il suo mistero di Morte e Resurrezione ci insegna come sia fecondo ed efficace il nostro obbedire; il grano che muore nell'oscurità della terra porta molto frutto.
    Da questo incontro con Cristo nasce la gioia nella speranza, che è riconoscimento della presenza «incoraggiante» dello Spirito, riconoscimento della bontà «reale e dinamica» dei fratelli.

    UNA RELAZIONE EQUILIBRATA CON GLI ALTRI

    Indichiamo alcune condizioni perché l'animatore «alla Don Bosco» viva in relazione equilibrata con gli altri.

    Accoglie il valore di ogni persona

    È una persona aperta e cordiale, pronta a fare il primo passo e ad accogliere sempre con bontà, rispetto e pazienza ogni persona.
    «Coltiva il senso del contatto concreto con ciascuna persona... disposto sempre a fare il primo passo, ad avvicinare tutti con rispetto, con il desiderio di comprendere e di aiutare, con la gioia di essere presente» (40).
    Realizza l'amorevolezza salesiana, «un vero affetto fatto ad un tempo di calore umano e di delicatezza soprannaturale» (41).
    Considera ogni persona importante, protagonista della propria vita, di cui si ha fiducia perché dono irrepetibile del Signore, da accogliere nella sua originalità e freschezza.
    Considera ogni persona non isolata, ma operante in un gruppo in cui si sente conosciuto e riconosciuto, corresponsabile e attivo nell'impegno.

    Vive in una comunità-chiesa

    L'animatore non è un isolato, ma tende a realizzare una comunità educativa nel dialogo e nella corresponsabilità, che, in un clima di famiglia, diventa una esperienza di Chiesa, rivelatrice del disegno di Dio.
    Questa comunità-chiesa deve essere considerata:
    - come luogo in cui si rivela e si realizza il progetto di Dio con l'apporto di tutti i membri secondo il loro ruolo specifico;
    - come comunità «fedele alla chiesa del passato e del presente, ma anche fedele alla chiesa del futuro», che sta nascendo ed è tutta da costruire;
    - come comunione di comunità, che esige il «conoscersi» nel pluralismo dei carismi, doni del Signore; il «riconoscersi» nella ricchezza delle proprie esperienze, tendenti nell'unico Spirito al bene comune; il «ricercare» momenti qualificanti, che, pur rispettando la originalità e identità di ciascuno, permetta dei passi comuni, per testimoniare al mondo che siamo figli dello stesso Padre (cfr Mt 5,16).

    Maria e i santi per modello

    Maria è presente nella vita dell'animatore come colei che ha creduto ed è pronta ad aiutare i cristiani in cammino ed è invocata in maniera semplice e fiduciosa. Maria è presente:
    - come Immacolata, che educa alla pienezza della consacrazione e alla disponibilità alla Parola del Signore;
    - come Ausiliatrice, che infonde coraggio nel servizio ai fratelli. Anche i santi sono «modelli» dell'animatore perché sono realmente impegnati nella storia per la salvezza dell'uomo e sono invocati in un clima di serenità e di fiducia.

    Unione con quanti compiono «il servizio dell'autorità»

    Ogni animatore nella comunità-chiesa deve prendere coscienza che la vocazione a mettersi a servizio dei più piccoli è un dono del Signore, che passa attraverso la mediazione «visibile» di persone concrete.
    Nella misura in cui si è coscienti che ogni educatore è un mandato dalla comunità-chiesa, si costruisce, garantendo l'autenticità e la continuità del servizio.
    É la comunità-chiesa che, pur nella mobilità delle persone, garantisce la crescita graduale e continua dei suoi membri. Ogni educatore deve prendere coscienza che la sua opera personale è temporanea e parziale.
    Prima di lui ci sono stati e dopo di lui ci saranno altri che si metteranno a servizio delle stesse persone; e anche nel momento della propria azione educativa è necessaria l'integrazione di altri educatori che completino quello che, per le caratteristiche personali, egli ha già dato.
    Inoltre ogni animatore «cristiano» deve prendere coscienza del senso del servizio dell'autorità ai vari livelli e riconoscere il loro ruolo «indispensabile») di unità e carità, di verifica e di stimolo alla crescita. Soltanto così si dimostra di aver capito che la Chiesa è sacramento e che ogni persona è sacramento.

    L'accettazione di ruoli diversi

    Sulla base di Efesini 4,7.11-16 e di 1 Cor 12,4-31, l'educatore cristiano crede che il suo non è l'unico ruolo necessario alla comunità-chiesa, ma che tutti i ruoli sono ugualmente necessari per essere la Chiesa viva di Cristo Signore. La diversità dei servizi e la loro interdipendenza è un dono del Signore che va accettato e sperimentato ogni giorno.
    L'essere più «importante» non è dato dal ruolo che uno esercita, perché è un dono-chiamata-gratuita del Signore, ma dal «come» si vive il servizio a cui si è chiamati.
    Ogni educatore in una comunità-chiesa accetta un criterio di verifica del suo servizio. Questo criterio non può essere che il bene comune, il bene degli altri.

    Vive in una comunità aperta al futuro

    L'educatore per essere veramente tale non può essere schiavo della ripetitività, ma deve essere disponibile alla creatività, che è disponibilità allo Spirito del Signore.
    La Chiesa del domani non può essere pensata come la copia di quella del presente.
    Occorre tener presenti alcuni elementi e linee portanti, che la rendono fedele al passato, fedele al presente, fedele al futuro, secondo delle costanti che emergono sempre più.
    Le costanti da evidenziare e da far maturare sembrano oggi essere:
    - la centralità della persona, come dono originale del Signore;
    - la partecipazione responsabile di ogni persona alla sua crescita perché dotata dal Padre di quanto è necessario per farlo;
    - il senso della comunità, non vista come il risultato di un ugualitarismo livellatore e di un unanimismo qualunquista, ma come espressione di originalità e molteplicità di apporti;
    - il senso della provvisorietà di tante realizzazioni storiche, per essere disponibili alla forza dello Spirito e aperti a un futuro «sognato» e nello stesso tempo «realizzato» ogni giorno.

    UN SERVIZIO EQUILIBRATO PER GLI ALTRI

    L'animatore «alla Don Bosco» è in servizio equilibrato per gli altri quando vive il quotidiano come luogo in cui il Signore lo interpella e in cui egli può rispondere. Da questa convinzione scaturisce il suo spirito di iniziativa e di inventiva, il suo impegno nell'affrontare i problemi e ricercare le soluzioni, la sua costanza nel voler superare le difficoltà.
    Questo servizio esige:
    - un'attenzione alle situazioni di vita «reale»: oggi-qui: il quotidiano;
    - una apertura al futuro che si costruisce nel presente: oggi-domani: l'orientamento alla vita;
    - una disponibilità al fratello: vicino-lontano: la missionarietà.

    Oggi-qui: il quotidiano

    L'ambiente educativo deve superare la mentalità del «quando avrai...» e del «quando sarai...», che porta a vivere oggi trasferendo l'impegno al futuro e altrove.
    L'ambiente quotidiano deve essere restituito al ragazzo e al giovane come momento di responsabilità, perché si abitui a ogni istanza del presente, senza evasioni.
    L'educatore cristiano è convinto che «Dio provoca l'uomo attraverso un segno, che si iscrive nella sua vita ordinaria, nella situazione sociale in cui vive. L'uomo risponde sullo stesso piano quotidiano, senza nulla di insolito o di soprannaturale. Allora la luce di Dio sprizza dentro la risposta dell'uomo» (42), che tende a vivere una vita quotidiana progressivamente ispirata e unificata dal Vangelo.

    Il quotidiano in famiglia
    È necessario promuovere una famiglia «piccola chiesa» in cui si cresca insieme:
    - nel rispetto dei ruoli diversi ma complementari;
    - nel dialogo continuo su tutti i problemi familiari;
    - nello scambio arricchente delle proprie esperienze;
    - nell'interesse concreto e impegnato a tutte le iniziative e difficoltà;
    - curando momenti privilegiati di vita insieme per «celebrare» la vita della famiglia: compleanni, onomastici, anniversari...

    Il quotidiano nella scuola
    È necessario essere presenti e attivi nella scuola per operare una rifondazione di essa, tale da farla diventare operatrice di cambiamento nella società:
    - nella scelta fondamentale che colloca il giovane al centro del fatto educativo, perché sia protagonista della sua crescita;
    - nell'impegno che gli educatori crescano insieme agli allievi, partecipando a tutti gli interessi giovanili;
    - nel collegamento continuo con tutte le forze sociali, che si impegnano a operare per un cambiamento della società;
    - nel confronto critico dei progetti educativi che sono alla base delle scelte «quotidiane», immediate, credendo al pluralismo nelle strutture;
    - nella collaborazione con tutti coloro che si battono pacificamente per una scuola aperta, rispettosa di tutti i valori che sono a servizio di una crescita personale e sociale.

    Il quotidiano nel lavoro
    È necessario essere attenti al mondo del lavoro, per guidare i ragazzi e i giovani a prendere il loro posto nella vita sociale, culturale e religiosa del loro ambiente:
    - valorizzando tutti i ruoli necessari e di pari dignità per la costruzione di un ambiente di lavoro a misura d'uomo;
    - ricercando la qualificazione che sia rispondente alle capacità di ciascuno;
    - impegnandosi ad una promozione collettiva, educando i giovani al senso della responsabilità professionale e sociale;
    - educando alla critica e al rifiuto di impostazioni di qualificazioni e di lavoro che pretendono di servirsi dei giovani anziché servirli;
    - facendo maturare dei giovani e degli uomini capaci di liberarsi, ma anche di essere liberatori dei loro fratelli.

    Il quotidiano nel quartiere
    È necessario rimanere estranei ad ogni politica di partito, pur collaborando con quanti costruiscono una società più degna dell'uomo e partecipando ai problemi della gente con la quale si vive e di cui si condividono gioie e dolori, delusioni e speranze:
    - essendo presenti e attivi in tutti gli organismi che si interessano della educazione, del tempo libero, dei giovani;
    - presentandosi con proposte chiare e valide, coerenti con il proprio progetto educativo, credendo al pluralismo nelle strutture ma anche al pluralismo delle strutture;
    - collaborando con tutti quelli che operano nelle stesse aree di intervento, nel confronto «critico» di proposte legate a progetti educativi diversi, nel gioco «democratico» che deve trovare il consenso per la realizzazione del proprio progetto.

    Il quotidiano nel tempo libero
    È necessario dare «ai singoli e ai gruppi la possibilità di sviluppare i propri interessi culturali, sociali, artistici, ricreativi, con attività che abbiano finalità educativa e guidino i giovani ad assimilare i valori umani e cristiani del tempo libero» (43).
    Questo impegno educativo si fonda su una teologia del tempo libero, che si riferisce «al valore finale della creazione, come espressione di libertà, di responsabilità, di creatività, di gioiosità» e che afferma con convinzione che «anche il tempo libero, il riposo, lo svago, la contemplazione della creazione, vanno considerati come irradiazione della Pasqua del Signore nel suo continuo attuarsi nel tempo dell'uomo» (44).
    Questo impegno educativo si esprime:
    - nell'utilizzare le strutture, che devono essere aperte a tutti coloro che lo desiderano;
    - nel recuperare con proposte adeguate coloro che hanno più bisogno e fisicamente e psicologicamente di questi spazi di attività;
    - nell'inventare ogni forma di espressione ricreativa, sportiva, culturale, artistica, che valga a promuovere un'apertura a ogni forma di espressione personale e collettiva, ed un incontro fra giovani nella gioia e nell'amicizia;
    - nel far sì che il cortile, il teatro, ogni ambiente di ritrovo giovanile diventino invito a creare rapporti profondi di stile amicale, momento di incontri spontanei e aperti, perché liberi da formalità e da costrizioni;
    - nel «rifondare» lo sport, perché diventi veramente educativo, aperto a tutti, di fatto attività umanizzante perché recupera coloro che ne hanno più bisogno fisicamente e psicologicamente.

    Oggi-domani: l'orientamento alla vita

    La presenza continua dell'animatore nei gruppi dei ragazzi farà scoprire che molti di loro sono ricchi di risorse spirituali.
    È compito di ogni animatore coltivare nei ragazzi e nei giovani il senso della responsabilità cristiana e di favorire la maturazione di autentiche vocazioni apostoliche, sia laicali che religiose e sacerdotali, a beneficio di tutta la Chiesa. L'esistenza quotidiana, nelle molteplici attività di tipo semplice o impegnato, è da considerarsi «il luogo» ordinario della proposta del Signore e della risposta dell'uomo, senza attendersi interventi straordinari nell'oggi e senza attendere le occasioni di impegno nel domani.
    Il «domani» diventa «già» realtà «oggi»:
    - se ci si colloca di fronte al presente in atteggiamento di disponibilità;
    - se si percepisce e si sperimenta la vita quotidiana come missione e responsabilità nella liberazione di sé e degli altri;
    - se si vive la propria vita quotidiana come concreta prassi di liberazione, realizzando «già-oggi-a-tempo-parziale» quel progetto che potrà essere vissuto «domani-a-tempo-pieno».

    Vicino-lontano: la missionarietà

    Ogni animatore cristiano si inserisce nel popolo da evangelizzare, sull'esempio del Figlio di Dio che si è fatto in tutto simile ai suoi fratelli:
    - con «una maggiore insistenza sulla realtà propria della Chiesa locale e quindi uno sforzo di appoggio, di integrazione, di presenza corresponsabile in essa» (45);
    - con «un impegno evangelizzatore che, per essere credibile, deve rivolgersi contemporaneamente all'interno e all'esterno della propria comunità» (46). La dimensione «missionaria» può essere realizzata:
    1. Nel far vivere una esperienza di comunità, in cui si possano vedere operanti espressamente i vari ruoli: laicali, religiosi e sacerdotali, tutti ugualmente importanti e necessari per la vita della stessa comunità, ognuno con la sua specifica e vera responsabilità.
    2. Nel far vivere un'esperienza di comunità di cristiani vivi e operosi, che condividono la storia della gente «vicina»:
    - conoscono le situazioni che interpellano e chiedono un intervento «immediato», senza aspettare l'intervento delle istituzioni;
    - sperimentano concretamente la soluzione di qualche «caso», con l'impegno, non solo episodico ma continuo, dei singoli, come espressione di una comunità che si è fatta carico dei bisogni del proprio ambiente di vita (servizio a domicilio per anziani soli, assistenza ai bambini...).
    3. Nel far vivere un'esperienza di comunità di cristiani vivi e operosi che condividono in modi «vari» la storia della gente «lontana»:
    - conoscono un luogo di missione, collegato direttamente con la propria comunità;
    - si fanno carico «continuamente» e non «episodicamente» di qualche situazione urgente;
    - sperimentano come comunità l'impegno concreto per risolvere qualche «caso», attraverso l'intervento «diretto» di qualche membro della comunità, che opera a nome della comunità stessa (servizio temporaneo in missione, volontariato, servizio civile alternativo...).

    L'ANIMATORE E LA SUA FUNZIONE PASTORALE

    L'animatore, che vuol portare il gruppo di amicizia a fare una esperienza di Chiesa e così diventare una «comunità», si deve sentire immerso in un clima di ricerca, di dialogo, di rapporti interpersonali profondi in cui sia possibile scoprire e vivere la componente soprannaturale, la «modalità» cristiana (47). Gli atteggiamenti fondamentali dell'animatore (autenticità, amore personale, comprensione empatica, accettazione incondizionata) vengono vissuti dall'animatore «cristiano» in una «modalità» nuova, in cui l'altro, il ragazzo non solo è persona ma è «un fratello-in-Cristo»; non solo ha possibilità immense e sconosciute ma in lui opera continuamente lo Spirito Santo, che non è condizionato dall'età, dalla intelligenza.
    Nella ricerca-dialogo pastorale i componenti del gruppo (animatore-ragazzi) sono coinvolti in maniera totale con alcuni atteggiamenti che ora descriviamo.

    La ricerca è comune

    L'animatore che non si considera mai un arrivato, un soddisfatto della sua vita cristiana, dialoga, perché insieme ai suoi ragazzi cerca la verità cristiana per incarnarla e annunciarla sempre meglio.
    È una ricerca sincera, non per finta o per un ritrovato metodologico nuovo, perché l'animatore crede nel valore profetico di quel gruppo di ragazzi-figli-di-Dio.

    L'amore è vicendevole

    L'amore cristiano dell'animatore per i ragazzi e di questi per l'animatore nasce da una continua esperienza del valore della persona, immagine di Dio, per cui Cristo è morto.
    L'amore alla persona battezzata e la convinzione che c'è un pezzo della verità totale in lei e che la sua vita «completa ciò che manca ai patimenti di Cristo a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Col 1,24), si trasferiscono su tutto il gruppo dei ragazzi.

    La ricerca-incontro basata sulle persone e non sulle verità

    L'animatore non si deve sentire l'unico araldo della verità, l'evangelizzatore, che sta dalla parte di una verità, pur divina, e non cerca altro che vederla capita «finalmente» da tutti i componenti del gruppo.
    Egli invece sta dalla parte dei ragazzi e si sentirà soddisfatto quando si accorgerà che il gruppo comincia a convincersi e a identificarsi con una verità-personaCristo, anche se in modo incompleto.
    Il luogo dell'educazione per i ragazzi e i giovani sono le esperienze che fanno la loro vita quotidiana e compito dell'animatore è collegare l'esperienza «superficiale» del ragazzo con il suo profondo, più o meno intensamente intravisto. E siccome questo «profondo» di ogni uomo è il mistero della salvezza, ecco che questo intervento diventa pastorale.
    Si pone la questione: come procedere per realizzare questa opera di collegamento tra il «visibile» e «l'invisibile»?
    L'animatore deve percorrere un itinerario di approfondimento e di concentrazione.

    Un procedere per continui approfondimenti

    Ogni avvenimento umano ha due «facce»: una è spicciola, visibile, registrabile con strumenti tecnici, ed una è più profonda, più intima, concretissima anche se invisibile.
    L'animatore deve essere il profeta, che rivela il volto misterioso degli avvenimenti, per mettere il giovane all'ascolto della verità di se stesso.
    E una impresa impegnativa, perché tutto oggi ci porta a fermarci all'esterno delle esperienze, degli avvenimenti, delle persone e delle cose. Siamo tutti catturati dal fascino del superficiale.
    In pratica come procedere?
    - Esercitando la funzione di amplificatore.
    Si incomincia con l'amplificare tutto ciò che è bene, che è positivo, tutto ciò a cui Dio-creatore dice di «sì» nella vita di ogni ragazzo e nella vita del gruppo. Se si dà rilievo a quegli aspetti autentici della vita giovanile, che corrispondono al messaggio cristiano, facilmente i ragazzi si potranno incontrare con Cristo, colui che potenzia il naturale.
    - Esercitando la funzione di rivelatore.
    Si cerca di far leggere ai ragazzi, di far loro scoprire ciò che è presente nella loro vita personale e di gruppo, ma che non è mai scoperto in maniera totale. Ciò che i ragazzi veramente desiderano, ciò che veramente amano, ciò per cui veramente giocano e si impegnano, il perché si ritrovano insieme ecc., l'animatore lo rivela.

    Alla scoperta dell'uomo nel suo progetto: la concentrazione

    Non è sufficiente una buona terapia di approfondimento. Il pericolo di essere frammentari e slegati è forte, quando si parte dagli eventi o dagli interessi così vari e instabili.
    La persona ha invece sempre una sua unità.
    Accanto e in sintonia con la via dell'approfondimento diventa inevitabile procedere per concentrazione»: quel movimento con cui si passa dagli innumerevoli problemi e interessi periferici del giovane alle sue aspirazioni profonde e centrali, promotrici di tutti gli impulsi e unificanti tutte le esperienze in un nucleo centrale. Ciascuna persona, in termini più o meno riflessi, ha un suo progetto di sé: i piccoli e grandi gesti di una giornata sono sempre collegati spontaneamente ad esso. Spesso questo progetto di sé è così annebbiato che neppure lo stesso protagonista riesce a decifrarlo.
    C'è bisogno di qualcuno che dia una mano a far luce e a capirci. Come procedere?
    - Esercitando la funzione di interprete.
    Si cerca di interpretare ciò che è visibile in rapporto a ciò che è invisibile. Si cerca di mettere insieme l'umano-visibile e il divino-invisibile come sono insieme in Gesù Cristo, l'uomo perfetto.
    Allora lo sviluppo fisico diventa potenziamento dei doni corporei che il Signore fa ad ogni persona; lo stare insieme in gruppo diventa stare insieme in una piccola comunità; l'amicizia diventa carità; la tendenza alla socializzazione diventa dinamismo-Spirito della Chiesa.
    - Esercitando la funzione di unificatore.
    Questa funzione si realizza in due sensi: con il collegamento di un valore con gli altri valori costitutivi dell'uomo: valore corporeo, valore intellettuale, valore affettivo, valore spirituale, ecc.; col prolungamento di un valore fino al suo ricapitolarsi in Cristo, l'uomo perfetto.
    E assolutamento necessaria questa opera di unificazione e di globalità, perché il ragazzo può naufragare nei particolari, nel frammentario ed essere portato a una vita «a compartimenti-stagno», che non permette di crescere armonicamente come persona.

    CONCLUSIONE

    L'animatore che porta in sé un'idea unificante del suo servizio; che realizza questo servizio come una missione con gli atteggiamenti di un'azione educativa «facilmente»; che vive quotidianamente una sua spiritualità di relazione «equilibrata» con se stesso, con Cristo, con gli altri, per gli altri; che esercita la sua funzione di «profeta» dell'invisibile, diviene un adulto-cristiano-simpatico e sarà modello di comportamento.
    Il ragazzo infatti è alla ricerca di un modello vicino, che mostri di vivere il suo essere-cristiano in maniera completa, aperto a tutti i valori e a tutte le aspirazioni di crescita, di autenticità e di partecipazione.

    NOTE

    (38) Costituzioni della Società Salesiana, n. 47.
    (39) Populorum Progressio, n. 15.
    (40) CGS, n. 100.
    (41) Idem, n. 100.
    (42) M. Delabroye, La vocazione in Per una presenza viva dei religiosi nella Chiesa e nel mondo, LDC 1970, p. 153.
    (43) Regolamenti della Società Salesiana, n. 6.
    (44) CEI, Orientamenti per la pastorale del tempo libero e del turismo in Italia, 1980, n. 9.
    (45) CG21, n. 146.
    (46) CG21, n. 146.
    (47) Per una presentazione più ampia del tema cfr G. Negri-M. Pollo, La funzione pastorale dell'animatore all'interno del gruppo, in Pastorale e dinamica di gruppo, LDC 1969, pp. 69-102.
    (48) Idem, cfr pp. 89-93 e R. Tonelli, Pastorale giovanile oggi, LAS Roma 1977, pp. 250-254.


    T e r z a
    p a g i n A


    NOVITÀ 2024


    Saper essere
    Competenze trasversali


    L'umano
    nella letteratura


    I sogni dei giovani x
    una Chiesa sinodale


    Strumenti e metodi
    per formare ancora


    Per una
    "buona" politica


    Sport e
    vita cristiana
    rubrica sport


    PROSEGUE DAL 2023


    Assetati d'eterno 
    Nostalgia di Dio e arte


    Abitare la Parola
    Incontrare Gesù


    Dove incontrare
    oggi il Signore


    PG: apprendistato
    alla vita cristiana


    Passeggiate nel
    mondo contemporaneo
     


    NOVITÀ ON LINE


    Di felicità, d'amore,
    di morte e altro
    (Dio compreso)
    Chiara e don Massimo


    Vent'anni di vantaggio
    Universitari in ricerca
    rubrica studio


    Storie di volontari
    A cura del SxS


    Voci dal
    mondo interiore
    A cura dei giovani MGS

    MGS-interiore


    Quello in cui crediamo
    Giovani e ricerca

    Rivista "Testimonianze"


    Universitari in ricerca
    Riflessioni e testimonianze FUCI


    Un "canone" letterario
    per i giovani oggi


    Sguardi in sala
    Tra cinema e teatro

    A cura del CGS


    Recensioni  
    e SEGNALAZIONI

    invetrina2

    Etty Hillesum
    una spiritualità
    per i giovani
     Etty


    Semi e cammini 
    di spiritualità
    Il senso nei frammenti
    spighe


    Ritratti di adolescenti
    A cura del MGS


     

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