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    La stampa pornografica specchio della nostra società



    Annalisa Rossi

    (NPG 1978-04-29)


    «Li ho nascosti nei servizi, dentro il bidone della spazzatura».
    «Il giornalaio non me li vende, ma dentro il cestino della carta straccia alla fermata dell'autobus, li posso trovare ogni mercoledì».
    «Stai attento mentre me li passi che la profia ti vede!».
    «Ho letto l'ultimo " Fotoplay", è fortissimo, fa proprio vedere come si fa!». Battute di un dialogo fra ragazzi di scuola media, colte passando in mezzo a loro, osservandoli a distanza o durante l'intervallo o davanti al portone di ingresso della scuola.
    «Li leggo perché sono proibiti e voglio sapere perché, dato che i miei compagni dicono che non c'è proprio niente di male».
    «I miei genitori "quelle cose" non me le spiegano e non è giusto!». «Quando vedo quei fumetti sento un giro al sangue...!».
    Se non li leggessi gli altri compagni penserebbero che non sono un uomo». «Se non imparo quelle cose come faccio a trovarmi la fidanzata?».
    «Non è vero che scrivono cose brutte, sono storie vere e mi interessano più degli indiani».

    La stampa pornografica ha raggiunto da tempo livelli di mercato notevolissimi, specialmente grazie ad un pubblico giovanissimo, ma anche fra gli ultra quarantenni. Non è infrequente trovare fra i lettori anche dei ragazzini delle scuole elementari, specialmente quelli che vivono in ambienti e famiglie scarsamente educativi e poco adatti alla maturazione psico-fisica dei ragazzi: ad esempio i quartieri di periferia ed i centri storici, dove si ammassano gli immigrati e dove la disgregazione sociale e morale alligna in modo più evidente.

    LO SQUALLORE DI UN FENOMENO

    Che cosa si pubblica su questo tipo di periodici? Fondamentalmente tre sono i generi di argomenti.
    – Pubblicistica del semplice nudo femminile, ragazze che si mostrano nelle pose più procaci e in un'atmosfera particolarmente eccitante.
    – Pornografia dell'orrido, dove il nudo femminile campeggia, ma in un'atmosfera particolarmente macabra e orripilante, attraverso trame complicatissime, di vendetta, gelosia e odio.
    – Pornografia della perversione, dove sempre il nudo – indifferentemente maschile o femminile – è utilizzato per personaggi che agiscono nel mondo dell'abiezione.
    In tutti e tre i casi si fa in modo che qualsiasi sentimento o visione della viti inteso come bello e positivo sia irriso e squalificato agli occhi del lettore. Un'operazione economico-commerciale di questo tipo è ancora facilitata da un certo clima di «omertà» che unisce fra loro non solo i produttori – ed è ovvio – ma anche i consumatori che possono rifornirsi non solo in edicola, ma hanno fra loro forme di scambio rapide e silenziose che ne moltiplicano la già elevata diffusione.
    Possiamo porre alcune domande per riflettere sulle situazioni che il fenomeno pornografico crea fra i ragazzi:
    ^ È veramente così diffuso fra di essi?
    ^ Che conseguenze comporta sulla psicologia giovanile?
    ^ Che cosa si può fare per ovviare ad esse ed evitarne gli evidentissimi danni. Sul problema della diffusione del fenomeno, oggi, le risposte non sono del tutto univoche (1). Mentre alcuni anni fa il ragazzo sprovveduto e privo di qualsiasi corretta educazione sessuale aveva quale unica fonte per la sua curiosità questo tipo di stampa, oggi la mutata situazione morale (o moralistica) dei normali mass media fa sì che egli trovi altrove le immagini che appagano il suo bisogno Intendiamo parlare, ad esempio, della televisione, in modo particolare dopo i fiorire delle emittenti private e libere: fino a pochi anni fa il nudo era precluso con una preoccupazione da Inghilterra vittoriana e i canali televisivi si preoccupavano di rivestire non le gambe dei tavoli, ma velavano con calzemaglia ballerine degli spettacoli più casti.
    Oggi in TV il nudo non solo ha campo libero, ma si diffonde in modo gratuito e tale da favorire acriticità e assuefazione nell'utente; vengono mescolate espressioni di nudo necessario o giustificato (quale quello di tipo artistico, per sua natura mai procace e provocante o quelli in cui il nudo è fatto di costume ambientale) con altre in cui il nudo diviene pornografico perché mistificato per proclamato realismo e liberazione.
    Ancora in televisione si programmano trasmissioni di informazione sessuale che – seppur discutibili sul piano scientifico per impostazione del contenuto – sono comunque un modo meno diseducativo per appagare la sete di informazione del preadolescente.

    UNA IMMAGINE INADEGUATA DELL'AMORE

    Oggi insomma i ragazzi hanno a disposizione altro che non sia solo la sola stampi pornografica per informarsi; ma siamo in ogni caso lontani da quella chiarezza serenità ed obiettività necessaria in ogni operazione educativa. L'amore nei mass media resta sempre un bene di consumo, un mezzo per raggiungere la felicità materiale, anziché il fine di una scelta di liberazione dello spirito dall'egoismo verso la donazione ed il sacrificio di sé.
    Le conseguenze che comporta la lettura della stampa pornografica sono senz'altro negative sul ragazzo perché si riflettono su soggetti impreparati sui quali è pi facile provocare alterazioni e deviazioni della psicologia e dell'affettività, che poi estremamente difficile correggere con interventi successivi poiché si sa ben quanto l'immagine – fissa o in movimento – si imprima nella fantasia, giocando sull'emotività, causando ritorni di memoria, collegamenti a catena.
    Il preadolescente infatti attraversa un periodo di particolare fragilità psicologica dovuta al passaggio piuttosto laborioso dall'infanzia all'adolescenza. Ha un estremo bisogno di autoaffermazione e di identificazione e non ha le forze né l'equilibrio per trovare i modi per realizzare la sua personalità. Risolve quindi spesso le sue tensioni servendosi di espressioni – verbali o gestuali – di tipo violento che diventano i modi che gli permettono di prevalere nel gruppo. E poiché anche le pulsioni erotiche che vanno emergendo all'interno della generale evoluzione subiscono lo stesso processo, è possibile che egli esploda spesso in eccessi. In tale situazione psicologica qualunque stimolo esterno di tipo violento, è evidente, provoca traumi, arresti, bruschi scompensi. La stampa oscena ha questo potere per l'immediatezza con cui dà risposta ad un bisogno reale con contenuti che stimolano l'emotività, l'erotismo già in fermento, anziché rasserenare ed abituare all'autocontrollo. Sia per il modo violento con cui vengono presentate le immagini, sia per lo stile banalizzante e volgare con cui sono trattati i sentimenti che i ragazzi a quell'età tendono ad elevare al massimo del romanticismo idealizzato, la visione e la lettura dell'osceno causano la distruzione del «quadro di valori» o rendono impossibile che questo si costruisca se ancora non è formato.

    REAZIONI DIVERSE NEI MASCHI E NELLE FEMMINE

    bene inoltre tenere presente che di fronte al problema affettivo – quindi al suo negativo che è l'osceno – è diverso il modo di agire della ragazza e del ragazzo. infatti l'età in cui si verifica (senza voler mai generalizzare) una frattura tra il piano genitale e quello affettivo. Il ragazzo avverte prima e più sensibilmente lo stimolo genitale (vedi la masturbazione) e solo attraverso la maturazione e riflessione spirituale giunge all'integrazione dello stimolo primario con l'affettività, sviluppando così una sessualità equilibrata. Al contrario la ragazza avverte con maggiore prepotenza l'affettività (vedi le fantasticherie) ed è la riflessione spirituale a condurla verso un'adeguata espressione genitale dell'amore. Ciò spiegherebbe perché gli utenti preadolescenti della vera e propria stampa oscena siano più spesso i maschi, mentre le femmine hanno disgusto per quei periodici e preferiscono rifugiarsi nel fotoromanzo d'amore il quale, se non è così immediatamente dannoso, alla lunga comporta una errata visione della vita fatta di stereotipi, materialistici e consumistici, in cui il modello femminile è ridotto ad oggetto o vittima di oscure trame e l'uomo è presentato sempre come un tipo che ha successo, e mira al raggiungimento di beni materiali a tutti i costi; la felicità è la conseguenza di questo successo.

    APERTURA AL DIALOGO EDUCATIVO

    Che cosa possono dunque fare gli educatori per compensare o ridurre i danni diseducativi di tale stampa e dei mass media in genere? Il problema come sempre non si risolve con atteggiamenti di tipo proibizionistico che ottiene sempre effetti contrari; nemmeno mettendo in guardia contro la pericolosità di certe letture si riesce ad essere convincenti. Meglio non scandalizzarci di fronte al ragazzo che nasconde furtivamente sotto il banco il fumetto pornografico, dimostrarsi disposti a discutere, cercare di scavare nelle ragioni che lo hanno spinto a tale lettura, esaminarla insieme, aiutandolo a riflettere su quanto viene rappresentato. Questo atteggiamento è facile da dirsi a parole, molto meno da realizzarsi, perché anche l'educatore più disponibile può trovarsi di fronte al ragazzo che non ha fiducia, che non crede e non si fida dell'onestà dell'adulto che gli sta parlando. Troppo spesso infatti, a 11 o 12 anni i ragazzi hanno già avuto loro brucianti delusioni per quanto riguarda il mondo degli adulti e hanno imparato a chiudersi in un proprio mondo impenetrabile, nel quale i «grandi» non c'entrano.
    È evidente che in un ragazzo sereno, cresciuto in un clima affettivo sano, la visione di periodici osceni potrà presentare attrattive iniziali, ma ben presto cadrà nel disinteresse. Più difficile è la situazione di quei ragazzi che non hanno alle spalle famiglie e ambienti formativi corretti, per cui l'instabilità psichica tipica dell'età si fa più forte e talvolta traumatica.
    Non è esagerato pensare che se tanta parte dei giovani e giovanissimi di oggi sceglie facilmente la via degli atteggiamenti e dei comportamenti più violenti, dietro una motivazione non sempre matura di scelta politica, questo sia da attribuire anche ad una male impostata o inesistente formazione affettivo sessuale nella quale la stampa oscena, e con essa più in generale tutti i mass media, ha seminato le premesse per una educazione alle espressioni più violente.

    NOTA

    (1) Cfr pp. 22 e 24.


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