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    Come leggere la Bibbia nel gruppo



    Rinaldo Fabris

    (NPG 1978-05-56)

    L'approccio di un gruppo alla Bibbia può seguire due tipi di orientamento, che comportano dei vantaggi e dei rischi. Il primo si potrebbe chiamare indirizzo «ascendente», in quanto parte dalle domande o attese attuali del gruppo e interroga il testo biblico per un chiarimento orientativo della vita di fede e dell'impegno pratico operativo. Il secondo che si può designare di tipo «discendente», parte dal testo biblico, letto e interpretato secondo un metodo di seria esegesi, per trarne le conseguenze a livello spirituale e pratico. Il primo tipo di approccio offre il vantaggio di rendere più vitale e immediato l'accostamento al testo biblico Coinvolgendo i partecipanti ín prima persona con i loro problemi e interessi. Il rischio però è quello di una sottile anche se inavvertita manipolazione del testo biblico in funzione dei problemi e delle urgenze anche spirituali del gruppo che tende a proiettare sulla vicenda o personaggio biblico le sue preoccupazioni o attese spirituali.
    Il secondo tipo di accostamento, quello che va dalla Bibbia al gruppo, per sé dovrebbe evitare questo rischio di strumentalizzazione del testo perché si pone in un atteggiamento di ricerca obiettivo e sereno, ascoltando e interrogando il testo e lasciandosi guidare dalla sua logica e dalle sue provocazioni. In questo secondo caso il rischio maggiore è quello di una lettura impersonale e asettica, in una specie di esperimento da laboratorio esegetico senza partecipazione e interesse personale. L'impressione potrebbe essere quella di una parola di Dio, bella e importante in sé, che però non dice nulla a me o al «noi» del gruppo. Probabilmente la soluzione che consente di ovviare alle difficoltà dei due metodi sfruttandone i vantaggi è quello che fa ricorso in modo alternato ai due tipi di approccio biblico in una lettura meno schematizzata e più elastica secondo le esigenze e i ritmi di crescita e le possibilità del gruppo. Questa intuizione empirica trova una conferma in una riflessione più articolata circa il metodo di lettura biblica che si fonda sulla genesi storica e la struttura interna della Bibbia stessa.

    ACCOSTAMENTO «GLOBALE» ALLA BIBBIA

    La porta d'ingresso alla Bibbia, cioè il metodo corretto per una lettura fruttuosa e fedele, deve tener conto della sua struttura. Ora la Bibbia non è un libro, ma una raccolta di libri, una specie di biblioteca con diversi scaffali, dove i libri non sono sempre disposti per materie o per generi letterari. Inoltre all'interno di uno stesso libro vi sono raccolte di brani diversi per provenienza e fattura. Per esempio nel libro che va sotto il nome di Isaia vi sono tre raccolte di testi poetici, discorsi e preghiere che risalgono a tre periodi differenti: all'ottavo secolo circa risalgono i brani profetici riuniti nei primi 39 capitoli e sono attribuiti all'Isaia storico, figlio di Amos; al tempo dell'esilio, VI secolo, gli oracoli profetici dei capitoli 40-55, prodotti dalla scuola di Isaia; infine al tempo del postesilio o della ricostruzione i testi dei capitoli 56-66, elaborati dagli epigoni della tradizione di Isaia. Un discorso analogo si deve fare per le altre raccolte profetiche o i detti dei sapienti e anche per l'opera storica che va dalla Genesi alla caduta di Gerusalemme. Questa struttura letteraria della Bibbia-biblioteca, divisa in tre grandi scaffali, cioè quello storico, profetico e sapienziale, dipende dal modo come essa è stata composta, cioè dalla sua storia e preistoria.

    La struttura della Bibbia

    La Bibbia non è sorta di getto né ad opera di un solo autore. Essa è frutto di un lungo periodo di gestazione preletterario, quando esistevano solo raccolte frammentarie scritte e molti racconti o storie locali tramandati a viva voce. Prima di questo periodo di gestazione c'era la storia o la vita di un popolo o di un gruppo di persone dentro il popolo, per esempio il profeta con il suo gruppo di discepoli, che vivevano un'intensa esperienza religiosa. In altre parole la Bibbia prima di essere una raccolta di libri è stata una storia del popolo di Dio o meglio un'esperienza di Dio vissuta dentro la storia fatta di rapporti reali, economici, sociali, affettivi, di speranze e delusioni, di oppressione e liberazioni. Questa storia è stata raccontata e celebrata; raccontata negli incontri festivi in casa, e celebrata nei santuari locali in occasione dei pellegrinaggi annuali. Un esempio di questo ambiente vitale che ha conservato e fatto maturare il testo biblico è dato dal racconto del convitto di pasqua descritto nell'Esodo. Durante la cena pasquale, in cui si mangia l'agnello con i pani azzimi e le erbe amare a ricordo della liberazione dall'Egitto, il figlio chiede al padre: «Che significa questo atto di culto?». E il padre risponde: «E il sacrificio della pasqua del Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto quando colpì l'Egitto e salvò le nostre case», Es 12,26-27; cfr. Dt 6,20-25. Questi racconti familiari sono il primo nucleo del racconto di quella storia di Dio con il suo popolo che solo più tardi sarà messa per iscritto in un racconto unitario e articolato dalla creazione del mondo all'ingresso nella terra.
    Un altro documento molto antico, attualmente conservato nel Deuteronomio, ci attesta l'usanza di celebrare la storia di Dio in occasione delle grandi feste nei santuari. Per la festa delle primizie o del ringraziamento si prescrive al capo famiglia di presentarsi con i frutti della terra al santuario di Gerusalemme e di mettere i doni nelle mani del sacerdote recitando questo piccolo credo: «Mio padre era un arameo errante; scese in Egitto, vi stette come forestiero con poca gente, e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostro voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente e con braccio teso... e ci condusse in questo luogo e ci diede questo paese dove scorre latte e miele...», Dt 26,5-9.-Questa professione di fede fatta al santuario dal padre di famiglia è una sintesi essenziale della storia di Dio con il suo popolo. Una storia che parte dai padri, l'arameo errante che scese in Egitto è Giacobbe, culmina con l'esodo, l'uscita alla libertà, e si conclude per ora con l'ingresso nella terra, dono di Dio. Mano mano che questa storia prosegue anche il credo, racconto-celebrazione degli interventi salvifici di Dio, cresce e si allunga.
    Solo alla fine quando si sente il bisogno di raccogliere tutta questa lunga catena di racconti, celebrazioni e istruzioni sull'azione salvifica di Dio nella storia, sorge il libro scritto. Esso è opera di alcuni maestri e sacerdoti che vivono o alla corte del re oppure nel santuario di Gerusalemme. Le prime raccolte risalgono all'epoca di Davide. La stesura definitiva della storia biblica si avrà al tempo dell'esilio e del ritorno quando, con il crollo di tutte le istituzioni si sente il bisogno di ritrovare le radici della speranza per rinnovare l'esodo e l'alleanza. Dunque si può dire che la Bibbia registra la storia di Dio con il suo popolo per condurlo alla salvezza. È una storia raccontata, celebrata e poi scritta, riletta e riscritta in continuità secondo le nuove esperienze e esigenze del popolo di Dio. Attualmente la Bibbia sí presenta come un testo scritto immutabile, il cui autore o autori rimangono per lo più sconosciuti, esclusi alcuni libri dell'Antico Testamento, per esempio il Siracide, e le lettere di S. Paolo. Questo insieme di libri nella comunità credente sono accolti come documenti autentici e autorevoli della parola di Dio, cioè di quello che egli attraverso la storia passata propone come il suo progetto salvifico per tutti gli uomini.

    Per una lettura corretta

    Un processo di lettura, dovrebbe ripercorrere in modo ordinato tre trappe fondamentali, che rispondono a queste tre domande:
    1. Che cosa dice il testo biblico scritto?
    2. Che cosa intende dire l'autore?
    3. Che cosa dice a noi oggi il testo biblico?
    Questo processo di lettura si può riassumere e visualizzare in un piccolo schema grafico:

    1978-05-58
    Il punto di partenza (1) è il testo scritto della Bibbia, un testo datato e scritto in un preciso momento storico, con una sua struttura letteraria, un suo linguaggio e modulo espressivo, spesso molto differente da quello in uso nei nostri testi scritti. Il secondo livello (2) è quello che cerca di ricostruire attraverso il testo quella storia salvifica frutto dell'azione di Dio che è carica di un messaggio salvifico. Questa storia e messaggio salvifici sono immersi in un ambiente e cultura lontani e diversi dal nostro e non è sempre facile decifrare dentro un avvenimento o personaggio storico quella che è l'intenzione ultima di Dio. Infine il terzo momento (3) è quello che tenta di rispondere agli interrogativi e problemi dei lettori di oggi, del gruppo o della comunità dentro la chiesa. Anche in questo caso non è sempre facile lasciare decantare le false attese e le pseudodomande per far emergere quelle profonde e genuine che sono in sintonia con il progetto salvifico di Dio. Perciò è necessario ad ogni tappa o livello di lettura far ricorso a degli strumenti o sussidi adeguati che consentano al gruppo di rispondere in modo coerente e il più possibile onesto alle tre domande proposte.

    1. Per il primo livello di lettura, quello della Bibbia-testo, è indispensabile possedere una buona traduzione della Bibbia dal momeno che la grande maggioranza dei lettori non può accedere direttamente ai testi originali ebraici o greci. Del resto questo non è necessario quando si ha una traduzione fedele e chiara nella propria lingua. A questo primo stadio di lettura sono utili anche alcune informazioni generali che riguardano le origini e la struttura della Bibbia, alcune indicazioni sui generi letterari del testo che si sta leggendo (storico, sapienziale, profetico; parabolico o racconto biografico, leggenda o mito; discorso o documento legislativo). Tutto questo si può trovare in una introduzione biblica anche essenziale come quella di P. Grelot, Introduzione alla Bibbia, Edizioni Paoline 1976, oppure in quella di O. Essfeldt, Introduzione all'AT (vol. 1), Paideia 1970. Può bastare anche una lettura attenta delle introduzioni che si trovano nella Bibbia di Gerusalemme, EDB-Borla.

    2. Per il secondo punto o momento, quello della storia-messaggio salvifico, servono alcune essenziali conoscenze sull'ambiente biblico, nel suo aspetto storico, sociale, culturale, religioso e politico. Non si richiede chissà quale specializzazione o competenza in questo campo, ma quel minimo indispensabile per collocare personaggi e episodi nel loro ambiente socio-culturale e religioso, dentro la trama delle vicende storico-politiche contemporanee. Dal momento che Dio si rivela dentro la storia di un popolo e in una terra e data precisa si deve avere l'umiltà di mettersi sulla sua strada incontrando gli uomini e ricostruendo gli avvenimenti che danno voce e spessore storico umano alla sua parola. Anche qui è sufficiente quel grado di cultura biblica corrispondente al grado di cultura che il lettore o ascoltatore possiede in altri campi del sapere di modo che non vi sia divorzio o sfasatura tra fede e cultura. A tale scopo non mancano gli strumenti adeguati anche per i lettori italiani come alcune introduzioni bibliche più aggiornate, piccole monografie e atlanti di storia biblica, alcuni studi sui risultati delle scoperte e ricerche archeologiche.

    3. Infine anche per il terzo stadio del processo di lettura di un testo biblico, che sembrerebbe il più semplice e accessibile, è opportuno seguire alcuni accorgimenti generali. A questo punto la lettura biblica dovrebbe dare i suoi frutti sul piano spirituale e pratico. A tale obiettivo tende quella che si chiama l'attualizzazione. Essa suppone il rispetto di alcune condizioni che si possono riassumere in due atteggiamenti fondamentali:
    a) Una conoscenza «critica» e «simpatica» del proprio ambiente sociale e culturale. Col termine «critica» si vuole indicare quella conoscenza che va oltre la scorza dei problemi e l'apparenza esterna dei fenomeni sociali e culturali per cogliere le domande e le attese ultime. Senza domande umane serie e autentiche il testo biblico rimane muto, quando non risulta stucchevole e noioso. Con l'appellativo «simpatica» si suggerisce un atteggiamento di accoglienza e condivisione sincera dei problemi e delle attese degli uomini d'oggi senza denigrazioni fanatiche e fughe anarchiche.
    b) Una cordiale sintonia di fede con la propria comunità di fede e con la tradizione vivente della chiesa. Questo atteggiamento è la condizione minima e indispensabile per una lettura biblica che non voglia ridursi a curiosità «biblicistica» o a chiacchiera da salotto. La Bibbia come libro del popolo di Dio è destinata a tutta la comunità credente e perciò può essere compresa solo in una comunione di vita e di fede con tutto il popolo di Dío in cammino, quello di ieri e quello di oggi. La lettura della Bibbia viene da lontano e si salda con l'esperienza storica del popolo di Dio di cui la tradizione viva è la memoria e la coscienza. Una lettura biblica in sintonia con la fede del popolo di Dio o della chiesa, libera il gruppo dalla tendenza a impoverire il testo in una interpretazione settoriale o di ghetto. Questo confronto storico con la fede della chiesa, dove esistono carismi e ministeri diversi per l'annuncio e l'interpretazione autorevole e autentica della parola di Dio, offre anche la garanzia per una lettura fedele e fruttuosa della Bibbia.

    PROPOSTE PER UNA LETTURA BIBLICA

    Sullo sfondo del metodo globale sopra descritto si propone ora un percorso ideale, con alcuni itinerari alternativi, per una lettura biblica all'interno di un gruppo.

    Prima fase: le tappe della salvezza

    Un primo appuntamento con la Bibbia dovrebbe idealmente prevedere una serie di incontri, da un minimo di cinque a un massimo di dieci, per ripercorrere le grandi tappe salvifiche dell'AT e NT. Questa prima lettura dovrebbe incentrarsi su alcuni fatti e personaggi che rappresentano come le cime più alte dell'ideale orizzonte biblico. A titolo esemplificativo, non esaustivo, propongo questo elenco e successione di temi: Esodo, storia delle origini, Abramo e i patriarchi, ingresso nella terra, monarchia e messianismo, profeti, sapienti; annuncio del regno (Gesù), morte e risurrezione, prima comunità cristiana, Paolo di Tarso e missione. La lettura biblica dovrebbe concentrarsi su alcuni testi più densi di significato e caratterizzanti la figura o l'episodio biblico. Anche l'interpretazione non dovrebbe essere appesantita con eccessive spiegazioni di carattere letterario o storiografico per puntualizzare invece il significato religioso salvifico colto nella sua articolazione fondamentale. La preoccupazione di fondo dovrebbe essere quella di cogliere le grandi linee di sviluppo del progetto di Dio, le costanti del suo agire nella storia, lo stile della sua azione. A questo scopo possono servire alcune sintesi o riletture della storia salvifica. Ma il punto di riferimento costante deve restare il testo biblico letto e ascoltato in sezioni abbastanza ampie di due, tre o più capitoli che formano un'unità tematica.

    Seconda fase: l'incontro con un libro

    Dopo questa prima fase si può passare ad un secondo livello o tipo di approccio biblico che si incentra su un libro dell'AT o del NT. Non tutti i libri si prestano per questo tipo di approfondimento e sviluppo che deve essere metodologico e spirituale nello stesso tempo. Ancora a titolo esemplificativo e non esclusivo propongo i seguenti libri per l'AT: Esodo, capitoli I-XV (esodo-liberazione); XVI-XXIV (alleanza); Genesi, capitoli I-XI (storia delle origini); XII-XXV (Abramo); 1 Samuele I-XV (istituzione della monarchia Samuele e Saul); Isaia, I-XII (oracoli di speranza, Emmanuele); Amos (tutto); Osea (tutto); Giobbe, I-II.VII-XIV.XIX; Deuteroisaia XL-LV; per il NT suggerisco per una prima lettura i seguenti testi: Marco (vangelo); Atti degli Apostoli, capitoli I-XV; Paolo, prima lettera ai Tessalonicesi; lettera di Giacomo. Naturalmente questa selezione di libri non esclude che in un secondo momento anche in corrispondenza con il ciclo liturgico si scelgano altri testi (Geremia, Ezechiele e Michea per i profeti; Sapienza e Qohelet per i sapienti; Luca, Galati, 1 Corinzi, Efesini-Colossesi).
    Per facilitare la lettura di un libro biblico si può seguire un duplice metodo:
    1. una lettura continua per capitoli o sezioni complete (la divisione in titoletti neri e rossi della Bibbia di Gerusalemme offre dei criteri seriamente fondati);
    2. una lettura per grandi temi individuati all'interno del libro, anche se si trovano in sezioni differenti. Questo vale soprattutto per i libri profetici che sono delle raccolte più che unità letterarie coerenti. A questo scopo servono anche le indicazioni dei testi paralleli con i vari simboli grafici, a margine nella edizione della Bibbia di Gerusalemme.

    Terza fase: la lettura tematica

    Su quest'ultimo metodo si innesta un terzo approccio alla Bibbia, che si potrebbe chiamare «tematico». Esso consiste nell'esame di un tema, figura o simbolo biblici (personaggio, immagine) percorrendo tutti o la maggioranza dei testi che ne trattano. Però questa ricerca, per non scadere nella banalità di una catalogazione arida e insignificante, deve collocare il tema o il personaggio all'interno delle grandi tappe salvifiche, cercando di scoprirne le costanti e variazioni che aiutano a individuare il messaggio permanente di Dio, i suoi appelli e i modelli proposti. A titolo di esempio ecco alcuni «temi» biblici di maggior rilievo: Alleanza (Noè, Abramo, Mosè, profeti, NT); esodo (storico, Isaia, NT); la vocazione o chiamata (Mosè e profeti); l'acqua; il pane; il deserto; peccato-conversione; dolore-morte e speranza; il giusto perseguitato, ecc. A tale scopo possono servire gli indici analitici o tematici che si trovano in fondo ad alcune edizioni della Bibbia, i dizionari o i vocabolari di teologia biblica che sviluppano in modo sistematico temi, figure e personaggi. In questa lettura tematica sarebbe opportuno tenere presente la tensione «profetica» che salda insieme l'AT col I\IT. Un personaggio o figura sono spesso annuncio o anticipo di una realtà futura che si compie con Gesù-chiesa, o che rimanda al compimento finale. Lo scopo ultimo di questa lettura oltre che familiarizzare con il testo e i temi biblici, dovrebbe essere quello di educare ad una mentalità che rende capaci di valutare i fatti, le cose e le persone secondo i criteri della fede, che fa scoprire il progetto di Dio anche dentro la storia attuale.

    LA PAROLA DI DIO DEVE INCARNARSI

    Lo scopo ultimo di una lettura biblica non è una maggior cultura biblica o religiosa – anche se questa è salutare e utile – ma una crescita spirituale di tutto il gruppo e della chiesa secondo il progetto o la volontà di Dio. Ora tale crescita può esprimersi a diversi livelli e in forme molteplici. Un'autentica esperienza di fede ha bisogno di esprimersi ed esplicitarsi in forme verbali, gesti e azioni. Perciò un gruppo di lettura biblica dovrebbe prevedere dei momenti e forme di preghiera che aiutano a interiorizzare la parola, a rimeditarla e applicarla alla vita perché diventi sostegno, conforto e guida interiore. Inoltre la preghiera nella forma del Salmo recitato, ascoltato o cantato dà espressione individuale e corale alla fede interiore con la quale si accoglie la parola di Dio. Una fede che non si esprime mai rischia di restare rachitica o atrofizzata. Oltre alla preghiera verbale, privata o comunitaria, si potrebbero esperimentare anche altre forme di preghiera non verbale, che diventano interpretazione e attualizzazione di un testo o tema biblico. Ancora a mo' di esempio suggerisco alcune celebrazioni dove si prevede sia la proclamazione solenne e l'ascolto della parola, come la risposta corale nella forma del canto e della recita corale. Essa può essere alternata con altre espressioni di tipo «corporale» come la gestualità simbolica che può assumere la forma della danza, della coreografia mimica, del gesto partecipativo, ecc. Tutto questo deve essere in armonia con l'ambiente e i protagonisti, i quali devono avere sufficientemente interiorizzato il messaggio spirituale per poterlo esprimere senza scadere nella recita banale o convenzionale.
    Però l'ultima e definitiva espressione e risposta alla parola di Dio ascoltata, interpretata e accolta nella fede, è la vita di una comunità nel proprio ambiente reale e storico. Una vita fatta di libertà e carità sullo stile di Dio che educa i credenti e li sostiene con la sua parola perché siano suoi testimoni nel mondo. Solo così la parola di Dio, che è stata vita e storia di un frammento di umanità, il popolo di Dio, diventa di nuovo storia e vita di Dio resa visibile e attuale per la salvezza del mondo.


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