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    Analizzare e mettere a confronto gli umanesimi



    Giuseppe Gevaert

    (NPG 1978-02-48)

    Si presentano soprattutto due metodi per confrontarsi con gli umanesimi e realizzare con essi un dialogo fecondo ed educativo:
    – cercare di scoprire il valore umano positivo che in un determinato umanesimo è stato privilegiato e preso come modello di comprensione e di realizzazione dell'intera umanità dell'uomo;
    – applicare a un qualsiasi umanesimo una griglia di punti o tratti caratteristici ritenuti generalmente significativi per la realizzazione dell'uomo e di conseguenza per la struttura particolare degli umanesimi.
    Se inoltre ad alcuni di questi aspetti caratteristici si attribuisce il valore di una dimensione costitutiva e irrinunciabile, si dispone di altrettanti criteri per valutare gli umanesimi dal punto di vista della verità dell'uomo.

    GLI UMANESIMI COME ASSOLUTIZZAZIONE DI UNA SOLA DIMENSIONE DELL'UOMO

    Per un approccio corretto

    Nelle discussioni sugli umanesimi si fa generalmente un uso abbondante di aggettivi e di etichette, per distinguere, caratterizzare e contrapporre: umanesimo marxista, umanesimo socialista, umanesimo del lavoro, umanesimo personalista, umanesimo comunitario, umanesimo esistenzialista, umanesimo cristiano, ecc.
    Si presenta qui una primissima regola per un confronto fecondo: non è lecito attribuire a queste diverse etichette un significato arbitrario e superficiale. Bisogna invece studiarle nell'ambito di precisi movimenti storici, oppure interrogare i pensatori, filosofi o promotori che vi stanno dietro. Va anche tenuto presente l'inevitabile sviluppo che in ogni umanesimo si verifica. Se ad esempio si vuol discutere su umanesimo personalista, certamente non è esatto catalogarlo approssimativamente come umanesimo centrato sull'individuo e il rispetto della sua privatezza... L'umanesimo personalista ideato da E. Mounier
    e diffusosi per mezzo della rivista Esprit intendeva piuttosto il contrario di quanto affermato sopra. Infatti si trattava di superare radicalmente l'umanesimo individualista e di promuovere quello comunitario, dando anche grande peso alle strutture e alla giustizia sociale, ma rivendicando nello stesso tempo il primato delle persone rispetto alle strutture.

    Ciò che specifica gli umanesimi: l'attenzione ad una dimensione dell'uomo

    Al di là del rispetto storico per la fisionomia reale di questi umanesimi, la comprensione dall'interno di ogni umanesimo richiede una grande sensibilità per il fatto che ogni umanesimo nasce e si costruisce attorno all'intuizione di un valore fondamentale dell'uomo. In ogni generazione ci si chiede: Che cosa è veramente importante e decisivo per realizzare l'umanità dell'uomo? È un modo per domandare: Che cos'è l'uomo? Che cos'è costitutivo della sua vera umanità? È lo sviluppo del pensiero? la produzione artistica? il lavoro? la scienza e la tecnica? la trasformazione del mondo e della storia? la dimensione etica? la religione? Ci sono altrettanti umanesimi che hanno presa l'una o l'altra di queste espressioni dell'uomo come quella più caratteristica, quella costitutiva che raccoglie già in sé l'intera realtà dell'uomo.
    Con ciò siamo immediatamente nel cuore stesso delle differenze tra gli umanesimi. Gli umanesimi si distinguono fondamentalmente nel fatto o nel valore positivo che prendono come «fatto primitivo», come «luce originaria», come «sorgente» o «radice» dell'intera umanità dell'uomo, e quindi anche come motore e meta ideale del processo di umanizzazione.
    Alcuni esempi possono meglio illustrare questa realtà.
    L'umanesimo marxista di K. Marx, ad esempio, contiene diverse affermazioni sulla realtà dell'uomo e della sua attuazione nella storia. Ciò che però lo caratterizza dall'interno e lo distingue da altri umanesimi è il fatto che il lavoro è stato preso come ultima intelligibilità, come sorgente radicale dell'uomo. Umanesimo del lavoro. Ciò significa che l'intera realtà dell'uomo e della sua umanizzazione può essere compresa alla luce della dimensione «lavoro». L'intero «umano», l'uomo stesso, è «una creazione dell'uomo», cioè del lavoro umano. L'umano ha inizio là dove l'uomo incomincia a lavorare. Questo lavoro è dunque talmente costitutivo della umanità dell'uomo che tutte le altre espressioni e relazioni dell'uomo possono essere compresi a partire da questa realtà primaria: la società, le classi, la divisione del lavoro, l'antagonismo delle classi, le guerre, il diritto civile, lo stato, la religione...
    È anche sul piano del lavoro e dei rapporti di lavoro che nascono e devono risolversi i grandi mali e le diverse forme di inumanità che tuttora esistono. Una radicale trasformazione della realtà del lavoro condurrà necessariamente a una piena umanizzazione dell'uomo. Nuovi rapporti di lavoro porteranno a una società, una storia, un mondo totalmente rinnovati...
    Marx ha dunque scoperto nel lavoro umano un fattore fondamentale di umanizzazione. Come capita spesso, quando si scopre un aspetto positivo dell'uomo, dimenticato da altri, Marx ne è rimasto talmente colpito che a un certo punto ha visto soltanto questa dimensione dell'uomo. Ha fatto violenza anche all'evidenza delle altre dimensioni dell'uomo, ed è finito nella trappola del riduzionismo: prendere una espressione –vera e positiva – come l'espressione totale e globale della realtà dell'uomo. Tutte le altre dimensioni o vengono scartate e negate, oppure vengono con la forza interpretate come espressioni e derivazioni da questa dimensione fondamentale.
    Questa assolutizzazione di una sola dimensione, a scapito delle altre, è il rischio di tutti gli umanesimi... Anche l'umanesimo cristiano, che pure per principio esclude ogni assolutizzazione di una sola dimensione, deve difendersi dalla minaccia di chiusura e di riduzionismo.
    Un altro esempio potrebbe essere quello dell'umanesimo individualista, che ha dominato così largamente nell'epoca moderna in Europa. Esso si ispira a un dato innegabile: la capacità intellettuale, libera, creativa e critica del singolo che prende la distanza di fronte alle cose esistenti ed è capace di apportare qualcosa di nuovo e di diverso. A partire da Descartes, nel liberalismo, nella pedagogia di Rousseau, ecc. il valore del singolo è stato preso come modello dell'intera realizzazione umana. È stato tradotto anche nelle teorie economiche, più esattamente nell'ideologia che dominava l'economia del mercato e lo statuto della produzione nelle singole nazioni e a livello mondiale. A partire dall'Ego cogito, l'umanesimo moderno ha voluto comprendere l'intera umanità dell'uomo.
    Tutti sanno dalla storia quali sono stati i risvolti negativi di questo umanesimo unilaterale: l'immensa miseria del mondo operaio, lo sfruttamento del terzo mondo, le guerre mondiali, la negazione della destinazione sociale dei beni della terra, ecc.
    Dalla parte opposta, l'umanesimo intersoggettivo e comunitario, ad esempio quello di M. Buber, che prende come paradigma il rapporto Io-Tu, l'essere insieme con altri, la relazione strettamente interpersonale..., è anch'esso un umanesimo che si costruisce attorno a una dimensione positiva e vera, dimenticata per molto tempo dalla filosofia moderna. Anche qui il fascino della nuova scoperta è stato grande, e per molto tempo questo umanesimo ha trascurato gli aspetti strutturali della dimensione sociale, l'impegno fattivo per la trasformazione del mondo.
    Più o meno le stesse osservazioni si potrebbero fare a proposito dell'umanesimo collettivista, che ha privilegiato un solo aspetto a scapito degli altri.
    In genere dunque si può dire che un metodo realmente fecondo per fare il dialogo con i diversi umanesimi consiste appunto nella ricerca di quel fatto umano, di quella dimensione o di quel valore che è stato focalizzato in modo particolare e spesso assolutizzato in quel determinato umanesimo. Liberato dalla unilateralità in cui un umanesimo particolare lo ha ridotto, il tratto positivo dell'uomo può essere accolto e integrato in una visione dell'uomo più ricca e più completa.

    L'umanesimo cristiano come progetto globale

    A differenza degli altri umanesimi, quello cristiano ha questo di caratteristico: esso si rifiuta radicalmente di chiudersi in una qualsiasi espressione particolare dell'uomo. Il cristianesimo non si identifica con nessuna cultura e quindi con nessun umanesimo particolare. Esso è per principio aperto: attento cioè e desideroso di cogliere e di accogliere tutte le dimensioni autentiche dell'umano che si manifestano parzialmente nelle fasi successive della storia e nelle diverse culture oggi.
    Il vero uomo è in qualche modo tutto ciò che di vero viene affermato nei singoli e contrapposti umanesimi. Per esprimere approssimativamente la verità dell'uomo non bisogna soltanto dire che l'uomo è spirito e intelligenza, ma anche che è corpo, mondo, lavoro, progettazione storica. Non basta affermare i determinismi e le leggi naturali, bisogna anche sottolineare la libertà. Non è soltanto importante l'approccio scientifico-tecnologico alla natura, ma altresì la contemplazione del mondo, i segni e linguaggi simbolici... In una parola, l'umanesimo cristiano cerca sempre di affermare contemporaneamente le molteplici dimensioni dell'uomo, senza cedere alla facile tentazione di volerlo ridurre a una sola dimensione o espressione.
    Inoltre l'umanesimo cristiano è caratterizzato dal fatto che esso rivendica fortemente la dimensione religiosa come aspetto costitutivo di ogni vero umanesimo. Non c'è umanesimo integrale che non sia aperto alla trascendenza e al rapporto con il Dio vivente. È questo anzitutto la radice perché l'umanesimo cristiano ha l'orrore di qualsiasi assolutizzazione di una singola dimensione dell'uomo e in un certo senso le relativizza tutte. Nello stesso tempo questa rivendicazione della trascendenza, nel senso di fede religiosa e cristiana, è una sorgente dinamica per impegnarsi nella storia, collaborando con tutti gli uomini di buona volontà nella costruzione di un mondo più degno dell'uomo.

    I TRATTI SIGNIFICATIVI

    Un secondo modo per confrontarsi con gli umanesimi, paragonarli tra loro o istituire un esame critico degli aspetti positivi e negativi, consiste nell'interrogarli su alcuni punti significativi. Questi tratti caratteristici sono in realtà le dimensioni principali dell'uomo. Sono i concetti-chiave per la lettura e l'interpretazione dell'esistenza umana. Nei singoli umanesimi ciascuno di questi tratti può essere accolto, oppure rifiutato, o soprattutto avere una accentuazione e un ordine diverso.

    Posto e importanza della persona

    Uno dei primi interrogativi che va formulato nei confronti di qualsiasi umanesimo riguarda il posto e l'importanza della persona umana. Come vi è affermato il valore unico della persona rispetto alla materia, alla catena evolutiva del mondo biologico-animale, e rispetto alla società? La risposta a questo problema offre una prima grande divisione tra gli umanesimi: umanesimi a matrice naturalista o vitalista; umanesimi a matrice sociale e strutturale; umanesimi personalistici, comunitari, aperti alla trascendenza e alla religione. Il primato attribuito alla persona, l'affermazione del suo carattere assolutamente inviolabile, il rifiuto di trattarla semplicemente come mezzo per il raggiungimento di altri scopi, la rivendicazione della assoluta originalità di ogni singola persona... tutto ciò differenzia profondamente questo tipo di umanesimi dalle molteplici forme di umanesimo dove in fin dei conti si cerca di comprendere l'uomo a partire dalle strutture generali alle quali appartiene, e dove anche la realizzazione della persona è garantita dal contributo che apporta al funzionamento di queste strutture: essere ad esempio un anello nella catena biologica, contribuire all'affermazione di una società diversa...

    La dimensione comunitaria e sociale

    Gli umanesimi sono anche profondamente caratterizzati dal posto che attribuiscono all'altro nella realizzazione dell'uomo. C'è una profonda differenza tra gli umanesimi a matrice individualistica e quelli a matrice comunitaria e sociale. Anche tra gli umanesimi che affermano la dimensione dell'altro come dimensione costitutiva dell'uomo, c'è una fondamentale differenza. Alcuni mettono tutto il peso sui rapporti strettamente intersoggettivi o interpersonali. Altri invece mettono tutto il peso dell'uomo nella dimensione sociale o strutturale. Infine ci sono umanesimi, come ad esempio il personalismo di Mounier, che uniscono le due dimensioni, rivendicando però il primato della persona e delle relazioni interpersonali rispetto agli aspetti strutturali della società, nel senso che le indispensabili strutture devono sempre orientarsi verso la realizzazione della persona.

    Il rapporto con la natura

    Gli umanesimi sono anche differenziati dal modo in cui concepiscono il rapporto con la natura.
    Esiste ad esempio una profonda differenza tra gli umanesimi prescientifici e pretecnologici dell'Africa o anche delle zone non industrializzate dell'Europa, e gli umanesimi che offrono uno spazio preponderante all'intervento scientifico-tecnologico nella natura. Un umanesimo che oggi rifiutasse radicalmente la dimensione scientifica e industriale non potrebbe più assicurare la sopravvivenza dell'uomo. Dalla parte opposta, un umanesimo che accentuasse unicamente le dimensioni scientifiche e tecnologiche, correrebbe il rischio di compromettere gravemente la stessa umanizzazione. Attualmente molti umanesimi cercano di attuare una sintesi tra le due forme di rapporto umano con la natura: quella in chiave scientifico-tecnologica, l'altra in chiave di linguaggio simbolico e contemplativo (in cui l'uomo accoglie la natura come partner, si lascia interrogare da essa, se ne serve come simboli per esprimere la sua realtà umana più profonda...).

    L'attività umana

    Anche l'importanza attribuita all'attività umana nella realizzazione dell'uomo è un criterio significativo per situare i diversi umanesimi. Esso prende un duplice aspetto.
    Da un lato c'è l'importanza più o meno grande che viene attribuita all'attività personale, sociale e storica nella realizzazione dell'uomo. Ci sono umanesimi, come quello marxista, che tendono a vedere l'uomo unicamente come risultato della attività dell'uomo. Altri invece, pur riconoscendo il valore dell'attività nelle sue diverse forme, sono più sensibili al riconoscimento del «dono» che sta all'origine dell'esistenza umana e all'intervento risolutivo da parte di Dio per realizzare la piena umanità dell'uomo. Così ad esempio la visione cristiana dell'uomo.
    Così ad esempio la visione cristiana dell'uomo. Da un altro lato l'importanza che viene attribuita a singole forme di attività privilegiate rispetto alle altre. Si è qui in presenza di uno dei criteri più frequentemente usati per catalogare gli umanesimi: umanesimo letterario e artistico, umanesimo scientifico, umanesimo del lavoro, umanesimo religioso...

    La visione della storia

    Per conoscere e distinguere tra loro gli umanesimi è anche importante esaminare il loro punto di vista riguardo alla storia.
    Per l'umanesimo greco, ad esempio, la storia era piuttosto un luogo dove l'uomo si trova situato e subisce le vicende di un determinismo più o meno accentuato. In molti umanesimi contemporanei la storia è vista come una vera dimensione dell'uomo: essa esprime la progressiva e tormentata realizzazione dell'uomo attraverso il tempo, in un dialogo costruttivo e critico tra presente, passato e futuro. L'uomo qui è in larga misura protagonista della storia, operatore di storia, portatore di una reale e profonda responsabilità nei confronti della storia. Gli umanesimi possono anche differenziarsi a seconda che considerano la storia come l'intera realtà della singola persona, o invece come un inizio di umanità che non verrà spento dalla morte dei singoli soggetti, ma troverà il suo compimento al di là della storia.

    La scala dei valori

    Uno degli indici interessanti per caratterizzare gli umanesimi tra loro è la scala dei valori. Essa è in qualche modo una sintesi di diversi tratti significativi di ogni singolo umanesimo. L'ordine di questi valori, il primato o il ruolo secondario che viene attribuito all'uno o l'altro valore, permette di cogliere l'orientamento generale di un determinato umanesimo.
    Ad esempio, sul piano della liberazione umana, alcuni attribuiscono il primato ai fattori economici, altri a quelli politici. Altri umanesimi rivendicano i valori personali (religiosi, etici) come fondamento di qualsiasi altra forma di promozione umana e di liberazione. L'umanesimo cristiano insisterà generalmente sull'apporto insostituibile di diversi fattori, connessi tra loro, ma anche irriducibili: economici, scientifici, etici, religiosi...
    In molti umanesimi del passato i valori religiosi e morali erano decisamente al primo posto della scala dei valori. Oggi certi umanesimi mettono al primo posto i valori etici, escludendo però i valori religiosi (o sopportandoli all'ultimo gradino), come ad esempio l'umanesimo etico del Nord dell'Europa. In altri umanesimi si contendono il primato i valori scientifici, economici, politici, mentre a un secondo o terzo livello sono situati i valori etici, educativi, religiosi.

    Verità e libertà

    Quale posto è attribuito alla ricerca della verità e alla promozione della libertà? Che modelli di verità o di libertà vengono privilegiati? Queste domande vanno poste a tutti gli umanesimi, poiché si tratta di due componenti molto fondamentali nella realizzazione dell'uomo. Senza la possibilità di ricercare la verità nel senso più ampio della parola e in libero scambio con altri uomini, la libertà diventa in larga misura un fantasma. Senza una effettiva libertà di ricerca e di espressione, anche la ricerca della verità rimane ostacolata e oppressa.
    Certi umanesimi privilegiano il solo tipo di verità che è praticato nelle scienze empiriche e pratiche, mentre rifiutano ogni forma di verità che in nome di principi umani e di diritti umani fondamentali giunge a criticare il regime esistente, oppure rivendica la libertà dí pensiero religioso e di ricerca di Dío. In altri umanesimi la libertà è identificata con l'ordine stabilito, mentre la ricerca e la sperimentazione di alternative non è presa in nessuna considerazione. In altri umanesimi ancora, il massimo esercizio della libertà personale nel rispetto di tutte le persone è la suprema regola della convivenza civile...

    Il male e la sofferenza

    Un test molto significativo per conoscere l'indirizzo profondo degli umanesimi è il problema del male, della sofferenza, della morte, e in genere i problemi che riguardano il senso ultimo dell'esistenza umana. È anzitutto importante sapere se questi problemi sono riconosciuti come autentici problemi umani, non derivati da nessun livello di cultura raggiunta. In secondo luogo è interessante sapere quale atteggiamento viene proposto nei confronti di queste esperienze fondamentali. Di fronte al male e la sofferenza certi umanesimi religiosi sono caratterizzati da un notevole fatalismo e da passiva rassegnazione. Altri, come ad esempio l'umanesimo cristiano, richiedono l'impegno e la lotta unita di tutte le forze per combattere e vincere la sofferenza e il male in tutte le sue forme.
    A questo livello si presenta anche la grande differenziazione tra umanesimi religiosi e non religiosi. Una visione religiosa della vita implica sempre in un modo o nell'altro la convinzione che la redenzione profonda e definitiva dell'uomo si fa solo per via religiosa oppure per un intervento (e un dono) da parte di Dio. Le visioni non religiose della vita prospettano una fede illimitata nel progresso.

    Religione e trascendenza

    Una delle distinzione più radicali tra gli umanesimi riguarda l'affermazione della trascendenza e dell'esistenza di Dio, e l'importanza della dimensione religiosa nella realizzazione dell'uomo. La grande contrapposizione degli umanesimi del XX secolo è connessa con l'affermazione o il rifiuto della dimensione religiosa, anche se ovviamente non si riduce a questo solo fattore.
    L'affermazione che l'umanesimo integrale comprende anche la componente religiosa della fede in Dio, non è da intendersi nel senso di una aggiunta quantitativa a tutte le altre componenti prettamente umanistiche. L'affermazione della dimensione religiosa non è per nulla una aggiunta neutra ed esterna rispetto alla realizzazione storica dell'uomo. Ben al contrario, essa colloca in un'altra luce tutte le dimensioni dell'uomo, ed orienta l'uomo a vivere la realizzazione umana in una diversa prospettiva. Essa conduce anche, particolarmente nell'umanesimo cristiano, a motivare diversamente l'impegno nel mondo e nella storia.

    CONCLUSIONE: CI VUOLE COMPETENZA

    I criteri che qui vengono suggeriti sono apparentemente semplici nella loro formulazione. Nella pratica però non sono di così facile applicazione. Questo dipende in primo luogo dal fatto che diversi operatori pastorali non hanno conoscenze antropologiche molto articolate, o attribuiscono insufficiente importanza alle diverse dimensioni dell'umano. D'altra parte lo studio analitico dei diversi umanesimi è un'impresa irta di difficoltà, sia perché mascherano spesso le vere articolazioni del sistema dietro la promozione di alcuni valori simpatici che possono accogliersi in qualsiasi umanesimo; sia anche perché diversi tipi di umanesimo, avendo una predominanza dell'aspetto pratico, non sintetizzano sempre chiaramente o in scritti facilmente accessibili le articolazioni teoriche e costruttive della loro visione dell'uomo.
    Di conseguenza l'analisi degli umanesimi richiede una notevole quantità di studio e l'aiuto di guide competenti ed esperte.


    T e r z a
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