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    Preadolescenti a messa: fatti e interrogativi



    Umberto De Vanna

    (NPG 1977-06-15)


    Come accoglie una parrocchia i ragazzi della scuola media? Sono presenti alla liturgia domenicale? Ci sono delle celebrazioni che aiutano i ragazzi ad assimilare quegli atteggiamenti di fondo indispensabili per una vera celebrazione eucaristica? Perché molti ragazzi dopo aver ricevuto la cresima non vanno più a messa? In quale situazione si ritrovano i ragazzi che frequentano le scuole cattoliche private: sono maggiormente catechizzati e quindi in grado di comprendere meglio la liturgia domenicale in parrocchia?
    Sono queste alcune delle domande che in un raduno redazionale abbiamo rivolto ad alcuni amici che erano stati invitati al nostro incontro di studio e che insieme a noi si sono messi alla ricerca, mettendo a disposizione dei presenti e dei lettori la loro esperienza.
    Sin dal primo giro di interventi è emersa abbastanza chiaramente una panoramica della situazione.

    FREQUENZA E PARTECIPAZIONE

    In parrocchia
    Nella situazione ottimale i ragazzi e le ragazze partecipano alla celebrazione domenicale nella percentuale del 60%. In alcune parrocchie esiste anche un incontro infrasettimanale (catechesi o messa o tutti e due). Dove non esiste però vita associativa o non vi è oratorio, la partecipazione alla messa parrocchiale è scarsissima, in alcune parrocchie quasi inesistente.

    Oratorio non parrocchiale
    Questa istituzione si qualifica come comunità giovanile e manifesta spesso una intensa vita associativa (gruppi ACR, Scout, ecc.).
    I ragazzi partecipano in massa alle varie iniziative oratoriane, compresa quindi la messa domenicale, che acquista sovente un timbro di incontro festoso e gradito. Ci sono anche per lo più degli incontri infrasettimanali (catechesi, messa).

    Istituti privati
    Quasi ovunque è stata eliminata la messa quotidiana. Viene celebrata una messa settimanale a livello comunitario o per gruppi di classe.
    Gli insegnanti di religione della scuola media presenti al nostro raduno redazionale confermarono le statistiche precedentemente emerse, aggiungendo che la percentuale degli allievi che si reca alla messa domenicale è minima. Pochissimi ragazzi affermano di andare a messa, tanto che ci sarebbe da concludere che in alcune zone la presenza alla messa parrocchiale potrebbe ridursi a percentuali bassissime. Nelle grandi occasioni (Pasqua, Natale, fine anno) in qualche scuola è possibile celebrare una messa di classe a partecipazione libera.

    UNA PRIMA VALUTAZIONE DI QUESTI DATI

    Negli istituti privati
    A giudizio dei presenti, coloro che si inseriscono nelle scuole private vengono tagliati fuori dalla vita parrocchiale e oratoriana: vivono in un mondo diverso, si ritrovano un'altra mentalità. Ragazzi e ragazze manifestano anche una certa «sazietà» verso le pratiche religiose. La messa infrasettimanale non ha lo scopo di aiutare i ragazzi ad una partecipazione più attiva alla messa domenicale in parrocchia, ma è fine a se stessa.
    Del resto la partecipazione di questi ragazzi alla celebrazione festiva della comunità parrocchiale è molto modesta, vivendo spesso un conflitto di appartenenza non indifferente anche nelle grandi occasioni (per esempio una doppia proposta di preparazione alla Pasqua, da parte del parroco e della propria scuola). Inoltre, nonostante l'abbondante e quotidiana presenza della catechesi, questi ragazzi e ragazze appaiono scarsamente catechizzati, rivelando grandi vuoti di cultura teologica e biblica.

    Oratori non parrocchiali
    Come è già stato detto, i ragazzi sono presenti in massa alla messa festiva, perché questo incontro diventa un momento comunitario molto significativo e gradito, sia per la coesione e il senso di appartenenza che la vita oratoriana riesce a creare, sia per i canti, le preghiere, la partecipazione attiva e gli accorgimenti vari che gli animatori riescono ad inventare. Esiste ancora in alcuni oratori la messa come «condizione» per poter giocare.
    Qualcuno ha sottolineato che l'incontro domenicale rischia di diventare un momento folkloristico della vita associativa.
    «In realtà ogni celebrazione (messa, cel. penitenziale, ritiri, ecc.) sono vissuti in superficie: il senso profondo " scivola " via, perché i ragazzi accettano volentieri quanto viene proposto dagli animatori pur di trovarsi insieme» (vice parroco).

    Nelle parrocchie
    Il nostro gruppo di redazione evidentemente ha dedicato grande attenzione a questa istituzione, dal momento che la parrocchia assume un peso notevole nella vita liturgica dei ragazzi. Pertanto molte delle cose che seguiranno andranno riferite soprattutto alla parrocchia.
    La prima sottolineatura, sulla quale ci si è trovati facilmente d'accordo, fu che solo dove vi è una intensa vita associativa i ragazzi sono presenti anche alla messa festiva. Per cui ci sono parrocchie che accostano quasi tutti i ragazzi e le ragazze attraverso la vita di gruppo, e quindi anche alla messa, ed altre parrocchie nelle quali la presenza dei ragazzi si riduce a pochissimo.
    «La discussione parrocchia con oratorio o senza non si è protratta a lungo né in profondità in questi anni di dopoguerra, ma la scelta concreta di moltissime comunità parrocchiali è stata quella di fare a meno dell'oratorio, sia per l'assorbimento di persone e di tempo che richiede, sia perché prevale ancora l'opinione che le attività dell'oratorio (che comprende una fascia di interessi molto vari, che vanno da quelli esplicitamente formativi e catechistici, al gioco e al doposcuola, al teatro ed alla musica...) non toccano alla parrocchia. Il parere di molti parroci e viceparroci è che in passato attraverso l'oratorio si è svolta un'attività di supplenza, ora però è tempo che sia la società civile a pensare al tempo libero dei ragazzi: il compito specifico della chiesa è quello di fare una valida catechesi». Pur non volendo sottovalutare la serietà di queste considerazioni, è pur vero che soltanto per il catechismo e i gruppi d'impegno i ragazzi in parrocchia non ci vanno, e che, se non vengono inseriti in una comunità giovanile che li coinvolga in un'amicizia di gruppo, i ragazzi non vanno neppure a messa.

    FATTORI DETERMINANTI PER LA PRESENZA O MENO DEI RAGAZZI ALLA CELEBRAZIONE FESTIVA

    I ragazzi che vanno a messa da che cosa sono spinti? Quali sono gli elementi sui quali far leva per sollecitarne la partecipazione? I ragazzi sono in grado di capire la realtà della messa? In altre parole, sono sufficientemente catechizzati? Quali sono presumibilmente i motivi per cui molti ragazzi non vanno più a messa? Queste domande richiederebbero delle risposte molto approfondite e delle indagini piuttosto vaste e circostanziate. Qui dobbiamo limitarci ad accenni schematici, così come sono emersi dai vari interventi del nostro incontro redazionale.

    Perché i ragazzi vanno a messa?
    – I ragazzi partecipano all'Eucaristia domenicale dove esiste una comunità parrocchiale capace di accoglierli, cioè dove viene programmata una pastorale dei ragazzi.
    – Di riflesso i ragazzi vanno dove c'è la possibilità di vivere in gruppo, dove cioè esiste vita associazionistica e senso di appartenenza.
    – Ha anche molta importanza la possibilità di potersi trovare con gli amici. Questo elemento è in grado di neutralizzare lo stesso disinteressamento dei genitori.
    – Ha molto peso anche la presenza di animatori simpatici, che sanno creare dei legami di amicizia. Tra questi animatori è di grande importanza il prete.
    – Molti ragazzi sentono la messa come momento di forte socializzazione, come occasione di ritrovo. Alcuni vanno a messa per sentirsi vivi, per reagire alle strutture spersonalizzanti della società industriale.
    – I ragazzi vanno a messa perché in parrocchia viene programmata una messa per loro, con canti vari, piccole varianti adatte alla loro età, con un celebrante gradito che sappia sottolineare gli atteggiamenti a loro più graditi e l'accoglienza.

    Perché i ragazzi non vanno a messa?
    – Perché la chiesa non è gradita come ambiente. Dove le chiese sono troppo grandi e le comunità troppo numerose, le funzioni sono spesso spersonalizzate, non si riesce a creare un clima favorevole per la partecipazione.
    – Molti trovano difficile adeguarsi agli orari. Il ritmo di vita si è notevolmente modificato in questi anni. I ragazzi vanno a dormire tardi il sabato sera, al mattino devono fare pulizia e mettersi il vestito buono: in ciò dipendono in modo particolare dalla mamma, che non è più la prima ad alzarsi.
    – Parecchi genitori approfittano della domenica per lasciare la città. Spesso essi non sentono l'urgenza di programmare nell'orario anche la messa, perché mancano sovente di sensibilità religiosa; sempre zelanti per la salute fisica, lo sono molto di meno per i valori religiosi.
    – Parecchi non vanno a messa perché in parrocchia non trovano un punto di riferimento, non esiste un prete che si prenda cura di loro, non conoscono il sacerdote.
    – Molti ragazzi mancano di vita interiore. Cioè manca in loro l'atteggiamento di preghiera, il riferimento a Dio.
    – Altri sentono la messa lontana, come non rispondente alle proprie esigenze. Finché i ragazzi riescono a custodire il clima della prima comunione o della cresima e sentono un certo dialogo con Dio (Dio mi ama, Gesù è mio fratello...) non ci sono grossi problemi. Nel momento in cui i ragazzi acquistano nuove socializzazioni, non riescono a integrare tutto questo nuovo mondo con il tradizionale incontro con Dio. La liturgia non riesce facilmente ad interpretare l'evoluzione fisica ed interiore dei ragazzi. La messa non parla ai loro veri problemi.
    – In alcune zone, col sopraggiungere della seconda media diventa normale abbandonare i contatti con la parrocchia: diventa un segno di maturità, un essere diventati adulti.

    I PRINCIPALI PROBLEMI EMERSI

    Vogliamo brevemente sottolineare in modo meno schematico alcuni dei più importanti problemi emersi durante il nostro incontro redazionale. Saranno evidentemente ancora soltanto degli accenni, visti anche talvolta già in una linea risolutiva, che troveranno però un più ampio sviluppo nei vari interventi che seguiranno.

    Crisi di catechesi e crisi di partecipazione alla messa

    Attraverso la catechesi delle elementari, impartita per le scadenze sacramentali, e quella della scuola media (scolastica e parrocchiale) i ragazzi non riescono ad acquistare una esperienza di fede.
    Molti ragazzi infatti non sanno pregare, non hanno un rapporto confidenziale con Dio; la stessa figura di Gesù non sembra dire molto alla loro vita interiore.
    «Un ragazzo di questa età o ha un dialogo io-tu con Dio e allora capirà anche il momento della messa e i vari incontri di preghiera, oppure siamo a livello esteriore e la preghiera (di qualsiasi tipo) è solo qualcosa di epidermico. I ragazzi sono molto immediati, sanno capire ciò che ha senso e ciò che non lo ha: se Cristo per loro non è nessuno, se non c'è senso di Dio nella loro vita, perché andare a messa?» (dirigente ACR).
    «C'è il pericolo che già nelle elementari attraverso i sacramenti, ricevuti fiscalmente, ne facciamo dei manichini, ragazzi che fanno dei gesti senz'anima. Appena sono cresciuti, dicono basta, è finita la commedia. O la catechesi diventa esperienza viva e mi aiuta a trovare un nuovo modo di vivere e un nuovo inserimento nella vita della comunità, oppure non lascia il segno» (insegnante di religione).
    «Se diciamo che alla prima comunione sono quasi tutti presenti alla messa, un grosso calo si ha già nella terza elementare. In quarta e quinta c'è una grossa risalita (più ai catechismi che alla messa, però). Con i ragazzi della scuola media c'è una buona ripresa; la messa diventa anche un modo di trovarsi insieme, di fare qualcosa di diverso. Sono tanti, se ci si prende cura di loro. Se però dipendesse dalla loro iniziativa, farebbero tutt'altro che la messa» (vice parroco).
    «La catechesi non basta: occorrono atteggiamenti veri di preghiera: o arrivano ad un senso semplice e profondo di Cristo, presente nella loro vita, o c'è solo esteriorità» (dirigente ACR).
    Pur ritenendo esatte queste osservazioni, esiste tuttavia anche il pericolo che permanga nei ragazzi una concezione ascetico-infantile di vita spirituale, che impedisce loro di crescere e di prendere atto in forma matura di ciò che sta capitando durante questi tre anni di sviluppo, in particolare della nuova sensibilità sociale che vanno acquistando.

    Il legame tra messa e associazionismo

    Chiedere a dei ragazzi che partecipino ad incontri impersonali, con fedeli che non conoscono, sembra voler pretendere troppo. Ci vogliono dei gruppi che creino appartenenza e che facciano sentire a proprio agio i ragazzi che entrano in chiesa. È vero che molti problemi continuerebbero a sussistere, in quanto i moventi per andare a messa potrebbero diventare l'amicizia, la simpatia verso gli animatori o altri fattori non propriamente legati ad una vera comprensione della messa; fino a quando però i ragazzi possono essere avvicinati, è possibile modificare i loro atteggiamenti e la loro sensibilità, e possono essere ulteriormente catechizzati. Non si tratta di «barare», allettandoli con lo sport o la musica pur di averli a messa.
    «Io ho fatto loro fin dall'inizio un discorso chiaro di appartenenza comunitaria. Ho chiesto loro che accettassero di crescere insieme in una vita di gruppo che ora porta a giocare, ora ad impegnarsi, ora ad andare a messa» (vice parroco).
    Si tratta logicamente di avere sensibilità per i ritmi di maturazione di ognuno, ma è anche necessario essere convinti che i ragazzi sono in grado di accogliere questa proposta di vita.
    «Ho appena finito di compiere con i ragazzi una splendida celebrazione penitenziale: dopo un'ora di gioco in cortile, siamo stati in chiesa più di un'ora e mi sono realmente accorto che i ragazzi erano rimasti coinvolti. Me ne sono accorto dai loro interventi, da come mi hanno parlato. Forse esprimevano pensieri che avevano appena sentito (" Occorre essere nuovi, bisogna realizzare la pasqua... "), ma mi è venuto spontaneo dire a qualcuno: ho fretta che tu cresca, perché fra tre o quattro pasque anche tu potrai essere come quegli animatori che ora si impegnano per te» (vice parroco).

    La messa non «parla» ai ragazzi perché mancano le mediazioni

    Specialmente nelle messe con i ragazzi, sembra importante reinventare i gesti, farli parlare. Ci sono degli elementi nella messa che mettendoli ben in evidenza permettono ai ragazzi di scoprire la realtà profonda del rito. Uno dei momenti più normali per educare alla messa è la messa stessa. Non si tratta di inventare gesti nuovi e fuori del comune (stuoie, candele per terra, ecc.) per il gusto di fare qualche cosa di giovanile, anche perché i ragazzi non si troverebbero più a loro agio nelle messe «normali». Si tratta invece di valorizzare i vari gesti dei quali il nuovo rito della messa è particolarmente ricco. L'accoglienza, il momento della riconciliazione, il gesto della pace, l'offerta, la comunione sotto le due specie, ci sembra che siano gesti che possano fare molta presa nei ragazzi. È importante anche valorizzare il silenzio, gli spazi, la gioia di trovarsi insieme.
    Ci sembra poi che tra le mediazioni, abbia grande rilevanza quella del prete. È il prete che rende gradevole ed accogliente tutto nella chiesa, tanto più a questa età. Non si tratta soltanto di preparare un'omelia adatta ai ragazzi, occorre che ogni gesto sia rivissuto e personalizzato.
    «Senza svuotare la liturgia moltiplicando gesti che possono essere compiuti prima o dopo la messa, nel contatto quotidiano, bisogna che il prete riesca ad immedesimarsi, non compiere un rito che sia " fuori di lui ". Deve lasciarsi coinvolgere, anche lui deve entrare in gioco ad ogni celebrazione» (vice parroco).
    Se la messa con i ragazzi fosse celebrata in questo modo, essa diventerebbe anche certamente un momento di catechesi esplicita ed efficace. Non intendiamo fare riferimento a quelle lunghe spiegazioni che alcuni sacerdoti rilasciano durante la messa, che fanno friggere di impazienza piccoli e adulti: pensiamo al contrario a chi riesce a valorizzare dall'interno ogni gesto perché divenga trasparente. I ragazzi in forma vitale scoprirebbero cos'è la chiesa, il senso del perdono, il significato della parola di Dio, la comunità. Dipende dal prete il sapersi muovere con partecipazione e disinvoltura nella propria funzione, così come dipende da lui il dare rilevanza al momento concreto vissuto dai ragazzi, attuando il difficile aggancio della liturgia con la vita.

    L'utilità di incontri infrasettimanali

    Anche a voler realizzare una celebrazione il più possibile a misura di ragazzo, ci pare che l'ideale sia ancora che almeno i più sensibili vengano aiutati alla partecipazione della messa attraverso una liturgia infrasettimanale o attraverso un incontro di tipo catechistico.
    «La messa della domenica è destinata ad un altro tipo di esperienza. I ragazzi devono sperimentare la comunità, vedere che il popolo di Dio non è composto solo di ragazzi, ma è più grande, universale. Un incontro infrasettimanale, di tipo associazionistico, catechistico o di carattere celebrativo, permetterebbe di riprendere il lavoro a livello educativo, quello che emerge dalle varie attività e dai vari ambienti, e celebrarli, vale a dire aiutare i ragazzi a vivere ogni loro esperienza alla presenza di Dio» (animatore liturgico).
    Sarà in questo modo soprattutto che lentamente i ragazzi acquisteranno quegli atteggiamenti di fondo indispensabili per entrare nel clima di una vera celebrazione eucaristica (capacità di esprimere verso Dio sentimenti di lode, di ringraziamento, sensibilità alla riconciliazione, ecc.).

    L'educazione alla messa e il processo di educazione globale dei ragazzi

    Abbiamo sin qui insistito molto sulle cause oggettive che creano difficoltà nei ragazzi, ma conviene non tacere del tutto che oggi non sono assenti motivi di difficoltà generali che lasciano dei vuoti nell'educazione dei ragazzi. Non sempre i ragazzi vengono educati al senso del dovere, al riconoscimento dei valori e del sacrificio. C'è quindi da parte di parecchi anche la superficialità e la poca disponibilità all'impegno. In certe zone periferiche in modo particolare l'assenza dalla messa coincide anche con la incapacità a mantenere altri impegni: i ragazzi non accettano la regolarità degli allenamenti sportivi, i risultati scolastici sono deludenti, spesso esistono anche problemi familiari ed una educazione troppo rigida o troppo superficiale.
    Questo discorso acquista tutto il suo peso anche parlando di catechesi. Una catechesi che faccia leva sulle forze spirituali e che non metta in discussione il ragazzo concreto e i suoi scottanti problemi, non prepara né per la vita, né per la messa.

    Dove celebrare?

    In parecchie parrocchie anche la chiesa come «luogo di celebrazione» fa problema. La maggior parte delle chiese sono state costruite con mentalità ed esigenze lontane dalle attuali.
    «Le nuove celebrazioni, ricche di canti e di tono più gioiosamente comunitario, hanno portato anche ad una evoluzione del concetto dí sacralità. Il nostro Dio è visto oggi come un Padre che si compiace della sua comunità che si ritrova nella gioia a celebrare la risurrezione. Mentre si prova spesso un senso di freddo e di anticomunitario ad entrare in certe chiese durante la messa».
    Occorre quindi ripensare al «luogo sacro». Un momento di passaggio può essere quello di usare la chiesa anche per altri incontri: assemblee comunitarie, recitals, catechismi, ecc. Sarebbe anche particolarmente significativo se i ragazzi (ed anche i fedeli adulti!) fossero accolti alla porta della chiesa con un cenno di saluto.

    LA MESSA: UNA CELEBRAZIONE RIVELATIVA

    Poche cose come la messa dei ragazzi possono rivelare ad una comunità il proprio volto. Se si vuole conoscere la propria incidenza nella comunità parrocchiale e nel quartiere, un indizio significativo lo si può certamente ricavare da questo dato. Quando infatti i ragazzi non vengono più in parrocchia esistono quasi sicuramente un insieme di problemi legati al contesto sociale in cui i ragazzi vivono. Qualcuno ha sottolineato che: «La liturgia finisce per pagare tutti gli errori del contesto sociale». Se qualcuno crede di poter riuscire a modificare una situazione di spopolamento soltanto facendo meglio la messa, dimentica che prima vengono alcuni presupposti molto più radicali:
    – La famiglia, anzitutto: i genitori molto spesso non sono coinvolti nell'impegno educativo e religioso dei ragazzi. La famiglia anche a questa età, nonostante il processo di desatellizzazione, ha ancora grande peso nella mentalizzazione dei ragazzi. Probabilmente le famiglie della parrocchia non hanno sensibilità religiosa.
    – Il quartiere a volte presenta grossi problemi: la parrocchia non riesce ad avere peso sociale nella zona, la popolazione incontra grosse difficoltà economiche ed umane (mancanza di alloggio adeguato, problemi di immigrazione, analfabetismo, assenza di cultura religiosa, ecc.).
    – La proposta catechistica è fatta talvolta in modo legale, non inserisce nella comunità, non permette un'esperienza di vita. La parrocchia è più preoccupata della amministrazione dei sacramenti che della evangelizzazione e della esperienza di fede.
    – Anche la scuola assorbe spesso troppo il ragazzo; attraverso la scuola integrata e il tempo pieno, i ragazzi non hanno più tempo libero. Spesso la scuola è di timbro laicistico, i valori religiosi non esistono o sono contestati.
    – Nel caso limite i ragazzi non vanno a messa perché la parrocchia non si cura dei ragazzi, non ha tempo per loro. Ciò potrebbe rivelare anche che nell'organizzazione parrocchiale non esistono animatori laici, che i fedeli non sono coinvolti nei problemi pastorali. Potrebbe finalmente rivelare una conduzione parrocchiale di tipo autoritario, che tutto cioè dipenda unicamente dal parroco.


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