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    Celebrazioni eucaristiche con i preadolescenti



    Domenico Mosso

    (NPG 1977-06-34)


    Si celebrano tante messe: messe festive e messe feriali, messe d'orario e messe dí gruppo, messe parrocchiali e messe domestiche, messe di matrimonio e messe di sepoltura...
    In un modo o nell'altro, la messa sembra un elemento talmente ovvio della vita di Chiesa che la sua presenza appare spesso scontata ovunque è questione di iniziative, istituzioni, manifestazioni e discorsi religiosi. Siamo forse troppo abituati a celebrare la messa in tutte le occasioni, senza badare molto né al perché, al «senso per noi» di tutte queste eucaristie, né al modo in cui si celebrano, né al legame tra la nostra partecipazione a questo rito e tutti gli altri aspetti e momenti della nostra vita.
    In questo articolo dovrei occuparmi essenzialmente di criteri, indicazioni e orientamenti pratici per la celebrazione dell'eucaristia con i preadolescenti. Ma è impossibile intendersi sul «come» di una qualsiasi iniziativa, senza intendersi prima sul «perché» e sul senso di ciò che si vuol fare.

    EUCARISTIA, GESTO DI FEDE E DI PREGHIERA

    Dobbiamo ricordare allora, che ogni eucaristia è una professione di fede ed è un gesto di preghiera.
    Celebrare l'eucaristia, partecipare ad una messa non ha senso come gesto umano, se non per chi crede in Cristo, ucciso ín croce e risorto da morte. Purtroppo si fanno anche oggi tante messe in cui sono presenti, per vari altri motivi, persone che non possono dirsi sinceramente credenti. Non entro in questo discorso. Ma prima di decidere se celebrare o no l'eucaristia in una determinata circostanza, in particolare quando si tratta di un gruppo dí ragazzi, non passiamo sopra troppo facilmente a questo aspetto del problema dandolo per scontato.
    Celebrare la cena del Signore significa annunciare la sua morte e proclamare la sua risurrezione nell'attesa della sua venuta. Al di fuori di questa coscienza di fede la messa può essere strumentalizzata e degradata in tante direzioni, ma resterà sempre un gesto falso, non autentico.

    Educare alla scelta responsabile

    In questa prospettiva mi sembra importante –a proposito di messa e preadolescenti – sottolineare la dimensione di libertà, dí scelta, di decisione personale dei ragazzi stessi nel partecipare o no alla celebrazione eucaristica. Stanno cominciando a diventare adulti: devono imparare a considerare la fede, la preghiera, la pratica sacramentale come un appello -di libertà, una scelta positiva di valori, non come un obbligo istituzionale. Altrimenti rifiuteranno ben presto tutto ciò che hanno sperimentato in qualche modo come un'imposizione più o meno formale dal di fuori.
    Nei collegi e istituti, per esempio, non è bene che la messa sia programmata secondo gli stessi schemi, criteri e orari dell'attività scolastica: alla tal ora, anziché ín aula, «si va» tutti in chiesa... L'eventuale celebrazione dell'eucaristia deve porsi su un altro piano: non nel quadro dell'istituzione scolastica come tale, ma in quello della comunità cristiana (magari articolata ín diversi gruppi) che si può formare anche attorno all'istituzione scolastica, ma che non deve strutturarsi secondo i medesimi parametri e le stesse unità di misura (classi, controllo delle presenze, ore di lezione, ecc.).

    CELEBRAZIONI DI GRUPPO INFRASETTIMANALI

    Ogni credente è chiamato a vivere la sua fede non in modo isolato e individualistico, ma nell'ambito della Chiesa, la comunità dei credenti. Ora la Chiesa è per natura sua una comunità «aperta» dove trovano posto tutte le età e tutte le condizioni personali e sociali.
    Questa dimensione irrinunciabile della comunità cristiana appare concretamente e si fa tangibile nelle assemblee domenicali, dove molte e diverse persone (bambini, ragazzi, adulti, anziani, ecc.) si trovano insieme nel nome di Cristo per proclamare la medesima fede e per celebrare la cena del Signore.
    L'esperienza concreta dell'assemblea domenicale vasta ed eterogenea non può e non deve mancare nell'opera di educazione e di formazione cristiana dei fanciulli, dei ragazzi e dei giovani. Tuttavia ci sono altre dimensioni della vita di Chiesa e dello stesso mistero eucaristico che possono essere meglio sperimentate ed assimilate in un contesto più ristretto ed omogeneo. In questa direzione possono avere una grande importanza delle buone messe di gruppo, celebrate lungo la settimana o in occasioni particolari (ritiri o altre iniziative pastorali di settore). È bene che il gruppo di ragazzi con cui celebrare l'eucaristia, non sia troppo numeroso e che possibilmente non si costituisca solo per la messa. Piuttosto, la messa si dovrebbe inserire come un momento particolare nella vita e nell'attività del gruppo stesso, sulla base del comune impegno di fede e di preghiera.
    Allo stesso modo, è importante che il sacerdote che presiede a questa eucaristia non sia estraneo alla vita del gruppo con cui celebra. Non deve essere un qualunque prete che possa dir messa in quel momento; ma un sacerdote che i ragazzi conoscono, con cui esiste già un qualche rapporto sul piano della fede e possibilmente anche su quello dell'amicizia.

    QUALE EUCARISTIA CON I PREADOLESCENTI

    Un clima di preghiera

    Celebrare l'eucaristia vuol dire pregare; e pregare è sempre un'azione altamente impegnativa.
    Pregare è intrattenersi con Dio, stare con lui, cercare la sua presenza, ascoltarlo, parlargli. Può essere un gesto semplicissimo, ma non può mai ridursi ad un gesto banale, distratto.
    Perché Dio non è una cosa fra le tante; non lo si incontra alla superficie di noi stessi, ma nel profondo. Ogni gesto di preghiera impegna l'uomo al centro di se stesso.
    Ciò vale ancor di più per l'eucaristia, l'espressione più completa e più impegnativa della preghiera dei cristiani. Per noi pregare significa accettare l'irruzione di Dio nella nostra vita di tutti i giorni; entrare nella dinamica del suo Regno; inserire la nostra esistenza nel grandioso progetto di Dio quale si esprime nel mistero di Cristo; accogliere il dono di Dio: la sua grazia il suo perdono, la sua amicizia; rispondere alla sua esigenza di fiducia e di amore.
    Pregare non è fuggire dal mondo per rifugiarsi in Dio; ma è piuttosto interpellare Dio e lasciarsi interpellare da lui, per conoscere che cosa si attende da noi nelle circostanze precise che stiamo vivendo; ed è chiedergli la forza del suo Spirito per essere capaci di compiere la sua volontà nell'amore.

    Non si può pregare in fretta

    Si può dedicare alla preghiera un tempo più o meno lungo, ma non si può pregare in fretta. È assurdo volere «far stare» in venti minuti una celebrazione che richiede tre quarti d'ora! O si organizza la preghiera in base al tempo che si ha a disposizione, oppure ci si prende il tempo necessario per compiere con calma il rito che si vuol celebrare.
    Per la messa non c'è una durata-standard. Ma in ogni caso bisogna evitare la fretta. Occorre quindi stabilire il tempo della celebrazione sempre con un discreto margine di sicurezza che consenta distensione e gradualità di passaggio da una cosa all'altra. Allo stesso modo è importante la scelta del momento della giornata in cui si celebra l'eucaristia.
    La messa non è fatta per riempire i ritagli di tempo (quella mezz'ora in cui non sappiamo come tenere occupati i ragazzi...). Non credo che si possa determinare a priori se è meglio al mattino, a mezzogiorno o alla sera: purché sia un momento significativo in rapporto al resto della giornata o alle altre attività. Un tempo privilegiato e scelto a ragion veduta; non un momento qualunque, subordinato a tutte le altre cose da fare.
    In rapporto al tempo e alle circostanze si preparerà di volta in volta la celebrazione; tenendo presente che è meglio diminuire il numero o la lunghezza di preghiere, letture, canti, momenti di silenzio, ecc., ma compiere ogni cosa con calma, piuttosto che infilare uno dopo l'altro tanti elementi celebrativi, senza il minimo di tempo necessario per compierli in modo tecnicamente corretto (letture o preghiera eucaristica ad alta velocità...), per interiorizzarli e assimilarli.

    La scelta del luogo

    Normalmente quando si dice messa si pensa alla chiesa; ma le chiese non sono il luogo obbligato ed esclusivo per qualunque celebrazione eucaristica.
    I cristiani, di per sé, non hanno bisogno di alcun luogo speciale per poter pregare. Noi stessi, infatti siamo il tempio del Dio vivente (cfr. 1 Cor 3,16-17); riuniti nel nome di Cristo, noi stessi diventiamo la «dimora di Dio per mezzo dello Spirito» (Ef 2,22). È giusto pensare che una messa non va celebrata in un ambiente qualsiasi, dal momento che si tratta di «un'azione sacra». Ma non bisogna dimenticare che, in rapporto ad una celebrazione liturgica, l'ambiente adatto va determinato prima di tutto a partire dalle persone e non dai muri o dagli arredi. È l'assemblea cristiana che rende santo il luogo dove si raduna a pregare; non viceversa.
    La scelta del luogo dove celebrare l'eucaristia va determinata in base a due criteri fondamentali: la proporzione tra spazio e numero, e la funzionalità in ordine all'azione che *si compie. Non è logico, per esempio, sistemare venti ragazzi nei primi banchi di una chiesa che può contenere più di mille persone, mentre il sacerdote sta dietro l'altare, a una distanza di parecchi metri dai ragazzi stessi...
    In una situazione di questo genere è praticamente impossibile compiere nel rito un gesto umanamente vero.
    Per agire insieme (il sacerdote con i ragazzi, i ragazzi con il sacerdote) bisogna essere vicini, disposti in modo da formare un tutt'uno, in contatto gli uni con gli altri.
    Lo schema ideale di disposizione del gruppo o dell'assemblea che celebra è molto più quello del cerchio, con rapporti multidirezionali fra tutti i presenti, che non quello del rettangolo di file allineate verso un'unica direzione. Anche all'interno di una grande chiesa spesso è possibile delimitare uno spazio più ristretto e definito, proporzionato alle dimensioni di un gruppo che prega e celebra.
    Può essere la zona presbiteriale, la cappella del tabernacolo, un altare laterale. Altrimenti, spesso è meglio celebrare in un altro locale opportunamente preparato per l'occasione.
    Se da una parte, infatti, non è il caso di farsi condizionare e quasi legare dal concetto del «luogo sacro», d'altra parte, come già ho detto, dobbiamo guardarci dal pericolo di banalizzare la celebrazione eucaristica riducendola ad una azione qualsiasi che si compie in un luogo qualsiasi e in un modo qualsiasi.

    Criteri qualitativi e non quantitativi

    A questo proposito è bene ricordare che i criteri puramente quantitativi non sono mai criteri adeguati, quando si tratta di preghiera e di sacramenti. Non è moltiplicando il numero delle messe a cui i ragazzi partecipano, che si assicura una miglior formazione cristiana dei ragazzi stessi. Non la quantità, ma la qualità delle celebrazioni è formativa in ordine alla vita di fede, sia per i preadolescenti che per gli adulti. E parlando di «qualità» a proposito della messa evidentemente non penso all'azione divina di Cristo e del suo Spirito nel sacramento. Penso all'azione umana che noi compiamo visibilmente e che costituisce il terreno (più o meno buono...) su cui cade il seme (sempre buono) della grazia di Dio.
    I ragionamenti del tipo «la messa è sempre la messa» non significano assolutamente niente, e costituiscono spesso un falso alibi alla pigrizia e all'irresponsabilità, quando si tratta di preparare le celebrazioni o di verificarne il perché, il senso e le modalità.
    Ogni singola celebrazione rappresenta un fatto a sé, unico e irripetibile nelle sue precise circostanze di tempo, luogo e persone.
    Qualunque celebrazione eucaristica sarà sempre «una messa», ma non sarà mai «la stessa messa»: ogni volta è un evento nuovo che i presenti devono vivere dal di dentro in qua preciso momento della loro esistenza.
    Per questo ogni eucaristia va preparata. Preparare una celebrazione vuol dire prevederne in concreto lo svolgimento, tenendo conto di tutti gli elementi che in vario modo possono influire sull'andamento della preghiera comune; il luogo, l'ora, le circostanze di fatti ed eventi, il tempo a disposizione, il numero e le caratteristiche personali dei partecipanti, le doti e i carismi propri di ognuno, ecc.

    Coinvolgere tutta la persona

    Una buona celebrazione è una «preghiera integrale», dove sono coinvolte tutte le dimensioni della persona. Ogni celebrazione liturgica implica interiorità ed esteriorità, partecipazione personale e coscienza comunitaria; è fatta di gesti, di parole, di canti, di silenzio, di cose... Tutto ciò che costituisce un momento della celebrazione o che è direttamente ordinato ad essa va visto e va compiuto come preghiera. Anche la preparazione dell'ambiente, anche il riunirsi, anche il suonare, cantare, leggere, ascoltare, stare in piedi o seduti, portare pane e vino, accendere le candele, stringersi la mano...
    Tutto l'insieme è un gesto di preghiera; e quindi tutto diventa importante e impegnativo come lo è il pregare.

    La divisione dei compiti ed il ruolo del sacerdote

    Per quanto possibile, la messa va preparata insieme, sacerdote e ragazzi. Bisogna fare in modo che i ragazzi sentano il più possibile come iniziativa propria la celebrazione dell'eucaristia, assumendone la responsabilità concreta in tutti quegli elementi di preparazione e di attuazione che non sono di esclusiva competenza del sacerdote; sempre naturalmente sotto la sua guida. Il sacerdote e gli altri eventuali animatori adulti non devono sostituirsi ai ragazzi nel «fare» le cose, ma piuttosto aiutarli nel darsi da fare. Si cerchi quindi di far maturare all'interno del gruppo stesso la proposta e la decisione di celebrare la messa, presentandone e discutendone le motivazioni e il senso. Insieme si stabilisca il luogo e l'ora. Insieme si scelgano le letture e
    i canti e si concordino le modalità concrete di attuazione di tutta la celebrazione.
    Si cerchi di distribuire il più possibile fra i ragazzi le cose da fare nella celebrazione, valorizzando le particolari doti e capacità di ognuno; senza indulgere ad alcuna forma di divismo in miniatura o di esibizionismo, ma insistendo sul tema del mettere a servizio di tutti i propri talenti. È compito del sacerdote coordinare e unificare l'azione di tutti, sia in fase di preparazione che di attuazione della celebrazione stessa. Egli deve curare la «regia d'insieme», l'equilibrio, il buon ritmo di tutta la liturgia.
    È sua particolare responsabilità la ricerca di una buona sintesi concreta, di volta in volta, tra il modello generale del rito eucaristico (rubriche e testi dei libri liturgici) e le legittime esigenze di adattamento e di creatività che promanano da quella specifica assemblea e celebrazione. Un compito non sempre facile, che richiede insieme solida preparazione teologico-liturgica, sensibilità e attenzione al «mondo» proprio dei ragazzi, umiltà e senso di responsabilità contro ogni tentazione di pigrizia, di faciloneria o di presunzione. In particolare si ricordi che la migliore creatività non si esercita improvvisando, ma preparandosi seriamente, con tutto il tempo e la fatica necessari.
    I criteri fondamentali da seguire nelle messe di gruppo con i preadolescenti non sono diversi da quelli che il Direttorio propone per la messa con i fanciulli.
    Sostanzialmente si riducono a questi tre:
    a) semplicità e naturalezza nei gesti rituali;
    b) partecipazione attiva dell'assemblea in tutte le parti della celebrazione;
    c) ricerca di un linguaggio di preghiera concreto, accessibile, conforme al parlar comune e all'esperienza vissuta dai ragazzi, pur senza rinunciare a nulla quanto a ricchezza e solidità di contenuti e temi teologici.

    RIPENSARE LE COMPONENTI ESSENZIALI DELLA MESSA

    In ogni eucaristia si tengano presenti le tre componenti essenziali della messa:
    – riunione nel nome del Signore;
    – ascolto-confronto con la parola di Dio;
    – preghiera e azione eucaristica.
    Sulla traccia fondamentale del rito della messa, si cerchi di realizzare di volta in volta il meglio possibile questi obiettivi, senza formalizzarsi troppo sui particolari puramente cerimoniali. Così, ad esempio, è molto importante che si realizzi una vera comunione di spirito fra tutti i presenti (compreso il sacerdote!), che ci si senta davvero uniti in amicizia e fraternità a motivo dí Cristo, che non si inizi la messa senza essere in pace gli uni con gli altri, che si formi davvero un cuor solo e un'anima sola per poter pregare insieme in verità.
    Questo è l'obiettivo da raggiungere con i «riti d'inizio»; i mezzi concreti possono essere diversi, da valutare e da scegliere di volta in volta: saluto e introduzione da parte del sacerdote, canto, silenzio, atto penitenziale, orazione...
    Anche per la liturgia della parola sono possibili modalità rituali diverse in vista dell'unico obiettivo essenziale da raggiungere: una o più letture, silenzio o canto tra l'una e l'altra, omelia del sacerdote o dialogo e revisione di vita...
    L'importante non è che le letture previste dalla liturgia del giorno «siano lette», ma che tutti ascoltiamo, riflettiamo, confrontiamo la nostra vita con la parola di Dio.
    Quanto alla liturgia eucaristica, bisogna tendere a far sì che anche questa parte della messa risulti un'azione comune di tutta l'assemblea e non un rito di competenza esclusiva del sacerdote.
    Egli solo pronuncia la preghiera eucaristica, ma non a titolo personale: è e deve essere la preghiera di tutti.
    Da una parte quindi, il sacerdote deve pronunciarla adagio, ad alta voce, rispettando ed esprimendo nel tono il senso delle parole che dice; d'altra parte, tutta l'assemblea esprime la sua partecipazione tramite le previste acclamazioni. Sempre a proposito della preghiera eucaristica, penso che sia utile, nelle messe di gruppo con i ragazzi, utilizzare di volta in volta tutte le formule attualmente approvate, quelle del messale e quelle «per i fanciulli».
    Evidentemente però, non dev'essere una scelta fatta a caso e sull'istante... La scelta dev'essere motivata, coerente con l'insieme della celebrazione.
    La preghiera eucaristica dev'essere presentata ai ragazzi (ma non al momento della celebrazione!) e va preparata con loro, specialmente per quanto concerne il canto delle acclamazioni. Allora diventerà un ottimo elemento di catechesi, e più facilmente diventerà vera preghiera anche per loro.


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