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    Pregare la Pasqua



    Franco Floris

    (NPG 1976-4-64)

    Nell'uomo sono riscontrabili due fenomeni a prima vista opposti ma in realtà complementari: il susseguirsi e l'intrecciarsi di riflessioni e emozioni le più diverse e l'affezionarsi (per un certo periodo) ad una idea o ad un sentimento, il ritornarci su con piacere per enunclearlo e assaporarlo fino in fondo.
    È un fenomeno da tener presente anche per la preghiera. A volte conviene che i contenuti siano abbastanza indeterminati e che le suggestioni proposte si susseguano veloci. Altre volte è importante soffermarsi su un certo tema per avere il tempo di analizzarlo e di gustarlo.
    Occorre lasciarsi prendere da un certo giro di idee e considerazioni da cui per maturazione spontanea sorgeranno sentimenti e atteggiamenti operativi, preghiera compresa.
    Questo sussidio per la preghiera del periodo dopo pasqua intende rispondere proprio a questa esigenza psicologica e affettiva.
    La realtà di fondo da cui occorre lasciarsi prendere è, in questo caso, la Pasqua. Pregare diventa allora immergersi in questo evento cercando di farlo maturare dentro di sé per aprirsi ad un colloquio diretto con Dio.
    L'itinerario che proponiamo è semplice: all'uomo immerso nella storia viene presentata la resurrezione di Cristo come interpretazione di tutta l'esistenza e come realizzazione di tutto l'uomo; sono le persone che ci annunciano la resurrezione ma soprattutto le comunità; il loro annuncio è provocazione alla scelta personale e alla assimilazione dei contenuti esistenziali della Pasqua di Cristo.
    Offriamo solo degli spunti: il resto è da elaborare. Per ogni settimana proponiamo quattro brani biblici tra loro in continuità, un salmo da pregare prima della lettura della parola di Dio ed una meditazione corale dopo la lettura.

    PRIMA SETTIMANA
    DOVE VA LA STRADA

    L'importante è saper collocare i fatti. Anche la Pasqua. A volte non si sa dove metterla nella vita.
    Il fatto di Emmaus ci aiuta a trovarle uno spazio.
    Il punto di partenza è l'uomo che lungo la storia (la strada) si interroga sui problemi che lo circondano alla ricerca di una chiave di lettura. Proprio a quest'uomo si affianca Cristo che lo aiuta a leggere la storia con categorie di morte e vita, con categorie pasquali, dando così un significato all'insieme del cammino. Fare pasqua è interpretare la storia dal di dentro, con categorie che presentano l'esistenza come cammino di liberazione.
    Ma il cammino non è ancora la parola definitiva. Esso termina attorno ad una tavola pronta per la cena. La liberazione ha senso se si apre alla comunione. Solo nel far comunione la storia raggiunge la sua pienezza.

    Il canto del ritorno (Salmo 126)
    Far pasqua è intravedere il presente, l'oggi, come cammino di liberazione.
    Per pregare questo salmo occorre allora sottolineare in quali fatti noi possiamo coglierci come prigionieri sulla strada del ritorno alla libertà.
    Dove trovare, nella storia, «tracce» delle grandi cose che Dio sta facendo per noi? Quali reazioni interiori suscita una simile presa di coscienza?

    La parola di Dio
    1. Lc 24,13-21: la ricerca di significato. Cristo si pone accanto all'uomo per aiutarlo ad interpretare la storia.
    2. Lc 24,25-27: al centro della storia. La Pasqua di Cristo come metodo di interpretazione della esistenza dei singoli e della storia.
    3. Lc 24,28-31: dalla liberazione alla comunione. Non basta leggere la storia come liberazione. Solo nel far comunione (tra gli uomini e con Dio) la storia trova significato.
    4. Lc 24,32-35: dalla comunione alla testimonianza. La testimonianza non nasce dal a sapere a che Cristo è risorto ma dall'aver sperimentato il «far comunione a come dono della pasqua.

    Tu percorri con noi (meditazione corale)
    1. Tu percorri con noi i sentieri del mondo: da sempre, nel tempo, ovunque ci segui. Ti nascondi nel mondo, nell'universo, in noi, e nei fratelli.
    2. Tu ci segui e attendi paziente che ognuno riscopra con gioia la tua Parola
    da te sparsa abbondante nei cuori e nelle menti di tutti noi.
    3. La tua voce udiamo ripetere dolce: Perché così triste tu corri lontano?
    Sto bussando alla tua porta: vorrei con te cenare
    se puoi aprirmi.
    4. Ti preghiamo: Rimani con noi, o Signore! già cade la sera sul nostro cammino! Solo tu, vera luce, diradi l'oscurità che copre il mondo.
    5. E spezzando ogni giorno con noi questo pane rivela il tuo volto agli occhi di tutti;
    ti sapremo scoprire ovunque ti nascondi, in ogni istante.
    6. Correremo incontro ai nostri fratelli:
    diremo a tutti che tu sei risorto
    e che attendi con ansia che ognuno ti accolga nella sua vita.
    (da PREGHIERA DEL GIORNO).

    SECONDA SETTIMANA
    NON POSSIAMO TACERE

    La fede non nasce dall'aver letto un libro o dall'aver ascoltato il racconto di alcuni fatti ma dall'aver incontrato delle persone che hanno vissuto una esperienza di tipo pasquale. Persone che a partire dalla comunione con gli altri che stanno vivendo colgono la loro storia come storia di liberazione. La fede nasce dalla testimonianza di chi «ha visto e toccato con mano» che la pasqua cammina dentro la storia.

    Il canto del popolo liberato (Salmo 105 oppure Es 15, il cantico di Mosè)
    La preghiera dei salmi è caratterizzata dal fatto di ricordare a Dio le sue imprese per noi. È un modo di ringraziare.
    Quando noi preghiamo questo salmo però l'oggetto del ricordo non è tanto la liberazione di Israele, quanto la nostra liberazione all'interno dell'evento pasquale di Cristo uomo. Il ricordare abbraccia così tutta la storia. Quella nostra in particolare. È la nostra vita che deve emergere nel pregare il salmo: come luogo di salvezza e come motivo per ringraziare.

    La parola di Dio
    1. At 2,22-24.32-33.36: Pietro alla folla: Questo Gesù (condannato e ucciso) Dio lo ha risuscitato e noi ne siamo testimoni.
    2. At 26,12-23: Paolo ad Agrippa: Cristo è il primo dei risorti da morte.
    3. 1 Gv 1,1-4: Giovanni ai cristiani: Ciò che abbiamo visto, udito e toccato noi vi annunziamo, per la vostra gioia.
    4. At 7,54-60: Stefano testimonia con la sua morte che Cristo è risorto.

    Al di là del peccato e della morte (meditazione corale)
    G. Il Signore è davvero risorto,
    primizia di quelli che sono morti.
    Morti in Adamo, risorgeremo in Cristo.
    T. Dov'è o morte, la tua vittoria? O peccato, dov'è il tuo trionfo? II Cristo vi ha vinti per sempre.
    G. Noi saremo tutti trasformati
    al suono dell'ultima tromba,
    quando i morti risorgeranno a nuova vita.
    T. Dov'è o morte, la tua vittoria? O peccato, dov'è il tuo trionfo? Il Cristo vi ha vinti per sempre.
    G. Perciò siamo fermi incrollabili, lavoriamo per Cristo Signore: la nostra vita in Lui non è vana.
    T. Dov'è o morte, la tua vittoria? O peccato, dov'è il tuo trionfo? II Cristo vi ha vinti per sempre.
    G. Sia benedetto Iddio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo:
    per la sua grande misericordia ci ha fatto rinascere, risuscitando Gesù da morte ad una vivente speranza. (da PREGARE GIOVANE)

    TERZA SETTIMANA
    DI FRONTE ALL'INCREDIBILE

    Non basta aver incontro «uomini di risurrezione» per credere alla risurrezione. Occorre prendere posizione. Personalmente. E schierarsi dalla parte della risurrezione non è facile, specialmente se questa non è una verità da credere, ma una realtà in cui inserirsi attraverso un nuovo stile di vita.
    Le reazioni di fronte all'annuncio pasquale possono essere molto diverse: incertezza, incredulità, attesa rispettosa di eventi di conferma, fede leale e piena di amore, gioia entusiasta...
    E la nostra scelta? Forse la diamo troppo per scontata. E crediamo alla risurrezione come alle notizie del giornale.

    L'azione di grazie nasce dal sentirsi liberati (Salmo 116)
    Cambiano il linguaggio e le immagini ma ritornano gli stessi punti chiave: schiavitù, invocazione, liberazione, azione di grazie, fiducia nel futuro. È la trama del nostro quotidiano che è intessuta con questi fili. Ed è nella preghiera che ce ne rendiamo conto.
    Quali sono le «funi di morte» che ci avvincono? L'angoscia esistenziale ci tocca da vicino? Oppure il vivere a fior di pelle ci impedisce di immergerci nella profondità dell'uomo e nella sua paura della morte?
    D'altra parte, l'angoscia esistenziale è l'ultima parola sull'uomo? Che significa l'affermazione del salmo secondo cui siamo «sottratti alla morte»?

    La parola di Dio
    1. Lc 24,1-12: le perplessità e le incertezze degli apostoli nel credere che Gesù è risorto.
    2. Gv 20,11-18: solo l'amore crea spazio sufficiente per credere alla risurrezione.
    3. At 5,34-40: l'attesa rispettosa di una conferma: l'annuncio vero è costituito da una comunità che vive la risurrezione.
    4. At 17,22-34: il rifiuto nasce dall'autosufficienza.

    Niente ci separerà dall'amore di Dio (meditazione corale)
    L. Dio è con noi,
    chi sarà contro di noi?
    Colui che non risparmiò
    nemmeno il proprio Figlio, ma lo sacrificò per tutti noi, come non potrà donarci con Lui tutto il resto?
    T. Certamente, né la morte, né la vita,
    né il presente, né il futuro,
    né alcun'altra creatura
    ci potranno separare dall'amore di Dio,
    che ci giunge nel Cristo Gesù nostro Signore.
    L. Chi muoverà accusa
    contro di noi eletti di Dio? Dio, che giustifica?
    Chi ci condannerà?
    Cristo che è morto?
    Cristo che è risorto?
    Cristo, che è alla destra di Dio e intercede a nostro favore?
    T. Certamente, né la morte, né la vita,
    né il presente, né il futuro,
    né alcun'altra creatura
    ci potranno separare dall'amore di Dio,
    che ci giunge nel Cristo Gesù nostro Signore.
    L. Chi potrà strapparci
    dall'amore di Cristo?
    Quale tribolazione, angustia, persecuzione?
    T. Certamente, né la morte, né la vita,
    né il presente, né il futuro,
    né alcun'altra creatura
    ci potranno separare dall'amore di Dio,
    che ci giunge nel Cristo Gesù nostro Signore.
    L. Su tutte queste cose,
    trionfiamo appieno
    grazie a colui che ci ha amato.
    T. Certamente, né la morte, né la vita,
    né il presente, né il futuro,
    né alcun'altra creatura
    ci potranno separare dall'amore di Dio,
    che ci giunge nel Cristo Gesù nostro Signore.
    (da PREGARE GIOVANE)

    QUARTA SETTIMANA
    «CREDO LA RISURREZIONE»

    Cosa implica affermare che Cristo è risorto? Anzitutto una decisione positiva non tanto sul fatto «fisico» della risurrezione di Gesù, quanto sulla portata esistenziale della esperienza di Cristo per tutti gli uomini. Cristo uomo è il primo dei risorti. La sua morte e risurrezione rivelano che l'uomo raggiunge la sua maturità assumendo la vita come «compito da realizzare», pagando di persona per la liberazione della storia. Quella è la strada della umanizzazione. E la risurrezione è pienezza di umanizzazione.
    La storia diventa per l'uomo luogo di impegno e in se stessa luogo di liberazione, luogo di progressiva risurrezione. La risurrezione non è un fatto istantaneo ma una dinamica che a partire da Cristo sta creando la storia. Ed è da questa presa di coscienza che nasce la «dimensione speranza», il futuro della storia come dono della fedeltà di Dio.

    Dio è con noi lungo la storia (Salmo 46)
    Credere la risurrezione della storia è rifiutare l'angoscia come esperienza ultima dell'uomo. Ciò tuttavia non ci toglie dai guai né ci semplifica i problemi. Solo ce li anima dal di dentro come spazio in cui, al di là dei nostri occhi, si sta realizzando la pasqua. «Dio è con noi»: non è un tentativo di catturare Dio e di privatizzare la sua forza ma affermazione della sua presenza attiva in favore dell'uomo. Di ogni uomo. Della storia.

    La parola di Dio
    1. 1 Cor 15,20 e Le 24,1-5: Cristo, il primogenito dei risorti da morte.
    2. Rom 8,19-25: Pasqua è generare, nella sofferenza, un mondo nuovo.
    3. 1 Cor 15,51-57: Pasqua è vincere le forze di peccato e di morte che opprimono la storia.
    4. Fil 4,4-9: Pasqua è ottimismo non ingenuo, libertà dalle cose, atteggiamento positivo verso il profano.

    La Pasqua valorizza ogni esperienza umana (meditazione corale)
    1. Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la terra e l'umanità,
    e non sappiamo il modo con cui
    sarà trasformato l'universo.
    Passa certamente l'aspetto di questo mondo, deformato dal peccato.
    2. Però sappiamo dalla rivelazione
    che Dio prepara una nuova abitazione
    ed una terra nuova in cui abita la giustizia e la cui felicità sazierà pienamente tutti i desideri di pace
    che salgono dal cuore degli uomini.
    3. Allora, vinta la morte, i figli di Dio
    saranno risuscitati in Cristo;
    e ciò che fu seminato nella infermità e corruzione rivestirà l'incorruzione.
    Resterà la carità con i suoi frutti
    e sarà liberata dalla schiavitù della vanità tutta la realtà che Dio ha creato per l'uomo.
    4. Niente giova all'uomo se guadagna il mondo intero, ma perde se stesso.
    Tuttavia l'attesa di una terra nuova
    non deve indebolire, ma stimolare
    l'impegno nel lavoro per la terra presente, dove cresce quel corpo dell'umanità nuova
    che già riesce ad offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo.
    5. II progresso terreno non coincide
    con la crescita del regno di Dio;
    però nella misura in cui contribuisce a meglio ordinare la società umana,
    è di grande importanza per il regno di Dio.
    6. I beni quali la dignità dell'uomo,
    la fraternità e la libertà,
    tutti i buoni frutti della natura
    e della nostra operosità,
    dopo che li avremo diffusi sulla terra,
    nello spirito del Signore e secondo il suo precetto, li ritroveremo di nuovo,
    purificati, illuminati e trasfigurati,
    7. quando Cristo rimetterà al Padre il regno eterno ed universale,
    che è regno di verità e di vita,
    regno di santità e di grazia,
    regno di giustizia, di amore e di pace.
    8. Qui, sulla terra, il regno è già presente, ma nel mistero:
    con la venuta del Signore,
    giungerà a perfezione.
    (da PREGARE GIOVANE)

    QUINTA SETTIMANA
    LA COMUNITÀ, SEGNO DI RISURREZIONE

    La comunità è segno di risurrezione al suo interno e verso l'esterno. È nel fare comunità che, anzitutto, si sperimenta la risurrezione: il sentirsi accettati e amati, il provare la gioia di amare e servire, il costruire nella fatica la comunione ci lasciano intravedere il passaggio di Dio tra le nostre tende.
    D'altra parte il fare comunità è il segno più provocante di resurrezione rivolto verso l'esterno. Solo se il presente ha già le dimensioni del futuro è possibile credere al futuro. E la comunità è questo anticipo di futuro.

    La comunità, dono della Pasqua (Salmo 127)
    «Costruire» è un verbo emblematico. Per i giovani soprattutto. Dire che non possiamo costruire nulla senza Dio può suonare oltraggioso per la dignità dell'uomo. Dio viene visto come l'antagonista. L'accettazione di Dio come costruttore può avvenire solo dopo il riconoscimento della sproporzione tra le nostre intenzioni e la nostra capacità realizzatrice.
    A questo punto Dio si presenta non tanto come colui che relativizza la nostra immagine quanto come colui che ci libera per realizzarci come uomini. Ecco allora il salmo 126: Dio aiuta l'uomo a costruire la sua città. I «figli» (ciò che l'uomo produce, realizza) rappresentano ogni fecondità umana resa possibile da Dio.

    La parola di Dio
    1. At 2,42-48: la comunione segno del passaggio di Dio tra gli uomini, segno della resurrezione.
    2. At 4,34-37: l'amore è mediato dalle cose. L'impegno di liberazione profezia della risurrezione.
    3. Fil 2,1-5: la liberazione a servizio delle persone. Una liberazione a servizio di principi astratti è antistorica.
    4. Col 3,9-15: una comunità sempre più vasta. La risurrezione è, per sua natura, «espansione» nello spazio e nel tempo, oltre ogni barriera.

    L'amore dono di Dio e profezia della risurrezione (meditazione corale)
    1. Amiamoci perché l'amore è da Dio;
    e chi ama è generato da Dio e conosce Dio.
    Chi non ama non ha conosciuto Dio,
    perché Dio è Amore.
    2. L'immenso amore del Padre
    così si è manifestato:
    mandò l'unigenito nel mondo, perché vivessimo per mezzo di Lui.
    3. In questo sta l'amore:
    non noi amammo Dio
    ma Egli amò noi e mandò il Figlio ad espiare i nostri peccati.
    Se così Dio amò noi,
    noi pure dobbiamo amarci l'un l'altro.
    4. Dio nessuno l'ha visto:
    se ci amiamo Dio abita in noi; ed il suo amore in noi
    è giunto alla perfezione.
    5. Noi abbiamo la certezza
    che abitiamo in Dio
    e che Dio abita in noi,
    perché ci ha donato il suo Spirito.
    6. Noi abbiamo conosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi:
    Dio è amore e chi rimane nell'amore, rimane in Dio e Dio in lui.
    7. Noi possiamo amare Dio,
    perché Lui per primo ci ha amati. E questo è il suo comandamento: chi ama Dio, ami anche il fratello.
    8. Se uno dice: io amo Dio
    e non ama il fratello, è un bugiardo. Chi non ama il fratello che vede non può amare il Dio che non vede.
    (da PREGARE GIOVANE)


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