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    Ora di religione: attivizzare e coinvolgere



    Emilio Zeni

    (NPG 1976-11-86)

    La vita è eminentemente azione: dinamica e non statica. L'esperienza più viva del preadolescente è quella che si riferisce al personale coinvolgimento; mentre, d'altro canto, la meno incisiva è quella che non supera i limiti dell'apprendimento scolastico, disincarnato, lontano.
    La psicologia moderna e le scuole pedagogico-didattiche attuali e ormai indiscusse hanno abbandonato da tempo i metodi autoritari dell'insegnamento, le formule prefabbricate da trasmettere per lasciare spazio ad ogni allievo dove possa giocare in prima persona il naturale processo della sua cultura e delle sue convinzioni. Non è un'abdicazione al ruolo fondamentale dell'educatore-insegnante, è semmai un ricupero del ruolo altrettanto fondamentale dell'allievo.
    Un momento fondamentale di tale processo è la scuola, e, per l'impegno che ci siamo assunti in queste brevi note, è la lezione di religione. Proprio perché essa è un fatto che avviene all'interno di un gruppo (la classe) e trae origine dalle pagine del Vangelo a cui sta accostandosi con maggior coscienza anche il ragazzo, ci pare fondamentale ricordare la portata vitale (= per la vita quotidiana) ed ecclesiale (= fare esperienza di chiesa) di ogni incontro ragazzi-sacerdote per la lezione di catechismo. Non è cioè la formazione di un sapiente teologo che ci interessa ma l'incidenza del messaggio Cristiano nella vita concreta del ragazzo. O, se si vuole, ma non cambia la sostanza, l'arricchimento e la crescita della fede personale, motivo e significato profondo del suo agire e delle sue speranze.
    Nello stesso tempo, sappiamo che la salvezza arriva ad ognuno nella Chiesa e che di insostituibile valore è l'esperienza di Chiesa. Appunto, anche il piccolo gruppo di una classe può, col suo sacerdote, diventare
    esperienza di Chiesa, che, insieme, minuscola porzione del grande popolo di Dio incontra Cristo, il Messia che salva.

    Come coinvolgere?

    Ci ha provato qualche insegnante di religione da cui abbiamo raccolto alcune preziose esperienze. Ne riportiamo una, significativa oltre che semplice e di facile attuazione.
    Preoccupazione e obiettivo dell'insegnante era che i ragazzi non imparassero la sua lezione, nel caso specifico, alcune pagine più significative del vangelo, ma che le vivessero in prima persona ripercorrendo insieme le attese, la meraviglia, la gioia, l'esplosione di fede, il timore, la speranza, il bisogno, ecc. che già avevano costituito l'atteggiamento di fondo dei discepoli e della folla che s'erano incontrati con Cristo.
    Ha cioè tentato di drammatizzare con la sua classe il vangelo. Senza spettatori, senza finzioni, hanno rivissuto drammaticamente il vangelo, in prima persona.

    Drammatizzare, perché?

    «Drammatizzazione è quell'azione per cui una classe diventa cosciente di essere gruppo e concordemente si esprime di fronte a un problema o ad un argomento di comune interesse» (Cfr. Gottardo Biasich, Drammatizzazione nella scuola, LDC, pag. 9).
    Non si tratta dunque di «rappresentare» per esser più o meno applauditi o riceverne consensi o «fare opinione» nella società. Non si tratta tantomeno di riprodurre poveramente modelli di spettacoli-prodotto-consumo. Ma di credere che un'esperienza di altri (i discepoli del Signore, ad esempio) diventa veramente propria (utile e vitale, quindi) in misura in cui la si rivive personalmente e insieme.
    La drammatizzazione così intesa è dunque un momento naturale del processo di apprendimento, dove apprendimento non si esaurisce in un accumulo di notizie ma si allarga al concetto profondo di «sapienza», di «saggezza».
    Vi si implica perciò la conoscenza del fatto, la credibilità che si pone in esso, la verifica che impone al proprio modo di vivere e di comportarsi, la revisione delle proprie convinzioni, la capacità di vivere insieme le credenze religiose, la disponibilità, in definitiva, di essere comunità.
    Scopo dunque della drammatizzazione è di portare ad un'espressione che sia simultaneamente dichiarazione e verifica, conquista e controllo critico.
    L'esperienza che proponiamo non è nata certo sulla falsariga di questi concetti, ma è nata essa stessa dall'esperienza vissuta che l'apprendimento di un fatto o la conoscenza scolastica di un messaggio poco incidono sugli atteggiamenti vitali dell'uomo, fintantoché egli non ne sia personalmente coinvolto, e non ne scopra, insieme agli altri, la ricchezza per la sua vita e la possa riesprimere.
    Ed è proprio questo fatto, che è cioè l'esperienza a parlare, che dà valore all'esperienza stessa e la rende accessibile, per la sua estrema semplicità, in qualsiasi classe di qualsiasi livello.

    1. LA TEMPESTA SEDATA

    Così hanno drammatizzato, quasi improvvisando, il brano del Vangelo di Marco, la tempesta sedata. In classe, con un minimo di preparazione per la stesura di alcune frasi di cucitura (il narratore) fra gli interventi di Gesù e gli interventi dei discepoli. Un po' di musica di sottofondo per creare un pizzico di atmosfera. Una sistemazione opportuna dell'aula. E un sacerdote che ci crede.
    Ancora una brevissima premessa: una lettura scolastica del brano potrebbe ridursi facilmente alla conclusione: Gesù ha fatto un gran miracolo. I ragazzi vi hanno scorto, rivivendoli, atteggiamenti susseguentisi di calma, di timore e smarrimento, di speranza e di gioia, di ammirazione, di fede.
    La conclusione, come si vedrà, è un grido collettivo di fede, una solenne acclamazione al Cristo, figlio di Dio, che se non è presente nel testo è la naturale risposta alla domanda dei discepoli: «Chi è mai costui»?

    In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all'altra riva». E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che moriamo?». Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché siete cosi paurosi? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?».

    NARRATORE: Gesù incominciò di nuovo a insegnare presso il mare. E diceva loro:
    SACERDOTE: Il regno dei cieli è simile a un granello di senape: quando si semina è il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra: seminato che sia diventa il più grande di tutti i legumi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono mettersi al riparo sotto la sua ombra.
    NARRATORE: La folla ascoltava e lo seguiva per ore intere. Intanto si fece sera. La giornata era stata faticosa. Il calare delle ombre invitava alla quiete, al riposo. E Gesù disse ai suoi discepoli:

    SACERDOTE: Passiamo all'altra riva del lago.
    NARRATORE: I discepoli congedarono la folla.
    VOCE: Il Maestro è stanco; a domani.
    PRIMO CORO: A domani!
    SECONDO CORO: A domani!
    TUTTI: A domani!
    NARRATORE: I discepoli rimasti ancora a terra raggiunsero gli altri. Filippo invitava:
    VOCE: Andiamo alla barca di Pietro.
    ALCUNI: Alla barca di Pietro.
    NARRATORE: La notte era già scesa. I primi raggi di luna si riflettevano nel lago segnando una lunga scia luminosa sulle acque che si increspavano. Una lampada dondolava a poppa, gettava una scialba luce sulle calme facce dei pescatori. Più lontano si scorgeva la lunga fila di abitazioni di Betsaida e Cafarnao, ormai piccoli e rari punti luminosi. Sul lago, altre piccole imbarcazioni. Nel grande silenzio della notte il gemere delle gomene, il battere dei remi, lo sciabordio delle acque, il fruscio della vela...
    Il Maestro, adagiato sulla stiva fra le reti, dormiva.
    D'improvviso il sibilo del vento dal nord, giù tra le catene dei monti. Le acque si agitano, sussultano. La voce del vento diventa in breve un urlo pauroso. Pietro grida:
    VOCE: Giù la vela.
    ALTRI: Giù la vela.
    NARRATORE: La vela crolla paurosamente. La barca rulla e sbanda fra l'urto delle onde che s'alzano paurosamente. I discepoli ne hanno perso il controllo. La minaccia del naufragio imminente li atterrisce.
    VOCE: Aiuto!

    PRIMO CORO: Aiuto!
    SECONDO CORO: Aiuto!
    TUTTI: Aiuto!
    NARRATORE: Il Maestro continua a dormire. Il sonno della pace. Niente lo turba. Lo scafo della piccola imbarcazione è quasi colmo d'acqua. Bisogna svegliare il Maestro... Forse Se no, non c'è più scampo. Quel sonno era come una sfida alla loro disperazione.
    VOCE: Maestro, Maestro, siamo perduti, moriamo... Non te ne importa?
    PRIMO CORO: Siamo perduti!
    SECONDO CORO: Siamo perduti!
    TUTTI: Siamo perduti!
    VOCE: Maestro, fai qualcosa, salvaci!
    PRIMO CORO: Salvaci!
    SECONDO CORO: Salvaci!
    TUTTI: Salvaci!
    NARRATORE: Gesù si destò. Scorse nella debole luce della lampada ancora accesa i loro volti esterrefatti, stravolti dall'imminente tragedia. Si alzò, salì sulla punta della prua, guardò il vento in faccia, alzò la mano imperiosa contro la rabbia del vento che urlava e gli turbinava nei lunghi capelli. Comandò:
    SACERDOTE: E tu, taci!
    PRIMO CORO: (forte) Taci!
    SECONDO CORO: (meno forte) Taci!
    TUTTI: (sottovoce) Taci!
    NARRATORE: Abbassò gli occhi imperiosamente sulle onde ruggenti e comandò:
    SACERDOTE: E tu, calmati!
    PRIMO CORO: (forte) Calmati!
    SECONDO CORO: (meno forte) Calmati!
    TUTTI: (sottovoce) Calmati!
    NARRATORE: Cadde il vento, tacque la voce furiosa del mare. I suoi capelli si ricomposero sulle sue spalle.

    (Passaggio musicale lievissimo. Tutti in silenzio, per qualche attimo. Poi la voce di Gesù, calma, ferma)

    SACERDOTE: Perché tanta paura? Gente di poca fede! Dov'è la vostra fiducia?
    NARRATORE: La barca era ferma nella notte, sulle acque calme, tra la chiostra dei monti: come un fantasma immobile e silenzioso.
    Gesù si riaccomodò fra le reti fradice. Gli apostoli si guardavano nei volti straniati fra smarrimento e sorpresa. Dal profondo salivano i primi grossi interrogativi:
    VOCE: Chi è mai costui? (sottovoce).
    PRIMO CORO: Ma chi è mai costui?
    SECONDO CORO: Chi mai è costui?
    TUTTI: Chi è mai costui?
    VOCE: Il mare, il vento gli obbediscono!
    PRIMO CORO: Gli obbediscono!
    SECONDO CORO: Gli obbediscono!
    TUTTI: Gli obbediscono!
    NARRATORE: Ricomposero la barca. I loro occhi scrutavano unanimi
    quel volto solenne che comandò alla furia della tempesta.
    Si mossero verso il territorio dei Geraseni.
    Saliva dal profondo del loro essere imperiosa la prima risposta di fede,
    come un grido necessario, un'acclamazione prorompente!
    VOCE: Tu sei il Cristo.
    PRIMO CORO: Tu sei il Cristo.
    SECONDO CORO: Tu sei il Cristo.
    TUTTI: Tu sei il Cristo. VOCE: Il Figlio di Dio.
    PRIMO CORO: Il Figlio di Dio.

    SECONDO CORO: Il Figlio di Dio.
    TUTTI: Il Figlio di Dio.

    (Musica adatta e solenne)

    TUTTI: Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio!

    2. TALITA KUM

    In questo brano tanto suggestivo e commovente i ragazzi hanno evidenziato ci pare, quattro sentimenti di fondo: la speranza (il coro che grida: «ti aspettavamo» - «vogliamo vedere»); la fede («Maestro, vieni»  - «abbi fede e sarà salva»), il premio alla fede («Talita Kum») e infine la gioia prorompente perché Dio ha visitato il suo popolo nella persona del Cristo (le acclamazioni conclusive che non sono nel testo evangelico sono per i ragazzi come la risposta personale all'esperienza che insieme hanno vissuto).

    Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, poiché tutti erano in attesa di lui. Ed ecco venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: gettatosi ai piedi di Gesù, lo pregava di recarsi a casa sua, perché aveva un'unica figlia, di circa dodici anni, che stava per morire.
    Durante il cammino, le folle gli si accalcavano attorno. Una donna che soffriva di emorragia da dodici anni, e che nessuno era riuscito a guarire, gli si avvicinò alle spalle e gli toccò il lembo del mantello e subito il flusso di sangue si arrestò. Gesù disse: «Chi mi ha toccato?». Mentre tutti negavano, Pietro disse: «Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia». Ma Gesù disse: «Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me». Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, si fece avanti tremando e, gettatasi ai suoi piedi, dichiarò davanti a tutto il popolo il motivo per cui l'aveva toccato, e come era stata subito guarita. Egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata, va' in pace!».
    Stava ancora parlando quando venne uno della casa del capo della sinagoga a dirgli: «Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro». Ma Gesù che aveva udito rispose: «Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata». Giunto alla casa, non lasciò entrare nessuno con sé, all'infuori di Pietro, Giovanni e Giacomo e il padre e la madre della fanciulla. Tutti piangevano e facevano il lamento su di lei. Gesù disse: «Non piangete, perché non è morta, ma dorme». Essi lo deridevano, sapendo che era morta, ma egli, prendendole la mano, disse ad alta voce: «Fanciulla, alzati!». Il suo spirito ritornò in lei ed ella si alzò all'istante. Egli ordinò di darle da 'mangiare. I genitori ne furono sbalorditi, ma egli raccomandò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.

    NARRATORE: I fatti straordinari che riempivano le giornate di Gesù sbalordivano i discepoli che lo accompagnavano. Sempre di più si rendevano conto di trovarsi di fronte ad un profondo mistero. Quando la barca si accostò alla riva, in terra di Galilea, una gran folla era già lì in attesa.
    VOCE: Maestro ti aspettavamo.
    PRIMO CORO: Ti aspettavamo.
    SECONDO CORO: Ti aspettavamo.
    TUTTI: Ti aspettavamo.
    NARRATORE: Ma uno più di tutti lo aspettava: un padre disperato per la figlia morente.
    VOCE: Signore, la mia figlia è agli estremi.
    PRIMO CORO: È agli estremi!
    SECONDO CORO: È agli estremi!
    TUTTI: È agli estremi!
    NARRATORE: Un uomo che ha ancora una grande speranza: il Signore! VOCE: Vieni a imporre su di lei le mani affinché sia salva e viva!
    PRIMO CORO: Maestro, vieni.
    SECONDO CORO: Maestro, vieni!
    TUTTI: Maestro, vieni!
    NARRATORE: Il Maestro non esitò. All'implorante invocazione si mise in cammino. La folla si faceva sempre più fitta: qualcosa di nuovo era nell'aria: una bimba gravemente ammalata. Che avrebbe fatto il profeta di Nazareth? Tutti volevano vedere.
    VOCE: Vogliamo vedere!
    PRIMO CORO: Vogliamo vedere!
    SECONDO CORO: Vogliamo vedere!
    TUTTI: Vogliamo vedere!
    NARRATORE: Ma Gesù sembrava non avere troppa fretta: procedeva lentamente, parlando, salutando, consolando or l'uno or l'altro.
    Ma fra il pigia pigia della gente si accosta un uomo trafelato: si accosta al padre della fanciulla e gli annunzia fra le lacrime:
    VOCE: Ormai tutto è inutile, non scomodare il Maestro: tua figlia è morta.
    PRIMO CORO: (sottovoce) Tua figlia è morta.
    SECONDO CORO: (sottovoce) Tua figlia è morta.
    TUTTI: (sottovoce) Tua figlia è morta.
    NARRATORE: Solo il pronto intervento del Maestro resse il cuore del padre:
    VOCI: No, non temere, abbi fede ed ella sarà salva!
    PRIMO CORO: Abbi fede e sarà salva.
    SECONDO CORO: Abbi fede e sarà salva.
    TUTTI: Abbi fede e sarà salva.
    NARRATORE: Dal cortile della casa dell'archisinagogo giungeva già il triste lamento delle donne in pianto e delle nenie funebri suonate al flauto. Una grande folla era attorno a Gesù, in attesa, commossa e fiduciosa. Gesù rompe il silenzio e domanda
    VOCE: Non piangete! La fanciulla non è morta, ma dorme.
    NARRATORE: Si fa un mormorio tra i presenti. Alcuni dei suonatori scuotono la testa e sorridono. Che razza di taumaturgo può essere colui che non sa riconoscere un'amara realtà: la fanciulla era morta! Ma Gesù li fece allontanare. Chi si rifiuta di credere alla grandezza di Dio e vuol misurare la sua bontà entro poveri confini della incapacità umana non gli può stare accanto.
    SACERDOTE: Allontanatevi.
    PRIMO CORO: Allontanatevi.
    SECONDO CORO: Allontanatevi.
    TUTTI: Allontanatevi.
    NARRATORE: Gesù prese con sé il padre e la madre, Pietro, Giacomo e Giovanni, entrò nella stanza dove giaceva la fanciulla morta. Si avvicinò al letto, prese per mano la fanciulla. Gli occhi erano fissi su di Lui. Essi credevano. E disse:
    SACERDOTE: Talita Kum!
    Palmo CORO: (sottovoce) Talita Kum!
    SECONDO cono: (sottovoce) Talita Kum!
    Torri: (sottovoce) Tarda Kum!
    NARRATORE: Quelle parole erano ancora nell'aria, una sfida alla morte.
    SSACERDOTE: Fanciulla, io ti dico: alzati!
    PRIMO CORO: Alzati!
    SECONDO CORO: Alzati!
    TUTTI: Alzati, alzati!
    NARRATORE: La fanciulla aprì gli occhi: e vide Gesù, sua madre, suo padre, i discepoli.
    E Gesù comandò che le fosse dato da mangiare e prescrisse che non dicessero niente a nessuno dell'accaduto.
    Ma i discepoli sparsero la fama per tutto il paese. Di villaggio in villaggio, di casolare in casolare, da famiglia a famiglia andava la gioiosa notizia: VOCE: Gesù di Nazareth ha risuscitato i morti.
    PRIMO CORO: Ha risuscitato i morti.
    SECONDO CORO: Ha risuscitato i morti.
    TUTTI: Ha risuscitato i morti.
    VOCE: Dio ha visitato il suo popolo!
    PRIMO CORO: Dio ha visitato il suo popolo.
    PRIMO CORO: Dio ha visitato il suo popolo.
    SECONDO CORO: Dio ha visitato il suo popolo.
    TUTTI: Dio ha visitato il suo popolo.
    VOCE: Alleluja.
    TUTTI: (cantando o acclamando) Alleluja, alleluja, alleluja!

    NOTE CONCLUSIVE

    Lo ripetiamo: è un'esperienza estremamente semplice di drammatizzazione. Essa è affidata alla fantasia del gruppo e all'attenzione dell'insegnante, perché nell'espressione non scivoli via un messaggio essenziale. E utile ritornare sulla espressione avvenuta per verificare in quale misura (fin dov'è possibile, è ovvio) vi sia stata partecipazione profonda.
    Dalla scena drammatizzata si può giungere ad una conclusione sintetizzata e formulata dai ragazzi stessi (con l'aiuto e la provocazione dell'insegnante): per es. per La tempesto sedata: la presenza buona di Dio non ci permette di disperarci di fronte alle vicende, anche tristi, della vita. O, per La risurrezione della figlia di Giairo: chi incontra Cristo vive nella speranza e nella gioia, vive per gli altri! O: il cristiano affida a Dio tutte le sue vicende, con confidenza; o, ancora: la bontà di Dio non può stare nascosta ma va divulgata; o, infine: la riconoscenza di chi riceve si attua soprattutto in un impegno di annuncio. Ecc.
    La conclusione più ovvia dopo un'ora di incontro catechistico vissuto in questi termini è una preghiera ricostruita sulla vicenda vissuta: interamente formulata dai ragazzi e «pregata» insieme.
    La raccolta scrupolosa del materiale elaborato dai ragazzi potrà costituire la base di utili sussidi e un termine di confronto per un ulteriore lavoro più profondo, più essenziale, più vivo: in ultima analisi più efficace.

     


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