Casa Serena - Settimo di Pescantina (VR)
(NPG 1976-04-54)
Casa Serena è uno «spazio» di pastorale per gli adolescenti, che nella diocesi di Verona ormai ha quasi il sapore di una istituzione. Moltissimi giovani, dalle varie parrocchie, passano qualche giorno a Casa Serena, per vivere un'esperienza di fede.
Casa Serena è anche una «proposta «di pastorale per gli adolescenti: l'esperienza, elaborata in lunghi anni di lavoro, di riflessione e di verifiche, può dire qualcosa agli operatori della pastorale giovanile italiana.
Per questa seconda dimensione soprattutto, ne parliamo sulla rivista.
Come abbiamo fatto altre volte, mettiamo in risalto alcune intuizioni che a noi sembrano particolarmente significative, per guidare il lettore frettoloso alla comprensione di queste pagine.
1. Una esigenza vissuta in maniera molto intelligente a Casa Serena: la continuità educativa e pastorale. Incontri sporadici possono entusiasmare emotivamente, ma difficilmente incidono nel profondo della maturazione personale. Per lasciare un segno, è indispensabile lavorare armonicamente e per un tempo lungo. L'arco delle attività di Casa Serena investe almeno un anno, privilegiando alcuni tempi forti.
Il foglio di collegamento, poi, allarga la continuità, creando un vero punto di contatto informale, tra un incontro e l'altro.
2. A Casa Serena si mira a far scoprire la «comunità ecclesiale». Questo ambiente privilegiato non vuole essere «la Chiesa dei giovani», ma un luogo dove i giovani scoprono la Chiesa, quella Chiesa che vivono nel quotidiano, a livello locale (la diocesi) e particolare (la parrocchia).
In questa prospettiva sono moltiplicati i punti di convergenza reale tra quello che si fa a Casa Serena, le parrocchie da cui provengono gli adolescenti, il Vescovo e tutta la Chiesa locale.
3. Un'altra intuizione pastorale molto interessante: la presenza permanente a Casa Serena di un «nucleo-base» di animatori, allargato in modo da rappresentare in qualche modo tutta la famiglia «naturale» dei figli di Dio: giovani, adulti, laici, religiosi... ll giovane che viene a Casa Serena trova sempre una «piccola comunità di fede» in cui inserirsi, che gli fa proposte, che lo aiuta a crescere. Un gruppo di amici, che lo aiuta a scoprire quelli che di fatto gli stanno attorno nel quotidiano, e che magari stenta a considerare come suoi «oggettivi» educatori della fede.
4. L'ultima osservazione: il ritmo «catecumenale» che caratterizza Casa Serena. Il giovane trova uno spazio «umano» alternativo, dove le piccole cose si innestano nelle grandi proposte, per aiutarlo a respirare un clima diverso, almeno per qualche ora. La proposta di fede non è un discorso astratto: è aria che si respira, è strutturazione nuova di locali, di rapporti personali, di valori, di lavoro e di riflessione, di preghiera e di silenzio, di eucaristia e di adorazione personale. È clima, per essere proposta a giovani abituati a valutare le cose dal concreto. Bastano questi veloci cenni per scoprire le mille indicazioni stimolanti che l'esperienza di Casa Serena fa, all'operatore pastorale alla ricerca ansiosa di qualcosa che possa andar bene, per quel tempo cruciale di vita e di fede che è l'adolescenza.
Redazione di F. Floris, su materiale raccolto a Casa Serena: documenti, interviste registrate, sussidi.
CASA SERENA, UNA «ZONA GIOVANE»
Ci si può arrivare a tutte le ore. Di giorno e di notte. C'è sempre qualcuno che ti accoglie e ti fa trovare a casa, senza paternalismi o sorrisi di circostanza. Questo ormai i giovani della zona di Verona lo sanno, specialmente quelli stufi di stare a casa loro. Sanno di trovarvi una «zona giovane», una zona di respiro. Non un ambiente di sogno dove si può fare tutto ciò che si vuole. Tutt'altro. Anche questo i giovani l'hanno capito e l'hanno accettato.
Il classico: «Finalmente qualcuno ci capisce!» è all'ordine del giorno. Forse proprio perché non trovano una zona di parcheggio ma un ambiente che dopo averli aiutati a ritrovarsi, a ricostruirsi, li rilancia nella vita di ogni giorno.
Giovani sacramentalizzati ma insoddisfatti
La maggior parte di quelli che vengono a Casa Serena non sono però... quelli che fuggono di casa, ma quelli che si possono definire «insoddisfatti». Giovani alla ricerca. Di valori, di unità interiore, di tutto. Arrivano a Casa Serena carichi di problemi ma decisi a venirne fuori, insoddisfatti ma ansiosi di capirci qualcosa. Molti, quasi tutti, appartengono ai gruppi che ruotano attorno alle istituzioni parrocchiali. Ragazzi che sono stati seguiti con cura fino alla prima comunione e alla cresima, ragazzi che durante le medie hanno frequentato messa e confessione e hanno fatto parte di gruppi parrocchiali. Ed ora a 14/15 anni sono in crisi, come si dice.
Casa Serena intende raggiungere questi in modo particolare, perché giunti ad un punto della loro vita in cui devono giocare tutte le loro scelte. E Casa Serena li invita a giocarle insieme, lealmente. Con un lavoro in profondità.
Tutto avviene con una informalità... prestabilita. Ci si va perché si è saputo da altri. Ci si passa la voce, alla spicciolata, nei gruppi, nelle classi, nei paesi ed in città. Ci si consulta e poi si parte. In gruppo. Con zaino, sacco a pelo e chitarra.
«Casa Serena l'abbiamo voluta così»
Casa Serena esiste da oltre dieci anni. E nata come casa di ritiri ed esercizi per le ragazze della diocesi di Verona. Poi la svolta. Da casa di ritiri ed esercizi a spazio per esperienze di vita comunitaria, aperto a tutti. Ragazzi e ragazze. «Essere giovani, dicono gli animatori di Casa Serena, è un carisma, una ricchezza per tutta la chiesa. Quello che ci proponiamo è di permettere a questo carisma di esprimersi e di realizzarsi».
Ma la buona volontà non basta per «esprimersi». Casa Serena non è così una costruzione ma un certo clima, un certo stile di vita che gli animatori sono riusciti a creare. Un clima di festa: non una gioia goliardica, giovanilista, ma una gioia che nasce dalla Pasqua e dalla soddisfazione di riuscire a realizzare giornate di impegno comunitario. Quel clima di festa che migliaia di giovani hanno appreso a Taizé. E poi tutto è fatto in modo che ci si senta a casa. E non solo perché si lavano i piatti. I giovani che vengono si accorgono di inserirsi in una famiglia che già esiste ed è formata da quanti fanno parte del «gruppo della casa», dagli animatori di Casa Serena. Non si tratta solo di sacerdoti ma anche di suore e di giovani. Se le suore aiutano a cogliere la presenza simpatica e costruttiva di una donna consacrata e libera, il gruppo dei giovani è l'elemento trainante di Casa Serena.
Si tratta in gran parte di universitari che trascorrono un periodo di volontariato a servizio di Casa Serena. Garantiscono la continuità tra i diversi campi ma soprattutto provocano quelli più giovani a prendere atto del servizio agli altri come modo di realizzarsi.
Si fa molto in fretta, ad ogni modo, a inserirsi in questo clima di famiglia e a ritrovarsi al lavare i piatti e pulire i pavimenti. Il lavoro manuale è di regola. Circa tre ore al giorno. E vien svolto con naturalezza, la stessa naturalezza che caratterizza il rapporto con i presenti. Tutto avviene col massimo di informalità e di autenticità. Ci si sente tra persone e, anche i più giovani, trovano facile agire da persone. Una certa disciplina, funzionale alla vita di campo e al lavoro, si impone da sola, senza fatica. È lo stile di Taizé, di Bose, di Spello...
UN'ESPERIENZA DI TIPO CATECUMENALE
Non è che Casa Serena sia partita senza programmi, come si è visto. A distanza di anni però ha fatto delle scelte, ha arricchito di impegni il suo calendario fino al punto che si può parlare di un insieme di esperienza di tipo catecumenale.
Dalla tendopoli pasquale ad un complesso organico di esperienze
La prima iniziativa di rilievo, al di là dei campi estivi di formazione, è stata la Tendopoli Pasquale. Centinaia di giovani si sono ritrovati accampati a Casa Serena dal mercoledì al pomeriggio del sabato santo per vivere una forte esperienza comunitaria incentrata sulla riflessione sul tema della liberazione e su lunghi e impegnativi incontrì di preghiera. I giovani ne sono entusiasti. Sono loro stessi a chiedere altri momenti di così intensa vita di ricerca e di preghiera, di dialogo e scambio di esperienze.
A partire dalla prima Tendopoli il calendario di Casa Serena si infittisce di nuovi appuntamenti. In un primo tempo viene recuperata la festa di Pentecoste come punto di arrivo del cammino pasquale e come tempo per progettare le vacanze ed i campi estivi di formazione. Ultima nel tempo è la proposta del «meeting di ripresa» alla fine di settembre, per dare inizio alle attività del nuovo anno, e preparato da una serie di incontri parrocchiali e zonali.
Si giunge così a quattro grandi appuntamenti per tutti gli amici di Casa Serena: la Tendopoli Pasquale, il Fuoco di Pentecoste, i campi estivi di formazione, il meeting di ripresa.
Verso una «pastorale unitaria adolescenti»
Casa Serena non è solo espressione delle scelte pastorali della diocesi di Verona, ma è anche il luogo in cui tali scelte pastorali hanno dato origine ad un interessante metodo di intervento tra i giovani dai 14 ai 17 anni, metodo che trova nel mistero della incarnazione il suo fondamento. Casa Serena ha optato infatti per l'annuncio del messaggio cristiano nel quadro della cultura del mondo d'oggi in genere e dei giovani in particolare, a servizio della unità interiore del giovane. Luogo in cui coglie l'annuncio di fede sono così le gioie, le speranze, le tristezze e le angosce dei giovani alla ricerca di un progetto di vita soddisfacente.
♦ Una tappa nella vita nei gruppi di adolescenti
Casa Serena è oggi il punto di riferimento per centinaia di giovani, anzi di gruppi, che intendono impostare i loro 14/17 anni come cammino catecumenale, come tempo cioè in cui ricercare il significato della fede per l'uomo d'oggi e come tempo per incarnare le proprie scelte di vita col sostegno del gruppo e di esperienze decisive come quelle di Casa Serena.
E così a Casa Serena ci si viene finché si è chiarito il proprio progetto di vita e lo si è reso operante. Ci si viene per due o tre anni. Poi i gusti cambiano, o meglio cambiano le esigenze. Si cerca altro. Non c'è più motivo di ritornare in uno spazio «educativo». L'esigenza di fondo è ormai agire in base alle scelte operate nella riflessione, nello scambio di esperienze, nella preghiera.
♦ Una proposta organica
Gli incontri a Casa Serena hanno lo scopo di risvegliare energie sopite e di permettere lo scambio di esperienze di fede in un clima di preghiera e di attenzione alle persone. Ma non sono incontri fine a se stessi. Il rischio tuttavia che lo siano esiste ed è stato affrontato considerando i giorni di campo come punto di partenza per le attività zonali e di gruppo. Le giornate di convivenza sono così anche giornate di revisione e di programmazione.
Il risultato è che Casa Serena orienta il cammino di un anno intero di attività caratterizzate dal timbro catecumenale tipico delle esperienze di Casa Serena.
Quest'anno, ad esempio, tutti gli amici di Casa Serena sono invitati a riflettere e ricercare sul tema «il progetto di vita», a partire dalla idea forza: «Turisti della vita, no!».
Non si tratta di uno studio puro e semplice. Momento privilegiato è l'esperienza di gruppo, incentrata sul dialogo critico e costruttivo all'interno delle comunità parrocchiali, e segnata dalla partecipazione agli incontri zonali o vicariali (per le programmazioni di inizio d'anno, ad esempio) e dal ritrovarsi tutti insieme nei momenti forti come la Carovana Pasquale o il fuoco di Pentecoste.
La proposta di Casa Serena non si inserisce solo nei diversi ambienti diocesani (zona, parrocchia, gruppo) ma si sviluppa organicamente anche nel tempo. Quest'anno, ad esempio, il tema «il progetto di vita» viene suddiviso in tre parti da approfondire lungo l'anno. Durante l'Avvento i gruppi si sono soffermati sui diversi progetti di vita che l'ambiente offre loro per una valutazione critica; durante la Quaresima l'impegno si focalizza attorno alla scoperta del progetto di vita che Cristo propone; dopo Pentecose rimane da studiare una strategia di intervento per realizzare il proprio progetto di vita nei diversi ambienti.
Tutti gli adolescenti si confrontano così sugli stessi temi maturando omogeneità di orientamenti e scelte. Si impara lo stesso linguaggio e si impara a collaborare. A livello soprattutto diocesano.
Foglio CiPì: per continuare il dialogo
La convinzione che la comunicazione tra gli adolescenti sia un fattore educativo di primaria importanza ha spinto gli animatori di Casa Serena a dare forma istituzionalizzata al dialogo giovanile. E così è nato FOGLIO CiPì, un «foglio» mensile di collegamento tra i gruppi parrocchiali degli adolescenti. Serve per comunicare esperienze, per affrontare difficoltà comuni, per verificarsi su soluzioni e prospettive. È fatto da loro, dagli adolescenti, attraverso le loro lettere e i loro articoli. Ma è anche lo spazio in cui giovani e adulti (parroci compresi) possono parlarsi e incontrarsi. Non senza polemiche, a volte, a causa della esuberanza giovanile e di una certa superficialità nei giudizi. Anche questi sono occasione per un discorso educativo. Ciò che conta infatti è che gli adolescenti si sentano dentro una comunità più vasta qual è quella parrocchiale e diocesana e, soprattutto, che se ne sentano responsabili.
DAL GRUPPO ALLA COMUNITA
La metodologia di Casa Serena fa leva sul gruppo come luogo di scambio di esperienze e di maturazione della fede. Ma il gruppo è il punto di partenza, se si vuole, ma non quello di arrivo, che è invece la comunità ecclesiale in cui sono presenti giovani ed adulti. Non è solo un postulato di tipo teologico che spinge su questa linea ma anche la considerazione che solo quando il gruppo giovanile prende contatto col mondo degli adulti e con la comunità in genere, solo allora resiste alle prime crisi e supera i momenti comprensibili di difficoltà.
Ma ancora una volta la strada scelta non è quella delle parole ma quella delle esperienze. Quest'anno ad esempio, la Tendopoli Pasquale si trasformerà in una Carovana Pasquale. I giovani presenti a Casa Serena si incontreranno con gli abitanti dei paesi vicini per comunicare la loro esperienza di fede e per cercare un contatto più immediato con le comunità cristiane. Si mangerà con la gente, si dialogherà con loro, si canterà e si pregherà nelle loro chiese e case.
Del resto già negli scorsi anni si sono avute esperienze costruttive. La sera prima dell'Ascensione, ad esempio, i giovani si raccolgono a Casa Serena e nella preghiera e nel lavoro di gruppo elaborano un messaggio per le comunità cristiane. AI mattino ripartono per le loro comunità dove all'omelia presentano il messaggio mettendo così a servizio della comunità il loro carisma giovanile e le loro speranze. Molto arricchenti sono anche le veglie di preghiera comunitaria in duomo, con la partecipazione del vescovo. L'anno scorso a Pentecoste erano presenti oltre quattromila giovani. Molti di loro al momento dello scambio del segno della pace, trovarono naturale esprimere la loro comunione col vescovo con un abbraccio. Fu molto lungo ma significativo.
Naturalmente (sono gli stessi animatori di Casa Serena ad ammetterlo) non tutto scorre liscio. Le giornate di incontro conducono ad una forte esaltazione della emotività giovanile, emotività che suscita disagio e apprensioni nel momento in cui si torna a casa, alla vita di ogni giorno. Il disagio, a volte, diventa spaccatura con le istituzioni parrocchiali a partire dalla fretta dei giovani e dalla lentezza o incapacità di recezione della sensibilità giovanile da parte della istituzione. Il problema è reale e si cerca di rimediare invitando i parroci e i loro collaboratori alla programmazione e alla revisione delle attività di Casa Serena. Alcune difficoltà si risolvono. Altre volte riesce difficile accordarsi sulle scelte operative. Ma sempre rimane l'affermazione degli animatori di Casa Serena: «abbiamo molta paura di procedere da soli».
GIORNATE A CASA SERENA
Dopo aver visto il quadro di insieme in cui si inserisce l'attività di Casa Serena vogliamo ora soffermarci sullo stile e sui contenuti che animano le giornate che i gruppi giovanili trascorrono a Casa Serena. L'informalità guida rapporti tra le persone, orario e metodo di lavoro. Una informalità tuttavia che non può essere confusa col disordine. Essa risponde al desiderio di muoversi con naturalezza e al desiderio di responsabilizzare i presenti.
I sei valori
La responsabilizzazione è esplicitamente richiesta sulla base di sei «valori» che devono caratterizzare la vita di campo. Il «devono» è di tipo funzionale, in rapporto cioè al raggiungimento degli obiettivi. Ed è proprio questo rapporto dovere-funzionalità che responsabilizza. D'altra parte i valori non vengono imposti ma solo proposti all'interno di uno schema di giornata tipo. Tocca ai singoli gruppi combinare i valori in modo tale che sia più facile raggiungere gli obiettivi che intendono raggiungere con la loro presenza a Casa Serena. L'unica cosa che si richiede (e la si richiede veramente nella revisione serale cui tutti partecipano) è di motivare le scelte.
La giornata tipo deve integrare dunque sei valori, dando ad ognuno uno spazio sufficiente in cui di fatto possa realizzarsi: ricerca e studio su problemi di integrazione tra fede e vita; servizio reciproco in un clima di forte attenzione alle persone; lavoro manuale; momenti di silenzio, preghiera personale e di gruppo, celebrazione della eucaristia; amicizia con tutti i presenti a Casa Serena; incontro e fraternizzazione con gli abitanti delle zone vicine.
Riprendiamo alcuni aspetti tipici.
♦ Ricerca e studio
Non ci sono delle vere e proprie lezioni, ma solo delle presentazioni brevi ma dense del tema del giorno e delle piste di ricerca fatte da un esperto per offrire una seria inquadratura sia biblico-teologica che socioculturale al lavoro dei gruppi.
Il vero luogo della ricerca e dello studio è invece il gruppo. Il lavoro del gruppo raggiunge l'obiettivo non quando il gruppo elabora un ottimo documento sui problemi esaminati, ma quando si sforza di creare una reale comunicazione tra le persone, all'interno, del tema affrontato. Nel gruppo tutti sono invitati a parlare, a dire la propria, a compromettersi e a confrontarsi. Lealmente. Si rimane ore e ore a comunicare le proprie esperienze, a riflettere su quella degli altri, a elaborare soluzioni nuove ai problemi. Ore di lavoro duro, seduti per terra nei prati o a cavallo di una sedia. Sono le ore decisive.
♦ La collina del silenzio
Si trova a trecento metri da casa. Un angolo tranquillo ed una cappellina per l'adorazione. Nessuno è obbligato ad andarci, ma sono in molti a frequentare la collina del silenzio. Ci si va per pregare. O per incontrare qualcuno con cui poter dialogare, qualcuno che dia una mano per affrontare se stessi. Nei dintorni della cappellina infatti, durante la prima mattinata, sono a disposizione di chi desidera alcuni preti, delle suore, dei giovani con una forte esperienza religiosa... Incontri suggestivi. A volte difficili, ma sempre liberanti perché comunicazione gratuita tra persone immerse nell'esperienza di fede. Incontri che si aprono alla preghiera, quella preghiera che a Casa Serena è considerata struttura portante.
Sono in molti a rimanere fino a tardi a pregare in quella che vien chiamata la Tenda della Vita. A Casa Serena è facile «dare tempo» alla preghiera. Se ne sente il bisogno e ci si abbandona, con naturalezza. Il darsi tempo è anche caratteristico della celebrazione della eucaristia, al termine delle giornate di studio e lavoro intenso. Nonostante la stanchezza i giovani non hanno fretta: sanno di essere al culmine della loro giornata. La sentono come la conclusione logica di ciò che si è capito ma soprattutto di ciò che si è vissuto durante la giornata.
Viene celebrata nella chiesa parrocchiale e ed è aperta a tutti, i villeggianti in particolare. Una celebrazione giovane, naturalmente. I giovani sentono il bisogno di personalizzare i gesti che compiono, sentono il bisogno di calare l'eucaristia nei problemi del mondo d'oggi. Non è facile. I gesti a disposizione purtroppo non sono molti e spesso sono poveri. Non sempre poi la creatività dei gruppi soddisfa. Il disagio a volte rimane, pur in un clima di festa e autentica preghiera.
♦ Lavoro e servizio
Lo stile è quello di Taizé, quello dei monaci: «azione e contemplazione». A Casa Serena non si fanno campi di lavoro. Ma il lavoro è ugualmente richiesto. In genere tutti i gruppi trovano modo di impegnarsi per circa tre ore per la pulizia della casa, per far da mangiare, per fare di Casa Serena un ambiente in cui le persone trovino facile incontrarsi e dialogare. Le persone e non l'ambiente sono così al centro di ogni attività. Tutto diventa servizio, modo per manifestare agli altri la propria simpatia e la propria attenzione.
♦ Amicizia e incontro con le persone del luogo
I rapporti primari sono in primo piano a Casa Serena ma non sono lo scopo per cui è sorta. Anche loro sono resi tipici dal clima che caratterizza la vita di Casa Serena in genere.
In un simile contesto la mixitè non crea problemi. I giovani agiscono con molta naturalezza e con un soddisfacente grado di autodisciplina. Ci si incontra nei gruppi di studio e nella preghiera, nel canto e nello svago ma sempre all'insegna del servizio e della attenzione alle persone. L'apertura agli altri significa anche impegno di dialogare con la gente dei dintorni. Si sente sempre più il bisogno di coinvolgere nella vita di Casa Serena tutti quelli che in un modo o nell'altro ne vengono a conoscenza. A tutti vuol giungere, con simpatia, il messaggio dei giovani. E la loro amicizia.
Unità di metodo e pluralismo di esperienze
La legge della incarnazione porta ad affermare che il messaggio cristiano può essere annunciato solo dentro le esperienze di salvezza che gli adolescenti stanno vivendo. Per educarli alla fede l'importante è allora che vengano aiutati a prendere coscienza di ciò che stanno vivendo. A livello metodologico ciò implica anzitutto permettere ai giovani di incontrarsi e di comunicarsi le esperienze. Vita comune e dialogo sono così i due principi che guidano l'attività a Casa Serena.
D'altra parte il cammino di fede dei giovani è molto vario. Le loro esigenze sono allo stesso tempo comuni e diverse. Per questo Casa Serena favorisce due tipi di incontri: i grandi appuntamenti diocesani come la Tendopoli Pasquale o il meeting di ripresa e incontri più ristretti, a seconda delle esigenze. Gli incontri estivi, ad esempio, non sono dello stesso tipo anche se condotti con lo stesso stile di vita comune e di dialogo. Ci sono i campi SAF (settimane azione e formazione), ci sono settimane di esperienza di preghiera, campi ecumenici con amici olandesi, tedeschi..., convivenze per lavoratori, convivenze riservate alle ragazze per studiare il posto della donna nella società e nella chiesa...
È la stessa ricchezza di fede degli adolescenti che richiede una pluralità di esperienze.
CONCLUSIONE
È difficile dare dei giudizi sulle esperienze, né d'altra parte è nostro compito. Una impressione tuttavia emerge al termine. Quelli di Casa Serena hanno saputo ritrovare il linguaggio dei giovani, hanno saputo parlare con loro. Per comunicare la gioia di vivere. Come dice lo slogan affidato quest'anno agli adolescenti:
«Dormivo e sognai che la vita non era che gioia;
mi svegliai e mi accorsi che la vita era servizio;
servii e compresi che il servizio era la gioia».