Rosy Bindi
(NPG 1976-06-48)
Inserire in modo corretto e a titolo preciso l'educazione alla preghiera nel progetto di educazione dell'adolescente presuppone un concetto non neutrale di educazione, perché in una società in cui è in discussione la stessa definizione di uomo e sono in crisi i classici luoghi di educazione, parlare di preghiera nel progetto di vita significa fare della educazione non solo un problema di tecniche ma anche un problema di contenuti. Proprio in base a questo concetto di educazione ha senso assumere come esperienza fondante la nostra esistenza, quella del popolo di Dio quale ci è testimoniata dalla Bibbia e dalla tradizione vivente della Chiesa. Senza voler togliere niente alle scienze umane, quali la psicologia o la sociologia, vogliamo restituire alla parola di Dio il compito di segnare la strada. Si vuole evitare in fondo il rischio di presentare la preghiera unicamente come esperienza di tipo psicologico e come manifestazione del semplice sentimento religioso umano, per recuperare la preghiera come gesto di fede, espressione della vita nuova ricevuta come dono nel battesimo.
LA SFIDA DI DIVENTARE UOMO O DONNA
La sfida più grande che viene posta all'adolescente non è quella di essere cristiano ma di diventare uomo e donna. Una battaglia che l'adolescente sta già combattendo e che fa sì che questa età non possa essere considerata un'area di parcheggio in attesa che improvvisamente nasca l'uomo o la donna. L'adolescente è uomo proprio nel fatto che incomincia a raccogliere le sue esperienze in un qualcosa di unitario che possiamo chiamare «progetto di vita».
Lo spazio della preghiera è da ricercare in questo progetto di uomo che si sta focalizzando e realizzando come elemento che lo qualifica e lo determina. Compito dell'educatore non è allora imporre la preghiera ma trovare quali sono i punti nodali del processo educativo in cui la preghiera possa essere capita come autentica e reale risposta ai problemi che agitano l'adolescente, ricordando tuttavia che la preghiera oltre che attività dell'uomo è attività di Dio.
SEGNI Dl ACCOGLIENZA E DI DIFFICOLTÀ
Tentare di interpretare le tensioni tipiche del mondo adolescenziale oggi non è facile, ma è un dovere che si impone specialmente a quelli che intendono proporsi ai giovani come educatori della fede.
Tenteremo dunque una lettura delle direzioni diverse che la ricerca giovanile attualmente sta conducendo, premettendo subito che questa ricerca offre aspetti positivi ma anche negativi nei confronti di un progetto di vita fondato sulla parola di Dio e perciò caratterizzato dalla preghiera.
La ricerca di radici
Una prima caratteristica è quella della ricerca di radici, cioè di identità, interiorità, personalità; ricerca di unità della persona sollecitata dalle continue tensioni del mondo d'oggi e bisognosa di ricomporsi mediante un delicato equilibrio di silenzio e di comunicazione, di solitudine e di relazione. Una ricerca che fa appello, in maniera spesso contraddittoria, ad un rapporto di autorità, sempre rifiutato ma sempre ricercato, come testimonianza che nella sua alterità mi rivela e mi fa esistere.
Segno di accoglienza della fede, in quanto ricerca di un «nome nuovo», il nome e la identità che mi vengono rivelati dall'altro, da Dio (cf La lotta mitica di Giacobbe con l'angelo al di là del fiume). Segno di difficoltà della fede, in quanto diffidenza verso ogni testimonianza che mette in crisi ogni identità costruita nella solitudine e nell'autosufficienza.
La ricerca della terra
Nasce dalla sfida che viene posta ad ogni uomo dalla storia e dal fratello che gli sta a fianco e si esprime in un progetto politico sempre da realizzare.
Quello che fino a qualche anno fa era tipico del mondo dei giovani ora sta coinvolgendo gli adolescenti e gli stessi preadolescenti. Basta pensare alla presa di posizione di certe scolaresche di fronte ai licenziamenti e all'inquinamento... Basta prendere in mano i loro giornalini per comprendere quanto la ricerca della terra da costruire sia presente in loro, quasi una nuova religione. Il progetto dell'uomo è sempre più il progetto della storia da costruire.
Questa ricerca della terra è segno di accoglienza per la fede se questa fede si presenta come decisione di incontrare Dio nel fratello che si vede ed il fratello nel Dio che si prega, ma è segno di difficoltà nel momento in cui la fede è disincarnata e lontana dai problemi della storia.
La ricerca della utopia
Si presenta come bisogno di speranza, come ricerca di una possibilità che permetta alla storia di realizzarsi nella sua totalità. La ricerca dell'utopia è presente nella concezione totalizzante di amicizia tipica di questa età: l'altro non è solo qualcuno con cui incontrarsi soltanto, ma soprattutto qualcuno con cui fare un cammino in cui tutta la esperienza trovi significato.
L'utopia dell'incontro trova una possibilità nella fede che presenta il rapporto con Dio come rapporto di liberazione, personale e storica, ma trova anche un ostacolo nella fede che presenti l'incontro con Dio come disprezzo per tutto ciò che è materiale e storico in nome di una trascendenza assoluta.
La ricerca dello spirituale
Uno sguardo attento e critico alla realtà giovanile non può non denunciare il suo secolarismo, conformismo e consumismo, ma allo stesso tempo coglie dei sintomi di ansia di liberazione dello spirituale che una certa religiosità ha soffocato. Sintomi sono ad esempio, la ricerca sempre più forte della spontaneità, soggettività delle espressioni cui i giovani sottomettono lo stesso linguaggio religioso. Un tentativo di rigenerare lo spirituale nella storia attraverso uno scuotimento di inadeguate e costringenti strutture di manifestazione dello spirituale. Segno di ricerca, questo dello spirituale, che può maturare come una nuova e più autentica religiosità, concepita come abbandono essenziale ad un Altro che nella sua alterità fonda la mia esistenza.
PREFERENZA Dl ATTEGGIAMENTI
Il progetto di educazione nella sua globalità, dentro cui stiamo trattando la preghiera come ricerca di significato esistenziale, determina alcune preferenze negli atteggiamenti che possono sottostare alla preghiera dell'adolescente oggi. Vediamone alcuni.
Anzitutto un atteggiamento di gratuità. Nasce dalla scoperta del perché si è al mondo, si fonda sul fatto di cogliersi come gesto di amore di altri e si nutre della libertà e disinteresse con cui siamo voluti giorno per giorno dagli altri.
In secondo luogo un atteggiamento di silenzio. È la risposta di chi è alla ricerca delle radici della sua vita e la intuisce come mistero troppo ricco per poter essere afferrato e gustato nel frastuono e nello stordimento. Si manifesta come atteggiamento favorevole verso momenti di calma e di riflessione personale.
Un atteggiamento di povertà, in terzo luogo. Si concretizza nella capacità di abbandonare le proprie sicurezze e come decisione di responsabilità personale verso la storia. Una povertà che si traduce, a volte, in una preghiera di domanda che è un grido di scoraggiamento e di protesta di fronte alla personale incapacità di fare fronte alle provocazioni della storia. Un atteggiamento dunque che alimenta la preghiera di domanda nello stesso momento in cui rifiuta un rapporto con Dio deresponsabilizzante, tappabuchi.
Un atteggiamento di quotidianità, come quello che si ritrova nel cammino di chi è partito dalle esperienze sconvolgenti e decisive di Taizè o Spello e sente ora il bisogno di superare certe scelte emozionali per condurle a decisione di fede e di incontro con Dio che devono animare il quotidiano, giorno per giorno.
Infine un atteggiamento di relazionalità. Si presenta come coscienza di essere liberato (e non solo psicologicamente) per inventare un nuovo rapporto con il fratello, con il mondo, con l'intero creato. La comunicazione con l'altro (Dio compreso) diventa un fattore insopprimibile della mia identità, anzi della mia liberazione.
Questi atteggiamenti caratterizzano la sensibilità con cui i giovani si avvicinano alla preghiera, al termine del loro cammino di fede o di riscoperta della fede. È evidente che sono anche atteggiamenti da educare. Questo è facile da accettare: meno facile è accettare le conseguenze per un rinnovamento dello stile di preghiera cui l'adulto è ormai legato e a cui cerca di condurre l'adolescente, trascurando le modalità specifiche con cui quest'ultimo vive la sua fede ed entra in contatto con il mondo della preghiera. Facciamo un esempio.
Specifico della fede cristiana è l'atteggiamento eucaristico che si manifesta in primo luogo nella celebrazione domenicale. Ma qual è il contenuto dell'azione di grazie? La Pasqua. Ma mentre in una certa concezione si sottolinea l'evento storico della liberazione del popolo ebraico e della risurrezione di Cristo, in un'altra concezione, più vicina alla sensibilità giovanile, l'attenzione si concentra sull'oggi come momento della manifestazione della Pasqua. Una nuova sensibilità che occorre rispettare e allo stesso tempo educare. Analogo discorso potrebbe essere fatto per la preghiera, di domanda.
UN MODO NUOVO Dl APPROCCIO ALLA PREGHIERA
Le connotazioni che rendono tipici gli atteggiamenti di preghiera degli adolescenti pongono in evidenza anche un altro fenomeno che potremo chiamare desiderio di interpretazione della preghiera. La educazione di stampo classico alla preghiera insisteva sull'apprendimento di formule e sulla loro ripetizione per una interiorizzazione sempre più profonda. La sensibilità giovanile sta creando nuove esigenze in questo campo in quanto ogni nuovo incontro di preghiera deve essere costruito in modo tale da esprimere in modo creativo il momento particolare che essi stanno attraversando. Si parla di ricercare di nuove forme espressive, di uso del corpo, di riconquista della soggettività, di liberazione dagli schematismi comodi. Ogni incontro di preghiera diventa così un happening in cui l'improvvisazione e la spontaneità vanno di pari passo con la consapevolezza di ciò che si intende realizzare e con la programmazione a distanza degli strumenti e schemi.
Questa ricerca di un nuovo modo di far preghiera è un segno dei tempi che l'educatore deve valutare con attenzione da una parte per non soffocarlo e dall'altra per non permettere che passati i primi entusiasmi si affievolisca o si spenga. Suo compito è allora educare gli adolescenti a dare un minimo di struttura alla loro preghiera e a utilizzare le strutture, anche classiche, per dare solidità alla loro preghiera.