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    Il gruppo come modo nuovo di evangelizzare



    (NPG 1976-3-40)

    La programmazione editoriale di quest'anno prevede la ripresa di alcuni interventi sulla dimensione pastorale del gruppo, alla luce delle nuove situazioni caratteristiche dell'esperienza associativa italiana.
    Cí siamo proposti di sviluppare l'argomento sia a livello teorico che mediante la rassegna di fatti concreti.
    Quello che presentiamo è uno di questi fatti.
    Una lettura intelligente delle pagine che seguono permetterà al lettore la verifica, la riscoperta e l'approfondimento di tante riflessioni che hanno percorso le pagine della rivista, in forma teorica.
    I superiori delle 11 «ispettorie» in cui si divide la presenza della Congregazione Salesiana in Italia, nell'ultima loro assemblea, hanno riflettuto sulle problematiche relative alla funzione pastorale del gruppo e all'associazionismo salesiano. Le conclusioni sono state raccolte in questa «proposta».
    Abbiamo pensato utile e gradita la sua diffusione tra i nostri lettori, sia come testimonianza di un «fatto» concreto, sia come progetto di interventi pastorali, realizzabili anche oltre l'ambito della Congregazione.
    Nel documento, i riferimenti a situazioni «salesiane» sono frequenti (sia come analisi sia come richiamo a documenti legislativi: le Costituzioni e gli Atti del Capitolo Generale Speciale). Ma più frequente e stimolante è il discorso su un modo di vivere l'esperienza di gruppo, capace di permetterne un reale respiro educativo ed ecclesiale.
    Dal concreto di una prassi particolare, può risultare facile assumere indicazioni per la propria azione pastorale.
    È in questo spirito che vogliamo suggerirne una lettura meditata.

    Sul tema dell'associazionismo giovanile, in questi anni, si è scritto molto, con accenti spesso diversi. Il pluralismo di analisi corrisponde alla reale varietà di situazioni, di fatti, di tendenze.
    Anche nell'ambito delle nostre comunità educative, assistiamo ad esperienze ed iniziative che si rifanno a sensibilità diverse. In questa prospettiva desideriamo offrire alla riflessione dei confratelli alcuni «orientamenti» generali, destinati ad animare la ripresa e lo sviluppo di una caratteristica tipica del carisma di don Bosco: il gruppo «come modo nuovo di evangelizzare» (CGS 321). Nella consapevolezza che il fenomeno associativo è oggi in piena evoluzione, ci pare utile premettere una precisazione sui termini che ricorrono nell'uso educativo comune e che sono assunti anche da questa nostra proposta.
    L'attenzione è rivolta prima di tutto al gruppo e alla prassi educativa che ne mette in risalto la funzione formativa. A proposito di gruppo, sottolineiamo valori, perplessità e raccomandazioni educative, per ricordare che non sempre la sua capacità formativa ed evangelizzatrice coincide con la sua esistenza. Il gruppo giovanile richiede molte attenzioni pastorali perché sia, per i giovani che lo compongono, reale luogo di crescita in umanità e ampia esperienza ecclesiale.
    Quando invece si parla di associazionismo si intende il collegamento che esiste tra diversi gruppi, mediante strutture adeguate.
    Nella terminologia corrente si parla spesso anche di movimento. Con questo termine si indica una forma meno strutturata di «associazione», i cui collegamenti sono soprattutto tra gruppo e gruppo, in forma orizzontale e le cui strutture sono minime, principalmente al servizio della circolazione dei valori.

    UNA CRISI DI CRESCITA

    La crisi dell'associazionismo tradizionale è un fatto ormai assodato. Non è più tempo di rimpianti. «Il fenomeno fa parte ed è segno di qualcosa di più vasto e profondo, che sotto gli anni settanta ha violentemente e repentinamente travolto tante istituzioni» (Atti del Cons. Superiore 279).

    Aspetti positivi della crisi

    A fatti avvenuti, ci pare che il fenomeno possa essere considerato con uno sguardo positivo, anche se non mancano gli aspetti negativi. Molte esperienze attuali, nate dall'associazionismo tradizionale, ci impegnano ad essere ottimisti. La crisi stessa, anche nel momento più cruciale, è stata vissuta da molti giovani con intuizioni ecclesiali notevoli.
    – Molti hanno scoperto la necessità di vivere l'esperienza ecclesiale come servizio: l'esperienza acquisita nelle associazioni cattoliche ha reso i giovani cristiani «leaders» dei fenomeni più impegnati di questi ultimi anni.
    – Sono stati ripresi e motivati valori importanti per la maturazione della persona: la corresponsabilità, il retto esercizio della libertà, l'impegno sociale, il dialogo e il rispetto interpersonale.
    – Le nuove forme associative hanno condotto a scoprire il gruppo come dimensione formativa e come luogo di crescita umana e cristiana, e non solo come occasione favorevole per mettere i giovani a contatto con i valori educativi proposti.

    La riscoperta della chiesa

    Attraverso il gruppo molti giovani hanno riscoperto la Chiesa. Nella esperienza ecclesiale hanno trovato la vocazione all'impegno, alla responsabilità, la centralità della Parola di Dio. Studiosi autorevoli ci ricordano che alla radice delle nuove percezioni associative, sta la ricerca di un modo nuovo di «essere Chiesa».
    «Al di là della degenerazione ideologica, delle intemperanze verbali e del malanimo con cui sono proferite, le richieste indicano che è nato nella Chiesa un bisogno nuovo di autenticità e di comunione, che non si può colmare ricorrendo solo ad un aggiornamento delle strutture ecclesiali. La richiesta di un nuovo modo di essere Chiesa, per molti aspetti ambigua, è portatrice anche di un'attesa genuina, che non è lecito deludere» (B. Sorge, Gli interrogativi dell'associazionismo cattolico, in Note di Pastorale Giovanile, 1976/1).

    Negli ambienti educativi salesiani

    La crisi che ha investito l'associazionismo tradizionale, non ha evidentemente risparmiato le nostre associazioni. In molti nostri ambienti «si sono lasciate scomparire le organizzazioni giovanili tradizionali senza peraltro pensare a come sostituirle adeguatamente» (Atti del Cons. Superiore 279). Ci siamo interrogati sulle cause di questo fenomeno doloroso. Certamente sono molte e complesse: alcune di ordine strutturale ed altre più di riferimento personale, talune sono generali ed altre ci toccano in prima persona.
    Ne vogliamo ricordare alcune, per impegnare ogni comunità educativa a rimuoverle, in modo che le istanze positive, che stanno emergendo qua e là nell'esperienza associativa italiana, possano investire anche i nostri ambienti.
    – Alcuni educatori salesiani, sopraffatti dalle nuove sensibilità culturali, hanno rinunciato al loro compito educativo. Si sono lasciati manovrare dal gruppo invece di animarlo. Altri l'hanno rifiutato in blocco, perdendo così un prezioso dialogo con i giovani.
    Qualche volta sono state interpretate in forme superficiali le tendenze spontaneistiche in atto, lasciando il gruppo in balia dei soli entusiasmi giovanili o trasformandolo in un luogo chiuso, di consumo e di gratificazione.
    – Negli istituti scolastici i gruppi sono stati relegati ai soli momenti marginali o, peggio, ostacolati per i disagi che portavano al ritmo tradizionale dell'istituto. Non si è colta l'incidenza formativa che il gruppo ha in sé, per armonizzare l'istanza di apprendimento con quella educativa, l'educazione alla corresponsabilità e all'esercizio della libertà con il maturo rispetto delle funzioni autoritative. Quello che la CISI scriveva nel documento sulla «comunità educativa» (maggio 1966) è oggi ripreso largamente, a livello normativo, nei «decreti delegati». Le resistenze all'attuazione di quegli orientamenti educativi sono spesso diventate svuotamento dello spirito dei «decreti». In un caso e nell'altro si è insistito a vuoto sulla necessità di animare le classi verso un'esperienza di gruppo e di favorire gruppi a livello di interclasse.
    – Negli Oratori e Centri giovanili la situazione è più positiva. Non mancano aspetti problemativi: la corresponsabilità ancora scarsa; la presenza di modelli disimpegnati; la difficoltà di preparare adeguatamente gli animatori di gruppo, favoriscono solo i gruppi strettamente amicali, poco apostolici e poco impegnati.
    Talvolta i giovani più sensibili sono stati spinti dal clima generale a vivere l'esperienza di «gruppo impegnato» all'esterno del nostro ambiente.
    – Un contributo spesso centrale per la crescita di valide esperienze di gruppo è stato offerto a Oratori e Istituti dai campi-scuola, che in questi ultimi anni si sono moltiplicati in tutte le Ispettorie.
    – A livello di preadolescenti. Un'analisi a parte va fatta per lo associazionismo tra i ragazzi. Abbiamo l'impressione che sia quello che maggiormente ha risentito la crisi di cui stiamo parlando.
    Le istituzioni e le problematiche che caratterizzano i giovani (spontaneità, corresponsabilità, rifiuto di strutture, impegni «adulti», esercizio della libertà personale...) sono state talvolta trasportate di peso nella conduzione dei gruppi di preadolescenti, devastando così la loro crescita e sostituendo alla presenza amorevole del salesiano l'influenza acritica di valori e modelli tutt'altro che educativi.

    L'azione dei salesiani per i gruppi giovanili italiani

    Per motivare la visione positiva dell'attuale crisi di crescita dell'associazionismo, vogliamo infine ricordare ai confratelli l'opera preziosa che molti Salesiani stanno prestando alla Chiesa italiana per la promozione dei gruppi giovanili ecclesiali.
    Non sono pochi i Confratelli che animano gruppi giovanili con competenza e spirito apostolico. Altri lavorano a livello diocesano, per il coordinamento della pastorale giovanile in questo settore.
    Un contributo particolare è offerto dal Centro Salesiano Pastorale Giovanile, attraverso le sue pubblicazioni e la consulenza in corsi e convegni. Vogliamo soprattutto ricordare lo studio e l'attenzione al fatto associativo, le indicazioni di prospettive educative per la matura conduzione dei gruppi, i sussidi concreti, di cui Note di Pastorale Giovanile si è fatta promotrice in questi anni.
    Dimensioni Nuove rappresenta un punto di ampia convergenza di idee e di realizzazioni, per molti gruppi giovanili ecclesiali. Costatiamo con interesse l'impegno anche in questa direzione, soprattutto attraverso le rubriche direttamente rivolte ai gruppi e mediante la «guida» indirizzata agli educatori per renderli idonei ad una animazione umana e cristiana dei gruppi stessi. Anche attorno a Mondo Erre sta nascendo una convergenza di gruppi preadolescenziali. Ricordiamo l'impegno di utilizzare in questa prospettiva gli inserti formativi, destinati ai gruppi e al movimento ADS.
    Prezioso è inoltre il contributo offerto dal Centro Catechistico Salesiano, soprattutto mediante la rivista Catechesi, per la formazione di giovani catechisti e per l'ampia circolazione di valori ecclesiali, su cui animare i gruppi di impegno apostolico; e dal settore «audiovisivi» per la ricchezza di materiale educativo, elaborato in vista dell'animazione dei gruppi. Ricordiamo infine la facoltà di scienze dell'educazione dell'UPS di Roma, la sua attività accademica e le sue pubblicazioni di pedagogia.

    PASTORALE GIOVANILE E GRUPPO

    Il CGS ricorda a tutti i Salesiani: «Don Bosco e il sistema salesiano hanno educato facendo gruppo: il sistema preventivo, lo spirito di famiglia, le «compagnie», i giovani più grandi impegnati per lievitare la massa, sono indicazioni della nostra tradizione, per scoprire il gruppo come modo nuovo di evangelizzare» (CGS 321).
    È una affermazione impegnativa che corrisponde pienamente alla sensibilità educativa corrente mentre affonda le sue radici nella più genuina tradizione salesiana.
    Dalla consapevolezza del valore di questa scelta, nasce la nostra preoccupazione pastorale: le nostre comunità educative hanno bisogno di una seria, ampia, condivisa esperienza di gruppo per realizzare i loro obiettivi formativi; i giovani ne hanno urgenza per crescere come «persone» in un contesto sociale tanto massificante come il nostro.
    Non vogliamo allargare il discorso perché esiste già una nutrita bibliografia al riguardo, anche tipicamente salesiana. Invitiamo i confratelli e le Comunità ad approfondire soprattutto queste motivazioni:
    – attraverso il gruppo la comunità acquista una dimensione più a misura d'uomo, più vicina alle reali esigenze di ciascuno;
    – nel gruppo, le proposte si incarnano in concreti modelli di comportamento che facilitano la circolazione e l'interiorizzazione dei valori, mettendo un argine alla devastazione dei modelli negativi che la nostra società propone;
    – nel gruppo, la Chiesa diventa esperienza viva, vicina, sia per la reale disponibilità all'ascolto della Parola di Dio, alla celebrazione liturgica e alla catechesi vitale, sia per il clima ecclesiale che si respira;
    – nel gruppo, i giovani vivono reali esperienze di corresponsabilità educativa e diventano capaci di assumersi i primi impegni apostolici;
    – nel gruppo, il salesiano diventa «animatore», educatore capace di testimoniare attraverso una presenza affettuosa, l'amore al Padre che tutti ci accoglie.
    Il gruppo è quindi luogo privilegiato per una educazione personalizzante, capace di promuovere la crescita umana, di aprire ad un annuncio esplicito di fede, di mediare una motivata esperienza ecclesiale. t logico porre una domanda: quali gruppi realizzano un obiettivo così stimolante?
    Nello stile salesiano sono gruppi formativi i «naturali gruppi di vita e di lavoro» (CGS 357) dei preadolescenti e dei giovani. Perciò i gruppi di interesse, le squadre sportive, le classi scolastiche e i gruppi di interclasse, i gruppi di impegno umano, sociale, apostolico. Per il salesiano, ogni gruppo può diventare luogo di educazione totale, «nuovo modo di evangelizzare».
    Ma non basta l'esistenza materiale del gruppo: non è sufficiente che ci sia gruppo, per pensare che di fatto esso sia formativo. All'interno di ogni gruppo il salesiano sente di essere educatore ed apostolo, sempre. Presente nel gruppo, egli è «animatore»: si fa stimolo ad una crescita continua di autenticità umana e cristiana.
    Sentiamo il dovere di ricordare alcune caratteristiche di questa crescita:
    – La preoccupazione costante è verso quella matura pedagogia della fede che il gruppo favorisce: «gli interrogativi più fondamentali della vita, enucleati in una continua riflessione di gruppo a partire dalle attività e dall'esperienza, sono la piattaforma della pedagogia della fede: creano nel giovane il bisogno di risposte e di soluzioni universali e definitive» (CGS 368).
    – Per orientare ad una reale gerarchia di valori, la comunità educativa promuove con maggior insistenza quei gruppi che per il loro carattere intrinseco hanno una carica evangelizzatrice più immediata. Maturati in questo ambito, i giovani migliori diventano capaci di essere i modelli di crescita dei loro coetanei.
    – Pur rispettando il ritmo di maturazione e lo specifico orientamento dei singoli gruppi, la testimonianza dell'adulto animatore e dei giovani leaders farà assumere gradualmente al gruppo quegli atteggiamenti che lo fanno esplicitamente ecclesiale: una vita interna oggettivamente matura, centrata sulla crescita delle persone attraverso il gruppo, il disponibile ascolto alla Parola di Dio, la preghiera e il riferimento ecclesiale, la consapevolezza di essere convocato dall'amore del Padre che chiama e salva.
    – Per favorire una reale crescita, la comunità educativa si fa garante di una «pastorale della continuità», che sappia prevedere interventi graduali, armonici e continuativi: dalla preadolescenza alla giovinezza, alla maturità «adulta» di far parte di veri movimenti apostolici, come sono, per esempio, i «giovani cooperatori».

    LINEE ORIENTATIVE

    Per realizzare questi importanti obiettivi, sottolineiamo alcune linee orientative.

    Effettivo pluralismo di gruppi

    Il salesiano imposta l'azione educativa e pastorale partendo realisticamente dalle concrete situazioni giovanili (Cost. 26). Questa indicazione è importante anche nell'animazione dei gruppi giovanili dei nostri ambienti.
    Il salesiano prende atto disponibilmente dei gruppi e movimenti esistenti e rispettandone lo spirito e l'ispirazione fondamentale, si inserisce in essi, ne favorisce la presenza nei nostri ambienti, ne stimola la crescita ecclesiale e apostolica animandoli con il carisma di don Bosco. Oggi in Italia esistono movimenti giovanili, con una presa educativa notevole: ACR e ACI, Scouts, Focolarini, CL, gruppi del Vangelo, gruppi della San Vincenzo, gruppi catecumenali, per non fare che alcuni esempi. La loro presenza nei nostri ambienti può favorire la maturazione cristiana dei giovani più sensibili.
    Nello stesso tempo, il salesiano si fa stimolatore di altri gruppi, partendo dagli interessi immediati dei giovani e proponendo «occasioni ed attività di gruppo nei diversi settori: sociale, culturale, apostolico, ricreativo» (CGS 368).
    Nella promozione di questi gruppi, originati da amicizie spontanee, è impegnato «il nostro servizio pastorale, offrendo iniziative capaci di interessare i giovani, stimolando la loro creatività e la scoperta dei valori evangelici spesso presenti in essi» (CGS 368).
    In ogni ambiente salesiano potremo così assistere ad un effettivo pluralismo di gruppi.
    Il pluralismo è caratterizzato da una parte dalla presenza di varie forme di gruppi: diversi interessi, livelli di impegno, intensità di esperienza, come risposta alle diversità di situazioni giovanili. E, d'altra parte, dalla costante attenzione a non privilegiare mai un gruppo o un movimento a scapito degli altri: tutti possono trovare accoglienza, purché nessuno esiga di essere l'unico o quello di riferimento per gli altri.

    Il servizio alla crescita del gruppo: l'animatore-educatore

    Il gruppo diventa educativo e quindi capace di guidare ad una crescita di fede, se la sua vita interna è matura.
    Troppo spesso ci si preoccupa invece delle cose che il gruppo fa o degli aspetti soltanto esteriori. L'accettazione sconsiderata dello spontaneismo non ha favorito la maturazione interna del gruppo.
    Non è facile diventare buoni animatori di gruppo: alle doti naturali bisogna aggiungere l'informazione e la formazione tecnica. Per questo è urgente intensificare la qualificazione dei salesiani incaricati dei gruppi, per farne «animatori» capaci di affrontare con conoscenza di causa, i fenomeni che caratterizzano la dinamica di gruppo.
    Raccomandiamo ai salesiani che operano nei gruppi giovanili come animatori di non rinunciare mai al ruolo di «educatori», anche se in una presenza e secondo modalità rispettose della dinamica di gruppo. In una concezione cristiana della vita, i valori hanno bisogno di essere «testimoniati» e annunciati; non possono essere lasciati alla sola ricerca del gruppo. Per noi che viviamo nella fede, la verità è prima di tutto il dono che il Padre ci fa del Cristo, nello Spirito.

    Il gruppo come luogo di maturazione vocazionale

    Con una preveggenza notevole per il suo tempo, don Bosco ha sottolineato spesso che i gruppi sono «opera dei giovani». Questo significa non solo una garanzia di libertà e di iniziativa giovanile, ma anche la loro responsabilizzazione apostolica negli incontri, nell'organizzazione, nella maturazione.
    I gruppi sono il luogo privilegiato dell'impegno apostolico dei giovani migliori: il luogo dove maturano, con l'aiuto apostolico del salesiano, la loro scelta vocazionale. Diventano «apostoli» perché sono aiutati a condividere e a motivare progressive proporzionate responsabilità.
    Poiché la fede a cui educhiamo esige di essere «impegnata» (CGS 315) , il gruppo va gradualmente aperto al contesto sociale di cui è parte, abilitando i giovani migliori ad assumersi responsabilità sociali e politiche (Cost. 28).
    Quando il gruppo invece si chiude in se stesso, o, al contrario assume posizioni politiche troppo radicalizzate, rischia la strumentalizzazione partitica o perde di concretezza, spingendo i giovani più sensibili a vivere altrove la loro vocazione di cristiani impegnati.
    I giovani più preparati vanno opportunamente orientati verso l'associazione dei «giovani cooperatori». Nello stesso tempo, i membri di questa associazione possono offrire un servizio indispensabile all'interno di questi ambienti, qualificandosi per l'animazione dei vari gruppi giovanili. Si tratta di un servizio apostolico tipicamente salesiano.

    Il gruppo nella programmazione educativa

    Molte volte i documenti salesiani ricordano la responsabilità della comunità, locale o ispettoriale, nelle attività educative e pastorali. Se è vero che l'esperienza di gruppo fa parte del clima formativo della nostra educazione, ogni comunità è chiamata a programmare, verificare, stimolare e armonizzare l'esistenza e le attività dei vari gruppi, in vista di una loro reale crescita educativa e pastorale. Perciò spesso dobbiamo prima di tutto interrogarci se le nostre comunità educative fanno realisticamente spazio alla vita di gruppo o se invece la rigidità delle strutture, una distorta interpretazione di educazione, il pretesto dell'ordine e della disciplina, la riduzione della scuola «a solo rapporto scolastico, a pure ore di insegnamento» (Atti del Cons. Superiore 279), l'invadenza di attività sportive a carattere selettivo e competitivo, e cause simili, non rappresentino ostacoli da rimuovere coraggiosamente per trasformare classi scolastiche, squadre sportive, ogni insieme spontaneo di giovani in vero gruppo e per articolare le comunità in gruppi di impegno, di preghiera e di maturità di fede, a struttura di interclasse.
    Altre volte la comunità dovrà invece prendere a carico talune esperienze di gruppo che vivono ai margini della vita comunitaria, perché sembrano il frutto di iniziative solo individuali, creando dissapori tra i confratelli. Un'attenzione tutta particolare va portata alla vita di gruppo dei preadolescenti. Essi hanno bisogno di proposte e di modelli che stimolino i loro interessi ancora superficiali e concreti, di un esercizio di spontaneità e corresponsabilità proporzionato alle loro incipienti capacità, di attività e di collegamenti intensi, di una cura educativa insomma, che non anticipi problematiche e soluzioni proprie dell'età giovanile.

    ASSOCIAZIONISMO GIOVANILE SALESIANO

    Abbiamo definito l'associazionismo come il collegamento che esiste tra i vari gruppi, attraverso adeguate strutture.
    Quando si afferma che, in questi ultimi anni, nei nostri ambienti educativi come in tutto il contesto italiano, è entrato in crisi l'associazionismo tradizionale, ci si riferisce a questa accezione. Del resto è facile costatare come, al contrario, si siano moltiplicati i gruppi, dalle denominazioni ed espressioni le più svariate.
    Oggi stanno facendosi strada, nel contesto ecclesiale e salesiano, alcune tendenze educative che fanno ben sperare anche per la costituzione di un nuovo tessuto organizzativo e associativo, capace di diventare supporto alla maturità e consistenza dei vari gruppi.

    Il primo movimento giovanile salesiano: tutti i giovani

    Nella Chiesa italiana esistono vari movimenti giovanili rilevanti. È normale che ciascuno di essi tenda a privilegiare alcuni giovani: si rivolge a coloro che sono interessati alla propria proposta, precisa e strutturata; organizza attività ed interventi che corrispondono al proprio stile originario. Abbiamo già ricordato come sia importante apprezzare questa reale ricchezza per la nostra pastorale giovanile. Gruppi collegati con questi movimenti sono presenti e attivi nei nostri ambienti educativi.
    La costante preoccupazione pastorale della Congregazione è però per la «massa» dei preadolescenti e dei giovani, per i tanti, cioè, che, nei nostri ambienti e nella zona umana ove siamo inseriti, restano ai margini della proposta contenuta nei vari movimenti ecclesiali.
    Questi giovani sono il terreno privilegiato dell'azione salesiana. Tra essi ritroviamo i «giovani poveri e abbandonati» per i quali don Bosco si è sentito mandato di preferenza (Cost. 10). Con loro dialoghiamo mediante un progetto di evangelizzazione che parta veramente dalle loro concrete situazioni di vita e di fede. Animandoli attraverso gruppi proporzionati alla loro sensibilità, in uno stile pastorale incarnato nella loro vita quotidiana, possiamo gradualmente farli crescere umanamente e cristianamente. Ancora una volta, l'ansia apostolica di don Bosco costringe le comunità salesiane ad una azione pastorale finalizzata alla «massa» giovanile, vissuta in un rapporto educativo personalizzato, attraverso la mediazione del gruppo. Questo servizio apostolico a tutti i giovani, che ha portato tanti frutti nella tradizione educativa salesiana, è il nostro primo «movimento» giovanile.

    Altri movimenti giovanili salesiani

    Si tratta di una scelta prioritaria, non esclusiva. Sono possibili e auspicabili altre forme di associazionismo organizzato, tipicamente salesiane: il carisma di don Bosco contiene una ricchezza di valori, capaci di polarizzare anche oggi molti giovani.
    – Abbiamo già ricordato i «giovani cooperatori», richiamando il loro servizio quali animatori qualificati dei gruppi giovanili, anche se la loro vocazione specifica non si può ridurre a questa attività.
    – Ricordiamo ancora i «GEX» (giovani exallievi).
    – E i «catechisti», un movimento di giovani «animatori della fede» dei più piccoli, che sta felicemente diffondendosi nei nostri oratori e centri giovanili.
    – A livello di preadolescenti, il movimento ADS esprime una proposta interessante che permette di allargare a tutti i preadolescenti italiani la «via salesiana» alla santità vissuta da Domenico Savio.
    – A livello di giovani, soprattutto nei Centri giovanili, si sono moltiplicati gruppi di impegno sociale, dalle denominazioni le più diverse (ricordiamo soprattutto Terra Nuova e l'OMG). Essi sono di fatto collegati dalla condivisione di valori comuni, appresi nel contatto vivo con salesiani, apostolici testimoni di un servizio appassionato per i poveri. Per questi gruppi l'ideale salesiano della «promozione integrale» dell'uomo (Cost. 19) forma il punto di presa di un movimento che percorre l'Italia, anche se in termini solo informali.

    Strutture di collegamento

    La circolazione dei valori e quell'allargamento di interessi che è tipico della pastorale giovanile salesiana (CGS 368) esigono un certo collegamento tra i vari gruppi.
    Nei nostri ambienti esistono gruppi che sono espressione di associazioni e movimenti (salesiani e non salesiani) operanti a raggio nazionale. Per essi, il collegamento alla loro matrice originaria è già naturale. Sono però presenti anche gruppi legati a situazioni locali o cresciuti attorno ad interessi spontanei. Spesso questi gruppi hanno una innata ritrosia ad ogni forma di coordinamento. Ci pare invece importante aiutarli a crescere, creando e motivando in essi la disponibilità a forme mature di collegamento.
    Per offrire un servizio reale a questi gruppi, suggeriamo alcuni momenti operativi.
    – Il primo ambito è la comunità educativa e pastorale: l'oratorio e il centro giovanile, l'istituzione scolastica, la parrocchia... L'incontro dei vari gruppi permette di armonizzare il lavoro e favorisce la crescita di tutti. Strumento prezioso e struttura minima sono i vari «consigli», vissuti in un'ampia ed effettiva corresponsabilità.
    – Il livello successivo è dato dalla chiesa locale perché solo «vivendo» in essa è possibile una vera esperienza di chiesa (Cost. 6).
    – Un ulteriore livello di collegamento è dato dall'ambito ispettoriale, da potenziare attraverso gl opportuni interventi: raduni zonali, campi-scuola, scambi di esperienze, verifiche... Il livello ispettoriale è prezioso per la formazione di giovani leaders e per la preparazione e il coordinamento degli educatori salesiani che lavorano come animatori nei vari gruppi. Pure a livello ispettoriale si consolida l'incontro dei salesiani che sono presenti in movimenti non salesiani, per verificare lo stile della loro presenza.
    Ci pare questo un modo concreto di affermare la priorità della comunità ispettoriale nella responsabilità educativa e pastorale. Attraverso una circolazione di informazioni, di scambi, di verifiche, l'esperienza apostolica dei gruppi si allarga a tutti i confratelli, amplificata e armonizzata da quel nucleo di riferimento educativo, che è costituito dall'Ispettore con l'équipe pastorale ispettoriale.


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    per i giovani
     Etty


    Semi e cammini 
    di spiritualità
    Il senso nei frammenti
    spighe


    Ritratti di adolescenti
    A cura del MGS


     

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