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    Il cammino della libertà



    Giuseppe Sorvenigo

    (NPG 1976-5-42)

    Tra i compiti più impegnativi che coinvolgono il ruolo dell'educatore c'è quello di «educare alla libertà». È un cammino difficile, perché si può correre il rischio di dare corda allo spontaneismo, nel nome della libertà; o di ridurre la libertà ad una semplice liberazione esteriore dai condizionamenti; o di fare della libertà un rincorrersi vuoto di facili parole.
    I giovani ci aiutano a pilotare bene «il cammino della libertà», quando riescono a rivivere le loro intuizioni alla luce di esperienze significative.
    Come strumento di lavoro nelle mani degli educatori, offriamo questo sussidio. Ha, tra gli altri, il grosso pregio di segnare molti riferimenti metodologici, tappa dopo tappa.
    Con una piccola fatica di adattamento, molte di queste pagine possono essere direttamente messe nelle mani dei giovani.

    UN'ESPERIENZA QUOTIDIANA ED UNIVERSALE

    Caratteristica inequivocabile dell'uomo in ogni tempo, particolarmente dell'uomo d'oggi, è la ricerca della libertà.
    Essa è affermata, proclamata, cantata come un valore fondamentale, è sentita come un bene sommo ed irrinunciabile, come qualcosa di cui non si può e non si vuole fare a meno, come una necessità impellente di spezzare ogni oppressione e schiavitù, come una delle principali molle dell'azione.
    Essa si traduce in un bisogno personale e collettivo che spinge il singolo ed il gruppo ad impegnarsi in una lotta incessante contro tutto ciò che sembra impedirla o ridurla ed in una ricerca dei mezzi più adatti per conquistarla, assicurarla e riconquistarla.
    La storia delle libertà è una vicenda che si snoda dall'uomo preistorico, che combatte contro le necessità primordiali della natura, sino ai a futurologi d'oggi che cercano di programmare e costruirsi un avvenire.
    Ne sono una conferma contemporanea:
    – Tutti i movimenti di liberazione socio-politica dei vari popoli
    – La Resistenza del 1940-45, le persone che muoiono lottando per la libertà
    – La fuga dei prigionieri
    – Gli esiliati politici di ogni tempo
    – I militanti nel sindacato impegnati per ottenere condizioni di lavoro più umane
    – La contestazione giovanile dal '68 in poi
    – I movimenti degli Hippies
    – La liberazione della donna
    – Il dissenso dalle posizioni ufficiali dello stato e della Chiesa espresso in vario modo
    – La protesta di alcuni scrittori sovietici e la stampa clandestina in Russi.
    – Il problema del «battesimo dei bambini».
    – La contestazione dell'obbligo della messa domenicale.
    – Alcune motivazioni dell'ateismo contemporaneo che, per affermare la libertà dell'uomo, rifiuta ogni forma di dipendenza da un Dio creatore e salvatore. Dio sarebbe il rivale dell'uomo.
    È una enumerazione che potrebbe continuare con la cronaca quotidiana.
    In particolare il bisogno di essere liberi è vivo durante l'adolescenza e la giovinezza. In questa età la libertà si presenta come una aspirazione che imprime un ritmo nuovo alla propria vita, talora una svolta imprevedibile e carica di conseguenze per l'avvenire.
    Ne sono prova:
    – Il bisogno di fare inversamente o contrariamente a quello che l'autorità propone o impone
    – Il bisogno di fare di testa propria e secondo i propri gusti.
    – Le a fughe di casa a di tanti giovanissimi
    – I a viaggi allucinogeni a dei drogati
    – Le rotture spesso violente con i genitori
    Per molti anni l'adolescente ed il giovane avevano ricevuto un sacco di cose:
    – il proprio ambiente familiare
    – i propri studi
    – l'ambiente o gli ambienti in cui sono cresciuti
    – il catechismo
    – i gruppi frequentati.
    E tutto ciò senza reagire, poiché non c'era la possibilità. Era la regola del gioco. Ora più o meno coscientemente si comportano come uno che, avendo ricevuto ed immagazzinato tutto, rovescia lo zaino davanti a sé, prende in mano ciascuna cosa, la esamina, la accetta o la rifiuta in base ad un suo criterio, le dà una forma che gli piace, prima di rimetterla nello zaino e di farne parte viva della sua vita.
    Più o meno consapevolmente questo viene fatto fino al giorno in cui, terminata la scelta, viene dato inizio alla vita di uomo, un inizio senza una data precisa. Tuttavia, accanto e nonostante questo bisogno impellente di essere liberi e a quest'impegno personale e di gruppo per assicurarlo, tutti conosciamo tante situazioni problematiche in cui la libertà propria o altrui sembra assente o volutamente negata.
    Il nostro tempo che esalta la libertà come un idolo, fa quotidianamente l'esperienza dei limiti della libertà umana. Spesso finisce con il dubitare di essa, con il sorriderne e con il negarla.
    La conferma di questo fatto viene da tante situazioni:
    – di schiavitù interna ed esterna
    – di oppressione brutale
    – di grigio conformismo ambientale
    – di ripetitività sterile
    – di asservimento della persona al sistema socio-politico ed alla legge del profitto.
    Comandato da fuori, l'uomo scopre che le sue decisioni, le sue motivazioni e comportamento non partano da lui; tutto o quasi gli è imposto subdolamente o brutalmente dalla società. Egli è il prodotto di molteplici influenze congiunte:
    – la sua famiglia, la sua educazione, la sua lingua;
    – il suo ambiente di vita, la sua professione;
    – il dominio della macchina e della tecnica;
    – l'informazione, la propaganda che gli martella il cervello e la immaginazione;
    – l'opinione pubblica che lo plasma e lo impregna costantemente;
    – la pianificazione e la progettazione.
    Prigioniero di questa pressione sociale come può sfuggire alla manipolazione, alla «unidimensionalità»? Come far sì che la libertà non sia una illusione, una astrazione di alcuni oziosi?
    Comandato da dentro. Accanto a coloro che sostengono che l'uomo non è libero, ma predeterminato, comandato da fuori (lo stato, la società, la pubblicità, le leggi economiche...) o predestinato (un destino cieco ed ineluttabile), c'è chi afferma che egli è comandato soprattutto da dentro.
    Infatti egli è soggetto a:
    – Fattori cosmici: radioattività; pressione atmosferica, clima, ecc., che determinano particolari riflessi, reazioni di euforia o di depressione.
    – Fattori biologici: la biochimica, la neurofisiologia, la genetica, aprono prospettive sorprendenti nell'ereditarietà, sull'atavismo, sui processi ghiandolari, sul gioco degli ormoni, sulla vita delle cellule, sul sangue. In questa complessità biochimica come può esserci posto per la libertà?
    – Fattori psicologici: le intuizioni di Freud, in buona parte comprovate dalla esperienza, hanno fatto aprire gli occhi sul ruolo primordiale dell'inconscio, del subconscio; delle pulsioni compulsive, dei complessi... Da allora l'uomo guarda se stesso in modo diverso. Dove collocare la responsabilità? e possibile una scelta veramente libera? Come mantenere l'idea di colpevolezza?

    UNA SITUAZIONE DI AMBIVALENZA

    Perché questi atteggiamenti contrastanti?
    L'uomo è conteso tra queste due esperienze reali e contrarie:
    – Egli avverte un bisogno interiore che fa vibrare tutto il suo essere alla ricerca di una esistenza libera dai contrasti e dalle necessità verso una prospettiva di pienezza, di felicità e di gioia.
    Egli vuole «divenire» sempre più ciò che sente di «poter essere» attraverso l'esercizio delle sue virtualità, mediante l'espansione, spontanea e responsabile ad un tempo, di se stesso.
    – Contemporaneamente il suo sforzo urta contro ostacoli e limiti insormontabili. La libertà è sentita allora come fragile, racchiusa e bloccata nella finitezza. Accanto all'attrattiva della libertà, emerge pure la paura, il rischio dell'incognita che essa comporta. Allora l'uomo alla ricerca della felicità e della sicurezza si aggrega ad altri uomini, formando gruppi, partiti, società; si conforma all'ambiente, si sottomette al capo. Spesso pensa e decide per procura nella società, nello stato, nella Chiesa. Si sbarazza della propria libertà come di un fardello adeguandosi e seguendo gli altri, passando frequentemente da posizioni di ribelle a quelle di gregario.
    Il giovane agisce e reagisce, lotta o subisce il gioco di queste contraddizioni.
    Di fronte ai problemi posti dal cammino della libertà oggi, gli stati d'animo e le reazioni sono diverse. Al punto di partenza si trova sempre una aspirazione più o meno intensa ad una autentica libertà.
    – Alcuni sostenendo che l'uomo è assolutamente libero, si lasciano andare allo spontaneismo, all'istintualismo sfrenato.
    – Molti assumono un atteggiamento di passività giungendo agli stessi esiti. Si comportano come se non fossero liberi, assoggettandosi alle costrizioni più disparate. A volte costoro attendono la propria liberazione come da un destino, da un dio che agirebbe in maniera magica; oppure dallo Stato visto come un onnipotente. La speranza passiva suscita spesso dei miti illusori.
    – Altri all'opposto assumono un atteggiamento di aggressività pura. Non possono più sopportare la loro situazione presente. Perciò distruggono. Ciò non vuol dire che essi vogliano per domani una soluzione positiva. Solo non tollerano altro. Quest'atteggiamento è alla base di molti comportamenti della contestazione giovanile e adulta dal '68 in poi e di certi suicidi.
    – Altri scoprendo una libertà a più dimensioni, si impegnano attivamente per il cambiamento della situazione personale e collettiva mediante un'azione che va dalla coscientizzazione di un gruppo che si fa fermento per la massa, alle riforme contro gli abusi, alla rivoluzione per il cambiamento radicale dell'ordine economico e politico.
    – Altri infine, che non hanno di fatto più speranza, non provano più il bisogno di essere liberi. Sono coloro che sono talmente oppressi, impotenti ed incoscienti che non hanno più dei desideri che lievitano la loro vita, oppure coloro che si contentano della situazione che viene loro data; o coloro che sono i garantiti di questo mondo possedendo il sapere, il potere, l'avere, o coloro che si sentono spiritualmente giusti come i farisei.

    Interrogativi emergenti

    Ma allora chi può dirsi veramente libero?
    – L'uomo e i gruppi umani, in particolare l'adolescente ed il giovane, potranno essere liberi per davvero?
    Riusciranno a trovare la libertà per cui dicono di battersi?
    – In vista di che cosa vogliono essere liberi ad ogni costo? Da quali forze sono mossi in questo loro impegno?
    E quali forze lo contrastano fino ad annullarlo talora?
    Quali risultati ottengono solitamente mediante questa loro lotta?
    – Perché per essere autenticamente uomini bisogna giungere ad essere liberi? Che cosa è la libertà?
    – Quale via percorrere e quali pericoli è necessario superare per essere autenticamente liberi? Quando uno può dirsi veramente libero? Per quale strada giungere ad autorealizzarsi?
    Accanto alla libertà esteriore e suo fondamento c'è un'altra dimensione meno affascinante ma più necessaria che noi chiamiamo «libertà interiore
    – Attraverso quali esperienze interne potrà costruirsi ed affermarsi la libertà interiore del ragazzo?
    –  Quali situazioni educative sarà necessario creare per favorire la spontaneità dello sviluppo interiore, una vera libertà interiore ed una equilibrata autonomia?
    – In quale misura l'esercizio guidato o no della libertà esteriore può favorire lo sviluppo della libertà interiore?
    Viceversa in che misura le limitazioni poste all'uso della libertà esterna da parte degli educatori sono necessarie o utili per far costruire la libertà interiore?
    – Quali sono le basi o le condizioni psicologiche per la libertà interiore adulta che devono essere poste necessariamente attraverso l'educazione familiare e ambientale?
    – Quali esperienze fondamentali sono alla radice della libertà interiore? Sembra infatti che ce ne siano alcune che, se vengono a mancare o sono insufficienti nella infanzia-fanciullezza e adolescenza, solo con molta difficoltà possono venir ristabilite in seguito.

    LA «LIBERTÀ CONDIZIONATA»: UN DATO DI FATTO ESISTENZIALE

    La libertà, che è insieme valore e mito, resta in fondo un enigma.
    Essa esprime uno degli aspetti profondamente sconvolgenti del mistero stesso dell'uomo mai totalmente esauribile. Noi tutti avvertiamo il «sentimento» spontaneo della libertà. Ma quando si tratta di precisare il concetto, ci troviamo fortemente imbarazzati.
    «Quando agisco, osserva Agostino di Ippona, io so di essere libero, ma se tu mi domandi cosa è la libertà, allora io non so che rispondere».
    – Alcuni negano completamente la libertà: tutto è determinismo, necessità assoluta.
    – Altri l'affermano con forza e la scorgono dappertutto: nell'indeterminatezza della materia, nella contingenza delle leggi fisiche-chimiche, nel seno stesso del determinismo è rilevabile un'ispirazione confusa e incosciente, una prefigurazione e un abbozzo di libertà: dei margini, delle scelte, delle virtualità che, oltrepassando la soglia dello Spirito diventeranno la libertà umana.
    Così Teillard de Chardin.
    La libertà è la caratteristica propria degli esseri spirituali. Essa emerge dalla materia e trascende i determinismi là dove essi affondano le loro radici.
    L'alternativa non è tra libertà e condizionamenti. L'alternativa reale è questa:
    – o totale immersione nel determinismo dei condizionamenti
    – oppure emersione di una «punta di libertà» che, nella lotta contro i condizionamenti, acquista il diritto alla esistenza.
    Non esiste una libertà, in sé, astratta.
    Vi sono concretamente degli uomini più o meno liberi.
    Non esiste la libertà assoluta. Nessuno nasce libero, ma ciascuno nasce radicalmente condizionato.
    «Ma io ho ben trovato una catena quando sono nato (replica Franco di 17 anni, un ragazzo disadattato sociale): la mia mamma. Non mi va la mia mamma; questa scelta non l'ho fatta io. Mí porto dentro l'amarezza, tanti baci non ricevuti, pianti non consolati... ed una stizza indefinita».
    La libertà è limitata così come è limitato l'essere umano. Tuttavia, pur limitata essa è calamitata da aspirazioni di infinito. Divenir autenticamente liberi: questo è uno dei principali compiti del divenire umano, l'impegno di tutta la nostra personalità con la sua sensibilità, il suo pensiero, la sua volontà, le sue energie vitali.
    La libertà, poi, è un atteggiamento dello spirito umano che interessa molti settori; quello politico, economico, religioso, sociale.
    La libertà in un solo settore, non solidale con le altre, è una libertà mutilata, dimezzata nella sua creatività.
    Essa è una esperienza umana complessa che va vissuta su molti piani: psicologico, metafisico, spirituale, sociologico.
    In particolare essa è una esigenza e possibilità dello spirito umano dalle molte dimensioni, che va dagli aspetti più esteriori e toccabili (libertà esteriore) a quelli più interni, quasi inafferrabili e tuttavia centrali (libertà interiore); l'esigenza e la possibilità di voler e poter essere se stessi nel modo più vero.

    IL DIVENIRE DELLA LIBERTÀ

    Occorre sempre tener presente che la persona umana non nasce psicologicamente libera. Diverrà libera a poco a poco, a patto di seguire un determinato cammino.
    La radice della libertà non sta fuori dell'uomo anche se l'ambiente è determinante.
    La libertà sorge dalle esigenze vitali dell'uomo come un'acqua sorgiva il cui fondo resta imperscrutabile perché coincide con il mistero della persona umana. Essa attinge a profondità irraggiungibili.
    La libertà non si importa come una cosa, un oggetto.
    Si costruisce da dentro mediante un lungo processo di liberazione, un processo fatto di avanzamenti e ristagni seguendo determinati stadi di sviluppo la cui direzione deve essere chiara.
    Liberi si diventa a poco a poco a prezzo di una conquista lungo tutta la vita, mediante una lotta contrassegnata da successi e da scacchi, ponendo molti atti liberi attraverso un cammino lento e faticoso con le sue scoperte inebrianti, i miraggi e le illusioni, le deviazioni e gli smarrimenti, un cammino orientato ad una meta che si allontana sull'orizzonte man mano che si avanza.
    Il cammino della libertà può essere visto come un itinerario percorso in due tempi ideali, ma in realtà non distinti, come una costruzione a due livelli che nel concreto vissuto si mescolano quotidianamente, un entrare in orbita in due stadi:

    Primo stadio

    Occorre anzitutto divenire «liberi da...»: dai vari condizionamenti e dalla legge oppressiva.
    Lo slancio della libertà comincia innanzitutto con il negare, il rifiutare. La libertà si erge come una rivolta contro i determinismi, contro le situazioni di fatto. Innanzitutto:
    •Dai condizionamenti esterni (la libertà esteriore). Essi possono configurarsi in vario modo:
    – le pressioni ambientali
    – le oppressioni sociali
    – la dipendenza infantile dagli adulti, dalle persone significative
    – l'eteronomia della norma
    – i bisogni primari quali: la fame, la sete, l'ignoranza, ecc.
    – i pregiudizi sociali e gli stereotipi culturali, ecc.
     Dai condizionamenti interni (la libertà interiore). Essi possono assumere varie forme tra cui:
    – le costrizioni interne conscie ed inconscie, provenienti da problemi evolutivi non risolti o mal risolti;
    – le abitudini di male;
    – le fissazioni, le regressioni;
    – tutto il mondo pulsionale interno;
    – l'affettività egocentrica;
    – l'aggressività disordinata;
    – la sessualità non posta a servizio dell'amore;
    – il bisogno di possedere e dominare incontrollato.

    Il superamento sostanziale dei principali condizionamenti interni, almeno ad un dato livello, è essenziale alla libertà. Se esso manca, viene meno la radice della libertà.
    È questo uno dei compiti principali della adolescenza e della giovinezza. In questo stadio la libertà è sentita e vissuta in un primo momento innanzitutto sull'assenza di costrizioni, come indeterminazione di fronte a ciò che circonda, in un secondo momento come possibilità di scelta cosciente e voluta tra la molteplicità degli oggetti che si presentano al proprio bisogno e desiderio di vivere.
    «Voglio cogliere solo fiori freschi, afferma Anna di 16 anni, questa è la mia libertà. Voglio rubare alla vita le soddisfazioni che mi garbano».
    «Oggi, osserva Carlo di 15 anni, non mi va di lavorare. Mi prendo il motorino e vado a spasso».
    «Faccio i fatti miei, precisa Piero di 16 anni. Me ne frego di tutti. Prendo il sole. Nessuno mi ha da mettere i piedi in testa. Semmai li metto io in testa agli altri».
    «È la volta buona, osserva Luciano di anni 18. Mi sono fatto una ragazza che ci sta».
    Questo divenire sostanzialmente «liberi da...» è la prima dimensione della libertà umana. Mancando questa libertà elementare, mancherebbe un'autentica vita umana personale e di gruppo. L'uomo si abbruttisce; perde anche la speranza, diviene egoista.
    In questo stadio perciò libertà significa esattamente «esodo, uscire da...», liberarsi in modo almeno minimale dai vari condizionamenti, uscire da una condizione disumana.
    Occorre scoprire dove sta la propria schiavitù e dove sta la propria libertà.
    La prima esperienza forte della libertà è legata alla desatellizzazione. Il ragazzo sente profondamente l'esigenza di «uscire» dal caldo protettore della famiglia.
    La dipendenza dai genitori e dai sostituti parentali, che prima avvertiva come sicurezza ed accettava con gioia, ora la sente piuttosto come un peso e come un limite.
    I rapporti «naturali e necessari «con i genitori e i fratelli non bastano più. Ora vuole scegliere le persone cui dare la propria fiducia e la sua amicizia. Vuole rapporti «liberi».
    Fino a questo momento l'adolescente ha sempre ricevuto ed ha in un certo senso subito che gli altri «organizzassero» la sua vita. È stato più oggetto che soggetto.
    La scoperta delle proprie capacità durante l'adolescenza fa sentire la libertà come «indipendenza da...», come «scelta tra tante possibilità che si hanno di fronte. Le prime esperienze di libertà sono normalmente piccole in sé, ma emotivamente molto cariche. Esse possono essere:
    – tornare a casa più tardi
    – avere la propria stanza
    – cominciare a fumare
    – avere la chiave della porta di casa
    – avere la ragazzina o il ragazzino
    – vestire a proprio modo...
    – poter fare tante cose che prima erano negate
    – fare come pare e piace di testa propria.
    «Io ho sempre avuto bisogno degli altri, fa osservare Dario di 17 anni, studente; ho chiesto, implorato l'aiuto degli altri. È per questo che i loro consigli non li sentivo come frutto di un lavoro personale. Erano come una carta topografica che avevano tracciato loro, mentre la strada per giungere alla meta, sia essa la maturità, la felicità o qualunque altra cosa, sento che è mio dovere tracciarla da me. Devo essere io a sceglierla, non loro; devo percorrerla io, non loro, anche se, quella che mi indicavano, era la più facile. Ora voglio che nessuno più mi convinca di niente. Ora so molto su di me, so cosa devo fare se voglio maturare; ho una esperienza, fallita, ma che qualcosa mi ha insegnato. Ora voglio cominciare a vivere... Penso che si tratti di terribile bisogno di libertà, di assenza di condizionamenti, di tentativi per realizzarmi da solo, pienamente».
    Questa prima tappa del cammino della libertà denominata «liberazione da...» è un momento necessario per divenire se stessi. Per alcuni essa avviene in modo normale, senza particolari sussulti e strappi. Ciò può essere favorito da un'azione educativa avveduta da parte degli educatori, oppure da un temperamento particolarmente equilibrato del soggetto.
    Un periodo di almeno uno-due mesi di contrapposizione più o meno acuta è necessario perché si abbiano personalità autonome.
    Più frequentemente, questo processo di «liberazione da...» assume la forma di una rottura più o meno violenta e duratura sui vari piani, prendendo avvio spesso da motivi futili. Normalmente è questo il periodo della adolescenza e della giovinezza.
    È allora che la fase di «liberazione da...» viene detta fase di «controdipendenza».
    Infatti alla dipendenza, più o meno su tutti i piani, durante l'infanzia, la fanciullezza e la preadolescenza subentra durante l'adolescenza un atteggiamento di rigetto, di rottura di ogni legame di dipendenza. t questo il momento di alcune rotture necessarie, dei passi decisivi verso l'autonomia, del prendere le distanze di tutto ciò che è il proprio passato e gli altri per ritrovare se stessi, magari polemicamente e maldestramente. Si vuole fare questo o quello, in questo o quel modo, accettare o rifiutare, anche se contraddittoriamente.
    Tutto questo è importante e necessario, ma non è che un primo passo. È come quando si combatte in trincea: ci si difende dagli assalti interni, ma ancora non si costruisce dentro.
    Questa tappa della» controdipendenza», più o meno accentuata a seconda della personalità del soggetto e degli atteggiamenti degli educatori, è l'anticamera dell'autonomia personale.
    Infatti è l'autonomia, presente almeno a livelli minimali, che caratterizza la libertà matura.
    Perché il giovane possa giungere all'autonomia, salvando quindi la libertà, divenendo autenticamente protagonista della sua vita, bisogna che viva contemporaneamente una seconda dimensione, che scopra e assuma un contenuto valido per la sua libertà, che si formi una sua gerarchia di valori.

    Verifica

    – quali sono le proprie schiavitù personali?
    – quali condizionamenti impediscono di essere veramente se stessi?
    – come pensi e senti la libertà?
    – in che senso ti senti impegnato per conquistarla?
    – la liberazione riguarda solo le condizioni esteriori della vita; le strutture, sicché cambiate queste, l'uomo nuovo nascerà automaticamente in modo magico?
    – oppure è l'uomo stesso che deve essere liberato, anche se è necessario che le strutture vengano cambiate?
    – è sufficiente che gli uomini si uniscano per autoliberarci?

    Secondo stadio: «Essere libero per... »

    – per un progetto da realizzare
    – per una adesione personale ai valori
    – per un impegno al loro servizio.
    Una volta usciti da certe situazioni di schiavitù, esterna o interna, una volta operate alcune rotture necessarie, il problema diventa quello di difendere la libertà conquistata facendo in modo che la schiavitù non ritorni magari in altre forme. Ci si trova come nel deserto senza una legge, senza una organizzazione, una difesa, senza sicurezza.
    Allora la libertà acquista il significato di possibilità di autorealizzazione; di poter giungere alla «terra promessa», realizzarsi in pienezza secondo le proprie aspirazioni autentiche, compiere il proprio disegno storico, vivere secondo la propria vocazione iniziale, acquisire una nuova mentalità di libertà che è la responsabilità, la solidarietà, la tolleranza, la propria identità, una nuova coscienza.
    La libertà ora, non è più la scelta tra oggetti diversi o l'indeterminazione tra più possibilità, ma diviene la scelta di se stessi. Come pure la scelta degli altri come altri.
    Bisogna andare oltre una pura potenzialità che non si concretizza in nessun progetto, che diventa attendismo sterile, qualunquismo incolore.
    La libertà viene ora sentita e vissuta come:
    – una energia, una potenzialità a servizio di un ideale di vita;
    – un rischio che merita di essere affrontato perché è alta la parte messa in gioco;
    – una sorgente che deve porsi a servizio dei viventi senza ristagni inutili;
    – creatività e iniziativa che si concretizzano in un impegno, in un'opera;
    – responsabilità: deve incontrare un «tu» cui rendere ragione e di cui porsi a servizio;
    – capacità di autodeterminarsi per il bnee: l'obiettivo le è essenziale;
    – decisione per motivi validi e autentici senza facili pentimenti. Bisogna rendersi conto senza maschera dell'autenticità delle motivazioni delle proprie scelte;
    – per un cristiano credente la libertà è Qualcuno, Gesù di Nazareth, morto e risorto.
    Perché la libertà passi dall'essere «liberi da... «all'essere «liberi per...», sono indispensabili queste due condizioni:

    a) Una finalità verso cui tendere, che si concretizza in un progetto di vita da realizzare, in una scelta di valori da porre come fondamento della propria vita, in un impegno concreto e quotidiano per incarnarli nel proprio ambiente. Ognuno infatti per divenire veramente libero deve dare un contenuto valido alla sua libertà. Anzi la grandezza delle libertà di ciascuno dipende dai valori di cui essa si pone a servizio.
    L'autonomia sostanziale del soggetto di fronte ai vari condizionamenti di un progetto di avvenire personale e collettivo fa accedere la persona allo stadio adulto. E quanto più la libertà matura, tanto più diventa responsabilità. È questo uno dei compiti principali della giovinezza.
    A poco a poco i vari valori che un adolescente o giovane pone a fondamento della sua vita, si organizzano in modo da formare «una scala di valori». Sneiders definisce la scala di valori «come un gruppo di idee, di verità, di credenze e principi che guidano la persona nel suo pensare, nei suoi atteggiamenti e nelle sue relazioni verso se stessi e verso gli altri, nella sua prospettiva concernente la realtà e nella sua condotta sociale, morale e religiosa».
    Si forma così un sistema ordinato di valori in cui tutte le cose della vita e tutti gli aspetti della realtà trovano il proprio posto. La gerarchia dei valori dà ad una persona la sua prospettiva nel fronteggiare situazioni e problemi.
    La libertà in questo stadio consente alla persona di divenire quello che deve essere, artefice del proprio destino, di vivere la propria storia costruendola ogni giorno, chiarendo sempre più, prendendo coscienza della propria vocazione. C'è un passato e un futuro che concorrono alla costruzione del presente.
    Il progetto di vita pungola continuamente il presente a muoversi in avanti. Occorre prender coscienza del proprio cammino. Occorre chiarire a se stessi il proprio passato e il presente, la propria esperienza così da alimentare la propria libertà in vista del domani.

    b) Una legge radicata nel cuore.
    Gli ostacoli alla libertà, una volta emersa dai condizionamenti, possono nuovamente venir dall'esterno, ma soprattutto vengono dall'interno dell'individuo. Di qui la necessità della legge e di una organizzazione della collettività come esigenza di libertà per i singoli come pure per il gruppo.
    Compito della legge: c'è un significato oppressivo di legge. Ciò si ha quando tutto è sotto la legge, quando essa è sopra gli uomini, quando si incarna nella volontà di un singolo, il capo, e domina dall'esterno la coscienza personale. Quando la legge è calata dall'alto, è imposta dall'esterno, tende ad opprimere e ad usare delle persone come di oggetti tramite l'eteronomia.
    Ha come fine l'ordine, il mantenimento dello status quo interno ed esterno. Non consente novità e vita, ma ripetizione. Da questa legge oppressiva bisogna liberarsi.
    Ma a mano a mano si accede all'autonomia, dopo il proprio esodo, la legge acquista un valore liberante.
    Una volta in libertà, è la stessa libertà che esige la legge perché dentro la persona permane la radice di una interiore schiavitù.
    Una volta usciti dai condizionamenti esterni ed interni nel senso di rottura, una volta scrollate di dosso certe strutture oppressive la persona continua a portare dentro di sé le conseguenze psicologiche e morali della vita vissuta senza autentica libertà.
    Per garantirsi da questa radice di interiore schiavitù occorre un minimo di legge funzionale che regoli l'orientamento già assunto, che impedisca l'oppressione, la stasi, il ritorno indietro, l'andare a ritroso.
    È necessario un minimo di legge per tener in vita la libertà, ma una legge radicata entro il cuore, con la funzione di essere uno strumento di una ulteriore purificazione della propria schiavitù interiore.
    La legge, così intesa e vissuta, diventa espressione della libertà. Essa allora ha pure una forza vincolante, quella stessa della libertà, nel modo più esigente. Chi si mette fuori della libertà è fuori della vita. Perciò chi va contro la legge, va contro la libertà. È allora che la libertà si fa legge in quanto diventa un dovere, il dovere di essere liberi, il dovere dí realizzare se stessi.
    La libertà ha sempre un suo prezzo. Tra libertà e legge c'è un rapporto dialettico. Occorre una legge che difenda e sostenga la libertà durante l'evoluzione personale, legge però che non opprime, perché è radicata entro il cuore della persona.
    A poco a poco quanto più la libertà si irrobustisce tanto meno la legge si rende necessaria.
    La persona umana può giungere ad assimilare valori in modo tale da fare abitualmente scelte pienamente libere. Non c'è più bisogno allora del sostegno della legge. Cessa il suo compito pedagogico.
    Infatti verrà un tempo in cui anche la legge sarà superata con l'amore, per i cristiani, con «l'utopia del futuro» per i marxisti.

    Verifica

    – Quale è il progetto che anima la costruzione della tua libertà, il tuo cammino di liberazione?
    – Quali ideali di vita ti sforzi di incarnare nel tuo ambiente?
    – Quale è il tuo atteggiamento di fronte alla legge?
    – Il tuo dovere quotidiano e il tuo impegno morale da quali motivi è sostenuto?

    L'AUTONOMIA PSICHICA:
    RADICE PSICOLOGICA DELLA LIBERTÀ

    Perché la propria libertà passi da stadi iniziali ad una forza più matura, è necessario individuare dove sta la radice psicologica della libertà umana così da impostare un adeguato lavoro di educazione.
    Obiettivo centrale da raggiungere è la libertà interiore. Su di essa infatti si fonda l'autenticità di ogni scelta ed azione.
    Dal punto di vista educativo si tratta non tanto di «formare», di comunicare un contenuto, quanto di sviluppare una capacità naturale fondamentale nell'essere umano.
    I momenti dell'eteronomia e della comunicazione-accettazione di un contenuto di valori, necessari per lo sviluppo della libertà, acquisteranno la loro autenticità e saranno resi possibili solo dalla capacità interna di libertà. Solamente nella misura in cui il ragazzo abbia progredito nella sua libertà interiore sarà possibile che egli accetti i valori presentati, facendoli propri in modo vivo. In caso contrario ci sarà una resistenza più o meno evidente ad accettarli, oppure una accettazione passiva e formale. È questo il caso di una falsa assimilazione dei valori. Ciò si verifica in certe coscienze deformate dalla «tirannia dei valori». La situazione psicologica in cui la persona ha la reale possibilità di fare delle scelte libere e di agire di conseguenza da un punto di vista negativo è quella di assenza di compulsività coscienti, di necessità di motivazioni inconscie; da un punto di vista positivo è la fiducia nella propria spontaneità, originalità e capacità creativa. Ciò consentirà a poco a poco di inserire ogni situazione concreta, nuova e problematica nella direzione della «linea di vita preferenziale» in forma costruttiva.
    L'esperienza clinica, come pure l'esperienza educativa e quella di qualsiasi relazione umana, come sottolinea Carl Rogers, porta a considerare, come radice profonda della libertà interiore, la considerazione positiva incondizionata di sé. Si tratta di una valutazione autonoma che la persona fa di se stessa. Ciò avviene quando la valutazione di sé, da parte della singola persona, è fatta non prevalentemente in base ad un ordine di valori astratto ed esterno, ad un dovere imposto, al parere, alla opinione, alla stima altrui, ma soprattutto in base a valori assimilati e vissuti, al proprio e altrui bisogno di autorealizzazione, in particolare alla propria linea di vita preferenziale.
    Come conseguenza la persona è capace di valutare se stessa con oggettività, riconoscendo ed accettando sia i propri limiti che le proprie risorse positive. Al contrario, l'autovalutazione condizionata dall'opinione degli altri e dalle loro esigenze è uno degli ostacoli più grandi per la libertà interiore. Invece una serena valutazione di sé, in base a valori interiorizzati e vissuti, rende possibile una normale indipendenza dagli altri tanto per ciò che riguarda l'agire quanto per il bisogno di stima e di affetto.
    Tale autonomia interiore si traduce in una progressiva «capacità di autodirezione» e alimenta la «libertà esperenziale», cioè l'apertura a tutta la propria esperienza interna ed esterna.
    Questa valutazione autonoma rende la persona capace di una vera accettazione degli altri senza difese, né esigenze eccessive.
    Essa è pure la base di una ubbidienza attiva e costruttiva e della capacità dì collaborazione con gli altri.
    Alla radice della ribellione o della sottomissione passiva, come pure dell'incapacità di collaborazione con il prossimo si trova infallibilmente una deficienza dell'autonomia interiore ed una abbondante fioritura di meccanismi difensivi.

    QUANDO UNA PERSONA È INTERIORMENTE LIBERA

    La libertà, soprattutto nella sua dimensione interiore, è riconoscibile in base ad alcuni segni-spia inconfondibili. Essi vanno visti nella loro globalità, rapportati all'età della persona, non come qualità fisse e stabili, ma come dimensioni variamente articolate. La loro presenza almeno minimale è indispensabile per accedere alla vera libertà.

    Questi sono i principali:

    • L'integrazione personale
    Secondo Gordon Allport, essa significa la capacità di formare una unità mentale approssimativa traendola dagli impulsi e dalle aspirazioni discordi. È una qualità che dipende fondamentalmente da un sano sviluppo e dall'autocontrollo.
    Si riferisce all'organizzazione e all'unificazione di molti elementi della personalità in un tutto ben connesso e che funziona in modo efficiente.
    Nella persona ben integrata, i pensieri, i desideri, gli impulsi, e i sentimenti, gli ideali e i motivi non esistono e non funzionano come parti isolate. Una tale persona non prova i conflitti radicati; emotivamente disgreganti, che lacerano la personalità del nevrotico o la dissociano. In essa vi è una fondamentale armonia degli sforzi e della condotta, un intrecciarsi di pensieri, sentimenti ed impulsi che mantengono in equilibrio la personalità, rendono possibile la soluzione dei conflitti e la riduzione delle frustrazioni.
    L'integrazione personale perciò si concretizza:
    – nella capacità di superare gli ostacoli e le frustrazioni inevitabili senza gravi conseguenze;
    – nella coerenza sostanziale della propria linea di condotta;
    – nell'assenza di rigìdismi e di posizioni preconcette nella relazione interpersonale;
    – nel senso di responsabilità di fronte alla propria vita;
    – nel buon umore anche su di sé.

     Un sano adattamento
    Esso va inteso non come una acquiescenza passiva, un conformismo piatto, ma come il processo mediante il quale uno fa fronte alle esigenze esterne ed interne fatte di sforzi, conflitti, frustrazioni, situazioni problematiche, ecc..., mediante una risposta personale adeguata.
    Si tratta della capacità di procedere bene nei rapporti con se stessi e con gli altri mediante un atteggiamento adeguato.
    L'adattamento sano si concretizza:
    – nella capacità di intraprendere un'iniziativa, e nel portarla avanti responsabilmente;
    – nel superamento di una sterile contestazione verbale, accettando di impegnarsi nel concreto quotidiano ambientale;
    – nell'essere e nel sentirsi parte viva e attiva di un gruppo sociale;
    – in un senso di pienezza; di gioia creativa e di festa;
    – in una fiducia ben fondata in se stessi e negli altri.

    L'autenticità
    Si tratta della corrispondenza esatta tra l'esperienza reale della persona e la presa di coscienza di essa. Al contrario l'inautenticità è l'atteggiamento difensivo per cui alcuni settori della propria esperienza vengono rifiutati e non riescono quindi ad essere coscientemente vissuti.
    Base e concretizzazione della autenticità è «la libertà esperienziale» di fronte a se stessi. Si tratta dello stadio interiore di apertura e di disponibilità per cui la persona può vivere coscientemente tutta la propria esperienza senza alcuna deformazione, né selezione. Come conseguenza, è completamente libera da atteggiamenti difensivi ed è in grado di vivere pienamente ogni momento attuale della propria vita come qualcosa di nuovo e di originale.
    L'individuo autentico è in grado di «essere veramente se stesso» in un atteggiamento profondo attraverso il quale
    – riconosce ed accetta di essere quello che veramente è;
    – chiama per nome tutte le cose proprie ed altrui;
    – non ha niente da nascondere a sé. Non adatta compulsivamente dei meccanismi di protezione così da mantenere ai propri occhi e a quelli degli altri una facciata di prestigio;
    – non assume atteggiamenti di autosvalutazione con i relativi sentimenti di colpa.

     L'autonomia personale
    Si tratta della capacità dell'uomo normale di porsi come persona che si dirige da sé in accordo con sé, interiormente integrato e non condizionato dall'esterno. Ciò avviene non solo mediante il riscatto dai condizionamenti organici, psichici e sociali che annullano la libertà, ma soprattutto orientandosi in rapporto ad una scala di valori interiorizzata, fatta propria dalla struttura dinamica del proprio io.
    I valori spesso si esprimono nelle norme morali. È necessario allora che la persona le faccia proprie, le ratifichi come conformi alla propria natura razionale. Solo l'assimilazione dei valori rende autonomi.
    L'autonomia si manifesta soprattutto:
    – nella capacità di iniziativa di fronte alle situazioni ed alle proprie responsabilità;
    – in una coscienza che sa autoregolarsi in modo conforme alle norme morali;
    – in una coerenza e fermezza nelle proprie valutazioni e scelte concrete;
    – nell'essere protagonisti della propria vita;
    – in un'obbedienza attiva e costruttiva;
    – nella capacità di collaborazione con gli adulti.

    • La dinamicità
    Si può descrivere come progressività, come spontaneità.
    Una vita psichica che si ferma, che non presenta più né conflitti, né compiti aperti e si fossilizza in una pseudoperfezione formale, elimina di fatto l'autentica libertà.
    «La vita piena è processo», processo in cui continuamente cresce l'accordo, l'armonia interiore, l'apertura alla propria esperienza, la percezione dell'originalità di ogni momento e quindi la richiesta di una risposta nuova.
    La dinamicità si manifesta:
    – nel senso del divenire;
    – nella creatività di fronte alle situazioni;
    – nella ricerca di sempre nuovi orizzonti.

    QUANDO LA LIBERTÀ È CARENTE

    Come la presenza attiva della libertà è segnalata da alcuni particolari atteggiamenti, così la sua carenza è evidenziata da alcuni segni-spia.
    Tra la situazione di assoluta mancanza di libertà e quella di una libertà viva, ci sono tantissime posizioni intermedie. Esse sono identificabili da alcuni sintomi che segnalano una libertà carente e suggeriscono un impegno per divenire sempre più liberi. La liberazione di se stessi e del gruppo, è infatti un processo continuo, ininterrotto, contrassegnato da avanzamenti, ristagni, retrocessioni, riprese... Ciò che conta è che ognuno conosca il proprio cammino di liberazione, gli ostacoli che lo rallentano o lo bloccano, là dove sta la propria schiavitù e la propria libertà.
    La libertà infatti è un atteggiamento dello spirito umano in continuo divenire. Essa cresce nella misura in cui l'ambiente umano è favorevole e la persona si costruisce dentro.

    I principali segni spia:
    – La libertà intesa come pura spontaneità inconcludente. Ciò si ha quando si confonde la libertà con la semplice libertà di scelta tra vari oggetti, escludendo una parte di rinuncia, di ascesi, di disciplina collettiva, in fondo una libertà ad un solo stadio evolutivo.
    Un esempio: Alcuni giovani vengono su una barca in un fiume dalla corrente impetuosa. Seduti, tutti fanno forza sui remi in direzione della sponda opposta, sottomessi ad una stretta cadenza. In un'altra barca altri giovani, secondo il loro gusto e capriccio, saltano, danzano, si divertono follemente.
    I primi sono, malgrado le apparenze, veramente «liberi»; í secondi sono «determinati» dalla corrente che li precipita nella cascata.
    Un rischio permanente è quello di restare bloccati allo «stadio germinale» della libertà, stadio in cui la libertà è identificata con la spontaneità, il capriccio, il «fare ciò che piace». La libertà allora diventa quasi un fine. L'adolescente, e chi è rimasto psicologicamente tale, prende gusto a giocare con la libertà.
    – L'egocentrismo che tende a divenire egoismo più o meno ben mascherato. L'incapacità di amare in modo oblativo, di avere amicizie sane e costruttive.
    – La timidezza eccessiva, il rispetto umano, l'inibizione dell'espressione di sé, la maschera sociale, l'eccessiva introversione.
    – Un vizio, un'abitudine cattiva, un insufficiente controllo di sé.
    – La eccessiva dipendenza di fronte al gruppo ed agli adulti significativi, il conformismo passivo ed incolore all'ambiente, alle mode di pensiero e di interessi.
    – La controdipendenza, l'opposizione per la opposizione all'autorità; il ribellismo non accompagnato da un adeguato impegno costruttivo.
    – La pigrizia, il non saper prendere l'iniziativa, l'attendismo indeterminato.
    – La mancanza di un progetto per il proprio avvenire, il vivere alla giornata senza alcune mete lievitanti.
    – La insensibilità religiosa, l'atonia spirituale, la chiusura al «radicalmente Altro».
    – Il compromesso facile a scapito degli ideali di vita; l'incoerenza, lo scisma tra ciò cui si crede e la vita quotidiana.
    – La sessualità non integrata nell'affettività, non vissuta come «trascendenza di sé» per incontrare l'altro, gli altri, le altre.
    – Il perfezionismo, l'idealismo, l'intolleranza, varie forme di adolescentismi.
    – Il senso di colpa bloccante, il moralismo che sembra offrire un'apparente sicurezza.
    – L'incapacità di collaborazione con il prossimo, l'individualismo.
    – La mancanza di autocontrollo.
    – L'incapacità o la scarsa capacità di sopportare frustrazioni.

    LA SCOPERTA DELLA «LIBERTÀ LIMITATA»

    Ciò che farà compiere un passo avanti decisivo alla libertà intesa come indeterminatezza, spontaneità, sarà l'impatto con il reale, il reale della propria famiglia, delle istituzioni educative o di lavoro, il reale dei propri limiti, il reale della Chiesa e della società civile.
    Infatti l'esercizio di questa libertà intesa come «indipendenza da...» porta il ragazzo ad «urtare» contro molti limiti. Egli scopre, a sue spese, mediante molte delusioni, che ha una «libertà condizionata», che non può fare tutto quello che vuole.
    Non sempre riesce a dominare con la volontà la prepotenza delle pulsioni istintive. Gli capita spesso di fare quello che non vorrebbe.
    E poi scegliere vuoi dire limitarsi, condizionarsi sempre più.
    Il dinamismo della libertà include necessariamente la «rinuncia». Scegliere fini e mezzi, volersi «tale» comporta scartare altre possibilità, ridurre il proprio campo di azione.
    «17 anni: hai scelto di fare il tipografo, fa notare Giuseppe ad Andrea. Hai trovato compagni di lavoro e maestro. La tua formazione è ora legata ad un orario, all'abilità e pazienza di alcuni uomini. Così è di ogni altra scelta».
    Oltre ai conflitti interiori il ragazzo sperimenta i condizionamente ereditari, familiari, sociali.
    Può avvenire che la scoperta di tutti questi limiti spazzi via «l'utopia della libertà». Quasi dialetticamente dall'ebbrezza dell'illusione di una libertà assoluta si passa alla negazione della libertà: «tanto non sono libero».
    «Così, osserva tra sé e sé Giancarlo di 17 anni, da ogni parte giri il discorso delle scelte libere che puoi fare, sei chiuso nella rete. La rete della famiglia, dei tuoi vicini, del prossimo, della società. La rete del mestiere. Se per non cadere nella rete non vorrai mai scegliere, allora non puoi vivere. Se scegli e non ti
    lasci prendere dalla tua scelta, sei un bambino, un irresponsabile».
    Per evitare di cadere nella fantasia incoerente dei desideri vani, nel dilettantismo sterile o nella passività rassegnata, la libertà richiede, per essere se stessa, ì una disciplina finalizzata ed interiorizzata.
    La libertà da «spontaneità e indeterminatezza» a poco a poco deve divenire: indietreggiamento, riflessione, confronto, giudizio, scelta come affermazione.

    Quando la libertà diventa responsabilità

    L'impatto con il reale è la prima occasione provvidenziale e necessaria che fa uscire la libertà dai sogni illusori di infinite possibilità, dalla ebrezza delle prime scoperte, dall'indeterminatezza iniziale, dalle rotture con ciò che inceppa le energie sorgive.
    Tuttavia occorre un successivo passo in avanti, un salto di qualità perché la libertà acceda allo stato adulto.
    È necessario infatti che la libertà divenga responsabilità.
    Ciò è possibile a queste condizioni: innanzitutto nella misura in cui si scorgono i valori fondamentali della vita facendoli propri, impegnando la propria vita per la loro affermazione. Occorre che siano veri valori, cioè è necessario che «ciò che conta» sia a servizio della crescita autentica della persona. In secondo luogo nella misura in cui si scoprono le persone come persone, l'altro come altro al cui servizio porsi, come un piccolo assoluto. Allora la libertà come possibilità di scelta si fa a poco a poco risposta alle attese degli altri incontrati nel proprio ambiente, con i loro bisogni ed aspirazioni; si fa servizio per la loro crescita, mettendovi a disposizione le proprie potenzialità; diventa responsabilità perché in qualche modo ci si sente coinvolti nella crescita della altrui persona e del gruppo cui si appartiene.

    Accettazione dei propri limiti

    Ciò sarà possibile se la libertà sarà intesa come un processo di liberazione continua.
    Il punto di partenza per questo passo in avanti, per questo salto di qualità sarà l'accettazione lucida e realista dei propri limiti e condizionamenti, un'accettazione non passiva e rassegnata, ma un impegno attivo di superamento continuo. Il giovane deve sentirsi responsabile della propria libertà. La libertà gli è data solo in germe. Deve crescere con lui. La libertà è la forza con cui può, mediante le sue scelte, superare se stesso, a poco a poco, e così acquistare una «potenza a di libertà.
    Ma può abdicare a tal punto alla propria libertà a da rendere lo spirito, rileva Bernard I-làring, completamente schiavo degli istinti, ma schiavo liberamente responsabile solo in forza delle false decisioni precedenti, nel tempo in cui avrebbe avuto la capacità di optare per il bene».

    SCELTA TRA DUE TIPI DI LIBERTÀ

    L'adolescente ed il giovane nel loro cammino verso la libertà si trovano oggi a dover scegliere, schematizzando alquanto, tra questi due tipi di libertà:
    – la libertà a una dimensione 
    – la libertà a due dimensioni
    che Io vogliano o no, che se ne rendano conto oppure no. Di fatto si trovano ogni giorno sollecitati da dentro e da fuori a divenir liberi seguendo uno di questi due tipi di libertà. Concretamente nessuno dei due modelli si trova allo stato puro. Tuttavia; in base agli elementi caratterizzanti, è possibile identificare questi due tipi.

    a) La libertà ad una sola dimensione

    Questa proposta è presente in un tipo di libertà ferma al primo stadio evolutivo, quello di «indipendenza da...».
    Questo primo passo della libertà può arrestarsi a se stesso, massimalizzando un aspetto, pur necessario, l'aspetto esterno.
    Esso può essere:
    – Il livello dell'avere, del possedere.
    Quanto più beni si hanno tanto più si ritiene di essere liberi. Certamente la libertà per costruirsi ha bisogno di alcuni mezzi senza i quali sarebbe illusoria. Essere liberi dalla fame, ignoranza, malattie, è una cosa buona. Tuttavia essa non sta nel loro possesso, nella quantità. Ciò che è un mezzo, non può mai essere un fine.
    Momentaneamente può dare l'impressione di un accrescimento di essere. A lungo andare si manifesta illusoria, si rivela una libertà apparente, di crosta, nasconde e alimenta ben altre schiavitù, atrofizza la persona umana. Ne sono testimonianza il senso diffuso di insoddisfazione, di inquietudine, un vano agitarsi presenti spesso in chi possiede molti beni.
    Molte persone, soprattutto giovani, si rifugiano nel possesso delle cose esterne (la moto, la ragazza, la velocità, un certo stile di vita, ecc.) illudendosi di ritrovare, unicamente attraverso le cose, la libertà. Molto spesso è solo per scusa o per paura di impegnarsi nella conquista della autentica libertà.
    – Il livello delle strutture esterne.
    Si tratta della rottura e superamento di tante strutture socioeconomiche e politiche alienanti. La loro presenza mortifica la libertà, talora la annulla o la riserva come un bene proprio di alcune categorie sociali privilegiate. Strutture sociali liberanti sono necessarie per giungere ad essere liberi. L'impegno per costruirle è quanto mai necessario, ma ciò non basta per la autentica libertà.

    b) La libertà a due dimensioni

    Interessa tutto l'uomo. Innanzi tutto la libertà interiore. È qui che sta la radice della libertà. Essa si costruisce e si conquista da dentro. Si fonda sulla scoperta dei valori autentici, di ciò che veramente serve per la crescita dell'uomo totale: la giustizia, la bontà, la generosità, l'impegno.
    Non può fare a meno della prima dimensione della libertà, di un minimo di strutture promoventi. Essa però le trascende, collocandosi entro il mistero dell'uomo, alla radice della persona umana.
    Questa libertà a due dimensioni concretamente si presenta in due modi:
    – Si rifà a valori umanamente autentici senza riferimento esplicito al trascendente, ad un fondamento ultimo. L'uomo è visto soprattutto nella sua relazione con gli altri uomini. Ciò si ha nelle varie forme di umanesimo laico.
    – Oppure si rifà a valori esplicitamente fondati su Dio, radicati nell'Assoluto Trascendente. L'uomo è visto nella sua relazione con i suoi simili e con Dio entro una spiegazione religiosa della vita.
    Ciò si ha nelle varie forme di umanesimo cristiano o più generalmente religioso.

    DOMANDE-PISTA PER IL LAVORO PERSONALE O DI GRUPPO

    a) Aspetto personale

    – Secondo te cosa vuol dire «essere liberi...»? Cosa è la libertà? Quando ritieni di esserlo? Perché?
    – La parola «libertà» cosa evoca in te?
    – Quali sono le tue personali schiavitù e dove sta la tua liberazione?
    – Tu vuoi essere libero: ma per costruire che cosa?
    – Conosci qualche persona autenticamente libera? Perché la ritieni tale? Descrivila.
    – Che cosa fare per divenire sempre più liberi?
    – Quali sono le condizioni perché una scelta sia autenticamente libera?
    – La libertà è un fine oppure un mezzo? Se è l'uno e l'altro in che senso è fine e in che senso è mezzo.
    – Che ne dici di questa affermazione...?
    «Ogni nostra scelta è condizionata dal nostro modo di vedere la vita, il mondo, la storia, la società, e in fondo da ciò che pensiamo di essere e da ciò che vogliamo diventare».
    – Che differenza c'è fra scegliere una persona e scegliere una cosa? Che conseguenza ha nella vita?
    – Si può dire che l'uomo è le sue scelte? In che senso?
    – C'è contraddizione tra legge e libertà? Per essere libero è necessario non essere sottoposti a norme? Essere svincolati da leggi?
    – Quali sono gli strumenti che l'uomo ha per liberarsi? (il potere critico della ragione, la scienza, l'impegno soggettivo della volontà, il dialogo: sono necessari, ma sono sufficienti?)
    In che senso è necessario anche l'impegno collettivo?
    – Se tu dovessi tracciare in poche righe il ritratto di un uomo libero cosa diresti?
    – Qualcuno definisce la libertà come «uno scambio ferroviario infinitamente piccolo». Questa espressione corrisponde a ciò che pensi della libertà? Perché?
    – La libertà coincide con «scegliere»?
    La libertà è prima dello «scegliere»?
    Scegliere non è annullare o limitare la propria libertà?
    Ci può essere una scelta condizionata e libera ad un tempo?
    – Se il fine della liberazione è la «piena realizzazione dell'uomo» in che senso il problema della liberazione rimanda a quello della vera identità dell'uomo?
    – L'uomo può liberarsi con tutte le sue forze?
    – Quando la libertà diventa responsabilità?

    b) Aspetto sociale 

    – Quali sono le principali alienazioni dell'uomo d'oggi? Da che cosa deve liberarsi?
    – Quali sono le principali schiavitù dei giovani d'oggi che tu conosci?
    – Nel tuo ambiente familiare, di paese o di quartiere quali sono?
    – I giovani tuoi coetanei che tu conosci come sentono e pensano la libertà? Come pensano di fare per raggiungerla?
    – Quale tipo di libertà la società dei consumi propone ai giovani d'oggi?

    c) Aspetto religioso

    – Chi è Gesù Cristo per te? Cosa rappresenta per la tua vita, per le tue scelte?
    – Quale tipo di libertà Gesù di Nazareth ti propone?
    – Conosci una circostanza nel vangelo che faccia vedere come Cristo è un uomo veramente libero? Perché?
    – Credi che Gesù Cristo abbia un ruolo da svolgere nella tua vita per permetterti di accedere ad una vera libertà? Quale?
    – Presenta una esperienza religiosa che ritieni liberante?


    T e r z a
    p a g i n A


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