Segundo Galilea
(NPG 1976-01-21)
La spiritualità che stiamo cercando per i nostri tempi e per i giovani di questi nostri tempi, impegnati nel profano e «decisi per la liberazione», deve certamente trovare le sue radici nella pasqua di Cristo, nella dinamica biblica che include sempre morte e resurrezione.
Si tratta di interrogare il Vangelo sui valori di trasformazione (il cambiamento, la rivoluzione, violenza e nonviolenza, la riconciliazione...) chiamati a dare significato all'esistenza cristiana nella situazione che stiamo vivendo.
Il Vangelo non ci offre un metodo o un programma di azione, ma solo il significato che tutto questo ha nel disegno di Dio Salvatore. Il Vangelo, inoltre, ci dà la possibilità di introdurre due elementi essenziali alla piena comprensione delle attuali trasformazioni, per viverle «pasqualmente»: il valore della risurrezione (la «liberazione») e quello della fraternità (la «riconciliazione»).
In questa luce l'autore ritrova nel Vangelo alcuni temi cristiani che assimilati dai giovani impegnati politicamente possono offrire il quadro di riferimento d un'autentica spiritualità.
LA SPIRITUALITÀ DEL CAMBIAMENTO
Avere una spiritualità del cambiamento significa agire sempre spinti dall'esigenza che la meta finale siano la liberazione e la riconciliazione, e impegnarsi nel creare comportamenti e valori che permettano la concretizzazione di questa finalità. Significa creare un dinamismo nel quale la morte (ogni trasformazione sociale) ha senso solo in vista di una nuova vita, di un nuovo uomo e di una società nuova, di una risurrezione liberatrice e creatrice di fraternità. Significa, infine, far in modo che questo sia un dinamismo di riconciliazione. L'atteggiamento spirituale del cristiano impegnato in cambiamenti rivoluzionari, anche in quelli che seguono una dialettica di lotta di classe, è quella di fare in modo che essi sfocino nella riconciliazione. Tale riconciliazione fraterna di avversari e gruppi dimostrerà, con la creazione di una comunità fraterna, che la risurrezione liberatrice fu efficace, e che il cambiamento autenticamente rivoluzionario è pasquale, porta, cioè, a una vita più intensa e a una libertà vera.
Il cristiano, perciò, deve rivalorizzare nell'evangelo tutto quanto lo aiuti a stimolare questi atteggiamenti e, nello stesso tempo, sprigioni la luce pasquale, di passaggio dalla morte alla vita, sulla storia attuale. Questa spiritualità per un tempo di cambiamento farà uscire la fede del cristiano impegnato dall'emarginazione e dall'isolamento, aiutandolo a crescere e a fare di questa fede sale e luce efficaci nella società in mutamento.
PRINCIPALI VALORI EVANGELICI Dl QUESTA SPIRITUALITÀ
La promessa si realizza nella storia
La grande fiducia che l'attuale processo storico entri nella realizzazione del disegno di Dio come promessa.
La promessa è un tema fondamentale dei due Testamenti: tutta la rivelazione di Dio è una promessa di salvezza totale e di un mondo migliore. Tale promessa si va realizzando progressivamente nella storia e raggiungerà il suo definitivo compimento con la parusia. Nessun momento storico può esaurirla. Conseguentemente il cristiano è sempre aperto al futuro; la storia per lui è un avanzare da un orizzonte all'altro, da un provvisorio all'altro, verso questo futuro sempre nuovo.
Per lui, l'evangelo col suo messaggio non è solamente la realizzazione della promessa di Cristo ma anche l'avvio di nuove promesse e di un costante cambiamento. Questa apertura al futuro, propria della spiritualità cristiana, esige che non ci si installi nel presente, che si sottoponga a una critica radicale ogni odierna situazione che pretenda porsi come un ideale raggiunto. È questa la base di una spiritualità del cambiamento. Il credente, in vista della promessa che è alla radice del suo atteggiamento, rimane insoddisfatto di fronte a tutte le attuali situazioni e diventa un fermento di cambiamento in una società che tende ad autoidealizzarsi (Mt 5,3-12: le beatitudini e il discorso della montagna).
La vittoria del nuovo sul vecchio
La promessa ci mantiene in tensione di cambiamento perché attendiamo l'avvento definitivo del regno di Dio. Questo regno, iniziato nella storia è la continua espressione della potenza di Dio che si manifesta mediante la vittoria del nuovo sul vecchio, della risurrezione sulla morte, dell'uomo nuovo sull'uomo vecchio, della società giusta su quella ingiusta. È la dialettica pasquale del passaggio dalla morte alla vita.
La testimonianza che il cristiano dà di questo regno e l'annuncio che di esso fa mediante l'apostolato, sono sempre sovvertitori d'ogni statu quo personale o sociale, smascherando ogni falso messianismo e spingendo continuamente gli uomini al cambiamento affinché si concretizzino in ogni momento storico, quanto meglio è possibile, i valori del regno.
La speranza
Per questo, la spiritualità del cristiano impegnato si fonda sulla speranza, consistente in una disponibilità a credere che quanto attualmente sembra difficile o impossibile - la liberazione totale dell'uomo, la fraternità universale - sarà più avanti realizzabile per la forza di Dio (Eb 1,11 ss; 2 Cor 4,18: «Non aspiriamo a queste cose che si vedono ma a quelle che non si vedono... »).
Ciò offre all'ispirazione e al compito dei cristiani un impulso e un ottimismo inesauribili, poiché la speranza è una linfa che attinge non solo ai mezzi umani ma soprattutto alla potenza di Cristo.
Sperare significa pure cogliere i segni dei cambiamenti che stanno producendosi, prendendo un atteggiamento positivo nei loro confronti e sintonizzando continuamente la propria esistenza in vista degli stessi. Con questo atteggiamento spirituale, il cristiano non solo ha la certezza che, lavorando per la liberazione e la fraternità, opera per una meta reale e non utopistica, ma che è pure capace di superare le frustrazioni degli pseudocambiamenti e degli insuccessi, irradiando sugli altri il dinamismo inesauribile della sua speranza (Rm 5,4 ss: «La speranza non delude...»).
La dimensione storica della pasqua
Il cristiano impegnato è pure chiamato a una spiritualità consistente nel riferire alle attuali circostanze della storia la permanente esigenza di morte e risurrezione in Cristo per una vita nuova. Deve vedere nelle distruzioni e negli sbandamenti che i cambiamenti portano con sé, la pasqua storica, la possibilità, per la potenza di Cristo, di realizzare una società nuova, migliore anche se provvisoria.
In fondo tutto questo è la scoperta della pasqua dal suo angolo «secolare», mentre si penetra nel mistero storico che ci indica come la morte e la risurrezione non siano solo un fatto puramente mistico o ascetico ma si sedimentino anche nei mutamenti sociali. Questo atteggiamento permette al cristiano di scoprire Dio in una nuova forma e di demitizzare dalla loro dimensione puramente religiosa il passaggio e la presenza di Dio fra gli uomini. Egli vede, oggi, questo passaggio e questa presenza nei fatti politici, culturali, sociali.
La conversione
Per questo, il cristiano ha bisogno di approfondire il significato della conversione. Tale tema è un'esigenza ineludibile del cristianesimo, la sola preparazione possibile all'ingresso nel regno e alla partecipazione al mistero della pasqua. La conversione non è solo un atteggiamento interno, un mutamento del cuore, ma implica anche la trasformazione di tutta la persona e di tutta la società, come richiede, secondo l'evangelo, la giustizia (santità nel significato biblico). Questa giustizia riguarda anche le strutture ingiuste della società, dove pure si è insediato il peccato. Il cristiano è continuamente chiamato a una conversione non solo personale ma anche sociale. L'evangelo è un appello alla trasformazione delle persone e promessa di una società migliore.
La libertà cristiana
La libertà cristiana è uno dei frutti permanenti del messaggio di Cristo e dell'effusione dello Spirito Santo sui credenti, un valore capace di assumere nuove forme ed espressioni quali sono richieste dai diversi momenti storici.
La libertà cristiana come spiritualità per questo tempo deve precisamente sviluppare le sue caratteristiche creatrici e di indipendenza da ogni condizionamento umano. Essa consiste non nella libertà dei filosofi che si definisce in termini di scelta fra beni diversi, ma nel fatto di non combaciare, in ultima istanza, con nessuno dei beni presenti e nella necessità di crearne di nuovi. Per questo è un atteggiamento spirituale di permanente invenzione nell'amore e nello spirito, capace di suggerire nuovi valori culturali, di creare nuove forme - più libere - di convivenza sociale, di spingere alla costruzione piena di fantasia e originalità di una società migliore.
La fraternità
La meta dell'uomo e delle società, secondo l'evangelo, è di creare fra tutti un'autentica fraternità. La fraternità cristiana è il volto storico del regno di Dio che è già cominciato, presuppone una comunione di fratelli, di uomini liberi, in cui nessuno sia sottoposto all'altro. Presuppone la convinzione della comune fraternità di Dio, di Cristo come il fratello universale, perno di ogni vera fraternità, di Maria come madre di tutti gli uomini e, quindi, la convinzione che la fede è il nucleo invisibile di questa fraternità. Presuppone un dinamismo verso l'universalità dell'amore e il servizio ai poveri e oppressi. La spiritualità cristiana è una spiritualità fraterna e creatrice di fraternità, ciò che deve essere oggi proiettato negli urgenti compiti sociali.
La carità
È ancora necessario ripetere che, nel cristiano impegnato, si richiede un valore essenziale come la carità? La carità dei giovani impegnati deve rivestirsi di efficacia e di tentativi a livello sociopolitico, al di là dell'aiuto e del servizio alle persone, senza d'altra parte ignorarli dato che la povertà personale esisterà sempre in ogni tipo di società. Tentativi per sopprimere le cause e le condizioni della povertà e dell'oppressione, schierandosi dalla parte dei poveri nella lotta sociale; efficacia nello scegliere, per amore e volontà di servizi, i mezzi tecnicamente più efficienti per la trasformazione della società ingiusta, per la ricerca, la programmazione, l'impegno politico, la denuncia, ecc. È questo per il credente il modo di dare oggi la propria vita per i fratelli.
La solidarietà
Naturalmente, in una spiritualità della carità per oggi, deve avere un posto preminente la solidarietà. La carità rende il cristiano solidale, come afferma la «Gaudium et Spes» fin dalle sue prime parole: le aspirazioni, le lotte, la sorte dei fratelli, tutto l'uomo, insomma, sono fatti propri dai cristiani. Ma questa solidarietà è storica ed è caratterizzata dalla causa dei poveri. In questo modo il credente, spinto dal suo amore preferenziale per i piccoli dell'evangelo, deve incrementare una forma particolare di povertà: quella dell'impegno.
Il cristiano affianca oggi la povertà dell'impegno a un atteggiamento di solidarietà coi poveri che lo portava, prima, a spartire piuttosto con loro i propri beni e anche il loro stesso stile di vita fino ad immedesimarsi coi più emarginati; la povertà di lottare per la liberazione dei poveri, di opporsi, proprio in nome di questa spiritualità, ad ogni povertà che opprime, promuovendo la povertà che libera, quella delle beatitudini, l'unica che sia capace di renderci liberi di fronte agli uomini e alle cose per raggiungere un amore più puro e universale.
OGNI CRISTIANO UN CONTEMPLATIVO
Il cristiano impegnato, se vuole rivestire di nuovo significato la situazione che sta vivendo, deve avere qualche cosa di contemplativo. Più ancora, il futuro del cristianesimo esige che ogni credente, con una fede impegnata nella storia della liberazione, sia un contemplativo. Contemplativo qui vuol significare l'esperienza spirituale di una fede in assiduo contatto con l'evangelo e l'eucaristia, che ha avuto il coraggio di uscire da un contesto puramente religioso e ha incontrato Dio e il suo Cristo, Signore della storia, come una presenza oscura ma indiscutibile, nella storia. Storia fatta di mutamenti, di violenze, di conflitti, ma, nello stesso tempo, storia chiaramente comprensibile, alla luce del mistero pasquale di Cristo, per il credente, la cui spiritualità gli ha dato occhi nuovi, capaci di contemplare la grandezza di un Dio che è più grande dei cambiamenti e alle cui mani viviamo totalmente affidati.