Attesi dal suo amore
    Proposta pastorale 2024-25 

    MGS 24 triennio

    Materiali di approfondimento


    Letti 
    & apprezzati


    Il numero di NPG
    luglio-agosto 2024
    600 cop 2024 2


    Il numero di NPG
    speciale sussidio 2024
    600 cop 2024 2


    Newsletter
    luglio-agosto 2024
    LUGLIO AGOSTO 2024


    Newsletter
    SPECIALE 2024
    SPECIALE SUSSIDIO 2024


    P. Pino Puglisi
    e NPG
    PPP e NPG


    Pensieri, parole
    ed emozioni


    Post it

    • On line il numero di LUGLIO-AGOSTO di NPG sul tema degli IRC, e quello SPECIALE con gli approfondimenti della proposta pastorale.  E qui le corrispondenti NEWSLETTER: luglio-agostospeciale.
    • Attivate nel sito (colonna di destra "Terza paginA") varie nuove rubriche per il 2024.
    • Linkati tutti i DOSSIER del 2020 col corrispettivo PDF.
    • Messa on line l'ANNATA 2020: 118 articoli usufruibili per la lettura, lo studio, la pratica, la diffusione (citando gentilmente la fonte).
    • Due nuove rubriche on line: RECENSIONI E SEGNALAZIONI. I libri recenti più interessanti e utili per l'operatore pastorale, e PENSIERI, PAROLE

    Le ANNATE di NPG 
    1967-2024 


    I DOSSIER di NPG 
    (dall'ultimo ai primi) 


    Le RUBRICHE NPG 
    (in ordine alfabetico
    e cronologico)
     


    Gli AUTORI di NPG
    ieri e oggi


    Gli EDITORIALI NPG 
    1967-2024 


    VOCI TEMATICHE 
    di NPG
    (in ordine alfabetico) 


    I LIBRI di NPG 
    Giovani e ragazzi,
    educazione, pastorale

     


    I SEMPREVERDI
    I migliori DOSSIER NPG
    fino al 2000 


    Animazione,
    animatori, sussidi


    Un giorno di maggio 
    La canzone del sito
    Margherita Pirri 


    WEB TV


    NPG Facebook

    x 2024 400


    NPG X

    x 2024 400



    Note di pastorale giovanile
    via Giacomo Costamagna 6
    00181 Roma

    Telefono
    06 4940442

    Email

    Evangelizzazione, promozione umana e scuola



    A cura della Consulta Nazionale della Pastorale Scolastica

    (NPG 1976-11-69)

    Questo «documento», preparato dalla Consulta nazionale della Pastorale Scolastica (nell'ambito della CEI) e di cui la stampa dei mesi scorsi ha dato ampio risalto, con interpretazioni spesso preconcette, ha come scopo principale quello di sollecitare la riflessione della comunità ecclesiale italiana coinvolta nel convegno «Evangelizzazione e promozione umana».
    Contiene però una analisi molto attenta dell'attuale situazione scolastica e una serie di suggerimenti operativi, che lo fanno molto stimolante in se stesso. Per questo, ne riproduciamo il testo integrale, invitando tutti gli operatori pastorali ad un confronto serio e disponibile.

    Se è vero che la promozione umana, e cioè il progresso ordinato dell'uomo e del mondo, è una «dimensione integrante della predicazione del Vangelo» (Sinodo dei Vescovi del 1971, n. 6); e che lo sviluppo dei popoli «per essere autentico, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l'uomo» (Pop. Prog. 14), nella molteplicità delle sue dimensioni; appare evidente come non sia possibile un'autentica promozione umana che non sia – oltre che economica, sociale e politica – anche culturale; anzi, come la promozione culturale, che fa l'uomo «autore del proprio progresso (rendendolo) padrone delle proprie azioni e giudice del loro valore» (Pop. Prog. 34), costituisce l'elemento primario insostituibile della promozione umana in quanto tale.
    Ora, della promozione culturale dell'uomo, la scuola – soprattutto nella società moderna – si presenta come uno degli strumenti fondamentali ed in certo modo necessari.
    Non è dunque possibile nell'analisi dei rapporti vitali che intercorrono tra evangelizzazione e promozione umana – anche sotto il profilo dell'impegno pastorale – non prendere in attenta considerazione il vasto mondo della cultura e della scuola, intesa quest'ultima come ambiente dove si sollecita e si guida lo sviluppo educativo della personalità giovanile attraverso l'acquisizione critica dei valori culturali.
    È a questo fine che la Consulta Nazionale della Pastorale Scolastica ritiene doveroso richiamare l'attenzione sul problema della scuola in Italia, offrendo alcuni essenziali spunti di riflessione e di conseguente impegno pastorale.

    UNO SGUARDO ALLA SITUAZIONE DELLA SCUOLA IN ITALIA

    Una scuola in crisi di trasformazione

    Non c'è dubbio che la scuola in Italia stia attraversando oggi una fase di profonda crisi: c'è chi parla di crisi di decadenza e di involuzione; noi preferiamo parlare di crisi di trasformazione, intimamente connessa con il rapido e profondo processo di trasformazione della società italiana. Nessuna meraviglia, dunque, se una lettura attenta della situazione attuale della scuola italiana presenterà un quadro fatto di luci e di ombre, di aspetti positivi e di aspetti negativi, di fermenti e di tensioni, spesso talmente intrecciati tra di loro da riuscire difficile distinguerli. Anche la valutazione di numerosi aspetti della situazione scolastica italiana non è sempre facile ed univoca, implicando essa criteri di giudizio su cui non tutti i cristiani sempre concordano. Il tentativo di analisi e di diagnosi che qui presentiamo non soltanto non presume di essere completo, ma si pone semplicemente come elencazione di dati e di problemi, di tendenze ed orientamenti caratterizzanti la dinamica attuale della scuola italiana, su cui più facile sembra la formazione di un consenso nell'ambito di una sensibilità cristiana.
    Innanzitutto, la constatazione dell'enorme crescita quantitativa (l'esplosione scolastica, come è stata chiamata) della scuola italiana in questi decenni del secondo dopoguerra: una crescita complessiva che va dai 5 milioni di alunni del 1946 agli 11 milioni e più del 1975: una popolazione scolastica più che raddoppiata. Con tutti i problemi organizzativi ed economici (per parlare solo di questi) che una simile esplosione comporta.
    Ma il passaggio da una scuola di pochi ad una scuola di tutti, da una scuola di élite ad una scuola di popolo non implicava soltanto un ampliamento quantitativo del servizio scolastico, quanto piuttosto un cambiamento qualitativo, e cioè una diversa concezione della scuola, dei suoi contenuti e dei suoi metodi e dei suoi rapporti con la società. E se già il processo di democratizzazione quantitativa ha incontrato sul suo cammino ostacoli e resistenze, molto di più ne ha incontrati il processo di democratizzazione qualitativa, lo sforzo cioè di dare vita ad una scuola più rispondente alle mutate esigenze del popolo italiano, più formatrice di personalità e di socialità, più educatrice ai valori della democrazia, che sono i valori della libertà, della giustizia e dell'uguaglianza.
    La prima risposta valida, anche se parziale, a queste esigenze di rinnovamento qualitativo della scuola italiana fu l'istituzione della scuola media unica del 31 dicembre 1962, (col relativo prolungamento dell'obbligo scolastico ai 14 anni), il cui merito va ascritto soprattutto all'opera tenace e coraggiosa dei cattolici italiani ed in particolare degli insegnanti cattolici raccolti nell'Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi (U.C.I. 1.M.)
    Tuttavia, questo sforzo di rinnovamento qualitativo, che avrebbe dovuto investire i contenuti e le strutture della scuola secondaria superiore e dell'università, si è improvvisamente arenato, per tanti motivi di ordine politico (che qui non è il caso di ricordare), ed attende ancora di essere ultimato. È evidente come la mancata, tempestiva realizzazione della riforma della scuola secondaria superiore e dell'università, abbiano influito negativamente sulla stessa scuola media unica riformata, compromettendone la finalità orientativa e la stessa struttura organizzativa, operante in funzione di una scuola intesa come comunità educante.

    Alla ricerca di un volto nuovo per la scuola

    Parallelamente alla consapevolezza sempre più diffusa anche tra i ceti più umili del popolo italiano che «sapere è potere» e che il diritto allo studio si converte in dovere di istruzione e di scuola, è andata crescendo in questi decenni – sia pure in modo spesso incompleto e confuso –la coscienza di una fisionomia nuova da dare alla scuola, basata su alcune caratterizzazioni di fondo, quali:

    – La sua essenziale formatività: di fronte alla duplice, tradizionale funzione della scuola, l'informazione culturale e professionale e la formazione educativa della persona, l'accento si è spostato sempre più decisamente verso la seconda, e cioè verso una scuola che si ponga come ambiente formativo dell'uomo e dell'uomo completo; l'informazione culturale è al servizio della formazione dell'uomo nella sua «integralità fisica, intellettuale, affettiva ed etica dell'essere, dell'uomo completo (Apprendre à étre, Rapporto Faure all'UNESCO, Unesco-Fayard, 1972, pag. 178). La stessa preparazione professionale non costituisce il fine primario dell'istruzione scolastica, anche se, soprattutto a certi gradi dell'itinerario scolastico, essa non potrà essere realisticamente né dimenticata né sottovalutata.

    – Il suo porsi come ambiente e strumento di liberazione della persona da tutti i condizionamenti sociologici, ideologici e culturali, attraverso l'incontro con una cultura caratterizzata dalla criticità. Non c'è movimento culturale che, almeno a parole, non chieda alla scuola di favorire la formazione di una mentalità critica nell'alunno, come condizione per la sua effettiva libertà interiore di fronte alle culture ed alle ideologie.

    – La scuola intesa non solo come ambiente di trasmissione della cultura, ma anche luogo dove si elabora e si crea cultura, in risposta agli interrogativi perennemente nuovi della società e della storia.

    – L'esigenza di integrare i contenuti tradizionali, soprattutto a livello di scuola secondaria superiore, attraverso materie opzionali e libere attività complementari, rispondenti agli interessi ed alle attitudini degli alunni, avviando così la realizzazione di una scuola della piena educazione, di cui «il tempo pieno», non meccanicamente concepito, può costituire uno dei possibili strumenti.

    – Il graduale superamento di una concezione troppo statica e tradizionale della scuola intesa come momento da consumarsi ed esaurirsi nella fase adolescenziale e giovanile della persona, per una concezione più dinamica che si apra in modi diversi all'intero arco dell'esperienza umana attraverso le strutture proprie di una educazione ricorrente e permanente, di modo che la scuola stessa non diventi a sua volta occasione o strumento di discriminazione.

    – L'esigenza infine di una più stretta interrelazione tra scuola e società, tra la comunità scolastica e la più vasta comunità sociale e civica, di cui l'emanazione della legge 477 e dei relativi decreti delegati costituisce la più significativa espressione, attraverso l'ingresso dei genitori nella scuola e la costituzione dei vari organi collegiali che, se da una parte garantiscono l'avvio ad una gestione più democratica e partecipata della scuola ed al suo decentramento amministrativo, dall'altra dovrebbero favorire
    una migliore educazione ed esercizio dei valori della democrazia. Se è vero infatti che la scuola è, da un lato, lo specchio della società, è altrettanto vero, dall'altro, che la scuola incide profondamente sulla società stessa di oggi e, attraverso la creazione di nuova cultura, anticipa la società di domani.

    I principali «problemi aperti»

    Accanto a questi aspetti che segnano indubbiamente un modo nuovo e migliore di concepire la scuola e la sua funzione, non è possibile ignorare, all'interno della concreta situazione della scuola italiana oggi, l'esistenza di numerosi problemi aperti o ancora in via di soluzione ed anche la presenza di aspetti decisamente negativi che debbono essere risolti e superati. Tra i problemi aperti è doveroso ricordare:

    – La mancata riforma della scuola secondaria superiore e dell'università; la prima, per la continuità del rapporto con la scuola media ed il raccordo con l'università, la seconda in funzione soprattutto della preparazione pedagogico-didattica, oltre che culturale, degli insegnanti.
    – Una migliore definizione ed una più equa collocazione della scuola professionale all'interno della mappa della scuola italiana che non la privi di contenuti e dignità culturale relegandola ad una scuola di seconda categoria.
    – Il reclutamento, la formazione e l'aggiornamento del personale docente,. soprattutto in relazione al suo improvviso accrescimento quantitativo.
    – La completa attuazione del diritto allo studio (inteso come «piena educazione») attraverso sia la generalizzazione della scuola materna (da attuarsi nel rispetto e nella garanzia di un effettivo pluralismo), sia un'adeguazione della scuola primaria e della media inferiore che permettano di evitare la «mortalità scolastica» e le varie forme di emarginazione e di discriminazione scolastica ancora esistenti.
    – Un più corretto funzionamento degli «organi collegiali» di classe, di circolo e di istituto, sottraendoli a strumentalizzazioni politiche di parte e restituendoli alla loro nativa funzione pedagogica, educativa ed organizzativa.
    – Il doveroso riconoscimento ad un effettivo pluralismo scolastica (inteso qui come pluralismo di scuole) riconosciuto dalla Costituzione, ma di fatto negato per la mancanza di congrui finanziamenti anche per l'arco della scuola dell'obbligo.
    – L'attuazione di una vera e corretta «libertà di insegnamento» (libertà nella scuola), rispettosa non solo dei valori che fondano la Costituzione italiana, ma anche «della coscienza morale e civile degli alunni» (D.D.R. n. 417, art. 1).
    – Una chiara definizione legislativa delle «150 ore» dei lavoratori che, sottraendole alle possibili tentazioni di strumentalizzazione politica, ne faccia la prima, anche se parziale, esperienza di educazione permanente.

    I principali aspetti negativi»

    Tra gli aspetti decisamente negativi che è dato riscontrare in molta parte della scuola italiana, soprattutto superiore e universitaria, è doveroso ricordare:

    – Il clima di conflittualità permanente, spesso anche teorizzato, che scaturisce dalla pesante invadenza di ideologie politiche di parte, faziose ed intolleranti.
    – Il ricorso alla violenza fisica ed alla intimidazione morale nei confronti sia degli studenti sia anche degli stessi docenti, come mezzo per imporre determinate scelte culturali e politiche.
    – Il rifiuto sistematico del dialogo civile, del confronto culturale e della tolleranza democratica come strumenti ed espressione propri di una scuola che vive all'interno di una società pluralistica.
    – Il crescente disimpegno, soprattutto da parte degli studenti, nei confronti degli strumenti di partecipazione scolastica previsti dai Decreti Delegati, ed anche una diffusa disaffezione per un serio impegno di studio.
    – La progressiva degenerazione nella massa studentesca di un costume etico e di un comportamento morale che confina con la licenziosità, e che è facile preda della volgarità, della droga e della violenza.

    PROPOSTA DI ORIENTAMENTI E DI IMPEGNI PASTORALI

    Di fronte a questa situazione, fatta di luci e di ombre, di speranze e di tensioni, sembra che il convegno su «Evangelizzazione e promozione umana» non possa non assumere una chiara presa di posizione sull'importante ruolo della scuola nel processo di formazione integrale della persona, riaffermando alcuni principi ritenuti necessari, richiamando precise responsabilità ed indicando alcune concrete linee di impegno pastorale per la comunità ecclesiale italiana.

    Sul piano dei principi

    In particolare sul piano dei princìpi:

    – Opportunità di riaffermare con forza l'importanza prioritaria che la comunità ecclesiale italiana attribuisce ai beni formativo-culturali per la promozione integrale ed ordinata dell'uomo e della stessa società, e alla scuola come fondamentale strumento di diffusione, di elaborazione di beni culturali. Contrariamente a facili e superficiali discorsi di «descolarizzazione» della società, da leggersi e intendersi in ben diverse prospettive e situazioni, la scuola è da ritenersi una istituzione definitivamente acquisita alla vita delle moderne società, anche se bisognosa di profondo rinnovamento e di continui adeguamenti alle mutevoli esigenze storiche, e di eventuali integrazioni suggerite e rese possibili dalla più avanzata tecnologia moderna. Anche se non esaurisce la cultura dell'uomo, la scuola ne costituisce tuttavia, di norma, la condizione fondamentale ed il punto di partenza. Da parte sua l'evangelizzazione, anche se investe la totalità dell'uomo, è pur sempre, in uno dei suoi aspetti fondamentali e necessari, un messaggio di salvezza che Dio rivolge all'uomo attraverso la sua intelligenza, utilizzando gli strumenti della sua cultura.

    – Altrettanto opportuno, sul piano dei principi, sarà anche l'affermazione e più ancora, la precisa presa di posizione, perché il diritto di tutti allo studio, sancito dalla Costituzione, si traduca in diritto effettivo e concreto che superi le resistenze palesi od occulte che ancora esistono, creando le condizioni necessarie (giuridiche, sociali ed economiche) per la sua concreta attuazione. Il margine, anche se ristretto, di inadempienza dell'obbligo scolastico ancora presente in Italia, l'esigenza del lavoro minorile sono altrettante «spie» di un diritto allo studio reso vano da particolari situazioni economiche e sociali.

    – Proprio nella linea di una scuola intesa come doveroso servizio pubblico e nella prospettiva di un più stretto collegamento vitale tra scuola e società, tra scuola e comunità civile, si colloca la doverosa presa di posizione per un effettivo pluralismo scolastico, inteso come pluralismo di scuole, liberamente espresse da comunità o gruppi sociali, in rispondenza a scelte educative delle famiglie, pur nell'ambito delle leggi generali dello stato in materia di istruzione scolastica. È noto come l'Italia sia l'unico paese della Comunità Economica Europea dove, nonostante i principi della Costituzione, non esista una libertà di scelta scolastica delle famiglie, per il mancato riconoscimento, sul piano economico, del servizio pubblico operato alla comunità sociale dalle scuole libere.
    Del pesante monopolio scolastico statale ha sofferto molto in questi decenni del secondo dopoguerra anche la scuola libera cattolica, non solo riducendo complessivamente di due terzi la sua presenza come numero di istituti scolastici e di alunni, ma anche per la pratica costrizione a servire – per motivi economici – le classi e categorie abbienti, anziché le classi popolari, per le quali soprattutto la scuola cattolica è nata. Non ultimo motivo, questo, della crisi che spesso travaglia, dall'interno, gli istituti e le congregazioni religiose sorte per il servizio educativo dei giovani nella scuola.
    Oggi la riaffermazione e rivendicazione del pluralismo scolastico è tanto più necessaria in quanto l'ideologia marxista (nelle regioni in cui i socialcomunisti sono giunti al potere), rifiuta di riconoscerne la validità, sostenendo che «gestori dell'educazione» sono lo Stato, le Regioni e i Comuni, definendo la scuola «privata» come scuola di supplenza, quindi provvisoria e temporanea, senza alcun diritto a sovvenzioni o contributi pubblici. Questa ingiusta situazione di emarginazione e di discriminazione in cui si trova di fatto la scuola libera cattolica in Italia, si fa oggi particolarmente grave nei confronti della scuola materna libera sottoposta come essa è non solo ad una concorrenza non sempre leale e rispettosa della stessa legge costitutiva, da parte della scuola materna statale (n. 444), ma anche ad una vera e propria discriminazione sul piano assistenziale (sovvenzioni, trasporti e mensa) in quelle regioni d'Italia governate da giunte social-comuniste (es. Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Piemonte, ecc.). Il servizio civico e sociale svolto dalla scuola materna libera cattolica, che forma ancora quasi i due terzi della scuola materna italiana, è enorme e merita tutto il riconoscimento della comunità civile, anche per lo sgravio notevolissimo che essa costituisce per le finanze statali.

    – Sempre sul piano dei principi, sembra che il convegno su «Evangelizzazione e promozione umana» non debba lasciare cadere l'occasione per assumere una chiara presa di posizione in ordine alla doverosa presenza nella scuola pubblica di un «insegnamento della religione» motivato a partire non tanto dal rispetto delle leggi concordatarie quanto piuttosto dalle finalità stesse di una scuola tendente alla formazione piena ed integrale dell'alunno ed aperta alla lettura ed interpretazione della realtà socio-culturale del nostro tempo in cui il fatto religioso costituisce una componente operante e fondamentale. Naturalmente tale «insegnamento di religione» non potrà non tenere conto, da una parte, dell'ambiente
    in cui si svolge (e cioè della scuola di tutti, caratterizzata non solo dal pluralismo ideologico, ma soprattutto dalla connotazione critica della proposta educativo-culturale) e dall'altra, del doveroso rispetto sia della giusta laicità della scuola che della libertà religiosa dell'alunno. Ciò comporta il superamento di un «insegnamento della religione» intesa soltanto come vera e propria «catechesi» obbligatoria per tutti, per aprirsi ad una concezione insieme più larga e più duttile di ricerca, di riflessione, di confronto e di educazione al (e del) senso religioso della persona, di enucleazione dei valori religiosi autentici, della loro originalità nei confronti di ogni altro valore, di fondazione critica del messaggio cristiano e della sua trascendenza nei confronti di ogni cultura, oltre che della sua capacità di rispondere agli interrogativi supremi dell'uomo (cfr. Il Rinnovamento della Catechesi, n. 154-5).
    Come recentemente hanno affermato i Vescovi tedeschi, mancherebbe qualche cosa alla scuola e si violerebbe un preciso diritto dell'alunno se la scuola, nei limiti e nei modi che le sono propri, non contemplasse una adeguata proposta religiosa.

    Responsabilità pastorali

    Tra le precise responsabilità a cui il convegno dovrà richiamare i cattolici italiani in ordine alla scuola, due sembrano oggi particolarmente importanti, strettamente legate l'una all'altra:

    – Il doveroso impegno, non solo civico ma anche morale, dei cristiani per la realizzazione di una scuola intesa come «comunità educante», e cioè come «centro» alla cui attività ed al cui progresso devono insieme partecipare le famiglie, gli insegnanti, i vari tipi di associazione a finalità culturali, civiche e religiose, la società civile e tutta la comunità umana (Grav. educ. n. 5). La difficile situazione di crisi in cui si trova oggi di fatto la scuola italiana, le tensioni in essa esistenti, il difficile e faticoso processo partecipativo a cui è sottoposta, il clima di strumentalizzazione ideologica e politica che ne condiziona il respiro, la stessa violenza che ne agita le strutture, non dovrebbero tuttavia impedire ai cristiani di impegnarsi a fondo perché la scuola realizzi in pienezza la sua finalità di servizio educativo alle nuove generazioni.
    La convinzione con cui i cristiani si sentono impegnati a sostenere ed a difendere la scuola libera e cattolica, come scuola potenzialmente più ricca di possibilità formative di personalità in quanto fondata su un'unità di orizzonte educativo, non rende meno attento, convinto e generoso il loro impegno di servizio alla scuola pubblica gestita dallo Stato, riconoscendone le possibilità educative che scaturiscono dal confronto critico e dialettico dei diversi messaggi culturali in essa presenti, a condizione tuttavia che sia rispettata una benintesa libertà di insegnamento, e la diversità dei messaggi culturali non si trasformi in imposizione o in intimidazione morale, o, peggio in contrapposizioni e violenze fisiche.

    – In particolare, il convegno dovrebbe spingere tutti i cristiani operanti nella scuola, perché superando ogni residua perplessità si impegnino volenterosamente e coraggiosamente ad una partecipazione attiva nei vari organi collegiali previsti dalla Legge 477 e dai relativi Decreti Delegati sia di quelli già entrati in funzione, sia di quelli (non meno importanti per vari aspetti), ancora in via di costituzione (consigli scolastici distrettuali, provinciali e nazionale).
    Pur in un costante spirito critico che aiuti ad un continuo miglioramento di questi strumenti di partecipazione, il cristiano non può rifiutarsi di dare il suo apporto concreto di riflessione e di attività ad organismi destinati ad incidere profondamente nella vita della scuola. L'assenteismo costituisce un vero e proprio peccato di omissione.

    – In una prospettiva di concreto impegno operativo, sembra anche opportuno richiamare il dovere dei cristiani di inserirsi all'interno delle nuove strutture previste o già operanti nella scuola e per la scuola, quali, ad esempio, le équipes psico-medico-socio-pedagogiche, le «150 ore» dei lavoratori, le attività promosse dal dipartimento RAI-TV per l'educazione scolastica ecc.

    Indicazioni pastorali

    Infine, poiché il convegno su «Evangelizzazione e promozione umana» è un'assise tipicamente pastorale, queste prese di posizione e queste assunzioni di responsabilità non possono non tradursi in alcune fondamentali e concrete indicazioni pastorali che ne favoriscano la realizzazione all'interno della comunità ecclesiale italiana.
    Tra queste, si richiama l'attenzione, in particolare, su:

    – L'importanza di una pastorale organica (e cioè globale ed articolata) per il mondo della scuola, con tutte le conseguenze, anche organizzative, che essa comporta.
    Una pastorale che non può essere opera soltanto degli insegnanti di religione (anche se questi dovrebbero esserne la forza trainante e gli animatori), ma deve coinvolgere insegnanti, genitori, alunni, e tutti quegli organismi che sono interessati, direttamente o indirettamente, ai problemi della scuola visti in una prospettiva cristiana. Di qui, l'importanza e l'urgenza della costituzione della Consulta Diocesana per la pastorale scolastica da tempo suggerita dalla C.E.I. e non ancora presente ed operante in tutte le diocesi, e la formulazione di un piano organico di lavoro soprattutto in ordine a quella vasta e continua opera di formazione e di sostegno a quanti (docenti, genitori ed alunni) sono entrati a far parte dei vari organi collegiali della scuola.

    – All'interno di questa pastorale organica, sembra opportuno sollecitare una particolare opera di sostegno e di promozione nei confronti di quelle associazioni, movimenti e organismi di ispirazione cattolica operanti nei vari settori del mondo della scuola (docenti, genitori, alunni). Un'efficace presenza nel mondo della scuola non può essere infatti opera soltanto personale, ma deve essere necessariamente anche impegno di gruppo. Proprio di fronte alla gravità della situazione attuale è necessario reagire con forza alla tendenza acritica ed antistorica del rifiuto di ogni forma associativa che è all'origine di tanti fenomeni involutivi del mondo cattolico attuale.

    – Una particolare attenzione pastorale sembra doversi sollecitare per il settore universitario, sia nei confronti degli studenti che dei docenti, anche per la grande influenza che esso esercita direttamente, attraverso gli insegnanti che prepara, su tutti gli altri ordini e gradi di scuola.

    – L'indicazione di quel corretto modo di presenza dei cristiani all'interno della scuola che risponda nella lettera e nello spirito, al concetto di «animazione cristiana» proposto dal decreto conciliare «Apostolicam actuositatem».
    Tale presenza non significa infatti, da parte dei cristiani, la ricerca di spazi autonomi e differenziati, agibili all'interno delle strutture scolastiche, quanto piuttosto la capacità e lo sforzo di «animare e perfezionare con lo spirito evangelico» (Ap. Act. 2) tutta la realtà della scuola, in modo da adeguarla per quanto è possibile, «alla vocazione totale dell'uomo sulla terra» (Ap. Act. 7).
    Ciò comporta non solo il doveroso riconoscimento della giusta autonomia dell'ordine temporale, «dei suoi propri fini, delle sue proprie leggi, dei suoi propri mezzi, della sua importanza per il bene dell'uomo» (ivi) ma la ricerca costante da parte dei cristiani della propria identità ed originalità, l'adozione del metodo del dialogo costruttivo e del confronto anziché della pregiudiziale contrapposizione, lo sforzo verso le possibili
    convergenze operative, il rifiuto di posizioni ed atteggiamenti integristi, pur nella doverosa difesa dei principi ritenuti irrinunciabili. L'esperienza di questi anni di post-concilio dimostra che l'assunzione di questo corretto modo di presenza dei cristiani nelle realtà temporali, e quindi anche nella scuola, non è facile.
    Una parola chiara di orientamento che scaturisca dal convegno potrebbe favorire il superamento di talune posizioni o troppo «chiuse» o troppo «aperte» che rischiano di vanificare o comunque di compromettere un'efficace presenza animatrice dei cristiani nella scuola italiana.

    CONCLUSIONE

    Concludendo: l'impegno per una pastorale scolastica rispondente alle esigenze della scuola italiana d'oggi e capace di farsi strumento di autentica promozione umana, non è opera soltanto di alcuni, nella Chiesa, ma responsabilità di tutta la comunità ecclesiale italiana.
    Spetta alla comunità ecclesiale, attraverso le singole Chiese locali:
    – sensibilizzare e preparare i cristiani in ordine alle esigenze ed agli impegni della pastorale scolastica;
    – sollecitare e favorire le vocazioni insegnanti;
    – enucleare quell'insieme di contenuti riguardanti la concezione cristiana dell'uomo, l'educazione, la scuola, ritenuti fondamentali ed irrinunciabili, su cui fondare e con cui motivare le scelte operative;
    – rendersi presente là dove in concreto si discutono o si confrontano i vari progetti educativi, anche scolastici (quartieri, circoscrizioni, consigli di circolo e istituto, distretti, ecc.).


    T e r z a
    p a g i n A


    NOVITÀ 2024


    Saper essere
    Competenze trasversali


    L'umano
    nella letteratura


    I sogni dei giovani x
    una Chiesa sinodale


    Strumenti e metodi
    per formare ancora


    Per una
    "buona" politica


    Sport e
    vita cristiana
    rubrica sport


    PROSEGUE DAL 2023


    Assetati d'eterno 
    Nostalgia di Dio e arte


    Abitare la Parola
    Incontrare Gesù


    Dove incontrare
    oggi il Signore


    PG: apprendistato
    alla vita cristiana


    Passeggiate nel
    mondo contemporaneo
     


    NOVITÀ ON LINE


    Di felicità, d'amore,
    di morte e altro
    (Dio compreso)
    Chiara e don Massimo


    Vent'anni di vantaggio
    Universitari in ricerca
    rubrica studio


    Storie di volontari
    A cura del SxS


    Voci dal
    mondo interiore
    A cura dei giovani MGS

    MGS-interiore


    Quello in cui crediamo
    Giovani e ricerca

    Rivista "Testimonianze"


    Universitari in ricerca
    Riflessioni e testimonianze FUCI


    Un "canone" letterario
    per i giovani oggi


    Sguardi in sala
    Tra cinema e teatro

    A cura del CGS


    Recensioni  
    e SEGNALAZIONI

    invetrina2

    Etty Hillesum
    una spiritualità
    per i giovani
     Etty


    Semi e cammini 
    di spiritualità
    Il senso nei frammenti
    spighe


    Ritratti di adolescenti
    A cura del MGS


     

    Main Menu