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    Verso una nuova spiritualità per i giovani impegnati nella storia



    Segundo Galilea

    (NPG 1975-05-22)

    Abbiamo già sottolineato (cfr. «Il nodo dell'impegno politico nella pastorale giovanile», 1975 /3), la necessità di una sintesi articolata, coerente e impegnativa, degli elementi irrinunciabili per l'esperienza cristiana, in vista di una nuova «spiritualità». Molti giovani d'oggi si sentono giustamente a disagio nei confronti dei quadri di riferimento delle spiritualità «tradizionali». La scoperta della vita come impegno, la dimensione politica dell'esistenza, il rispetto sollecitato dalla Gaudium et spes per i valori del profano, hanno messo in crisi molti aspetti, che invece sono costitutivi dell'esistere cristiano. Alcuni sono stati recuperati (si pensi, per esempio, alla preghiera), ma rischiano di restare disarticolati dal resto della fede, subendo i contraccolpi delle mode ricorrenti.
    È tempo, anche in questo ambito, di tornare ad una sistematicità più coerente, nella visione globale dell'esperienza cristiana. Certo, però, questo processo non può essere vissuto richiamando valori e atteggiamenti ormai superati e insignificanti.
    Ecco quindi il problema: ci vuole una «nuova» spiritualità per i giovani cristiani impegnati, capace di fondare in armonia la serietà della esperienza storica con la novità radicale della fede. Quale spiritualità?
    Per rispondere, abbiamo chiesto la collaborazione di uno specialista che unisce la competenza teologica alla fortissima sensibilità per la «liberazione».
    L'autore opera nel contesto dell'America Latina (è attualmente direttore dell'Istituto pastorale latino-americano, dipendente dal CELAM). Pur affermando, da conoscenza personale, la notevole vicinanza pastorale tra il nostro momento ecclesiale e il suo, ha invitato la redazione ad «adattare ), i suoi interventi, sulla misura della particolare situazione dei giovani italiani. Lo faremo, rielaborando, in forme diverse e con l'aiuto di giovani e di educatori, i suoi scritti, per un servizio qualificato e incisivo agli operatori della pastorale giovanile.
    Questo è il primo intervento, quello che imposta il problema. Gli altri seguiranno a scadenze ravvicinate, su questi «temi»:
    – valori evangelici a fondamento della nuova spiritualità
    – la «contemplazione» per l'autenticità cristiana
    – Cristo al centro della nuova spiritualità.
    Coloro che desiderano un approccio diretto con il pensiero dell'autore possono confrontare una sua sintesi davvero preziosa:
    Galilea, «Spiritualità della liberazione», Queriniana.

    DALL'IMPEGNO POLITICO LA RISCOPERTA DELLA FEDE?

    Ci sono, oggi, degli indizi seri e molto diffusi che permettono di affermare come l'impegno-liberatore-temporale spinga molti giovani cristiani a una riscoperta del significato della fede, della contemplazione e dei valori evangelici. Quanto, pochi anni fa, veniva prospettato come una necessità, oggi molti credenti lo sperimentano come una realtà: un risveglio spirituale basato sugli impegni temporali di fronte alla liberazione, l'elaborazione di una forma di spiritualità dalle caratteristiche proprie, all'interno à un'autentica tradizione cristiana di fedeltà allo Spirito che libera.
    Questi cristiani si oppongono a una salvezza astorica, ma la vogliono efficace, legata agli impegni temporali e politici, anche se non la riducono m'ambito politico o alla liberazione temporale.
    Attribuiscono grande importanza all'impegno, alla prassi, vedendovi un momento decisivo della dimensione cristiana delle loro vite, cercando i valori che stanno alla base di questa prassi e di questo impegno. Scoprono ma preghiera il modo per garantire la presenza nella loro azione d
    ti valori evangelici. Inoltre, hanno ricuperato il vero senso della preghiera e della contemplazione cristiana attraverso il loro stesso impegno di liberazione.

    «Nella lotta sociale, negli impegni di liberazione, il pericolo è che gli altri diventino praticamente dei nemici. II pericolo diventa facilmente una realtà se non d sono dei valori morali», afferma uno di questi cristiani. «Per questo è necessaria una presenza del trascendente, dell'evangelo, nella vita personale del credente. Tale presenza è possibile con la preghiera. Altrimenti si diventa dei oragmatici, senza valori, o sì assimila facilmente l'etica della prassi marxista-leninista. Può capitare perfino che si cada più in basso del non credente».
    «Per mia esperienza – afferma un altro, – la preghiera non neutralizza affatto la forza dell'impegno di liberazione, ma rende sensibili nel trovare una strada più materna, più umana, più civile nel processo di liberazione».
    «La preghiera ci identifica come cristiani davanti alla nostra coscienza, perché allontana il dualismo. Un dualismo fra fede e azione che portò molti compagni alla perdita del senso della loro fede. La preghiera è il ponte fra l'impegno di liberazione e le nostre convinzioni di credenti».
    «L'uomo, il cristiano – assicura un terzo – ha bisogno, nel suo impegno, di sperimentare nell'oggi il regno e la speranza. Ha bisogno di non scoraggiarsi, di essere stimolato al di là della sua immediata esperienza, spesso piena di delusioni. La preghiera personale, contemplativa, assicura questo tipo d'esperienza».
    «Il cristiano impegnato nella liberazione è un contemplativo nella misura in cui ha captato quello che Dio vuole per l'altro, e ne fa la ragione fondamentale del suo impegno. A mio avviso, è un contemplativo per la sua capacità di conservare l'universalità della carità, senza rinunciare alla sua preferenza per gli oppressi. Inoltre è capace di mettere in atto forme non partigiane di solidarietà efficace con i poveri...».

    UNA NUOVA SPIRITUALITÀ

    Questi giovani, che vogliono vivere la propria fede in un impegno coerente, sentono il bisogno di una spiritualità capace di fondare in armonia la serietà dell'esperienza storica e la novità radicale della fede.
    È corretto progettare una spiritualità sulla loro misura?
    Dobbiamo evitare un equivoco, ma nello stesso tempo fare veramente spazio alla particolare esigenza che questa situazione comporta.
    Non esistono varie classi di cristianesimo, come non esiste un cristianesimo rivoluzionario o borghese o pacifista o proletario. Il cristianesimo rimane sempre uno, come s'irradiò dalle parole e dalla persona di Gesù, alla steste stregua che la vita cristiana rimane sempre l'opzione fondamentale consistente nel seguire Cristo morto e risorto, nel partecipare alla sua pasqua. Pertanto l'unica definizione possibile della spiritualità cristiana è questa partecipazione alla pasqua di Cristo. La sua norma e il suo punto di riferimento non si fondano su ideologie, siano esse religiose, sociali o politiche, ma solo sull'evangelo, il quale ci dice che la spiritualità cristiana è segnata dalla sua origine battesimale. Secondo s. Paolo, nel battesimo «fummo sepolti con Cristo nella morte, affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti, così anche noi vivessimo una nuova vita» (Rom 6,4).
    In questo modo il cristianesimo è una dialettica pasquale, di progressive morti e risurrezioni in Cristo che ci fanno continuamente identificare con lui. Tutti gli avvenimenti della nostra storia personale e della storia dell'umanità altro non sono che la progressiva partecipazione a questo avvenimento pasquale che porterà ogni uomo e la società a fare un tutt'una col mistero di Cristo risorto. 
    In questa prospettiva, la storia e gli avvenimenti sono sempre, per il cristiano, una chiamata a spogliarsi di qualche cosa, soprattutto del proprio egoismo, per far morire l'uomo vecchio e far crescere l'uomo nuovo. Questa dinamica pasquale che forma la spiritualità cristiana, si appoggia, nello spazio e nel tempo, su diversi valori evangelici, mettendoli in risalto. Non sempre gli stessi valori nutrono la fede di ogni cristiano e di ogni processo storico, nell'identificazione con Cristo morto e risorto. 
    in questo senso si può parlare di cristianesimo, per certi tempi o certi cristiani, come pure di diverse spiritualità cristiane.

    LA FEDE DI SEMPRE
    NELLA PROVOCAZIONE DEI SEGNI DEI TEMPI

    I processi storici presentano, attraverso periodi diversi, fatti, situazioni, valori o controvalori che l'uomo di fede deve captare e interpretare in tutto il loro significato. A volte si tratta veramente di segni dei tempi. Tutto questo è, per il cristiano, una chiamata a decifrare tali valori rivelati dalla storia per incorporarli nella sua vita. Ciò creerà in lui uno stile e una forma di vita cristiana propri a tale processo storico, che lo porteranno a testimoniare Cristo morto e risorto, oggi, e in un modo particolare. Parliamo così di spiritualità per tempi diversi, o di un cristianesimo adattato a questa o a quella situazione storica. Così l'epoca delle crociate creò un cristianesimo da crociata, la scoperta dell'America un cristianesimo specificamente missionario, il secolo XIX, in generale ostile alla fede, un cristianesimo di adesione incondizionata alla Chiesa e di difesa di essa. In tutti questi casi si può parlare di una spiritualità cristiana adattata all'epoca.
    Questo non è opportunismo, ma si tratta di qualche cosa di inerente alla fede cristiana, che si sviluppa e si incarna in persone, circostanze ed epoche diverse. Si tratta di un evangelo capace di assumere ogni cultura e ogni processo storico, creando nuove forme per esprimere la fede e il processo pasquale della vita cristiana. Ciò avviene in tempi di stabilità o di instabilità, di pace o di ingiustizie; e avviene oggi, in tempi di profondi cambiamenti sociali.
    È questo il problema che mette alle strette molti giovani cristiani per i quali il cambiamento sociale è un fatto in cui bisogna impegnarsi sempre di più. La rivoluzione è diventata parte integrante del loro orizzonte e della loro scelta sociale, anche se variano le loro ideologie. D'altra parte, la loro educazione cristiana trasmise loro un Cristo e una fede statici, devozionali, a-storici; una religione che poneva l'accento sull'extramondano, e una spiritualità basata su pratiche di pietà: insomma, un cristianesimo pre-urbano e per tempi di stabilità sociale.
    Tale cristianesimo, col cambiamento radicale della situazione socio-culturale, entrò in crisi. Le pratiche tradizionali, la visione puramente religiosa di Dio, la fede extramondana non combaciano più con la nuova situazione. La spiritualità che nutrì questo tipo di cristianesimo è ormai un fatto del passato. Proprio a questo livello è lanciata la sfida: la creazione di una nuova spiritualità nel senso già spiegato, capace di assumere questo tempo di rapidi cambiamenti sociali e in esso di esprimersi. Si tratta di riprendere lo stesso Evangelo, i suoi stessi valori per collocarli in un'altra impostazione, per scoprirne altri. Questa avventura porterà il cristiano alla spiritualità per un tempo di cambio, alla formulazione in una nuova sintesi evangelica dei suoi rapporti con Dio e con gli altri.
    Il cristiano di oggi è pur sempre chiamato a una continua conversione, ma tale conversione non sarà solo a livello personale ma anche un appello e una promessa alla società ingiusta in cui vive. Deve pure cercare la volontà di Dio e aderirvi senza sosta, ma questa non la si trova bell'e fatta in leggi immutabili della storia e della società. Il cristiano, invece, deve costruire una nuova società e responsabilizzarsi della storia di essa in modo tale che tanto l'una quanto l'altra s'incontrino col disegno di Dio. E così il credente, in ogni valore cristiano che scopre nella nuova società, deve imparare a far emergere nuovi comportamenti, una nuova spiritualità, una nuova mistica dell'evangelo che gli permettano di vivere e di crescere nella sua fede in un contesto chiaramente nuovo.
    Una volta di più, non si tratta di un cristianesimo o di una spiritualità «politica», poiché sarebbe rendere temporale l'evangelo e ridurlo a una ideologia. Si tratta di dare al cristianesimo attuale tutta la vigoria che già possiede nello Spirito, per renderlo capace di sorreggere efficacemente i cambiamenti, dando ad essi nuove energie e aprendo loro nuovi orizzonti. Questa spiritualità consentirà al cristiano di evangelizzare i valori dell'attuale situazione, di applicare le esigenze dell'evangelo all'impegno politico per salvarlo, umanizzandolo e convogliandolo su una vera vocazione pasquale.

    LE INTUIZIONI DELLA NUOVA SPIRITUALITÀ

    Una spiritualità capace di rispondere a questi problemi, nella sua articolazione, è ancora piuttosto frammentaria e non sufficientemente elaborata. Tuttavia le sue principali caratteristiche emergono, in modo omogeneo.
    Possiamo cogliere queste caratteristiche in certe intuizioni fondamentali sulle quali si basa tale «spiritualità». Innanzitutto, l'intuizione che la conversione a Dio e l'impegno di fedeltà a Cristo passano attraverso la conversione al fratello e l'impegno di dedizione al servizio di coloro che patiscono qualsiasi tipo d'oppressione. Inoltre, la convinzione che esiste un intimo rapporto fra la storia della salvezza e la vera liberazione dei poveri; la salvezza in Cristo, offertaci nella storia, passa, senza mai esaurirsi, verso questa liberazione, e che impegnarsi in essa equivale a colla, con Cristo redentore e a entrare nella sua opera di salvezza. La terza intuizione di questa spiritualità consiste nella convinzione che gli impegni di liberazione siano come una anticipazione e una introduzione al regno di Dio, regno di giustizia, di fraternità di solidarietà.
    L’azione liberatrice, in questa spiritualità, contribuisce a creare una società in cui prevalgono tali valori. La quarta intuizione è quella considerare la «prassi» liberatrice, nel senso dell'attività che trasforma la società a favore degli oppressi, come una delle forme storiche più significative dell'esercizio della carità cristiana. Si è coscienti che l’amore debba diventare efficace, incarnarsi, e che la «prassi liberatrice» è una delle strade di questa efficacia della carità. La quinta convinzione, quale si appoggia questo atteggiamento spirituale, è quella del valore povertà, intesa soprattutto come reale solidarietà coi poveri. Questa solidarietà vuole non solo condividere una situazione ma, soprattutto, partecipare alle lotte per la giustizia, giungendo ad accettare la persecuzione come una forma di povertà e di identificazione con Cristo, e considerando le forme della lotta per la liberazione come espressioni d'impegno nella carità.


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