Attesi dal suo amore
    Proposta pastorale 2024-25 

    MGS 24 triennio

    Materiali di approfondimento


    Letti 
    & apprezzati


    Il numero di NPG
    luglio-agosto 2024
    600 cop 2024 2


    Il numero di NPG
    speciale sussidio 2024
    600 cop 2024 2


    Newsletter
    luglio-agosto 2024
    LUGLIO AGOSTO 2024


    Newsletter
    SPECIALE 2024
    SPECIALE SUSSIDIO 2024


    P. Pino Puglisi
    e NPG
    PPP e NPG


    Pensieri, parole
    ed emozioni


    Post it

    • On line il numero di LUGLIO-AGOSTO di NPG sul tema degli IRC, e quello SPECIALE con gli approfondimenti della proposta pastorale.  E qui le corrispondenti NEWSLETTER: luglio-agostospeciale.
    • Attivate nel sito (colonna di destra "Terza paginA") varie nuove rubriche per il 2024.
    • Linkati tutti i DOSSIER del 2020 col corrispettivo PDF.
    • Messa on line l'ANNATA 2020: 118 articoli usufruibili per la lettura, lo studio, la pratica, la diffusione (citando gentilmente la fonte).
    • Due nuove rubriche on line: RECENSIONI E SEGNALAZIONI. I libri recenti più interessanti e utili per l'operatore pastorale, e PENSIERI, PAROLE

    Le ANNATE di NPG 
    1967-2024 


    I DOSSIER di NPG 
    (dall'ultimo ai primi) 


    Le RUBRICHE NPG 
    (in ordine alfabetico
    e cronologico)
     


    Gli AUTORI di NPG
    ieri e oggi


    Gli EDITORIALI NPG 
    1967-2024 


    VOCI TEMATICHE 
    di NPG
    (in ordine alfabetico) 


    I LIBRI di NPG 
    Giovani e ragazzi,
    educazione, pastorale

     


    I SEMPREVERDI
    I migliori DOSSIER NPG
    fino al 2000 


    Animazione,
    animatori, sussidi


    Un giorno di maggio 
    La canzone del sito
    Margherita Pirri 


    WEB TV


    NPG Facebook

    x 2024 400


    NPG X

    x 2024 400



    Note di pastorale giovanile
    via Giacomo Costamagna 6
    00181 Roma

    Telefono
    06 4940442

    Email

    Uomo e donna: un compito «umano»



    Giuseppe Gevaert

    (NPG 1975-12-69)

    Questo primo intervento, a carattere antropologico, ha lo scopo di ricordare un fatto molto importante: se l'uomo o la donna vengono considerati separatamente o se ci si ferma esclusivamente sulle differenze, non si riesce mai a cogliere in verità la «struttura» fondamentale umana dell'essere uomo e donna. Si tratta di una presa di posizione pregiudiziale, che supera le concezioni individualistiche e le rivendicazioni settoriali. La complementarietà dell'esistenza umana, manifestata dall'essere uomo e donna, raggiunge la maturità piena e l'esperienza umana è «umanizzata» solo quando uomo e donna sono se stessi, reciprocamente si «liberano» vivono le dimensioni fondamentali del loro dialogo interpersonale (l'autore ricorda soprattutto l'amore interpersonale, la procreazione e la paternità) in una forma di reale bipolarità.

    Essere-uomo e essere-donna sono due modi di realizzare l'esistenza umana. Più che di una realtà data, si tratta largamente di un compito da realizzare. Tale compito consiste essenzialmente nella assunzione ed attuazione dell'appello umanizzante che in questa condizione si manifesta. Si tratta dunque anzitutto di scoprire quali possibilità di autentica realizzazione umana si nascondono nella struttura uomo-donna e in quale direzione orientano la nostra esistenza.
    Fin dalla partenza va evitato un errore di metodologia, che spesso viene commesso da coloro che riflettono sul senso umano della struttura uomo-donna. Molti infatti vogliono cogliere il mistero della donna in sé, o dell'uomo in sé. Ora se l'uomo e la donna vengono considerati separatamente, oppure se l'attenzione si ferma esclusivamente sulle differenze (biologiche, fisiologiche, psicologiche...) non si giungerà mai a cogliere l'appello specificamente umano della sessualità. Ci si mette fin dall'inizio in una visione individualistica e chiusa, perdendo di vista che l'uomo è società, essere di comunione, e che soltanto nell'incontro delle persone ognuno è dato a se stesso e messo in grado di attuare la propria umanità. L'appello «umano» non è una cosa vaga e astratta, ma concretissima: una determinata persona davanti a me, che chiede di essere riconosciuta, amata e promossa nella relazione con me.
    «Non si può comprendere - afferma A. Jannière - l'essenza della sessualità, l'essere specifico dell'uomo e della donna, se si continua a considerarli come due realtà separate, anche se queste sono in qualche modo affini e paragonabili tra loro. L'oggetto dell'antropologia sessuale non è una doppia realtà, cioè di due individui separati che devono essere messi in collegamento; il suo oggetto specifico è precisamente la reciprocità, senza la quale gli individui non possono raggiungere la loro personalità; è la reciprocità di un essere per l'altro, l'alterità come elemento costitutivo della personalità».[1]

    GLI APPROCCI SETTORIALI

    Quando si tratta di identificare la dimensione umana della struttura uomo-donna esiste il pericolo che s'incontra anche per la comprensione di qualsiasi struttura antropologica: vedere l'uno o l'altro aspetto, in riferimento a qualche scienza particolare, e fare come se questa fosse l'ultima parola che esprime esaustivamente l'umanità dell'uomo. In concreto, per ciò che riguarda la struttura uomo-donna, c'è stato attraverso la storia e c'è ancora oggi, un immenso sforzo per identificare le possibilità umane, ad esempio dal punto di vista biologico, psicologico, esistenziale, socioeconomico, ecc. Ma questi approcci settoriali rischiano di perdere di vista quella dimensione costitutiva dell'uomo che determina la «umanità» di tutte le strutture della natura e della vita sociale: la dimensione intersoggettiva nell'amore e nella giustizia.
    Senza seguire i sentieri di tutte queste scienze che hanno riflettuto sulla dimensione «umana» della struttura uomo-donna, accenniamo solo ad alcuni approcci, che ci avviano verso la problematica della intersoggettività, che ne offre una visione globale.

    Una visione solo biologica

    C'è stato un lungo periodo storico in cui la struttura uomo-donna, almeno nei libri, era vista prevalentemente sotto l'angolatura biologica e fisiologica. Si parlava di uomo e di donna anzitutto in riferimento al corpo, con qualche ripercussione in campo psicologico e sociale. La sessualità non era guardata come sorgente specifica di umanizzazione. Il significato «umano» sul quale si metteva l'accento era la procreazione, il figlio. Per questo l'uomo e la donna hanno bisogno di un contributo reciproco. Per il resto la complementarità dell'uomo e della donna era ritenuta poco rilevante. Perfino Tommaso d'Aquino, riflettendo una posizione largamente diffusa nel medioevo, dice che «per qualsiasi altro compito l'uomo è meglio servito da un altro uomo che da una donna».
    Certo anche allora la realtà vissuta era diversa. L'incontro dell'uomo e della donna non si riduceva alla procreazione, ma si esprimeva nella fedeltà fino alla morte, nell'amore autentico che coinvolge tutta la persona, nella paternità che trasforma profondamente l'esistenza umana. Ma tutto ciò riceveva poca attenzione nei libri che analizzavano il problema o nelle discussioni filosofiche sulla struttura uomo-donna.

    La complementarietà

    Con l'affermarsi della psicologia moderna e la crescente attenzione all'unità tra l'aspetto biologico-corporeo e quello psicologico il problema della struttura uomo-donna è visto in un'altra luce. Nell'incontro tra l'uomo e la donna si vede sempre meglio una dimensione «umana» che non si esaurisce nella procreazione: la complementarità psicologica e umana. La ricerca moderna e scientifica ricorda da lontano il vecchio mito androgeno (uomo-donna), secondo il quale originariamente l'essere umano non era ancora differenziato secondo i sessi, ma portava in sé tutta la ricchezza dell'umano. Per qualche accidente storico, all'inizio dei tempi, l'unità originaria si sarebbe spezzata. L'uomo e la donna portano ciascuno una parte della ricchezza originaria. Il desiderio verso l'altro sesso, oltre alla procreazione, rifletterebbe anche il bisogno di ritrovare nell'altra persona ciò che manca alla completezza dell'essere umano. Il vivere insieme dell'uomo e della donna avrebbe dunque un significato «umano» e umanizzante, che non viene realizzato dalla sola procreazione.

    Relativizzazione delle differenze

    La psicologia moderna - per la verità in modo abbastanza marginale - ha cercato di elencare e di identificare le diverse caratteristiche che polarizzano rispettivamente, l'esistenza dell'uomo e della donna.[2] Ma tutti i tentativi in questa linea si sono rivelati approssimativi e contestabili. Al massimo si giunge a offrire caratterizzazioni globali e contrapposte: attività (maschile) e passività (femminile); volontà e sentimento; trasformare il mondo, conservare il mondo; durezza e dolcezza; ambizione e vanità; ecc.
    Se questi tentativi, specie per ciò che riguarda la psicologia del ragazzo e della ragazza riguardo alla sessualità, meritano rispetto, non bisogna comunque credere che le cosiddette differenze tra l'uomo e la donna, e la complementarità che ne scaturisce, sono semplicemente un fatto di natura. Infatti non c'è nessuna caratteristica attribuita all'uomo oppure alla donna, che non si possa riscontrare esplicitamente nell'altro sesso. Le differenze e le complementarità sono soprattutto un fatto culturale, cresciuto e realizzato all'interno di una determinata cultura, certo in qualche riferimento alla base biologica del sesso, ma altresì in connessione con la differenziazione sociologica dei ruoli attribuiti all'uomo e alla donna. Per rispondere ai compiti che si aspettano da parte sua nella società, l'uomo deve coltivare di preferenza alcune caratteristiche psicologiche. La donna da parte sua, in vista della vocazione alla maternità, sviluppa altre caratteristiche. Questa complementarità culturale e coltivata ha comunque una enorme funzione per cimentare l'unione tra l'uomo e la donna.

    Responsabilità progettuale

    Nella psicologia esistenziale, ad es. di F. Buytendijk,[3] che ha pubblicato uno degli studi più apprezzati sulla donna, si rinuncia in gran parte al tentativo di elencare aspetti complementari. L'attenzione va invece verso il diverso progetto esistenziale che caratterizzerebbe l'uomo e la donna. Il modo in cui l'uomo e la donna sono nel mondo e progettano la propria esistenza sarebbe notevolmente diverso. Il progetto della donna sarebbe polarizzato dalla «cura amorevole» e dalla «sollecitudine» per «conservare» le persone. L'uomo invece sarebbe caratterizzato dall'atteggiamento «demiurgico», che «trasforma» e «manipola» le cose. L'etica della donna sarebbe quella della gratuità e dell'amore. L'etica dell'uomo sarebbe quella della giustizia e del dovere... Questi due progetti esistenziali sono complementari e permettono di realizzare nell'equilibrio tutta la ricchezza dell'uomo.
    Questi psicologi, pur offrendo considerazioni e analisi bellissime, sentono alla fine il bisogno di indicare la limitatezza del proprio approccio. Spesso accennano alla necessità dell'esperienza vissuta: nell'incontro dell'uomo e della donna, in un matrimonio ben riuscito, si fa esperienza di una forza umanizzante che difficilmente si lascia oggettivare e descrivere in termini di analisi scientifica, ma che concretamente è afferrata nella gioia e nella felicità che scaturiscono dall'amore tra l'uomo e la donna.

    La «liberazione» della donna

    Altre correnti nella nostra cultura occidentale cercano piuttosto lungo la strada opposta. Invece di valorizzare le differenze e le polarità psicologiche, cercano di relativizzarli e di superarli. Sono enormemente sensibili ai risvolti negativi che talvolta li accompagnano. S. de Beauvoir[4] - seguita da molte femministe - ha analizzato spietatamente le schiavitù avvilenti alle quali è sottomessa la donna nella cultura occidentale, e ciò in nome di un determinato ideale di femminilità. Essa denuncia le mistificazioni dei filosofi e degli psicologi, i quali parlano dell'eterno femmineo, dei condizionamenti naturali del sesso, dell'inferiorità psicologica e intellettuale della donna, ecc., cercando in tal modo di creare una copertura ideologica per perpetuare i privilegi dei maschi. In concreto bisogna lottare per abolire tutte le discriminazioni socio-politiche. La donna deve poter liberamente accedere a tutte le professioni e attività finora riservate agli uomini. Inoltre dovrebbe anche emanciparsi dalle schiavitù della maternità e della famiglia...
    Non c'è dubbio che qualsiasi realizzazione della struttura uomo-donna che è motivo di discriminazione e di schiavitù deve essere superata. L'appello umano della sessualità include anche la creazione di strutture culturali, sociali ed economiche, che permettono alla donna di essere pienamente se stessa. La donna, nell'uguaglianza con l'uomo deve poter partecipare all'emancipazione e alla liberazione della nostra cultura umana.

    L'APPELLO ALL'AMORE INTERPERSONALE

    Per quanto l'aspetto biologico, psicologico, esistenziale, socio-economico, ecc., siano importanti, quando si tratta di realizzare umanamente il rapporto uomo-donna, o di eliminare da esso aspetti disumanizzanti, bisogna comunque dire che l'appello specificamente umano non si esaurisce affatto in questo. Anzi viene appena sfiorato e toccato marginalmente. Quando un uomo e una donna si trovano faccia a faccia, l'appello «umano» è quello di un amore interpersonale nella donazione totale, nel riconoscimento fondamentale e nella promozione reciproca.
    L'antropologia odierna ha focalizzato la dimensione interpersonale dell'uomo come aspetto costitutivo e portante di tutta l'esistenza. L'aspirazione fondamentale (non esclusiva) dell'esistenza umana è di essere «qualcuno» di fronte all'altro, di essere riconosciuto e confermato come tale, di ricevere un «sì» fondamentale alla propria esistenza. Ma altresì è la volontà di poter riconoscere qualcuno, di darlo a se stesso, di promuoverlo nella sua ricchezza personale.
    E poiché l'uomo è fondamentalmente unito col proprio corpo e attraverso il corpo con tutto il mondo, il senso «umano» di tutte le cose naturali e corporee sta nel riconoscimento e nella promozione dell'uomo: sono mezzi per promuovere e realizzare l'esistenza umana. Tutte le cose, tutte le strutture, tutte le forme di contatto sociale devono essere organizzati in modo tale da essere realmente un riconoscimento e una promozione dell'altro uomo. Non lo sono mai automaticamente né spontaneamente. Possono anche essere disumani e contrariare il vero riconoscimento dell'umano da parte dell'uomo.

    La struttura uomo-donna, luogo privilegiato d'incontro

    Ora la struttura uomo-donna non è soltanto una tra le tante forme di contatto interpersonale, giustapposta ad esempio ai rapporti economici, giuridici, rapporti di giustizia sociale, ecc. La struttura uomo-donna è il luogo privilegiato dell'incontro interpersonale e del riconoscimento personale dell'uomo da parte di un altro essere umano. Il fatto che l'uomo sia orientato verso la donna e viceversa, non è anzitutto una questione di complementarità psicologica, meno ancora una via o mezzo per soddisfare il proprio istinto o divertirsi insieme, ma un faccia a faccia: un appello a realizzare almeno con una persona un profondo amore interpersonale. Non si tratta dunque di una ricerca in cui si tenta di ricevere ciò che altrimenti non si potrebbe ottenere, bensì di essere e di realizzare ciò che da solo non si può essere.
    Ovviamente la struttura uomo-donna non si riduce a una serie di incontri fugaci e puntuali. Essa è un appello a costituire una comunità di vita, un legame duraturo, per condurre insieme una vita umana e assolvere insieme il compito della procreazione e dell'educazione dei figli.
    Questa struttura è un costante appello che invita l'uomo a uscire da se stesso, a superare il proprio egoismo, a vivere per l'altra persona, a mettere in opera le proprie risorse umane. Il «senso» che questo incontro vissuto nell'amore offre all'uomo è anche l'ambiente più fecondo a partire dal quale può impegnarsi in tutti gli altri compiti della vita umana: vita sociale, economica, trasformazione della natura, ecc.
    In un libretto pieno di fine sensibilità per il mistero dell'uomo, A. Terruwe annota:
    «L'amore supera la limitatezza che rinchiude l'uomo in se stesso; gli offre lo spazio nel quale può vivere la pienezza del suo essere, e che gli permette di godere la gioia per la quale è stato creato.
    La gioia sarà più grande nella misura in cui l'amore è più profondo e coinvolge maggiormente tutta la vita affettiva. Essa va dalla contentezza e piacevolezza esteriori fino alla gioia profonda di un'amicizia pienamente umana. L'amore e la gioia dell'amore sono più profondi quando esprimono l'amore di due persone di sesso differente. Infatti, l'uomo e la donna sono naturalmente orientati l'uno verso l'altra, in una misura che supera ogni amore tra due uomini o tra due donne. L'unità dell'uomo e della donna nell'amore realizza il compimento di questa possibilità naturale, e di conseguenza il compimento della propria esistenza. Pertanto non c'è felicità e gioia più grandi che nell'unità d'amore tra l'uomo e la donna. (...) L'amore è fecondo perché sviluppa le possibilità insite nell'uomo, donando l'uomo a se stesso; è fecondo perché attraverso il dono di sé, conferma l'altro e lo dona a se stesso; è fecondo perché suscita un amore reciproco e fa sorgere nell'altro un sentimento bellissimo e pienamente umano; è fecondo perché in forza dell'amore che suscita nell'altro, lo conduce a donarsi a me, (...) Soltanto per mezzo dell'amore l'uomo diventa pienamente uomo, soltanto mediante l'amore diventa ciò al quale Dio lo ha destinato».[5]

    Gli atti sessuali come linguaggio dell'amore

    Da ciò risulta anche che la tendenza odierna a dissociare i contatti sessuali dal contesto di un vero ed autentico amore è profondamente in contrasto con l'appello «umano» della struttura uomo-donna. Precisamente perché tutta la dimensione corporea dell'uomo è inseparabile dalla persona, gli atti specificamente sessuali devono essere un linguaggio dell'amore. Altrimenti sono un tradimento dell'uomo, una forma di schiavitù, in cui ci si serve del corpo altrui come di un oggetto e di una cosa. Se il dono dell'unione corporea non è anche il segno o l'espressione di un vero riconoscimento dell'altro come persona, cioè di un vero ed autentico amore, non è mai umanizzante.

    PROCREAZIONE E PATERNITÀ

    Per illustrare ulteriormente l'appello «umano» della struttura uomo-donna è necessario accennare a un'altra dimensione costitutiva: la procreazione e la paternità.[6]
    Non esiste certamente una cultura che neghi radicalmente l'orientamento della sessualità verso il figlio. Al contrario, diverse culture, come ad esempio quelle dell'Africa nera, esaltano questa dimensione come il compimento supremo della struttura uomo-donna. L'espressione più elevata della sessualità, per questi popoli, è nell'avere il maggior numero di figli. In tal modo si crede di dare una risposta all'appello fondamentale dell'esistenza umana: prolungarsi nel figlio, trasmettere la vita e il patrimonio del clan, ecc.
    All'estremo opposto si trova oggi nel mondo occidentale la tendenza a dissociare il progetto sessuale e quello della fecondità. Da pochi questa dissociazione è vissuta in assoluto, perché raramente si trova chi rifiuti radicalmente il figlio. Là dove esiste, questa tendenza è un fondamentale misconoscimento della condizione sessuale dell'uomo, che comprende realmente la procreazione.

    La paternità come compimento dell'esistenza umana

    Anche questo aspetto include un appello specificamente umano. Non è sufficiente mettere al mondo dei figli, nutrirli e offrire loro una elementare istruzione. A livello umano il rapporto genitori-figli è un appello a istituire uno specifico rapporto interpersonale che conduce ambedue al compimento della loro esistenza umana. Se l'assunzione di questo rapporto interpersonale è decisivo per la riuscita del figlio, lo è anche per la riuscita umana dei genitori. Gli adulti, uomo e donna, per essere pienamente felici e condurre un'esistenza significativa, non hanno soltanto bisogno l'uno dell'altra, ma altresì dei loro figli.
    Essere padre e madre è una profonda relazione interpersonale. È dire anzitutto un «sì» radicale all'esistenza del figlio. Questo «sì» è l'espressione più fondamentale e radicale dell'amore per l'altra persona. Non si esprime soltanto in un rapporto volitivo e freddo, ma nel calore di un amore affettivo da parte del padre e della madre, perché è questo il linguaggio dell'amore che il bambino è in grado di comprendere. Si traduce anche, e necessariamente, in tutto il lavoro, le cure, le preoccupazioni che permettono a questo essere fragile e bisognoso di vivere e di svilupparsi. Essere padre e madre significa anche essere per il figlio il fondamento di fiducia e di certezza nell'universo: essere simboli della bontà e della Provvidenza di Dio.
    La sensibilità per questa dimensione umana della struttura uomo-donna è spesso dolorosamente vissuta dalle persone che non riescono ad avere dei figli. Per realizzare comunque la dimensione della paternità adottano talvolta un bambino, orfano o abbandonato, e questo non soltanto per amore del bambino, ma anche per realizzare nei suoi confronti una dimensione importante della propria esistenza: avere un figlio per il quale vivere, lavorare, soffrire, farlo felice... e trovare in tal modo una propria ragione di vivere e la propria felicità.

    Il figlio diventa persona nell'amore che riceve

    Guardando la cosa dalla parte del figlio, questa dimensione della struttura uomo-donna rivela ancora meglio la sua importanza. Senza un autentico amore da parte dei genitori (o di chi ne fa le veci) il bambino non diventa un essere umano riuscito. Le analisi psicologiche e psichiatriche hanno messo in luce quanto sia decisivo l'amore affettivo, specie da parte della madre, nel primo anno di vita. Questo vale in fondo per tutta l'infanzia, e ugualmente per i due genitori. Un essere umano diventa autonomo e libero, in possesso della propria vita, in forza dell'amore che riceve dagli altri, in forza cioè di questo «sì» fondamentale che i genitori pronunciano giorno dopo giorno, cercando di realizzarlo fattivamente attraverso i mille servizi che rendono al figlio.
    Un bambino che non è stato accolto bene, non era voluto né accettato, o non ha ricevuto un autentico amore in famiglia, generalmente rimane disturbato e scosso nella riuscita psicologica. Bambini di famiglie divorziate, dove la relazione di paternità viene spezzata, ne subiscono sempre le conseguenze negative. Qualcosa di fondamentale nel loro mondo si spezza. Il divorzio non è soltanto uno scacco dell'amore personale tra i due coniugi. È altresì un fallimento della relazione di paternità che permette al figlio di diventare se stesso. Infine il disadattamento sociale e la criminalità giovanile trovano spesso la radice nella mancanza di un autentico amore da parte dei genitori. Documentano in modo negativo fino a che punto è decisiva la relazione di paternità per la riuscita e l'equilibrio dei figli.

    LINEE Dl EDUCAZIONE FEMMINILE

    Chi volesse tracciare delle linee di educazione femminile, dovrebbe anche tener conto in qualche modo delle indicazioni che scaturiscono dall'antropologia filosofica riguardo alla struttura uomo-donna.

    Recupero della dimensione personale

    La donna - come l'uomo - è chiamata a realizzare una profonda ed autentica relazione interpersonale nell'amore e nella giustizia, con il marito e con i figli. In questo contesto la sua sessualità rivela le più belle possibilità e la conduce verso l'espansione di tutto il suo essere. Assumere la condizione femminile in questa prospettiva dell'amore darà realmente senso alla sua esistenza.
    Ciò implica un atteggiamento critico di fronte ai due pregiudizi del nostro tempo: la separazione tra il progetto sessuale e l'amore intersoggettivo; la separazione tra la sessualità e la fecondità (intesa nella sua pienezza umana come relazione di paternità).
    L'educazione femminile darà perciò il giusto peso all'amicizia, alla capacità di comunicazione, allo spirito di autentico amore interpersonale. Essa rifiuterà ogni schema culturale che tratta la donna prevalentemente o esclusivamente come oggetto. Metterà il suo impegno nella rivendicazione, personale e collettiva, di un rapporto che riconosce e promuove anzitutto la donna nella sua qualità di persona umana, compagna dell'uomo nell'uguaglianza della dignità e nella reciprocità dell'amore umano.

    Rispetto creativo ai dati culturali

    Pur ammettendo che le differenze psicologiche e comportamentali che polarizzano l'esistenza dell'uomo e della donna, sono in larga misura una creazione culturale e storica, si dovrà comunque cercare di evitare due sfasature: perdere di vista il fatto fondamentale che la donna è fatta per essere madre, il che ha una ripercussione su tutta la sua condizione, anche quella psicologica. Se la sua esistenza non si esaurisce affatto nella maternità e nella cura del bambino, essa comunque non si troverà felice e riuscita senza questa dimensione. Secondo, pensare che ciò che è creazione culturale non abbia un valore prezioso per la umanità dell'uomo. In ogni luogo l'uomo crea cultura per realizzare la sua esistenza umana. Queste creazioni sono sempre imperfette, e spesso mescolate ad aspetti di inumanità e di schiavitù. Richiedono perciò una costante revisione e trasformazione. In questo senso la differenziazione tra un ideale di donna e di uomo, purificata dalle incrostazioni discriminanti, ha senso e va considerato come un contributo all'umanizzazione. All'interno di una determinata cultura la ragazza mira a realizzare un vero ideale di donna, esattamente come il ragazzo mira ad essere un autentico uomo. La complementarità coltivata diventa un vero linguaggio al servizio dell'amore intersoggettivo. L'adesione all'altra persona viene facilitata dalla ricerca di quelle qualità complementari che essa ha maggiormente sviluppato.

    Un progetto a ritmo con la vita

    L'aspetto socio economico e l'accesso alla cultura costituiscono un altro elemento importante nell'educazione della donna. Oggi non si può essere insensibili alle rivendicazioni di una sostanziale uguaglianza della donna nella vita civile. Come controparte ci vuole una preparazione scientifica e professionale che permetta di realizzare le medesime prestazioni.
    Tuttavia l'emancipazione socio-economica e culturale della donna non può essere il metro di misura che in assoluto determina la riuscita della donna. Infatti tutto ciò che riguarda l'apparato produttivo moderno non è scopo dell'esistenza umana, ma mezzo per realizzare la persona nelle sue relazioni fondamentali con gli altri e con Dio.
    Rispondere all'appello specificamente umano contenuto nella struttura uomo-donna non è cosa di un giorno. Essere donna è una vocazione che richiede lo sforzo di una intera esistenza. La vita è un lungo cammino, irto di difficoltà. La sua realizzazione umana è una conquista paziente, attraverso il lavoro, la sofferenza, il sacrificio e soprattutto la fedeltà. Matrimonio e famiglia offrono un contesto magnifico di espansione e di maturazione umana, ma sono un compito difficile da assumere e da realizzare giorno dopo giorno.

    NOTE

    [1] A. JEANNIERE, Anthropologie sexuelle, Paris, 1974, p. 128. Trad. ital. Antropologia sessuale, Torino, 1969. Si tratta di una introduzione molto interessante in questa problematica.
    [2] PH. LESCH, Vom Wesen der Geschlechter, 1950.
    [3] F.J.J. BUYTENDIJK, La femme, ses modes d'etre, de paraitre, d'exister. Essai de psychologie existentielle, Paris, 1967.
    [4] Ad es. S. DE BEAUVOIR, Le deuxième sexe, Paris, 1949; S. LILAR, Le malentendu du deuxième sexe, Paris, 1970.
    [5] A. TERRUWE, De liefde bomut een woning, Roermond, 1971, pp. 34-35.
    [6] Una posizione molto bella e equilibrata in Gaudium et spes, nn. 47-53: dignità del matrimonio e della famiglia e sua valorizzazione. Anche J.M. AUBERT e.a., L'eglise et la promotion de la femme, Paris, 1969.


    T e r z a
    p a g i n A


    NOVITÀ 2024


    Saper essere
    Competenze trasversali


    L'umano
    nella letteratura


    I sogni dei giovani x
    una Chiesa sinodale


    Strumenti e metodi
    per formare ancora


    Per una
    "buona" politica


    Sport e
    vita cristiana
    rubrica sport


    PROSEGUE DAL 2023


    Assetati d'eterno 
    Nostalgia di Dio e arte


    Abitare la Parola
    Incontrare Gesù


    Dove incontrare
    oggi il Signore


    PG: apprendistato
    alla vita cristiana


    Passeggiate nel
    mondo contemporaneo
     


    NOVITÀ ON LINE


    Di felicità, d'amore,
    di morte e altro
    (Dio compreso)
    Chiara e don Massimo


    Vent'anni di vantaggio
    Universitari in ricerca
    rubrica studio


    Storie di volontari
    A cura del SxS


    Voci dal
    mondo interiore
    A cura dei giovani MGS

    MGS-interiore


    Quello in cui crediamo
    Giovani e ricerca

    Rivista "Testimonianze"


    Universitari in ricerca
    Riflessioni e testimonianze FUCI


    Un "canone" letterario
    per i giovani oggi


    Sguardi in sala
    Tra cinema e teatro

    A cura del CGS


    Recensioni  
    e SEGNALAZIONI

    invetrina2

    Etty Hillesum
    una spiritualità
    per i giovani
     Etty


    Semi e cammini 
    di spiritualità
    Il senso nei frammenti
    spighe


    Ritratti di adolescenti
    A cura del MGS


     

    Main Menu