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    Una scuola media dove si insegna la vita



    Scuola media statale «M. Luther King» – Roma

    (NPG 1975-09/10-11)

    Le pagine che seguono superano l'ambito di una programmazione educativa per investire la progettazione globale di una scuola media. Riportano infatti l'esperienza di una Scuola Media Statale di Roma, dove si realizza un modello interessante di integrazione scolastica totale: dal tempo pieno all'interdisciplinarietà. Sono pagine che fanno pensare: danno spunti concreti a chi è chiamato a scegliere contenuti e metodi per la programmazione educativa e, nello stesso tempo, per il realismo di cui sono cariche, invitano a verificare l'impianto generale dell'istituzione scolastica, alla ricerca di processi alternativi.

    (Elaborazione di R. Tonelli su materiale fornito dalla presidenza della scuola «M. Luther King»)

    UNA SCUOLA CRESCIUTA NEL QUARTIERE

    La scuola media statale «M. Luther King» è nata nel 1967 presso la parrocchia della borgata «Giardinetti», alla periferia di Roma, nel Casilino, in una zona modesta sotto il profilo sociale, economico e culturale, come sono molte «borgate» romane.
    Per l'edilizia la scuola è ancora abbastanza carente, pur avendo raggiunto, dal 1967 ad oggi, tra varie e gravi difficoltà, una sistemazione finalmente atta a garantire nelle strutture di base (spazi verdi, servizio di mensa, laboratori ed attrezzature didattiche valide) lo svolgimento di un ampio e articolato esperimento di integrazione scolastica a tempo pieno, autorizzato dalla Direzione Generale dell'Istruzione Secondaria. In questo progetto sono coinvolti oltre 1.000 alunni ed una sessantina di docenti: una popolazione scolastica alta, impegnata alla ricerca di proposte organizzative e metodologiche più rispondenti alle esigenze della scuola media dell'obbligo, in Italia.

    Un cammino in progressione graduale

    L'esperimento è incominciato dal poco: sotto la pressione della realtà. L'attenzione alle concrete esigenze della borgata e dei suoi abitanti, la disponibilità ampia e motivata dei docenti, un pizzico di coraggio e di fiducia incondizionata nelle possibilità educative di una scuola diversa, soprattutto la preparazione e la spinta innovativa della preside che dall'inizio anima tutto l'esperimento, hanno creato, in una progressione graduale, l'attuale situazione.
    Il quartiere non ha spazi verdi. L'unico è il cortile della scuola. I ragazzi lo affollavano fuori orario scolastico, alla ricerca di un terreno dove giocare. Gli insegnanti ne hanno preso atto. I ragazzi ci sono, non possiamo allontanarli, alzando la barricata dell'orario, si sono detti. Perciò vanno aiutati a utilizzare «bene» il tempo libero. Lentamente l'orario strettamente scolastico ha coperto tutto l'arco della giornata, in un crescendo di iniziative educative e formative.
    Un ritmo analogo ha assunto l'istituzione della mensa scolastica. Per molti ragazzi il pranzo era un panino sbocconcellato in fretta, tra una corsa e un calcio al pallone. Abbiamo sentito il bisogno di offrire un piatto di minestra, convenzionandoci con una trattoria vicina. Poche cose; ma sempre con molta proprietà: seduti attorno ad un tavolo, con posate, bicchieri e un tovagliolo almeno di carta. Per dare una risposta a reali esigenze, povera e iniziale, ma in un contesto di progetti educativi. Oggi c'è la mensa scolastica, il tempo pieno, le attività ludiche guidate, molte materie estracurriculari, per la formazione totale della persona.

    Scuola e quartiere

    La scuola è nel quartiere e del quartiere. I problemi della borgata rimbalzano nelle aule scolastiche: vengono analizzati e discussi assieme. Le famiglie sono coinvolte. Sentono di essere «nella» scuola, superando la tendenza a delegare. È stata abolita l'ora ufficiale di ricevimento, perché il dialogo genitori-insegnanti-alunni è costante. Non è raro il caso di mamme che vengano a sedersi sui banchi di scuola, con la sporta della spesa tra le mani, per sentire e intervenire. Per risolvere assieme il caso del ragazzo difficile o per verificare un programma educativo, concordato e discusso nelle riunioni mensili di classe, in cui sono presenti tutti i genitori e tutti gli insegnanti.

    IL NOSTRO MODELLO DI INTEGRAZIONE SCOLASTICA

    Non è facile descrivere i contenuti e le scelte metodologiche che caratterizzano la nostra esperienza. Noi la viviamo ormai come un clima che ci involge, in cui gesti e significati assumono lo spessore di cose «normali».

    Il modello scolastico

    Il Consiglio dei professori, attraverso varie fasi di lavoro, è arrivato alla elaborazione di questo modello strutturale e funzionale di integrazione scolastica che riportiamo.

    1) Si è ritenuto di non sostituire i due docenti di lettere per ogni corso con l'unico docente per classe, ma si è cercato di organizzare l'orario di cattedra in modo da assicurare la continuità didattica nelle tre classi del corso allo stesso docente di italiano-latino e all'altro di storia-geografia. L'attribuzione ad ogni classe dell'intero orario di cattedra di un unico docente di lettere toglierebbe spazio vitale ad altre utili attività complementari e riproporrebbe il problema della assoluta priorità di tale docente sugli altri con le conseguenti implicanze ormai ben note.

    2) D'altro canto, risultando necessario aumentare le ore di insegnamento di lingua per ogni classe, la riduzione ad un solo corso per i docenti di lingue è sembrata senz'altro opportuna e la risposta è stata ampiamente positiva.

    3) Per l'insegnamento di matematica e osservazioni scientifiche il problema orario potrebbe opportunamente risolversi assegnando ad ogni corso un docente di matematica ed uno di scienze. Nell'impossibilità, purtroppo, di disporre di un numero adeguato di tali docenti, si è ritenuto affiancare, in ogni corso, il docente di matematica con un animatore esperto di scienze e viceversa per un equilibrato aumento di ore di lezione.

    4) La compresenza di più operatori scolastici in classe è apparsa di fondamentale importanza soprattutto per l'avvio ad un autentico lavoro interdisciplinare.

    5) L'assegnazione di ore «non strutturate» è utilissima ai docenti per la stesura dei piani di lavoro, per l'assistenza ai ragazzi più bisognosi, per incontri inter-classe, per l'aggiornamento ecc. Pertanto le ore non strutturate consentono quella flessibilità d'orario, senza la quale il lavoro scolastico non può organizzarsi in relazione alle effettive esigenze della scuola.

    6) I «Seminari» settimanali tra docenti e discenti assicurano il reale funzionamento dei Consigli di classe e si sono rivelati autenticamente validi soprattutto sotto il profilo psicologico.

    Settembre 1

    Settembre ottobre0002

    Sett ott 3 bis

    Classi e gruppi

    L'impianto della nostra scuola prevede la presenza di molte attività a libera scelta. Queste appellano ad una larga esperienza di partecipazione reale e quindi al «gruppo».
    Ce ne siamo accorti molto presto. Sia nell'ambito della classe per le materie curriculari che nei nuclei di lavoro per quelle estracurriculari, l'esperienza di gruppo è diventato un fatto portante. Lo richiedeva l'alto grado di partecipazione a cui volevamo giungere e la necessità di superare la «lezione» tradizionale per raggiungere un apprendimento formativo e «critico».
    Abbiamo perciò percorso due direzioni complementari: l'animazione di ogni classe per trasformarla in gruppo omogeneo e compaginato e la creazione di gruppi di libera partecipazione per le varie attività. La divisione in gruppi di lavoro avviene all'inizio dell'anno: nei gruppi è favorita la presenza di ragazzi di classi diverse (sia a livello di sezioni che di corsi, per facilitare una piena comunicazione di modelli e di esperienze).
    Ci siamo scontrati con un problema: gruppi rigidi, in cui la partecipazione fosse predefinita all'inizio dell'anno, o gruppi con presenza intercambiabile? Abbiamo scelto la posizione che ci è parsa più corretta dal punto di vista pedagogico: una elasticità controllata. Nella preadolescenza i ragazzi sono instabili. Hanno bisogno di essere aiutati a maturare anche in questo fronte. Ci è parso quindi doveroso un certo controllo per evitare la superficialità di motivazioni al cambio. D'altra parte, i gruppi sono al servizio delle persone e non viceversa. Una scelta maturata all'inizio dell'anno può risultare in seguito meno favorevole alle reali predisposizioni del soggetto. Parlare di «elasticità controllata» significa quindi accettare un cambio di gruppo solo se motivato: una scelta elaborata dal ragazzo, con la guida degli animatori e dell'équipe psicopedagogica, presente nella scuola, che lo aiutano a verificare le motivazioni.
    Da alcuni anni è in corso anche una esperienza che consideriamo con particolare attenzione. In ogni corso, due sezioni sono abbinate: si fa scuola assieme. Sono presenti sempre i rispettivi insegnanti: il tempo non è diviso, ma è cogestito, in un unico insegnamento fatto a più voci. Ci pare un esempio riuscito di interclasse.

    Un nuovo modo di essere insegnanti

    È facile intuire che a monte del nostro modello di integrazione scolastica sta un modo diverso di essere insegnante. Il docente delle materie curriculari e l'animatore di quelle estracurriculari stanno inventando un nuovo ruolo di presenza educativa, per superare il settorialismo delle singole competenze, la direttività nell'insegnamento, l'indottrinamento nei confronti degli alunni. Il ragazzo non è la controparte, da cui ci si difende con il voto e la forza del registro. L'obiettivo del lavoro comune è la crescita reciproca: la promozione è un momento di questo processo in avanti. La scelta dell'interdisciplinarietà (sia a livello dei contenuti tradizionali della scuola che nel raccordo con le varie attività) fa superare il settorialismo delle competenze: apre ad una dimensione nuova, globale, di persona. Le moltissime riunioni, strutturate alcune e informali molte, che ritmano la quotidiana fatica degli insegnanti, sono lo scotto indispensabile per lavorare veramente in équipe.
    Alla figura classica di insegnante si sta sostituendo sempre più quella più rispettosa di«animatore culturale»: esperto nelle singole discipline e capace di «animare» una piena e compartecipata esperienza di gruppo. Docenti e discenti compiono insieme un affascinante lavoro quotidiano: quello di conoscersi e di aiutarsi per concorrere reciprocamente alla continua realizzazione di se stessi. Una testimonianza operativa di questa precisa volontà sono i seminari settimanali nei quali alunni e professori discutono insieme.
    La valutazione è uno dei temi principali della discussione: i ragazzi devono riuscire a rendersi conto delle proprie capacità e dei propri limiti, in un esame continuo di se stessi, con un atteggiamento sereno, non competitivo, che favorisce l'acquisizione della propria dimensione umana, sviluppando la capacità del senso critico e una cosciente responsabilizzazione nel processo di sviluppo di personalità autonome.
    L'azione di orientamento scolastico e professionale si prefigge una attenta individuazione delle scelte future dopo il congedo dalla scuola dell'obbligo. Fare l'insegnante così... ci richiede molto lavoro. Ma ci pare di lavorare con più intelligenza e con risultati immediati più vistosi e duraturi. Ci sentiamo tutti coinvolti: la scuola è un momento importante del nostro esistere e del nostro servizio sociale. Non poche volte capita che qualcuno di noi rinuncia a trasferimenti in scuole più vicine alla propria abitazione; lasciare la «M. Luther King» è lasciare una realtà a cui, oggi, crediamo molto.

    UNA GIORNATA TIPO ALLA «M. LUTHER KING»

    Vogliamo fare un discorso concreto. Dal calendario scolastico stralciamo una giornata tipo e seguiamo a caso una scolaresca.

    Ore 8,45: Si entra a scuola

    L'ingresso è disciplinato a turno dagli stessi alunni del servizio di ordine.

    I ora: Lezione di matematica

    Il professore è coadiuvato spesso da un assistente con il quale prepara il piano di lavoro settimanale. Ogni unità didattica si divide in più lezioni: dopo il momento espositivo, nel quale i vari sussidi didattici hanno il loro ruolo preciso, si passa all'applicazione pratica. Nell'ora successiva con gli alunni resta l'assistente per guidarli nelle esercitazioni relative all'argomento trattato.
    La lezione di osservazioni scientifiche si svolge invece nel mini-laboratorio di scienze, dove il docente ha modo di effettuare semplici esperimenti pratici davanti alla scolaresca, che può attivamente partecipare, impegnandosi concretamente. Nel laboratorio i ragazzi lavorano molto volentieri e fanno le loro prime interessanti scoperte.

    Ore 10,30: Educazione artistica

    La classe si divide in gruppi liberi nell'aula delle attività tecnicopratiche per lavorare secondo i propri interessi e le proprie attitudini, (nell'individuazione delle quali è di grande aiuto ai ragazzi l'intervento della pedagogista e dello psicologo dell'équipe nella scuola). Alcuni studenti si esercitano nella ceramica, altri nell'incisione, con tecniche diverse durante le varie fasi di lavorazione, le quali si possono svolgere tutte nel laboratorio della scuola bene attrezzato.
    Altri gruppi si esercitano nella pittura su stoffa, particolarmente seguita da ragazze.
    Nell'aula delle attività tecnico-pratiche si svolgono anche, durante le ore di applicazioni tecniche, le esperienze nella piccola tipografia che è ancora in fase di allestimento. Le esercitazioni di modellismo sono vere e proprie operazioni logiche oltre che manuali: impegnano tutte le facoltà dei ragazzi e costituiscono il campo del cosiddetto «fare ragionato «. L'ideazione, la progettazione e la realizzazione dei modelli sono passaggi ben dosati e guidati nel lavoro individuale. Nessun ragazzo resta isolato. Tutti possono lavorare e provare soddisfazione nell'esercizio del proprio ruolo.

    Ore 11,25: La classe si ricompone per la lezione di inglese

    II laboratorio linguistico presenta il grande pregio di permettere ad ogni alunno di imparare secondo il proprio ritmo di apprendimento e di verificare la propria correttezza di pronuncia. Le fasi programmate di apprendimento presentano le varie strutture linguistiche in ordine di difficoltà e di arricchimento lessicale in base all'effettiva utilizzazione nel linguaggio vivo della comunicazione.
    La lezione di lingua, con il frequente intervento dell'assistente straniero, viene integrata dall'attività di corrispondenza interscolastica.
    I ragazzi imparano così meno astrattamente la «geografia del lontano» e, comunicando con i compagni di altre scuole, non solo svolgono un'utile esercitazione di lingua scritta, ma scoprono il valore della amicizia e della collaborazione attraverso i legami che affettuosamente stringono con i ragazzi di tutto il mondo.

    Ore 12,15: Sospensione delle attività antimeridiane

    Molti ragazzi e professori restano a scuola per consumare il pranzo nella mensa scolastica. In alcuni giorni le pietanze sono preparate dalle alunne stesse. A tavola insieme si sviluppa positivamente lo spirito di socialità come più tardi in cortile, durante il gioco e la libera conversazione con gli assistenti animatori dell'interscuola.

    Ore 14: Si riprendono le attività: Lezione d'italiano (articolata in 3 ore di studio integrato)

    In un rapporto docente-discente non direttivo e non autoritario, ogni ragazzo deve essere messo in condizione di esprimersi secondo le proprie possibilità per svilupparsi in maniera autonoma e responsabile nei confronti degli altri.
    Forme alternative alla tradizionale lezione d'italiano sono:

    1) Il lavoro interdisciplinare: per esempio la lettura di una fotografia (che tra l'altro è stata eseguita precedentemente in laboratorio dai ragazzi stessi) dà lo spunto all'osservazione personale e alla riflessione che viene espressa per iscritto.

    2) La lettura dei vari giornali dà l'informazione quotidiana degli avvenimenti, i quali vengono via via commentati. L'insegnante aiuta eventualmente a localizzare i fatti.

    3) Le inchieste sono un momento particolare della ricerca. Gruppi di ragazzi adeguatamente preparati al lavoro d'intervista, con appropriati questionari e scelta del campione si abituano a conversare con gli altri, per conoscerne le idee, le abitudini, acquistando così una maggiore coscienza sociale.

    4) Il lavoro di ricerca continua a scuola con gli insegnanti nell'intergruppo, per l'elaborazione dei dati e le sintesi. Si scambiano idee ed opinioni: si discutono i risultati ed ogni ragazzo dà il contributo delle proprie esperienze. Per i meno capaci l'insegnante tenta un accurato sostegno didattico: è il momento dell'insegnamento individualizzato.
    I gruppi di lettura guidata sono un altro momento essenziale della lezione d'italiano: la ricerca è dattiloscritta dai ragazzi stessi, classificata secondo le fonti e gli argomenti, e conservata nello schedario a disposizione della comunità.

    5) Gli incontri con l'autore in classe arricchiscono la lezione di italiano. Sono infatti programmate quasi mensilmente delle visite a scuola da parte di Poeti, Scrittori, Autori in genere conosciuti dai ragazzi attraverso le loro letture. Gli incontri sono trasmessi in circuito chiuso alle altre scolaresche interessate.
    Allo stesso modo la visita di un rabbino, di un pastore protestante integra la lezione di religione, che esce così dai vecchi schematismi, e diventa viva e aderente agli interessi dei ragazzi, nella problematica attuale di atteggiamenti religiosi differenti tra loro e di solito poco approfonditi.

    Ore 16,45: Attività di drammatizzazione

    L'animazione di teatro integra positivamente la lezione d'italiano, esercitando l'osservazione e il controllo della persona fisica, attraverso gli esercizi mimici e sviluppando determinate abilità tra le quali massimamente l'intensità e l'efficacia dell'espressione.
    ore 17,30: Termine delle attività pomeridiane
    I ragazzi hanno trascorso molte ore a scuola, alternando saggiamente i lavori più impegnati con attività meno faticose. Ora hanno bisogno di rientrare in famiglia senza la preoccupazione di dover eseguire compiti ed esercitazioni. Riempiranno il tempo libero in letture preferite o in svaghi nel rispetto doveroso della loro igiene mentale e fisica.

    Le attività estracurriculari

    Abbiamo offerto l'esempio di una sola giornata scolastica presa a caso dall'orario generale, ma durante la settimana diverse sono le attività che impegnano i ragazzi.

    – Le attività musicali sono tra le più seguite. Le lezioni si articolano nella trasmissione di buona musica classica e moderna per educare al gusto dell'ascolto e nella guida al canto corale che impegna sempre molto piacevolmente gli alunni.
    Un aspetto di rilievo è la composizione guidata di brani musicali da parte degli alunni stessi con l'impiego di validi sussidi didattici quali una moderna lavagna musicale sulla quale le note toccate trasmettono le relative tonalità.

    – Le attività sportive sono tenute in grande considerazione. Nella palestra coperta si tengono corsi di ginnastica correttiva, si integrano gli esercizi ritmici con la musica, si eseguono esercitazioni a corpo libero, si usano i piccoli e i grandi attrezzi, si svolgono corsi liberi di judò adeguati all'età e alle condizioni fisiche dei ragazzi che intendono frequentarli.
    In base ad una convenzione stipulata dalla scuola con la direzione di una vicina piscina, gruppi di ragazzi a turno frequentano corsi di nuoto, trasportati gratuitamente dalla scuola due volte la settimana, con l'assistenza degli animatori delle attività sportive e talvolta dagli stessi docenti di educazione fisica.

    – Su richiesta e autorizzazione del Comitato Scuola-Famiglia è impartita l'educazione sessuale da un'équipe di specialisti. L'insegnamento si ricollega alle lezioni di scienze. Sono presenti il medico e la pedagogista. Sono ammessi anche i genitori.
    Lo psicologo cura soprattutto l'aspetto formativo di tale insegnamento, svolgendo con i ragazzi colloqui individuali e di gruppo molto proficui sotto il profilo umano e sociale. In una tavola rotonda, alla presenza di autorità scolastiche ed esperti si sono illustrati i criteri di tale insegnamento, le motivazioni e i risultati finora raggiunti.
    I collegamenti con l'educazione sanitaria sono evidenti nel quadro di un discorso pedagogico che tiene particolarmente conto dei risvolti sociali dell'insegnamento. Un'educazione al pronto soccorso è impartita da un gruppo volontario di «pionieri» della Croce Rossa in collegamento con l'opera di educazione alla sicurezza e alla prevenzione degli infortuni.

    – Si fa anche spesso lezione fuori della scuola mediante visite didattiche (programmate nei piani di lavoro) a complessi aziendali, officine, musei, monumenti...
    Quel che conta è che la scuola dell'obbligo per tutti dagli 11 ai 14 anni, deve saper impegnare tutte le facoltà dei ragazzi, in un autentico rapporto di interazione e complementarietà di persone e di atti educativi, in un clima sereno e liberatorio, dove anche l'attività ludico-ricreativa ha il suo significato e il suo valore formativo.

    Bocciati o promossi?

    Alla «M. Luther King» la promozione non la si regala a nessuno. Cerchiamo di fare un discorso realistico, allargando il quadro delle valutazioni scolastiche a tutto l'arco della esperienza culturale e vitale del ragazzo.
    Aumentando i termini di valutazione, aumenta la possibilità di «giudizio» sul ragazzo e la sua resa reale, aldilà di concezioni nozionistiche o riduttrici. I ragazzi difficili cerchiamo di recuperarli, in tutti i modi. Sappiamo che il clima familiare influenza il risultato scolastico. Per questo siamo contenti di condividere la vita del quartiere. Ci è più facile fare un discorso globale «con» e, quando è necessario, «sui» nostri ragazzi. I giudizi, del resto, sono sempre discussi e verificati con i ragazzi e le rispettive famiglie.
    Riportiamo gli indicatori che determinano la valutazione globale della tradizionale «pagella «, che a noi piace meglio chiamare «scheda di valutazione».
    In ogni quadrimestre, per ciascuna delle discipline scolastiche, diamo una valutazione (con una scala concordata di giudizi) tenendo conto delle seguenti voci:
    – livelli di partenza: patrimonio lessicale e culturale, interessi, esperienze familiari, scolastiche, sociali;
    – apprendimento: osservazione, intuito, memoria, elaborazione dei contenuti, capacità di espressione orale, capacità di espressione scritta;
    – comportamento in relazione a: attenzione, impegno, socialità, responsabilità.

    QUALE UOMO?

    Una scuola non si qualifica per le attività che svolge. Esse sono strumento, importante, sicuramente non neutrale; ma sempre «mezzo» al raggiungimento di un determinato obiettivo. In questi anni di lavoro comune ci siamo interrogati sul progetto d'uomo maturo che vogliamo costruire con e nei nostri ragazzi.
    Ecco la nostra risposta: il livello di consapevolezza a cui oggi siamo giunti, come stimolo a un processo su cui non possiamo porre la parola «fine».

    Criticità e capacità di dialogo

    L'esperimento d'integrazione a tempo pieno si propone, fra le altre, le seguenti finalità educative:
    a) sviluppare nei ragazzi il senso critico, inteso come conoscenza di sé e come conoscenza del mondo esterno, nel senso più ampio possibile;
    b) promuovere nei ragazzi stessi la capacità di operare e dialogare liberamente e civilmente.
    Se è vero che troppo spesso la scuola, intesa in senso tradizionale, esige soprattutto l'obbedienza e il rispetto della persona attraverso il silenzio, appare chiaro che in una scuola autenticamente democratica i criteri formativi della persona debbono essere perseguiti attraverso la parola libera, civile e responsabile.
    La «M. Luther King» ha cercato di rendere possibile il perseguimento dei suoi fini educativi attraverso la sua stessa struttura organizzativa. Già il tempo pieno comporta delle implicanze di carattere sostanziale e concettuale, per esempio, nel campo della valutazione. Una scuola in cui gli alunni trascorrono gran parte della loro giornata, non contempla la continuazione dello studio a casa con esercitazioni e compiti assegnati. Ne consegue che il ragazzo è valutato per quello che fa a scuola, vale a dire che la scuola esige dagli alunni né più né meno di quello che offre. L'eventuale insuccesso dell'alunno non può essere attribuito se non al rapporto che l'alunno riesce a stabilire con il mondo della scuola. In altri termini ogni alunno è un problema di fronte al quale la scuola, nelle sue componenti, è sempre chiamata a compiere un profondo processo di autocritica. Nella «M. Luther King» cerchiamo di porci nella condizione mentale e umana per cui valutare l'alunno non è semplicemente misurarlo, ma se mai, misurarsi con lui; ci sforziamo soprattutto di conoscerlo e, secondo la meta educativa indicata all'inizio, condurlo a conoscersi. Se la valutazione dell'alunno è connessa all'autocoscienza dell'alunno stesso, è evidente che questa favorisce il suo orientamento scolastico e professionale. Siamo tutti consapevoli che a 14 anni il ragazzo generalmente non può essere maturo per compiere quella scelta orientativa che dovrà determinare tutto il suo avvenire, tuttavia dobbiamo adoperarci per approfondire nell'alunno il più alto grado possibile di conoscenza di sé, perché ognuno possa operare, alla fine del triennio, nelle migliori condizioni quella scelta del suo avvenire che, allo stato attuale delle cose, la società e la scuola esigono da lui.

    Le attività come proposta di valori: apprendere dalla vita

    Nella «M. Luther King» si è perciò cercato, attraverso la strutturazione degli orari e l'attuazione delle iniziative che fioriscono nell'ambito dei Consigli di classe, di organizzare la giornata scolastica in modo tale che gli alunni siano indotti a compiere continue scelte, che fortificano la personalità e inducono ad autoverificare lo sviluppo interiore.
    Alle materie curriculari si alternano armonicamente le attività complementari libere (sociologia, giornalismo, drammatizzazione, chitarra, flauto, ceramica, aeromodellismo, nuoto, judò, scacchi...). L'educazione sessuale ed igienico-sanitaria, l'incontro di più classi per conversazioni allargate, lo scioglimento delle classi per la formazione di gruppi di lavoro ristretti, le tavole rotonde, la corrispondenza scolastica sono le iniziative più diffuse della scuola. Esse tendono a porre gli alunni in diretta corrispondenza tra loro, con gli insegnanti, con il mondo della cultura attraverso suoi rappresentanti qualificati ed anche con il mondo esterno più remoto. La scuola cessa di essere traumatizzante e impegna di volta in volta tutta la personalità dell'alunno, coinvolgendolo in ogni singola esperienza.
    Noi aspiriamo a liberare l'alunno dalla preoccupazione del successo scolastico, per impegnarlo integralmente alla riuscita delle singole iniziative. Se egli sa che un «personaggio» verrà nella scuola e potrà lui stesso interrogarlo (invece di essere da lui interrogato), la sua preoccupazione sarà puramente e semplicemente quella di capire e di farsi capire. Quando – altro esempio – si prepara una tavola rotonda e il ragazzo, opportunamente sensibilizzato e preparato, ha una sua tesi da sostenere, non sarà motivato dal voto o dalla preoccupazione di mettersi in evidenza in vista della promozione, ma sarà proprio la sua tesi a coinvolgerlo e impegnarlo. Se – altro esempio – un gruppo ristretto di lavoro costruisce un oggetto di carattere artistico o tecnico, e la cosa interessa vivamente i ragazzi, questi non saranno più motivati dalla valutazione che si potrà dare di loro, ma sarà l'opera in sé da realizzare ancora una volta a impegnarli e a coinvolgerli integralmente.
    La corrispondenza scolastica poi (italiana, europea, intercontinentale), stabilisce un rapporto con il mondo lontano, cosicché il fissare in parole scritte i contenuti del proprio apprendimento non è più mera e astratta esercitazione scolastica, ma una esigenza di intendere e farsi intendere. In sostanza alla «M. Luther King» ci sforziamo di fare in modo che ogni momento di scuola sia soprattutto un momento di vita. Il fatto che gli alunni (nella biblioteca scolastica, nelle ore di lezione, nei seminari, nelle attività...) non lavorino in vista di una interrogazione, di un compito in classe, ma tenendo presenti altri fini (cioè la buona realizzazione dell'opera di volta in volta in programma), provoca nella scuola stessa una specie di positiva complicità di alunni e di insegnanti, determinandovi costantemente un clima profondamente stimolante ed educativo. Il tempo pieno scolastico, in un autentico rapporto di interazione e complementarietà di persone e di atti educativi, non va inteso quindi sotto il mero aspetto assistenziale, ma va compreso nel suo intimo significato pedagogico.

    L'INTERDISCIPLINARIETÀ COME FORMAZIONE ALLA GLOBALITÀ

    Un aspetto importante di maturità personale è, certamente, il senso della globalità. I ragazzi vanno aiutati a crescere in questa prospettiva. Purtroppo la scuola tradizionale, nella polverizzazione delle materie e dei contenuti, gioca un ruolo negativo in questa direzione.
    La scelta di quell'ampia interdisciplinarità in cui vogliamo caratterizzarci, mira, tra l'altro, a superare questo ostacolo.
    Per fare un discorso concreto, raccontiamo una nostra esperienza. È facile rileggerla alla luce dei temi educativi di cui ci sembra carica. Con una classe abbiamo preparato un «recital» riassuntivo del periodo storico studiato assieme. Hanno collaborato gli insegnanti di italiano, di storia, di educazione artistica e di drammatizzazione. Molte volte, questi insegnanti si sono trovati assieme, in classe, per discutere con i ragazzi contenuti e progetti. I personaggi del passato sono stati legati a quelli di oggi. I fatti di attualità li abbiamo riletti alla luce della «storia». Per comunicare tutto questo grosso bagaglio di contenuti, i ragazzi hanno recitato alle altre classi una «commedia d'arte»: in un copione che riferiva un giudizio globale sulla realtà studiata le battute non erano preparate prima, ma venivano improvvisate dai ragazzi in rapporto ai personaggi che interpretavano, dimostrando così una conoscenza ampia di testi letterari e di documenti storici.
    Un lavoro del genere, che ha impegnato molte settimane di tempo scolastico, ha permesso di raggiungere obiettivi educativi importanti: i ragazzi hanno scoperto una scuola nuova, non più meccanicamente ripetitiva, ma di giudizio, di valutazione critica sul presente e sul passato; si è colta una visione storica globale; i ragazzi hanno appreso ad esprimersi, superando inibizioni e difficoltà di comunicazione (noi diamo più importanza al dialogo che alla espressione scritta); hanno maturato una educazione critica capace di collegare presente a passato e viceversa.

    La partecipazione: verso una gestione comunitaria della scuola

    La maturità comporta la capacità di autogestione, almeno a quei livelli possibili in una visione realistica delle singole componenti in dialogo. Per noi è una meta, che cerchiamo di esprimere attraverso strumenti adeguati. Ne trascriviamo uno: la Parva Charta è il regolamento interno della «M. Luther King», compilato dai ragazzi e aggiornato di anno in anno. Un documento vivo ed attuale, senza retorica né vanità, un testo originale, nato in una scuola nuova per una società nuova:

    1) La scuola fa di tutto perché tu cí venga volentieri. La «Martin Luther King è aperta tutto il giorno ed anche nel periodo delle vacanze estive: puoi frequentarla tutto l'anno.
    2) Nella scuola si formano ancora le varie classi, ma esiste una sola comunità operativa.
    3) L'interscuola, i contatti frequenti con i compagni di altre classi nei gruppi di lavoro, nei seminari, nella mensa, durante le visite didattiche, nelle attività ludiche servono a sviluppare la tua socialità, il tuo senso critico e la tua bontà e capacità di dialogo.
    4) Con i compagni è bello intendersi e stringere duratura amicizia; le compagne vanno sempre rispettate.
    5) La presidenza è sempre aperta: non esitare ad entrarvi. La preside vuole conoscerti.
    6) Stabilire un aperto colloquio con i professori del Consiglio di Classe è il modo migliore per fare una lezione. È opportuno che tu segua tutte le materie per la tua formazione, anche quelle non obbligatorie: inoltre devi saper scegliere le libere attività in relazione ai tuoi interessi e alle tue capacità.
    7) La scuola invita la tua famiglia a collaborare per meglio capire e risolvere insieme i tuoi problemi.
    8) I libri, come ogni altro mezzo di comunicazione, sono strumenti necessari, ma non perfetti. Studiare significa osservare, interpretare, confrontare, riflettere.
    9) La scuola della piena educazione, integrata dalle libere attività complementari, ti consente una armonica organizzazione della giornata, ma richiede molta responsabilità: devi collaborare alla tua educazione e a quella dei tuoi compagni.
    10) I giudizi espressi nella tua pagella devono rispecchiare le tue capacità, il tuo comportamento, la tua forza di volontà, la serietà del tuo impegno: essi sono validi nella misura in cui ne diventi consapevole.

    Un progetto educativo senza ideologia?

    La lettura delle pagine che precedono, relative al progetto d'uomo in cui crediamo, può far correre il dubbio che il nostro procedere educativo sia «sterilizzato», per evitare frizioni nel corpo insegnante. È un tasto delicato. Ne abbiamo, evidentemente, parlato molto tra di noi.
    Non crediamo alla neutralità della cultura. Quindi neppure ci sogniamo di fare un processo educativo impersonale e privo di «ideologie». Ognuno di noi è collocato, in una visione della realtà e in un giudizio su di essa. Non vogliamo però ridurre i ragazzi della nostra scuola a cavie della nostra sperimentazione ideologica. Ognuno di noi vive in termini diversi il necessario conflitto tra la propria visione culturale e il servizio educativo. Abbiamo trovato un punto di confronto comune. Educare i ragazzi ad un maturo senso critico significa per noi educarli alla obiettività delle analisi e dei giudizi. Siamo coscienti che è difficile raggiungere l'obiettività assoluta e che sarebbe pericoloso tendere alla neutralità delle informazioni. La meta dell'obiettività ci comporta la fatica di documentare ogni affermazione, di essere il più possibile «scientifici» nelle analisi e nell'utilizzazione degli strumenti (e ci aiutiamo molto attraverso lo scambio di competenze, molto ampio nei nostri Collegi) e l'istanza di evitare sempre la superficialità, in una continua ricerca di significati e di motivazioni profonde.
    Questa è la «collocazione» formale di noi insegnanti: in questo spirito ciascuno di noi, pur nelle inevitabili frizioni, trova adeguato respiro per la sua personale collocazione politica e culturale.
    Queste scelte, è inutile ricordarlo, si ripercuotono quotidianamente nei momenti di programmazione e di verifica, nelle varie riunioni, nelle ore strutturate di interdisciplinarietà. Qualche insegnante ha chiesto il trasferimento, proprio perché non se la sentiva di accettare il nostro esperimento. Sono gesti importanti. Che ci ricordano la responsabilità personale che comunque mettiamo in gioco in ogni nostro rapporto educativo.

    UNA SCUOLA PERFETTA?

    La nostra non è una scuola perfetta. Tutt'altro. Abbiamo chiari i limiti oggettivi e quelli tendenziali. Ci abbiamo pensato molte volte, proprio per non lasciarcene sopraffare.

    a) La giornata integrata nella sua pienezza e complessità (è difficile raggiungere l'equilibrio tra tempo scolastico «specifico» e tempo educativo «attenuato») potrebbe alternare il ritmo di vita naturale del ragazzo.
    b) Le libere attività complementari rigorosamente inserite nell'orario giornaliero, potrebbero perdere quel carattere di spontaneità, di adesione cui devono essenzialmente ispirarsi.
    c) Il mutamento, talvolta eccessivo, d'interventi educativi potrebbe compromettere il carattere «unitario» dell'insegnamento indispensabile già in una struttura polivalente come quella della nostra scuola.
    d) I vari operatori scolastici, preordinatamente impegnati ciascuno nel proprio settore senza un'adeguata flessibilità d'orario potrebbero essere sopraffatti da un senso di deresponsabilizzazione.
    In altri termini se il pericolo della scuola come istruzione resta pur sempre quello di non essere abbastanza «vita», un cattivo impiego del tempo pieno scolastico potrebbe aumentare i rischi che questo pericolo comporta.

    D'altra parte, però, la nostra esperienza testimonia che con pochi mezzi e molto coraggio, accettando continuamente il confronto stimolante della realtà, qualcosa di alternativo si può fare. Lo spazio per la sperimentazione è ampio: i programmi non possono diventare il tabù a cui si sacrifica tutto. I ragazzi che sono usciti dalla «M. Luther King» possiedono forse un bagaglio di nozioni più ristretto dei loro coetanei. Ma hanno «appreso ad apprendere». Sono persone capaci di dialogo e di notevole senso critico. La distanza nozionistica è presto superata, in uno slancio di maturità più globale.
    La nostra esperienza ce lo conferma.
    Questa scuola non è un'oasi felice in un triste deserto: non vogliamo che lo sia. Crediamo troppo alla scuola, alla sua reale capacità formativa, per non suggerire ai colleghi il coraggio di tentare nuove strade.


    T e r z a
    p a g i n A


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