Attesi dal suo amore
    Proposta pastorale 2024-25 

    MGS 24 triennio

    Materiali di approfondimento


    Letti 
    & apprezzati


    Il numero di NPG
    luglio-agosto 2024
    600 cop 2024 2


    Il numero di NPG
    speciale sussidio 2024
    600 cop 2024 2


    Newsletter
    luglio-agosto 2024
    LUGLIO AGOSTO 2024


    Newsletter
    SPECIALE 2024
    SPECIALE SUSSIDIO 2024


    P. Pino Puglisi
    e NPG
    PPP e NPG


    Pensieri, parole
    ed emozioni


    Post it

    • On line il numero di LUGLIO-AGOSTO di NPG sul tema degli IRC, e quello SPECIALE con gli approfondimenti della proposta pastorale.  E qui le corrispondenti NEWSLETTER: luglio-agostospeciale.
    • Attivate nel sito (colonna di destra "Terza paginA") varie nuove rubriche per il 2024.
    • Linkati tutti i DOSSIER del 2020 col corrispettivo PDF.
    • Messa on line l'ANNATA 2020: 118 articoli usufruibili per la lettura, lo studio, la pratica, la diffusione (citando gentilmente la fonte).
    • Due nuove rubriche on line: RECENSIONI E SEGNALAZIONI. I libri recenti più interessanti e utili per l'operatore pastorale, e PENSIERI, PAROLE

    Le ANNATE di NPG 
    1967-2024 


    I DOSSIER di NPG 
    (dall'ultimo ai primi) 


    Le RUBRICHE NPG 
    (in ordine alfabetico
    e cronologico)
     


    Gli AUTORI di NPG
    ieri e oggi


    Gli EDITORIALI NPG 
    1967-2024 


    VOCI TEMATICHE 
    di NPG
    (in ordine alfabetico) 


    I LIBRI di NPG 
    Giovani e ragazzi,
    educazione, pastorale

     


    I SEMPREVERDI
    I migliori DOSSIER NPG
    fino al 2000 


    Animazione,
    animatori, sussidi


    Un giorno di maggio 
    La canzone del sito
    Margherita Pirri 


    WEB TV


    NPG Facebook

    x 2024 400


    NPG X

    x 2024 400



    Note di pastorale giovanile
    via Giacomo Costamagna 6
    00181 Roma

    Telefono
    06 4940442

    Email

    Situazione socio-religiosa e crisi vocazionale



    Severino De Pieri

    (NPG 1975-01-71)

    UNA PREMESSA

    Negli ultimi anni si sono moltiplicate anche in Italia le ricerche sulla situazione socio-religiosa.
    In particolare è stata variamente analizzata la condizione giovanile nel nostro paese e disponiamo ormai di dati abbastanza significativi soprattutto circa gli atteggiamenti religiosi dei giovani.
    Nei riguardi invece della «crisi vocazionale» non abbiamo ancora dei dati estesi e sicuri. Manca soprattutto una ipotesi esplicativa dei fenomeni di crisi che stiamo vivendo. In difetto di una diagnosi precisa anche le terapie che si stanno tentando risultano approssimative.
    Pertanto è arduo fare un discorso esauriente in una situazione per tanti aspetti fluida e in pieno divenire come è quella vocazionale italiana. In attesa di avere a disposizione nel prossimo futuro un panorama più completo di dati, vogliamo prospettare un tentativo di interpretazione della crisi vocazionale odierna rapportandola al contesto socio-religioso attuale.
    Individuiamo perciò una «chiave di lettura» prevalentemente socio-religiosa del problema vocazionale, tentando di cogliere la dinamica dell'interdipendenza esistente fra vocazione, società e Chiesa.
    Privilegiando questa modalità di lettura non vogliamo disattendere i fattori personali tradizionali che hanno fatto propendere in passato verso una spiegazione prevalentemente psicologica individuale della crisi, né possiamo disconoscere come credenti che il problema della vocazione è da vedere in ultima analisi eminentemente in prospettiva teologica e soprannaturale.
    Situandosi il problema vocazionale nell'ambito della attuale cultura giovanile, occorre tenere nel debito conto questa ipotesi esplicativa più globale, anche perché a lungo termine può risultare più feconda di soluzioni e di indicazioni operative.
    Una pastorale giovanile aperta all'animazione vocazionale prende così l'avvio da una lettura meno parziale della attuale situazione e tende a far superare il senso di sfiducia e il disorientamento mediante la proposta di interventi operativi più realistici, illuminati e coordinati.

    DATI DI FATTO SULL'ATTUALE SITUAZIONE RELIGIOSA

    Sotto il profilo socio-religioso il nostro paese appare coinvolto da un profondo e rapido processo di secolarizzazione intesa come crisi del sacro tradizionale e ricerca di una nuova religiosità. Secolarizzazione non è sinonimo di irreligione, ma è un processo che comporta mutamenti nella scala dei valori, nella visione della vita, nei modelli di comportamento che sono intervenuti col mutare delle strutture e delle istituzioni.

    Ricerche sul processo di secolarizzazione

    Le ricerche di BURGALASSI sono illuminanti al riguardo. Esse, dandoci la misura del cambiamento intervenuto nel comportamento religioso degli italiani negli ultimi decenni, ci presentano in pari tempo una estrema variabilità di situazioni (legate alle «variabili» nord-sud, maschi-femmine, giovani-adulti, ceto operaio-ceto borghese, ecc.) e di tipologie religiose nella cristianità italiana (atea, indifferente, cattolica ufficiale, sacrale-magica, profetica) [1].
    Anche l'indagine promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana su «Evangelizzazione e Sacramenti» conferma ampiamente l'evoluzione intervenuta a riguardo della fede e della religione nel contesto della secolarizzazione, per cui si impone la maturazione di una fede più adulta e autentica e un diverso tipo di rapporto dei credenti con il mondo [2] . Recentemente MILANESI ha indicato i diversi atteggiamenti che assumono i giovani italiani nei confronti della religiosità, da quella istituzionale-ufficiale a quella spontanea e naturale, costituendo il primo tentativo di una tipologia religiosa giovanile (i giovani d'oggi di fronte al sacro istituzionalizzato ecclesiasticamente, di fronte al sacro contenuto nel messaggio cristiano, di fronte al sacro contenuto nella ipotesi teista, di fronte al sacro «radicale») [3] .
    Le nostre ricerche compiute in questo decennio tra i giovani dell'area veneta testimoniano la transizione di valori non solo sociali ma soprattutto morali e religiosi: la secolarizzazione è sfociata nella «crisi di identità» [4]. Tra gli aspetto positivi emersi c'è l'intuizione che occorre un modo nuovo per realizzare il bene sociale, quello che conduce alla costruzione della comunità. Anche nel Veneto l'atteggiamento dei giovani verso la Chiesa è in genere ambivalente e il sacerdote è visto in prospettiva prevalentemente «orizzontale», più sotto il profilo sociologico che teologico [5].
    Una completa ed approfondita analisi del rapporto giovani-Chiesa è stata effettuata da GARELLI: risulta particolarmente interessante la percezione che hanno della istituzione ecclesiastica i giovani con diversa intensità di sensibilità politica [6].

    La situazione delle vocazioni in Italia

    Come si può osservare, possiamo fare riferimento ad alcuni dati abbastanza sicuri circa la situazione socio-religiosa italiana, particolarmente giovanile. Non altrettanto è possibile affermare per gli studi sul problema delle vocazioni in Italia, specie sul fenomeno della crisi vocazionale. Disponiamo di qualche ricerca sull'orientamento vocazionale dei giovani e sulla psicopatologia delle vocazioni; invece manca fino ad oggi uno studio completo ed esauriente sulle vocazioni sacerdotali e religiose in Italia, tale cioè da comprenderne la genesi, lo sviluppo, l'orientamento, la formazione e i fenomeni di crisi intervenuti. I dati parziali più evidenti si riferiscono come tutti conosciamo al diminuire delle vocazioni sacerdotali e religiose ed al dilagare degli «abbandoni» del sacerdozio e della vita religiosa [7].
    È noto inoltre come alla situazione italiana faccia riscontro quella delle altre nazioni occidentali, mentre assai diversamente si presenta il panorama vocazionale delle cristianità nascenti nei paesi in via di sviluppo o in quelle perseguitate dell'est europeo. Ugualmente è dato di assistere a sintomi di ripresa in nazioni che da qualche tempo hanno esperimentato la crisi.
    Questi dati tuttavia non consentono di trarre alcuna conclusione che sia valida in termini generali, ma sembrano orientare verso la ricerca di una ipotesi esplicativa che tenteremo ora di delineare.

    ANALISI DEI MOTIVI DI «CRISI VOCAZIONALE»

    La riflessione più recente sembra orientare la ricerca delle cause della crisi vocazionale – come dicevamo – nella direzione dell'interdipendenza tra le variabili che entrano in interazione: società, Chiesa, giovani. In altri termini, il problema delle vocazioni sacerdotali e religiose può trovare una spiegazione (anche se parziale perché limitata all'aspetto sociologico) solo se riferito ad un quadro interpretativo più ampio, quello appunto del contesto sociale ed ecclesiale odierno in rapida e profonda trasformazione. Può essere pertanto ipotizzato un modello dinamico di interdipendenza fra «sottosistemi» così articolato:

    – l'attuale società in piena evoluzione «attraversa» l'istituzione ecclesiastica imponendole un confronto e una verifica cui non può sottrarsi, pena l'emarginazione;
    – la Chiesa a sua volta è stata posta in stato di rinnovamento da un evento di capitale importanza come il Concilio Vaticano II e per parte sua non manca di influire nel mondo contemporaneo;
    – i giovani d'oggi, espressi dall'attuale società, prendono coscienza della loro importanza come «classe» a sé stante ed influiscono sull'intero sistema sociale, Chiesa compresa, con la contestazione e la proposta di una nuova «cultura giovanile» [8].
    L'«attraversamento» compiuto da questi sottosistemi nel campo vocazionale ha provocato una «crisi» che prima di essere quantitativa è stata ed è qualitativa, come è dato di rilevare nella «crisi di identità» che caratterizza oggi non solo il sacerdozio ma anche la vita religiosa sia maschile che femminile.

    Vogliamo qui richiamare, a titolo esemplificativo, alcuni fenomeni che provengono dall'interazione suaccennata e che si presentano particolarmente carichi di conseguenze per l'evoluzione giovanile in genere e la problematica vocazionale in specie:

    – la crisi del sacro nella società industriale (frattura fra religione e società, processo avanzato di «secolarizzazione»);
    – privatizzazione del fatto religioso e – come immediata reazione – tendenza a rivendicare una azione politica dei cristiani sulla società, ispirata al Vangelo;
    – visione «storica» dell'uomo e del mondo: l'uomo visto più come progetto che come ricordo (ciò conferisce nettamente il primato al futuro sul presente e sul passato) e il mondo sentito più come impegno da realizzare che come un libro dove leggere la volontà di Dio;
    – il crollo della teologia classica e sistematica e il pluralismo religioso e ideologico (tanto che lo stesso ecumenismo rischia di divenire oggi un elemento modesto e di poco rilievo);
    – la fine della «supplenza» della Chiesa e in particolare delle congregazioni religiose in molte attività sociali e culturali odierne (con la conseguente riduzione di spazio operativo e la necessità di nuove forme di presenza nel mondo contemporaneo).

    Di fronte alla complessità e alla vastità di questi fenomeni socio-culturali vengono ad assumere minore importanza spiegazioni sia pure vere ma parziali della «crisi vocazionale», come quelle che sono tradizionalmente rievocate quando si apre questo discorso (si vedano, ad esempio, i problemi dell'immaturità affettiva o socio-comunitaria, la contestazione dell'autorità o delle strutture formative, le crisi morali o di fede, ecc.). Queste «spiegazioni» si pongono sovente più come conseguenza che causa della crisi, per cui i tentativi di intervento risolutivo sono da ritrovare a livello più generale, in un nuovo modo di concepire e attuare il rapporto Chiesa-società e giovani-vocazione.
    Ne consegue che l'orientamento vocazionale oggi è inteso non solo come azione di proposta e promozione a livello individuale, ma anche e soprattutto come intervento globale su tutte le strutture e componenti sociali ed ecclesiali [9].
    È finito il tempo delle deleghe (come si è fatto spesso con il «Promotore delle Vocazioni») : è tutta la Chiesa e ogni singola congregazione e comunità da mettere in stato di orientamento e animazione vocazionale. E ciò comporta l'assunzione di una dinamica di rinnovamento, vissuta sovente a livello conflittuale, con le inevitabili resistenze al cambiamento e i rischi delle nuove esperienze.
    In questa prospettiva trova una coerente collocazione il discorso su una pastorale giovanile «aperta» all'animazione vocazionale, coraggiosamente assunta e programmata.

    L'ATTUALE CULTURA GIOVANILE E I VALORI VOCAZIONALI

    Partendo da una analisi della condizione giovanile in Italia, tentiamo di cogliere gli aspetti più significativi dell'attuale «cultura giovanile» per giungere ad evidenziarne gli eventuali valori vocazionali.
    Sulla base degli studi di MILANESI ecco gli elementi essenziali atti a definire l'attuale condizione giovanile italiana:

    – una determinazione cronologica: 14-25 anni (dalla fine della scuola dell'obbligo all'autonomia economica) (resta aperto però il problema dei preadolescenti);
    – una situazione di transizione di status e ruoli resa problematica da un processo di socializzazione molto carente (con relativa sfiducia verso il sistema);
    – una posizione di marginalità (e conseguente emarginazione) per la mancanza di potere decisionale pur avendone la capacità e l'aspirazione;
    – una reazione ambivalente, che va dalla accettazione passiva alle varie forme di contestazione (sovente a livello puramente verbale);
    – una crescente politicizzazione delle forme di intervento sociale [10].

    In questo contesto è arduo stabilire i «tratti» della cultura giovanile italiana (intendendo per «cultura» l'insieme dei valori e dei modelli che ispirano il comportamento), anche perché assistiamo ad una estrema variabilità di situazioni.
    In genere si può rilevare che i giovani italiani sono caratterizzati da una forte accelerazione evolutiva (transizione di valori) ed in rapporto di stretta correlazione con la società in cui sono inseriti (dalla quale sono condizionati, nonostante la conflittualità che manifestano). Presentano ancora un elevato indice di dipendenza affettiva familiare che mal si connette con le dichiarazioni di sganciamento da ogni forma di autorità. La ricerca del gruppo è per lo più motivata da bisogni sostitutivi e compensatori (ricercano nel gruppo la sicurezza che hanno perduto nell'istituzione familiare). Simpatizzano in genere per un nuovo umanesimo sociale, di cui non hanno però né l'esperienza né le motivazioni. L'impegno politico è viziato dall'utopia o contaminato dalle compromissioni di partito. Sotto il profilo morale c'è sovente la prevalenza di criteri soggettivi di valutazione, con una certa tendenza ad accentuare gli aspetti sociali del comportamento su quelli individuali. L'appartenenza e la pratica religiosa sono generalmente in crisi e il problema della fede è sovente risolto in chiave antropologica, con larvate forme di deismo o di naturalismo spontaneistico nel comportamento.
    Dal punto di vista emotivo-affettivo e tendenziale c'è più interesse per il futuro che per il passato, per ciò che è dinamico che per ciò che è statico, per ciò che è essenziale che per ciò che è accessorio, per il contenuto che per le forme o le modalità, per l'impegno che per la paura di compromettersi, per ciò che è esteriore che per ciò che è interiore, per l'immediato che per ciò che è lontano ed esige sforzo e sacrificio, per la critica che per la costruzione, per ciò che interessa la persona che per ciò che interessa l'istituzione, per ciò che è comunitario che per ciò che è individuale. Indubbiamente la maggioranza dei giovani è attratta dalle sollecitazioni della società dei consumi (sesso compreso) e solo una piccola parte è disponibile alla oblatività (non tanto – ci sembra – perché i giovani siano restii alla donazione, ma perché tutto congiura contro di loro quando si tratta di rendere effettive le aspirazioni di altruismo e consacrazione). Per ciò che concerne i valori vocazionali abbiamo reazioni abbastanza simili sia che si tratti di vocazione sacerdotale che religiosa.
    In genere c'è la tendenza a rifuggire dalle strutture «chiuse» del seminario. Il sacerdozio «attrae» molto meno di un tempo forse perché non offre più sicurezza e prestigio.
    Per quanto riguarda la vita religiosa si può costatare che – in genere –sono più numerosi i motivi di disaffezione che di interesse.
    Ecco secondo una recente analisi ciò che allontana i giovani dalla vita religiosa come è vista nelle Congregazioni [11]:

    – la percezione di uno stile di vita come «fatto del passato» cristallizzato nel presente;
    – la paura di doversi allineare, di essere messi come in uno stampo, di essere strutturati in forme statiche fortemente istituzionalizzate ed organizzate;
    – la previsione dell'uniformità che il gruppo religioso di appartenenza impone solitamente ai membri;
    – la constatazione che normalmente oggi è troppo debole o variabile l'identità dell'istituto, perché percepito senza mordente o scarsamente radicale nelle opzioni;
    – il fatto che la vita religiosa sovente privilegiata certi valori (ad esempio della civiltà sacrale) a scapito dei valori più consoni alla sensibilità giovanile come l'accoglienza, l'apertura agli altri, la condivisione, la solidarietà, l'attenzione ai poveri, la collaborazione con i grandi movimenti che lottano per la pace e per la giustizia sociale, la comprensione per le rivendicazioni degli oppressi, la volontà di cambiare le strutture, la ricerca del progresso tecnico-scientifico, ecc.;
    – la constatazione che spesso le congregazioni pospongono le persone alle opere e alle istituzioni e che l'impegno apostolico è a favore solo di determinate classi sociali, non sempre le più bisognose;
    – la previsione che tutta una vita sarà sotto il segno di una stabilità insopportabile o – fatto più grave – la percezione che le opere o le istituzioni siano la concretizzazione di una pastorale sbagliata destinata a conservare o legittimare un ordine ingiusto;
    – il timore che certe forme esteriori e istituzionalizzate (orario, abitazione, vitto, vestito, ecc.) non servano a dare testimonianza o che gli impegni apostolici non siano autentici (come una povertà personale che non si manifesta nella povertà dell'istituzione; un amore per i poveri che non arriva al livello della lotta per i poveri e con i poveri; una preghiera che non è condivisa nella preghiera comunitaria e che non si vive tra gli altri come segno di evangelizzazione);
    – la delusione derivante dall'immaturità di molti membri degli istituti o dalla scarsa animazione religiosa di certe comunità (situazioni che diffondono un senso di grave frustrazione o fallimento);
    – il timore infine che la vita religiosa impedisca l'esperienza personale e comprima la creatività.

    Per contro ecco ciò che sembra attirare i giovani di oggi verso la vita religiosa:

    – il desiderio di vivere una vita interamente ispirata al Vangelo, seguendo Cristo soprattutto in alcuni aspetti oggi particolarmente sentiti: amore, povertà, servizio, lavoro per il Regno;
    – l'attrattiva di vivere l'esperienza evangelica in piccole comunità o fraternità, per testimoniare una maniera particolare di essere Chiesa;
    – l'aspirazione a rileggere o «reinventare» il carisma del fondatore per renderlo consono ai tempi;
    – l'apprezzamento per ciò che è essenziale e profetico nell'impegno della congregazione, soprattutto la lotta contro l'ingiustizia e l'oppressione, la promozione umana e sociale (liberazione e umanizzazione);
    – la speranza che le strutture rinnovate della vita religiosa consentano possibilità di autorealizzazione, flessibilità di impegno, creatività personale.
    Come si può osservare, i giovani d'oggi sembrano reagire con interesse di fronte alla prospettiva di vivere una vita ispirata al vangelo e contestano non i valori propriamente detti, bensì l'espressione culturale con cui talora si sono storicizzati.
    A questo rifiuto si aggiungono forme di idealismo e di radicalismo che attendono ancora la verifica dell'esperienza.
    Scrive Rueda alla conclusione della citata analisi: «Da parte dei giovani c'è stata una sorprendente mancanza di maturità che si trasforma in un idealismo radicale, sproporzionato alle azioni concrete e alla costanza che dimostrano. Da una parte i giovani maturano più lentamente che in altri tempi e facilmente assumono atteggiamenti di sfiducia, rifiuto, reazione; dall'altra i meno giovani pagano un tributo a un'epoca di profondi cambiamenti culturali di cui non hanno saputo cogliere ancora né l'importanza né la novità. In termini di dialettica storica si potrebbe dire che siamo alla antitesi, ancora molto lontani, purtroppo, dalla sintesi» [12].

    CONCLUSIONE

    Abbiamo tentato una analisi del problema vocazionale giovanile in termini prevalentemente socio-culturali. L doveroso però ammettere che questo tentativo risulta parziale non solo in rapporto ai dati disponibili o alla validità dell'interpretazione offerta, ma soprattutto in rapporto al tema misterioso della vocazione, nella analisi del quale sfuggirà sempre una variabile che non è soggetta a competenze umane, quella che risponde alle imprevedibili sollecitazioni dello Spirito.
    Tuttavia, per la parte che ci interessa, possiamo trarre da questi dati uno stimolo a ripensare più realisticamente i nostri interventi di promozione, in modo che rispondano più adeguatamente alla situazione dei giovani d'oggi inseriti in un contesto sociale ed ecclesiale profondamente evolutivo.

    NOTE

    [1] BURGALASSI S., Le cristianità nascoste, Edizioni Dehoniane, Bologna, 1970.
    (2] C.E.I., Relazione sulla ricerca socio-pastorale su «Evangelizzazione e Sacramenti», a cura di IRADES-COP, Roma, 1973.
    [3] MILANESI G., I giovani di fronte al sacro: un tentativo di tipologia religiosa, in «Note di Pastorale Giovanile», luglio-agosto 1974, pp. 15-27; e ancora RUSCONl G.E., Giovani e secolarizzazione, Vallecchi, Firenze, 1969; MILANESI G.C., I giovani nel mondo secolarizzato, in «La secolarizzazione oggi in Italia», Città Nuova, Roma, 1971.
    [4] DE PIERI S., Densità di secolarizzazione nei giovani del Veneto, in «Note di Pastorale Giovanile», 1971/4, pp. 31-45. Cfr. inoltre «Rapporto sui giovani» (1971), e «I giovani e la comunità» (1973), indagini effettuate a cura del Centro di Orientamento di Mogliano Veneto.
    [5] DE PIERI S., Atteggiamenti della gioventù dell'area veneta nei confronti della religiosità, della vocazione e del sacerdozio, Mogliano Veneto, gennaio 1974 (ciclostilato).
    [6] GARELLI F., Questa è l'immagine che i giovani hanno della Chiesa, in «Note di Pastorale Giovanile» 1974/1, pp. 61-100; 1974/6, pp. 68-93. Cfr. pure MELIS S., I giovani e l'ambiente, Coinés Edizioni, Roma, 1972.
    I risultati di questa ricerca chiariscono quale può essere il significato della crisi dei seminari di cui tutti parlano. L'autore vede specialmente «nel ritardo socioculturale (cultural lag)» del seminario e in una mancata chiarezza delle mete educative, i fattori che «lasciano i soggetti in una sfasatura psicologica». La coscienza di essere uomini dell'oggi e l'ambiente seminaristico legato a schemi di altri tempi creano nei seminaristi conflitti e tensioni a scapito della loro stabilità e maturità. Questa ricerca oltre che interessare i candidati al sacerdozio e i loro educatori, può aiutare a comprendere anche certi conflitti di giovani non-seminaristi tesi tra un tipo di famiglia o di educazione orientata verticalmente e lo stile di vita orizzontale richiesto dalle mutate relazioni socio-culturali col mondo circostante. Ha dunque un valore tecnico e paradigmatico che va oltre l'oggetto particolare della ricerca. È il problema che soggiace ad ogni rapporto fra generazioni, sentito dal giovane come problema di identità personale e vissuto talvolta drammaticamente.
    [7] In Italia agli 8.193 seminaristi del 1954 corrispondevano appena 4.511 seminaristi al 1° gennaio 1973, e ai 25.802 professi temporanei di istituti religiosi del 1954 ne corrispondevano appena 6.700 al 1° gennaio 1973 (cfr. PIERACCIONI, I Seminari sono chiusi, in «L'Osservatore della Domenica», 14 luglio 1974, p. 7).
    Nel medesimo periodo, mentre si registra un aumento costante della popolazione ( + 7.855.831 unità) e delle parrocchie ( + 3.000 unità), il numero dei sacerdoti diocesani presenta un andamento fluttuante (infatti da 45.138 nel 1955 si scende gradualmente a 42.902 nel 1963, per risalire poi fino a 44.031 nel 1970 e quindi ridiscendere a 42.482 nel 1972.
    Inoltre si rivela che in nuovi ordinati annui sono quasi sempre inferiori ai sacerdoti defunti nell'anno; per cui risulta che in media gli ordinati sono 1'88% rispetto ai defunti. Risultano ordinati negli ultimi 18 anni in media 795 sacerdoti all'anno, contro una media di 902 sacerdoti defunti. Il clero diocesano è diminuito del 12% circa.
    Per quanto riguarda l'estero sappiamo che, eccetto in Polonia e in Jugoslavia, si registrano ovunque segni di chiara flessione. Esaminando, per es., il rapporto tra sacerdoti ordinati e sacerdoti defunti in Europa, si ha questa situazione: ad eccezione delle nazioni ricordate, tutte le altre nazioni europee insieme nell'anno 1970-71 hanno avuto 2.106 nuovi sacerdoti contro 3.097 sacerdoti defunti, cioè 991 in meno (cfr. Vocazioni, n. 5, dicembre 1973, p. 557).
    [8] Per la dinamica dell'interdipendenza si veda MILLER J.G., La teoria generale dei sistemi viventi, Angeli, Milano, 1971; ENRIQUEZ E., Problématique du changement, in «Connexions», 1972/4, 5-45.
    Sulla trasformazione degli Ordini religiosi in seguito alla rivoluzione industriale, si veda E. PIN, Gli istituti religiosi apostolici ed il cambiamento socio-culturale, in H. CARRIER - E. PIN, Saggi di sociologia religiosa, AVE, Roma, 1967.
    [9] In tale direzione si muove anche il recente «Piano Pastorale per le vocazioni in Italia» (linee programmatiche approvate dalla commissione episcopale per l'educazione cattolica su mandato della C.E.I.), C.N.V., Roma, 1973.
    [10] Si veda anche SCARPATI R., La condizione giovanile in Italia, ISVET, Roma, 1973.
    [11] Cfr. RUEDA B., Giovani e vocazione religiosa, in «Vocazioni», 1974/7, pp. 903-916.
    [12] RUEDA B., o.c., pp. 911-912.


    T e r z a
    p a g i n A


    NOVITÀ 2024


    Saper essere
    Competenze trasversali


    L'umano
    nella letteratura


    I sogni dei giovani x
    una Chiesa sinodale


    Strumenti e metodi
    per formare ancora


    Per una
    "buona" politica


    Sport e
    vita cristiana
    rubrica sport


    PROSEGUE DAL 2023


    Assetati d'eterno 
    Nostalgia di Dio e arte


    Abitare la Parola
    Incontrare Gesù


    Dove incontrare
    oggi il Signore


    PG: apprendistato
    alla vita cristiana


    Passeggiate nel
    mondo contemporaneo
     


    NOVITÀ ON LINE


    Di felicità, d'amore,
    di morte e altro
    (Dio compreso)
    Chiara e don Massimo


    Vent'anni di vantaggio
    Universitari in ricerca
    rubrica studio


    Storie di volontari
    A cura del SxS


    Voci dal
    mondo interiore
    A cura dei giovani MGS

    MGS-interiore


    Quello in cui crediamo
    Giovani e ricerca

    Rivista "Testimonianze"


    Universitari in ricerca
    Riflessioni e testimonianze FUCI


    Un "canone" letterario
    per i giovani oggi


    Sguardi in sala
    Tra cinema e teatro

    A cura del CGS


    Recensioni  
    e SEGNALAZIONI

    invetrina2

    Etty Hillesum
    una spiritualità
    per i giovani
     Etty


    Semi e cammini 
    di spiritualità
    Il senso nei frammenti
    spighe


    Ritratti di adolescenti
    A cura del MGS


     

    Main Menu