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    Progetto di vita e scelta cristiana /3



    Giuseppe Sovernigo

    (NPG 1975-01-38)

    Questa terza parte conclude il sussidio.
    Le parti precedenti sono state pubblicate nei numeri 6 e 11 (1974).
    La presentazione alla prima parte indicava il significato globale del sussidio e suggeriva proposte di utilizzazione.
    Questa terza parte del sussidio può offrire una serie di indicazioni molto stimolanti in vista della programmazione educativa di gruppi e comunità. L'autore analizza infatti tutto l'arco di maturazione della persona (dalla fanciullezza alla giovinezza) e suggerisce per ogni tappa le mete e le metodologie di crescita. Con un pizzico di fantasia, ogni operatore pastorale può ricavare un quadro preciso di mete educative, di strumenti e di interventi.

    TERZA PARTE

    STADI Dl MATURAZIONE DEL PROGETTO Dl VITA

    Fanciullezza

    È questa l'età dei giochi preferenziali per imitazione, della recezione passiva della verità.
    L'inizio del pensiero logico, il desiderio di crescere, di partecipare alle attività adulte portano il fanciullo a voler vivere già fin d'ora una professione, una forma di vita.
    E ciò mediante un processo immaginativo. Attraverso questo processo egli va costruendo come una immagine del «sé professionale», basato soprattutto sulla identificazione con persone adulte significative per lui.
    Questo rappresenta già un «proporsi una meta», un far un certo piano di vita. Tuttavia l'incapacità di realismo sia riguardo alla meta stessa sia al tempo futuro e l'incapacità di progettare dei mezzi di realizzazione delle mete lo portano a ricorrere alla fantasia, ad un mondo in cui tutto va automaticamente a posto.
    Egli vive perciò la sua scelta come un gioco.
    Si tratta di una fantasia ludica.

    Famiglia e progetto di vita

    In generale la nostra società lascia il bambino abbastanza indenne da ogni predeterminazione rispetto all'impegno dell'avvenire.
    Tuttavia l'io del bambino è fortemente contrassegnato dal clima familiare. In generale le sue opzioni, i suoi gusti, le sue preferenze provengono:
    - sia dal sistema di valori presente in famiglia
    - sia da particolari esterni che hanno colpito la fantasia.
    È il tempo della emozione privilegiata. Un fatto, un incontro con una persona, un momento particolare colorano affettivamente certi interessi e valori così che questi si fanno orientativi.
    La famiglia nei riguardi del progetto di vita produce un condizionamento indiretto. Il bambino riceve dall'ambiente che lo circonda:
    - modi di reagire
    - modi di conoscere il mondo che rimarranno per tutto il corso della vita e che influiranno sui suoi gusti, attrattive, capacità personali, al momento delle grandi scelte della giovinezza.
    La famiglia deve favorire le esperienze positive di fondo:
    - sentirsi amati con un amore autentico e sostenuti da una disciplina coerente e costante
    - un senso di sicurezza per le attenzioni ricevute
    - un senso della positività della vita, del mondo e degli uomini per i primi positivi e gratificanti incontri infantili
    - senso di competenza di fronte alla vita
    - senso religioso diffuso, il Dio vivente, amore e vita.

    Significato del progetto di vita nella fanciullezza

    Per alcuni parlare di progetto di vita nella fanciullezza significa parlare di un mito. Si parla perciò di disintegrazione o di demitizzazione del progetto di vita nel passaggio dalla fanciullezza all'adolescenza. In realtà qual è il suo valore e il suo significato? Il mito non è un errore ma una intuizione carica di emotività. Può essere il simbolo di una realtà ancora inesprimibile. In quanto mito esige che con il passare degli anni si dissolva; la demitizzazione consentirà di trovare dietro l'involucro:
    - o il niente di una illusione
    - o il vero lievito di un autentico appello.
    Il fanciullo di 8-10 anni percepisce i valori. La sua ammirazione spontanea lo lega agli adulti mediante l'imitazione.
    Il fanciullo ha dei modelli, un io ideale.
    Non teme ancora il restringimento del campo delle possibilità come l'adolescente. Ciò che colpisce nel fanciullo è spesso l'esplicitazione dei valori verso cui si muove.
    Egli si riferisce continuamente alle persone e alle realtà esteriori con una interiorità troppo limitata.
    Tuttavia con l'adolescenza lo spazio interiore si dilaterà.
    C'è una via normale nella maturazione del progetto di vita che sfocia nell'adulto. Ma il progetto di vita del fanciullo è necessario o sufficiente per lui, per la sua crescita.
    Infatti il bambino e il ragazzo non vanno mai pensati come esseri minorati che attendono il domani per essere completi. Essi hanno una propria vita ricca e piena, dei propri ritmi di crescita.
    Non tener conto del progetto di vita di un fanciullo è lederlo profondamente.

    Rapporti tra intenzionalità, valori e progetto di vita

    La psicologia riscopre oggi l'importanza nella fanciullezza del progetto di avvenire che ha cristallizzato la personalità del ragazzo attorno ai valori spirituali e morali che in qualche modo lo strutturano. Tuttavia essa invita nel frattempo a dissociare il progetto stesso dai valori che gli avevano dato corpo.
    Bisogna distinguere tra l'intenzionalità e i valori che sottendono tale intenzionalità, in essa contenuti.
    Quando il bambino elaborando un progetto di vita esprime una data intenzionalità, manifesta in quel momento quali sono i valori in cui crede e di cui ha bisogno per crescere.
    Occorre scoprire i valori espressi dalla intenzionalità, occorre maturare l'intenzionalità vocazionale maturando i valori da essa espressi, finché venga il momento in cui anche l'intenzionalità diventa autentica. È fondamentale cogliere:
    - qual è il progetto di vita
    - quali sono i valori espressi da quella intenzionalità. Anche se tutti questi valori erano rivestiti ed espressi in modo infantile, le potenzialità della persona del fanciullo se ne erano impadronite per realizzare una prima sintesi di personalità.
    Come educatori occorre essere meno preoccupati della intenzionalità e più dei valori, occorre saper vedere l'intenzionalità come tramite per i valori.
    Solo se avrà realizzato quei valori, l'intenzionalità diventerà autentica. Occorre sapervi riconoscere per fede l'azione della grazia che avvia il fanciullo verso il suo avvenire cristiano attraverso una normale tappa psicologica.
    L'incontro e l'assimilazione dei valori è il grande compito della preadolescenza e della adolescenza.
    Lo stesso rapporto che c'è tra intenzionalità e valori intercorre tra motivazioni e valori.
    Bisogna, più che far leva sulla motivazione espressa, maturare i valori significati dalla motivazione manifestata.
    Occorre perciò creare delle condizioni ambientali e personali per cui dati valori espressi dalla intenzionalità e motivazione siano assimilati secondo i dinamismi psichici delle età. In seguito quei valori che ora strutturano la personalità saranno assunti e integrati in altri progetti. Le motivazioni del ragazzo e dell'adolescente non vanno né sopravvalutate né sottovalutate.
    Sono indicazioni di crescita.

    Preadolescenza e l'avvio delle grandi scelte

    Il progresso del pensiero logico-formale e la crescente socializzazione, sulla quale ha un grande influsso la scuola e la cultura dei coetanei, porta il ragazzo ad una insoddisfazione delle scelte infantili-fantastiche fatte in precedenza.
    Ciò spiega la sparizione di molte «vocazioni» con il sopraggiungere di questa età.
    Il preadolescente comincia allora a porsi il problema di una professione, di un lavoro, di un genere di vita che risponda ai suoi bisogni, il problema della ricerca di uno «status».
    È l'età in cui si sogna più che scegliere, in cui si desidera più di quanto si fa, in cui il giovane preadolescente, uscendo dagli involucri familiari, apre gli occhi sul mondo esterno.
    Il preadolescente tutto imbevuto del fervore della prima scoperta si proietta su un avvenire di grandezza e di assoluto da cui non sono esclusi il senso del grandioso e il bisogno di evasione.
    Non è il momento di definire e di strutturare, ma solo di nutrire il sogno mentre lo si inizia proporzionandolo alle reali possibilità.
    Il sogno è la condizione delle grandi esistenze.
    Non lo disprezziamo, è nel sogno «dell'autismo», nel mistero degli occhi perduti nel vuoto che silenziosamente si formano le connessioni e gli slanci che domani determineranno l'imprevedibile impegno dell'avvenire.
    Tuttavia il problema della scelta è ancora vago e impreciso. Soprattutto il ragazzo percepisce più o meno vagamente che gli mancano i mezzi e le capacità per risolverlo.
    In particolare:
    - Il fenomeno puberale porta una notevole disarmonia, suggestionabilità, irrealismo per cui i bisogni sono poco definiti.
    - Egli rimane ancora legato all'irrealismo della fanciullezza, anche perché il suo pensiero rimane molto dipendente dalla emotività. Ciò porta ad una grande unilateralità delle scelte.
    - È molto incompleta e disinvolta, in questo periodo, la conoscenza di sé con la conseguente dispersione ed incoerenza degli interessi.
    - È ancora carente e in gran parte deformata dalla fantasia la conoscenza e la prospettiva sulle varie forme di vita possibili, professioni, lavoro.
    Conseguenza di questa situazione interiore è che il preadolescente è qualche volta portato a rimandare il problema. «Non so ancora... Non è ancora tempo di pensarci...».
    Però se il ragazzo riesce a trovare le chiarezze sufficienti, è capace di percepire l'esistenza di questo problema e di servirlo come «suo», ed anche di mettersi alla ricerca di qualche via di soluzione.

    Compiti educativi

    L'azione educativa deve tendere a rivelare ai preadolescenti la loro vera vocazione rivelandoli a se stessi, e rivelare loro il Signore che li chiama.

    Mete da proporsi:
    creare disponibilità alla volontà di Dio
    curare la formazione della base umana in tutti i suoi aspetti
    educare a fare delle scelte cristiane
    abituare a progettare la propria vita ascoltando il Padre e guardando alle necessità dei fratelli (non secondo i propri interessi e progettazioni egoistiche).

    Atteggiamento da formare:
    «Cosa vuole da me Dio? Essere disposti a seguirlo». «La prima cosa che Dio vuole da me è che sia un uomo completo».
    * Aiutare il ragazzo a superare la crisi che egli sperimenta nello scoprire insoddisfacenti le sue scelte infantili. È una crisi di maturazione. Come ogni crisi, essa produce timore, sofferenza, ansia, impazienza. Bisogna aiutare il ragazzo a mantenere una certa calma e a non buttare tutto a mare.
    * In continuità con questa azione di chiarimento e di sostegno, è necessario stimolarlo a porsi il problema delle scelte, appunto come problema. La sua impazienza lo spinge a volervi vedere subito una soluzione. Perciò il miglior aiuto che gli si può dare in questo momento non è calmarlo con soluzioni fatte (un consiglio orientativo - o spesso definitivo), ma incoraggiarlo ad affrontare l'ansia, od accettarla, a tollerare un certo grado di incertezza.
    Il problema della scelta potrà essere risolto solo ad una scadenza più o meno lunga.
    Occorrerà evitare che il ragazzo si incammini verso una soluzione negativa del momento critico cioè il tramandare il problema, il mostrare di non sentirsene interessato. Una volta calata la tensione dell'interesse, in un futuro più o meno prossimo il soggetto prenderà delle soluzioni di «comodo immediato», senza un vero impegno.
    L'educatore a tutti i livelli deve svolgere una azione educativa destinata a mantenere la tensione e il conflitto.
    * Contemporaneamente l'azione educativa deve stimolare il ragazzo a mettersi attivamente alla ricerca di una soluzione.

    Concretamente ciò significa:
    - acquistare un maggior equilibrio, superando a poco a poco le disarmonie dell'età;
    - rendere il proprio pensiero logico sempre più autonomo nei riguardi dell'emotività (oggettività di valutazione);
    - raggiungere una conoscenza ed esperienza di sé sempre più profonda ed autentica. Egli deve conoscere non solo i propri limiti, i propri talenti e le proprie attitudini, ma soprattutto rendersi consapevole delle sue aspirazioni, motivazioni e bisogni profondi, ecc. e conoscere più concretamente possibile le varie vie per realizzare se stesso nella società umana e nella chiesa;
    - tener viva la giusta prospettiva come uomo e come battezzato;
    - impostare sanamente e adeguatamente la soluzione dei problemi affettivi familiari, psicosessuali, religiosi, scolastici;
    - una congrua esperienza delle realtà umane e cristiane attraverso contatti, incontri, esperienze, verifiche, partecipazione attiva e diretta ad attività caritative;
    - catechesi battesimale: presentazione delle grandi figure bibliche e delle persone riuscite della chiesa e del mondo contemporaneo;
    - adeguata azione di consiglio spirituale e di sostegno stimolante.

    Adolescenza

    L'adolescenza è l'età contrassegnata:
    - dalla mescolanza di solitudine, di riflessione e di amicizia appassionata e chiassosa,
    - dall'entusiasmo per questo o quello sport,
    - dalla passione per la moto, la macchina, ecc. che danno l'impressione della libertà e della vita,
    - dal sognare ad occhi aperti,
    - dalla percezione di una responsabilità e di un compito nuovo che la maturazione psicosessuale intravede,
    - dal bisogno urgente di ricercare una nuova identità mediante nuove identificazioni,
    - dal bisogno di avere più fiducia in se stesso, di autovalorizzarsi, dalla diffidenza istintiva verso gli adulti posti in autorità, oppure dall'esaltazione di quell'educatore che sa farsi amico.
    Il suo atteggiamento vocazionale tipico è quello della oscillazione. Chi non ha mai vissuto questo tempo inutile non sarà mai personale.
    Per scegliere, per essere libero nell'impegno, è molto importante che vi sia questo tempo di incoerenza, di tentativi mancati, di aspirazione, di sofferenza.
    È proprio qui, in seno a queste contraddizioni e inconsistenze, a questo guazzabuglio di impulsi che nasce realmente la possibilità (non ancora l'attuazione) delle scelte.
    E il progetto di avvenire è costruito da intuizioni personalizzanti e da minuti di verità che ci si rifiuta di considerare come istanti di illusione.

    L'apprendistato della scelta

    L'adolescente è colui che incomincia a vedere qualcosa, riguardo al suo avvenire, però in nome del progetto non è capace di rinunciare a tutte le possibilità offerte, di scegliere quella via concreta.
    Imparare a scegliere: è un compito tipico dell'adolescenza. Nel nostro mondo attuale l'uomo è destinato non a seguire passivamente i binari della tradizione, ma a decidere dei propri atti personalmente molte volte al giorno, in mezzo a mille possibilità.
    L'adolescenza è l'età del primo apprendistato a scegliere.

    - La scelta come negazione
    Tuttavia non è facile scegliere per l'adolescente.
    La crisi della sessualità si incontra nell'adolescente con la preoccupazione di inserirsi nel mondo degli adulti mediante una professione e un progetto di vita coerente.
    Ma come impegnarsi?
    * Il progetto di avvenire è minacciato dall'ambizione di voler tutto, di abbracciare tutto. È tale l'attrattiva dell'universale che spesso essa sfocia in un rifiuto di scegliere. Scegliere infatti è sempre rinunciare.
    L'adolescente lo percepisce in modo così violento che la scelta gli sembra una mutilazione delle sue possibilità personali, gli appare come pregiudizievole per il suo sviluppo. Ed è tentato di rifiutarla, di intrattenersi con il suo sogno di infinito. Egli rifiuta ciò che lo determina troppo presto. Per un certo tempo oscilla tra matrimonio e sacerdozio, tra questo o quel settore professionale.
    * È questo il momento in cui l'adolescente scopre nuovi valori che sfuggivano al ragazzo e che al contrario portano l'adolescente a mettere in questione ciò che costituiva il substrato della sua fede e del suo progetto di avvenire.
    Questi nuovi valori riguardano:
    - il suo sviluppo fisico e psicologico
    - la scoperta dell'universo
    - l'attrattiva dei sensi e del partner eterosessuale
    - il gusto per il lavoro
    - la passione per le scoperte tecniche.
    Tutti questi valori spesso sono sentiti dagli adolescenti come oggetto e causa di tentazione. Essi suscitano un alone di colpevolezza nella misura in cui il soggetto vi si attacca per il senso di infedeltà ai valori che finora avevano alimentato il progetto.
    L'inquietudine talora si aggrava per la percezione di non sentirsi simili agli altri.
    Ciò può spingere l'adolescente:
    - a rifugiarsi nel mutismo
    - a chiamare in aiuto, a forza di preghiere e di sacrifici, il Dio della propria infanzia.
    Il silenzio di Dio rinforza ancor più il suo disappunto e il rimorso.
    * E i nuovi valori della tecnica si propongono come alternativi a quelli della fede sia per la loro concretezza, sia perché legati attualmente alla ideologia materialista.
    I problemi sessuali poi acutizzano il contrasto tra la morale proposta finora e le nuove esigenze che vanno affiorando. Di qui l'eclisse frequente del progetto di vita.
    L'adolescente sarà stimolato dalla necessità a scegliere e sarà tentato di farlo precipitosamente, per motivi terribilmente ambigui, talora a contrapporre i valori precedentemente assimilati alle nuove istanze.
    * Ben presto l'esperienza dello scacco lo riporterà alla coscienza dei propri limiti. È un bene urtare contro la resistenza degli uomini e delle cose e, spezzandosi, constatare quanto le proprie possibilità sono ristrette e limitato il campo delle opzioni.
    È cosa buona se questo rischio gli consente di indovinare quali sono per lui i contorni di una possibile riuscita.
    Spesso questa prima esperienza è dolorosa come una catastrofe.

    - La scelta come affermazione
    Così durante un periodo più o meno lungo, il soprassalto della personalità, il sostegno dei suoi educatori, l'abitudine acquisita di affrontare il reale, soprattutto la grazia divina, gli consentiranno di scoprire l'aspetto positivo della scelta e concepirla non più come una limitazione ma come una possibilità, la condizione del salvataggio innanzitutto e poi il mezzo per una crescita personale. Giungerà il giorno in cui la scelta gli sembrerà una vittoria della sua personalità sull'ostilità del mondo e degli uomini.
    La scelta non è più una via d'uscita inevitabile cui ci si rassegna, essa diventa l'assunzione della propria responsabilità di fronte a se stessi, la realizzazione di sé in una opzione che impegna l'avvenire costruendolo. Questo giorno della scelta segna la fine della adolescenza e annuncia la nascita dell'uomo adulto.
    Ma attorno a quali valori portanti verrà fatta questa scelta? Quale nuovo volto assumerà in progetto di avvenire? Vari sono gli esiti, in stretta relazione al cammino del soggetto, agli atteggiamenti pedagogici degli educatori e dell'ambiente.
    Per altro verso l'adolescenza mostra con evidenza sperimentale ciò che può divenire una personalità senza un progetto:
    - mancano significati chiari,
    - ci sono incertezze acute,
    - l'orientamento è provvisorio e ad intermittenze.
    Non suscitare e nutrire un nuovo progetto di vita in un adolescente comporta mantenerlo in una perturbazione che può essere determinante per tutta la vita. Gli adolescenti hanno il diritto di essere presi molto sul serio nel loro progetto di vita, di essere amati e sostenuti in modo privilegiato, senza preoccupazioni interessate di reclutamento e di rendimento. Essi hanno il dovere di rispondere oggi alla chiamata con la generosità degli adolescenti, impegnandosi nel servizio ai fratelli, vivendo una vita spirituale autentica.

    Atteggiamenti educativi

    Un educatore avveduto non resta mai sconcertato di fronte ad un adolescente che vuole rimettere in questione un progetto di vita in cui la sua età gli fa presentire una predeterminazione frettolosa che lo priverebbe:
    - del diritto di provare le sue forze,
    - di assumere personalmente la responsabilità del grande gioco della vita.
    Non si può pretendere che il ragazzo sia in stato oblativo. Ciò sarebbe in opposizione al momento psicologico che sta vivendo.
    Bisogna ad ogni costo riportarlo ad un atteggiamento di disponibilità.
    La disponibilità è estremamente onerosa e pesante per un adolescente poiché essa comporta una continua riconversione in rapporto alla volontà di Dio per il presente.
    Bisogna costantemente ritornare ai valori della vocazione umana e cristiana. Compito dell'educatore sarà indubbiamente di non opporsi ad una esperienza da cui dipende l'equilibrio futuro dell'adulto, pur conoscendo le ambiguità presenti nella adolescenza; tuttavia userà tutta la sua competenza per impedire che il ragazzo coinvolga nella stessa sconfessione sia il progetto di fanciullezza sia i valori che esso veicolava.
    Rinnegandoli il ragazzo rischierebbe di uccidere l'uomo che aveva cominciato a divenire.
    * Avere un atteggiamento di pazienza da parte dell'educatore e del soggetto di fronte alle oscillazioni tipiche del momento pubertario.
    Pazienza: non è un atteggiamento passivo, il sopportare, ma è l'ambiente psichico della libertà, il saper attendere la giusta stagione di crescita.
    Solo all'interno delle oscillazioni il ragazzo ritrova la sua libertà, proprio nel fatto che realisticamente si è posto le altre alternative di vita.
    * Di fronte alle oscillazioni bisognerà insistere sui valori.
    Questa oscillazione dovrà essere accompagnata da una proposta dei valori continua e rispettosa.
    Occorre salvare dal naufragio dell'io infantile i valori ben enucleati.
    Se i valori sono stati strettamente legati alla intenzionalità, cadendo per necessità l'intenzionalità infantile, cadono pure i valori.
    Se all'interno dell'intenzionalità infantile si sono enucleati e resi autonomi i valori, cadranno le intenzionalità infantili, ma resteranno i valori che prepareranno una scelta successiva.
    * Insistere sui valori connessi all'identità personale.
    L'adolescente progetta se stesso realizzando un'immagine di sé. Non guarda tanto agli altri come sono, ma in base all'immagine di sé che è psicologicamente egocentrica.
    L'azione pedagogica consisterà nel creare un'immagine di sé carica di valori autentici e realisti.
    - Occorre far capire all'adolescente, così che lo integri nel proprio progetto di vita, che c'è una dimensione sessuale di ogni vocazione umana. Il racconto della creazione autorizza ciò: «Quando Dio creò l'uomo, lo creò maschio e femmina». L'essere fisico, mentale, psicologico, spirituale dell'uomo ne è contrassegnato; in particolare la relazione all'altro si esprime diversamente nell'uomo e nella donna che hanno una maniera caratteristica di pensare all'altro e di amarlo. Questo consente di parlare delle realtà fisiologiche in termini di vocazione.
    - È prematuro per un adolescente optare tra il celibato o matrimonio.
    Sarà incapace di vivere con autenticità l'uno e l'altro se non avrà imparato ad assumere come uomo la sua vocazione sessuale.
    Deve prima maturare così da poter assumere come uomo la sua vocazione sessuale. La castità di fatto è necessaria sia nel matrimonio che nel sacerdozio. Essa è la virtù che consente all'uomo e alla donna di assumere la loro condizione umana e cristiana.
    Molte pedagogie della castità sono fondate sulla paura del peccato o sulla ricerca di una purezza morale intesa come il rispetto di certe proibizioni.
    Solo la castità è una virtù nel senso pieno, ispirata dalla castità soprannaturale e vissuta nella gioia.
    Solo così essa genera la vera libertà nella scelta dello stato di vita.
    L'educazione della castità nell'adolescente deve essere connessa con:
    - una simpatia per l'uomo
    - una fiducia di fondo che senza negare le conseguenze del peccato, fa credito tuttavia alla potenza del creatore e alla grazia della redenzione.
    Il clima normale sarà la stima delle virtù dette umane.
    Tutto questo sostenuto soprannaturalmente:
    - dall'uso sano e normale del consiglio spirituale di un prete,
    - dal sacramento della Penitenza, sia per nutrire lo sforzo che per togliere le colpe.

    Obiettivi:
    - Ricerca dei segni della propria vocazione, cioè della volontà di Dio su di sé. Dove? In se stessi, nelle circostanze, negli educatori, nella preghiera.
    - Maturazione della inclinazione, chiarificazione del progetto di sé, percezione dei valori su cui si sta fondando il proprio progetto di vita.
    - Alimentare un atteggiamento di disponibilità e di ricerca fiduciosa.
    - Far acquisire il senso di responsabilità di fronte alla propria vocazione, a quella altrui.
    - Stimolare una positiva collaborazione alla propria formazione.

    Adolescenza matura

    L'adolescenza matura è l'età della scelta del progetto di vita o dell'abbandono, della fede personale; l'età della concretizzazione e dell'adattamento al reale.
    L'adolescente maturo esce dagli entusiasmi e fervori che derivano dalle prime scoperte.
    È capace di un giudizio più sereno.
    C'è ancora del soggettivismo, ma con un certo distacco, con un inizio di esperienza.
    È in questa età che diventa possibile una presa di coscienza degli impegni dell'avvenire, legati al carattere del soggetto e alle sue particolari capacità.
    A 18 anni il giovane ha già superato varie scadenze scolastiche, ha già un'esperienza di lavoro con il suo apprendistato.
    A mano a mano che i mesi passano, le scelte si orientano in una data direzione e il progetto di vita va delineandosi.
    Rispetto alle oscillazioni della adolescenza, alimentate dal confronto tra i bisogni di fondo e i valori incontrati, a poco a poco subentrano alcune linee costanti. Tra le varie offerte di significato per l'esistenza una sta emergendo e situandosi come pietra portante del progetto di vita.
    In particolare questi sono i compiti educativi propri di questa età:
    l'impatto con il reale
    l'incontro con i progetti di vita alternativi
    la presa di posizione personale.

    L'impatto con il reale

    Una delle crisi che contrassegnano l'adolescenza matura è quella proveniente dall'impatto con il reale. Ogni giovane infatti di 16 - 18 - 19 anni va incontro ad alcune disillusioni che lo costringono a prender posizione, e a dare una impronta nuova al progetto di vita.
    Varie sono le dimensioni del reale:
    * Il reale della propria famiglia e della istituzione educativa o di lavoro
    Durante l'adolescenza pubertaria il soggetto sollecitato dal senso di inferiorità e di colpa, emergenti dal divario tra livello di aspirazione e realizzazione concreta, e dallo sviluppo intellettivo che gli fa percepire come reale tutto ciò che è solo possibile, si va costruendo un ideale di perfezione etica riguardante se stesso e le cose.
    Idealismo e perfezionismo contrassegnano l'approccio alla realtà da parte dell 'adolescente.
    Tuttavia l'incontro con i compagni di scuola o di lavoro, con gli adulti responsabili del suo ambiente, e il confronto tra la propria famiglia, da cui prova un forte bisogno di emanciparsi, e le famiglie dei propri amici riveleranno ben presto i loro limiti e difetti rispetto all'ideale che egli porta con sé. La disillusione sarà immancabile.
    È sperabile che il giovane non accetti troppo presto un ideale di disimpegno e di mediocrità.
    * Il reale dei propri limiti
    Più vicino alla crisi dell'adolescenza, e di cui ne è un annuncio, il rifiuto di accettare i propri limiti appare ben presto. Ciò può emergere da varie situazioni. Nell'ambiente di scuola o di lavoro il soggetto può misurare meglio il suo valore intellettuale rispetto alla scuola media inferiore, la sua capacità di inserimento rispetto all'accettazione primaria della famiglia. Se non ha una tempra di lottatore, si scoraggerà ben presto. E questo sarà accentuato se contemporaneamente fa l'esperienza delle proprie difficoltà sessuali e impara a sue spese l'austerità della preghiera e della vita spirituale.
    * Il reale della Chiesa e della società civile
    Non ci vuole molto per l'adolescente per rendersi conto delle inadeguatezze e incoerenze degli adulti rappresentativi, delle disfunzioni delle varie strutture. Dal maggio '68 si è creata una sensibilità particolarmente critica verso le strutture istituzionali di vario genere.
    Per salvaguardare il suo senso di chiesa egli avrà bisogno di scoprire il vero volto, una chiesa composta di uomini, essa stessa alle prese durante i secoli con il mistero pasquale di morte e risurrezione.
    Conseguenze: non riuscire a «doppiare il capo» dell'impatto con il reale e la fatica ad accettarlo svelano i sintomi dell'idealismo infantile e adolescenziale, il predominio inconscio, dell'immaginario sul reale. E questa crisi, a seconda dei temperamenti, assumerà varie forme:
    - Il disimpegno del «vecchio disilluso». Si trovano spesso dei giovani «invecchiati» che reagiscono alla disillusione con il disimpegno, il denigramento aggressivo. Una denuncia accanita e unilaterale, spesso fine a se stessa, può nascondere molte miserie; la perdita dell'ideale, il dispiacere ambiguo di un passato ricercato, il rifiuto di assumere il reale, spesso l'impotenza ad assumerlo.
    Questo atteggiamento può giungere al proselitismo opposto.
    - L'arretramento retrospettivo verso le sicurezze dell'infanzia. Altre volte compare lo sforzo di ritrovare le sicurezze anteriori mediante una preghiera sentimentale oppure un ripiegamento su di sé che compromette la propria presenza nel gruppo.

    Atteggiamenti pedagogici

    L'educatore non può restare indifferente di fronte a questa crisi che rischierebbe di compromettere l'avvenire della persona, la qualità del progetto di vita.
    - Il reale è il luogo dell'incontro vero con Dio e con gli uomini, oltre i propri desideri compensatori. Lo sforzo dell'educatore consisterà nel farci scoprire un appello di Dio, invitando il giovane ad assumere la sua vocazione di uomo e di cristiano.
    - Il meccanismo del progetto è questo: essere di fronte ad una situazione provocante che esige il proprio intervento per impegnarsi a ricercare una soluzione. Un adolescente maturo deve essere a contatto con la vita, con attenzione vera perché il suo progetto si matura in rapporto alla vita.
    Non ci sono altre vie. Deve essere posto, come abbiamo visto, di fronte a situazioni di povertà, di ateismo, di non fede, di fallimento, di miseria propria e altrui, e restarne provocato per concludere: «Allora... io faccio qualcosa».
    - Nella vita personale del giovane si mirerà ad instaurare l'abitudine del dovere ben fatto. Vale di più realizzare piccole cose senza gloria che sognarne delle grandi che non si realizzeranno mai.
    - Si curerà la relazione con gli altri.
    L'accoglienza dell'altro così come è, professore, capo, compagno ecc. è una forma di accettazione del reale. Occorrerà favorire i contatti da persona a persona, oltre i luoghi comuni...
    - Si faciliterà l'assunzione del reale nella misura in cui esso si impone. C'è una resistenza delle cose, delle persone e delle istituzioni che è salutare per ogni persona. Costringe a passare dal principio del piacere a quello della realtà e del valore.
    - Una catechesi della Chiesa in cui si sottolinea soprattutto il carattere pasquale. L'attenzione dell'educatore mirerà a rivelare al ragazzo il significato profondo degli aspetti umani della chiesa, delle sue lentezze apostoliche, del peccato stesso presente in ogni cristiano chiamato continuamente a «far Pasqua».

    L'incontro con progetti di avvenire alternativi

    Un altro momento critico della adolescenza è il conflitto tra opposte pretese totalizzanti.
    La scoperta del pluralismo culturale e il confronto con lo spazio sociale circostante caratterizzano questo periodo di sviluppo.
    L'adolescente viene posto di fronte ad una pluralità di messaggi, tra di loro competitivi, i quali assumono spesso una pretesa totalizzante.
    Le varie istituzioni, gruppi di potere e di pressione, e partiti, chiesa e associazioni presentano il loro quadro di valori, massimalizzandone la portata come «quadri di riferimento e universi di significato esaustivi ed escludentisi nei loro termini ultimi».
    Dopo i moti studenteschi del 1968 il fatto che maggiormente dà avvio a questoconflitto è la scoperta della importanza indeclinabile della «politica» percepita nella sua giusta implicanza sociale. È da allora che data la presa di coscienza delle contraddizioni del sistema politico economico e sociale e la scelta prevalente di assumersi un ruolo-chiave nella dinamica del cambio sociale.
    «Politica» infatti è sinonimo di gestione partecipata del potere sociale ai fini di una progressiva umanizzazione delle persone e dei gruppi, delle istituzioni.
    Così intesa «la politica» assurge al livello di nuovo valore-cardine per i giovani che ne fanno un motivo essenziale di vita e di impegno.

    La scelta della «pietra portante» del progetto di vita

    Varie sono le conseguenze di questo conflitto:
    * Un primo effetto è quello di relativizzare le varie proposte ponendole, almeno in linea teorica, sullo stesso piano. Normalmente sono i valori religiosi del progetto di vita a subire questo processo nel confronto con i valori prevalenti della cultura di cui si fa parte.
    * Un secondo effetto è quello che l'adolescente comincia a percepire la possibilità di porsi in assoluta libertà di scelta di fronte alla proposta dei valori religiosi. Infatti, caduta la pressione conformizzante della famiglia e talora della scuola, venuta meno la facilitazione rappresentata da una cultura orientata religiosamente, l'adolescente rimane nell'occasione di una scelta che non è certo predeterminata in senso religioso.
    Se sceglierà di orientare la propria esistenza in senso religioso, e ciò avverrà definitivamente nelle età successive, non lo farà certo nella maggioranza dei casi sulla spinta della pressione ambientale. Essa spinge anzi in senso opposto. È questo il periodo della opzione personale di adolescenza e giovinezza che cristallizzerà il progetto di vita in una delle direzioni indicate. Ciò spiega la prevalente disaffezione religiosa di molti giovani e rende ragione della migliore qualità delle scelte religiose dei pochi.

    La presa di posizione personale

    La seconda adolescenza è l'età psicologica ideale per avviare la presa di posizione personale entro un atteggiamento di ricerca. Il giovane infatti comincia a superare il disappunto in cui lo gettava la constatazione dei propri limiti. L'incontro con lo scacco, l'insuccesso gli fa scoprire dimensioni nuove. Egli scopre le sue attitudini e potenzialità, intravede le possibili valorizzazioni e il luogo più favorevole alla loro utilizzazione.
    Tutto l'essere è teso verso la scelta di uno stato di vita capace di dare tutte le sue possibilità alla personalità che si va scoprendo e affermando. È questa l'ora di una scelta necessaria alla quale il giovane non si sottrarrà appena si sentirà maturo per farla.
    Il progetto di vocazione riprende qui tutta la sua importanza.
    Ma come proporre il progetto di vita cristiano che porrà il soggetto ai margini del mondo contemporaneo?
    Nel caso in cui la personalità dell'adolescente non abbia già fatto altri piani di vita, il progetto di avvenire cristiano può riproporsi in due modi:

    * Riaffiorare di un progetto di fanciullezza
    Ci sono situazioni particolari in cui l'adolescenza non ha rivoluzionato tutto. L'evoluzione della personalità, ben servita da un temperamento equilibrato, sostenuta da un ambiente familiare che svolge il ruolo di volano regolatore, favorita da un ambiente abbastanza protetto può realizzarsi senza che siano rimessi in discussione i valori morali e spirituali acquisiti nella fanciullezza e preadolescenza.
    La presa di posizione personale si presenta allora come una semplice conferma nella età giovanile di un progetto precedente.
    Bisogna esserne contenti, a meno che la serenità apparente non nasconda una atonia ambigua. Ciò renderebbe sospetti.

    * Una ristrutturazione di fondo
    Più spesso bisognerà presentare la vita cristiana nella pluralità delle vocazioni a ragazzi generosi che si sono mantenuti disponibili ai valori del battesimo. Ciò è stato possibile mediante un assieme di responsabilità nel suo ambiente e un'apertura al prossimo e al mondo.
    C'è una soglia psicologica che occorre superare per passare dalla disponibilità e dalla ricerca alla presa di posizione personale.
    C'è di mezzo una grazia che si manifesta in una chiamata.
    Molti giovani sono stati sollecitati senza sentirsi coinvolti in ciò, non hanno percepito questa possibilità, come un appello rivolto loro dal Signore.
    C'è qui il mistero della vocazione.
    «Nessuno viene a me se il Padre non lo attira» (Gv 6,44).
    Dio ci parla dall'esterno mentre dall'interno ci dispone per riconoscerne la voce. Il cammino psicologico dalla parola pronunciata alla parola ricevuta ci sfugge. Come educatori bisogna essere disponibili per essere lo strumento degli appelli di Dio.
    In questa età la «linea preferenziale» deve emergere nella direzione scelta. Bisogna esigere coerenza con la propria ipotesi vocazionale.
    In questa età l'intenzionalità vocazionale diventa centrale e la chiarificazione delle proprie motivazioni va fatta a fondo.
    Bisogna stimolare l'adozione di uno «stile di vita» in cui emergono gli atteggiamenti legati alla vocazione. Perciò occorre verificare con un educatore amico se c'è sintesi vitale attorno al progetto, non una frammentarietà di posizione.
    Affettività e sessualità: vanno vissute in un certo modo conforme ai valori portanti costituenti il nucleo essenziale del progetto di avvenire.
    Occorre infine favorire il senso di essere membra vive della comunità ecclesiale, ciascuno con un suo ruolo nella missione.

    Giovinezza

    Ogni giovane giunto a questo stadio evolutivo matura in sé una decisione che va pian piano incarnandosi nella vita. Ora il problema prevalente non è tanto la ricerca di un progetto, quanto la formazione specifica nella direzione scelta.
    In tutte le ricerche psicologiche interessate a questo problema (cf G. Allport, H. Thomae, J. Nuttin, S. Freud, in un'altra prospettiva) il cammino verso l'età adulta è contrassegnato dalla presenza di processi di selezione, di assolutizzazione e di integrazione dei valori.
    Il soggetto assume una prospettiva sempre più consapevole di autorealizzazione e organizza tutte le esperienze attorno al nucleo di valori che «gli interessano in modo ultimativo».
    I valori scelti o assunti come propri tendono a diventare schema fondamentale di interpretazione delle situazioni esistenziali.
    Ad essi ci si sente emotivamente e affettivamente legati perché parte integrante del proprio progetto di vita, anzi nucleo essenziale di tale progetto. Essi diventano il filtro abituale attraverso cui si valuta l'esperienza in modo ultimativo.
    I valori del progetto di vita cristiano possono trovarsi in situazioni diverse:
    - Possono venir assunti in modo più o meno integrato e in prospettiva più o meno durevole nella struttura della personalità.
    Psicologicamente questa assunzione dei valori religiosi è vissuta dal soggetto come qualcosa di strettamente connesso con il resto della struttura della personalità, non come qualcosa di aggiunto artificialmente e di separato o di sovrapposto. Ci vorrà la verifica «culturale» di questi valori attraverso le esperienze quotidiane nel vasto ambiente sociale per mostrare la reale centralità o meno di questi valori.
    - Oppure possono venir marginalizzati. In questo caso essi non danno un significato globale alla esistenza ma motivano solamente alcune condotte.
    Altri valori allora vengono assunti per svolgere la funzione di «tratto cardinale» della personalità.
    - Oppure possono venir addirittura esclusi. È la situazione di irreligiosità o di ateismo integrale, con la ricerca alternativa, di «motivazioni secolari» per tutta l'area del comportamento. In questo caso, come del resto nei due precedenti, si tratta di un atteggiamento reversibile.

    Condizioni per l'autenticità dell'impegno giovanile

    - Una conoscenza abbastanza ampia e oggettiva delle situazioni di schiavitù e di ingiustizia del mondo contemporaneo, una capacità di analisi, secondo la propria visione di vita, della società attuale, del proprio ambiente di vita, un uso sano dei mezzi di comunicazione sociale.
    - Conoscenza profonda dei nodi della sensibilità contemporanea, al momento attuale quello della liberazione, e della persona di Gesù di Nazareth, una esperienza di fede capace di farsi testimonianza.
    - L'assunzione di un proprio ruolo nella chiesa, nella società civile e nel mondo professionale con il relativo senso di appartenenza e impegno di servizio nel proprio ambiente.
    - Occorre realizzare una sufficiente maturità affettiva e psicosessuale giungendo alla capacità di amore oblativo, sociocentrico; essere liberi dalle infatuazioni sentimentali, dai legami parentali troppo pesanti, dagli entusiasmi per un idolo, un eroe; essere giunti ad una sostanziale autonomia personale, all'accettazione di sé, ad un sufficiente controllo emozionale, al sano senso dell'umorismo, ecc.
    - È necessario maturare una presa di coscienza personale sufficientemente approfondita degli indirizzi profondi del proprio temperamento. Per realizzare questo obiettivo occorre accettare la verifica di un'altra persona nella nostra vita, un amico, un educatore.
    - Occorre inoltre una presa di coscienza personale sufficientemente seria delle realtà oggettive in cui ci si impegna vista al presente e in prospettiva. La liberazione dalle tutele familiari, la presa di coscienza di sé come persona caratterizzata, l'incontro oggettivo con le situazioni di vita determinano nel giovane una specie di certezza morale, una propensione che appare come la vita migliore. Questa certezza morale si fa scelta.
    E ogni scelta deve comportare un sacrificio con la coscienza di ciò che lascia e di ciò per cui ci si impegna.
    - Perché la scelta che si fa sia tale da poter affrontare le molteplici esigenze e condizioni del mondo contemporaneo, bisogna che le motivazioni di fondo del proprio agire siano autentiche e valide. Ciò esige un costante sforzo di purificazione e di abituale oblazione nella direzione scelta.
    - Superare la paura dell'impegno definitivo.
    Sembra che nel mondo occidentale la paura dell'impegno definitivo per i giovani di 18-25 anni sia un fenomeno pressoché generale.
    I giovani di questa età stentano a decidersi, ad entrare in modo sostanzialmente definitivo in un progetto di vita che esclude altri.
    Si vorrebbe essere costantemente disponibili.
    In tutta la storia di Israele si constata che c'è stata una paura dell'impegno.
    - È indispensabile far cogliere e comprendere ai giovani:
    che ogni vita è una vocazione
    che ogni vita dipende nel suo valore dai valori continuamente e liberamente scelti
    che il carattere dinamico della vocazione fa sì che essa si manifesti gradualmente con l'aiuto della grazia e attraverso una serie di impegni
    che ogni vocazione e un servizio alla chiesa, un servizio a Dio, una risposta ai bisogni dell'uomo; in questa misura si consente uno sviluppo della propria personalità.


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