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    Per un'impresa a misura d'uomo



    Salvatore Bruno

    (NPG 1975-06-25)

    Questo terzo intervento conclude l'analisi, soprattutto strutturale, del mondo del lavoro.
    L'autore dopo aver tratteggiato con precisione e acutezza le cause dell'alienazione che caratterizza lo spazio umano di molti operai, indica ora una prospettiva «per una impresa a misura d'uomo».
    Perché un discorso del genere, su una rivista di «pastorale»? Presentando gli articoli precedenti, abbiamo già insistito sulla necessità di conoscere la realtà, per fare un discorso educativo corretto.
    Queste pagine sottolineano due motivi successivi, che investono in pieno la funzione dell'educatore.
    Queste prospettive non resteranno un sogno chimerico se i giovani che entreranno nel mondo del lavoro sapranno farsi carico di un impegno «con umiltà, con coraggio, con tenacia nella ricerca, nella sperimentazione e nella lotta per Introdurre nelle imprese quelle innovazioni organizzative e gestionali» che le faranno a misura d'uomo. Questa forza si apprende oggi, per viverla oggi e domani.
    Inoltre, le condizioni suggerite dall'autore devono segnare il clima educativo io cui i giovani operai vengono formati.
    Solo integrando atteggiamenti di compartecipazione, di solidarietà reale, di servizio, di rispetto per la ricchezza di ogni persona, grazie alle quotidiane proposte pastorali in cui essi maturano, questi giovani potranno, domani, nella fabbrica lottare per la costruzione di un progetto alternativo di lavoro.

    DUE ESIGENZE PREGIUDIZIALI

    È possibile nella società industriale in cui viviamo organizzare la produzione dei beni e dei servizi in modo da soddisfare, da una parte, la necessità di utilizzare economicamente le risorse disponibili e, dall'altra, l’esigenza di ogni uomo di sviluppare nel lavoro le proprie potenzialità creative e realizzative? La risposta affermativa che molti vorrebbero dare a questo interrogativo sarebbe soltanto una generica dichiarazione di buona volontà se anzitutto non si riconosce sinceramente all'uomo un'importanza prioritaria rispetto a qualunque altro valore coinvolto nell'attività produttiva: quantità e qualità dei beni o dei servizi, produttività del lavoro e delle altre risorse impiegate, ecc., tutte cose che debbono essere considerate strumentali rispetto alla vita, alle esigenze di sviluppo dei lavoratori e delle comunità di cui essi fanno parte. «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato». Questa affermazione di Gesù Cristo ci deve evitare di scambiare il fine (la liberazione dell'uomo da tutti gli ostacoli al suo sviluppo) dai mezzi (ogni tipo di attività, in particolare quella produttiva, che possa essere utilmente impiegata a quel fine).
    Altra condizione preliminare per rendere efficaci gli sforzi volti a rendere il lavoro ad un tempo umano ed efficiente è la piena coraggiosa disponibilità a mettere in discussione molti dei «principi» sui quali è fondata l'organizzazione del lavoro nella nostra società.

    LE CARATTERISTICHE DI UN'IMPRESA A MISURA D'UOMO

    Accettate queste premesse, si può avviare un discorso sulle principali caratteristiche di un'impresa in cui siano rispettate le esigenze di sviluppo umano dei lavoratori e delle comunità di cui fanno parte, nonché quelle della economicità della gestione delle risorse.

    Una programmazione partecipata

    La prima e più importante di queste caratteristiche è quella del coordinamento sistematico della politica produttiva dell'impresa stessa con gli obiettivi della programmazione economica e sociale del paese. Deve ovviamente trattarsi di obiettivi alla cui scelta si sia pervenuti attraverso la più ampia e attiva partecipazione di tutte le componenti della società civile: organizzazioni dei lavoratori, degli imprenditori, dei consumatori, istituzioni politiche e amministrative ai vari livelli (locale, regionale, nazionale), ecc. Ciò perché, come la storia insegna, se la programmazione economica e sociale di una collettività è affidata ad una sola delle forze organizzate o peggio se essa viene monopolizzata da una minoranza di burocrati della politica o della tecnica, senza alcun controllo democratico, l'attività delle imprese produttive viene irrimediabilmente compromessa perché la loro scelte organizzative, tecniche, economiche vengono irretite e deformate, e non, com'è necessario, coordinate, con gli obiettivi generali che la società civile intende conseguire sul piano economico e sociale. Non è fuor di luogo sottolineare che il coordinamento democratico delle decisioni strategiche delle imprese con gli obiettivi della programmazione nazionale può contribuire a ridurre molti errori di previsione delle stesse imprese e i gravi danni, spesso irreversibili, che ne derivano per i lavoratori e per la collettività.

    Un modello «nuovo» di divisione dei ruoli

    La seconda caratteristica del tipo di impresa ipotizzato è quella di una divisione dei ruoli lavorativi non più fondata sulla discriminazione tra un'area di privilegio, quella dei compiti ideativi, creativi, di comando, e un'area assai più vasta della prima, quella dei compiti, manuali, esecutivi, subordinati.
    L'innovazione dovrebbe consistere in una struttura e in un modello di gestione che consentano ad ogni lavoratore di svolgere – quale che sia l'area professionale – attività produttive mettendo a frutto, e quindi sviluppando, sia le sue doti di inventiva e di creatività, sia quelle organizzative e realizzative.
    Chi conosce la configurazione del lavoro nelle aziende impegnate nella produzione di beni e servizi di avanguardia (per esempio, nel settore dell'elettronica professionale, in quello nucleare, spaziale, dei trasporti aerei, ecc.), intende certamente cosa voglio dire e non negherà davvero la realizzabilità e la convenienza sotto il profilo umano ed economico di questo modo di produrre.
    Nel corso della mia lunga esperienza di lavoro nell'industria elettronica professionale, ho costatato personalmente come gli unici operai, gli unici tecnici che non si alienano nel lavoro, ma, al contrario, trovano in esso un'occasione continua di crescita umana e professionale sono quelli che svolgono un lavoro organico che impegna la mente e le braccia, la fantasia e la ragione. Ho costatato, inoltre, che, non a caso, questo modo di lavorare dà risultati sul piano della produttività incomparabilmente migliori di quelli ottenuti con la tradizionale divisione del lavoro, fondata sul rigido rapporto gerarchico, e sulla diffusa parcellizzazione delle attività esecutive, cause accertate di monotonia, disinteresse, infortuni, malattie e assenteismo.

    L’autorità come servizio

    Vi è poi una terza importante caratteristica dell'impresa che stiamo descrivendo: la legittimazione del potere decisionale dei capi sulla base del loro valore professionale e della loro disponibilità al servizio di tutti gli altri lavoratori. In altri termini, l'autorità come servizio e non come uso dispotico del potere decisionale. Questa connotazione dell'organizzazione produttiva è necessaria non solo per favorire la crescita professionale ed umana dei lavoratori ma anche per contribuire a creare un clima in cui tutti si sentano incoraggiati a dare il meglio di sé per il raggiungimento degli obiettivi comuni.

    Una reale solidarietà

    Infine, la caratteristica forse più difficile da imprimere all'impresa ma certamente più preziosa dal punto di vista umano e più utile al successo economico dell'impresa stessa: lo spirito solidaristico che impone di dare maggiore aiuto a chi più ne ha bisogno, di considerare chiunque si trovi in difficoltà, per cause strutturali o contingenti, un amico da aiutare con tutte le proprie risorse e non un ostacolo in meno sulla via dell'affermazione egoistica. Solidarietà che, stimolando in tutti lo spirito di emulazione, contribuisca al recupero della grande riserva di potenzialità umane non interamente sviluppate, male impiegate o, peggio, totalmente disperse; che consenta ad ogni uomo di scoprire la via della autentica liberazione dall'isolamento e dalla indifferenza dei suoi simili, la via della realizzazione di se stessi che si può percorrere solo insieme a coloro che soffrono e che hanno bisogno della nostra comprensione e della nostra operante solidarietà.

    SOGNO O SPERANZA?

    Sarà davvero possibile realizzare un'impresa siffatta? Un'impresa veramente a misura d'uomo, che sia fatta cioè per servire l'uomo, modellata quindi sulle sue esigenze di sviluppo continuo, non si può né progettare
    né tanto meno realizzare solo facendo appello ai principi etici e religiosi della Bibbia.
    Dalla testimonianza di Gesù Cristo e di tutti coloro che come Lui hanno speso la vita per la liberazione dell'uomo, si deve trarre la forza per impegnarsi con umiltà, con coraggio, con tenacia nella ricerca, nella sperimentazione e nella lotta per introdurre nelle imprese tutte quelle innovazioni organizzative e gestionali che possono rendere meno disumano il lavoro e per trasformarlo gradualmente in strumento di liberazione e di sviluppo globale.
    Quanto più ampia e generosa sarà la partecipazione a questo impegno accanto a tutti coloro che soffrono maggiormente a causa delle condizioni di lavoro che sono costretti a subire, tanto meno penosamente e lentamente si raggiungeranno le tappe della ulteriore liberazione degli uomini.


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