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    La storia di un gruppo partito «per le missioni» e approdato al «centro giovanile»



    (NPG 1975-03-40)

    Troppe volte i gruppi «poveri» (quelli, per intenderci, che annaspano nelle secche di una difficile crescita) si spaventano e alzano bandiera bianca, confrontandosi con esperienze troppo «significative». Non riesce sempre facile mettere in evidenza le tappe di un cammino di crescita. Si guarda al punto d'arrivo e tutto sembra così lontano da apparire irraggiungibile.
    Per dare una mano alla maturazione di questi gruppi, preferiamo alternare esperienze di punta con «storie» più vicine e concrete.
    Quella che vogliamo raccontare ora fa da ponte: contiene molti elementi quotidiani ed alcune grosse intuizioni.
    1. Una lettura attenta fa scoprire i concreti contributi che il gruppo missionario di Seriate può offrire a tutti. Il racconto è sviluppato con densità di particolari. Sono segnate le tappe di un cammino 1 stimolante. Dal lontano giorno in cui un prete ha invitato una decina di giovani a dargli una mano per la «festa missionaria», alla assunzione in prima persona di ogni servizio. Dalla provocazione del terzo mondo alla scoperta del qui-ora quotidiano.
    2. Vanno meditate le «motivazioni» con cui il gruppo decide di assumere un servizio concreto nel proprio ambiente di presenza, in coerenza con lo stile missionario: la credibilità per la testimonianza, i valori comuni «là» e «qui», la risposta ad appelli urgenti. Il gruppo man si trincera dietro le parole grosse e i proclami altisonanti. È preoccupato di «fare fatti». Certamente non bastano i fatti: ci vogliono serie analisi «politiche». Le immaginiamo presenti anche se il resoconto non ne parla, sulla traccia dell'impegno costante di qualificazione.
    3. La ricercata qualificazione è il terzo aspetto che vogliamo sottolineare, per mettere i lettori frettolosi ad un esame di coscienza. Il gruppo è progredito e le persane sono maturate perché esso ha scelto la strada impegnativa della qualificazione, sia tecnica che in prospettiva di fede. Ne fanno ragione i molti «impegni» del gruppo. Senza qualificazione, senza la fatica di «pensare» e di pregare», non c'è crescita; il «servizio» si riduce a quotidiano arrembaggio, sull’onda dei problemi che incalzano e delle emozioni che affascinano.
    4. Un ultimo elemento: la presenza degli adulti. ll gruppo, composto prevalentemente da giovani, afferma l'arricchimento che gli proviene dagli adulti. È un ulteriore segno della sua maturità. Questa è la strada verso cui si muovono i grappi più sensibili. Superare lo spontaneismo adolescenziale e abbattere le barriere di distinzione, di competenze, di pregiudizi, diventa oggi «carta di credito» per la crescita personale nel servizio qualificato.
    Abbiamo indicato alcune linee di confronto: possono segnare la griglia di verifica per i gruppi che sentono il bisogno di «essere nuovi», per diventare stimolo di reale liberazione. Di tanto in tanto, nella vita di un gruppo, c'è bisogno di «silenzio», per far quadrare i conti della propria esperienza. Vivere questa incartante operazione, in ascolto di altri, di «storie» simili e diverse dalla propria, garantisce la serietà del cammino. Fa decidere per il futuro, contro la tentazione di raggomitolarsi nel proprio passato.

    La redazione dell'esperienza è di A. Todeschini.

    Questa è l'esperienza di un gruppo di giovani di Seriate; una vasta e popolosa parrocchia alla periferia di Bergamo.
    La parrocchia ha un moderno centro giovanile, abbastanza frequentato. Al suo interno è nato e vive il gruppo missionario le cui caratteristiche, in modo sintetico, possono essere così descritte:
    – è dal bisogno di aiutare per la buona riuscita del mese missionario, non da discussioni, che nasce il gruppo;
    – è con il lavoro che ognuno è chiamato a misurarsi per quello che vale; un lavoro organizzato, qualificato e costante;
    – è nel lavoro per gli altri che ognuno matura le sue scelte di fede, una fede attiva, impegnata.

    UN AVVENIMENTO IMPORTANTE

    Qualche anno fa, una decina di giovani e signorine colgono l'invito del direttore del centro giovanile e decidono di collaborare per la buona riuscita del «mese missionario». Devono allestire una mostra e «animare» la raccolta di carta, stracci, vetro e ferro.
    L'iniziativa ha successo, grazie anche alla fattiva partecipazione del gruppetto che, vedendosi al centro di tanto entusiasmo e interessamento, allarga i confini e progetta di costituirsi gruppo missionario all'interno del centro giovanile.
    Si inizia un lavoro intenso. Il centro giovanile mette a disposizione un «ufficio di informazione»; si prendono accordi con i bottegai, supermarket, officine e vari privati per una raccolta periodica. Si decide di raccogliere anche indumenti e medicinali che vengono, poi, inviati a una missionaria laica del paese. A Natale si organizza la «capanna per il pane ai senza pane»; il Venerdì Santo si tiene la «giornata della penitenza» in cui si prega e si raccolgono offerte.
    Importante notare che nel frattempo si attua il collegamento anche con il Centro Missionario Diocesano. Si partecipa al corso indetto dal CELIM. Nasce l'amicizia con altri gruppi e ci si scambiano le idee e... le braccia. Si acquisisce la coscienza di far parte di un vasto movimento che, partendo dalla parrocchia, arriva ai paesi più sconosciuti. Si sente l'esigenza di conoscerli nei loro più urgenti bisogni e di trovare il modo più adatto e efficace per aiutarli.

    LA SCOPERTA DEL «TERZO MONDO» QUI: IL CENTRO GIOVANILE

    Mentre i giovani approfondiscono la coscienza di essere un gruppo impegnato per i problemi missionari, sentono il bisogno di non isolarsi dall'ambiente in cui vivono. Anzi spunta la coscienza di questo stesso ambiente, come campo privilegiato di intervento diretto. La riflessione sui bisogni del «Terzo mondo» matura la scelta di un servizio immediato qui, soprattutto al centro giovanile. Perché questa decisione? 
    – Per rendere «credibile» l'impegno missionario: perché tanto interesse «là» e così poco «qui»? Tanta dedizione per gente che non si vedrà mai e poca attenzione a chi vive ogni giorno accanto? 
    – Per «contagiare» della stessa passione il maggior numero possibile di persone, soprattutto giovani ai quali si vuole ricordare che il nostro non è un hobby, un passatempo, ma un impegno di ogni cristiano. 
    – Per una «visione pratica»: è urgente impegnarsi per tutte le necessità che la parrocchia, troppo ampia, oggi presenta e che suonano di continuo appello. La parrocchia è terra di missione. 
    Convinti della urgente necessità di un impegno «qui», inizia il tentativo ace facile di sensibilizzare i giovani attraverso vari incontri di lavoro e di preghiera. Si cerca l'aggancio attraverso tutti i modi: riunioni di gruppi o incontri personali. Lentamente il dialogo matura e un certo stile di vita comincia a caratterizzare molte attività. 
    Il gruppo, attraverso il centro giovanile, viene a conoscenza dei molteplici che gravano sulla vasta comunità parrocchiale, per esigenze Morali divisa in quattro zone. Accetta di collaborare senza addentrarsi in un'azione specifica, ritenendo di non avere ancora la necessaria preparazione e le energie per impegnarsi nel comitato. Cerca invece di venire incontro a un'esigenza molto sentita nell'ambiente: fare un po' di doposcuola, a settembre, ai ragazzini di famiglie bisognose. Nasce così la colonia estiva.

    Il gruppo sta maturando la propria fisionomia e porta avanti l'organizzazione interna adeguata. Si creano alcuni sottogruppi: gruppo addetto alla preparazione dei campi-raccolta e lavoro, gruppo che si interessa del deposito carta-stracci-ferro-vetro, gruppo doposcuola, gruppo stampa e informazione... Questa divisione puramente dettata dall'efficienza, cerca di situare ognuno in un ambito più consono alle sue capacità. I essere in molti e il dover gestire molteplici impegni su diversi fronti favorisce una consistente circolazione di valori nel gruppo, ma richiede fiore intesa all'interno della vita di gruppo.

    CALENDARIO DEGLI IMPEGNI

    ♦ Durante la settimana

    – Martedì sera: riunione degli animatori; si tratta dei ragazzi tra i più impegnati die fanno il punto della situazione del gruppo.
    – Giovedì sera: messa di tutto il gruppo.
    – Sabato pomeriggio: raccolta della carta-stracci-ferro-vetro.
    – Domenica mattina: intervento dei giovani alla messa della comunità con l'impegno di animare la celebrazione liturgica.
    – Momenti extra: i vari sottogruppi hanno dei momenti propri in cui portano avanti d loro settore d'impegno (gruppo ricreativo di solito si trova al lunedì; gruppo fon-nativo, al mercoledì; gruppo attivisti di zona, al venerdì).

    Durante l'anno

    – Campi di lavoro e campi di raccolta: ogni anno si organizza una serie di campi di lavoro e raccolta; il campo è il momento forte in cui il gruppo deve ritrovarsi e allargare la base con l'inserimento graduale dei «nuovi».
    – Le spedizioni: sono uno degli obiettivi principali del nostro lavoro; avvengono quasi ogni quindici giorni spedizioni di medicinali e vari indumenti.
    – Doposcuola: a settembre per i ragazzini più bisognosi; oltre ad aiutarli per le materie scolastiche, li si introduce un po' nella vita parrocchiale.
    – Animazione di alcuni gruppi: che sono presenti nel centro giovanile.
    – Momenti di riflessione e preghiera: servono per fare un po' di revisione sulla attività e sulle motivazioni e inoltre per creare un clima «religioso» alla vita di gruppo.
    – Serate di formazione: su temi essenziali per chi vuol dare un preciso senso alla propria vita; una sera per settimana per la durata di due mesi, all'inizio dell'anno sociale, di solito a ottobre e novembre e altri due mesi nella quaresima, di solito, febbraio e marzo. I temi vanno dalla scoperta dell'uomo, all'analisi della società di oggi, alla revisione dei principali punti della fede, alla preparazione alla famiglia.

    LO STILE DI LAVORO

    Ormai il gruppo lavora da tre anni..E una realtà effettiva. Ha una sua identità. S'è costruito un suo modo di agire che si potrebbe così sintetizzare: lavorare insieme con disciplina per le missioni.

    – Lavorare: il gruppo non vuol essere una palestra piena di contestatori a parole. Vi si preferiscono i fatti, il lavoro. Le discussioni ci sono, ma è necessario che ognuno scopra la pedagogia racchiusa nell'impegno costante che da solo qualifica il lavoro per gli altri. I calli sulle mani, la disponibilità alle iniziative, lo spirito di dedizione agli impegni assunti, daranno garanzia di validità e autenticità alle parole e alle discussioni.
    – Insieme: non basta fare, occorre non disfare! la forza del gruppo sta nel fare «ordinato». Non si accetta chi si «apparta», ciò che dà fastidio non è il mancato lavoro, ma la mancata «armonia» del gruppo. 
    – Con disciplina: ciò vuol dire, per un aspetto, coerenza con i propri impegni, unità attorno ad alcuni ideali e acquisizione di atteggiamenti più veri e autentici; per un altro aspetto, in una visione di gruppo, vuol dire stare insieme, operare insieme, mettere tutto in comune, anche le doti e le idee. 
    – Per le missioni: anzitutto la gente del terzo mondo, che conosciamo attraverso le notizie di chi ci lavora e ci tiene informati. Tutta questa gente è sempre lì a far da pungolo alla nostra azione, a non lasciarci tranquilli; ma, poi, è tutta la gente che ci circonda, dai giovani del centro giovanile, ai ragazzini che aiutiamo, alla gente della zona.

    UN CAMMINO DI FEDE

    La maggioranza del gruppo è credente. Proviene da famiglie «cattoliche», caratterizzate da una religiosità tradizionale. Il gruppo ha ereditato questo tipo di religiosità.
    Partecipando al gruppo, però, man mano che matura la vita di servizio e di impegno per gli altri, nasce anche l'esigenza di approfondire il senso della propria religiosità.
    Qualcuno comincia a sentire la durezza dell'impegno costante per gli altri; a lungo andare affiora l'importante discorso delle motivazioni. Perché lo faccio? Perché appartenere al gruppo? Perché andare contro corrente? Che senso ha il mio sforzo? Chi me lo fa fare? Ci vuole qualcuno alla base dei miei sforzi...
    Questi interrogativi personali e di gruppo esigono una risposta, o meglio un modello di confronto, una base sicura di ricerca. Il Vangelo e Cristo sono questi punti saldi di riferimento.
    Si scopre la necessità dei momenti di preghiera, che dà la forza per non lasciarsi sopraffare dalle inevitabili difficoltà, per riprendere il dialogo dopo i brevi, ma sofferti conflitti e ritornare in carreggiata con prontezza e generosità. Certe frasi del Vangelo, «prendi la tua croce e seguimi», «nella pazienza possiederai te stesso», «se uno ti percuote sulla guancia destra, mostragli anche la sinistra», vengono a galla, danno forza e formano la persona.
    Parlando delle attività del gruppo, abbiamo ricordato i vari momenti espliciti di preghiera: sono i punti cardini della vita di gruppo; i meno appariscenti, ma quelli che sostengono tutto il peso.

    LA COLLABORAZIONE DEGLI ADULTI

    Il gruppo si avvale della collaborazione di alcuni adulti. Questo è per noi un fatto determinante. Si tratta di coppie di sposi e di qualche papà. Non hanno molto tempo da dedicare al gruppo, vengono quando possono, magari non senza qualche sacrificio. Non per questo crediamo che chi è sempre presente appartenga al gruppo più di loro. Noi pensiamo che se il gruppo sta in piedi, se molte attività possono essere progettate e svolte, è proprio per questa loro presenza fugace, ma reale. La minor disponibilità di tempo è ampiamente compensata da altri fattori; per questo li riteniamo indispensabili.
    Anzitutto garantiscono una continuità di lavoro, aldilà della fase-giovinezza. A volte l'impegno del gruppo termina alle soglie della professione e della famiglia. Queste coppie sono un modello, un esempio da tener presente nel progettare il proprio avvenire.
    Gli adulti, poi, portano il frutto della loro esperienza. Così si evitano i pericoli di uno sterile e fatuo entusiasmo che serve solo per fabbricare castelli in aria e si garantisce una continuità di lavoro che fa maturare le persone e i frutti duraturi.
    La loro presenza, inoltre, crea un clima di sicurezza nei giovani. Sapere che il lavoro è condiviso da adulti, da persone affermate a livello familiare e professionale, dà sicurezza e fiducia.

    LA CONTINUITÀ DEL GRUPPO

    Da una parte la presenza degli adulti e dall'altra l'arrivo dei giovani ci fa ben sperare nella continuità del gruppo.
    Il gruppo è ormai affermato ed è polo di attrazione. Ci sono sempre «nuovi arrivi». Il «centro informazione» è sempre a disposizione di chi vuole conoscere meglio i componenti del gruppo, la loro attività, i loro obiettivi. Di solito sono giovani che hanno sentito parlare del gruppo e sono già a conoscenza di quanto fa.
    Ovviamente i nuovi arrivati sono altrettanto ossigeno per il gruppo, sono una ventata di incitamento e di rinnovamento. Obbligano a rivedere le proprie scelte, a ripensare le motivazioni di fondo. Ci impegnano a curare la nostra formazione. Ci trasformano, quindi, in adulti-educatori, impegnati a far circolare certi valori vissuti nel gruppo e, attraverso di esso, nel centro giovanile e, infine, nella comunità parrocchiale.
    Il gruppo diventa, così, un «cenacolo» di giovani che vivendo oggi i propri impegni nel mondo giovanile si prepara alle responsabilità di domani di fronte alla intera comunità parrocchiale. Il nostro impegno di domani, infatti, vorrebbe essere una presenza qualificata nella parrocchia attraverso la zona. Sarà necessario che qualcuno conservi un impegno di animazione dentro il centro giovanile, nei vari gruppi che possono circolarvi. Altri, però, dovranno maturare per un lavoro qualificato nei vari bisogni della parrocchia.


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