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    Cristo nostro liberatore. Da cosa ci libera?



    Giuseppe Ball

    (NPG 1974-05-84)


    Queste pagine non presentano né uno studio biblico né un esposto dottrinale. Sulla rivista sono già comparse cose interessanti sull'argomento (ricordiamo, a titolo di esempio, gli studi di Viganò e Morero nel 1972 e quello di Pironio nel 1973/2).
    Sono invece uno strumento di lavoro, nelle mani del gruppo, per un approfondimento sul tema della liberazione e sulla persona di Cristo, il Liberatore.
    Il materiale è molto stimolante. Sono possibili ricerche e riflessioni (anche attraverso il confronto con le pagine della Bibbia, qui non citate ma di facile reperimento), destinate ad una «scoperta» di Cristo per i giovani, oggi particolarmente sensibili al suo fascino.
    Lo strumento si conclude con la presentazione di «questionari» per iniziare una conversazione anche con i genitori e gli insegnanti, sullo stesso tema.


    SUCCESSI E AMBIGUlTÀ DI UNA ESPRESSIONE

    La vecchia e tradizionale espressione che indicava Gesù Cristo come il «redentore» non ha più risonanza per gli uomini d'oggi. Una volta faceva colpo, dal momento che evocava il «riscatto» degli schiavi e il loro accesso alla condizione d'uomini liberi.
    Oggi si preferisce di più il termine «il liberatore» dalle armoniche così numerose per la sensibilità moderna.
    Ma bisogna anche precisarne il contenuto.
    In opposizione ad «alienazione», il termine «liberazione.. ritorna continuamente e sembra irradiarsi con una forza magica. Viene sventolato come bandiera dai leaders di molteplici cause: guerilleros dell'America latina; ribelli dell'Angola; classe operaia, gente di sinistra, hippies in Occidente; militanti del femminismo; partigiani della libertà sessuale; lotta eroica di un Soljenitsin...
    Questo termine «liberazione» si carica d'un possente dinamismo affettivo, diventa esplosivo e presenta prospettive esaltanti di speranza, soprattutto quando si dice, senza maggior precisione: liberazione dell'«uomo»!...
    In fondo a queste ondate d'opinione collettiva e di queste correnti ideologiche, i cristiani si interrogano: «la liberazione dell'uomo» potrebbe lasciarli indifferenti? Presenti al loro tempo, essi cercano di inserirsi e vogliono proclamare la loro fede con un linguaggio attuale. Anch'essi sventolano lo stendardo della libertà. Non si è mai parlato tanto del «Cristo liberatore». Ma con significati molto diversi.
    I cristiani «liberali», cioè tradizionalisti, si riferiscono al Cristo soprattutto per la difesa dei valori «individuali»: diritti sacri della persona, della proprietà,... ma contemporaneamente riducono quanto essi considerano come abusi della libertà: diritto di espressione che sfida la censura, diritto di sciopero, ecc...
    Altri cristiani si orientano verso l'avvento di un «socialismo» liberatore dalle forze oppressive, fosse anche a prezzo della «rivoluzione» e della «violenza». Altri ancora preferiscono la lotta per la «non-violenza»...
    Ognuna delle tendenze si dice di Gesù Cristo. Ci si esclude a vicenda, ci si scomunica in nome della fede, non si dialoga nemmeno più perché, per la maggior parte del tempo, è soltanto un dialogo di sordi.
    Questi fatti mettono in evidenza la molteplicità dei significati e l'ambiguità dell'espressione «il Cristo liberatore». Di che cosa si tratta? Liberazione politica, sociale, economica? Liberazione psicologica, morale, spirituale? Liberazione individuale o collettiva? Liberazione in terra o in cielo? Liberazione temporale o eterna?

    DUE SCOGLI DA EVITARE

    Certo, sembra che ci si potrebbe intendere partendo dagli stessi dati della fede: affermazioni della Bibbia, insegnamento della Chiesa. Ma anche qui entra in gioco un pluralismo, legittimo ma spesso esasperato e sconcertante.
    Attenzione a due scogli che minacciano continuamente i cristiani.

    Riduzione del vangelo all'aspetto «politico»

    Spinti dalla preoccupazione di risultati immediati e concreti, dal desiderio di collaborazione coi militanti politici di sinistra o di destra, non si stiracchiano i testi biblici secondo le proprie opzioni e i propri impegni temporali? Sempre l'ossessione del compito «utile» dell'azione «civilizzatrice» della Chiesa! (Cf l'apologetica di Chateaubriand...).
    «Politica innanzitutto» di Maurras, o «Socialisti perché cristiani» di certi militanti: in fondo, non è la stessa attitudine mentale che riduce la fede a un ideologia politica, che mette in sordina l'essenziale del messaggio rivelato?
    Portate esempi attuali.

    Dimenticanza del «temporale»

    Per preoccupazione di pietà e fedeltà alle esigenze radicali del Vangelo, per reagire contro la politicizzazione della fede, non si va a finire in una religione «extemporanea» e «disincarnata», in un falso «spiritualismo» senza radici né frutti terrestri: evasione verso l'al-di-là, fuga dalle responsabilità politiche, indifferenza rispetto alle realtà di quaggiù, o anche dicotomia molto nociva che accantona la fede nel culto e risolve i problemi della città al di fuori di ogni prospettiva evangelica?
    Portate esempi attuali.

    Critiche profetiche...

    Sarebbe proprio il momento di riprendere i meravigliosi passi di Charles Péguy, del quale si è celebrato nel 1973 l'anniversario della nascita. Autentico teologo e poeta dell'incarnazione, egli denuncia, in diatribe vendicative, quello che egli chiama il peccato dei «parroci» e dei «chierici». Egli rimprovera loro una doppia carenza e una doppia omissione che falsificano tutta la situazione del cristiano nel mondo.

    AL PUNTO DI PARTENZA DELLA NOSTRA LIBERAZIONE

    Il realismo dell'incarnazione? Esso comporta una consapevolezza di capitale importanza: quella della libertà umana di Gesù. Numerosi malintesi riguardanti la nostra liberazione provengono da questo cortocircuito: si afferma la divinità di Gesù, ma si crede con egual forza alla sua umanità? Si crede che egli era un «uomo libero»?
    La teologia contemporanea insiste molto su questo punto. Troppo spesso, l'immagine che ci facciamo del Cristo è quella di un Dio nascosto sotto un'apparenza umana. I suoi attributi divini assorbono completamente le sue facoltà umane: dotato di scienza divina, sa in precedenza quanto gli capiterà. Bambino nel laboratorio di Giuseppe, egli si prepara alla Passione fabbricando delle croci.
    Predicatore del Regno, conosce in precedenza il rifiuto del suo popolo, prevede nei particolari lo svolgimento della Passione, le circostanze della sua morte e gli avvenimenti della Pasqua. E allora, non è una semplice marionetta di cui il Padre tira i fili e che eseguisce, volta a volta, quanto gli è imposto? Nel succedersi dei giorni egli è l'attore del libretto di una partitura stampata in precedenza? È sottomesso a una inesorabile fatalità? Non ha nulla da decidere personalmente? Non ricorre all'osservazione dei fatti, alle incertezze, ai dubbi, alla lezione dell'esperienza per prendere questa o quella decisione?
    Una tale figura di Gesù, che annulla la sua libertà di uomo, corrisponde proprio ai dati dei Vangeli? Cercate quindi nel Nuovo Testamento le parole e i fatti che manifestano nel Cristo un'autentica libertà umana. Appare essa simile alla nostra? diversa dalla nostra?
    Questa ricerca dirigerà tutta la consapevolezza della nostra personale liberazione operata dal Cristo. Non è attraverso l'esercizio, la testimonianza, l'influsso, la comunicazione della sua libertà umana che egli agisce come nostro liberatore? La fonte della nostra liberazione è, sì, l'amore infinito di Dio. Ma questo amore non agisce in noi dal di fuori, con una pressione di natura magica. L'amore divino passa attraverso la libertà umana di Gesù che entra in relazione con la nostra, la chiama, la suscita, la libera, la rende capace, a sua volta, di amore. Nel gioco della libertà del Cristo, l'amore fa saltare le barriere che ci chiudono la vicinanza di Dio e del suo regno.
    Qui si tratta di procedere a una meditazione contemplativa del mistero dell'incarnazione e della nostra salvezza, del mistero della persona di Gesù. Apertura a una presenza illuminante più che a dibattiti dottrinali... Nel nostro cammino, questa tappa ci pare assolutamente indispensabile.

    DUE POSSIBILI PERCORSI?

    Molto spesso, i cristiani oppongono l'Antico e il Nuovo Testamento distinguendo due itinerari verso la liberazione totale dell'uomo.

    Antico testamento: dall'esterno all'interno, dal temporale all'eterno

    Non è la via seguita dalla pedagogia di Dio attraverso le tappe della storia di Israele?
    * Prima, liberazione politica
    Dio interviene nella storia per porre fine alla schiavitù del suo popolo: una prima volta, in occasione dell'uscita dall'Egitto, una seconda volta in occasione del ritorno da Babilonia. Molte altre volte, Jahvè esce dalla sua trascendenza fuori del tempo e agisce nel concreto degli avvenimenti. Egli si impegnerà «politicamente» e anche a prezzo di violenti combattimenti per la liberazione di Israele.
    * Liberazione economica
    Egli nutre e disseta il suo popolo nel deserto. Gli promette una terra fertile in cui l'abbondanza dei raccolti lo salverà dalla, fame. Il tempo messianico sarà quello di una sovrabbondanza di «nutrimenti terrestri»: grano, vino, olio.
    * Liberazione dalla guerra
    La venuta del Messia inaugurerà l'avvento di una pace meravigliosa di cui il regno di Salomone (Schalom) è soltanto una pallida prefigurazione.
    * Liberazione dal peccato e dalla morte
    A poco a poco la visuale liberatrice dell'Antico Testamento va oltre a questi obiettivi materiali. Il Messia purificherà Israele dal peccato, lo strapperà alla tirannia del peccato: idolatria, «bramosia» che consiste nel considerarsi come Dio, ingiustizia. Il popolo santificato, trasformato interiormente dalla conversione, riceverà il dono dello Spirito, loderà il Dio vivente, sarà suo testimone di fronte alle nazioni. Liberazione del «cuore», liberazione essenzialmente spirituale.
    Tale unione con Dio implica la liberazione dalla morte. Gli ultimi scritti dell'Antico Testamento si orientano sempre più verso una vita trasfigurata per l'eternità vicino a Dio.
    (Sarà facile trovare nell'Antico Testamento passi per illustrare questo riassunto sommario).

    Nuovo testamento: dall'interno all'esterno, dallo spirituale al temporale

    Non sembra che il Cristo e, dopo di lui, gli Apostoli, capovolgano intenzionalmente il tracciato del percorso? I fatti e gli annunci del Vecchio Testamento si sfumano in semplici figure e in piani provvisori e parziali di fronte alla realtà della liberazione ad opera di Gesù.
    * Prima, liberazione spirituale
    In modo brusco, Gesù predica il regno e l'estrema urgenza della conversione mediante la fede. Egli libera l'uomo impegnandosi contro la radice del male, contro l'alienazione delle alienazioni come è il peccato. Ecco qui l'essenziale della sua missione. Egli va di colpo al fondo dei cuori. Situazioni e avvenimenti «politici» del suo tempo non lo preoccupano. Non si impegna mai nei movimenti di liberazione nazionale. Non sembra che tutto ciò lo lasci indifferente? Non è egli, prima di tutto, un liberatore spirituale, un riformatore religioso? Spezzando le catene che ci forgiamo col nostro orgoglio ed egoismo, egli apre prospettive inaudite: uniti a lui, arriveremo alla risurrezione gloriosa e al regno senza fine il cui germe germoglia già fin dalla vita presente.
    * Effetti temporali di questa liberazione spirituale
    Però, queste esigenze di ordine spirituale - primordiali e fondamentali - del Vangelo non si riducono a un comportamento di evasione. Il discepolo di Gesù non sarà una «anima bella» ripiegata su se stessa in una pietà intimista o in un illusorio verso l'al-di-là, a danno delle realtà terrestri.
    Il Cristo non ha dato dei «segni» del mondo nuovo annunciando i molteplici effetti temporali della sua opera radicale di liberazione?
    Il mutamento interiore della vita spirituale si diffonde ovunque con la forza dinamica dello Spirito. Tutto deve cambiare perché tutto è messo in questione. Per esempio: le nostre relazioni con la natura? La famiglia? La concezione del potere? La linfa evangelica porterà dei frutti nella società, sfociando necessariamente nelle istituzioni politiche, sociali, economiche.
    Ma, secondo il Nuovo Testamento, non è questo come un effetto secondario, una risonanza dello spirito nuovo, un semplice abbozzo - sempre relativo e passeggero - della realtà integrale del progetto ultimo di Dio?

    UNA DOMANDA

    Non abbiamo la tendenza sia a opporre troppo, sia a legare troppo il Vecchio e il Nuovo Testamento?
    Nell'Antico Testamento non si trova già una insistenza primordiale sullo «spirituale», sulla «fede» alla Parola di Dio, sulla conversione del cuore e sull'ubbidienza che precedono e condizionano tutte le altre «liberazioni» di Jahvé? (Abramo? Mosè? Elia? i Profeti?).
    Nel qual caso il Cristo non riporta l'accento su quello che fu l'essenziale, trascurato dal popolo di Israele? Non risale alle fonti vive della religione del Dio di Abramo? Non relativizza forse volutamente gli «effetti» temporali per rimettere in primo piano il senso dell'Assoluto? Il senso di Dio.
    E questo rinnovamento spirituale Gesù lo pianta in piena terra, lo inserisce in piena pasta umana, in un temporale molto concreto e molto temporale. Cosa ne pensate?

    ASPETTI DELLA NOSTRA LIBERAZIONE AD OPERA DEL CRISTO

    Il Vangelo non contiene una esposizione sistematica dei molteplici effetti dell'opera liberatrice effettuata dal Cristo. Gli Atti e le Lettere abbozzano qua e là tentativi di sintesi. San Paolo riassume con gioia la sua esperienza della libertà cristiana in questa breve formula: il Cristo ci ha liberati dalla schiavitù della «legge, del peccato e della morte». I suoi versetti, che vibrano d'entusiasmo, ci sembrano aridi e freddi...
    Noi proponiamo un filo conduttore per esplorare i folti sentieri della Scrittura: semplici indicazioni che devono sostenere il nostro sforzo paziente di ricerca e di riflessione...

    Liberazione dalla falsa religione

    Non è il punto d'attacco del Cristo? Non è l'obiettivo primo e specifico della sua missione? Rivelare il vero volto di Dio, ristabilire autentiche relazioni con lui; e, per questo, scartare l'ostacolo che ci tiene a distanza da lui: la falsa religione. Non è la più perniciosa e la più grave delle alienazioni?
    Quali parole e quali gesti di Gesù mirano a liberare l'uomo dalle contraffazioni della religione?
    - La paura di Dio? L'angoscia?
    - Il formalismo? Il giuridismo?
    - Il mercanteggiare? Il calcolo? La superstizione?
    - La «routine» o abitudine?
    - L'ipocrisia?
    - La rassegnazione passiva? Il fatalismo? La magia?
    - Il clericalismo...?
    I passi abbondano... Riflettiamo su questo sgombero del terreno effettuato da Gesù: per i suoi contemporanei? per noi attualmente?

    Liberazione dagli idoli

    Temibili idoli ci tengono sotto il loro potere e ci sbarrano l'accesso al Regno: Gesù viene a liberarcene:
    - dittatura alienante dell'«avere», del «sapere», del «potere»?
    - il culto del denaro? della ricchezza? del lusso?...
    - la pretesa totalitaria della scienza e della tecnica?
    - lo spirito di dominio sotto tutte le sue forme: razzismo, segregazione, sfruttamento, ingiustizia, ipernazionalismo?...
    - culto servile del «capo», dei «potenti»?
    - l'ossessione del profitto, del rendimento, dei risultati a disprezzo dell'uomo?
    - inibizione del pensiero e della coscienza ad opera del regno della pubblicità, dell'opinione pubblica, del «si» anonimo e onnipotente?
    Qui il Vangelo non apre in piena attualità «delle vie di libertà»? Verso il gratuito? Le disponibilità? Un altro «stile di vita»? Una «arte del vivere»? Un nuovo tipo di società?

    Liberazione da noi stessi

    La radicalità della liberazione apportata dal Cristo solleverà fino alle profondità del nostro essere i pesi del peccato e dei suoi effetti.
    Egli ci apporta un desiderio di spezzare le catene che ci forgiamo, le porte della prigione in cui ci chiude il nostro proprio egoismo. Egli ci decentra, ci libera del nostro «io» autosufficiente e pretenzioso.
    L'intervento liberatore di Gesù cambia il nostro cuore e produce delle reazioni a catena:
    - guarigione dalla nostra cecità spirituale, dalla nostra sordità alla Parola di Dio? dal nostro mutismo?
    - passaggio dalla futilità o dall'assurdità della nostra esistenza a un senso conglobante e ultimo? dalla puerilità a una mentalità da adulto?
    - accettazione di una nuova «scala di valori»? di un nuovo «progetto di vita»?
    - sradicamento delle nostre illusioni? delle nostre piccinerie, dei nostri «a priori», delle nostre idee belle fatte?
    - liquidazione delle maschere che ci permettevano di rappresentare dei «personaggi»?
    - trasparenza alla presenza e allo sguardo d'amore di Dio?
    - fine del «disprezzo» per gli altri, ecc...
    Bisogna pur discernere gli aspetti positivi della liberazione che il Cristo ci procura. Egli non scarta soltanto un certo numero di ostacoli che bloccano la nostra strada. Egli non ci aiuta soltanto a vincere questo o quel determinismo, questo o quel condizionamento che ci incatenava.
    Si capisce, questi effetti di pulizia o di sterramento sono indispensabili e importanti. Ma, tolti i chiavistelli, ecco che possiamo slanciarci verso scopi, scelte, opzioni che corrispondono alle aspirazioni più autentiche e fino allora beffate della nostra personalità. Gesù risveglia in noi il dinamismo profondo delle nostre migliori energie, ci rende capaci di uno sforzo di creatività, d'inventiva, d'iniziativa, di responsabilità, di fecondità. Liberi! Per fare che cosa? Se non per una maggiore capacità di amare. Sarà facile completare questi suggerimenti e illustrarli con alcune testimonianze di esperienze vissute.

    Liberazione «temporale»

    Quanto abbiamo considerato fin qui non potrebbe essere interpretato come uno spiritualismo disincarnato e extratemporale. La conversione radicale richiesta dal Cristo ha continue incidenze nella vita quotidiana più carnale e concreta. L'uomo cristiano non fugge nell'etere. Agisce nel cuore della storicità e del divenire. Il Vangelo suscita un modello nuovo e inedito di umanità. Ogni persona trasformata trasforma il suo ambiente di vita. La liberazione del Cristo non mira solamente alla sorte dell'individuo ma alla promozione collettiva dell'insieme del popolo di Dio, quindi alla situazione della società. Il Vangelo è proprio un fermento rivoluzionario, un lievito che fa lievitare la pasta delle realtà terrestri e temporali. Partendo dalle riflessioni precedenti, ci si sforzi di scoprire i loro prolungamenti multipli, anche indefiniti, al piano della padronanza della natura, dello statuto della società, delle strutture e istituzioni politiche.
    Si può andare oltre? L'abbiamo detto, Gesù non insegna nessuna teoria scientifica, non porta nessun miglioramento tecnico, non detta nessuna norma sui regimi e sulle opzioni politiche.
    Tuttavia, nel contesto della civiltà del suo tempo, continuando sempre e prima di tutto la sua visuale essenziale di rinnovamento spirituale, non apre alla nostra libertà, disimpegnata dalle alienazioni indicate sopra, un campo immenso per le nostre responsabilità nella padronanza progressiva della natura e la sistemazione della società?

    - Trasformazione della «natura»
    Gesù non prescrive la sottomissione passiva alla «natura». L'uomo non e obbligato a piegarsi al giogo di determinismi cosmici. In modo profetico, il Cristo dà dei «segni» d'un universo rinnovato. L'impossibile diventa possibile. Egli «dissacra» il dominio del mondo materiale. Egli domina i flagelli «naturali»: tempesta sedata, moltiplicazione dei pani, guarigioni e anche vittoria sulla morte. E allora, non abbiamo il diritto e il dovere di asservire la natura, assoggettarla al servizio dell'uomo? Liberati dalle realizzazioni alienanti, possiamo reagire, prospettare, scoprire le forze nascoste della materia, spingere il progresso dell'igiene, della medicina, della chirurgia, della biologia, della fisica. Il cristiano non è uno stoico che si vuole adattare, si vuole conformare al «grande tutto». Egli lotta per il progresso scientifico e tecnico, purché quest'ultimo sia finalizzato per il bene dell'uomo.
    Certi cristiani non hanno la tendenza a denigrare troppo facilmente la scienza e la tecnica? Non hanno tuttavia ragione di denunciare abusi e rischi immensi? Il Vangelo non porta, con la «follia» della fede, un sovrappiù di «saggezza»? I discepoli del Cristo gioiscono di ogni progresso scientifico e tecnico; vi contribuiscono di tutto cuore. Contemporaneamente rifiutano di vedervi una spiegazione e il fine ultimo dell'esistenza. Essi denunciano la pretesa degli studiosi e dei tecnocrati all'assolutezza del loro potere.

    - Trasformazione della «società»
    Senza dettare soluzioni politiche o sociali, il Cristo condanna e relativizza il potere divinizzato, lo riporta a esatte proporzioni e lascia campo libero per l'avvenire alle libere responsabilità dell'uomo. Lungi dal proporre il suo messaggio come un anestetico a riguardo degli impegni temporali, egli apre una larga breccia nei sistemi dell'antichità con la sua insistenza sulla giustizia e sulla carità. Partendo di qui, tutto si trova rimesso in questione. Il cristiano non si potrà accontentare di regimi arbitrari, oppressivi, tirannici. Egli cercherà o parteciperà allo sforzo di ricerca mai terminata di miglioramento delle condizioni di vita.
    La concezione dell'autorità non è nuova e originale nel Vangelo? Vuol dire che Gesù predica l'anarchia, la violenza, l'anticonformismo morboso? Si possono conciliare gli imperativi di ispirazione spirituale enunciati dal Vangelo con quelli del realismo della politica, dell'economia, della sicurezza nazionale? È possibile avanzare, in nome della fede, una soluzione unica dei problemi complessi della vita temporale? I cristiani evitano sempre i sogni idealisti? Non si riconciliano troppo facilmente, in senso inverso, alle strutture di un realismo che misconosce l'apporto del Vangelo?
    I fatti non mancano per conferire a queste domande una scottante attualità: interventi del papa e dei vescovi, controversie coi poteri pubblici in numerosi paesi, impegni civici e sindacali di militanti cristiani, ecc...

    CONCLUSIONE... APERTA

    Non mettiamo una «chiusura» per finire. La «via» resta aperta. Vogliamo tuttavia mettere ancora un punto interrogativo: quale relazione si può presentare tra la liberazione del Cristo e l'amore?
    Questa domanda viene fuori da ognuno dei punti esposti nel corso di queste pagine. Ci sembra di capitale importanza il riprenderla. L'amore si trova al principio? Alla fine? Negli effetti della liberazione che ci procura il Cristo? Si può cogliere l'articolazione profonda tra amore e libertà? Alla partenza della nostra riflessione? Lungo il percorso? All'arrivo?
    Forse bisognerebbe cogliere il carattere virile, il vigore e la portata dell'amore secondo il Vangelo? Troppe sdolcinatezze, romanticismo sciropposo, chiose facili invischiano la predicazione, la catechesi, l'apostolato, la preghiera dei cristiani. L'amore senza l'esigenza di libertà e di giustizia, diventa in fretta stomachevole e a molti sembra un alibi che permette di sfuggire agli scontri, ai combattimenti e ai rischi della condizione umana.


    QUESTIONARIO SULLA LIBERTÀ

    Ad uso dei genitori

    1. Quali sono i punti pratici in cui viene a urtarsi l'esercizio della vostra «autorità, e l'esigenza di «libertà» dei vostri figli?
    - le compagnie?
    - le uscite? (alla sera, alla domenica?)
    - le vacanze?
    - la scelta del «corso» di studi?
    - il denaro? le spese?
    - le letture?
    - i films?
    - l'insegnamento religioso? (corsi?)
    - la pratica religiosa? (messa, sacramenti)
    - la scelta del fidanzato e il progetto di matrimonio?
    - la corrispondenza senza controllo?
    - ecc...

    2. Come avete reagito?
    - collera, rimproveri?
    - lezione morale?
    - richiamo alla vostra esperienza?
    - decisione autoritaria? (senza spiegazione? con spiegazione?)
    - sanzioni? minacce? sorveglianza?
    - capitolazione? lasciar correre?
    - ricorso a un educatore? laico? sacerdote?
    - mutismo?

    3. Quali effetti ha causato il vostro intervento sui giovani?
    - rivolta?
    - risposta insolente?
    - silenzio e chiusura in sé?
    - blocco?
    - rottura di ogni confidenza?
    - disobbedienza?
    - tristezza?
    - scoraggiamento?
    - fuga?

    4. Quali mezzi vi sembrano possibili per educare la libertà del giovane? Quali avete sperimentato con successo?
    - confidenza? dialogo sincero?
    - apertura a «responsabilità» limitate ma vere?
    - stima e accoglienza di compagni in casa?
    - accettazione del «rischio»?
    - rispetto della coscienza profonda?
    - richiamo ai valori più che applicazione di ordini?
    - confessione della vostra personale lotta per la fede e ricerca religiosa?

    5. In nome di che cosa siete intervenuti? Con chi? (la società educatrice!)

    6. Il vostro comportamento nel riguardo dei vostri figli adulti si è trovato in opposizione con le teorie o i metodi dei loro professori? Su quali punti? (eccesso di autoritarismo o lassismo dei maestri?) Avete avuto un dialogo coi direttori di Istituto o coi professori? Quali furono i risultati? (confidenza o aumento di diffidenza da parte dei giovani?) Convergenze dei metodi?

    Ad uso degli insegnanti

    Quali difficoltà incontrate nel vostro sforzo per una educazione della libertà?

    a) da parte dell'istituzione scolastica?
    - rigidità dei programmi?
    - imperativo dell'esame da sostenere?
    - limiti dei regolamenti disciplinari?
    - carattere isolato ed eccezionale del vostro sforzo?

    b) da parte degli allievi?
    - passività, inerzia?
    - o anarchia, contestazione? (su quali punti?)
    - rifiuto? c) da parte dei genitori?
    - indifferenza?
    - incomprensione dei vostri sforzi?
    - critiche dei vostri metodi?

    2. Nei «margini» che vi lascia l'istituzione scolastica, quali iniziative avete preso per il risveglio della libertà nei giovani?
    - consultazione? quando? come?
    - partecipazione? (come?)
    - responsabilità nella classe? fuori classe?
    - contatti personali? scambi collettivi?

    3. Quali sarebbero i vostri «desiderata» per una migliore organizzazione della scuola e di nuove possibilità educative della libertà?
    - progetto educativo e spirito comune dei maestri e della amministrazione?
    - comprensione dei genitori?
    - mezzi che l'istituzione mette a vostra disposizione?

    4. In nome di che cosa? (quale idea dell'istituzione? limiti)

    5. Il vostro statuto professionale vi permette iniziative a favore della libertà?

    Ad uso dei giovani

    1. Riferite esempi «vissuti» nei quali avete fatto l'esperienza di un esercizio della vostra libertà. Da soli? In comune? Quali furono le vostre impressioni? (gioia, apertura, dignità, paura?).
    2. Riferite esempi «vissuti» nei quali avete fatto l'esperienza dei limiti imposti alla vostra libertà
    a) in seguito all'intervento degli altri? (genitori, scuola, ecc..., soprusi, repressione)
    b) in seguito ad avvenimenti o circostanze esterne? (disgrazie, malattia,... ecc...)
    c) per la pressione del vostro ambiente, per l'influenza dell'opinione pubblica?
    (impulso, abdicazione di voi stessi, slogans...)
    d) per la pressione interna delle vostre tendenze (istinti, temperamento) nelle quali vi siete trovati come determinati, forzati? Quali furono allora le vostre impressioni? Scontentezza, tristezza, rassegnazione passiva, fatalismo? (Per che cosa...? Niente da fare! Bisogna subire).

    3. Per voi, la libertà coincide con la vostra spontaneità?
    Altrimenti, quali differenze notate tra l'esercizio d'una libertà autentica e il semplice sgorgare della spontaneità? (riferite esempi vissuti).

    4. A volte avete avuto coscienza che violavate la libertà degli altri (fratelli, sorelle, compagni)?

    5. In quale misura e entro quali limiti l'autorità vi pare necessaria? Legittima? Benefica? Indispensabile all'esercizio della libertà? (quella degli altri? la vostra?). Avendo prima reagito contro quell'intervento dell'autorità, dopo avete riconosciuto che essa era fondata e utile?
    Come conciliate i rapporti tra autorità e libertà?
    In quale misura credete necessario il rispetto della tradizione? La sottomissione a delle norme? La necessità dell'istituzione? Perché?

    6. Cosa desiderereste per una migliore esperienza della vostra libertà?
    a) da parte della vostra famiglia?
    b) da parte della scuola? (classe? istituto?)
    c) da parte dei vostri divertimenti?
    d) da parte della società (diritto di voto? consultazione? responsabilità?)

    7. Per lo sviluppo della vostra libertà presente e futura, quali sforzi personali vi sembrano indispensabili? (Senso della responsabilità, disciplina, padronanza di sé, formazione della volontà, preoccupazione degli altri e della loro libertà, ecc...).

    8. Nella crescita della vostra libertà, come situate la libertà religiosa?
    - primato della coscienza?
    - oggettivismo dei vostri gusti e impressioni?
    - obbligo di cercare la verità?
    - fedeltà a «pratiche» anche in periodo di «crisi»?
    - allineamento sulla maggioranza dei vostri compagni?

    9. Avete già scoperto nel Cristo un liberatore? Quando e come? Per voi il Cristo è un suscitatore di libertà? Come? (la fede!) e perché? (fede alla carità di Dio!). Come spiegate nel Cristo la coesistenza della sua meravigliosa libertà e della sua obbedienza (Amore?).
    Limiti? (derivanti dalla libertà degli altri e dal bene comune?).
    Nelle critiche fatte alla vostra esigenza di libertà religiosa, cosa riconoscete di legittimo? di fondato? (anche se sul momento avete reagito malamente).


    T e r z a
    p a g i n A


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