Attesi dal suo amore
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    Un «esame di coscienza» per giovani capaci di impegno



    (NPG 1973-12-58)

    Il sussidio che presentiamo, nato in un gruppo giovanile, ha il pregio ambito della concretezza.
    Ma non è il solito esame di coscienza, di cui ancor oggi sono in circolazione esemplari...
    I temi tradizionali sono affrontati con un piglio nuovo, decisamente «impegnato» e chiaramente sintonizzato con l'attuale sensibilità ecclesiale e giovanile. Il giovane, insomma, ci si ritrova dentro, anche se l'incalzare dei problemi quotidiani non gli dà respiro.
    Ci auguriamo che molti gruppi lo diffondano, con gli adattamenti del caso. L'utilizzazione è varia: dal tradizionale esame di coscienza allo stimolo quotidiano (un punto al giorno) per una matura crescita della fede. Esercizi spirituali e giornate di ritiro ne possono prevedere un largo uso.

    ISTRUZIONI PER L'USO

    PERCHÉ
    è una mia esigenza fermarmi, per essere guardato, giudicato, amato dal Padre; per conservare sempre vivo il senso della novità della vita cristiana.

    COME
    in silenzio vero, interiore ed esteriore.

    QUANDO
    un frammento ogni sera;
    alcuni flash sui miei «punti deboli» ogni volta che mi confesso; tutt'intero una volta ogni tanto, per una revisione generale di vita.

    LA LETTURA INTERIORE

    ♦ Credo veramente che valga la pena fermarmi una, due, tre, tante volte, per leggermi dentro, o lo considero un gesto meccanico, sentimentale, senza vere speranze?

    ♦ Ho forse in questo momento la convinzione di essere fondamentalmente una «brava persona»? O mi sono sentito talvolta impressionato dalla mia meschinità, mia fragilità, mia avidità?

    Mi sento fondamentalmente peccatore, per davvero? Ma salvato perché Lui mi ama, nonostante tutto?

     Come avverto dentro di me oggi il «peccato»?

    – «porca miseria, non ce l'ho fatta, che rabbia!»;
    – «che vergogna, se gli altri lo sapessero!»;
    – «chissà che Dio non me la faccia pagare!»;
    – «accipicchia, ora mi tocca confessarmi, che scocciatura!»;
    – «mi dispiace non aver saputo vivere quella situazione, quella, quell'altra, come amore, per amore...»;
    – «mi dispiace aver mancato all'appuntamento con il piano d'amore che Dio aveva sulla mia vita: l'ho deluso!»;
    – «mi dispiace aver mancato all'appuntamento con il piano d'amore che Dio aveva, attraverso anche me, sulla crescita del mondo intero, del Suo Regno. Anche se nessuno lo sapesse, io ho rubato ai fratelli la mia pietruzza del grande mosaico, la mappa del Suo Piano.
    Perdonatemi tutti, fratelli.
    Sono le vostre mani ch'io stringo, in quella del prete fratello, da Cristo voluto a nome di tutti, e tutte queste mani insieme attorno al Padre».

    DAVANTI AL PADRE

    ♦ Mi sono mai accorto, in questi ultimi tempi, che il Padre mi ama? Mi sono fermato a riflettere sulla mia vita davanti a Lui?
    Mi sono fermato a «parlare con il Padre»?
    Mi sono creduto «guardato» da Lui?
    Mi sono messo in posizione di ascolto della Sua Parola su di me? Mi sono ricordato di Lui ogni sera?
    Ho attinto speranza per la mia vita, per l'oggi e il domani, dal fatto che io non «ci sono» per caso, ma per Amore?
     Dove ti ho cercato?
    Nella solitudine, nella gioia, nei fratelli, nel rimorso, nella natura, nella sofferenza, nel crollo delle speranze, nella Speranza ultima a tutte le mie speranze?
     Mi è bastato il tuo «sì, coraggio, avanti, va bene», espresso nella voce della mia coscienza, o la mia serenità è sempre in pericolo, dipendendo dall'approvazione, dalla «figura» davanti agli altri?
     Il mio «dio»è un ideale, un'invocazione, un appoggio, un qualcosa che ci deve pur essere? Oppure lo sento come persona?

    IL CRISTO

     Ho distinto chiaramente fra la «dottrina»del Cristianesimo, fatta di giustizia, di amore, di servizio, di fratellanza universale, ed il fatto preciso, storicamente verificatosi, di un Padre che si rivela nel Figlio Suo Gesù Cristo, laggiù in Palestina, il Quale resta con noi nella Sua Chiesa, ci anima nello Spirito, che ci conduce attraverso i secoli alla dimora dei cieli?
     Ho cercato di incontrarmi con la persona fisica di Cristo: nella lettura del Vangelo: «tu solo hai parole di vita...»; nell'Eucaristia: «questo è il mio Corpo...»; nel Fratello: «tutto quello che farete a...»; nell'Unità fra credenti: «dove due o tre...».
     Ho cercato di alimentare, in questo tempo, regolarmente, la mia crescita nella conoscenza intellettuale di Cristo, studiando seriamente il Cristianesimo, cogliendo dalle «crisi di fede»reale stimolo alla riflessione, all'informazione, alla consultazione, allo studio?

    NOI SUO POPOLO

     Ho sentito come mia famiglia la Chiesa
    – sentendomi membro attivo di un «popolo» nuovo?
    – informandomi di quello che capita nella mia Parrocchia e nella mia Comunità?
    – informandomi di quello che capita nella Chiesa Universale?
    – agendo seriamente e sistematicamente nella mia Chiesa locale?
    – immettendo nella mia preghiera, personale e liturgica, le ansie della Chiesa locale ed universale?

     Ho tentato di vivere come momenti di famiglia, nonostante tutte le apparenze in contrario, i gesti significativi della Chiesa, consapevole di una loro efficacia al di là del visibile:
    – l'eucaristia vissuta coscientemente, in silenzio esteriore ed interiore, attivamente, a voce alta, il meno freddamente possibile, variando atteggiamento interiore a seconda del momento della Messa, accorgendomi dei fratelli accanto a me, di Cristo davanti a me, del Padre sopra di noi, cercando di controllare quando esco da Messa se e che cosa è cambiato dopo quella Messa in me?
    – la penitenza, vissuta regolarmente con l'atteggiamento ricordato sopra, riconoscendo nella direzione spirituale la via che tutti i santi hanno percorso verso la santità?
    – il matrimonio, riconoscendo nel coniuge o nel fidanzato(a) il «sacramento di Cristo» da Dio voluto per santificarmi?

    GIOIA: DOVERE SUPREMO

     Ho vissuto il supremo comando del Signore di essere felice, nonostante tutto: Lui mi ama: dovrebbe bastarmi per essere, nonostante tutto, in fondo in fondo, ma realmente, felice. O, invece, mi sono abbattuto, sono stato nervoso e l'ho fatto pesare sugli altri?
     La mia presenza in mezzo agli altri è stata fonte di serenità, di tensione, di nulla?
     Ho cercato nel denaro, nei vestiti, nelle cose, nel successo, una gioia che passa?
     Ho sorriso soprattutto quando non ne avevo voglia?
     Ho aspettato con ansia il pomeriggio della domenica o il giorno di «libera uscita» con la ragazza(o) senza cogliere le piccole, grandi gioie che ogni cosa, ogni persona mi può regalare?

    «AMA IL PROSSIMO TUO»

     Sono cosciente che amare secondo Cristo non vuoi dire soltanto: provare della simpatia, esperimentare alcuni sentimenti, emozioni, desiderare l'altro per sé, fare delle cose per gli altri, senza loro collaborazione.
    Ma invece: fare spazio per l'altro, cercare l'altro, ascoltare, condividere con l'altro, aiutare l'altro a svilupparsi, servire umilmente anche nelle cose piccole
    e noiose, l'altro, aprirsi all'altro ed aiutarlo ad aprirsi, far conoscere il Padre.
    ♦ Penso meglio che posso e parlo meglio che posso degli altri?
     Ho perdonato? Ho invidiato? Ho portato gelosia? Ho cercato di eccellere? Ho creduto nell'altro? Ho dato importanza alle simpatie? Ho condiviso l'altrui gioia, dolore? Ho cercato o evitato il modo di rendermi utile? Ho imprestato volentieri? Ho accolto con riconoscenza l'ultimo posto? Ho amato i nemici?

    PERSONALITÀ

     Ho considerato la cura della personalità molto più importante della cura del mio fisico?
     Ho preso precisa conoscenza del mio difetto fondamentale? Ho conseguentemente stabilito un dettagliato programma personale in riferimento al mio difetto fondamentale?
     Ho cercato una persona adulta dalla quale farmi seguire, soprattutto quando penso di non averne la minima voglia, nella chiara coscienza che solo domandando una mano riuscirò a farne a meno?
     Sono rimasto fedele all'amicizia di chi mi faceva sinceramente notare i miei difetti?
    Ho cercato più volte, insistentemente, di essere criticato, quale prezioso servizio per la mia crescita?
     Sono cresciuto in continuità? O mi trovo schiavo del momento, della salute, delle ultime notizie, del tono altrui, dell'incoraggiamento o critica altrui, dell'andamento scolastico o professionale, delle crisi?
     Ho tentato di individuare i complessi che mi condizionano: timidezza, timore dell'aggressione, inferiorità, emarginazione, accettazione, puntiglio, ansia, difetto fisico, lo sguardo degli altri, depressione?
     Ho fatto una breve revisione di vita serale con un proposito quotidiano per il giorno seguente?
    ♦ Ho curato il mio fisico, con lo sport, il riposo, le giuste medicine, non per levarmi i fastidi corporali ma per meglio servire?

    VOCAZIONE

     Ho, almeno una volta, considerato senza complessi quale sia la mia vocazione, davanti a Dio?
    ♦ Mi sono fermato a considerare la mia aspirazione ad una famiglia domani non come una esigenza fisica, biologica, affettiva, ma come vocazione?
     Ho considerato o atteso la persona da amare per sempre, non come una mia personale conquista ma come Suo dono per realizzare insieme il Suo Piano d'Amore?
     Ho considerato il mio corpo, la mia sessualità, la mia affettività, non come una forza cieca affamata di soddisfazione, ma come una forza viva da educare faticosamente, pazientemente, senza scoraggiamenti e senza rassegnazioni, al servizio dell'Amore?
     Sono «uscito» con una ragazza (ragazzo) senza «intenzioni serie», senza chiaramente volere che questo amore nascesse per vivere e non per morire?
     Se ho un rapporto affettivo serio:

    – tento di realizzare una completa, pronta, profonda sincerità?
    – custodisco la fedeltà anche nel pensiero?
    – metto cura per non chiudermi con lei (lui)?
    – verifico chiaramente, sistematicamente, la convergenza degli ideali come condizione assolutamente necessaria per un domani «vivo»?
    – esamino chiaramente, con il cervello, la posizione dei cuori, disposto anche a piantare?
    – cerco una persona adulta di fiducia tra noi?
    – conduco e limito le dimostrazioni affettive in puro gesto d'affetto, in momenti di vera interiore precedente comunione, e non di passione?
    – ci troviamo insieme davanti a Lui?
    – parliamo più degli altri e del mondo che di noi due soli?
    – ci impegniamo per la graduale costruzione di un fidanzamento e di una famiglia diversi cioè cristiani fino in fondo?
    – gli altri sì trovano a loro agio tra noi due insieme?
    – il mio amore passa abitualmente per il sacrificio per lei (lui)?
    – prego per lei (lui)?
    – mi riconosco nel «amarsi non vuol tanto dire guardarsi l'un l'altro ma piuttosto guardare insieme verso gli altri»?

     Assumo nella mia attuale famiglia un vero ruolo di affettuosa obbedienza, collaborazione nel continuo tentativo di dialogo, umile servizio?

    GIUSTIZIA

     C'è stato almeno qualche preciso momento in cui mi sono sentito corresponsabile della giustizia nel mondo, nel quartiere, nella classe, sul lavoro, nella compagnia, nella parrocchia, nell'uso del denaro della mia famiglia, nell'uso del mio denaro, nella formazione delle idee attorno a me?
     Ho in questo tempo in qualche modo concretato l'amore per la povertà personale come garanzia della mia scelta per i poveri?
     Mi sono lasciato, in qualsivoglia modo, comperare?
    ♦ Ho partecipato attivamente ai «momenti politici» secondo la mia coscienza, illuminata dal Vangelo?
     Ho seguito l'informazione anche politica, ho letto regolarmente il giornale? Quale, come? Mi sono astenuto, rendendomi connivente?
     Ho riconosciuto, in qualche preciso momento, nell'impegno del cristiano nel mondo, non una facile moda, non una via di affermazione di sé, non un «pallino» da fissati; e neppure un generico umanitarismo, una pur giusta rivendicazione; ma la mia collaborazione alla costruzione del Regno di Dio?
     Ho impostato la mia azione politica non solo sul piano puramente rivendicativo o rivoluzionario, ma in vista di una reale ed impopolare costruzione di un mondo più a misura dell'uomo?
     Ho visto anche nei miei piccoli impegni, per esempio di educatore ed organizzatore, un «fatto politico» al servizio del Suo Regno?

    OSPITALITÀ

     Ho coltivato l'amicizia aperta, l'ospitalità, l'invito a casa, la conversazione intima; ho colto il valore della «mensa comune» anche modestissima?
     Ho cercato di fare i salti mortali: nell'accoglienza, nell'allegria senza voglia, nell'ascolto senza voglia, nel parlare senza voglia, nella ricerca paziente ma sincera dei soli; nella dimenticanza di me, senza inutili ripensamenti, ripiegamenti; nella fedeltà precisa agli impegni assunti, senza facili scuse; nel no assoluto alla scelta delle persone per la conversazione in base al fisico o alla simpatia; nella prontezza per cogliere il «momento», il «da farsi», il «clima» con cuore sensibile, forte, sveglio; nel conservare la circolarità dello sguardo sulla situazione; nel collaborare sul momento senza infantili silenzi ed assenteismi; nell'ospitare la persona di Cristo nel fratello?

    LIBERTÀ

     Mi sono impegnato per liberarmi: dalla moda, dalla pubblicità, dalle convenzioni sociali insignificanti, da «ciò che dice la gente»; dal timore di esprimermi, in minoranza; dalle passioni, dal nervosismo, dalla stima del denaro, dal desiderio di dominio, dagli hobbies ossessivi, come la passione del volante, dalla schiavitù del fumo, dell'aperitivo, dal condizionamento del parlare sboccato?
     Mi sono impegnato per non essere schiavo della mia sessualità passionale, o della mia affettività senza cervello, riconoscendo nella «purezza ' una preziosa libertà?
     Quando qualcuno ha bussato alla porta del cuore ho chiuso bene a chiave per aprire la porta della testa, conservando la mia più piena possibile libertà di giudizio?
     Se sono stato impuro, in pensieri, in sguardi, in atti, sono forse così infantile da imbarazzarmi nel confessare più questo che altro?
    Conservo tuttavia in proposito un impegno di miglioramento né ansioso né fiacco?
     Ho evitato spettacoli, letture, ambienti, compagnie, feste, divertimenti, dai quali potessi essere condizionato poi in senso egoista e pagano?
     Il rapporto con l'altro sesso mi ha trovato libero da me stesso, capace di vero rispetto, di reale incontro tra persone?
     Il mio comportamento, il mio vestito, le situazioni, sono state tali da non far scattare nell'altro meccanismi affettivi o sessuali, lesivi della sua vera libertà e dignità?
     Ho ben capito che libertà non è spontaneità ma faticosa conquista, fuori di sé e dentro di sé?

    PROFESSIONE

     Ho cercato di cogliere nella mia professione attuale (studio, lavoro) non solo il mezzo di sostentamento, oggi e domani, ma anche il mio servizio ai fratelli?
     Ho ricercato la competenza e la qualificazione, non schiavo della carriera, e neppure solo per un più valido aiuto alla mia famiglia, ma come giusto uso dei talenti affidatimi?
     Ho lottato, a prezzo anche di un minor rendimento scolastico o professionale, per non farmi schiacciare dalla fatica fino a farmi svuotare la personalità, gli interessi; per non farmi schiacciare dalla banalità o dalla meschinità dell'ambiente in cui studio o lavoro?
     Sono stato fedele ai miei impegni politici, nel mio ambiente di studio o di lavoro, senza paure e senza avventure?
     Ho tentato di portare la mia testimonianza di credente nel mio ambiente di studio o di lavoro?
     Se sono costretto ad un lavoro o a uno studio per il quale non sento la vocazione, del quale non avverto il valore liberante, tento di trovare nella professione dei margini di agibilità (rapporti personali, azione sindacale...); tento dì trovare nel pur limitato tempo libero il recupero di un pìù adeguato servizio?

    IL TEMPO

     Ho considerato il tempo come dono preziosissimo del Padre, qualunque sia la mia condizione, sano o malato, giovane o vecchio, utilizzandolo intensamente, senza nevrosi ma senza leggerezza, programmandomi la giornata, usando l'agenda, senza lasciare spazi vuoti da «far passare», senza «giri» e chiacchiere inutili, revisionando ogni sera, immancabilmente?
     Coltivo la devozione per i ricordi del passato, non tanto come fatto nostalgico, ma come stimolo per il presente e controllo del cammino percorso?
     Progetto il mio futuro, secondo la Sua Parola, nelle grandi prospettive e nei singoli dettagli?
     Vivo con gioia il pensiero della morte: stimolo per il presente, attesa dell'incontro con il Padre, coi fratelli?
    ♦ Sono cosciente che il progetto per cui vivo, lotto, amo, soffro, avrà compimento dopo la mia morte personale?


    T e r z a
    p a g i n A


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