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    La difficile presenza dei giovani cristiani nella scuola



    Il parere dei giovani

    (NPG 1973-06/07-68)

    L'intervista ai gruppi di giovani di cui si è parlato nell'articolo precedente («Dove va la scuola italiana?»), aveva una seconda parte sul significato e le problematiche relative alla presenza «cristiana» nella scuola italiana e al raccordo con l'ambiente formativo.
    Trascriviamo, con lo stesso metodo ricordato sopra, le risposte a questa seconda batteria di interrogativi.

    ESSERE CRISTIANI IN QUESTA NOSTRA SCUOLA...

    Le affermazioni che i giovani hanno fatto, con una intensità che accomuna i 6 gruppi contattati, costringono ad una attenta riflessione. Possono essere condensate attorno a questa battuta: non esiste una presenza significativa cristiana nella scuola attuale.
    Non ci sono gruppi di ispirazione cristiana impegnati o, almeno, non sono tanto incidenti da essere notati (le due sottolineature sono abbastanza coincidenti, se teniamo in conto l'estrazione dei giovani intervistati). Ci sono sparuti tentativi di una presenza individuale. Ma anche questo fatto è minato da due grossi handicap: non c'è spazio per una esplicita testimonianza cristiana e, quel che è peggio, non c'è una chiara coscienza di cosa significhi essere cristiani in questa nostra scuola, di quale siano le caratteristiche con cui definire l'identità di una presenza cristiana nella scuola.
    A monte di tutto il discorso, è tornato il rischio dell'evasione: molti giovani cristiani preferiscono impegnare tutte le energie nelle strutture pastorali e nel tempo libero, piuttosto che giocare le proprie carte nell'ambiente «quotidiano», per le difficoltà di cui esso è carico. Questo dato di fatto, nelle affermazioni dei giovani, rimbalzava a livello di principio: non se ne notava la contraddizione presente a causa, forse, di un'educazione cristiana molto individualista e tutta protesa verso una «fede per il tempo libero».
    Ascoltiamo i giovani.

    Ci sono cristiani nella scuola?

    – Ho l'impressione che molti giovani non si siano neppure mai posto il problema di una presenza cristiana nella scuola. Non si sa chi è il cristiano né tanto meno che senso abbia essere cristiano nella scuola.
    – Non riesco a comprendere che cosa significhi essere cristiano nella scuola: da dove parto e dove voglio arrivare, per il fatto che sono cristiano.
    – Il cristiano non ha uno spazio specifico nella scuola. Quindi sparisce. Non c'è una direttiva politica cristiana. Molte tesi cristiane sono portate avanti dai gruppi marxisti che ne rivendicano tutta la paternità.
    – Per il cristiano non c'è spazio. Si pone un'alternativa tra cristiano e marxista. E siccome chi conta è il marxista, il cristiano deve battere in ritirata.
    – Nella nostra scuola non ci sono dei veri cristiani. Ci sono giovani che hanno qualcosa in comune con iI cristianesimo. Ma non sono dei convinti. Hanno una gran confusione in testa e basta.
    – È mancata una presenza significativa di testimonianza dei cristiani. Nella scuola, se si vuoi far qualcosa, bisogna pagar di persona. I cristiani sono assenti. Solo alcuni marxisti hanno il coraggio di pagar di persona.

    Le difficoltà per una presenza cristiana

    Le affermazioni dei giovani hanno sottolineato una serie di difficoltà: alcune sono oggettive, legate alla reale situazione della marginalità dell'istituzione ecclesiale nel nostro contesto culturale; altre invece sono derivanti da situazioni soggettive e da una mal compresa visione del rapporto «fede e vita».

    – Nella mia scuola non c'è posto per il cristiano. Se io voglio avere ascolto, se voglio poter dire qualcosa di serio, devo mettere tra parentesi il fatto che sono cristiano. I miei amici mi rispettano se accetto di non far pesare mai in nulla il fatto che sono cristiano.
    – I cristiani non hanno una proposta politica alternativa, non hanno una ideologia chiara e precisa come i marxisti. Quindi, nelle lotte scolastiche, si trovano un po' spaesati. Non sanno che cosa dire di preciso. Devono andare a prestito di slogans e di analisi dai marxisti.
    – La scuola è dominata dalla violenza. Il cristiano si trova a disagio proprio perché non può accettare di inserirsi nella logica della violenza.
    – Secondo me, i cristiani hanno con chiarezza un progetto: delle mete da proporre e dei mezzi per raggiungerle. Ma sono deboli perché sono soli. Non ce la fanno, non hanno la forza sufficiente. Perché sono soli. Non c'è altro mezzo per avere un peso che collegarsi, mettersi assieme.
    – Uno non può fare tante cose. II lavoro serio nella scuola comporta un sacco di tempo. Quindi si sceglie di lavorare nell'oratorio e nella parrocchia. Dove tutto sommato è più facile e ci sono più soddisfazioni.
    – Manca un gruppo alle spalle che ci aiuti a capire che cosa vuoi dire essere cristiani nella scuola. lo appartengo ad un gruppo cristiano. Ma non abbiamo mai riflettuto sull'impegno nella scuola. E questo mi pare un gran guaio.
    – Sono convinto che la mia fede non c'entra molto con le cose che si fanno e si vivono a scuola. Ognuno ha le sue idee. Per capire la scuola adopero delle analisi scientifiche. Non capisco che cosa c'entri la religione in tutto questo. La religione è un fatto mio e basta!
    – La scuola è un problema politico da risolvere in un modo politico. Dio non c'entra con i problemi politici

    Che significa essere cristiani nella scuola

    Qualcosa è già emerso dalle risposte precedenti. Esistono affermazioni che meritano però di essere riprese a parte. Possono essere utili a cogliere il polso di una realtà preoccupante, perché ci pare assente una dimensione «sociale» della propria testimonianza cristiana o, al contrario, si riduce il cristianesimo alla sola sfera socio-politica.

    – Essere cristiani nella scuola significa applicare il vangelo in tutte le cose:
    – Il cristiano lotta assieme a tutti gli altri ma con mezzi più sentiti e più e servizievoli, non essere né menefreghisti né arrivisti.
    aiutare coloro che hanno bisogno, essere in rapporto con gli altri, essere onesti costruttivi.
    – Per me è un discorso di vita, di scelte.
    – Il cristiano si vede dalla intensità di presenza nell'impegno politico.
    – So che il cristiano ha una proposta di salvezza da portare. Ma nella scuola non c'è spazio per un discorso del genere. l «perché» sono molti. Le condizioni esterne non lo permettono e tentano di soffocare le convinzioni che abbiamo dentro. Queste convinzioni poi le abbiamo molto labili e insicure, per cui basta un colpo di vento per buttar all'aria tutto. Nello stesso tempo chi tenta di imporre una proposta del genere, viene decisamente rifiutato.
    – Per me tutto si riduce alla testimonianza. Quando una proposta cristiana viene testimoniata, non lascia indifferenti.
    – La mia fede mi offre motivi di lotta più forti che al marxista.
    – C'è una differenza tra me, cristiano, e i miei amici marxisti. Per loro tutto è questione di impegno sociale e di lotta. lo metto l'indice sull'uomo. Sono cristiano perché mi metto al servizio dell'uomo.

    Il sostegno dell'ambiente pastorale

    Purtroppo appare con estrema evidenza il distacco spesso drastico tra ambiente «pastorale» (le strutture parrocchiali, i gruppi cristiani, il «pensionato» stesso) e la scuola. Sono due mondi che quasi si ignorano a vicenda. I giovani l'hanno fatto notare con insistenza e con una certa preoccupazione, proprio perché avvertono che nella sutura potrebbe invece
    emergere quel sostegno di cui sentono l'urgenza per una vita cristiana nella scuola.
    Ci sono difficoltà di ordine strutturale (il poco tempo «tranquillo», nel pensionato; le molte attività che vengono gestite...). Spesso però non mancano le dissonanze volute: il gruppo o il pensionato si situa come
    «spazio verde» nel bollore esterno, per una scelta di tranquillità e di organizzazione.
    Un'altra difficoltà rilevata: spesso il clima di disimpegno presente largamente nella scuola si riflette nel pensionato e nell'ambiente parrocchiale. Di fronte a proposte che tentano un esplicito aggancio tra la fede (maturata nella struttura pastorale) e la vita (vissuta nella scuola), la reazione da parte di troppi giovani è verso il disimpegno, con il rimbalzo di scoraggiamento anche nei confronti di coloro che ne sentirebbero l'esigenza.

    – La catechesi che passa l'ambiente cristiano è tutta fuori dalla nostra vita. Non ci dice nulla nei confronti delle difficoltà che viviamo a scuola.
    – Molti dì noi vengono in pensionato per le comodità che esso offre. Non chiedono quindi nient'altro.
    – Sento la necessità di un raccordo tra la maturazione che mi si offre in pensionato e la scuola. Troppo spesso non riesco proprio a trovarla.
    – Tutto sommato, è più facile essere cristiani a scuola che in pensionato. Almeno là si è ignorati. Qui, invece, qualche volta si è derisi!

    GIOVANI CRISTIANI NEI GRUPPI POLITICI

    Coloro che si muovono e tentano di fare qualcosa nella scuola italiana sono legati a gruppi politici, di larga coloritura marxista.
    I giovani cristiani sentono la responsabilità di una presenza attiva nella scuola. E quindi avvertono l'urgenza di un diretto collegamento. Questo è il quadro teorico.
    Sulla sponda dell'esperienza purtroppo le cose vanno diversamente. Si potrebbero cristallizzare tre posizioni:
    • giovani che hanno scartato a priori ogni possibilità di collaborazione per un innato integrismo (sono marxisti! quindi nulla da fare...);
    • giovani che hanno portato avanti una certa collaborazione e poi se ne sono ritirati perché avvertivano l'impossibilità di una vera incidenza dal punto di vista della loro fede;
    • giovani che nella collaborazione hanno notato una disponibilità ad accettare il contributo anche del cristiano. Il cristiano però si è trovato presto a mani vuote, privo di un suo contributo, perché non sorretto alle spalle da gruppi di sostegno.
    La classificazione dei gruppi di giovani contattati, in una delle tre categorie... è abbastanza facile. Su 6, 4 appartengono alla prima. Gli altri 2 oscillano dalla seconda alla terza.

    – È possibile collaborare dall'esterno. Ma i risultati sono scarsi e insoddisfacenti. Collaborare dall'interno è impossibile. O ci si integra o si è emarginati.
    – Abbiamo scelto di impegnarci nei gruppi politici della scuola. Avevamo preso l'impegno di ripensare in un gruppo cristiano tutto questo lavoro. Purtroppo la condizione non si è avverata, per tanti motivi. Per questo ci siamo trovati allo sbaraglio, sprovvisti di idee e di metodi di intervento. E ci siamo ritirati. Oltre tutto, molti giovani cristiani non si pongono neppure il problema di una presenza seria in questi movimenti. Sono tra i disimpegnati... Chi ha voglia di lavorare è da solo!
    – È estremamente difficile portare un contributo personale. Si viene subito sopraffatti. ll problema, poi, è un altro. Che cosa dire? Ci troviamo a mani vuote con amici estremamente preparati, fortemente politicizzati.
    – Ho l'impressione che sia possibile collaborare con i gruppi marxisti a patto che noi cristiani ci prepariamo ed abbiamo il coraggio di pagar di persona, come fanno loro.
    – Ho collaborato con gruppi marxisti. II mio contributo di cristiano consisteva nella sottolineatura dell'uomo e dei suoi diritti. Sono stato accettato? È difficile esprimere dei giudizi. A parole, sì... ma con i fatti?
    – Non ho portato nulla di nuovo. Ho portato però me stesso, con onestà. Mi pare di non essere mai stato rifiutato.
    – Non c'è disaccordo, secondo me, tra il giovane marxista e il cristiano. Si tratta di riuscire ad essere presenti in maniera efficace, preparati e disposti a pagar di persona.
    – Una cosa è importante, per me: dovrebbe caratterizzare il significato della mia presenza cristiana nei gruppi politici. Cosa capita generalmente nella scuola? Alcuni sono fortemente politicizzati. E fanno la loro strada, ignorando tutti gli altri. Gli altri, i più, non reggono alla proposta e diventano disimpegnati. Il cristiano dovrebbe «far strada» con tutti, aspettare gli ultimi per camminare con loro. Solo così è davvero al servizio. C'è un solo guaio: è difficile!


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