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    La nuova visione dell'uomo e la preghiera di domanda



    Giuseppe Gevaert

    (NPG 1972-12-31)

    PREMESSE

    Tempi nuovi, preghiera nuova?

    È assai evidente che esiste oggi un po' dappertutto una forte crisi della preghiera cristiana. Tale crisi colpisce particolarmente la preghiera di domanda. Essa non è estranea ai grandi cambiamenti che si sono verificati nel nostro modo di interpretare l'esistenza umana e la sua missione nel mondo.
    Anche se una preghiera autentica, specie nei mistici e nei santi, si è potuta realizzare in ogni epoca e all'interno di qualsiasi cultura, resta il fatto che l'autenticità della preghiera è anche determinata dalla specifica immagine dell'uomo in una determinata epoca. La conoscenza dell'uomo e della sua missione nel mondo, non è una conoscenza definitiva e compiuta, presente fin dall'inizio della storia. È una conoscenza storica, imperfetta, in lento progresso, spesso anche mescolata con errori, suscettibile di miglioramenti. Con ogni notevole passo avanti nella conoscenza dell'uomo, la precedente immagine dell'uomo, e la preghiera che ad essa si riferiva, appare come sorpassata e antiquata. La preghiera è così bisognosa di ammodernamento. Ogni epoca e ogni singolo uomo devono perciò imparare a pregare con maggior purezza ed autenticità, nella misura in cui cambiano le nostre vedute sulla missione dell'uomo. La preghiera di Agostino: Noverim me, noverim Te, esprime il legame che esiste tra l'immagine dell'uomo e la vita di preghiera.
    Non sfugge a nessuno che precisamente oggi, nella cultura scientifica e tecnica, si siano verificati cambiamenti molto profondi nell'immagine dell'uomo e del mondo. La religione, specie nelle sue espressioni di culto e di preghiera, è profondamente confrontata con questa nuova situazione e stenta talvolta a scoprire quella nuova spiritualità che permetterà di vivere cristianamente, come uomo di preghiera, in questo nuovo mondo. Non solo la letteratura ascetica del secolo scorso è diventata illeggibile per i contemporanei, ma le pratiche di pietà, le forme devozionali, lo stile della preghiera, ereditati dalle generazioni precedenti, sembrano manifestare aspetti indubbiamente antiquati e sorpassati, talvolta anche inconciliabili con la nuova immagine dell'uomo. Questo pone per tutti i credenti l'urgente compito di cercare nuovamente il posto ed il significato della preghiera nella mutata concezione dell'uomo e nella rinnovata sensibilità per la missione umana.

    I perché di una crisi

    La crisi della preghiera sembra cristallizzarsi soprattutto attorno a due centri di problematica.
    Da un lato la scoperta dell'autonomia del mondo e della profonda responsabilità dell'uomo nel risolvere i problemi che riguardano le condizioni esistenziali, sembrano rendere superfluo ogni ricorso all'intervento di Dio. Dio non interviene, per il fatto che il mondo è autonomo e funziona secondo leggi proprie, che le scienze continuamente approfondiscono. Dio non vuole intervenire, perché lascia all'uomo la responsabilità di cercare le soluzioni per i problemi che si presentano. Almeno la preghiera di domanda, come mezzo per superare i problemi concreti, sembra essere del tutto superata. Presso molti non credenti - e presso i credenti che subiscono il fascino di questa medesima convinzione - si afferma che ormai l'uomo non ha più bisogno di Dio: ormai è in grado di risolvere da solo i numerosi problemi che si presentano. Al posto di pregare, bisogna lavorare, perché soltanto attraverso il lavoro e l'impegno il mondo diventa più umano.
    Da un altro lato vi sono molti cristiani che, attraverso una via molto diversa, si avvicinano alle medesime conclusioni. Per uscire dal doloroso sconfinamento in cui religione e preghiera sono venuti a trovarsi a causa 'dello sviluppo del mondo moderno, si insiste molto sul fatto che il mondo materiale e umano è stato creato da Dio con l'esplicito appello all'impegno e alla creatività dell'uomo. La prima e la più fondamentale volontà di Dio è che l'uomo umanizzi il mondo facendone una casa degna per tutti gli uomini. Dio non è in un mondo lontano dal nostro, raggiungibile soltanto attraverso la fuga nel mondo della preghiera. Dio è presente nel mondo e nella storia. Il suo appello risuona dappertutto. Attraverso la bocca del povero, del miserabile, del bisognoso, è Dio stesso che fa appello all'uomo affinché impegni tutte le sue energie nella soluzione dei problemi che riguardano il riconoscimento universale dell'uomo da parte dell'uomo. Ciò che conta dunque per il credente è l'impegno orizzontale e storico. Altrimenti la preghiera è vuota. Essa è comunque secondaria rispetto alla prima ricerca della volontà di Dio che consiste nell'umanizzazione del mondo.
    In ambedue le prospettive la preghiera di domanda è largamente messa tra parentesi e la preghiera in genere viene minimizzata, oppure del tutto negata.
    Per chiarire più a fondo la problematica che si profila in merito alla preghiera di domanda, sarà necessario tracciare le linee fondamentali della vecchia immagine dell'uomo e del mondo, che sono state maggiormente superate dallo sviluppo attuale, e insistere sulle nuove prospettive che sono particolarmente valorizzate nel nostro tempo.
    Tale impresa è però difficile. Le poche pagine che si possono consacrare a questi problemi di per sé molto difficili e complessi, daranno necessariamente l'impressione di generalizzazione e di semplificazione.
    Non si tratta di contrapporre in bianco-nero due antropologie del tutto diverse: una del secolo scorso, oggi del tutto superata; una della nostra epoca, del tutto positiva e condivisa da tutti. Si tratta soltanto di tratti e di tendenze che cambiano. La continuità nella comprensione dell'uomo è decisamente maggiore che non i cambiamenti. L'esaltare e l'assolutizzare le novità è precisamente uno dei difetti delle antropologie di oggi.

    ANTROPOLOGIA DI IERI E ANTROPOLOGIA DI OGGI

    La preghiera di domanda nel mondo prescientifico

    L'aspetto sacrale del mondo

    Si può costatare che la preghiera di domanda era molto legata ad una concezione sacrale del mondo. Per l'uomo che vive in una mentalità prescientifica, il mondo, nelle sue diverse espressioni, non appare come un materiale di umanizzazione, ma piuttosto come una realtà da guardare e da rispettare, perché appartenente direttamente a Dio.
    Nel mondo prescientifico la natura non è considerata sotto l'angolo dell'autonomia Essa appare invece come il grande libro di Dio, cioè come il dominio esclusivo del Creatore, il quale interviene direttamente per cambiare il corso degli eventi. Dio interviene direttamente per esprimere i suoi sentimenti ed atteggiamenti nei confronti dell'uomo: per premiare i buoni, castigare i peccatori, richiamare i deboli, mettere alla prova gli uomini. I grandi fenomeni naturali - che per noi appaiono inseriti nelle strutture normali dell'universo - come temporali, alluvioni, grandinate, siccità, gelo, epidemie... erano spesso collegati con qualche intervento diretto di Dio.
    In questo clima la natura appare misteriosa e temibile. Essendo il dominio indiscusso di Dio, non è lecito all'uomo intervenire in profondità. Le situazioni vanno accettate così come sono, perché volute dal Creatore. Al massimo si può pregare il Creatore di intervenire e di cambiare il corso delle cose. Ogni tentativo di intervenire direttamente con la scienza e la tecnica erano guardati con estrema diffidenza. Apparivano come una specie di sfida lanciata al Creatore, espressione di un atteggiamento prometeico e titanico. I tentativi di risolvere i problemi con l'aiuto della scienza e della tecnica erano spesso interpretati come una mancanza di fiducia nella Provvidenza. Tuttora s'incontrano sporadicamente persone che vivono in questa mentalità: si pensi ad alcuni gruppi in Olanda che per motivi religiosi non vogliono far vaccinare i bambini contro la polio.

    Il concetto dualistico dell'uomo e del mondo

    Non solo questa natura appariva come qualcosa di intoccabile e di pauroso. L'uomo viveva anche in se stesso - sotto l'influsso della antropologia platonica e cartesiana - come separato e isolato dalla materia e dal mondo. Questo dualismo tra l'uomo e il mondo si esprimeva a diversi livelli:
    * Dualismo di anima e di corpo. L'uomo era praticamente identificato con l'anima spirituale. Il corpo era legato solo esternamente all'esistenza umana, senza far parte essenziale di essa. Il corpo appariva in chiave negativa, talvolta anche peccaminosa. Di conseguenza l'uomo non doveva cercare la propria realizzazione e la propria salvezza attraverso la trasformazione della materia e del mondo materiale. Bisogna invece prepararsi alla vera esistenza dell'uomo fuori dal mondo materiale.
    * All'interno dell'uomo (cioè dell'anima) si verificava un altro dualismo tra intelletto, volontà e sentimento. Le tre facoltà apparivano come elementi fortemente indipendenti tra loro. Ad essi venivano legati tre settori ugualmente isolati della vita religiosa: dogma, morale, preghiera. I vecchi catechismi, che erano in uso fino agli anni cinquanta, rispecchiavano questa triplice divisione.
    * Essendo isolato dal mondo e dal corpo, l'uomo era isolato dagli altri. Questa visione dell'uomo, che accentuava esageratamente l'attività dell'anima spirituale indipendentemente dal corpo, era colorata da una forte tendenza individualistica, che si può documentare praticamente in tutti i settori della cultura moderna.

    Riflessi sulla vita di preghiera

    I riflessi di questa immagine dell'uomo e del mondo sulla vita di preghiera erano numerosi e profondi.
    - Nell'insieme della vita, che deve realizzarsi in questo mondo, la vita di preghiera, e particolarmente la preghiera di domanda, prendeva un posto di rilievo. La preghiera di domanda era largamente accentuata a scapito di altre forme di preghiera (ringraziamento, adorazione...). Nella sua miseria e nella sua impotenza l'uomo non poteva far altro che ricorrere al Creatore, il quale è capace di intervenire e di cambiare le cose in favore dei suoi devoti.
    Si assiste così ad una particolare fioritura di santuari e di santi specializzati nella prevenzione di pericoli, o nella guarigione di malattie. I pellegrinaggi, le suppliche, le processioni, le novene, le veglie, i formulari fissi, le giornate di penitenza... erano considerati come mezzi efficaci per influire sulla volontà di Dio e farla intervenire a favore dell'uomo Fino ad oggi alcuni bollettini e foglietti propagandistici di santuari e di ordini religiosi sfruttano questo filone di preghiera (talvolta anche economicamente). I bollettini religiosi contengono lunghe liste di grazie ricevute e di intercessioni miracolose.
    Dio appariva spesso come soluzione-surrogato per completare le insufficienze della scienza e della tecnica. L'importanza della preghiera sembrava crescere nella misura in cui l'uomo era più debole e miserabile, più abbandonato dalla scienza e più oppresso da forze antisociali. Le conseguenze negative di questo atteggiamento sono ovvie: i non credenti avranno buon gioco nell'affermare che l'uomo prega unicamente perché è nella miseria. Un giorno la scienza e la tecnica risolveranno tutti i problemi e l'uomo smetterà di pregare. Ad ogni passo di progresso in campo scientifico e tecnico, religione e preghiera sembrano perdere terreno e diminuire di importanza.
    - Religione e preghiera si trovavano largamente isolate rispetto al resto della esistenza, in corrispondenza con l'isolamento dell'anima spirituale nei confronti del corpo e del mondo materiale. Non bisognava cercare Dio nel mondo peccaminoso della materia, ma nell'isolamento della preghier-a, dove si ha una specie di finestra che permette di accedere al mondo dell'al di là, nel quale abita Dio. La vera esistenza dell'uomo è trovarsi nella preghiera vicino a Dio, in attesa di essere per sempre con Lui. L'importante, anzi la sola cosa importante, è salvarsi l'anima (individuale).
    - Di conseguenza si affermava una spiritualità dell'al di là, che significava una specie di fuga dal mondo (tentata talvolta anche materialmente).
    Da una parte si sottovalutavano le cose storiche e terrestri. La terra era considerata come luogo di passaggio e d'attesa. Il frequente ricorso alla religione e alla preghiera dava l'impressione di un disimpegno di fronte ai problemi della terra. Da un altro lato questo modo di concepire l'uomo e la sua relazione con Dio era caratterizzato dal fissismo e dall'immobilismo Il mondo era considerato come uscito tale quale dalle mani del Creatore. Pertanto le situazioni fondamentali risalivano alla volontà diretta del Creatore. Inutile cercare di cambiare le situazioni. Il povero operaio, ad esempio, nel secolo scorso, doveva santificarsi accettando la povertà; il ricco dando l'elemosina. Mancava lo sforzo per cambiare radicalmente le strutture e per creare un mondo nuovo e migliore. Così la preghiera poteva dare l'impressione di una specie di atteggiamento fatalistico e di dimissione di fronte alla realtà.

    La nuova immagine dell'uomo e del mondo

    Tra i diversi tratti che sono molto caratteristici per la nuova immagine dell'uomo e del mondo, bisogna accennare particolarmente all'autonomia del mondo e alla responsabilità dell'uomo.

    Autonomia del mondo e desacralizzazione

    I grandi cambiamenti nell'immagine dell'uomo, che si ripercuoteranno profondamente sulla preghiera umana, sono da collegare in primo luogo con la scoperta dell'autonomia del mondo e la scomparsa del suo carattere esageratamente sacrale.
    Che il mondo sia autonomo non significa che venga negata la Creazione da parte di Dio. Si tratta invece di scoprire più a fondo il suo carattere creato, che impedisce assolutamente di identificarlo con Dio. Il mondo viene posto da Dio nella sua autonomia, cioè funziona secondo leggi proprie che le diverse scienze possono scoprire. Esiste all'interno stesso del mondo una causalità che permette di comprendere la particolare fisionomia che i diversi fenomeni presentano, senza che vi sia bisogno di ricorrere ad un intervento diretto di Dio nell'ordine delle cause create. Per ogni fenomeno che si verifica, la scienza cerca un altro fenomeno che lo determina. Essa non crede che potrà esaurire la serie delle cause orizzontali che spiegano i diversi fenomeni.
    Una certa autonomia del mondo era sempre stata riconosciuta, anche dall'uomo molto semplice. Si conoscevano da sempre alcune leggi della natura che funzionano deterministicamente. Si sapeva benissimo che i frutti dei campi dipendono anche dal lavoro e dall'impegno dell'uomo che lavora i campi. Ora però alla luce delle nuove scienze, si scopre che l'autonomia del mondo va molto al di là di quello che si pensava una volta. In lungo ed in largo è possibile percorrere l'universo senza che si possa mai incontrare Dio come uno dei fattori che spiegano i fenomeni concreti; Dio non viene mai sorpreso in qualità di ingegnere che in qualche angolo del mondo sta ancora aggiustando le cose.
    Le nuove scienze, che sono sorte a partire dal seicento, si professano metodologicamente atee. Esse cercano soltanto fattori spiegativi all'interno del mondo. Far appello a Dio o all'intervento divino, per spiegare un fenomeno che la scienza ancora non riesce a spiegare, è rinunciare all'atteggiamento scientifico. La scienza cercherà sempre oltre e preferirà professare la propria ignoranza quando non sa spiegare un fenomeno.
    Tre fattori hanno particolarmente contribuito a creare una nuova immagine del mondo, ed insieme con essa una nuova immagine dell'uomo.
    - Le scienze naturali hanno aperto la strada verso la scoperta delle leggi autonome del mondo. L'astronomia e la fisica hanno spiegato che non c'è bisogno di far intervenire Dio per spiegare il movimento degli astri: sono sufficienti le leggi della gravitazione.
    Purtroppo, ad un certo punto il diritto di interrogare la natura ed i fenomeni naturali secondo i canoni delle scienze naturali, è stato contestato da gruppi di cristiani e dichiarato inconciliabile con l'atteggiamento religioso di fronte alla natura. Questo ha avuto come conseguenza che le scienze si sono sviluppate non solo indipendentemente dalla religione (il che è il loro diritto), ma in chiave antireligiosa.
    - La biologia, ed in particolare la teoria evolutiva, ha contributo in modo decisivo a creare una nuova visione del mondo. L'aspetto dinamico del mondo e della vita fa scomparire la staticità e l'immobilità dell'universo.
    Le sfere della vita, che finora sembravano sottrarsi all'autonomia delle cause naturali, si rivelano adesso pienamente inserite nel dinamismo del mondo naturale. Anche il corpo umano è inserito in questo movimento dinamico dell'universo.
    L'universo materiale nel quale l'uomo nasce e deve realizzare la propria esistenza, appare in una luce molto diversa. Non più un universo compiuto e terminato all'inizio. Ma un universo che lentamente e faticosamente si sta attuando e realizzando. Non più un Creatore che ha creato il mondo in un lontano passato, ma un Creatore che sta creando il mondo e con l'aiuto delle forze insite in questo mondo lo conduce verso il perfezionamento.
    - Soprattutto la tecnica e le scienze odierne fanno cambiare definitivamente l'immagine del mondo materiale. La materia perde il suo carattere misterioso e sacrale sotto l'influsso del lavoro umano che interviene e trasforma di fatto la natura. La materia, nella sua incompiutezza, si rivela il materiale della realizzazione dell'uomo. L'uomo con la sua intelligenza e la sua libertà è uno degli aspetti centrali in questo mondo che tuttora si sta muovendo verso la perfezione prefissata dal Creatore. Il fatto che la materia sotto l'influsso della tecnica e del lavoro si piega alle esigenze dell'uomo e permette di realizzarsi meglio e più umanamente, rivela anche nello stesso tempo la vera natura del mondo materiale: essere materiale della umanizzazione.
    Il carattere sacrale della natura scompare progressivamente. Il mondo non appare più come il regno intoccabile di Dio, ma come il campo dato all'uomo per la sua realizzazione. Anche le strutture della società e dell'autorità, le leggi e la politica perdono il loro carattere sacrale. L'uomo intravede sempre meglio che nulla di queste forme concrete viene direttamente dalle mani del Creatore. Tutto è largamente creazione culturale dell'uomo, ed è bisognoso di ulteriore progresso e di trasformazione.

    Incompiutezza del mondo e responsabilità dell'uomo

    Se dunque questo mondo è autonomo e funziona secondo leggi proprie se inoltre si sviluppa lentamente e progressivamente verso maggiore perfezione, bisogna concludere che il mondo è sostanzialmente incompiuto. E se d'altra parte Dio non interviene direttamente nelle cose concrete e pertanto non ha la diretta responsabilità delle situazioni concrete in cui si trova l'uomo, bisogna anche concludere che la responsabilità pesa in primo luogo sull'uomo stesso.
    Il carattere fisso ed immobile dell'universo scompare e lascia il posto ad una visione dinamica ed attiva. Il mondo non è un processo di degradazione, sotto l'influsso del peccato, ma una ascesi verso il meglio. Moltissime imperfezioni e mali appartengono semplicemente allo stato di imperfezione in cui il mondo si trova ancora. Essi non sono dovuti in primo luogo al peccato dell'uomo, né all'intervento punitivo di Dio. Fanno invece appello alla volontà e al lavoro dell'uomo che ne può studiare le cause e le leggi, e cercare di eliminare gli aspetti negativi.
    La responsabilità dell'uomo per tutte le situazioni in cui vive e lotta vengono fortemente sottolineate in questa nuova visione dell'uomo. La prima provvidenza dell'uomo è l'uomo stesso, con la sua intelligenza e la sua libertà, con la sua dimensione essenzialmente sociale e culturale: egli è chiamato ad umanizzare il mondo e ad offrire a tutte le creature umane una casa e una dimora, ossia condizioni degne dell'uomo.
    * L'uomo ha la responsabilità di studiare le leggi della natura e di creare condizioni materiali che permettano a tutti di mangiare, di vestirsi, di vivere degnamente. Oggi è diventato molto chiaro che il Dacci oggi il nostro pane quotidiano non è una manna che deve scendere dal cielo ma è una realtà che l'umanità può realizzare. E se tuttavia bambini soffrono la fame, non bisogna darne la responsabilità a Dio.
    * L'uomo ha la responsabilità nei confronti delle strutture sociali, delle leggi di giustizia, delle istituzioni, del rispetto della libertà degli altri. Questa responsabilità è grave e dolorosa. Le soluzioni non stanno scritte alla superficie delle cose. Bisogna cercare per anni e talvolta per secoli prima di trovare una soluzione migliore per determinati problemi sociali.
    * L'uomo è anche responsabile dell'indirizzo stesso dell'umanizzazione.
    Egli dispone soltanto di indicazioni generali: una vita degna per tutti gli uomini. In concreto deve inventare e cercare le soluzioni.
    Le conseguenze di questa profonda trasformazione dei rapporti con il mondo materiale e umano sono soprattutto due: il mondo appare sempre più secolarizzato; da un altro lato la realizzazione profana del mondo è anche un modo fondamentale di rispondere alla volontà di Dio.

    Il mondo secolarizzato

    Questo intero processo di presa di coscienza dell'autonomia, della desacralizzazione, della responsabilità dell'uomo... ha avuto come conseguenza inevitabile che il mondo appare largamente secolarizzato. La scienza, la politica, la tecnica, l'economia... non hanno bisogno di religione per funzionare secondo la coerenza delle proprie leggi. Non si guida meglio il tram perché la domenica si va in Chiesa. I campi non producono di più perché il contadino prega...
    Non essendo dunque più necessaria la religione a questi diversi settori autonomi della vita umana, essa ha perso progressivamente terreno. I diversi riti e preghiere che invocano l'aiuto divino per risolvere i problemi concreti, sembrano aver perduto ragione d'esistenza. Non si va più in pellegrinaggio per guarire una malattia, ma dal farmacista, dal medico, all'ospedale...
    Anche la Chiesa perde progressivamente terreno e si ritira da diversi settori dove prestava servizi suppletivi. Politica, economia, scienza, assistenza sociale, cura dei malati, istruzione pubblica... diventano settori autonomi che funzionano senza alcun legame esplicito con la Chiesa o con la religione.
    Le espressioni religiose che accompagnavano molte attività profane e ne mettevano in luce il significato religioso, sembrano anche scomparire in gran parte.

    Collaborare con Dio nella promozione dell'uomo

    Da un punto di vista religioso (e anche filosofico) si giunge ad una visione assai diversa sulla creazione e sulla funzione dell'uomo nella creazione. La conseguenza biblica di sottomettere la terra prende una profondità mai sospettata in precedenza. L'uomo diventa veramente collaboratore con Dio nella perfezione del mondo. Tutta l'esistenza umana è un compito ed una missione: quella di crescere e di perfezionarsi.
    La Provvidenza di Dio non appare più come un ordinamento che deterministicamente e rigidamente ha stabilito tutto una volta per sempre. Essa lascia uno spazio molto ampio alla responsabilità dell'uomo ed assume l'uomo come collaboratore.

    HA ANCORA SENSO PREGARE?

    Prima di tentare una rivalutazione della preghiera di domanda in armonia con la nuova immagine dell'uomo e del mondo, è necessario fermarsi qualche istante ad un interrogativo fondamentale che scaturisce dalla precedente problematica o che comunque frequentemente viene sollevato a questo proposito. Ha ancora senso pregare in questo mondo autonomo, nel quale Dio non interviene e di cui l'uomo con la sua libertà porta anche la responsabilità? La domanda riguarda in modo particolare la preghiera di domanda.

    La scienza e la tecnica salvano l'uomo?

    Quando la scienza viene assolutizzata ed identificata con la totalità dell'esistenza umana, come è il caso del positivismo, dell'empirismo e del materialismo dialettico, bisogna senz'altro riconoscere che la preghiera di domanda non ha più alcun significato. L'uomo allora è radicalmente solo per risolvere i problemi, e soltanto le scienze e la tecnica gli forniranno risposte per tutti i grandi problemi che sorgono nel profondo della sua esperienza.
    Ma è precisamente qui che sta il grande problema: la scienza non è la totalità della vita umana; la tecnica non raggiunge tutte le manifestazioni dell'uomo. L'euforia per la scoperta dell'autonomia scientifica del mondo e per le possibilità umane nel risolvere molti problemi che finora sembravano inaccessibili, si trasforma facilmente in una fiducia esagerata e cieca nelle scienze e nel potere tecnico dell'uomo. La riflessione critica del filosofo, e di qualsiasi uomo che cerca di pensare realisticamente, deve però riconoscere che vi è infinitamente di più nell'uomo che problemi scientifici e tecnici.
    Oggi si fa sempre più strada, anche presso molti non credenti, la percezione che vi sono nell'uomo moltissimi problemi - anzi i problemi più decisivi - che nessuna scienza e nessuna tecnica potranno mai toccare e risolvere. Il mito della scienza potrà mai liberare l'uomo dal sentimento di colpa e dalla chiara consapevolezza di aver trattato ingiustamente un innocente? Quale scienza potrà consolare l'uomo nella solitudine esistenziale? Quale progresso potrà sostituire la perdita di una persona amata o riparare un amore fallito? Chi potrà togliere l'interrogativo di fronte alla morte, che sembra distruggere tutti i grandi ideali di progresso e di autorealizzazione dell'uomo? Chi potrà dare speranza di salvezza eterna?
    Si può dire con assoluta certezza che in mezzo al più alto progresso scientifico e all'interno del più serio impegno per la umanizzazione del mondo, il De profundis continuerà ad esprimere l'esperienza secolare dell'uomo: dalla mia miseria io grido a te.
    Vi sono nell'uomo due tipi di miseria, ed è ciò che è diventato molto chiaro alla luce di questa nuova immagine dell'uomo e del mondo: una miseria storica e temporale che scienza e tecnica possono risolvere, o comunque attenuare. Vi è anche una miseria dell'uomo che nessuna scienza e tecnica possono conoscere e tanto meno risolvere. Questa esperienza della miseria profonda dell'uomo non scaturisce dalla fame o dal basso livello tecnico-scientifico, né da determinate strutture sociali, ma dal fatto che l'uomo si sente fragile e minacciato nel suo mistero più profondo.
    Più di un cristiano potrebbe riflettere sul fatto che certi atei, come A. Schaff e E. Bloch, scoprono nuovamente le miserie profonde dell'uomo: i grandi problemi umani finora trascurati dagli umanesimi terresti (la felicità, il senso della vita, l'amore, la morte, il bisogno di essere definitivamente qualcuno di fronte a un amore che non viene mai meno...). Sono queste le miserie fondamentali che riaffiorano con crescente urgenza nel cuore insoddisfatto del progresso scientifico e tecnico.
    La preghiera di domanda che viene fortemente messa in crisi, e quella che riguarda le miserie di superficie, dove realmente la libertà e la responsabilità dell'uomo deve agire. La preghiera di domanda in merito alle miserie profonde (il bisogno di salvezza) rimane valida oggi come sempre.

    La preghiera come dialogo gratuito d'amore

    Ma sarebbe errato pensare che l'uomo prega soltanto ed unicamente perché si sente miserabile e bisognoso.
    L'esperienza religiosa, specialmente nei convertiti, conferma in modo sorprendente che l'uomo non è spinto verso la preghiera anzitutto perché bisognoso di cose materiali o di vantaggi sociali (come viene asserito ad esempio dal marxismo). Dio non si scopre in primo luogo come Colui che risolverà i problemi sociali, familiari, materiali, terrestri. Egli è precisamente Colui che eleva l'uomo al di sopra di questi problemi (scientifici e tecnici) introducendolo nel misterioso mondo di Dio. Milioni di uomini pregano Dio non perché sperano di avere la vita più facile e meno rischiosa degli altri uomini, o perché scoprono in Lui un surrogato per supplire ai limiti delle scienze e della tecnica, ma perché vogliono rispondere ad un appello che li invita ad essere qualcuno di fronte a Dio persona di amore e di dialogo, e ciò indipendentemente dal livello economico o scientifico in cui vivono. Nella gratitudine, nella fedeltà, nell'abbandono stanno di fronte al grande mistero che dà origine alla loro esistenza personale e nello stesso tempo appare come speranza e salvezza: futuro dell'uomo.
    Il pregare allora non si manifesta in primo luogo come un mezzo per ottenere qualcosa. La preghiera è un valore in sé. Si potrebbe pensare all'immagine (ovviamente molto imperfetta) del dialogo umano: anche se non vi è nulla di specifico da chiedere, ha senso e valore parlare insieme comunicare la propria ricchezza, essere qualcuno davanti all'altro. L'incontro amoroso con Dio, l'aprirsi ai suoi piani d'amore, la gratitudine per l'esistenza e per l'amore che si può vivere, prima ancora delle suppliche per la liberazione delle miserie, costituiscono il tessuto fondamentale della preghiera.
    In questa luce appare quanto sia povera, dal punto di vista antropologico la tendenza orizzontalistica che vorrebbe ridurre la ricerca della volontà i Dio alla pura promozione orizzontale e storica dell'uomo. Certo questo impegno terrestre è inderogabile, e la preghiera, come si avrà ancora da sottolineare, non potrà essere autentica, se essa liberamente si sottrae al servizio del prossimo. Dio infatti non è soltanto al di sopra della terra ma nel mondo stesso dove attraverso l'impegno umano la sua santissima volontà deve essere realizzata.
    Ma da questo non risulta che la preghiera sia secondaria, o che sia semplicemente una esplicitazione del servizio che si rende al prossimo. Per la scienza e la tecnica la preghiera è secondaria. Essa non lo è per l'uomo, perché il significato ultimo di tutto il progresso scientifico e tecnico si scopre solamente in una relazione interpersonale con Dio, che nel suo amore eterno assicura l'esistenza immortale della persona. Finalmente non è accettabile che la preghiera e l'incontro interpersonale con Dio siano soltanto un mezzo al servizio della promozione del prossimo. L' indirizzarsi a Dio Padre come a un Tu è un valore in sé, in cui l'uomo realmente riconosce e vive la dimensione di profondità del suo essere. Anche a dove l'uomo è invalido, malato, incapace di promuovere il prossimo in questo mondo, questo valore dell'incontro personale con Dio rimane radicalmente autentico.

    PREGHIERA DI DOMANDA E NUOVA IMMAGINE DELL'UOMO E DEL MONDO

    Tentiamo di mettere in luce alcuni punti fondamentali di una preghiera di domanda che tenga realmente conto della nuova situazione in cui si trova l'uomo. Accenniamo sia agli errori da evitare, sia agli aspetti positivi da mettere in luce.

    Eliminare ogni carattere magico della preghiera

    Nel quadro dell'autonomia del mondo, che funziona secondo leggi precise, e della responsabilità umana che è profonda e reale, non esistono preghiere con influsso magico sulle situazioni concrete del mondo.
    Non esistono formule di preghiera che hanno un'efficacia particolare o superiore ad altre formule nel piegare la volontà di Dio o la benevolenza dei santi a intervenire nel senso da noi desiderato. Non ci sono santuari più potenti di altri, non ci sono novene e tridui più efficaci di altri, né esistono formule rituali indispensabili per ottenere una determinata grazia.
    La scomparsa di moltissime di queste pratiche nel mondo di oggi non deve essere interpretata come perdita della fede o abbandono della preghiera. Semplicemente non si rivelano compatibili con la nuova visione dell'uomo. In genere la scomparsa di queste forme spurie offre possibilità positive nelle quali può crescere una preghiera più pura e autentica, più vicina alla semplicità della preghiera evangelica.
    La preghiera non ha un'efficacia protettrice in genere, nel senso che l'uomo pio e devoto, che ogni giorno invoca il Signore nella preghiera, sarà genericamente benedetto nei suoi affari e nella sua famiglia, mentre chi non prega o non frequenta la Chiesa avrebbe da soffrire danno nelle cose sue. Già l'antico testamento era confrontato con questo problema. Esso ha dovuto riconoscere che la vita è insicura e rischiosa per tutti, e che le condizioni concrete d'esistenza sono più o meno identiche per tutti. Se la fede e la pietà portano un aiuto divino, non è nel fatto che il credente venga risparmiato dal male, dalla sofferenza o dall'insicurezza di vita, bensì nel fatto che arriva a reagire diversamente e a conferire un significato superiore a queste condizioni comuni.
    In questa luce sarà facile domandarsi fino a che punto sia opportuno e raccomandabile pregare per riuscire bene in un determinato esame, fare una novena per guadagnare un primo premio nella lotteria nazionale dire un'ave maria per non avere incidenti stradali, portare la medaglia di S. Cristoforo o lo scapolare...

    Prendere sul serio l'autonomia del mondo

    Oggi non si può continuare a pregare con la mentalità dei secoli passati che erano immersi nella sacralità. L'autonomia del mondo è vera e reale, voluta e posta come tale dal Creatore stesso come il vero e concreto ambiente in cui l'uomo deve vivere e realizzare la propria esistenza. Le leggi della natura sono mirabili. Sempre più si scopre come diversi fenomeni siano connessi tra loro, e come sia difficile cambiare un aspetto senza toccare tutto il resto. Di moltissimi fenomeni si comprendono oggi le cause e i condizionamenti, e sulla base di queste conoscenza è anche possibile regolare il nostro atteggiamento.
    I veri mezzi per risolvere i mali e le sofferenze che si presentano a questo livello concreto della natura, non sono le preghiere, ma la conoscenza dei fenomeni e la conseguente dominazione di questi fenomeni.
    L'attuale presentazione della preghiera di domanda deve realmente tener conto di questa autonomia del mondo e delle sue leggi. Essa non può dare l'impressione di sottovalutare questa autonomia. La nostra presentazione della preghiera di domanda deve realmente far vedere che è meglio e più cristiano studiare la natura, usare i mezzi della scienza e della tecnica, conquistare la competenza specifica che è richiesta per una determinata mansione, che il ricorso alla preghiera. Il mondo è come è, e Dio non cambia le sue leggi, ma rispetta il funzionamento preciso ed infinitamente complesso del mondo (cf R. Voillaume, Retraile au Vatican, Paris 1969, pagg. 67-68).

    Prendere sul serio la responsabilità profonda dell'uomo

    L'invocazione dell'aiuto di Dio non può essere separata dall'impegno concreto da parte dell'uomo, per risolvere i propri problemi. Diversi aspetti meritano di essere sottolineati.
    - Prendere sul serio l'impegno della responsabilità significa in primo luogo che l'uomo deve cercare le soluzioni dei problemi, mediante la tecnica, la scienza, il lavoro. Non pregare perché Dio mandi la pioggia, ma assicurare un sistema di irrigazione, scavare pozzi, costruire navi per apportare il frumento... Quando si ha fame, cercare un lavoro redditizio, industriarsi... Tutto ciò è più degno dell'uomo e dà più gloria a Dio. Ciò vale ugualmente nel campo dell'apostolato, dove l'assunzione della propria responsabilità deve essere profonda e seria. La preghiera non supplisce semplicemente l'ignoranza e l'incompetenza degli apostoli. Per avere vocazioni non basta pregare e volersi bene: bisognerà industriarsi e formulare un tipo di vita che possa essere abbracciato con gioia, mettere dei contatti umani, tentare approcci...
    - Assumere la propria responsabilità dell'uomo significa anche pagare di persona là dove l'intervento personale è richiesto. Quando ad esempio un povero operaio si presenta al sacerdote chiedendo una mediazione per un suo problema familiare o professionale, e viene mandato a casa con il contentino «Pregherò per te...», avrà ragione di condannare questa preghiera. Oggi, alla luce della nuova immagine dell'uomo, con l'accento sulla solidarietà e la responsabilità nel servizio del prossimo, diventa particolarmente vera la parola evangelica: «Chi può dire di amare Dio che non vede, quando non ama il prossimo che vede?».
    Si potrebbe dire che oggi anche l'insegnamento profetico sul rapporto tra preghiera e giustizia è diventato più attuale che in altri tempi. La prima lode di Dio è certamente il servizio del prossimo.
    - Assumere la propria responsabilità significa anche che si lavora seriamente per il pane quotidiano e al servizio degli altri. Isolarsi per pregare e farsi mantenere dagli altri, non sembra accettabile oggi. Isolarsi e non partecipare realmente e intensamente alla vita dei fratelli sembra essere altrettanto inaccettabile. Significa dunque che la contemplazione è inconciliabile con l'attuale immagine dell'uomo? Certamente no. Anzi, si potrebbe dire che essa svolge una funzione veramente importante. Ma la ricerca di Dio nella contemplazione deve essere una ricerca di Dio in questo mondo e per questo mondo, per gli uomini che sono bisognosi di Dio. La ricerca deve dunque stare veramente al servizio degli altri irradiare sugli altri, far comprendere all'uomo di oggi la limitatezza della propria tecnica ed industria, mettere in luce le dimensioni superiori della sua esistenza.
    - La preghiera di domanda non dovrà essere presentata quindi come domanda che Dio faccia le cose al nostro posto. Anche nelle invocazioni pubbliche durante le celebrazioni eucaristiche, usiamo spesso espressioni come queste: «Preghiamo perché Dio dia da mangiare a tutti i poveri... Preghiamo perché Dio dia la pace nel Vietnam... Preghiamo perché Dio unisca le famiglie di questa parrocchia....».
    Se realmente si vuol prendere sul serio l'autonomia del mondo e la precisa responsabilità dell'uomo in queste cose, non bisogna chiedere che Dio aggiusti le cose, scaricando l'uomo dalle proprie responsabilità. Sarebbe suggerire un atteggiamento di esagerata passività di fronte alla realtà. La preghiera apparirebbe come un alibi ed una fuga.

    Quindi è inutile pregare?

    Bisogna allora concludere che è superfluo pregare Dio ed invocare l'aiuto divino, se dopo tutto le cose vengono determinate dalla libertà umana? Una simile conclusione sarebbe del tutto falsa. Ogni uomo nel più profondo mistero della sua libertà, consapevolmente o meno, viene anche interpellato da Dio, sta cioè sotto l'influsso della grazia divina che lo invita a realizzare se stesso e la comunità umana secondo il modello di fraternità che Dio stesso ha proposto al mondo.
    In questo senso la preghiera di domanda dovrà comprendere questi due accenti:
    * chiedere a Dio che ciascuno di noi possa coraggiosamente perseguire, nella concretezza della sua vita, i grandi ideali per i quali invoca l'aiuto divino: la pace, la giustizia, l'unità della famiglia;
    * chiedere a Dio che gli altri uomini trovino la via giusta e la volontà decisa a realizzare questi beni per i quali preghiamo.
    Non chiedere dunque che Dio faccia le cose al posto dell'uomo, ma che gli uomini s'impegnino a fondo nei loro compiti e responsabilità, anche sotto l'appello della grazia divina.
    «Mi sembra - scrive R. Voillaume - che l'immensa preghiera che dovrebbe sorgere dai cuori umani, non è che Dio ci dia la pace, bensì che gli uomini abbiano la lucidità, il coraggio e la capacità di lavoro per realizzarla. Esiste infatti nel mondo un mistero dove nessuna scienza, nessuna sociologia, nessuna legge economica potrà mai penetrare, e che nessuna statistica potrà mai prevedere: la libertà del cuore umano. È in questa profondità, in cui si realizza il mistero dell'azione divina e della grazia, che finalmente la sorte degli uomini viene determinata. Essi hanno bisogno della luce che illumina l'intelligenza, della forza che sostiene la volontà e del coraggio che rende capaci di distacco e di vero amore disinteressato per gli altri. In definitiva, saranno gli uomini che faranno la guerra e la pace» (o. c., pag. 69).
    Se il mondo e la storia si svolgessero in modo deterministico, allora la preghiera di domanda sarebbe pienamente ingiustificata. Ma se la libertà è un dato di fatto, una grande realtà umana, ha anche senso pregare e domandare l'intervento e l'aiuto di Dio affinché l'uomo assuma sul serio le proprie responsabilità, si impegni a fondo a cercare le soluzioni e sia perseverante nella ricerca di Dio nel mondo. Non si può passare sotto silenzio che precisamente la preghiera di domanda che riguarda la venuta e la realizzazione del Regno di Dio nel mondo, deve avere un posto di privilegio nella preghiera di domanda. Dio stesso, nel Cristo, ha preso l'iniziativa diretta di questo regno. Egli ha promesso che chi chiede sarà anche esaudito. Ciò che si chiede nel nome di Cristo e per il Regno del Cristo troverà anche ascolto da parte di Dio. Ma anche questo resterà nel quadro di un appello di grazia rivolto alla libertà della persona umana. Questo Regno non si realizzerà senza il preciso impegno e la profonda responsabilità dell'uomo.

    Non giudicare superficialmente la preghiera di domanda degli altri

    In astratto e teoricamente è abbastanza facile determinare quali devono essere le caratteristiche di una preghiera di domanda più autentica. Altrettanto facile sembra la critica all'indirizzo della preghiera di domanda che si riscontra sul vivo presso la maggioranza delle persone e talvolta anche nelle formulazioni liturgiche.
    L'ermeneutica odierna insegna ad essere estremamente prudenti nel giudicare e nel criticare queste preghiere di domanda. Quando l'uomo misero e sofferente invoca l'aiuto di Dio (Deus in adjutorium meum intende...): che significa in concreto per quel determinato uomo la preghiera di domanda? Non è affatto detto che quella invocazione abbia soltanto o primariamente come scopo l'intervento di Dio nell'ordine terrestre. Se fosse così, sarebbe criticabile. Ma il più delle volte, sotto un esteriore imperfetto e criticabile, si nasconde un altro tipo di linguaggio, che costituisce una autentica preghiera: professione della Signoria di Dio, fiducia nella sua protezione e nella salvezza finale, coraggio per continuare nella lotta contro il male...
    Bisogna avvicinarsi con grande rispetto a questa preghiera di domanda della gente semplice. Può darsi - ed effettivamente si dà frequentemente questo caso - che l'invocazione dell'aiuto divino - criticabile alla luce della nuova immagine dell'uomo - svolga precisamente una funzione educativa: nell'invocare Dio e nel fatto di non essere esaudito a questo livello orizzontale, spesso l'uomo scopre la dimensione più profonda della sua esistenza. Egli impara che anche a queste condizioni concrete che non si cambiano né per intervento umano, né per intervento divino, è possibile dare un significato superiore, che porta tutta l'esistenza umana verso la speranza e la salvezza. Molti ad esempio fanno un pellegrinaggio a Lourdes per chiedere la guarigione di una malattia che i medici hanno abbandonato, e scoprono finalmente che anche in questa condizione è possibile realizzare il significato fondamentale dell'esistenza, o usare la propria esistenza a servizio degli altri. L'invocazione stessa di Dio ha trasformato l'esistenza dell'uomo, ma a un livello che è diverso da quello che inizialmente era presente o apparentemente resta presente nella preghiera di domanda.
    Si vede però quanto sia importante a questo livello la presenza di una profonda illuminazione sul vero significato della preghiera di domanda. Forse tale illuminazione non si offre sufficientemente ai cristiani.

    Quattro aspetti caratteristici di una autentica preghiera di domanda

    Per l'uomo confrontato con il male e la sofferenza, il quale invoca l'aiuto di Dio, vi sono quattro caratteristiche che la sua preghiera può realizzare per essere autenticamente cristiana. Esse presentano una certa progressione.

    La pazienza cristiana

    Per quanto il termine sia logorato negativamente dall'uso che ha avuto in una immagine dell'uomo ormai largamente superata, bisogna conservarlo nella sua dimensione positiva e profondamente cristiana. Esso tiene una via di mezzo tra la ribellione assurda contro il male e la fatalistica rassegnazione. L'invocazione di Dio significa positivamente che le circostanze della vita, anche quelle sperimentate e vissute dolorosamente, costituiscono un punto di partenza. È possibile realizzare noi stessi e gli altri uomini in mezzo a queste condizioni concrete d'esistenza, dalle quali d'altronde nessun credente è esente. Dio stesso ha voluto questo mondo concreto con le sue condizioni esistenziali, come vero luogo nel quale e a partire dal quale bisogna amare Dio e realizzare l'uomo.
    La pazienza cristiana non è quindi mai una rassegnazione fatalistica alle cose. Essa non è paura davanti alla realtà sacrale. Essa è sempre volontà di uscire dal male e di superarlo, nella consapevolezza che precisamente Dio vuole tale impegno.
    La preghiera «Fiat voluntas tua...» implica essenzialmente l'impegno umano, malgrado i momentanei fallimenti e l'incertezza della vita. È credere che è possibile migliorare le situazioni e realizzare l'esistenza umana. Essere bocciato nell'esame, perdere un impiego, perdere una persona amata, e mille cose analoghe non bloccano l'esistenza e non invitano l'uomo alla rassegnazione passiva: lo invitano invece a impegnarsi nuovamente.
    Si può quindi dire che la preghiera di domanda, quando è autentica, implica fondamentalmente un atto di fede e di fiducia e si apre verso il futuro, dal quale Dio ci chiama.

    Vedere la situazione come mezzo per amare Dio

    La situazione concreta, che spinge a chiedere l'aiuto di Dio, diventa ora un mezzo per verificare concretamente l'amore di Dio. Amare Dio al di sopra di ogni cosa. Essere fedele in fede e speranza a Dio anche in mezzo alle difficoltà della vita. Precisamente per il fatto che in nessuna circostanza ci si arrende definitivamente, ma si continua a lavorare per la realizzazione dell'uomo, si opta concretamente per Dio al di sopra di ogni cosa. Si dimostra così visibilmente che il mondo non è mai definitivamente cattivo; che cioè vi è sempre possibilità di superare il male e di realizzare il bene. La sofferenza e i fallimenti ci portano così più vicino a Dio.

    Vedere la situazione come mezzo per amare il prossimo

    Si è insistito sul fatto che l'amore di Dio è vuoto, se esso non è anche effettivamente amore del prossimo con il quale siamo essenzialmente legati. Se le situazioni di sofferenza e di male, nelle quali invochiamo Dio, non portano ad un impegno di vero amore del prossimo, esse non potranno essere una prova dell'amore di Dio.
    La preghiera di domanda dovrà dunque implicare essenzialmente la domanda di poter amare pienamente e radicalmente il prossimo. La consegna del Vangelo prende qui pieno vigore: «Ciò che avete fatto al più piccolo...». Le contrarietà devono spingere a lottare per la costruzione di una vera comunità di fratelli che si aiutano nella comune miseria: uomini che vogliono essere qualcuno per gli altri. Più che chiedere l'intervento di Dio, bisogna chiedere di poter essere veramente un sostegno per coloro che soffrono.

    Fiducia in Dio anche nelle cose temporali

    L'atteggiamento specificatamente cristiano, che nessuna filosofia come tale può raggiungere, implica anche una reale fiducia in Dio nelle cose temporali. Oltre al fatto di usare e di sfruttare tutti i mezzi di provvidenza umana e di impegno per venire incontro ai problemi, è e resta cristiano avere una fondamentale fiducia che anche le cose materiali saranno presenti, se realmente l'uomo ha il coraggio di impegnarsi a fondo per il regno di Dio. Ci si trova qui in presenza dei grandi mistici e dei grandi santi, che hanno vissuto a fondo questa fiducia nella provvidenza anche nelle cose temporali. Se si lavora realmente per Dio, Dio collaborerà anche con noi.


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