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    Progetto per la formazione dell'animatore



    (NPG 1971-06/07-71)

    L'argomento è stato studiato a fondo nella monografia sull'animatore della pastorale giovanile (1969 /6-7). Ora ci interessa soprattutto fare proposte di metodo, in vista del tema specifico di questo studio. L'impegno di essere disponibili per l'animazione cristiana dei preadolescenti esige una qualificazione precisa (RdC, 184). Non si può lasciare spazio all'improvvisazione, al genericismo, al raffazzonamento: è troppo alta la posta in gioco.
    Il tipo e i quadri della formazione sono dettati dalla funzione che si è chiamati a svolgere.
    Da tutto il contesto di questa monografia, appare chiaro il compito che la comunità demanda a questi giovani: si tratta di condurre i preadolescenti, attraverso una testimonianza di vita personale, a pensare e a vivere la fede come realtà esistente ed operante dentro le situazioni quotidiane.
    E questo comporta:
    – un'attenzione vivissima, devota, alle situazioni concrete di tutti i giorni,
    – una conoscenza approfondita della fede, in rapporto alla vita,
    – ed una notevole capacità di dialogo (animazione).
    Da questo, la nostra proposta.

    DUE MOMENTI FORMATIVI INTERDIPENDENTI

    La qualificazione del giovane animatore ha bisogno di due momenti «formativi» interdipendenti.

    Momento zonale

    Prima di tutto si richiede uno spazio formativo a livello zonale (diocesi, gruppo di parrocchie, ecc.) in cui si pongono i principi dottrinali e le tecniche specifiche di animazione (secondo le linee che saranno annotate più sotto), con «sicurezza» e «precisione», attraverso una scuola diretta da competenti.
    Le modalità di questo livello andranno inventate, a partire dalla disponibilità e dalle tradizioni: campo-scuola estivo, corso settimanale, ecc. In pratica il «momento zonale» ha il compito di:
    • creare un movimento: l'incontro tra i vari animatori fa sentire di essere «in tanti»: dà prestigio e crea collegamenti;
    • permettere una formazione dottrinale e tecnica specializzata, secondo le linee che proporremo in seguito (soprattutto, per quanto riguarda il punto 2° – accrescimento sul piano dei contenuti – e 3° – abilitazione funzionale);
    • fornire un «criterio oggettivo di maturità», attraverso la consegna di un attestato di «capacità di essere animatori», che, al di là dell'aspetto burocratico, può rappresentare l'abilitazione ad un ruolo nuovo nella comunità.

    Momento locale

    Si richiede poi uno spazio formativo a livello locale, attraverso l'inserimento dei giovani animatori nel «gruppo di riferimento». Questo momento obbliga gli animatori a porsi, comunitariamente, in ascolto della vita reale dei preadolescenti, in ascolto delle situazioni locali, al cui interno va colta e va rivelata la presenza di Cristo Signore e dei misteri della fede.
    Per realizzare questo «passaggio da morte a vita» del quotidiano, è necessario operare una storicizzazione, un adattamento di tutto il vasto bagaglio di nozioni apprese nel «momento zonale». E questo è il secondo scopo.
    In una parola, il gruppo di riferimento, a livello locale, è chiamato a farsi interprete dell'affermazione centrale del RdC: «La misura e il modo sono variabili e relativi alle attitudini e necessità di fede dei singoli cristiani e al contesto di cultura e di vita in cui si trovano» (75).
    In pratica:

    • impegno per una formazione personale permanente, per essere veri animatori-testimoni (nel progetto che segue, in particolare il punto 1° – adattamento della personalità – ed il punto 4° – inserimento operativo);
    • approfondimento delle motivazioni che sorreggono la propria vocazione «catechistica», attraverso il contatto con il sacerdote e la testimonianza del gruppo degli animatori-catechisti;
    • attenzione alle situazioni locali e al livello di maturazione di fede dei destinatari, per inserire la proposta nella vita quotidiana;
    • studio collettivo sulla ricerca di strumenti di analisi delle situazioni;
    • ricerca, in dialogo con tutta la comunità (per esempio, parrocchiale), per ritrovare alcuni «interventi», mediante cui testimoniare che «la fede non allontana dalla storia» (RdC, 43);
    • preparazione accurata dell'incontro catechistico con i preadolescenti;
    • qualche attività specifica, per far acquistare al gruppo un sufficiente prestigio presso gli altri ragazzi e per creare quel tanto di coesione e di fusione funzionale agli scopi (il responsabile pastorale dovrà trovare un equilibrio tra il moltiplicare le attività, trasformando il gruppo di riferimento in gruppo di appartenenza, ed una disincarnazione che richieda la presenza agli incontri formativi senza un minimo di vita e di amicizia).

    In collegamento

    Da queste indicazioni appare evidente che i due momenti di qualificazione non sono opzionali, ma interdipendenti; si richiamano a vicenda: il funzionamento perfetto dell'uno non esclude mai l'altro. L'esclusione del momento locale disincarna la fede, mentre l'esclusione di quello zonale (è normalmente impossibile una «scuola» di specializzazione a livello parrocchiale) minaccia di far cadere nel genericismo o in una visione troppo angusta (orizzontale) della proposta di fede. D'altra parte, il contatto con un ambito più vasto, fa percepire, concretamente, l'appartenenza alla chiesa locale, prima depositaria della missione di animazione cristiana della vita.
    Un'ultima annotazione.
    Nel rapporto tra momento locale e momento zonale è necessario porre attenzione per non sostituire un processo deduttivo a quello induttivo, più significativo e più da «incarnazione».
    • Processo deduttivo: il momento zonale fornisce i grandi contributi ideologici e il momento locale ne fa l'applicazione alle condizioni concrete. La «località» non è punto di partenza ma punto d'arrivo, di adattamento.
    • Processo induttivo: il momento locale fornisce l'intensità e l'acutezza dei problemi. Tutto ciò rimanda ad uno spazio di riflessione, di «discorsi sicuri e precisi»: questo è il momento zonale, tempo di ripensamento, fuori dalla mischia delle situazioni, per avere «calma», precisione, sicurezza, ma in continuo diretto collegamento con esse.

    SINTESI DI UN PIANO DI FORMAZIONE ORGANICA

    Adattamento della personalità

    Scopo

    Rendere più convinta la scelta, più impegnato l'interesse; aumentare la stima e l'apprezzamento del compito assunto; riorganizzare la personalità dinamica in funzione del ruolo (status).

    Attuazione

    • breve orientamento vocazionale per promuovere maggiore autocoscienza
    • abilitazione; ciò è attuabile oltre che con la presentazione di ipotesi di personalità dinamiche, con la utilizzazione di determinate tecniche psicosociologiche quale criterio base di scelta e accettazione;
    • intensa promozione dell'appartenenza al gruppo specifico degli animatori;
    • breve corso sull'animazione: la figura dell'animazione in un rapido giro di orizzonte (politico, culturale, scolastico, civile e religioso) con particolare riguardo alle prospettive di animazione come forma preferenziale di evangelizzazione. Occorre riconoscersi per ritrovarsi;
    • partecipazione sperimentale e progressiva alla vita umanistica e religiosa di un gruppo con particolare legame a qualche individuo, che verrebbe ad assumere la funzione di presentatore-amico;
    • forme di discussione (es. revisione di vita) e direzione spirituale come assistenza all'interiore organizzazione: è il momento del «tu per tu».

    Accrescimento sul piano dei contenuti
    (aspetto dottrinale)

    Scopo

    Fornire scienza e sapienza cristiana (umano-divina) sufficiente per animare cristianamente le situazioni e mentalità dei soggetti a cui si viene mandati da Cristo.

    Attuazione

    Per una giusta promozione di questa dimensione contenutistica occorre tener presenti cinque parti o settori.

    ♦ Il settore teologico-principi comprende l'idea di pastorale, l'idea di vita di fede, la mentalità di fede, l'idea dell'innesto della fede nella vita. Tale settore va curato in modo ciclico, cioè tornandoci sopra sovente, alternando visioni sintetiche a visioni parziali, agganciando queste trattazioni alle revisioni critiche di piccole esperienze.

     Il settore teologico-contenuti comprende una visione di insieme in linea catechistica e una analisi delle dimensioni predominanti (bibbia, liturgia, chiesa, creato, morale).
    Sembra opportuna una trattazione ciclica per la visione di insieme e progressiva secondo questo iter:
    • il Cristo storico (bibbia, storia sacra e profana)
    • il Cristo mistico (chiesa, comunità soprannaturale e naturale)
    • il Cristo eucaristico (liturgia e morale, trasformazione naturale e soprannaturale del mondo)
    • il Cristo logos (l'universo e l'uomo come «imago Dei», natura e soprannatura).
    Resta come prospettiva dominante «lo studio di Dio in vista dell'uomo e lo studio dell'uomo in funzione di Dio» (Suenens)

     Il settore antropologico comprende psicologia e sociologia sia profana che religiosa. Anche questo settore va trattato progressivamente e tutto in una volta.
    È importante il dosaggio per non eccedere e rimanere disorganici e frammentari.

     Il settore metodologico-principi comprende una visione di insieme dei modi di intervenire nella realtà umana letta nella dimensione operativa del gruppo.
    Si tratta di avvicinare globalmente e analiticamente alle norme comuni che riguardano la pastorale dei preadolescenti. Ciò esige:
    • possesso delle linee metodologiche e didattiche generali
    • conoscenza della pastorale giovanile
    • analisi delle varie tecniche e vari sussidi, poi applicabili ovunque all'azione della pastorale catechistica
    • conoscenza embrionale della dinamica di gruppo
    • tecniche di animazione
    • metodologia del dialogo pastorale
    • metodi catechistici e pastorali.

     Il settore metodologico-tecnico riguarda concrete attività. Questo settore va trattato in modo ciclico, riprendendo le materie delle ore di scuola dalle esperienze vissute.
    Obbliga quindi a dividere in vari gruppi secondo le specializzazioni e le esperienze. Le lezioni sono fortemente sintetiche, perché esse fondono insieme dati dottrinali e psicologici, contenuti e atteggiamenti. Le sperimentazioni pratiche e le esperienze vissute sono esigite dall'indole di addestramento e qualificazione pratica del corso. Tali esperienze seguono un piano di animazione cristiana in un gruppo o interventi periodici a fianco di un veterano. Sono materia di discussione guidata nel tempo destinato ai corsi e servono per un progressivo addestramento, per giustificazione pratica di un corso, per abilitazione al dialogo tra teoria e pratica.
    Un direttore del corso, con l'aiuto di colui che segue la parte dedicata alla spiritualità, cura questa revisione critica delle esperienze sperimentali per giungere alla cura individuale dei corsisti nel loro progressivo impratichirsi.
    In un secondo tempo i corsisti saranno invitati ad esperienze di animazione occasionale.

    Abilitazione funzionale
    (aspetto metodi e tecniche)

    Scopo

    Si prende ora in considerazione la natura specifica di una «animazione» per adeguarvi ogni altra cura in modo che sia funzionale a questo scopo
    • inoltre si sviluppa il pieno assestamento dell'individuo nella sua attività di animatore.

    Attuazione

    • Uso il più largo possibile della dinamica di gruppo, parte della animazione, nel corso stesso;
    • revisione di vita a partire dalle occasioni di giornali, fatti televisivi, avvenimenti civili e di gruppo;
    • inquadramento periodico (fare il punto) per mezzo di assemblee generali, di quadri murali, di esercitazioni per la padronanza di alcuni punti centrali continuamente maturati attraverso tutte le attività;
    • insistenza presso i docenti e i dirigenti delle revisioni perché facciano insistentemente capo a questi punti centrali sia della dottrina che del metodo;
    • il metodo dell'animazione rispetto alle altre forme di evangelizzazione, predicazione, lezione, dibattito.

    Inserimento operativo
    (aspetto rapporti di collaborazione)

    Scopo

    Inquadrare l'azione dell'animatore nel rapporto a tutti gli altri operatori sia come rispetto alle competenze (evitare i doppioni) sia come collegamento di sostegno e completezza sia attivo che passivo. Ciò comporta un duplice momento:
    • momento organizzativo noetico: conoscere bene la situazione, la funzione, il ruolo;
    • momento organizzativo affettivo: accettare e prendere posizione.

    Attuazione

    • Familiarizzazione con tutto il complesso quadro operativo pastorale;
    • incontri di affiatamento con i vari operatori nelle diverse aree e strutture, curando i collegamenti dottrinali tra aspetto biblico, liturgico, ecclesiale e creaturale per avviare i collegamenti operativi;
    • potente centratura di ogni discorso sia dottrinale che psicologico sulla persona, come centro unificatore che permette di orientarsi nella complessità dei vari servizi spirituali e formativi.

    COMPONENTI PRINCIPALI
    DELLA FORMAZIONE DEGLI ANIMATORI

    Per realizzare una formazione seria occorre considerare alcune componenti di base per dare inizio ad un nuovo ruolo sociale con uno status ben definito, altrimenti le innovazioni non attaccherebbero.

    La necessità di modelli di comportamento

    Un sapere rimane astratto se non è scoperto, vissuto e incarnato da qualche persona che abbia le doti di animatore per essere modello di comportamento (coetaneo, di prestigio personale).
    Quindi i corsi di animatori possono essere avviati solo se già sono presenti ed operanti, conosciuti e stimati alcuni modelli di comportamento, sorti per formazione particolare o trapiantati da altrove. Le acculturazioni promosse senza porle in funzione di concreti modelli di comportamento sono causa del fallimento di tanti corsi. Queste abilità si acquisiscono soprattutto per via di imitazione più revisione critica e aggiornamento dottrinale e non altrimenti.
    Tutti i docenti devono, nella coscienza di questo processo di apprendimento, agire di conseguenza e riferire ogni loro contributo a questi modelli di comportamento sia come oggetto, sia come punto fermo per miglioramenti ed adattamenti.
    La formazione di questi modelli preliminari è di tipo strettamente individuale o al massimo cellulare e richiede naturalmente un esperto che faccia insieme da docente, stimolatore, revisore e consulente. L'uso dei modelli di comportamento nei campi scuola è soprattutto nelle revisioni critiche di esperienze sperimentali, ma anche nei dibattiti, nelle lezioni, previo accordo coi docenti.
    Essi servono a dosare il contributo dei docenti perché resti direttamente funzionale al preciso ruolo che si cerca di acquisire.

    La necessità di integrazione sociale

    Ogni acquisizione di ruolo è destinata a deperire se non è sostenuta da un conveniente status sociale, cioè da una integrazione nella società in cui si vive sia come possibilità materiale di svolgerlo, sia come prestigio sociale concordante o contraente, sia come riconoscimento valutativo. L'integrazione come possibilità materiale significa per i dirigenti un attento studio del tempo lavorativo e del tempo libero per riorganizzarlo in funzione del nuovo ruolo da assumere e per adattare l'ambito di azione dello stesso ruolo in base alle situazioni di partenza.
    L'integrazione come prestigio sociale concordante o contrastante significa l'avvertenza del compito e del lavoro degli animatori da parte della società adulta e coetanea. Tale avvertenza e riconoscimento può essere di approvazione o di condanna, non importa, ma occorre sempre che sia di prestigio, cioè di importanza riconosciuta. Tale prestigio va attuato in mille modi nell'ambito della zona umana in cui si opera (interviste, incontri, circolazione di giudizi), ma occorre evitare le forme ufficiali e strutturali se si tratta di giovani, poiché ciò per essi è controproducente (visita delle autorità civili e religiose in forma ufficiale, ecc...).
    Il riconoscimento valutativo è molto importante perché in questi ruoli l'insuccesso apparente è notevole per varie ragioni. Occorre allora che ogni rendimento e impegno trovi una adatta forma di riconoscimento valutativo: molte volte le revisioni di vita comuni, in cui partecipano adulti coinvolti nell'iniziativa, possono servire molto bene a questo. Particolare significato hanno in questo problema le riunioni di animazione effettiva, come convegni, incontri, feste, rare ma in date indovinate, nelle quali più che lavori di struttura o di contenuto, si sviluppano azioni di affiatamento, amicizia, reciproca stima e benevolenza comunitaria. Soprattutto nella fase iniziale e di rodaggio queste forme sono da curarsi.

    La necessità di collegamento

    Per il corpo docente in corsi brevi e organici, diventa di primaria necessità l'intesa, l'affiatamento tra i vari docenti. Se tale intesa diventa impossibile, si consiglia un foglio di intesa (termini, costanti delle varie lezioni, denominatori comuni) e soprattutto un animatore degli alunni, che realizzi l'integrazione tra i corsi, come si è già spiegato parlando delle sperimentazioni pratiche (il direttore del corso).
    Sono importanti nei campi scuola e nelle riunioni locali i cosiddetti animatori affettivi, che creano un fondo di entusiasmo non fittizio che cementa gli animi e sostiene nell'impegno e nella fatica. La cura di una calda amicizia tra i corsisti, come tra veterani e matricole, è un segreto di una buona leadership.
    Un capo che gode di forte autorità morale, anche se manca di abilità organizzative e amministrative, è quanto mai necessario nei campi scuola. Quanto alla organizzazione occorre trovare immediatamente un terreno reale e non sperimentale di impiego delle nuove leve. Molti buoni inizi si perdono per la trascuratezza nella fase di rodaggio e dell'attecchimento. È importante dare ai corsi carattere di movimento e non di associazione: cioè occorre formare gli allievi a svolgere il loro ruolo sotto qualsiasi associazione, senza costituirne una ennesima.


    T e r z a
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