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    Introduzione a: Adoriamo Cristo presente nel sacramento dell'Eucaristia



    (NPG 1970-11-77)

    I fedeli quando adorano Cristo presente nell'Eucaristia, ricordino che questa presenza deriva dal sacrificio e tende alla Comunione sacramentale e spirituale. La pietà che spinge i fedeli a prostrarsi presso l'Eucaristia, li attrae a partecipare profondamente al mistero pasquale di Cristo e a rispondere con gratitudine al dono di Colui che con la sua umanità infonde incessantemente la vita divina nelle membra del suo corpo.
    Trattenendosi presso Cristo Signore, essi godono della sua intima familiarità, e dinanzi a Lui aprono il loro cuore per loro stessi e per tutti i loro cari e pregano per la pace e la salvezza del mondo.
    Offrendo la loro vita con Cristo al Padre nello Spirito Santo, attingono da quel mirabile scambio un aumento di fede, di speranza e di carità.
    Alimentano così le giuste disposizioni per celebrare, con la devozione conveniente, il memoriale del Signore e ricevere frequentemente quel pane che ci è dato dal Padre.
    Le esposizioni brevi dell'Eucaristia, devono essere ordinate in modo tale che prima della Benedizione, sia riservato un tempo conveniente alle letture della Parola di Dio, alle preghiere, ai canti e all'adorazione silenziosa di una certa durata.
    (Euc. Myst., 50 e 66)

    Non è saggio, in questo nostro tempo di verifica e di riscoperte, buttare a mare semplicemente certe «cose sorpassate», senza averne controllato il valore, o conservare stancamente forme tradizionali per il timore di rompere o la pigrizia di provare. Come per i carismi, così per le forme della preghiera, soprattutto comunitaria, vale la consegna paolina: omnia probate, quod bonum est tenete. È bene allora non andare soltanto a lume di naso, di sentimento o di... risentimento, ma piuttosto di una solida ed equilibrata teologia e pedagogia. Infatti nelle mani di un educatore esperto, anche modelli antiquati appaiono, con piccole modifiche, freschi ed interessanti; ciò è possibile grazie ad una sensibilità culturale e ad una piccola vena di fantasia.

    ♦ L'adorazione – l'ex «benedizione» – eucaristica è uno di questi casi; se ne è abusato come di una funzione «ad omnia utilis», provocando un certo senso di nausea ed una sproporzione di valori, non soltanto espressivi. L'istruzione Eucharisticum mysterium del 25.5.67 offre ormai un punto di riferimento che non si può ignorare: le norme che essa dà discendono infatti da una sintesi abbastanza completa, anche se non definitiva, della dottrina eucaristica del Vaticano II. Nella prospettiva del mistero totale, il dogma della presenza reale di Cristo anche dopo la celebrazione eucaristica e la legittimità del suo culto sono confermati, e costituiscono un bene irrinunciabile della Chiesa; ma essi vanno anche considerati come un aspetto secondario e in qualche modo derivato. (Si noti l'ordine dei punti dottrinali nel numero 3 dell'Istruzione e la proporzione – circa un quinto – della trattazione sul «culto della SS. Eucaristia come sacramento permanente»). Dovrebbe essere ben evidente che la presenza reale di Cristo è in dipendenza del sacrificio e della comunione; e che li culto fondamentale dell'eucaristia è la messa, dalla quale prende origine e senso il culto reso alle S. Specie fuori della messa: da essa infatti derivano e in certo modo la prolungano, permettendo agli ammalati e a chi non ha potuto partecipare alla celebrazione di unirvisi con la comunione sacramentale.

    Il significato fondamentale dell'adorazione a Cristo presente nel sacramento, come risulta dai testi pubblicati in testa al Dossier, e da altri passi analoghi, è quello di mettere i cristiani in sintonia con gli atteggiamenti fondamentali di Cristo nel suo sacrificio di obbedienza al Padre e di amore verso i fratelli: questo sacrificio, offerto dalla Chiesa nella messa, è rivissuto interiormente dai singoli o dalla comunità nell'adorazione silenziosa. Per questo non occorrono, di per sé, particolari forme esterne: in ogni momento della giornata e in ogni luogo si può pregare con un'attenzione esplicita al mistero eucaristico. L'adorazione «privata» fatta nelle chiese dove si conserva il ss. Sacramento – la tradizionale «visita» – è stimolata dal richiamo sensibile ai segni della presenza eucaristica: tabernacolo, lampada... Anche un gruppo potrebbe compiere un'adorazione silenziosa e «informale «nelle stesse condizioni. Tuttavia, normalmente, il fatto di riunirsi per un'azione comune porta come conseguenza un minimo di struttura: si ha così una celebrazione, con alcune caratteristiche comuni e con una fisionomia particolare.

     Caratteristica comune ed essenziale è il dialogo con la Parola di Dio, che viene proposta (proclamata, letta, commentata) e a cui si risponde con la meditazione, il canto, la preghiera. Comune è pure lo svolgimento, nelle grandi linee: introduzione, letture, preghiera, conclusione (EM, 66).
    Ma il dosaggio degli elementi distingue l'adorazione eucaristica da altre forme di preghiera: per es. dalla liturgia delle ore, in cui prevale l'elemento di lode (i salmi); o dalla celebrazione della parola, in cui prevalgono le letture, organizzate intorno a un certo tema; o da certe devozioni, in cui prevale l'attività vocale. «L'adorazione silenziosa di una certa durata «è il nucleo centrale di questa celebrazione: tutto il resto serve da contorno. Se non si è disposti o capaci di questa attività interiore, meglio vale cercare altre forme di preghiera, forse immediatamente più facili od efficaci. 

     Il rispetto della struttura originale dell'adorazione eucaristica esige che essa sia scelta per se stessa, e non diventi l'appendice della messa, o dei vespri, o delle celebrazioni della parola: quasi che in queste la presenza del Signore non fosse sufficiente (cfr. Cost. Lit., 7). Esige d'altra parte di non essere ridotta a pochi atti, piuttosto formali, che precedano la «benedizione». È bene anche che non sia circondata di un apparato esteriore, sproporzionato e distraente, per non dire anche rivelatore di una teologia e di una spiritualità discutibile (nella messa, culmine del culto cristiano, bastano due candele...).

    • Nell'adorazione comunitaria l'esposizione si può fare con la pisside o con l'ostensorio: la prima sembra preferibile, per il più chiaro riferimento alla comunione (il Signore è presente per essere mangiato, non per essere guardato), ma anche la seconda può suggerire atteggiamenti di rispetto e di adorazione per la grandezza del Signore. Sempre per il riferimento alla messa, è raccomandato di porre pisside e ostensorio sulla mensa dell'altare.

    • I temi adatti alla meditazione del mistero sono molto vasti, poiché esso è la sintesi di tutti: tuttavia sono da preferire quelli riguardanti la Pasqua del Signore e la nostra vita pasquale; la Chiesa (unità, missione, tensione escatologica); l'amore fraterno; la vita nella fede e nella speranza. L'impostazione non deve essere moralistica, ma contemplativa e laudativa: anche l'impegno è visto come un'esigenza della partecipazione intima agli atteggiamenti di Cristo.

    • In rapporto ai temi si scelgono le preghiere, e i canti. Questi non sono necessariamente «eucaristici», ma non siano nemmeno troppo generici o stonati con il carattere della celebrazione; l'unico canto «eucaristico» è l'inno Tantum ergo o un suo analogo, che avrebbe dovuto essere indicato dalla conferenza episcopale. Quanto alle preghiere, è bene che siano in corrispondenza del tema, ma possono anche toccare le intenzioni generali come nella preghiera di fedeli, o costituire una forma di litania (per es. litanie del S. Cuore). Le acclamazioni: «Dio sia benedetto» non sono obbligatorie, e sarebbe interessante variarle e ampliarle con temi biblici in forma di acclamazione.

    • Le piccole celebrazioni proposte qui di seguito sono indicative. Esse s'ispirano ai principi della Eucharisticum mysterium, ma tengono anche conto del bisogno di attività dei giovani e della capacità di interiorizzazione che acquistano certi testi detti ad alta voce.

    Due libri di riferimento sicuro ed equilibrato, frutto di una convergenza di studi: Eucaristia, memoriale del Signore e sacramento permanente, LDC, Torino-Leumann, 1967 (contiene il testo dell'Euch. myst. e un ottimo articolo di P. Visentin); Il mistero eucaristico, Ed. Messaggero, Padova, 1968 (articolo di P. Falsini).

      (NPG 1970-11-77)     I fedeli quando adorano Cristo presente nell'Eucaristia, ricordino che questa presenza deriva dal sacrificio e tende alla Comunione sacramentale e spirituale. La pietà che spinge i fedeli a prostrarsi presso l'Eucaristia, li attrae a partecipare profondamente al mistero pasquale di Cristo e a rispondere con gratitudine al dono di Colui che con la sua umanità infonde incessantemente la vita divina nelle membra del suo corpo. Trattenendosi presso Cristo Signore, essi godono della sua intima familiarità, e dinanzi a Lui aprono il loro cuore per loro stessi e per tutti i loro cari e pregano per la pace e la salvezza del mondo. Offrendo la loro vita con Cristo al Padre nello Spirito Santo, attingono da quel mirabile scambio un aumento di fede, di speranza e di carità. Alimentano così le giuste disposizioni per celebrare, con la devozione conveniente, il memoriale del Signore e ricevere frequentemente quel pane che ci è dato dal Padre. Le esposizioni brevi dell'Eucaristia, devono essere ordinate in modo tale che prima della Benedizione, sia riservato un tempo conveniente alle letture della Parola di Dio, alle preghiere, ai canti e all'adorazione silenziosa di una certa durata. (Euc. Myst., 50 e 66)     Non è saggio, in questo nostro tempo di verifica e di riscoperte, buttare a mare semplicemente certe «cose sorpassate «, senza averne controllato il valore, o conservare stancamente forme tradizionali per il timore di rompere o la pigrizia di provare. Come per i carismi, così per le forme della preghiera, soprattutto comunitaria, vale la consegna paolina: omnia probate, quod bonum est tenete. È bene allora non andare soltanto a lume di naso, di sentimento o di... risentimento, ma piuttosto di una solida ed equilibrata teologia e pedagogia. Infatti nelle mani di un educatore esperto, anche modelli antiquati appaiono, con piccole modifiche, freschi ed interessanti; ciò è possibile grazie ad una sensibilità culturale e ad una piccola vena di fantasia.   • L'adorazione — l'ex «benedizione» — eucaristica è uno di questi casi; se ne è abusato come di una funzione «ad omnia utilis», provocando un certo senso di nausea ed una sproporzione di valori, non soltanto espressivi. L'istruzione Eucharisticum mysterium del 25.5.67 offre ormai un punto di riferimento che non si può ignorare: le norme che essa dà discendono infatti da una sintesi abbastanza completa, anche se non definitiva, della dottrina eucaristica del Vaticano II. Nella prospettiva del mistero totale, il dogma della presenza reale di Cristo anche dopo la celebrazione eucaristica e la legittimità del suo culto sono confermati, e costituiscono un bene irrinunciabile della Chiesa; ma essi vanno anche considerati come un aspetto secondario e in qualche modo derivato. (Si noti l'ordine dei punti dottrinali nel numero 3 dell'Istruzione e la proporzione — circa un quinto — della trattazione sul «culto della SS. Eucaristia come sacramento permanente»). Dovrebbe essere ben evidente che la presenza reale di Cristo è in dipendenza del sacrificio e della comunione; e che li culto fondamentale dell'eucaristia è la messa, dalla quale prende origine e senso il culto reso alle S. Specie fuori della messa: da essa infatti derivano e in certo modo la prolungano, permettendo agli ammalati e a chi non ha potuto partecipare alla celebrazione di unirvisi con la comunione sacramentale.   + Il significato fondamentale dell'adorazione a Cristo presente nel sacramento, come risulta dai testi pubblicati in testa al Dossier, e da altri passi analoghi, è quello di mettere i cristiani in sintonia con gli atteggiamenti fondamentali di Cristo nel suo sacrificio di obbedienza al Padre e di amore verso i fratelli: questo sacrificio, offerto dalla Chiesa nella messa, è rivissuto interiormente dai singoli o dalla comunità nell'adorazione silenziosa. Per questo non occorrono, di per sé, particolari forme esterne: in ogni momento della giornata e in ogni luogo si può pregare con un'attenzione esplicita al mistero eucaristico. L'adorazione «privata» fatta nelle chiese dove si conserva il ss. Sacramento — la tradizionale «visita «— è stimolata dal richiamo sensibile ai segni della presenza eucaristica: tabernacolo, lampada... Anche un gruppo potrebbe compiere un'adorazione silenziosa e «informale «nelle stesse condizioni. Tuttavia, normalmente, il fatto di riunirsi per un'azione comune porta come conseguenza un minimo di struttura: si ha così una celebrazione, con alcune caratteristiche comuni e con una fisionomia particolare. a Caratteristica comune ed essenziale è il dialogo con la Parola di Dio, che viene proposta (proclamata, letta, commentata) e a cui si risponde con la meditazione, il canto, la preghiera. Comune è pure lo svolgimento, nelle grandi linee: introduzione, letture, preghiera, conclusione (EM, 66). Ma il dosaggio degli elementi distingue l'adorazione eucaristica da altre forme di preghiera: per es. dalla liturgia delle ore, in cui prevale l'elemento di lode (i salmi); o dalla celebrazione della parola, in cui prevalgono le letture, organizzate intorno a un certo tema; o da certe devozioni, in cui prevale l'attività vocale. «L'adorazione silenziosa di una certa durata «è il nucleo centrale di questa celebrazione: tutto il resto serve da contorno. Se non si è disposti o capaci di questa attività interiore, meglio vale cercare altre forme di preghiera, forse immediatamente più facili od efficaci.   ^ Il rispetto della struttura originale dell'adorazione eucaristica esige che essa sia scelta per se stessa, e non diventi l'appendice della messa, o dei vespri, o delle celebrazioni della parola: quasi che in queste la presenza del Signore non fosse sufficiente (cfr. Cost. Lit., 7). Esige d'altra parte di non essere ridotta a pochi atti, piuttosto formali, che precedano la «benedizione». È bene anche che non sia circondata di un apparato esteriore, sproporzionato e distraente, per non dire anche rivelatore di una teologia e di una spiritualità discutibile (nella messa, culmine del culto cristiano, bastano due candele...).   • Nell'adorazione comunitaria l'esposizione si può fare con la pisside o con l'ostensorio: la prima sembra preferibile, per il più chiaro riferimento alla comunione (il Signore è presente per essere mangiato, non per essere guardato), ma anche la seconda può suggerire atteggiamenti di rispetto e di adorazione per la grandezza del Signore. Sempre per il riferimento alla messa, è raccomandato di porre pisside e ostensorio sulla mensa dell'altare.   • I temi adatti alla meditazione del mistero sono molto vasti, poiché esso è la sintesi di tutti: tuttavia sono da preferire quelli riguardanti la Pasqua del Signore e la nostra vita pasquale; la Chiesa (unità, missione, tensione escatologica); l'amore fraterno; la vita nella fede e nella speranza. L'impostazione non deve essere moralistica, ma contemplativa e laudativa: anche l'impegno è visto come un'esigenza della partecipazione intima agli atteggiamenti di Cristo.   • In rapporto ai temi si scelgono le preghiere, e i canti. Questi non sono necessariamente «eucaristici», ma non siano nemmeno troppo generici o stonati con il carattere della celebrazione; l'unico canto «eucaristico» è l'inno Tantum ergo o un suo analogo, che avrebbe dovuto essere indicato dalla conferenza episcopale. Quanto alle preghiere, è bene che siano in corrispondenza del tema, ma possono anche toccare le intenzioni generali come nella preghiera di fedeli, o costituire una forma di litania (per es. litanie del S. Cuore). Le acclamazioni: «Dio sia benedetto» non sono obbligatorie, e sarebbe interessante variarle e ampliarle con temi biblici in forma di acclamazione.   • Le piccole celebrazioni proposte qui di seguito sono indicative. Esse s'ispirano ai principi della Eucharisticum mysterium, ma tengono anche conto del bisogno di attività dei giovani e della capacità di interiorizzazione che acquistano certi testi detti ad alta voce.   Due libri di riferimento sicuro ed equilibrato, frutto di una convergenza di studi: Eucaristia, memoriale del Signore e sacramento permanente, LDC, TorinoLeumann, 1967 (contiene il testo dell'Euch. myst. e un ottimo articolo di P. Visentin); Il mistero eucaristico, Ed. Messaggero, Padova, 1968 (articolo di P. Falsini).

     


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