(NPG 1970-01-03)
IL PERCHÉ DI UNA SCELTA
In questi ultimi mesi, si sono moltiplicati i convegni di studio sugli esercizi spirituali (da uno di questi, svolto nel settembre scorso al Salesianum di Como, è nata l'idea e la parziale elaborazione di questa monografia). Il problema è vivo ed urgente: fa «cronaca».
Si sta ricercando, nella faticosa marcia verso la verità, una definizione di esercizi spirituali, che sappia assolvere alla duplice funzione di aprire il respiro al pluralismo delle esperienze e di salvare l'essenziale di una struttura documentata e codificata. Per non correre il rischio di vanificare, adeguando.
Ci si può chiedere: Tutto il ricco bagaglio di tradizioni, di usanze, di dichiarazioni autorevoli... cose inutili, da buttare dalla finestra, sotto l'urto di una ventata di rinnovamento? Certamente no. Con decisione. Con tro ogni ricerca frettolosa ed acritica del nuovo per la voglia del «diverso». Però, neppure possiamo riprendere tutto in blocco. Sospinti dall'alibi pericoloso che ciò che è stato utilissimo un tempo, può essere efficace anche oggi.
Note di Pastorale Giovanile desidera porsi in una prospettiva diversa, più realistica e più rispettosa – ci auguriamo – del Regno di Dio che è regno di persone. Ogni intervento pastorale va essenzialmente relazionato alla persona (quella concreta, specifica, differenziata, che batte i bordi delle strade della vita). La pedagogia del Signore è su questo tono. Per fare alleanza con Abramo, !sacco, Giacobbe, Luigi e Antonio, si è fatto dei nostri. Fino in fondo. Per esserGli fedeli, non possiamo cambiar cammino.
L'accento è tutto sulla persona. Da cui l'interrogativo: quali sono le sue esigenze più vere, come è impastata, con che taglio entra in contatto con la realtà? Risolto ciò, è possibile definire una formula «pastorale» di esercizi (veramente, cioè, di alleanza fra Dio e l'uomo). Queste urgenze stanno alla base del procedimento logico che la redazione di Note di Pastorale Giovanile ha percorso in questo studio.
Vi invitiamo a ripercorrerlo, con noi. Per ritrovarci, al termine, consenzienti o dissenzienti, dopo esserci capiti fino agli ultimi risvolti: dopo aver dialogato, nella stessa lingua.
♦ La persona, che forma il cuore di queste pagine, è l'adolescente e il giovane del 1970. Per non essere generici, abbiamo dovuto operare un taglio preciso. Qualche sottolineatura potrà essere applicata anche ai ragazzi; qualche altra agli adulti, soprattutto nelle indicazioni più ampie e più generalizzate. Ma solo per appropriazione. La chiave di lettura è l'età dai 14 ai 20-25 anni.
♦ Per costruire una definizione di esercizi abbiamo interrogato coloro che hanno il diritto e il dovere di dire una parola:
• la psicologia ha tratteggiato la problematica religiosa che movimenta il cuore dei nostri giovani (è, se vogliamo utilizzare una terminologia corrente sulle pagine della nostra Rivista, la voce dello spontaneo giovani le);
• la sociologia ha indicato la situazione concreta religiosa in cui il giovane è chiamato a vivere, gli indici e le tensioni profonde della società italiana (è la voce del reale);
• la teologia ha presentato i contenuti (sfrondando tra essenziale e parziale) da salvare a tutti i costi perché si possa parlare di veri esercizi «spirituali», anche per il giovane della nostra civiltà tecnologica e secolarizzata (è la voce dell'ideale).
A questo punto, operando una sutura tra i vari contributi, è possibile (proprio questo è il vero «possibile») formulare una definizione di esercizi spirituali, per il giovane di oggi. Ma il discorso, in questi termini, non è ancora completo. La definizione non è fatta per offrire un nuovo pezzo da museo, da archiviare, ma per essere, immediatamente e concretamente, tradotta nella pratica.
L'applicazione è compito della metodologia educativa. Completa perciò il quadro di studio un lungo panorama di problemi pedagogici, colmi del sapore caro del quotidiano.
Per essere fedeli alle premesse, le nostre conclusioni non vogliono approdare a nessun nuovo assoluto: formulano una proposta, rispettosa dei dinamismi della persona. Andrà cambiata, dove e quando il dato psicosociologico porta delle varianti (anche nella stesura degli articoli, abbiamo lasciato spazio ad un certo pluralismo di vedute e di indicazioni).
Chi va alla ricerca dell'immediatamente pratico, della formuletta o del sussidio da trasportare di peso, dopo aver letto queste pagine, può ritrovarsi deluso e amareggiato: ancora una volta, dirà, inutili teorizzazioni. L'istanza ha dei risvolti molto veri, ma in sé è parziale. Un certo pragmatismo arrivista sposa facilmente madornali errori pedagogici. Perciò, è problema di serietà professionale (la stessa che non ci permette di affidare la macchina al primo arrivato, ma esige la «patente») conoscere bene prospettive e metodi, prima di affrontare realizzazioni ed esperienze.
È pur necessario, però, andare oltre: scendere al concreto, abbandonando il regno pacifico dei sogni ideologici: sporcarsi le mani, nella mischia delle cose da fare.
La seconda parte della monografia di Note di Pastorale Giovanile sugli esercizi spirituali, cerca di affrontare da vicino il problema del concreto.
Lo fa in tre passaggi:
♦ Una presentazione critica di una serie di esperienze significative (un direttore di casa di esercizi, una comunità giovanile, un gruppo misto, il mondo delle adolescenti).
♦ Un ricco repertorio di sussidi liturgici, per la costruzione di celebrazioni della Parola e di celebrazioni eucaristiche a tema. Proposte metodologiche per l'utilizzazione degli audiovisivi anche durante il periodo degli esercizi spirituali (soprattutto per i preadolescenti).
♦ Una aggiornata nota bibliografica degli studi e dei sussidi più diffusi per gli esercizi spirituali.
In questa sintesi tra la riflessione e la pratica, tra le istanze dello studioso e quelle dell'operatore, ci pare possa fiorire un vero contributo per un discorso in prospettiva, sul tema, delicato e cruciale, degli esercizi spirituali. Il motivo che ha determinato la monografia 1970 di Note di Pastorale Giovanile, a completamento di quanto è stato scritto sul numero 2 del 1968.
Un'ultima sottolineatura.
Quando, in redazione, ci si è messi a tirare le fila per l'impostazione tecnica della Rivista, abbiamo visto crescere a dismisura le pagine. La completezza del discorso ha portato una ricchezza inusitata di materiale. La pubblicazione, in un numero unico, induceva difficoltà notevoli. È stato diviso il lavoro in due parti:
• la prima parte, teorica e ideologica, nel numero di gennaio;
• la seconda parte, più pratica, con sussidi ed esperienze, occuperà una buona parte del prossimo numero di febbraio.
Forse non è la soluzione ottimale. Ma almeno è quella più funzionale, nel rispetto dei lettori e della completezza del tema affrontato.